Il nuovo Sierra, dalla delusione scozzese alle feste di Cali

22.09.2023
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Un mese dopo. Città diversa, maglia diversa in palio, anche aspettative diverse e non potrebbe essere altrimenti visto che da allora Luis David Sierra è diventato una star della categoria juniores. Negli occhi tutti gli appassionati hanno ancora le immagini di quel salto di catena che, nel momento, topico, gli è costato il podio ai Mondiali di Glasgow, quella delusione stampata sul volto quando ha tagliato il traguardo, dimostrando ancora che ne aveva più di tutti.

E’ passato un mese e sembra un’eternità. Sierra è andato ai mondiali su pista di Cali dove ha vinto tutte e tre le medaglie (oro nel quartetto, argento nell’individuale a punti, bronzo nella madison), nell’ultimo weekend ha realizzato una splendida doppietta di successi su strada e ora è pronto per una nuova sfida, sulle strade olandesi, per prendersi quello che gli era sfuggito.

Sul podio di Cali con il quartetto. Una maglia che cancella la delusione di poche settimane prima (foto Instagram)
Sul podio di Cali con il quartetto. Una maglia che cancella la delusione di poche settimane prima (foto Instagram)

«E’ vero che tutto è un po’ partito da quel sabato maledetto – racconta Sierra a poche ore dalla partenza – da quella corsa così sfortunata per i nostri colori con 4 atleti su 6 fuori corsa in anticipo, da quell’epilogo che tutti conoscono. E’ una vicenda amara che nel fondo aveva anche un po’ di dolce, perché tutti hanno visto come ho corso e ripensandoci mi ha dato morale e spinta per andare avanti».

La sensazione è che il Sierra di oggi sia un po’ diverso da quello…

Forse è vero, perché credo di più nei miei mezzi, ho la percezione netta di quel che posso fare. Come persona sono rimasto quello di sempre, ma amo sempre di più correre, mettermi in gioco e credo di poter fare davvero tanto.

In Olanda Sierra vuol cancellare la delusione iridata. Il percorso sembra adatto a lui
In Olanda Sierra vuol cancellare la delusione iridata. Il percorso sembra adatto a lui
Che esperienza è stata quella di Cali?

Qualcosa di eccezionale, che mi ha segnato nel profondo. Io sono per metà colombiano, lì ho trovato casa. C’erano tanti parenti che sono venuti a vedermi, molti non li conoscevo neanche, in Colombia ero stato da ragazzino. E’ stata un’emozione forte e mi è dispiaciuto che con me non ci fosse mio padre, ma doveva lavorare. Sono contento di averli ripagati con bei risultati anche se volevo fare di più.

Che cosa ti rimproveri?

Nell’individuale a punti ho commesso un solo errore, ma in quei contesti ne basta uno che lo paghi amaramente. Nella madison prima sono caduto, poi con Fiorin siamo tornati in testa alla corsa, ma lui ha forato e a quel punto l’oro è sfuggito. Ho comunque dimostrato quel che so fare e per me vale molto proprio perché ero davanti alla mia famiglia.

Per Juan la trasferta a Cali è stata una tappa importante, non solo per i risultati (foto Instagram)
Per Juan la trasferta a Cali è stata una tappa importante, non solo per i risultati (foto Instagram)
Facevano il tifo per te?

In maniera incredibile, quasi esagerata. Si sentivano solo loro, facevano davvero un tifo indiavolato esattamente come per ogni corridore colombiano. Mi sono davvero sentito a casa.

Al tuo ritorno hai sentito benefici dall’attività su pista?

Inizialmente è stata dura. Ho disputato il Trofeo Buffoni che nel calendario italiano è la gara più lunga e ho pagato la distanza, poi però le cose sono andate sempre meglio. Probabilmente rispetto a Glasgow ho perso qualcosa nelle salite, ma ho guadagnato tanto in esplosività e questo sarà utile per la gara, sicuramente meno dura di quella iridata ma con strappi che sono adatti alle mie caratteristiche.

La volata vincente al Trofeo San Rocco di sabato, battendo Cettolin e Bambagioni (foto Pagni)
Quel mondiale ha favorito contatti per il tuo futuro?

Sì, molte squadre mi hanno fatto proposte, soprattutto team Development del WorldTour, ma io ho scelto il team devo della Tudor. Ho parlato direttamente con Cancellara, mi ha presentato il progetto del team e le ambizioni di entrare nella massima serie, il lavoro che vogliono fare con i giovani. Abbiamo trovato molte affinità, alla fine mi ha convinto e ho firmato nei giorni scorsi. Ora posso affrontare l’europeo con la mente più sgombra.

Futuro Venturelli, viaggio tecnico con Daniele Fiorin

08.09.2023
6 min
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Federica Venturelli continua a crescere. L’abbiamo vista vincere nel cross, poi in pista, su strada e nelle crono. Quest’anno ha superato la maturità e alla fine della stagione riceverà il kit del UAE Adq Development Team in cui correrà per la prossima stagione. Il talento c’è e non si discute, ma dove può arrivare questa diciottenne che sembra sempre protesa verso la perfezione? Lo abbiamo chiesto a Daniele Fiorin, milanese classe 1971, in passato tecnico federale del settore giovanile e ora direttore tecnico del Vigorelli, che della cremonese è il mentore da quando era poco più di una bambina.

Per Venturelli ai mondiali di Cali, altra pioggia di medaglie: oro nell’inseguimento e nella madison, argento nel quartetto
Per Venturelli ai mondiali di Cali, altra pioggia di medaglie: oro nell’inseguimento e nella madison, argento nel quartetto
Da quanto la conosci?

E’ arrivata da me per caso alla fine dei giovanissimi. Avevo il papà amico su Facebook e dato che ero tecnico nazionale, mi chiedeva pareri sull’allenamento o la posizione. Mi mandava dei video affinché gli dessi consiglio su come metterla in bicicletta. Però un giorno lessi un post in cui diceva che probabilmente Federica avrebbe smesso di correre. Gli scrissi per chiedergli cosa fosse successo e mi spiegò che era per motivi familiari. La mamma e la nonna non ne volevano sapere che lei passasse esordiente e iniziasse ad allenarsi in strada.

Come le convincesti?

Viviamo lontani, loro sono di San Bassano, a 150 metri da Marta Cavalli, io invece vivo a Seveso. Però gli dissi che piuttosto di farla smettere, avrebbe potuto fare un po’ di ciclocross e poi a febbraio avrebbero preso una decisione. Così Federica fece la stagione del cross, dimostrando subito di avere dei numeri. A gennaio vinse l’italiano esordenti di primo anno a Roma e da lì non ci siamo più fermati. Ha fatto i quattro anni da esordiente e gli allievi da noi come Cicli Fiorin.

Al primo anno da esordiente, prova il cross e vince il tricolore. Doveva smettere, invece spicca il volo
Al primo anno da esordiente, prova il cross e vince il tricolore. Doveva smettere, invece spicca il volo
Perché il passaggio alla Gauss?

Perché grazie a un abbinamento, avevo già portato lì mia figlia e Beatrice Caudera. Era una squadra giusta per crescere, ma l’anno scorso Sara e Beatrice sono passate in UAE perché sono più grandi e a quel punto la situazione era un po’ troppo tranquilla per un talentino come Federica. Per questo ho preferito portarla alla Valcar-Travel&Service continuando ad allenarla, in modo che potesse avere delle situazioni di gara in un gruppo competitivo, dove potesse crescere ancora.

L’hai definita “un talentino”…

In realtà è un vero talento, togliamo il diminutivo. Io credo da sempre nella multidisciplina, così Federica è cresciuta alternando ogni settimana allenamenti diversi, a seconda delle necessità. Siamo andati avanti così e i risultati si stanno vedendo. Ogni tanto ha qualche problemino di salute, è un po’ cagionevole perché pretende molto da se stessa. In bicicletta ma soprattutto a scuola e quindi si stressa anche oltre il necessario.

Tricolore su strada al secondo anno da esordiente: l’accoppiata Fiorin-Venturelli funziona da subito
Tricolore su strada al secondo anno da esordiente: l’accoppiata Fiorin-Venturelli funziona da subito
Dove può arrivare?

Può arrivare veramente in alto, perché non ha ancora fatto grossi carichi di lavoro. Abbiamo sempre lavorato bene, ma in modo specifico, senza fare quantità. La mia idea è quella di lavorare sulle qualità neuromuscolari dei ragazzi in giovane età e non sulla resistenza, altrimenti rischi di appiattire le loro qualità e di “bruciarli”. Per questo Federica ha ancora notevoli margini. Nel momento in cui comincerà a inserire dei carichi di lavoro, anche se di fondo, e se manterranno le sue qualità, potrà crescere davvero tanto.

In qualche modo ha avuto il vantaggio della precocità?

Federica è sempre stata precoce, nel senso che già da esordiente di primo anno era alta così, intorno a 1,80. Però non abbiamo mai lavorato sulla quantità, per cui ha davvero tanto margine.

Il ciclocross resta il grande amore, ma Fiorin le ha consigliato un inverno meno intenso
Il ciclocross resta il grande amore, ma Fiorin le ha consigliato un inverno meno intenso
Verrà un momento in cui dovrà scegliere dove specializzarsi?

Secondo me sì. A lei piace molto il cross, siamo cresciuti così, ma le ho consigliato di non fare una stagione invernale troppo impegnativa. Ha bisogno di tirare un po’ il fiato. Siamo cresciuti attuando una doppia periodizzazione: durante la stagione della strada, gli altri corrono e noi ad agosto invece ci fermiamo. Poi abbiamo il secondo stacco di 15-20 giorni a fine periodo del cross. Le ho chiesto di rallentare, ma la tirano tutti per la maglia e alla fine non vuole deludere nessuno.

Che rapporto ha con la preparazione?

Con i miei atleti, ho una chat su Whatsapp dove io metto gli allenamenti e loro giornalmente mi dovrebbero mandare i file, le sensazioni e valori come peso e pulsazioni. Come un diario, diciamo. E lei è una di quelle che immancabilmente la mattina, alle 7, che sia a scuola oppure a casa, manda un messaggio super dettagliato. Se ha preso degli integratori, tutto nei minimi particolari.

Il terzo posto ai recenti mondiali di Stirling, in Scozia, dice che anche a crono il livello sale forte
Il terzo posto ai recenti mondiali di Stirling, in Scozia, dice che anche a crono il livello sale forte
E’ sempre così determinata?

Caratterialmente non molla una virgola da nessuna parte, è una guerriera. Ha finito le superiori perché era avanti di un anno, ma in pagella ha tutti dieci. Nella sua chat ci sono anche Bragato e Villa, perché Federica è un patrimonio della Federazione, quindi è giusto che ci sia un confronto anche con loro e che tutti sappiano cosa sta facendo.

Fisicamente ricorda un po’ Vittoria Guazzini: quale potrebbe essere il suo terreno?

Siamo intorno ai 68-70 chili, volendo può calare anche lì. Ha iniziato da quest’anno un discorso nutrizionale, per i problemi di salute che aveva sotto forma di intolleranze che le causavano delle infiammazioni. Diciamo che anche sotto questo aspetto è tutta da costruire, come quantità dell’allenamento e nutrizione è ancora al livello di un’allieva. Non voglio mettermi nei panni dei tecnici della nazionale, ma secondo me rischiamo di vederla in pista a Parigi nel quartetto. Soprattutto se comincia a lavorarci seriamente.

Pieno di medaglie per la Fiorin ai mondiali di Cali, con Matteo Fiorin, Carola Ratti di bronzo, Anita Baima, Federica Venturelli ed Etienne Grimod
Pieno di medaglie per la Fiorin ai mondiali di Cali, con Matteo Fiorin, Carola Ratti di bronzo, Anita Baima, Federica Venturelli ed Etienne Grimod
La scelta della UAE Development?

Lo scorso anno è andata lì mia figlia e mi avevano chiesto anche Federica. Lei aveva già tante altre offerte, anche all’estero, anche WorldTour direttamente. Però il mio consiglio è stato quello di crescere gradualmente. Avrà bisogno di un primo periodo di adattamento, non essendo abituata a fare determinati carichi di lavoro, per cui magari all’inizio potrebbe pagare qualcosa e lì non le faranno pressioni.

Vorresti seguirla anche il prossimo anno?

Io da una parte mi fermerei qua, nel senso che sono abituato da sempre a lavorare con le categorie giovanili e sopra non ci ho mai voluto mettere il naso. Dall’altra mi piacerebbe non allenarla in prima persona, ma collaborare con chi la prenderà in mano, dato che la conosco da così tanto. Questo però non dipende da me né da lei: dipenderà dalla squadra.

Plebani: «Più fiducia dopo Cali e ora penso agli europei»

16.07.2022
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A Cali, Colombia, è andata in scena l’ultima prova di Nations Cup su pista. Prova che ha incoronato Davide Plebani nella classifica finale dell’inseguimento individuale (foto Instagram di apertura). Il 25enne bresciano corre da quest’anno nella Work Service di Ilario Contessa e a inizio stagione aveva dichiarato di voler tornare in maniera costante e prepotente sul parquet. La medaglia d’oro conquistata dopo le tre prove disputate tra aprile e luglio dà morale e fiducia, con la speranza di ritagliarsi un posticino agli europei ad agosto. 

Plebani a sinistra insieme a Milan, il bresciano grazie al secondo posto conquistato a Cali ha vinto la Nations Cup (Photo RS)
Plebani (a sinistra di Milan)grazie al secondo posto di Cali ha vinto la Nations Cup (Photo RS)

Una Colombia dorata

Cali, nella terza ed ultima prova di Nations Cup, sorride a Plebani che raccoglie i frutti di una prima parte di stagione che non può lasciarlo indifferente. 

«Non mi fermo – ci dice Davide convinto – sono tornato il 12 dalla Colombia e sono andato direttamente in altura, dove starò fino al 20 luglio. Avevo fatto un po’ di altura prima ed ora ho deciso di dare un altro colpetto, così da tenere una buona condizione. L’obiettivo di inizio stagione era quello di tornare su pista con costanza e direi che ci sono riuscito, ho lavorato molto per questo. Sono stato anche l’unico a fare tutte e tre le prove di Nations Cup : Glasgow, Milton e Cali».

Il gruppo degli azzurri alla Nations Cup di Cali festeggia i successi ottenuti (foto Federciclismo)
Il gruppo degli azzurri alla Nations Cup di Cali festeggia i successi ottenuti (foto Federciclismo)

Viaggi molto lunghi

Ma come si è preparato Plebani per arrivare pronto a tutti e tre gli eventi? Quattro mesi sono lunghi e mantenere alto il livello di condizione non è facile, serve testa ed un programma di allenamento ben studiato.

«Le prove di Coppa iniziano il giovedì e finiscono la domenica- racconta Plebani – solitamente si andava nel luogo della corsa il lunedì, così si aveva il tempo giusto per adattarsi ai vari fusi orari e per far girare un po’ la gamba. Si facevano dei lavori ad alta intensità, con qualche richiamo sulla forza ma a bassa frequenza cardiaca, per non affaticare il corpo, che dopo viaggi così lunghi aveva bisogno di adattamento. Le settimane prima delle gare facevo dei lavori specifici su pista. Tranne per l’appuntamento di Cali, dove, in accordo con la squadra, ho fatto il Giro del Veneto, che è finito il 2 luglio ed il 3 siamo partiti per Cali».

Plebani a sinistra, è stato l’unico azzurro a correre tutte e tre le tappe di Nations Cup, qui a Milton (foto Federciclismo)
Plebani a sinistra, è stato l’unico azzurro a correre tutte e tre le tappe di Nations Cup, qui a Milton (foto Federciclismo)

Il rapporto con la Work

Alla luce del fatto che Davide sia andato a correre il Giro del Veneto prima della decisiva trasferta di Cali, ci si chiede come abbia lavorato per arrivare pronto alle tre prove di Nations Cup .

«Con Contessa – riprende – ho un rapporto trasparente e di assoluta fiducia, sia mia nei suoi confronti che viceversa. Sono sempre a disposizione della squadra, quando mi sento in condizione o penso di aver bisogno di lavorare un po’ su strada glielo dico e mi metto a sua completa disposizione. Per allenarmi e lavorare al meglio ho un preparatore personale con cui mi confronto tutti i giorni.

«Sono consapevole che, curando molto la pista, quando arrivo a correre su strada faccio un po’ più di fatica, però quando serve non mi tiro indietro. Ad esempio, prima del Giro del Veneto mi sentivo bene e ho chiesto a Contessa di poter fare qualche sprint. Poi però nella settimana precedente la corsa non mi sono allenato su strada perché ho lavorato per far bene a Cali e ho perso un po’ di condizione. Così ho rivisto i miei piani e sono stato di supporto a Lucca».

Il confronto con il suo diesse Contessa è costante, i due collaborano e si fidano l’uno dell’altro (foto Scanferla)
Il confronto con il suo diesse Contessa è costante, i due collaborano e si fidano l’uno dell’altro (foto Scanferla)

E con Villa?

«Marco – spiega Davide – non ci dice cosa dobbiamo fare, siamo noi che dobbiamo organizzare la nostra preparazione. Sei tu atleta che devi arrivare pronto agli appuntamenti o al ritiro su pista, non importa come. La cosa fondamentale è che quando gira, il cronometro dica che hai lavorato bene. Con Marco ho un livello di comunicazione migliore rispetto agli altri anni, mi confronto spesso con lui e gli dico tutte le mie sensazioni e i miei impegni. Per farvi un esempio: dopo Milton sono andato in down, le coppe erano vicine ed ero troppo “tirato”. Ho fatto esami del sangue e avevo tutti i valori al minimo. Ne ho parlato con lui e mi ha consigliato di andare in altura, di riprendermi e tornare poi per Cali».

Villa 2021
Villa non interviene nella preparazione dei corridori, con loro si confronta ma lascia libertà
Villa 2021
Villa non interviene nella preparazione dei corridori, con loro si confronta ma lascia libertà

Obiettivo europei

Dopo aver raccolto un bel risultato come quello della Nations Cup, è giusto anche guardare con speranza e fiducia al futuro. Davide ha voglia di guadagnarsi la fiducia di Villa e tornare a respirare aria di nazionale anche negli eventi più importanti.

«Ora il mio programma di lavoro – conclude Plebani – prevede qualche giorno in altura, scenderò il 20 luglio. Farò qualche giorno di adattamento e andrò probabilmente a correre alla “Sei giorni di Fiorenzuola” dall’1 al 6 agosto. In teoria andremo con qualcuno della nazionale e dovremmo fare la mattina allenamenti ed il pomeriggio le gare. Far parte della squadra degli europei nell’inseguimento individuale sarà tosta, visto che i posti saranno solamente due. Riuscire a far parte della squadra dell’inseguimento a squadre rimane l’obiettivo più concreto, anche se sarà molto difficile, vedremo cosa succederà».