Sierra, un “legno” che fa male. Salvoldi aveva visto giusto

05.08.2023
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GLASGOW – «Mi dispiace – dice Salvoldi – peccato per tutti. Per il movimento e per il ragazzo. Perché quest’anno veramente ho visto uno step e un tentativo di cambio di mentalità, di atteggiamento e di ammodernamento nel ciclismo di questa categoria e sarebbe stato un bel premio per tutti. Ci rimane che abbiamo fatto vedere di non essere comprimari, ma protagonisti. Rispetto all’anno scorso c’è stato un passo in avanti».

Sierra aveva indovinato la fuga giusta. Con Nordhagen e Philipsen erano in 7
Sierra aveva indovinato la fuga giusta. Con Nordhagen e Philipsen erano in 7

Un tecnico vincente

Salvoldi è tecnico vincente. E mentre mastica gli ultimi bocconi del panino che la tensione gli ha impedito di mangiare per tutta la corsa, nei suoi occhi non c’è il dolore per la sconfitta, ma la fiamma della possibile medaglia sfumata per uno stupido salto di catena. Ha vinto il più forte, ammette, ma potevamo giocarcela.

«A me sarebbe bastato che le cose andassero normalmente – dice Salvoldi – non chiedo fortuna, perché non l’ho avuta proprio mai nella mia carriera. Abbiamo perso subito Gualdi e su un percorso del genere una cosa del genere si poteva mettere in preventivo. Dietro anche Bessega ha fatto una grande gara, ma questo episodio capitato a Sierra ci ha privato di una medaglia che guardando in faccia i corridori nel finale, non mi pareva troppo lontana».

Percorso da scoprire

Sierra è rimasto a lungo per terra, ansimando, riprendendo fiato e maledicendo il ciclismo, come capita a chiunque vada in bici e ne abbia rigetto dopo una sconfitta, una fatica eccessiva, una delusione. Ma poi ha sorriso, ha tirato su col naso e si è diretto verso le interviste, sotto lo sguardo attento di Salvoldi.

«Avevamo individuato subito Sierra – spiega Salvoldi – come il più adatto dei nostri per questo tipo di percorso. Che poi onestamente, quando l’ho visto dal vivo per la prima volta, mi è parso subito molto più impegnativo e questo mi ha comunque rasserenato, perché sarebbe diventato un percorso molto adatto anche per Gualdi e Bessega. Però ha vinto il più forte, su questo non c’è nessuna discussione».

Un altro alloro per Philipsen, già europeo di mtb. In Danimarca ha vinto tutti i titoli (linea, crono, cross, mtb)
Un altro alloro per Philipsen, già europeo di mtb. In Danimarca ha vinto tutti i titoli (linea, crono, cross, mtb)

L’incidente meccanico

Sierra, tesserato per la Ciclistica Biringhello, sorride amaro anche adesso. Gli strappiamo un sorriso ricordandogli che nella prima intervista di qualche mese fa, aveva detto di sperare in una maglia azzurra per qualche prova di Nations Cup, mentre oggi è andato a un passo dal giocarsi il mondiale. Dice di aver messo la testa a posto, facendo la vita del corridore. E ovviamente quando si fa tutto bene, il fisico risponde bene e poi il resto lo fanno i sogni e la testa.

«Ho buttato giù la catena – racconta – dal 52 al 36 per fare il pezzo più duro dello strappo e la catena è caduta oltre il 36. Un passante mi ha spinto per riuscire a tirarla su, ma avevo perso quella trentina di secondi che non sono riuscito a recuperare. Sicuramente una medaglia ci scappava, sicuramente non oro, però l’avrei presa. Invece adesso mi ritrovo con la medaglia di legno.

«Mi sentivo a mio agio su questo percorso, volevo fare molto bene. Ovviamente la maglia iridata è sempre qualcosa di difficile, anche da sognare, però io ci credevo quando sono andato in fuga con i due più forti, Nordhagen e Storm. Da là ho cominciato a crederci un pochino, poi Philipsen è scattato e il suo compagno ha fatto il buco. Io ero appena dietro, non è scattato violentemente, però ha preso quei 5 metri che non sono riuscito a chiudere. Forse aveva una marcia in più e complimenti a Philipsen, ma qui si fatica a inseguire. Nelle curve non guadagni niente, negli strappi non guadagni niente, quindi diventa molto difficile».

Un altro talento danese

Philipsen spingeva come un diavolo, ma quando arriva al tavolo della conferenza stampa, ha la faccia di un ragazzino. Tutti biondi al tavolo del podio: un danese, un tedesco e un norvegese. Il ciclismo dei giovani si va spostando sempre più a Nord, la scuola di lassù evidentemente funziona bene. Il vincitore è un altro figlio della multidisciplina, avendo già vinto un europeo di mountain bike.

«E’ stata una corsa molto intensa – spiega – su un percorso bello, ma difficile. Sono andato in fuga presto, perché lo avevamo pianificato con la squadra da ieri sera per aprire la corsa. Al penultimo giro ho fatto un attacco sulla salita più dura e sono rimasto solo al comando. A quel punto si trattava di spingere e rilanciare, andando nei rilanci sempre al massimo della potenza. Solo quando ha piovuto, è diventato tutto molto più difficile.

«E’ stato pazzesco con tutti i fan sul percorso, ho avuto un grande supporto da amici e tifosi. Tutte le discipline che faccio hanno delle particolarità, difficile scegliere quale sia la più bella. Ma di sicuro il fatto di correre sempre davanti mi viene proprio dalla mountain bike e dalla minore esperienza che ho nello stare in gruppo. Le poche volte che sono caduto, ero nelle retrovie. Per cui se mi dicono di attaccare presto, io attacco. Solo poi mi volto a vedere come è andata».

L’efficienza della trasmissione, chiediamo a Shimano

12.05.2022
5 min
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L’efficienza del cambio della bicicletta e della trasmissione nella sua totalità è determinata da un pool di fattori. C’è da considerare la lunghezza della catena, che deve rispettare determinati canoni. Ci sono delle differenze tra i componenti delle 12 velocità e quelli ad 11 e, abbiamo documentato in diverse occasioni, che alcune biciclette dei pro’ adottano un blend di componenti, fattore che aumenta le variabili di rischio. E poi c’è un utilizzo limitato delle funzioni automatiche delle trasmissioni di matrice elettronica. Si queste e altre questioni, abbiamo chiesto a Shimano alla luce di alcune osservazioni mosse dagli stessi pro’ in una fase storica in cui il mancato approvvigionamento di componenti, dovuto alla pandemia e alle ultime fasi della guerra, sta impedendo ai team di essere riforniti in modo completo. Costringendoli a combinare parti di gruppi diversi.

Corone vecchie e guarnitura con power meter nativi per le 12 velocità
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Le variabili delle trasmissione

Di recente, soprattutto durante le classiche di primavera, abbiamo visto i corridori confrontarsi con dei problemi meccanici, talvolta causati da agenti esterni. In alcune occasioni problemi legati alla trasmissione, altri da imputare ad altri componenti della bicicletta. Questo punto tecnico ha l’obiettivo di approfondire alcune delle variabili legate alla trasmissione e in gruppo ormai, il 100% delle biciclette ha in dotazione quella di matrice elettronica.

Le corone a doppia camma di Froome, un setting specifico del deragliatore e una regolazione attenta
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Meccanici come ingegneri

I cambi con il cervello elettronico sono uno strumento di precisione, paragonabile alle centraline delle MotoGP e delle F1. Per funzionare al pieno delle capacità ed esprimere tutte le potenzialità, il pilota non deve solo guidare, ma deve essere preparato a gestire il setting.

Il corridore moderno deve essere anche tecnico. Al tempo stesso il meccanico deve anche essere un esperto di elettronica e preparare la bicicletta con un setting adeguato per minimizzare le variabili negative, proprio come un meccanico dei motori, che oggi deve interpretare l’andamento del motore anche attraverso i grafici del pc. Il contesto dei pro’ è estremizzato ed è in grado di andare anche oltre il limite tecnico dei componenti, categoria dove un dettaglio minuscolo può fare la differenza. Con i tecnici di Shimano abbiamo analizzato le variabili della trasmissione e come influiscono sulla resa tecnica.

Quanto influisce la lunghezza della catena nel buon funzionamento della trasmissione?

Una catena della giusta lunghezza e montata nel modo corretto è determinante e fondamentale per una trasmissione efficiente, che sia Di2 oppure meccanica. La lunghezza della catena deve rispettare alcune caratteristiche del manuale Shimano, in modo che la catena stessa rispetti gli abbinamenti tra le corone ed i pignoni. Una catena troppo corta e tesa può mettere in crisi la meccanica dei deragliatori. Una troppo lunga mette in crisi il concetto di trazione. In entrambi i casi, se la catena va al di fuori di determinate tolleranze, si verifica un’usura eccessiva dei componenti, a discapito dell’efficienza. A questo è necessario aggiungere le variabili che arrivano dal basso, ad esempio il pavé. Una catena eccessivamente corta o troppo lunga subisce delle sollecitazioni anomale. Tutta la nuova piattaforma R9200, della quale fa parte anche il nuovo Dura-Ace Di2 a 12 rapporti, mutua tante soluzioni già utilizzate sul sistema M9100, ovvero sull’XTR sviluppato per la mtb.

I rivetti d’ingaggio della catena sono leggermente differenti, 12v vs 11v
I rivetti d’ingaggio della catena sono leggermente differenti, 12v vs 11v
Si è parlato molto della linea catena, tra bici con i dischi e standard, tra le 12 e 11 velocità. Cosa significa?

C’è una piccola differenza tra le trasmissioni a 12 velocità e quelle ad 11: 44,5 millimetri contro 43,5, un decimo di centimetro. E’ un valore numerico difficile da percepire, ma può fare una grande differenza quando ci sono diverse parti che devono collimare tra loro. Utilizzare diversi componenti che non fanno parte della stessa famiglia di prodotti può essere la fonte di uno o più problemi.

Pedivelle vecchie e corone nuove, una variabile in più
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Il nuovo Di2 a 12 velocità permette degli incroci estremi, ad esempio 54/34? Se sì, ci sono comunque dei rischi?

Gli incroci che chiamiamo pericolosi sono consentiti dalla trasmissione e si potevano fare anche con il sistema a 11 rapporti. Proprio la nuova piattaforma a 12 velocità è stata rivista per meglio tollerare gli incroci tra corona e pignone grande, nell’ottica dei pro’ che sfruttano tantissimo questa combinazione. Ma a questo punto è lecito porsi anche un altra domanda. I forcellini di supporto del cambio, sono in grado di sopportare le tensioni che si generano i quel punto? Non è solo una questione di trasmissione.

Il bilanciere Dura-Ace “nuovo” che sopporta anche il 34
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Un’ultima domanda è legata alle funzioni automatiche della trasmissione. I pro’ le usano?

In pochi, ma le generazioni di corridori più giovani lo fanno e sono in grado di personalizzarle in base alle proprie esigenze e metodo di utilizzo. La trasmissione a 12 rapporti si abbina in un attimo alla app dello smartphone; è pure divertente. A tratti è anche istruttivo, ad esempio ti fa capire lo sviluppo metrico di ogni singolo rapporto e degli incroci. Le funzioni automatiche della trasmissione non sono un gioco, ma sono state sviluppate in modo specifico per servire gli atleti professionisti e per dare loro diverse opzioni da sfruttare, sempre nell’ottica di una performance di altissimo livello.