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Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
5 min
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Damilano: «Bartoli ha ragione, ma 13 continental sono troppe»

07.03.2022
4 min
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Come ha scritto di recente su Facebook, Beppe Damilano ha avuto il piacere di guidare per due anni Stefano Garzelli fra i dilettanti, ma per chi è dotato di buona memoria, la sua Brunero-Bongioanni è stata per anni la squadra di Marco Bellini, Claudio Ainardi, Giovanni Ellena, Fulvio Frigo, Andrea Paluan e da un certo punto in poi anche di Gianluca Tonetti, tornato dilettante dopo cinque stagioni tra i professionisti. Non esistevano ancora gli under 23, ma bussavano alla porta.

Damilano è il secondo da sinistra, al via della stagione 2022
Damilano è il secondo da sinistra, al via della stagione 2022

La provocazione di Bartoli

Erano gli anni di cui parlava Bartoli qualche giorno fa. Quelli in cui il ragazzino di talento cresceva più in fretta confrontandosi con gente più esperta e solida fisicamente. Quello che mancherebbe oggi in un movimento giovanile che sta alla larga dai confronti… scomodi.

«Michele non ha torto – dice Damilano – battere i vecchi era un bell’insegnamento, anche se in quegli anni i vecchi non insegnavano ai giovani solo belle cose, però è vero che quando arrivò Tonetti, alzò il livello di parecchio. Quando il presidente mi ha fatto leggere l’intervista di Bartoli, ho cercato di ricordare come fosse in quegli anni. C’erano buoni corridori in tutte le squadre, oggi invece sono tutti concentrati nelle continental. E quando vengono nelle corse più piccole ci schiacciano. Un po’ quello che succede al Giro d’Italia, quando le professional non riescono a stare dietro alle WorldTour, tale è la differenza di livello. Sabato eravamo al Memorial Polese e il massimo che siamo riusciti a fare è un sesto posto (con Tommaso Rosa, ndr) e se questo è il massimo cui possiamo ambire, non è una prospettiva che mi piace tanto…».

Estate 2021, foto di gruppo per tutti i ragazzi della Rostese
Estate 2021, foto di gruppo per tutti i ragazzi della Rostese

Paradiso Rostese

Damilano oggi è alla Ciclistica Rostese, realtà storica del ciclismo piemontese: una società con un vivaio che parte dai giovanissimi e arriva agli under 23 con un entusiasmante fiorire di giovani atleti. A suo modo, la sua è una di quelle squadre che si vedrebbe penalizzata dalla presenza massiccia delle continental.

«Tredici continental sono troppe – va avanti il piemontese – perché se la politica è che prendono loro tutti i migliori, cosa fanno le squadre dei dilettanti? Quello che a me onestamente fa paura è che continuando così, facciamo morire un settore giovanile che è sempre stato il nostro fiore all’occhiello. Parliamo di una trentina di squadre che potrebbero chiudere i battenti, lasciando liberi 300 corridori e soprattutto chiudendo la porta in faccia agli juniores che faranno sempre più fatica a trovare uno sbocco fra gli under 23. La Rostese ha tutte le categorie e tutte le discipline. Abbiamo la pista chiusa per fare mountain bike al sicuro. E’ un piacere lavorare così, ma serve una tutela superiore».

Correndo in Francia, la Rostese si è trovata più volte con dei professionisti in gruppo (foto Camille Richard)
Correndo in Francia, la Rostese si è trovata più volte con dei professionisti in gruppo (foto Camille Richard)
Che cosa proponi?

Ne ho già parlato con il presidente Dagnoni. Ho suggerito di ridurre il numero delle continental e soprattutto bisogna stabilire che per diventarlo, si deve avere un numero minimo di punti. E poi, visto che vogliamo uniformarci al resto del mondo, facciamo che lo stipendio minimo per un corridore continental sia di mille euro al mese. Così si vede quanti possono o hanno davvero vantaggio ad andare avanti. E poi bisogna che i dilettanti più forti, non solo quelli delle continental, possano correre con i professionisti.

All’estero questo succede regolarmente.

Esatto. Siamo stati a correre per sei volte in Francia e c’erano dilettanti e professionisti insieme. Che ci pensi la Federazione a portarli, ma bisogna che qualcosa si faccia (in realtà, se si trova scomoda la convivenza con le continental, il confronto con i pro’ potrebbe essere ben peggiore, ndr).

La Rostese corre con bici Guerciotti (foto Nicolas Mabyle/DirectVeo)
La Rostese corre con bici Guerciotti (foto Nicolas Mabyle/DirectVeo)
Perché dici che le squadre piccole rischiano di smettere?

Sento i miei colleghi. Ormai andare a una corsa lontano da casa è un impegno notevole. I chilometri con il gasolio che costa un occhio. Gli hotel, perché ormai nessuno ti ospita più. Risultati neanche a parlarne. Poi magari tiri fuori un bel corridore, arriva la continental e te lo porta via. Se devono esistere, che vadano a correre tra i professionisti.

E se non le invitano?

Non può essere un nostro problema, anche se di fatto lo è. A che cosa serve essere continental, se poi fanno solo le corse dei dilettanti e pagano i corridori anche meno di noi? Ho parlato con Dagnoni: così com’è, il sistema non funziona.

Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020

Gare a rischio, la voce di Damilano

03.12.2020
4 min
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La grana delle gare toscane che minacciano di saltare va avanti e sul tema si fa sentire la voce di Beppe Damilano, tecnico piemontese di lungo corso. Parlando la scorsa settimana con Carnasciali e poi anche con Cazzaniga, era venuto fuori che proprio Damilano si fosse messo alla guida di una cordata di società disposte a pagare 20 euro per corridore purché gli organizzatori facessero la loro parte. Ma siccome conosciamo il mondo dei dilettanti da prima di quelli che oggi pretendono di raccontarlo, una chiamata “piemontese” era la cosa giusta da fare. E in Piemonte per giunta sta nevicando.

Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020
Partenza di Extra Giro, nell’autodromo di Imola
Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020
Partenza di Extra Giro, autodromo di Imola
Caro Beppe, che cosa pensi della situazione in Toscana?

Penso che la Federazione qualcosa abbia sbagliato, ma penso anche (e ride, ndr) che in Toscana ci vorrebbe una Federazione autonoma. Ma in sostanza gli organizzatori si sono chiesti: quest’anno fare la gara nazionale costa poco, ma come si fa gli anni prossimi quando si tornerà al prezzo pieno?

Quindi pensi sia una protesta fondata?

Penso che dopo quello che è successo con Iannelli, non mi metterei certo a fare storie per 150 metri di transenne in più. Penso che la terza auto del cambio ruote possiamo metterla noi società iscritte. Allo stesso modo, non credo che la Federazione farebbe polemiche se non ci fosse l’auto col tettuccio apribile (si tratta di alcuni dei punti evidenziati da Fabrizio Carnasciali, organizzatore di Mercatale, nell’articolo pubblicato la scorsa settimana, ndr).

Quindi confermi che le società vorrebbero in qualche nodo sostenere l’organizzazione?

Non allargherei tanto il discorso. Diciamo che per adesso ci sono 4-5 squadre che stanno cercando di mettere su qualcosa per sopperire eventuali lacune del calendario. In un primo momento, durante una videochiamata, si era proposto effettivamente di pagare 20 euro per corridore. Ma a quel punto Omar Piscina ci ha fatto notare che avremmo dovuto pagare quei soldi anche in futuro e allora ci siamo fermati.

Beppe Damilano
Beppe Damilano con il suo corridore di un tempo Maurizio Gorato
Beppe Damilano
Damilano con Gorato, suo ex corridore
E cosa avete deciso?

Ci siamo chiesti: perché ogni volta che c’è una sola corsa a settimana, non ne organizziamo una noi o ci rivolgiamo a un organizzatore affinché lo faccia per noi? Se ciascuna società tira fuori un piccolo budget, arriviamo in un attimo a 100 mila euro e a quel punto ce ne sarebbe parecchio per organizzare.

Organizzerai ancora delle corse con Gianni Pederzolli in Monferrato, come ad agosto?

L’intento sarebbe quello. Pederzolli, come pure Marco Selleri, è stato in grado di fare due corse a Fubine, una ad Altavilla e due a Casale Monferrato. Ora si vorrebbe crescere, ma nel 2020 i soldi li ha messi lui. Adesso sarebbe il momento almeno di andare in pari con le spese.

Perché non coinvolgere al tavolo tutte le squadre?

Perché si lamentano tutti, meglio metterli davanti a una proposta concreta. Prima che si organizzasse Extra Giro, ci fu un contatto fra me, Selleri e Cassani che aveva avuto la stessa idea. Nonostante quello che dice Cipollini, Davide è una grande risorsa. Ha sentito Bonaccini e dopo due giorni la Regione Emilia Romagna ci ha fatto sapere che avrebbe pagato gli eventi. A quel punto si è fatta una riunione su Zoom con le squadre e me ne hanno dette contro di ogni colore. Non ci crederete, ma tanti spingevano per chiudere la stagione. Si trattava di pagarsi gli alberghi, il minimo che si potesse fare, invece qualche toscano ha cominciato a dire che Selleri e Cassani ricattavano i corridori. In realtà, se non avessero voluto dormire in hotel, potevano benissimo fare avanti e indietro da casa.

Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020, salita
Il gruppo sulla salita del percorso iridato
Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020, salita
Il gruppo nel circuito delle prove in linea
Quando si faranno le vostre gare?

Lo vedremo quando sarà uscito il calendario. Dovrebbe venire fuori il 12-13 dicembre, ma da quello che so ci saranno pochissime gare e pochissime squadre. Ad agosto inserimmo le date venti giorni prima. In più abbiamo proposto di organizzare due corse nello stesso circuito chiuso, in modo da avere l’ambulanza e l’assistenza tecnica già in loco.

Quindi tornando alla Toscana?

La Federazione ha fatto una mossa controproducente, per cui forse era meglio aspettare un anno. Si poteva sicuramente trovare un’altra forma…