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Granfondo Stelvio Santini: la maglia per il 2023

02.01.2023
4 min
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Fin dalla sua nascita, la Granfondo Stelvio Santini ha rappresentato un appuntamento speciale per i tanti granfondisti che da tutto il mondo si danno appuntamento ogni anno a inizio giugno a Bormio. L’obiettivo condiviso da tutti loro è quello di passare una giornata di divertimento pedalando e sfidando una delle salite che hanno fatto la storia del ciclismo: lo Stelvio.

Santini ha un legame molto profondo con la propria Granfondo, ma soprattutto con gli iscritti alla manifestazione valtellinese. Per loro ogni anno realizza una maglia speciale da indossare nel giorno della Granfondo. La maglia realizzata per l’edizione 2023 prenderà spunto da un disegno dall’artista irlandese Colm Mac Athailoc che lo scorso anno ha partecipato alla Stelvio Santini. Si è trattato di una esperienza che l’ha sicuramente divertito ma anche ispirato nel disegnare la maglia per l’edizione 2023.

Questo il retro della maglia firmata da Santini per l’edizione 2023 Granfondo Santini Stelvio
Questo il retro della maglia firmata da Santini per l’edizione 2023 Granfondo Santini Stelvio

Una maglia che profuma di amicizia

La nuova maglia ha un “sapore” davvero particolare che profuma di amicizia. Colm Mac Athailoc, oltre ad aver partecipato all’edizione 2022 della Granfondo Stelvio Santini, è stato compagno di studi di Fergus Niland, attuale creative director di Santini Cycling, al NCAD (il Collegio Nazionale di Arte e Disegno di Dublino).

Fergus, anche lui irlandese, si è trasferito in Italia tanti anni fa per intraprendere un percorso che lo vede oggi alla continua ricerca di idee e ispirazioni per lo sviluppo delle collezioni Santini. La maglia della Granfondo Stelvio Santini non fa eccezione e la sua genesi ha avuto inizio proprio durante l’edizione 2022 con la partecipazione di Colm Mac Athailoc.

«Dopo varie collaborazioni nel nostro Paese ci eravamo persi di vista, ma i social a volte possono essere di aiuto – commenta Fergus – due anni fa avevo notato che si era iscritto a Strava e macinava un sacco di chilometri, così abbiamo deciso di invitarlo alla nostra Granfondo».

I tessuti scelti per la realizzazione della maglia 2023 sono il Polartec Power Stretch per fronte e schiena
I tessuti scelti per la realizzazione della maglia 2023 sono il Polartec Power Stretch per fronte e schiena

Un artista sullo Stelvio

Colm Mac Athailoc ha accettato l’invito di Fergus Niland e si è schierato al via della Stelvio Santini lo scorso 12 giugno.

«Aver scalato lo Stelvio con la mia bici – racconta Colm Mac Athailoc – è stato come realizzare un sogno che in questi anni ho cullato, e non mi sembra vero».

L’entusiasmo di essersi ritrovati e il piacere di aver condiviso un’esperienza straordinaria hanno spinto Fergus a chiedere a Colm di realizzare il disegno per l’ispirazione della maglia ufficiale 2023. Rientrato in Irlanda, Colm ha iniziato a pensare a questo progetto. Nel momento in cui ha ricevuto una foto che lo ritraeva a pochi metri dal passo dello Stelvio, ha pensato che quella poteva essere la giusta base da cui partire per dare vita alla sua interpretazione artistica dell’evento.

Ecco quindi svelata la storia della maglia ufficiale della Granfondo Stelvio Santini 2023!

Fergus Niland ha creato un disegno che ha ispirato il design della maglia ufficiale per l’edizione 2023
Fergus Niland ha creato un disegno che ha ispirato il design della maglia ufficiale per l’edizione 2023

Sempre con Polartec

Sul fronte delle collaborazioni tecniche si conferma la partnership tra Santini e Polartec, leader mondiale nella produzione di tessuti tecnici e sostenibili, iniziata nel 2020, e che negli anni si è rafforzata sempre più. I tessuti scelti per la realizzazione della maglia 2023 sono il Polartec Power Stretch per fronte e schiena, un tessuto elasticizzato dalle alte prestazioni, mentre per fianchi e tasche è stato scelto il tessuto Polartec Delta, in grado di massimizzare il processo di raffreddamento e dispersione dell’umidità.

Appuntamento per tutti gli appassionati fissato per il prossimo 4 giugno a Bormio per l’undicesima edizione della Granfondo Stelvio Santini. A organizzarla ci sarà sempre l’US Bormiese. I percorsi da affrontare sono tre: Lungo (160 km e 4.450 metri di dislivello); Medio (139 km e 3.110 metri di dislivello); Corto (60 km e 1.950 metri di dislivello).

Le iscrizioni si sono aperte lo scorso 22 ottobre.

Santini

Ritorno in Valtellina per altre quattro conquiste

30.06.2022
8 min
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Il viaggio in Valtellina prosegue e nostra guida d’eccezione è ancora Francesco Gavazzi, corridore di casa, maglia della Eolo-Kometa che a quest’area geografica è legata con corda doppia.

Nell’articolo precedente, ci siamo occupati di quattro salite importanti della Valtellina come Campo Moro, Passo San Marco, Passo dello Spluga e Mortirolo. Sia queste sia le prossime sono al centro di Enjoy Stelvio Valtellina 2022, un’operazione che in giorni prestabiliti prevede la chiusura dei passi al traffico, per lasciare via libera ai ciclisti. Perciò, dopo aver annotato che per ragioni di causa maggiore la chiusura dello Spluga per il 3 luglio è stata cancellata, oggi allarghiamo l’azione e ci occupiamo della scalata dei Laghi di Cancano, dello Stelvio, di Bormio 2000 e del Gavia.

Gavazzi, che in questi giorni è a riposo dopo il campionato italiano e tornerà in gruppo alla fine dell’estate, si rimbocca le maniche e inizia il racconto.

Dopo il Giro d’Italia e quello di Slovenia, Gavazzi ha corso l’italiano
Dopo il Giro d’Italia e quello di Slovenia, Gavazzi ha corso l’italiano

Laghi di Cancano

La salita parte a 1.341 metri sul mare e arriva a 1907. Sono 8,2 chilometri con dislivello di 566 metri e pendenza media del 6,9 per cento. Il ciclismo la scoprì prima con il Giro Donne e successivamente, nel 2020, con il Giro dei professionisti che si corse in ottobre. Tappa dello Stelvio, vittoria di Hindley su Geoghegan Hart e maglia rosa ancora al compagno Ackermann.

«Adesso è diventata famosa – sorride Gavazzi, che in Valtellina ci vive – mentre prima non la conosceva nessuno. E’ la meta classica di chi è a Livigno, ma anche a Bormio. Si può prendere da diversi punti, ma alla fine si ricongiungono tutti. Il bello è che vedi sempre le Torri di Fraele e per questo lo scenario è uno dei più belli. Fra le novità degli ultimi anni, che rendono questa strada ancora più gettonata, c’è la possibilità di arrivare in cima. Adesso si possono fare quei 2-3 chilometri lungo il lago con la strada risistemata e c’è anche il bar.

«Mi piace molto andare lassù. E’ impegnativa, ma te la godi. La strada è stretta ed è bello. La salita larga passa di meno, se penso ai drittoni dell’Alpe di Pampeago, mi viene male. La salita con tanti tornanti come Cancano ti offre più riferimenti e permette di prendere meglio il ritmo».

SOLO PER LE BICI

I Laghi di Cancano saranno dedicati alle bici il 23 luglio e il 2 settembre (ore 8,30-12,30 da Fior d’Alpe).

Lo Stelvio

Sua maestà lo Stelvio. Quota 2.758, il valico stradale più alto d’Europa. Finché i cugini francesi, convinti che la vita sia un fatto di misure, decisero di batterlo, costruendo una strada inutile in cima alla Bonette, che permise di salire fino a quota 2.802. In barba all’ambiente, all’ecologia e al buon senso.

Lo Stelvio ha tre versanti. Quello della Valtellina (da Bormio), quello iconico di Prato allo Stelvio e quello Svizzero, l’Umbrail, che si prende da Santa Maria e in passato era la… palestra dei test per Armstrong. Il versante di Bormio è quello che ha le gallerie in basso, i 30 tornanti e la celebre Cantoniera. Pendenza media del 7,6 per cento (massima 14), 21,5 interminabili chilometri e dislivello di 1.533 metri.

«Lo Stelvio – sorride Gavazzi – è lo Stelvio a prescindere dai versanti. Probabilmente quello di Prato è il più storico, ma da Bormio è più battuto dai corridori, è lunghissimo e devi prenderlo con una certa filosofia. Quando arrivi sopra i 2.000 metri, senti la mancanza di ossigeno. Negli ultimi 5-6 chilometri senti che sei limitato e non è una bella sensazione».

Sullo Stelvio, l’assenza di ossigeno si fa tangibile dopo la Cantoniera: non si arriva mai (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Sullo Stelvio, l’assenza di ossigeno si fa tangibile dopo la Cantoniera: non si arriva mai (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

L’aria che manca

E’ una salita che ha fatto la storia del ciclismo, lanciando campioni verso la gloria e respingendone malamente altri. E l’alta quota è il fattore spesso discriminante, forse più delle pendenze.

«I corridori ne soffrono anche di più – spiega Gavazzi – perché siamo costretti ad andare forte, non puoi metterti di passo ad aspettare che finisca. Quando arrivi all’ultima Cantoniera, hai ancora un quarto d’ora di gara e ti sembra di non arrivare

«Ho fatto tanti ritiri pedalandoci sopra – prosegue – e il consiglio è di andare sempre tranquilli. E’ la salita che tutti vogliono fare. Fra giugno, luglio e agosto a qualunque ora incontri ciclisti anche non allenatissimi. Non è il Mortirolo che ti respinge con le pendenze: se anche non sei al top, ti metti con la santa pazienza e lo fai. Nei nostri giri, una delle distanze classiche è Livigno, Forcola, Stelvio, Bormio, Foscagno, Livigno. Vengono fuori 6 ore. In certi allenamenti puoi anche fare qualche lavoro, ma è allenante anche solo farlo in bici. Sono gli allenamenti migliori, quelli che preferisco. Meglio ancora se in compagnia».

SOLO PER LE BICI

Lo Stelvio sarà chiuso per Enjoy Stelvio Valtellina nei tre versanti sabato 3 settembre per la manifestazione Scalata Cima Coppi, 20ª edizione (8-16 da Bagni Vecchi, Trafoi, Santa Maria Val Mustair).

Lo Stelvio da Bormio ha 30 tornanti. Pendenza massima del 14 per cento (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Lo Stelvio da Bormio ha 30 tornanti. Pendenza massima del 14 per cento (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

Bormio 2000

A Bormio 2000, Simoni urlò così forte che i suoi insulti all’indirizzo di Cunego coprirono persino la voce dello speaker. Era il Giro del 2004 e la corsa arrivò lassù, con vittoria del veronese in maglia rosa. Da allora non ci sono più stati arrivi, in cima a questa salita della Valtellina che parte dalla cittadina delle terme e in 9,8 chilometri arriva a quota 1.938 con una pendenza media del 7,5 per cento e tratti al 9.

«Non è lunga né impossibile – spiega Gavazzi – perché sono una decina di chilometri regolari. Ha tanti tornanti non stretti e arrivi dove iniziano le piste da sci. In cima c’è un cannone sparaneve utilizzato come fontana, una sorta di monumento agli sport invernali. E’ la salita ideale per fare i lavori, tanto che fra luglio e agosto vedi passare un sacco di pro’. La strada è bella, la pendenza regolare. Oltre ai lavori ci si fanno bene anche i test».

SOLO PER LE BICI

Bormio 2000 sarà riservata alle bici sabato 23 luglio (14-16,30 da località Eira).

Passo Gavia

Il Gavia è uno dei giganti della Valtellina su cui si è scritta la storia del ciclismo. Una volta, fino al 1995, non era nemmeno asfaltato del tutto e quella stradina era terreno di sfide mitiche. Il versante di Bormio misura 25,6 chilometri, che diventano 14 se si parte da Santa Caterina Valfurva. La quota di arrivo è di 2.621 metri, la pendenza media è del 5,5 per cento, ma non mancano i tratti a doppia cifra.

«Penso che con lo Stelvio e il Mortirolo – prosegue Gavazzi – il Gavia sia tra le salite più belle e storiche del ciclismo. A essere sincero, il versante di Bormio non l’ho mai fatto in corsa, si fa sempre da Ponte di Legno che è più dura e più lunga. Invece dalla parte di Bormio sono sempre sceso, mentre lo faccio spesso in allenamento. Soprattutto quando sono a Livigno o sullo Stelvio. E’ un po’ particolare, perché comunque tutti lo considerano da Santa Caterina Valfurva, ma arrivarci da Bormio è già una bella salita. Se però lo consideriamo da Santa Caterina, allora non è lungo, perché si parte già da 1.800 metri di altezza».

Sulla cima del Gavia, i laghetti e la neve compongono uno scenario da favola (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Sulla cima del Gavia, i laghetti e la neve compongono uno scenario da favola (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

Fra cielo e terra

Sulla cima ci sono laghetti e un rifugio, che negli ultimi tempi è preso d’assalto da cicloturisti con pedalata assistita. Un’osservazione che ai puristi può far storcere il naso, ma che ha fatto esplodere il marketing del cicloturismo.

«E’ una salita dura e non costante – prosegue Gavazzi – una rampa poi spiana, una rampa dura e poi molla. Però è bella, perché sei in mezzo alle montagne. C’è poca vegetazione essendo in alto, quindi vedi tutte le vette che ti circondano. C’è il ghiacciaio che vedi sulla sinistra e poi il finale, la parte più facile, dove ci sono anche un paio di laghetti. E’ una bella salita proprio da godere, anche per i cicloamatori».

Il Giro d’Italia scala più spesso il Gavia dal versante bresciano, per scendere su Bormio e la Valtellina (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il Giro d’Italia scala più spesso il Gavia dal versante bresciano, per scendere su Bormio e la Valtellina (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

«E’ dura, ma non impossibile. Non è lunghissima – conclude Gavazzi – quindi alla fine tra tutte forse è quella dove ti puoi divertire un po’ di più. Se vuoi forzare, puoi farlo. Se vuoi andare con un bel passo, puoi farlo. E’ un’altra salita su cui trovi tantissimi appassionati che salgono. E in cima la sosta al Rifugio Bonetta è una tappa di rito, con la classica Coca e crostata, Coca e panino».

SOLO PER LE BICI

Il Gavia sarà riservato alle bici domenica 24 luglio (8,30-12,30 da Santa Caterina Valfurva e Sant’Apollonia), domenica 4 settembre agli stessi orari e dagli stessi punti.