Damilano e la Rostese in Spagna: «Solo così si cresce»

07.02.2024
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La presenza della Ciclistica Rostese nelle corse a tappe in Spagna è praticamente una costante. Già nel 2023 i ragazzi, guidati dal diesse Beppe Damilano, erano stati più volte in terra iberica. Lì le corse di più giorni sono tante, tutte diverse e con un livello generale alto. Un bel banco di prova per i giovani del team piemontese che tra deserti e montagne si mettono in mostra, tornando a casa sempre con qualcosa di nuovo in valigia.

Tre giorni e altrettante gare nella Regione di Murcia per i ragazzi di Damilano
Tre giorni e altrettante gare nella Regione di Murcia per i ragazzi di Damilano

Alla ricerca di spazio

Questa volta la Rostese si è presentata al via della Vuelta Ciclista al Guadalentín, nella regione di Murcia. Tre tappe, tanto dislivello e un ritmo serrato. Damilano e i suoi sono tornati lunedì mattina dopo un viaggio intenso di quindici ore. 

«Il motivo dei nostri tanti viaggi in Spagna – racconta Damilano – è che là fanno le corse a tappe, qui in Italia no. Il livello medio è alto, ma non ci sono gli squadroni dei devo team del WorldTour. Quelli arrivano qui e fanno incetta di trofei e vittorie, ma non possiamo far correre tutti sullo stesso livello. Le potenzialità della Rostese sono molto limitate rispetto a quelle del WorldTour. Queste squadre prendono i migliori corridori al mondo, li allenano con i metodi dei professionisti e spesso li fanno correre insieme a loro. E’ normale che quando vengono tra gli under 23 vadano via come moto. Anche le continental fanno fatica a competere con loro, figuriamoci noi».

L’esperienza

La Rostese si è messa in testa di viaggiare, portare i propri ragazzi in giro per l’Europa, in modo tale da accumulare esperienze diverse. Uno degli obiettivi è andare in Portogallo e in Belgio, sempre quest’anno. Per respirare un ciclismo diverso. 

«In Spagna a correre con i miei atleti – dice Damilano – l’ho fatto per 17 anni di fila, anche prima di arrivare alla Rostese. Lì nascono i corridori da corse a tappe, ne hanno davvero tante, una sessantina all’anno. Qui in Italia ce ne sono poche e vengono prese d’assalto dai team internazionali. Ai miei ragazzi voglio insegnare, portarli dove possono imparare qualcosa e mettersi alla prova. Quindi ben vengano esperienze come quella appena fatta a Murcia.

«Un grande grazie – prosegue – va al nostro presidente Massimo Benotto che a volte, pur di far viaggiare i ragazzi, mette i soldi di tasca sua. Alla Rostese viviamo bene il ciclismo, è lui stesso a dirci che prima crei l’uomo, poi l’atleta. Se riesci a fare la prima parte sei già a metà del lavoro. E l’uomo si crea grazie a queste esperienze, dove i ragazzi hanno modo di mettersi alla prova».

I ragazzi della Rostese si sono mossi sempre per primi prendendo in mano la corsa
I ragazzi della Rostese si sono mossi sempre per primi prendendo in mano la corsa

Ciclismo iberico

A sentir parlare Damilano, viene voglia di mettersi in viaggio, intraprendere questa esperienza con i ragazzi e guardare dall’interno un ciclismo tanto diverso. Coglierne le differenze, i pregi e soprattutto imparare

«Nel 2023 – racconta ancora Damilano – siamo partiti con l’idea di provare a fare qualche gara a tappe in Spagna. Abbiamo iniziato con la Vuelta a Zamora e quella di Madrid, eravamo sotto prova, è andata bene e ci hanno invitati alla Vuelta Hispania. Allora quest’anno siamo voluti tornare e abbiamo mandato la richiesta per la Vuelta Ciclista al Guadalentín.

«Il livello generale delle corse è alto, ma non essendoci i team WorldTour ci sono più chance di mettersi in mostra. Ci sono tanti corridori under 23 forti, così come molti elite, che è un po’ la pecca di queste gare. Però l’esperienza passa anche dal correre con atleti di un certo livello, loro vanno forte e impari tanto nello stare accanto a loro. Lo vedo anche nella mia squadra, un atleta elite può insegnare molto ai giovani, Aimonetto ne è un esempio».

Un’altra esperienza in Spagna alle spalle, un modo per crescere e vedere un ciclismo diverso
Un’altra esperienza in Spagna alle spalle, un modo per crescere e vedere un ciclismo diverso

La corsa

Tre tappe, tutte combattute. I ragazzi della Rostese si sono messi all’opera, hanno combattuto, ci hanno provato e si sono fatti vedere. Provare a vincere è il miglior modo per imparare a farlo. I due volti in corsa sono stati Aimonetto e il giovane danese Lonsdale, classe 2003. 

«Loro due sono stati i nostri uomini di classifica – dice il diesse – nella prima tappa ci ha provato Aimonetto ma è stato ripreso sulla linea del traguardo. Nella seconda tappa, complici la sospensione a causa delle troppe cadute, abbiamo fatto più fatica a fare la differenza. Le strade erano molto tortuose e i miei ragazzi sull’ultima discesa hanno perso le ruote dei primi.

«Nella terza ed ultima tappa – conclude Damilano – abbiamo provato a ribaltare la classifica. Aimonetto è entrato nella fuga di giornata e avevamo l’occasione di prendere la testa della generale. Una volta che il gruppo ha chiuso lui ha provato ad allungare più volte ma è stato invano. Alla fine si è dovuto arrendere ed è arrivato ventesimo sul traguardo, con Lonsdale settimo. Siamo contenti di quanto fatto, soprattutto perché come previsto ci siamo messi alla prova e abbiamo provato a fare noi la corsa. Una cosa che aiuta i ragazzi a crescere. Andare all’estero a correre funziona e continueremo a farlo, e a tenervi aggiornati sulle nostre avventure».

La Rostese in Spagna alla Vuelta Hispania: com’è andata?

01.10.2023
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La Ciclistica Rostese è tornata da pochissimi giorni dalla trasferta in Spagna, dove ha corso la Vuelta Hispania. In Italia c’è il Giro Next Gen, in Francia il Tour de l’Avenir ed ora anche in terra iberica c’è una corsa a tappe dedicata agli under 23. La Vuelta Hispania è al suo secondo anno di vita, è giovane come gara, ma molto apprezzata e in grande crescita. I ragazzi della Rostese sono finiti a correrla grazie alla lungimiranza dei propri tecnici (foto apertura El Peloton).

«In Spagna, ad agosto, avevamo già corso la Vuelta a Zamora e la Vuelta a la Comunidad de Madrid – racconta Beppe Damilano, diesse del team – ed erano state esperienze molto belle. Proprio durante una di queste corse è nato l’invito per la Vuelta Hispania, così abbiamo colto l’occasione al volo. E’ una corsa a tappe meno famosa di quelle presenti in altri Paesi ma non si scherza».

«L’organizzazione ci ha trovato gli hotel mentre noi ci siamo arrangiati per il viaggio. I ragazzi in aereo e noi del team con i mezzi. 1.600 chilometri in macchina sono davvero tanti, fortuna che in Spagna e Francia il traffico autostradale non è come da noi. Anche se hanno una passione per le foto (dice ridendo in riferimento agli autovelox, ndr) speriamo che non ce ne abbiano fatte».

Corse a tappe

In Spagna di corse a tappe ce ne sono tantissime, il conto è davvero elevato, e se questo si paragona con quello delle gare a tappe italiane diventa tutto più estremizzato. 

«Da questo punto di vista – dice Damilano – sono davvero tanto organizzati, in Spagna ci sono tre o quattro gare a tappe ogni mese. E le squadre che partecipano sono spesse volte diverse. A Zamora, per esempio, c’erano tanti team continental con corridori elite. Mentre a Madrid la gara era dedicata agli under 23, così come alla Vuelta Hispania».

Alla Vuelta Hispania – riprende – i partecipanti non erano tantissimi: 109, considerando che due squadre, una inglese e una americana, non sono partite. Il numero di corridori sarebbe stato 120, il giusto a loro modo di vedere. Si tratta di una corsa privata, nel 2024 probabilmente entrerà a far parte dell’organizzazione anche la Federazione spagnola. Frequentare queste corse fa bene alla nostra squadra, considerato che ho conosciuto un esponente della Vuelta Portogallo U23 e abbiamo parlato di un invito per il prossimo anno».

Cinque tappe e tanto vento

La Vuelta Hispania conta cinque tappe, di cui una è una cronometro a squadre. Un numero ridotto di prove rispetto a Giro Next Gen o Avenir, ma anche da queste parti la strada si fa rispettare. 

«L’unica tappa piatta – racconta Damilano – doveva essere l’ultima e invece sono venuti fuori 1.500 metri di dislivello con un vento fortissimo in ogni tratto. Doveva essere la frazione più corta, con soli 109 chilometri, ed è uscita comunque durissima. In Spagna poi hanno questa passione per le salite, sono ovunque e molte non le segnalano nemmeno nell’altimetria, ma si sentono. Durante la prova della crono a squadre vedevo che i miei ragazzi facevano 40 di media in un rettilineo e ho pensato: “Se andiamo così prendiamo tanti minuti”. Invece una volta fatta la riunione mi hanno spiegato che la strada tirava all’insù ed il vento era costantemente frontale. Infatti poi una volta in corsa siamo arrivati quinti».

Tanti arrivi in cima a brevi strappi, nessuna volata di gruppo (foto esCuellar)
Tanti arrivi in cima a brevi strappi, nessuna volata di gruppo (foto esCuellar)

Poca pianura

La Vuelta Hispania ha attraversato la penisola iberica partendo da Andorra e spostandosi verso il centro. Poi ha virato verso nord in direzione di Santander, per terminare nella parte centrale: tra Valladolid e Madrid. 

«Le tappe erano davvero impegnative – spiega ancora – nella terza frazione c’erano in 120 chilometri tre salite. Una breve di 5 chilometri, nemmeno segnata sull’altimetria, poi una seconda da 12 chilometri e dopo una breve discesa la scalata finale fino a Alto Campoo a quota 2000 metri: 19 chilometri. In generale anche nella zona centrale del Paese di pianura non ne abbiamo vista molta. Sono tutti continui sali e scendi che tolgono il fiato, con arrivi in cima a strappi o brevi salite».

Aimonetto è stato il migliore dei suoi con un quarto posto come miglior piazzamento di tappa (foto Inma Conesa)
Aimonetto è stato il migliore dei suoi con un quarto posto come miglior piazzamento di tappa (foto Inma Conesa)

Buon livello

I nomi delle squadre non sono quelli che circolano nelle principali corse internazionali, ma il livello è alto. Proporzionato soprattutto al fatto che la Rostese ha molti ragazzi giovani, alcuni addirittura di primo anno.

«Si correva in sei atleti per squadra, uno in più rispetto al Giro Next Gen – racconta Damilano – non ci sono molte squadre internazionali, ma il livello in Spagna è alto. Di stranieri eravamo: la Uno-X Development, un team portoghese, uno francese e noi. Per i nostri ragazzi è stata una gran bella esperienza e si sono divertiti molto, imparando qualcosa. Non sarà stato il livello più alto che si poteva incontrare, ma per una squadra under 23 come la nostra è importante fare esperienze e fare in modo che i ragazzi crescano.

«Mi piacerebbe tornare qui a farli correre e allenare – conclude Damilano – ho visto i prezzi e fare la preparazione invernale in Spagna non è proibitivo. Poi a febbraio da quelle parti c’è una corsa a tappe di cinque giorni che si può sfruttare come rifinitura. Insomma, il materiale per divertirsi c’è eccome».

Il temporale su Manerba e il disonore dello Stelvio

15.06.2023
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MANERBA DEL GARDA – La tappa successiva alla giornata dello Stelvio viene vinta da Lukas Nerurkar, atleta della Trinity Cycling. Corridore britannico nato e cresciuto, per i suoi primi sette anni di vita in Etiopia. Suo padre, Richard, è arrivato quinto alle Olimpiadi di Atlanta 1996, nella maratona. Il diciannovenne si è imposto in una volata a due con Brennsaeter della Equipe Continental Groupama FDJ

La fuga ha avuto margine complice la pioggia che ha reso difficile la discesa finale. Lo ha confermato anche la maglia rosa Staune-Mittet, dicendo che oggi era più facile perdere il Giro che vincerlo. Zero rischi e margine ai due attaccanti di giornata che ringraziano e si giocano la tappa. 

Nubi sul Giro

La pioggia è anche metaforica, anzi si potrebbe dire che sul Giro Next Gen “fioccano” squalifiche. Dopo l’arrivo in cima al Passo dello Stelvio si temevano degli strascichi sulle gambe dei corridori. La leggendaria salita non ha però influito come si sarebbe potuto immaginare. Sul Giro Next Gen si è scatenato un temporale che ha portato nel corso di una notte alla squalifica di 31 atleti

Il motivo è la violazione dell’articolo 2.12.007-4.6: “Un corridore attaccato al proprio veicolo, o quello di un’altra squadra viene squalificato ed escluso dalla corsa. L’ammenda è di 100 franchi svizzeri e 25 punti dalle classifiche UCI. L’esclusione è prevista anche per il veicolo, senza possibilità di sostituzione, ed il direttore sportivo viene sanzionato con 100 franchi svizzeri di ammenda”. 

Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese
Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese

Lo sconforto di Damilano

La Ciclistica Rostese è una delle squadre che si è ritrovata con il maggior numero di corridori squalificati: tre, come loro anche la Beltrami TSA Tre Colli. Il diesse dei piemontesi alla partenza aveva l’aria affranta.

«Io posso solo essere critico nei confronti dei miei ragazzi – ci dice seduto nel retro dell’ammiraglia – di quello che fanno gli altri non me ne frega nulla. Hanno provato a giustificarsi dicendo che lo facevano tutti, ma a me non interessa. In 46 anni che faccio il direttore sportivo non ho mai preso una multa. E’ successo perché il diesse che c’era sulla seconda ammiraglia si è fatto abbindolare. Mi avesse fatto un colpo di telefono mi sarei rifiutato di fare una cosa del genere».

«Ci sono dodici giudici – continua Damilano – se avessero messo due moto in più in fondo alla corsa non sarebbe successo. In tempi passati c’erano tre o quattro giudici che facevano su e giù, si facevano vedere e risultavano da deterrente. I filmati girati in rete fanno paura, io non ho mai visto una cosa del genere. Ora prenderemo dei provvedimenti nei confronti dei nostri ragazzi, diamo l’anima per cercare gli sponsor e due ragazzini rovinano l’immagine della squadra». 

La Sissio paga caro

Il ciclismo è cambiato, si vede nel professionismo e lo si nota anche tra i giovani. Una volta questo era il Giro d’Italia Dilettanti, poi è passato ad essere Under 23. Ora si parla di Next Gen “Prossima Generazione”. Nel ciclismo d’altri tempi queste cose erano all’ordine del giorno, ma nell’era dei social come occhio vigile sul mondo tutto ciò perde senso. L’immagine che è uscita dalla giornata dello Stelvio non è quella che invoglia a guardare e seguire il ciclismo. 

«Si è sempre fatto – parla Toffoli, diesse del G.S. Sissio Team – fin dal ciclismo eroico. La seconda macchina cerca sempre di salvare il salvabile, ma va bene. Erano d’accordo con me. A mezz’ora di distacco si cerca di aiutare i ragazzi, già ne stiamo perdendo tanti, se in più gli facciamo passare la voglia di correre. Portiamo all’arrivo e diamogli la soddisfazione di aver finito, anche zoppicando il Giro».

La domanda potrebbe essere quale sia l’onore di finire qualcosa che non si è meritato di portare a termine. Nello sport ci sono delle regole e, per quanto dure siano, servono per dare una forma allo sport che amiamo. 

Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)
Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)

Le versioni di Di Leo e Coppolillo

Nel comunicato stampa mandato da RCS Sport, come ogni mattina, dopo la partenza della tappa, erano stati aggiunti 7 nomi ai 24 qualificati nella serata di ieri. Tra i nomi di spicco risultano quello di Persico della Colpack-Ballan, mentre la Technipes #InEmiliaRomagna perde quattro corridori: Collinelli, Masoni, Montefiori e Umbri. 

«Abbiamo sbagliato – dice Coppolillo dall’ammiraglia mentre era in corsa – sono addolorato ed affranto. Lo sport è fatto di fatica e sacrifici, ho visto delle cose che vanno oltre, feriscono. Non sono abituato e non dobbiamo esserlo, a fine Giro penseremo a come affrontare al meglio questa cosa con i ragazzi».

Anche Rossella Di Leo, responsabile del team Colpack-Ballan, è in macchina che segue lo svolgimento della quinta tappa. «Persico è stato mandato a casa questa mattina, dopo che è stato presentato un video da un diesse di un altro team. Si è attaccato all’ammiraglia per 200 o 300 metri, ma per il resto si è fatto la salita da solo».

Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto
Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto

La parola alla Direzione Gara

Il via vai di membri dello staff sul Passo dello Stelvio è stato poi giustificato nel corso della serata con la squalifica degli atleti per traino. 

«A fine tappa – spiega Raffaele Babini, direttore di corsa di lungo corso qui presente al Giro Next Gen – eravamo ancora in una fase di indagine. Quando si interviene bisogna farlo con una serie di elementi certi ed inappuntabili. Ci sono due aspetti: il primo è quello del collegio dei commissari che ha l’obbligo ed il dovere, sportivo e umano, di applicare le norme regolamentari. Cosa fatta una volta che siamo venuti in possesso degli elementi necessari e certi. Arrivati in primis con una visione sul campo, ovvero i giudici che hanno riscontrato determinate infrazioni. I social da questo punto di vista rappresentano un grande occhio di falco che ha aiutato nelle indagini».

«L’UCI – conclude – quando ci sono delle dirette, che poi possono diventare delle differite, ha le immagini. Il presidente riceve in prima battuta gli elementi di infrazione, che poi sono stati approfonditi nel post tappa. Dobbiamo garantire a tutti degli elementi di equità, per il rispetto verso i corridori e l’organizzazione».

Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Damilano: «Bartoli ha ragione, ma 13 continental sono troppe»

07.03.2022
4 min
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Come ha scritto di recente su Facebook, Beppe Damilano ha avuto il piacere di guidare per due anni Stefano Garzelli fra i dilettanti, ma per chi è dotato di buona memoria, la sua Brunero-Bongioanni è stata per anni la squadra di Marco Bellini, Claudio Ainardi, Giovanni Ellena, Fulvio Frigo, Andrea Paluan e da un certo punto in poi anche di Gianluca Tonetti, tornato dilettante dopo cinque stagioni tra i professionisti. Non esistevano ancora gli under 23, ma bussavano alla porta.

Damilano è il secondo da sinistra, al via della stagione 2022
Damilano è il secondo da sinistra, al via della stagione 2022

La provocazione di Bartoli

Erano gli anni di cui parlava Bartoli qualche giorno fa. Quelli in cui il ragazzino di talento cresceva più in fretta confrontandosi con gente più esperta e solida fisicamente. Quello che mancherebbe oggi in un movimento giovanile che sta alla larga dai confronti… scomodi.

«Michele non ha torto – dice Damilano – battere i vecchi era un bell’insegnamento, anche se in quegli anni i vecchi non insegnavano ai giovani solo belle cose, però è vero che quando arrivò Tonetti, alzò il livello di parecchio. Quando il presidente mi ha fatto leggere l’intervista di Bartoli, ho cercato di ricordare come fosse in quegli anni. C’erano buoni corridori in tutte le squadre, oggi invece sono tutti concentrati nelle continental. E quando vengono nelle corse più piccole ci schiacciano. Un po’ quello che succede al Giro d’Italia, quando le professional non riescono a stare dietro alle WorldTour, tale è la differenza di livello. Sabato eravamo al Memorial Polese e il massimo che siamo riusciti a fare è un sesto posto (con Tommaso Rosa, ndr) e se questo è il massimo cui possiamo ambire, non è una prospettiva che mi piace tanto…».

Estate 2021, foto di gruppo per tutti i ragazzi della Rostese
Estate 2021, foto di gruppo per tutti i ragazzi della Rostese

Paradiso Rostese

Damilano oggi è alla Ciclistica Rostese, realtà storica del ciclismo piemontese: una società con un vivaio che parte dai giovanissimi e arriva agli under 23 con un entusiasmante fiorire di giovani atleti. A suo modo, la sua è una di quelle squadre che si vedrebbe penalizzata dalla presenza massiccia delle continental.

«Tredici continental sono troppe – va avanti il piemontese – perché se la politica è che prendono loro tutti i migliori, cosa fanno le squadre dei dilettanti? Quello che a me onestamente fa paura è che continuando così, facciamo morire un settore giovanile che è sempre stato il nostro fiore all’occhiello. Parliamo di una trentina di squadre che potrebbero chiudere i battenti, lasciando liberi 300 corridori e soprattutto chiudendo la porta in faccia agli juniores che faranno sempre più fatica a trovare uno sbocco fra gli under 23. La Rostese ha tutte le categorie e tutte le discipline. Abbiamo la pista chiusa per fare mountain bike al sicuro. E’ un piacere lavorare così, ma serve una tutela superiore».

Correndo in Francia, la Rostese si è trovata più volte con dei professionisti in gruppo (foto Camille Richard)
Correndo in Francia, la Rostese si è trovata più volte con dei professionisti in gruppo (foto Camille Richard)
Che cosa proponi?

Ne ho già parlato con il presidente Dagnoni. Ho suggerito di ridurre il numero delle continental e soprattutto bisogna stabilire che per diventarlo, si deve avere un numero minimo di punti. E poi, visto che vogliamo uniformarci al resto del mondo, facciamo che lo stipendio minimo per un corridore continental sia di mille euro al mese. Così si vede quanti possono o hanno davvero vantaggio ad andare avanti. E poi bisogna che i dilettanti più forti, non solo quelli delle continental, possano correre con i professionisti.

All’estero questo succede regolarmente.

Esatto. Siamo stati a correre per sei volte in Francia e c’erano dilettanti e professionisti insieme. Che ci pensi la Federazione a portarli, ma bisogna che qualcosa si faccia (in realtà, se si trova scomoda la convivenza con le continental, il confronto con i pro’ potrebbe essere ben peggiore, ndr).

La Rostese corre con bici Guerciotti (foto Nicolas Mabyle/DirectVeo)
La Rostese corre con bici Guerciotti (foto Nicolas Mabyle/DirectVeo)
Perché dici che le squadre piccole rischiano di smettere?

Sento i miei colleghi. Ormai andare a una corsa lontano da casa è un impegno notevole. I chilometri con il gasolio che costa un occhio. Gli hotel, perché ormai nessuno ti ospita più. Risultati neanche a parlarne. Poi magari tiri fuori un bel corridore, arriva la continental e te lo porta via. Se devono esistere, che vadano a correre tra i professionisti.

E se non le invitano?

Non può essere un nostro problema, anche se di fatto lo è. A che cosa serve essere continental, se poi fanno solo le corse dei dilettanti e pagano i corridori anche meno di noi? Ho parlato con Dagnoni: così com’è, il sistema non funziona.

Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020

Gare a rischio, la voce di Damilano

03.12.2020
4 min
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La grana delle gare toscane che minacciano di saltare va avanti e sul tema si fa sentire la voce di Beppe Damilano, tecnico piemontese di lungo corso. Parlando la scorsa settimana con Carnasciali e poi anche con Cazzaniga, era venuto fuori che proprio Damilano si fosse messo alla guida di una cordata di società disposte a pagare 20 euro per corridore purché gli organizzatori facessero la loro parte. Ma siccome conosciamo il mondo dei dilettanti da prima di quelli che oggi pretendono di raccontarlo, una chiamata “piemontese” era la cosa giusta da fare. E in Piemonte per giunta sta nevicando.

Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020
Partenza di Extra Giro, nell’autodromo di Imola
Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020
Partenza di Extra Giro, autodromo di Imola
Caro Beppe, che cosa pensi della situazione in Toscana?

Penso che la Federazione qualcosa abbia sbagliato, ma penso anche (e ride, ndr) che in Toscana ci vorrebbe una Federazione autonoma. Ma in sostanza gli organizzatori si sono chiesti: quest’anno fare la gara nazionale costa poco, ma come si fa gli anni prossimi quando si tornerà al prezzo pieno?

Quindi pensi sia una protesta fondata?

Penso che dopo quello che è successo con Iannelli, non mi metterei certo a fare storie per 150 metri di transenne in più. Penso che la terza auto del cambio ruote possiamo metterla noi società iscritte. Allo stesso modo, non credo che la Federazione farebbe polemiche se non ci fosse l’auto col tettuccio apribile (si tratta di alcuni dei punti evidenziati da Fabrizio Carnasciali, organizzatore di Mercatale, nell’articolo pubblicato la scorsa settimana, ndr).

Quindi confermi che le società vorrebbero in qualche nodo sostenere l’organizzazione?

Non allargherei tanto il discorso. Diciamo che per adesso ci sono 4-5 squadre che stanno cercando di mettere su qualcosa per sopperire eventuali lacune del calendario. In un primo momento, durante una videochiamata, si era proposto effettivamente di pagare 20 euro per corridore. Ma a quel punto Omar Piscina ci ha fatto notare che avremmo dovuto pagare quei soldi anche in futuro e allora ci siamo fermati.

Beppe Damilano
Beppe Damilano con il suo corridore di un tempo Maurizio Gorato
Beppe Damilano
Damilano con Gorato, suo ex corridore
E cosa avete deciso?

Ci siamo chiesti: perché ogni volta che c’è una sola corsa a settimana, non ne organizziamo una noi o ci rivolgiamo a un organizzatore affinché lo faccia per noi? Se ciascuna società tira fuori un piccolo budget, arriviamo in un attimo a 100 mila euro e a quel punto ce ne sarebbe parecchio per organizzare.

Organizzerai ancora delle corse con Gianni Pederzolli in Monferrato, come ad agosto?

L’intento sarebbe quello. Pederzolli, come pure Marco Selleri, è stato in grado di fare due corse a Fubine, una ad Altavilla e due a Casale Monferrato. Ora si vorrebbe crescere, ma nel 2020 i soldi li ha messi lui. Adesso sarebbe il momento almeno di andare in pari con le spese.

Perché non coinvolgere al tavolo tutte le squadre?

Perché si lamentano tutti, meglio metterli davanti a una proposta concreta. Prima che si organizzasse Extra Giro, ci fu un contatto fra me, Selleri e Cassani che aveva avuto la stessa idea. Nonostante quello che dice Cipollini, Davide è una grande risorsa. Ha sentito Bonaccini e dopo due giorni la Regione Emilia Romagna ci ha fatto sapere che avrebbe pagato gli eventi. A quel punto si è fatta una riunione su Zoom con le squadre e me ne hanno dette contro di ogni colore. Non ci crederete, ma tanti spingevano per chiudere la stagione. Si trattava di pagarsi gli alberghi, il minimo che si potesse fare, invece qualche toscano ha cominciato a dire che Selleri e Cassani ricattavano i corridori. In realtà, se non avessero voluto dormire in hotel, potevano benissimo fare avanti e indietro da casa.

Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020, salita
Il gruppo sulla salita del percorso iridato
Partenza Extra Giro, autodromo di Imola 2020, salita
Il gruppo nel circuito delle prove in linea
Quando si faranno le vostre gare?

Lo vedremo quando sarà uscito il calendario. Dovrebbe venire fuori il 12-13 dicembre, ma da quello che so ci saranno pochissime gare e pochissime squadre. Ad agosto inserimmo le date venti giorni prima. In più abbiamo proposto di organizzare due corse nello stesso circuito chiuso, in modo da avere l’ambulanza e l’assistenza tecnica già in loco.

Quindi tornando alla Toscana?

La Federazione ha fatto una mossa controproducente, per cui forse era meglio aspettare un anno. Si poteva sicuramente trovare un’altra forma…