Sulle stesse strade su cui è appena iniziato il Tour of the Alps, si è concluso da pochi giorni il training camp dell’Alpecin, un progetto che ha visto come ambassador Maurizio Fondriest. Il programma di Alpecin è quello di mettere la bici al centro di tutto, coinvolgendo anche tutti i livelli dirigenziali dell’azienda.
Parola d’ordine: evoluzione
«Dopo 10 anni – spiega Maurizio – il progetto Alpecin è cambiato. Prima si costituiva un team amatoriale di una decine di persone e per un anno le si allenava per arrivare a fare la Gran Fondo Ötztaler a Solden in Tirolo. Era un progetto che voleva avvicinare le persone alla bici e la scelta dei partecipanti non è mai stata per il livello prestazionale. C’erano persone che hanno proprio imparato ad andare in bici, a condurre il mezzo. Erano tutti seguiti da un preparatore che li allenava, avevamo in gruppo persone di tutti i tipi e nazionalità.
«Ora – riprende Maurizio – l’idea è diversa, si è deciso di ampliare il bacino di utenti, avvicinando ancor più la gente alla bici. A Caldaro abbiamo fatto un camp che ha coinvolto tante figure del mondo Alpecin: dai manager, ai responsabili delle aree marketing e sviluppo. Unendo a tutto questo anche le bellezze del territorio al quale sono particolarmente legato».
La bici al centro
Questo progetto di Alpecin aveva il focus di voler avvicinare tutti coloro che lavorano con il brand. Soprattutto quelle dei Rider Capitan, delle figure che sono diventate fondamentali per Alpecin.
«Quello dei Rider Capitan prosegue il trentino – è un progetto davvero singolare ed innovativo. Sono delle figure che hanno il compito di promuovere ed unire tutti gli appassionati di ciclismo di ogni città. Per il momento sono solamente in Germania, organizzano il ritrovo e ogni volta disegnano itinerari diversi. L’obiettivo principale è la socialità».
Il training camp
Come ha lavorato allora Alpecin al training camp? Come ha funzionato questo progetto? «In collaborazione – spiega Maurizio – con la APT (Associazione di Promozione Territoriale) di Caldaro avevamo l’intento di far conoscere il territorio attraverso la bici. Il camp è durato per una settimana, con l’obiettivo di coinvolgere tutte le figure dell’azienda. La mattina si pedalava tutti insieme, i Rider Capitan avevano il loro giro da fare e qualche volta sono andato con loro.
«La cosa più particolare – riprende – era che la mattina anche le figure dirigenziali dell’azienda era coinvolte nella pedalata. Non era importante in che modo, c’era possibilità per tutti di potersi divertire e poter scoprire paesaggi sempre nuovi, in sella a bici elettriche o muscolari».
Momenti di condivisione
Il ciclismo è prima di tutto condivisione e avventura. Si scoprono posti nuovi e si pedala fianco a fianco con gente sempre nuova.
«La bici – racconta Fondriest – è un bel modo di condividere passioni ed idee. Sentivo i vari dirigenti parlare e confrontarsi su idee di lavoro con un piglio diverso, con un trasporto maggiore, che è solo quello che la bici ti può dare. Abbiamo pedalato in posti meravigliosi e scoperto anche le tradizioni del posto. Durante l’ultima giornata siamo andati in cima al lago di Caldaro, dove c’è un rifugio ed abbiamo mangiato tutti insieme. Il camp è finito venerdì, alcuni dirigenti e dei Rider Capitan si sono fermati sabato per disputare la Mendola Race, una cronoscalata del Passo Mendola».
Alpecin con la sua attività sarà presente anche all’Etape du Tour, una manifestazione che andrà in scena domenica 10 luglio e porterà i corridori alla conquista dell’Alpe d’Huez. Si fermeranno poi a Carcassone per fare un altro camp.