La spedizione azzurra è rientrata dai mondiali juniores in pista a Luoyang col terzo posto nel medagliere. Undici apparizioni totali sul podio (al pari della Gran Bretagna che vanta più ori) da contestualizzare in due modi differenti tenendo conto dei metalli conquistati.
Se i maschi hanno rispettato le attese, dove su tutto spicca il record del mondo del quartetto, le ragazze devono vedere il bicchiere mezzo pieno. I sei bronzi conquistati da loro non rappresentano necessariamente un passo indietro rispetto ai trionfi di un anno fa in Colombia, anche se qualcosina in più era lecito aspettarselo in alcune discipline. Così come avevamo fatto prima della trasferta in Cina, abbiamo voluto sentire nuovamente Fabio Masotti, collaboratore tecnico del cittì Villa, per avere un bilancio dei risultati femminili.
Fabio come valuti la rassegna cinese delle ragazze?
Siamo partiti sapendo che non potevamo andare come i maschi. Loro sono andati veramente forte, però non mi lamento delle ragazze. E’ vero, qualcuno dei sei bronzi, potevano essere argento e addirittura oro, ma non sono stati mondiali semplici. In parte hanno pagato un po’ di inesperienza e in parte non sono state fortunate. Inoltre, stando ai tempi in pista, quest’anno il livello era molto più alto.
Quali sono le medaglie in cui avete più rammarichi?
Sicuramente quella del quartetto, che avevamo preparato molto bene. Purtroppo in qualifica a Sgaravato è uscita una tacchetta dal pedale proprio in partenza, quindi le compagne hanno perso del tempo per riorganizzarsi subito. Nonostante quello hanno centrato il terzo tempo. Purtroppo per noi anche la Gran Bretagna ha avuto un problema simile e girando solo in tre hanno fatto il secondo tempo. Quindi ce la siamo ritrovata in semifinale e sapevamo che era fuori portata per noi. Per tutti per la verità. Infatti hanno vinto l’oro col record del mondo grazie ad atlete come Ferguson e Lloyd, già prese dalla Movistar per i prossimi anni. Se avessimo trovato la Francia, ce la saremmo potuta giocare visto che avevamo tempi simili e magari arrivavamo in finale con le britanniche.
C’è un altro bronzo che poteva brillare di più?
Nell’eliminazione Baima poteva bissare l’oro dell’anno scorso e quello europeo di luglio, ma anche in questo caso la fortuna non ci ha sorriso. La gara è partita un’ora e mezzo dopo rispetto al programma iniziale per una serie di ritardi nelle corse precedenti. E’ stata un’odissea, è stata una gara che nel complesso è durata quasi quaranta minuti. Cadevano le atlete quasi ad ogni giro e si è accumulato ritardo ulteriore. Poi quando erano rimaste in quattro non ha funzionato il fotofinish e quindi hanno dovuto neutralizzare la corsa. Con tutto questo tira e molla Anita si è spaesata.
Si poteva gestire meglio la situazione?
Noi possiamo solo adeguarci al caos che si crea. Da sotto le gridavamo cosa fare, ma quando sei dentro che giri è tutt’altra cosa, specie se in contesto simile. E’ stata una gara che ha sfalsato i valori in pista. Anita è una che fa la differenza sulla resistenza, quando le altre accusano la stanchezza, però se prima degli ultimi sprint la corsa viene interrotta, le atlete meno forti possono recuperare. E probabilmente nelle volate finali possono anche sfruttare meglio il proprio spunto veloce. Peccato perché quella poteva essere una medaglia d’oro, però con i se e con i ma non puoi farci molto.
Nelle altre prove invece?
Nella madison Baima e Sanarini hanno valutato male una situazione perdendosi proprio negli ultimi giri. Un errore che tuttavia ci può stare. Come dicevo prima, da fuori vedi come va la gara, ma in pista può essere più difficile. Anche per loro poteva arrivare un argento. Per contro siamo contenti del bronzo di Pegolo nello scratch, una ragazza polivalente. Lei l’abbiamo inserita all’ultimo momento nella velocità a squadre facendo solo un paio di prove prima di gareggiare. Ed è arrivato un bel terzo posto. Bravissime le altre due ragazze, Trevisan e Cenci, che a sua volta ha preso un buon bronzo nel keirin.
Cosa avete messo dentro la valigia di ritorno per queste ragazze dai mondiali?
Non ci stanchiamo mai di ripeterlo. Quella juniores è una categoria nella quale cambiano gli interpreti ogni due anni e nella quale di conseguenza bisogna ottimizzare un lavoro ciclico. Alla fine dei conti, sono stati sei bronzi che danno parecchia soddisfazione, rispetto all’anno scorso in cui eravamo quasi certi di vincere. Le ragazze lo hanno capito e sanno che hanno margini di miglioramento, quanto meno quelle del primo anno che saranno con noi anche nel 2025. A febbraio dell’anno prossimo riprenderemo con i ritiri e nuovi inserimenti. Nel frattempo cercheremo di capire tra segnalazioni di società, test del Centro Studi e prove in pista quali saranno le migliori allieve che passano juniores.