I 30″ di blackout, unico neo nella stagione perfetta di Ganna

22.10.2021
4 min
Salva

Quello che non ti aspetti succede. Succede eccome, specie se sei in un velodromo e ti giochi tutto sul filo dei centesimi. In attesa della finalissima dell’inseguimento individuale la notizia del giorno, stavolta non bella come quelle di ieri, è l’esclusione di Filippo Ganna dalla finalissima. Il campione del mondo non potrà difendere il suo titolo. E’ l’unico neo della sua stagione perfetta.

Alla fine il momento della stanchezza è arrivato anche per lui. Pippo è partito malissimo. Al termine della prima tornata aveva l’ultimo tempo. Noi che siamo all’interno del velodromo, lo abbiamo visto “spento”, scarico nelle prime pedalate. Come chi è stanco e non ha forza, almeno quella esplosiva che serve per portare a regime un 60×14 nel più breve tempo possibile. E la nostra sensazione è stata avallata poco dopo dal cronometro. Ganna è dietro. Nel velodromo si sente un “ohh” di stupore.

Ore 11:30, si lascia l’hotel. L’inseguimento individuale è l’ultimo appuntamento della stagione
Ore 11:30, si lascia l’hotel. L’inseguimento individuale è l’ultimo appuntamento della stagione

Un blackout

Tuttavia il cittì Marco Villa non è dello stesso parere. Tra l’altro lui, sempre composto nei gesti a bordo pista, stavolta faceva segnali molto più evidenti per far cambiare marcia al suo atleta.

«Però – dice il cittì – se andiamo a rivedere i tempi Pippo ha finito fortissimo. E’ stato il più veloce di tutti e questo non è segno di stanchezza almeno per me. E’ partito male. Ha perso quasi tutto il terreno in quella fase».

E questo è vero. Rispetto a Lambie al passaggio del primo chilometro Ganna accusava 3,3 secondi di ritardo. A fine gara il distacco era di 3,1 secondi. I due hanno fatto una corsa parallela se vogliamo. Pippo ha fatto 62,078 chilometri orari di media nel quarto chilometro. Il parziale migliore in assoluto, tanto più se si considera che lo ha fatto all’ultimo chilometro.

«Ganna ha avuto 30 secondi di blackout – riprende Villa – Ho parlato con lui e mi ha detto che non riusciva a spingere: non partivo, non partivo… mi diceva. Poi si è messo sotto e ha recuperato. Ma fino a metà gara non riusciva ad esprimersi come voleva.

«Le partenze da fermo? Sicuramente non ci abbiamo lavorato negli ultimi periodi specie per quel suo problemino che ha avuto alla schiena (è caduto prima della Bernocchi che ha saltato, ndr) e qualche lavoro specifico per l’inseguimento individuale lo ha saltato».

Pochi istanti al via del quartetto, la tensione sale. Ganna sembrava più teso ieri sera che oggi pomeriggio
Pochi istanti al via del quartetto, la tensione sale. Ganna sembrava più teso ieri sera che oggi pomeriggio

Allarme rosso? Anche no!

Quando un campionissimo come Pippo commette mezzo passo falso subito si accendono i riflettori su di lui. Cosa è successo? Perché? Domande che è lecito porsi e che non vogliono essere un processo a questo ragazzo che ci ha regalato mille emozioni in questi anni e in particolar modo in questo 2021.

«La prestazione di oggi ci dice che Ganna è umano – spiega Villa – Ci può stare che dopo l’oro di ieri sera, al quale forse teneva più di tutti perché era quello che mancava, si sia un po’ scaricato mentalmente. E’ fine stagione anche per lui. Ogni giorno una pressione nuova. E oggi era stanco di ripartire per giocarsi qualcosa d’importante».

 

«A me sembra come se la voglia, che in questo caso è una brutta parola, gli fosse tornata a metà gara. La vedo un po’ come ad Hong Kong, quando non ha creduto nella finale. Se però serve per fargli avere più grinta l’anno prossimo, quando avremo un solo appuntamento da preparare (il mondiale, ndr), ben venga».

Villa poi esclude che Ganna abbia sottovalutato la gara. «Anzi, Pippo nonostante tutto ciò che ha vinto è spesso pieno di dubbi. Non ha sottovalutato nulla: mai, né ieri nel quartetto, né oggi».

Cioni a Roubaix proprio per Ganna (che sfila alle sue spalle durante le prove del mattino)
Cioni a Roubaix proprio per Ganna (che sfila alle sue spalle durante le prove del mattino)

L’occhio lungo di Cioni  

Da parte nostra, pensavamo che il quartetto, sicuro di quel che stesse facendo, avesse volutamente risparmiato Ganna pensando alla gara individuale e alla sfida con Lambie. Pippo ha tirato molto meno del solito. Forse invece non ha spinto troppo perché non era super. Inoltre, ma sono solo voci, si diceva che volesse saltare almeno un turno del quartetto. Ma così non è stato. Magari se Villa avesse saputo di un Bertazzo così in forma avrebbe osato, ma vallo a tirare fuori un Ganna!

Al mattino, ai margini dei box avevamo incontrato Dario Cioni, diesse e preparatore del piemontese. E quando gli avevamo lanciato sul piatto questa nostra disamina sul discorso delle energie risparmiate, Dario era stato onesto.

«Non credo che sia per quel motivo. Non lo hanno fatto risparmiare. La condizione di Filippo non è super come quella alla quale siamo abituati, però sta bene. Di impegni in questa stagione ne ha avuti tanti. Va forte da tantissimo tempo». 

In ogni caso Ganna sembra già aver ritrovato il piglio giusto. La rabbia che serve. Si dice voglia fare il record del mondo e per questo ha anche fatto montare ai suoi meccanici un rapporto diverso, un rapporto mai usato prima in gara: il 61×14. E poi il bronzo è l’unica medaglia che non ha conquistato nell’inseguimento individuale. La cosa si fa interessante…

Ma la serata non è finita. Tripudio Paternoster

21.10.2021
4 min
Salva

Ma cos’è, un sogno? Non abbiamo neanche finito la sbornia del quartetto d’oro che subito dopo ecco anche l’argento di quello femminile e soprattutto un altro oro. Letizia Paternoster campionessa del mondo nell’Eliminazione. Una delle prove più vibranti dell’intero programma della pista.

Letizia sempre guardinga nelle posizioni di testa
Letizia sempre guardinga nelle posizioni di testa

Eliminazione sorniona

Eppure, la gara era partita quasi in sordina. Il francese Grondin aveva vinto lo Scratch e dopo la bolgia i decibel nel velodromo erano scesi. Ma intanto questo gruppo di ragazze girava, girava… Girava e mentre noi con un occhio scrivevamo del quartetto, con l’altro seguivamo la gara appunto. E la maglia azzurra della trentina era sempre davanti.

Eliminata una bielorussa, una norvegese, una lituana… restano in sei, in cinque, in quattro e la Pater è sempre dentro. Ed anche bene…

«Sì – dice Letizia a fine gara – ero in controllo, perché volevo che fosse così. Volevo riprendermi la mia vita. Stavo bene, ho corso bene. Ho cercato di stare sempre davanti e quando poi nel finale sono rimasta da sola con la Kopecky quasi non ci credevo. Mi sono tornati in mente questi due anni orrendi che ho passato e mi sono detta: questa è mia. Devo prendermela questa vittoria».

E così, come un’ex sprinter navigata la Paternoster già prima del suono della campana si è portata in alto sulla curva e poi in avanti. Quando è scesa verso la corda ha guardato la sua avversaria fissa negli occhi per tutto il tempo del rettilineo. All’ingresso dell’ultima curva davanti c’era lei. Ma per tenerla quella posizione serve gamba. La volata è da agonista pura. La belga riesce giusto ad affiancarla ma senza mai arrivarle neanche all’altezza della spalla. All’uscita della curva il vantaggio è netto. Letizia Paternoster è d’oro.

La trentina anche sul podio del team pursuit (argento alle spalle della Germania)
La trentina anche sul podio del team pursuit (argento alle spalle della Germania)

La rinascita

Letizia è visibilmente commossa. Alterna momenti di sorriso, ad altri di pianti a singhiozzo. Ci sta. Sta vivendo un momento di forti emozioni. E soprattutto emozioni contrastanti. Viene da due anni con diverse problemi: cadute, una mano rotta in seguito ad un incidente stradale, il Covid…

«E’ stato davvero fantastico per me. Una liberazione. Ci credevo tanto, lo sognavo tanto e quando ho tagliato il traguardo ero frastornata.

«Questa è la mia rinascita, dopo due anni bruttissimi. Lo dovevo a me stessa con tutto il male che ho passato. Ho vissuto un momento davvero buio che è difficile da spiegare a parole. E’ stato eterno. Ma è scattato quel “clack” in testa già da un mesetto, forse anche un po’ di più. Cosa lo ha fatto scattare? La voglia di riprendere in mano la mia vita».

«Volevo tantissimo questa corsa. Ho iniziato a pensarci dall’Europeo ma forse anche da prima. Dario Broccardo me lo aveva detto: proviamo a farne una ma a farla bene. Avevo l’opportunità della vita. Dino (Salvoldi, ndr) ha creduto in me… – fa una pausa – Dino ha sempre creduto in me e questa la devo a lui, a Dario, al mio ragazzo, a Miki, a Manuel Quinziato il mio mentore… perché sono stati gli unici in questi due anni terribili a starmi vicino. Gli altri se ne sono andati… purtroppo».

Tra quartetto ed eliminazione

Nel pomeriggio, appena iniziata la sessione pomeridiana le ragazze azzurre avevano girato in cinque. Si facevano prove di quartetto. Prove alle quali ha preso parte anche Letizia, nonostante dovesse fare l’Eliminazione. Sembra si stessero verificando le condizioni di Martina Fidanza, alle prese con un raffreddore. Ma una volta che Martina ha dato l’okay Letizia si è potuta concentrare sulla sua prova. 

«Sì – dice la Paternoster – mi avete visto parlare con Salvoldi perché ieri avevo fatto il quartetto con le ragazze, avevo fatto la qualifica e oggi avevo la mia gara. Giustamente abbiamo optato per questo cambio. Al mio posto è entrata Chiara Consonni. Alla fine mi porto a casa un argento e un oro. E’ incredibile!».

Quartetto infinito… Francia demolita e il mondiale è nostro

21.10.2021
5 min
Salva

All’improvviso il velodromo di Roubaix si fa più silenzioso. E’ il momento della finale dell’inseguimento a squadre. A contendersi il titolo mondiale ci sono la Francia da una parte e l’Italia dall’altra, con il quartetto delle meraviglie. Quando lo speaker annuncia i “campioni olimpici” non vola una mosca. La tensione si taglia col coltello. Il pubblico sa chi siamo, ma loro corrono in casa.

Immagine un po’ sgranata, ma che rende l’idea: Villa a raccolta prima del via con tutti i suoi ragazzi
Immagine un po’ sgranata, ma che rende l’idea: Villa a raccolta prima del via con tutti i suoi ragazzi

Testa a testa

Si parte. Milan allunga un pelo la gittata del lancio e cambia dopo due giri e un po’. Siamo subito in vantaggio. La Francia però non molla e ad un certo punto ci passa davanti. Villa allora che si trova nella curva immediatamente dopo l’arrivo inizia a fare gesti diversi ma non fa una piega. Resta compostissimo.

Con la mano fa un segno come a chiamare i suoi ragazzi, che guarda caso buttano giù subito due decimi in un giro. La Francia però morde. Noi impassibili. Ultimi tre giri, 750 metri. Il vantaggio azzurro è esiguo, ma all’improvviso si capisce la “tranquillità” di Villa. La Francia perde un bel po’. Noi invece siamo ancora in quattro. I transalpini si allungano. Si aprono letteralmente. Restano in due. Per tenere il nostro ritmo si sono distrutti. Il cittì si rialza. Mette via il tablet su cui segnava i tempi già prima della fine della gara e si dirige verso l’arrivo.

Ultima curva, i ragazzi spuntano e lui li accoglie a braccia alzate.

Il quartetto spunta dall’ultima curva e Villa già esulta
Il quartetto spunta dall’ultima curva e Villa già esulta

Tabella demolitrice

«E’ andato tutto come doveva andare – dice Villa quasi commosso – sapevamo che la Francia ci avrebbe tenuto di sicuro fino ai 2.000 metri. E per questo non ci siamo scomposti quando sono passati davanti. Ma quei ritmi devi tenerli fino alla fine. Noi abbiamo impostato una tabella per tenerli lì e farli faticare. 

«Arrivare in quattro non significa non aver dato tutto, ma significa aver rispettato la tabella di marcia. E nel finale Pippo ha fatto il Pippo ma senza neanche esagerare. Perché? Perché non ce n’era bisogno. E’ arrivato giusto, negli ultimi due giri e tre quarti. Loro già erano rimasti in tre, cosa che nelle due prove precedenti non era successa, poi addirittura si sono sfaldati. Segno che hanno corso oltre il loro limite, che ce li abbiamo portati».

«Se non arrivavamo in quattro Villa ci menava! – dice Ganna – Dovevamo essere belli, arrivare in quattro far vedere bene queste maglie, i caschi, tutto! Scherzi a parte, sapevamo di andare forte e che era una corsa difficile. Contro i francesi non c’era da sottovalutare nulla. Correvano in casa, avevano il pubblico dalla loro e si è sentito anche durante la corsa. Ma ancora una volta siamo stati i più forti. E poi vincere Olimpiade e mondiale… non so se sia mai successo».

Gli azzurri hanno tagliato il traguardo in quattro, cosa sempre più rara, e segno che tutto era sotto controllo
Gli azzurri hanno tagliato il traguardo in quattro, cosa sempre più rara, e segno che tutto era sotto controllo

Arrivati in quattro

Vista così sembra tutto facile. Italia imperiosa. E questo è vero, ma come sempre c’è un grande lavoro e tanta sofferenza dietro ogni pedalata.

«Vorrei dire – riprende Villa – che questa è la vittoria del gruppo. Una vittoria condivisa in pieno anche da Lamon. E’ la vittoria del gruppo. Ho schierato Bertazzo perché negli allenamenti stava andando forte, perché a Tokyo non l’ho messo perché ne potevo schierare solo quattro e il quinto era Viviani che era per l’Omnium. Ma gli ho detto di farsi trovare pronto, quel giorno ed oggi. Un’occasione ci sarebbe stata per tutti. Lui lo ha fatto e adesso è campione del mondo. Merito suo e forse anche mio che l’ho messo dentro. Vista la bella prova di ieri, l’ho messo dentro anche in finale per premiare la sua costanza. Ripeto: lui era così in forma già a Tokyo. E sapevo che se mi fosse servito era pronto».

Nello Stab Velodrome risuona l’inno di Mameli. Da sinistra: Ganna, Lamon, Consonni, Milan e Bertazzo
Nello Stab Velodrome risuona l’inno di Mameli. Da sinistra: Ganna, Lamon, Consonni, Milan e Bertazzo

La forza del gruppo

Vista così sembra tutto sin troppo facile. Okay, abbiamo assistito ad un’Italia imperiosa, ma dietro c’è tanto lavoro.

«Il nostro è un gruppo che ha sempre fame. Questo mondiale non è stato da meno rispetto all’Olimpiade. Vederlo passare tutti gli anni e non prenderlo mai… insomma: bruciava. E finalmente siamo riusciti a prendere questo titolo. Io non sono meno teso che a Tokyo. Sono due giorni che sono teso. Non sono risultati normali. Sono gare che sentiamo tantissimo e ogni volta è una volta nuova. Il ciclismo è così: un anno sei campione mondiale, e anche olimpico, ma l’anno dopo ti devi confermare. Lo so io e lo sanno i ragazzi».

«Io – conclude Villa – gli auguro di andare avanti, e tanto, anche su strada, non sono geloso! Ma mi piacerebbe sapere che questi risultati li tengono attaccati alla pista. Che possano continuare a lavorare con costanza. Gli altri crescono e la Francia ce lo insegna. A Tokyo non c’era ma qui ci ha fatto sudare. Ho un bel gruppo, anche di giovani, e già la vedo in ottica qualificazione olimpica Parigi 2024. L’ho detto anche ieri ai ragazzi: non devono recriminare la sostituzione».