Per i suoi primi 50 anni Bonin si regala 7anna

27.04.2023
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Il 2023 è per Bonin un anno davvero particolare. La commerciale veneta festeggia infatti i suoi primi 50 anni di attività e per celebrare al meglio questo prestigioso traguardo ha deciso di farsi un “regalo” speciale: una nuova partnership con 7anna. Stiamo parlando di una azienda polacca proprietaria dei brand Rondo, NS Bikes, Octane One e Creme.

7anna entra ufficialmente nel mercato italiano grazie alla partnership con Bonin
7anna entra ufficialmente nel mercato italiano grazie alla partnership con Bonin

Un nuovo modello di business

La partnership fra Bonin e 7anna si fonda su un modello di business che vuole cercare di valorizzare al meglio i punti di forza di entrambe le realtà. Grazie a questo nuovo accordo, 7anna entra oggi nel mercato italiano permettendo ai rivenditori Bonin di poter accedere a prodotti estremamente innovativi sotto il punto di vista del design e della progettazione. Caratteristiche che possono garantire la possibilità di competere con i grandi brand già presenti sul mercato.

Maria Mansutti, General Manager di Bonin, ha evidenziato con queste parole le potenzialità che una realtà come Bonin, presente in maniera capillare nel nostro Paese, può offrire a 7anna: «Grazie ai nostri più di 2000 clienti sparsi in tutto il Paese – racconta – siamo certi di poter fornire a questi marchi la visibilità che meritano anche in Italia. Le biciclette di questi 4 brand si distinguono infatti per il loro design innovativo e per la continua ricerca del dettaglio.

«Bici di grande qualità sia dal punto di vista della progettazione che della realizzazione, made in Europe nei vari stabilimenti del gruppo 7anna. Unendo le forze e le risorse di chi conosce le dinamiche ed esigenze del mercato italiano e chi invece ha forte esperienza di prodotto e costruzione, siamo convinti si potrà fare un business di successo!».

Bonin potrà aggiungere alle grandi conoscenze del mercato italiano la forte esperienza di prodotto e costruzione di 7anna
Bonin potrà aggiungere alle grandi conoscenze del mercato italiano la forte esperienza di prodotto e costruzione di 7anna

Nuovi marchi da scoprire

Dei 4 brand che arrivano oggi in Italia grazie a 7anna, Rondo é sicuramente quello con cui Bonin sente di aver maggior affinità. Si tratta di un marchio fortemente orientato al gravel, segmento che sta crescendo anche in Italia. Rondo offre modelli per tutte le esigenze: dalle più spinte verso il corsa a quelle per gli amanti del comfort.

Con 15 anni di esperienza nella produzione di biciclette, l’azienda può contare su un team che comprende i migliori designer industriali e grafici, ingegneri, ciclisti e manager aziendali esperti. Il risultato finale sono modelli alla portata di tutti, ma che si sanno distinguere dalla concorrenza.

NS bikes propone prodotti altamente innovativi. Fin dalla sua nascita ha sbaragliato il mercato con le geometrie rivoluzionarie del suo telaio “streetlegal”, progettato e sviluppato da veri rider pro, e ancora oggi imitato da molti brand concorrenti . Lo slogan di NS bikes è “cambiare, adattarsi sempre”.

A completare il catalogo di 7anna troviamo i brand Octane One, che offre bici con un buon rapporto qualità prezzo per chi si avvicina al mondo del ciclismo, e Creme. Quest’ultimo dedicato alle city bikes dal sapore classico ma con moderne tecnologie e con una cura particolare per le finiture e il dettaglio. Anche questi due marchi saranno presto disponibili presso i rivenditori Bonin.

Maria Mansutti, General Manager Bonin, con i responsabili vendite di 7anna
Maria Mansutti, General Manager Bonin, con i responsabili vendite di 7anna

Debutto in musica

La storia di 7anna è davvero curiosa e merita quindi un breve accenno. A fondare l’azienda polacca è stato Szymon Kobyliński, con alle spalle un passato di grande successo nell’industria musicale negli anni novanta come chitarrista e cantante della famosa band “Blenders”. Kobyliński è stato anche uno dei precursori del downhill in Polonia. Con il tempo si è reso conto che la sua vera vocazione erano le biciclette e il business, non il palcoscenico. Da questa presa di consapevolezza nel 2001 è nata 7anna con il preciso obiettivo di offrire biciclette in grado di incontrare le esigenze e i gusti di una platea di praticanti sempre più eterogenea.

Bonin

Pantani, Martinelli e Veneziano

Pantani e le sue biciclette raccontate da “Venezia”

13.01.2021
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Quando si parla di Pantani, si pensa alle sue imprese, alla sua vita e alla sua capacità di smuovere le folle, ma qui vorremo parlare del suo rapporto con la bicicletta. Per capire come il Pirata si rapportava con le sue specialissime abbiamo parlato con Luigi Veneziano, il suo meccanico dal 1997 al 2000.

Pantani era uno pignolo

Se c’è una cosa in cui i corridori sono diversi è nel rapporto che hanno con la propria bicicletta. Ci sono campioni che potrebbero fare i meccanici e altri che non sanno nemmeno che pedivelle usano. Ma Pantani dove si collocava in merito a questo discorso?
«Lui era molto pignolo, guardava il millimetro in tutto – inizia a raccontarci Luigi Veneziano – quando ha vinto Giro e Tour aveva il sostegno totale di Bianchi che ci aveva fornito solo per lui 12 o 13 biciclette».

Pantani era un corridore che non si accontentava mai: «Cercava sempre qualcosa di nuovo. Dopo la vittoria del Giro ha voluto cambiare le misure della bicicletta. Ha provato con quelle nuove un prototipo che Bianchi aveva preparato per il Tour, ma alla fine è tornato alla soluzione precedente e ha corso il Tour con le misure con cui aveva vinto il Giro d’Italia».

Luigi Veneziano con Marco Pantani
Luigi Veneziano con Marco Pantani
Luigi Veneziano con Marco Pantani e Alessandro Giannelli
A sinistra Lugi Veneziano con Marco Pantani e Alessandro Giannelli a destra

Ricontrollava sempre

La precisione del Pirata nel settare la bicicletta era notevole.
«Mi chiedeva sempre di quanti millimetri avessi abbassato o alzato la sella. Facevo quello che mi diceva lui, però ogni volta andava a controllare di persona. Soprattutto all’inizio quando arrivò alla Mercatone Uno era un po’ diffidente, poi con il tempo ha imparato a fidarsi».

Si vince anche con i 18

Ci sono delle tappe che sono rimaste nella storia del ciclismo fra queste quella in cui rovesciò il Tour de France a suo favore.
«La mattina della tappa con arrivo a Les Deux Alpes pioveva forte – ci racconta Veneziano – lui correva con dei pneumatici da 18 millimetri di colore giallo. La tensione era alta e io non sapevo se Marco volesse cambiare i tubolari e mettere quelli verdi con un’altra mescola e un po’ più larghi. Allora cominciai a salire sul camper con la scusa di prendere il caffè e feci avanti e indietro due o tre volte. Marco se ne accorse e mi disse di lasciare le gomme gialle. Quel giorno fui io ad aiutarlo a infilare la mantellina presa sul Galibier. La sera in albergo mi disse, hai visto “Venezia” (è così che Marco lo chiamava, ndr) che si vince anche con i tubolari da 18?».

La Bianchi di Pantani della doppietta Giro e Tour
La Bianchi della doppietta Giro e Tour
La Bianchi di Pantani della doppietta Giro e Tour
La Bianchi della doppietta Giro e Tour

Pantani e la leggerezza

Ma la nostra domanda è se Marco abbia avuto una bici che preferiva più di altre.
«Non ha avuto una bicicletta preferita. Durante i grandi Giri partiva con una bici e finiva sempre con quella. Fra le tante ci fu una Bianchi che era stata fatta per le Olimpiadi di Sydney. Era in alluminio con delle tubazioni tedesche e pesava solo 900 grammi. La provò al Giro del Lazio e gli piacque molto, così Bianchi ne fece un’altra uguale per le Olimpiadi».

Il suo cruccio era la leggerezza, cercava sempre materiali nuovi che potessero fargli risparmiare peso: «Avevo un paio di cerchi Mavic leggerissimi che gli piacevano molto. Li montammo con dei mozzi Campagnolo e con dei raggi saldati per avere più rigidità. Due giorni prima arrivò anche un attacco manubrio ITM leggerissimo. Montammo tutto per la tappa del Fauniera, quella vinta da Savoldelli. Marco finì la tappa felicissimo, quell’assetto gli era piaciuto moltissimo. Il problema è che aveva distrutto i cerchi nella discesa del Fauniera e io non ne avevo di nuovi».

I materiali nuovi

Tra i tanti che trepidavano per le scelte tecniche di Pantani c’era anche Martinelli: «A inizio anno le aziende mandavano il materiale nuovo e Beppe mi chiamava per sapere se Pantani lo avesse provato e che scelte avesse fatto. Ma a inizio anno Marco non guardava nemmeno il materiale nuovo e quindi non sapevo cosa dire a Martinelli. Poi all’improvviso quando entrava in clima Giro o Tour, allora iniziava a chiedermi delle misure e dei materiali nuovi».

Luigi Veneziano con Luciano Pezzi
Luigi Veneziano con Luciano Pezzi
Luigi Veneziano con Luciano Pezzi
Luigi Veneziano con Luciano Pezzi

La guerra con Jaja

E poi c’era la guerra con Jalabert.
«Andava a vedere le cose degli altri e spesso capitava che Jalabert gli facesse vedere dei materiali super leggeri. Dopo Marco veniva da me e diceva: “Hai visto cosa ha Jalabert?”. Allora io andavo a vedere e dicevo a Jalabert di non fargli vedere quelle cose, perché noi avevamo meno libertà rispetto a loro nel montaggio della bicicletta e non potevamo usare certi componenti».

Come ci ha spiegato Veneziano, la Mercatone Uno aveva numerosi contratti di fornitura e non si poteva… sgarrare altrimenti erano multe salate.

Quali rapporti?

Ma quali rapporti usava abitualmente Pantani? «Lui usava sempre gli stessi – ci dice – solitamente aveva un pacco pignoni 11-23 con una guarnitura con il 39-53. Una volta ha montato il 24 per affrontare il Mortirolo, ma poi non l’ha mai usato perché quella mattina non partì».

E per quanto riguarda la lunghezza delle pedivelle? «Di solito usava le 172,5 ma ogni tanto mi chiedeva di montare le 170. Non c’era una logica, a volte la mattina si svegliava e mi chiedeva di cambiare le pedivelle, magari per una tappa sola e poi tornava alle 172,5».

Marco Pantani
Marco Pantani in azione con la Bianchi al Giro d’Italia
Marco Pantani
Marco Pantani in azione con la Bianchi al Giro d’Italia

Una sensibilità unica

Luigi ci tiene a sottolineare che Marco era molto sensibile alla guida e non potevi nascondergli nulla: «Una volta gli attacchi manubrio erano in alluminio saldati e per questo magari si allungavano di qualche millimetro. Una mattina avevo montato un attacco nuovo e avevo visto che era più lungo di 2-3 millimetri. Marco prese la bici e dopo 300 metri lo vidi tornare indietro. Si era accorto che l’attacco era più lungo e volle rimontare quello vecchio. Non potevi dirgli una cosa per un’altra, perché se ne accorgeva».