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Nuovo team per la Segato: promessa mantenuta

29.11.2022
4 min
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Spesso il premio per una bella stagione agonistica arriva proprio alla fine. Il 2022 di Gaia Segato è stato molto ricco, prestigioso, tanto che la junior veneta è ormai agli occhi di tutti considerata l’autentica terza forza del ciclismo azzurro di categoria, dietro le due primattrici Ciabocco e Venturelli. Se ne sono accorti soprattutto i responsabili della Top Girls Fassa Bortolo, che non hanno tardato a metterla sotto contratto e farne un perno dell’opera di rifondazione della loro squadra.

A dir la verità, il contatto con la Segato era iniziato molto prima e tutte le prestazioni succedutesi nell’anno non hanno fatto altro che confermare che la scelta operata era stata quella giusta: «Ne avevamo già parlato a inizio anno – racconta Gaia – poi ci siamo tenuti costantemente in contatto. Nel frattempo mi sono arrivate molte proposte, ma io avevo dato la mia parola a Rigato e mi sembrava onesto onorarla fino in fondo, anche perché le prospettive che mi aveva illustrato mi avevano convinto».

La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
Che voto ti daresti in base alla tua stagione?

E’ stata nel complesso molto positiva. L’accesso alla nazionale è stato non solo la ciliegina sulla torta, ma la dimostrazione che ho lavorato bene. Certo, è mancata la vittoria, ma mi darei un bel 9.

Essere nella stessa categoria con Ciabocco e Venturelli, trovartele sempre davanti è stato un ostacolo, ha avuto un peso negativo?

Sono delle grandi avversarie, questo è sicuro, ma non si può mai dire «se non ci fossero state loro, allora…». Ogni gara fa storia a sé in base a chi partecipa. Io penso di aver imparato qualcosa da ogni gara, anche da quelle dove Eleonora e Federica mi hanno preceduto. C’è sempre da migliorare.

Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Proprio il fatto di non avere mai vinto ha messo però in evidenza le tue capacità nel metterti a disposizione delle compagne e in nazionale questo tuo peso, questa tua duttilità sono emerse chiaramente…

Diciamo che per certi versi è il mio lavoro, io mi metto a disposizione delle altre per portare a casa il miglior risultato possibile. Sia agli europei che ai mondiali ad esempio sapevo che non erano arrivi per me e quindi dovevo essere io a poter favorire chi aveva più possibilità.

Cambio di squadra e nuova categoria: che cosa ti aspetti dal 2023?

In verità non molto. Quest’anno ho gli esami di maturità e fino a giugno prenderanno certamente il sopravvento sulla mia attività sportiva. Alla Top Girls lo sanno e appoggiano in pieno questa scelta, anzi mi hanno incoraggiato. Non mi pongo particolari obiettivi, diciamo che ogni gara sarà utile per capire, voglio crescere pian piano e abituarmi alla nuova categoria.

La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
Conosci già alcune compagne di squadra?

Abbiamo già fatto un primo incontro, tra l’altro ho ritrovato la Bortoli con cui avevo corso insieme a Breganze due anni fa. Con le altre intanto ci siamo conosciute, io dico che è un bel gruppo con il quale si potrà fare molto insieme.

Tu sei esponente di un movimento, quello veneto, che sta producendo molti talenti, come, te a parte, la De Vallier. A che cosa si deve questo momento felice?

Da noi c’è sempre stata molta attività. Ricordo che nelle mie prime gare da bambina dicevano che il mio anno, il 2004, era stato prodigo di cicliste, eravamo sempre tante a gareggiare. Ho ricordi molto belli, ci divertivamo tanto e questo è successo anche andando avanti. Credo che la cosa si ripeterà anche con chi è nata dopo di me.

La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
Adesso approdi alla categoria superiore: c’è qualche atleta alla quale ti ispiri?

Innanzitutto la Longo Borghini, sono cresciuta ammirando le sue imprese ed ora che potrò correre nelle sue stesse gare sarà qualcosa di unico. Una ciclista alla quale mi sento però vicina è Marta Cavalli, forse perché ci unisce la passione per la salita.

Piacere, Gaia Segato. Mi manda Casarotto…

17.06.2022
6 min
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Datele una salita e la vedrete protagonista. Gaia Segato (in apertura nella foto Ossola), junior del Breganze Millenium, vorrebbe correre solo all’insù, ma in realtà ha imparato ad andare forte quasi dappertutto. Non a caso tutte le sue amiche-rivali, quando le abbiamo sentite in questi mesi, l’hanno sempre inserita tra le ragazze da tenere più in considerazione, specie per le gare dure.

E così – un po’ incuriositi da questi riscontri, un po’ attirati dai suoi risultati – abbiamo voluto conoscere meglio la classe 2004 trevigiana di Maserada sul Piave che frequenta il liceo scientifico sportivo Da Vinci a Treviso e che l’anno prossimo avrà la maturità.

Garantisce Casarotto

Il diesse della Segato è Davide Casarotto – ex pro’ dal ’96 al 2003 con 8 vittorie tra cui una tappa alla Tirreno-Adriatico – che guida il Breganze dal 2011.

«Dopo un 2021 di difficile ambientamento nella nuova categoria – dice – quest’anno Gaia è cresciuta tantissimo, ha cambiato passo. Da esordiente e allieva non andava forte come le sue avversarie, ma non è stata condizionata. Questo per me è uno dei suoi migliori aspetti. Sapevo che avrebbe avuto una bella crescita graduale. Gaia è una scalatrice pura, ma non ha paura di prendere il vento in faccia o di andare in fuga. Anche a crono ha fatto grandi progressi. Ho voluto che ci lavorasse su per non farla arrivare tra le elite troppo impreparata».

Un diesse concreto

Da tecnico, Casarotto (che amava le gare del Nord in cui ottenne nel ’97 due quinti posti a Fiandre e Roubaix) ha fatto passare tante ragazze, ma non si sbilancia in paragoni col passato.

«Tra le tante – snocciola – ho avuto Bariani, Patuelli, Tomasi, Trevisi, Bertizzolo e Beggin. Per me il suo ritiro resta un grande rimpianto perché aveva grandi doti in salita. Ecco Gaia forse somiglia un po’ a lei, ma è difficile confrontarle. Ogni ragazza è sempre diversa dall’altra. La raccomandazione che le faccio è di restare umile, di crescere ancora con calma e di non scoraggiarsi quando da elite prenderà delle legnate. Perché arriveranno, come è stato per tutti, ma non dovrà mollare. Gaia ha determinazione e, se avrà anche un po’ di fortuna, fra qualche anno la vedremo davanti tra le big nelle gare dure».

Parola a Gaia

Intanto la Segato sta procedendo con la sua annata che finora le ha fruttato tanti piazzamenti nelle top five. Ma soprattutto si è guadagnata la convocazione in nazionale per il Tour du Gevaudan Occitanie, in cui le azzurre di Sangalli si sono ben distinte, conquistando la classifica a squadre pur non vincendo la piccola gara a tappe.

Gaia partiamo da qui. Che esperienza è stata in Francia?

E’ andata molto bene. Abbiamo corso a Mende. Ho fatto quarta nella prima frazione che si concludeva sulla Montée Laurent Jalabert (ribattezzata così in onore del campione francese dopo la sua vittoria al Tour ’95 nel giorno della festa nazionale, ndr). Il giorno dopo siamo arrivate allo sprint e alla fine ho chiusa quarta nella generale a 3” dal podio (successo della francese Rayer, ndr). Sono contenta di come è andata e mi fa piacere essere stata presa in considerazione dal cittì.

Invece che effetto ti fa essere considerata anche dalle tue avversarie?

Davvero? Ovviamente mi rende felice. Sono tutte praticamente amiche, le conosco da sempre. Diventare forte come loro è sempre stato il mio obiettivo. Ora che sono lì a giocarmela con loro, mi inorgoglisce. E sono più serena.

Gaia Segato ha vestito la maglia azzurra al Tour du Gevaudan Occitanie dove ha conquistato il 4° posto nella generale (foto Segato)
Gaia Segato ha vestito la maglia azzurra al Tour du Gevaudan Occitanie dove ha conquistato il 4° posto nella generale (foto Segato)
Cosa c’è dietro questa maggiore tranquillità?

Ho più fiducia in me stessa. Forse i buoni risultati derivano dal fatto che in allenamento, magari su alcune salite vicino a casa, avvertivo buone sensazioni rispetto all’anno scorso. Non so a cosa sia dovuto, forse ad una maturazione generale. Infatti, non solo in gara, ma anche a scuola e in mezzo alla gente mi sento meglio, più a mio agio.

Da quanto corri? Che caratteristiche pensi di avere?

Ho iniziato da G1 nell’Ucs Ottavio Zuliani, che è la società del mio paese. Poi esordiente ed allieva sono stata nel Team Arcade, in pratica la formazione che ha organizzato la gara open dello scorso weekend (in cui ha fatto quarta assoluta e terza di categoria, ndr). Amo le gare con della salita, ma al momento sto andando abbastanza bene anche a cronometro. In volata invece… ci sto lavorando, non sono veloce. Immagino che Davide ve lo abbia già detto (ride, ndr).

Ti ispiri a qualcuno in particolare?

Tra i maschi ho sempre ammirato Nibali. Tra le donne invece impossibile non dire Longo Borghini. Però negli ultimi anni mi piace tantissimo anche la Cavalli. Diventare come loro sarebbe il massimo, un sogno.

Loro due potresti vederle l’anno prossimo tra le elite. Stai già pensando al passaggio, magari anche all’estero?

Onestamente no. Ho avuto qualche contatto con la Top Girls ma senza alcun impegno. Solo qualche chiacchierata. Ci penserò più avanti. Valuterò tutto, anche eventuali chiamate da fuori Italia, però l’anno prossimo avrò la maturità. Dovrò scegliere una formazione che possa farmi fare la prima parte di stagione in modo adeguato senza pressioni.

Ti manca solo la vittoria quest’anno. Quali sono i prossimi programmi?

Spero che arrivi presto, non smetterò di cercarla. Il campionato italiano del 2 luglio a Cherasco è senza dubbio un obiettivo. Poi vorrei fare bene in tutte le altre gare, specie quelle con salita. Quelle mi piacciono tutte (ride, ndr).

Davide Casarotto, Breganze Millenium

Casarotto, con le junior non bisogna avere fretta

11.01.2021
4 min
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Il più delle volte si va avanti per associazioni di idee e così, avendo parlato con Sofia Bertizzolo, il passaggio al suo tecnico Casarotto è stato quasi automatico. Si parla degli anni fra le junior. C’era anche lui fuori dalla sala stampa di Ponferrada 2014 quando la vicentina andò a raccontarsi dopo l’argento su strada e c’è lui tuttora sull’ammiraglia della Breganze Millenium.

Davide a dire il vero lo ricordiamo professionista dal 1996 al 2003, con una serie di vittorie fra cui il Gp della Liberazione quando fu aperto ai professionisti e in seguito la Clasica de Sabinanigo.

Davide Casarotto, Liegi-Bastogne-Liegi 1997
Davide Casarotto, sulla Redoute alla Liegi del 1997
Casarotto, sulla Redoute alla Liegi 1997
Casarotto, sulla Redoute alla Liegi 1997

«Ma si fermò tutto per un incidente in allenamento – ricorda – in un anno in cui parecchie squadre chiusero e rimanemmo a piedi in tanti. Rientrai, dovevo fare la Vuelta, invece riuscii a fare solo il Trittico Lombardo e stop. Appena smesso fu un periodo strano. Il ciclismo era e resta la mia vita, non mi capacitavo di dover starne fuori e così accettai prima l’ammiraglia della Utensilnord, una bella squadra di dilettanti in cui correvano anche Pasqualon e Canola. Poi, quando anche quell’esperienza finì, mi proposero questa squadra storica. Donne junior. Ero perplesso, all’inizio ammetto di aver fatto fatica. Invece ho continuato e adesso posso dire di aver fatto bene…».

Sempre juniores?

Sempre. Ogni squadra deve fare ciò che può e che meglio gli riesce, inutile fare voli pindarici. Al massimo, visto che di fatto non esiste una categoria under 23, abbiamo tenuto qualche ragazza al terzo anno. Abbiamo alcune delle migliori dal veneto, anche se ormai arrivano da tutta Italia, ci cercano.

Negli under 23 si soffre il fatto che le squadre pro’ vanno a prendersi i talenti già fra gli juniores: secondo Casarotto come va fra le ragazze?

Le squadre elite fanno fatica. Spendono soldi e siamo a un passo dal professionismo, ma solo per quelle 30-40 italiane forti. Però è difficile che investano sulle giovani, perché non sempre riescono a mantenere da grandi quello che promettono da juniores. Da noi succede il contrario che all’estero.

Sofia Bertizzolo, campionati nazionali giovanili crono 2014
Sofia Bertizzolo, sul podio dei campionati nazionali giovanili crono del 2014
Sofia Bertizzolo, sul podio campionati nazionali giovanili crono del 2014
Sofia Bertizzolo, ai campionati nazionali giovanili crono 2014
In che senso?

Qui fanno grandi risultati presto e poi spariscono. Di là vengono fuori alla distanza.

Perché secondo Casarotto?

Forse ci aspettiamo troppo da loro quando sono piccole e diamo troppe attenzioni. Le abituiamo a essere trattate bene con gestioni professionistiche. Forse qualcuna è anche troppo allenata e quando passa elite non riesce ad aumentare il sacrificio. E non c’è pazienza, perché comunque di là prima di venir fuori c’è da fare tre anni di gavetta.

Adesso l’adattamento sembra più rapido.

E’ vero che nelle annate 1997-2000 c’è una decina di ragazze che sta maturando bene, ma le vedo come l’eccezione alla regola. E soprattutto hanno avuto fiducia nei loro mezzi e trovato persone che gli hanno dato fiducia. Presto avremo le sostitute per Guderzo e Bastianelli, insomma.

Sofia Bertizzolo, Sofia Beggin, tricolore donne 2015 a Torino
Bertizzolo festeggia così Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Sofia Bertizzolo, Sofia Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Bertizzolo festeggia così Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Qual è il ritratto della ragazzina che arriva da voi?

Trovi ragazze già pronte, oppure altre tutte da scoprire e con tanti margini. Sofia Bertizzolo, ad esempio, era a zero quando è passata. Si allenava 2-3 volte a settimana e andava a scuola. Era abbastanza ingenua, ma aveva margini enormi.

Restano in contatto quando passano?

Quasi tutte. Negli ultimi 10 anni abbiamo lavorato con circa 80 ragazze e fra loro 20-25 continuano. Alcune le ho allenate anche dopo, con le altre ci sentiamo. Vederle arrivare in cima è la soddisfazione più bella, ma per riuscirci non devi spingere. Devi farle crescere.

Le famiglie collaborano o stanno tra i piedi?

Dipende dallo sviluppo delle ragazze. Ci sono quelle già mature, per cui i genitori vengono a vederle 2-3 volte per conoscerti bene e poi le lasciano. Questo per noi è un vantaggio. Poi ci sono quelli che non si fidano o comunque vogliono esserci sempre e questo crea problemi. Io per fortuna per questo sono stato fortunato. 

La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
E se domani ti richiamassero fra gli uomini?

In questo momento ho trovato il mio equilibrio. Dovrei pensarci anche a livello familiare. Sono impiegato contabile e il mio lavoro mi lascia due mezze giornate libere e anche i weekend. Ho una figlia di un anno e mezzo e voglio essere presente alla vita di casa mia, a Caldogno. Il paese di Baggio.

Il Covid ha cambiato qualcosa?

Dieci anni fa si andava in bici dopo la Befana, quest’anno ci sono arrivate che avevano fatto già 25 uscite dai primi di dicembre. Proprio a causa del Covid e del fatto che non vanno a scuola, alcune hanno anticipato la preparazione. Fra poco faremo un ritiro e poi speriamo si possa cominciare…