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Un lampo a Liegi: la prima di Busatto è un’impresa

16.04.2023
6 min
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Per la prima vittoria da quando ha iniziato a correre, Francesco Busatto ha scelto la Liegi-Bastogne-Liegi U23, partita ieri mattina da Bastogne e arrivata a Blegny dopo 174,1 chilometri. Il programma prevedeva nove cote, fra cui la serie Stockeu più Haute Levée, la Vecquée e la Redoute a 40 chilometri dall’arrivo.

Il vicentino di Bassano del Grappa, che alla fine del 2022 ha salutato la General Store e si è accasato alla Circus-ReUz (la development della Intermarché-Wanty-Gobert), ha rotto il ghiaccio su uno dei palcoscenici più belli. Quelli su cui si temeva che non saremmo mai più stati protagonisti e che invece ha visto vincere lui e piazzarsi al terzo posto De Pretto in maglia azzurra. Nessun italiano l’aveva mai vinta dal 1987 della prima edizione. Il solo ad essere salito sul podio era stato Andrea Bagioli, secondo dietro Almeida nel 2018.

Busatto si è imposto sul traguardo di Blegny dopo 174,1 chilometri (foto Cyclingmedia Agency)
Busatto si è imposto sul traguardo di Blegny dopo 174,1 chilometri (foto Cyclingmedia Agency)

La prima vittoria della vita

Per chi non lo avesse seguito finora, il 2023 di Busatto aveva parlato sinora di 17 corse e parecchi piazzamenti. Nell’ultimo test prima della Liegi, corso con la WorldTour alla Freccia del Brabante vinta da Godon, Francesco si è piazzato al 14° posto, migliore dei suoi. Ci abbiamo parlato poco dopo le premiazioni, quando non aveva ancora capito il bello di vincere una classica in Belgio.

«Sinceramente – ha detto – non ci credo ancora. Non avevo mai vinto, neanche da giovanissimo. Sono stato sempre più bambino degli altri, anche per questo ho sempre fatto più fatica. A forza di arrivare sempre secondo e terzo, la prima vittoria sembra quasi un sogno. In realtà alla partenza neanche stavo bene, ero ingolfato. E poi per tutta la corsa ho sentito i rimasugli della fatica che ho fatto al Brabante. Mercoledì sono andato un po’ oltre il limite e me la sono portata anche oggi. Nei giorni scorsi mi sentivo bene, però finché non corri, non puoi sapere realmente come stai».

Appena arrivato nella Circus-ReUz, Busatto è diventato già il beniamino dei compagni (foto Florio Santin)
Appena arrivato nella Circus-ReUz, Busatto è diventato già il beniamino dei compagni (foto Florio Santin)
E tu come stavi?

A metà gara, ho detto fra me e me: «Qua è tanto se non mi stacco!». Però, cercando di risparmiare il più possibile e mangiando quando serviva, sono arrivato nel finale che ero più fresco degli altri. A quel punto sull’ultima salita (Cote de Bolland, ndr) ho visto che ero con i migliori e ci ho creduto.

E cosa hai fatto?

Avevo ancora accanto un compagno di squadra, il francese Faure Prost. Gli ho chiesto di tirare per cercare di mantenere la corsa chiusa e arrivare compatti nel finale. Insomma, sapendo di essere più veloce di quelli che erano rimasti, abbiamo deciso di giocarcela così ed è andata bene. All’inizio dello sprint sono stato un po’ chiuso, poi si sono spostati, sono riuscito a venir fuori e alla fine la gamba era migliore di quello che pensavo.

La squadra ci ha creduto quanto te se non di più?

Il piano era quello di correre per me e io ho parlato con i miei compagni. Gli ho detto che non sapevo come stessi davvero e ho proposto di fare un’azione sulla Redoute con Faure Prost, che infatti è salito parecchio forte. Io ho cercato di stare il più possibile in gruppo e in quel momento ho preso confidenza. Non mi sono staccato e non ho neanche perso posizioni e alla fine i miei compagni hanno lavorato comunque per me, cercando di mantenere sempre il più possibile la corsa chiusa. Hanno corso veramente bene, li ringrazio tantissimo.

Sulla Cube di Busatto, il numero 13 al rovescio: la scaramanzia dei meccanici non guasta (foto Cyclingmedia Agency)
Sulla Cube di Busatto, il numero 13 al rovescio: la scaramanzia dei meccanici non guasta (foto Cyclingmedia Agency)
Nelle foto dopo la vittoria sono tutti attorno a te come in una foto di famiglia: si è creato un bel gruppo?

Sì, sì, veramente. Questa squadra è davvero una famiglia, anche i professionisti. Penso che un clima così non l’ho trovato da nessun’altra parte. La scelta di venire su si sta rivelando azzeccata.

Eri riuscito a provare le strade della Liegi oppure hai corso senza sapere quel che ti aspettava?

Sono andato a provarle prima del Circuit des Ardennes (corsa di 4 tappe, chiusa al 6° posto finale, ndr) e ho fatto gli ultimi 100 chilometri, perché era una corsa cui puntavo da parecchio tempo e per la quale la squadra aveva indicato me come leader da quando hanno messo giù il calendario. Quindi non potevo farmi trovare impreparato. Diciamo che durante la corsa non mi ricordavo tutto, ma sapevo dove bisognava stare davanti. E comunque venerdì ho provato di nuovo gli ultimi 10 chilometri, tanto per essere sicuri…

Pensavi di essere vincente già al primo anno?

In realtà non sono mai stato vincente. Le persone che mi seguono e mi sono a fianco ci credono molto più di me. Non che io non sia convinto, però finché non provi, non puoi sapere. Puoi dire a te stesso di avere la gamba, ma in realtà prima di oggi (ieri, ndr) non sapevo neanche come si vincesse. Però penso di aver trovato l’ambiente giusto per cominciare a farlo. Spero di continuare. Spero che da qui in poi mi posso sbloccare, con tutti i secondi e terzi posti che ho fatto fino ad ora. Non sento la pressione, posso anche non vincere così tanto, perché alla fine penso che questa corsa qui valga abbastanza. Perciò adesso mi godo la vittoria, ma sicuramente poi ho degli altri obiettivi.

Alla Liegi anche l’Italia U23, con De Pretto, Villa, Pinarello, Fede, Martinelli e Mosca (foto Florio Santin)
Alla LIegi anche l’Italia U23, con De Pretto, Villa, Pinarello, Fede, Martinelli e Mosca (foto Florio Santin)
Il Giro d’Italia U23 potrebbe essere uno degli obiettivi dei prossimi mesi?

Sì, ma penso che andrò per le tappe, perché la generale è un po’ difficile. Non sono proprio un corridore resistentissimo, ma abbiamo una carta da giocarci ed è il francese Faure Prost, che va molto forte. 

A Liegi è arrivato terzo De Pretto: secondo te si nota già la differenza fra te che fai tanta attività internazionale e lui che corre più spesso in Italia?

Non è la prima volta che siamo sul podio insieme. Davide è nella mia stessa situazione dell’anno scorso, tanti piazzamenti e manca la vittoria. E’ un gran bel corridore, quindi non penso che si debba abbattere, avrà le sue occasioni. Però sono convinto che l’attività che facciamo mi dia una marcia in più. Ovviamente è tutto programmato. Penso che correndo solo in Italia, il sabato e la domenica, si trovi un livello meno alto. La differenza la senti sicuramente.

In cosa la vedi?

Qui si programmano gli appuntamenti come si fa tra i professionisti. Periodi di distacco, periodi di allenamento e poi periodi di corsa. Ho appena fatto 15 giorni di corsa e adesso sarò a casa per altri 25. Funziona così e ti dà una grande gamba, ti permette di preparare molto bene gli appuntamenti. Penso che questa sia la prima differenza. E poi correre sempre a un livello così, è come fare sempre Recioto e Belvedere. Quindi sicuramente è un altro modo di correre.

Due italiani sul podio della Liegi, ma per De Pretto un filo di amarezza: la vittoria sfugge (foto Florio Santin)
Due italiani sul podio della Liegi, ma per De Pretto un filo di amarezza: la vittoria sfugge (foto Florio Santin)
Finora hai fatto 18 giorni di corsa, ti hanno già detto quanti ne farai fino a fine anno? 

Il programma è già fissato, anche se può cambiare. Penso che chiuderò il 2023 sulla cinquantina di corse: non poche, ma neanche tantissime.

Sei tipo da brindisi con birra oppure vino?

Entrambi. Mi piace gustarli entrambi, senza esagerare ovviamente, sia un buon vino sia una buona birra. Abbiamo come sponsor una birra analcolica, la Biere des Amis, come atleti è giusto condurre un certo stile di vita. Magari però per il brindisi alla Liegi s’è potuto chiudere un occhio…