In fuga ieri. Mozzato e Boaro, l’Italia che resiste…

04.04.2022
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Un po’ d’Italia c’è stata in questo Giro delle Fiandre. E c’è stata per merito di Luca Mozzato e Manuele Boaro. Entrambi sono entrati nella fuga di giornata. Entrambi hanno vissuto da protagonisti quella che da molti è ritenuta la corsa più calorosa del mondo, quella più sentita a bordo strada.

Partiamo da Mozzato. Bravissimo, alla fine non solo è stato protagonista in testa alla corsa per 200 e passa chilometri, ma è stato anche il primo degli italiani, venticinquesimo.

Luca Mozzato (classe 1998) è alla terza stagione nella B&B Hotels – Ktm
Luca Mozzato (classe 1998) è alla terza stagione nella B&B Hotels – Ktm

Caccia a Taco

«Centrare la fuga – racconta il corridore della B&B Hotels – Ktm – era l’obiettivo di giornata. Dovevo essere davanti e vedere come come si metteva. Siamo stati abbastanza fortunati perché la fuga era ben composta. Eravamo in tanti, c’era gente abbastanza forte e non ero il solo italiano.

«L’uomo più quotato di tutto il gruppo per la fuga era Taco Van der Hoorn. Ma ho pensato: magari c’è un po’ troppa gente che lo punta, proviamo a fare qualcosa di diverso. E infatti quando è partita la fuga, Taco inizialmente non c’era. E’ rientrato in un secondo momento. Farmi trovare già davanti credo sia stata una mossa giusta. In corse del genere stare in testa ti evita anche lo stress delle posizioni e non si spreca troppo».

«E questo non sprecare credo sia stata la chiave della giornata: girando più regolari sono arrivato a 60-70 chilometri dall’arrivo relativamente fresco e al posto giusto. Quando i grandi ci hanno ripreso sul Kwaremont hanno dovuto fare uno sforzo veramente incredibile. Loro lo hanno fatto a tutta da sotto a sopra.

«Noi, invece, facendoci prendere a metà, siamo riusciti a salvarci e in parte a seguirli. Certo, da quel momento in poi le energie erano al lumicino. Se escludiamo i corridori che sono riusciti a fare la differenza, tutti gli altri sono andati un po’ alla sopravvivenza e così sono riuscito a rimanere attaccato al mio gruppetto».

Mozzato, passista veloce, è stato il migliore italiano: 25° a 1’07” da VdP (foto B6B Hotels – Ktm)
Mozzato, passista veloce, è stato il migliore italiano: 25° a 1’07” da VdP (foto B6B Hotels – Ktm)

L’abbraccio del Belgio

Mozzato, veneziano, ci racconta con entusiasmo la sua Ronde. Ai piedi del verde bus della sua squadra non sembra neanche così stanco. Alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne aveva detto che voleva imparare a stare davanti: è stato di parola. E aveva anche aggiunto che nel 2022 vuole vincere.

«E’ un po’ che lo dico – sorride Mozzato – L’obiettivo è la vittoria, però al momento sono solo parole, perché devo ancora riuscirci. Ogni tanto faccio delle belle prestazioni, come oggi (ieri, ndr).

«Personalmente penso che sia stata una delle mie giornate più belle sulla bici in assoluto, perché il Fiandre è una corsa storica. E con tutto il pubblico che c’era sulle strade… È stato veramente speciale: dal primo chilometro ogni paesino, ogni curva, ogni salitella era veramente piena di gente. Senti proprio il calore del pubblico. E’ una giornata davvero importante per il Belgio».

Boaro è un vero uomo squadra. Probabilmente lo vedremo al Giro
Boaro è un vero uomo squadra. Probabilmente lo vedremo al Giro

Boaro: una sicurezza

E il calore della Ronde non è sfuggito neanche a Manuele Boaro. Lui rispetto a Mozzato è un veterano. E’ uno di quei corridori sui quali puoi mettere la mano sul fuoco. Se gli dai un compito, stai tranquillo che Boaro c’è.

«Questa mattina abbiamo parlato: volevamo la fuga. L’ho cercata e sono riuscito a prenderla. Difficile che la fuga arrivi, le corse si vincono alla fine, ma almeno hai un’altra visione della gara».

Quest’anno tra l’altro non è la prima volta che Manuele va in fuga per l’Astana Qazaqstan (decimata da malanni e cadute), che ci mette una pezza. Alla vigilia Stefano Zanini, diesse dei turchesi, ci aveva detto che la sua squadra senza un leader da primi posti avrebbe attaccato.

«E’ parte del mio ruolo. Come nel calcio il difensore cerca di proteggere la sua squadra, qui difendo io. Se il team mi dice andare in fuga lo faccio. Se devo lavorare, lavoro. Per me l’importante è che la squadra sia contenta di quello che viene fatto».

Boaro, anche lui ai piedi del bus che non è distante da quello di Mozzato, appare stanco. I riccioli spuntano fuori dal cappellino di lana. Parla con semplicità il veneto, come se prendere la fuga al Fiandre fosse cosa scontata. E lo stesso rimanerci, quando non è così. Il caso dello svizzero Tom Bohli della Cofidis è emblematico. Dal chilometro 195 ad ogni strappo scivolava in un gruppo più dietro. In pratica è naufragato. 

«E’ vero, non è facile – commenta Boaro – ma sono partito convinto. Ho fatto io il primo scatto e non siamo andati. Però sono rimasto lì. Ho corso davanti e ho atteso di capire come andassero le cose. E comunque un pizzico di fortuna ci vuole sempre».

Boaro in testa. Il veneto (classe 1987) è stato tra i promotori della fuga
Boaro in testa. Il veneto (classe 1987) è stato tra i promotori della fuga

Fuga silenziosa

Manuele ci racconta poi del clima che si respirava nella fuga. Spesso si parla, si regola il ritmo sull’andatura del gruppo, si gestiscono le energie.


«Troppo spazio non ce lo hanno lasciato. Devo dire che abbiamo parlato poco, anche con Mozzato. Eravamo tutti molto concentrati. Abbiamo cercato di andare regolari perché comunque la gara era lunga e bisognava cercare di spendere il meno possibile. Purtroppo per noi la corsa si è accesa molto presto e siamo stati un po’ sorpresi dall’avvicinarsi dei big già sul secondo Kwaremont e per questo non siamo riusciti ad andare un po’ più in là».

«Dopo due settimane in Belgio – conclude Boaro – le gambe erano quelle che erano. Però che bello: con tutta quella gente, era da pelle d’oca. Penso che questa corsa per il Belgio sia come un Super Bowl per gli americani, non è solo una gara. Sono contento di essere stato in fuga, perché poche volte mi emoziono così. E sono veramente contento di aver visto un pubblico così. Un pubblico che il ciclismo merita».

Sul pavè ha ballato (bene) anche Luca Mozzato…

07.10.2021
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Con l’impresa di Sonny Colbrelli e la super azione di Gianni Moscon è passata in sordina la bella Roubaix di Luca Mozzato. Il giovane corridore della B&B Hotels è arrivato ventesimo, a ridosso del drappello di Van Aert e a lungo è stato in fuga. All’arrivo dietro al suo volto infangato, stremato, ha detto: «La Roubaix? Ancora meglio di quel che pensavo!».

Luca ha 23 anni, è pro’ dalla scorsa stagione e in Italia è meno conosciuto proprio per la scelta di “emigrare” in una squadra straniera: la B&B Hotels è francese, bretone per la precisione. Lo raggiungiamo quando ha appena finito i massaggi. E sì perché dopo la classica delle pietre il vicentino ha già corso alla Binche-Chimay-Binche e oggi gli è toccata la Paris-Bourges.

Mozzato (in seconda ruota) ha colto la grande fuga del mattino. Ma poi ha tenuto bene per tutta la gara (foto Instagram)
Mozzato (in seconda ruota) ha colto la grande fuga del mattino. Ma poi ha tenuto bene per tutta la gara (foto Instagram)
Luca, un gran bel debutto alla Roubaix: te l’aspettavi?

Così bene no. Ci pensavo la mattina prima del via: se mi avessero dato il classico foglio con su scritto che sarei arrivato nei primi venti lo avrei firmato. Ho superato di gran lunga le mie aspettative. Il mio obiettivo era fare una bella corsa, stare nel vivo il più possibile, ma non di farlo così tanto avanti.

In altri anni avresti avuto più riflettori su di te, ma la vittoria di Sonny ti ha messo in secondo piano…

Sonny ha fatto un qualcosa di monumentale. Soprattutto perché anche per lui era la prima esperienza e nelle corse del Nord conta tantissimo, ci sono sempre molte incognite. 

“Ancora meglio di quel che pensavo” a cosa ti riferivi quando hai detto questa frase: alla tua prestazione o alla corsa?

Entrambe credo, ma più alla mia prestazione. Per me già passare l’Arenberg con il gruppo non dico che sarebbe stata una vittoria ma di sicuro un obiettivo raggiunto. Ammetto di essere stato anche fortunato ad aver colto la fuga giusta e questo mi ha fatto risparmiare tante energie quando si entrava nei tratti in pavè, c’era meno nervosismo, si andava più regolari. E infatti quando poi mi sono ritrovato col gruppo di Van Aert quei 40 chilometri non dico che me li sia goduti, ma ci stavo bene. Poi dopo Mons en Pevele quando Van Aert ha aperto il gas di brutto… le mie gambe “hanno parlato” e sono rimasto dietro.

Mozzato Danilith 2021
Mozzato ha un ottimo spunto veloce. Da inizio stagione ha colto diversi piazzamenti nei primi cinque
Mozzato Danilith 2021
Mozzato ha un ottimo spunto veloce. Da inizio stagione ha colto diversi piazzamenti nei primi cinque
Questo tuo buon risultato cambia qualcosa, pensando al tuo ruolo nella squadra, alla tua convinzione?

Una singola prestazione non cambia il corridore che sono, anche se fossi arrivato più avanti. Io sono sempre quello: Mozzato, un corridore veloce, che si difende in salita e che per ora alla sua portata ha le corse di secondo e terzo livello. Non sono chiaramente al livello di Alaphilippe, Sagan, Van Aert… per dire la tipologia dei miei avversari. Però devo dire che in squadra sono stati molto contenti. Per un team francese avere un qualcuno che è davanti alla Roubaix è importante. C’erano i nostri sponsor, il team manager…

Ah questo è sicuro, loro ci stanno molto attenti a queste cose…

Sì, ripeto li ho visto molto contenti. Forse anche perché non se lo aspettavano. La settimana prima a Denain, dove si fanno alcuni tratti della Roubaix, avevo sofferto tantissimo il pavé. Probabilmente anche io avevo sbagliato la pressione delle gomme, troppo dure e vedermi così efficiente è stata una sorpresa.

Gomme troppo dure a Denain…

Avevo l’ansia di averle troppo sgonfie perché okay il pavé, ma su 200 chilometri di gara 170 erano su asfalto, invece rimbalzavo troppo e così il giorno della Roubaix le ho gonfiate a 3,8 bar sia davanti che dietro, molto basse per me che sono 68 chili.

Insomma ti piace questo pavé, ci si può lavorare…

Guardate, io ho scelto una squadra straniera di queste zone proprio per avere più possibilità di fare queste classiche, non solo quelle più grandi ma anche le tante altre gare di seconda fascia che ci sono quassù. Corse in cui tenere la posizione è fondamentale, molto nervose, in cui l’esperienza può fare la differenza e che siano più adatte alle mie caratteristiche di uomo veloce. Io prima di arrivare alla B&B il pavè lo avevo visto solo correndo la Roubaix e la Gand in nazionale juniores e se non lo conosci o hai una gamba supersonica o soffri.

Mozzato (23 anni) sarà alla B&B anche la prossima stagione (foto Instagram)
Mozzato (23 anni) sarà alla B&B anche la prossima stagione (foto Instagram)
Alla fine questa per te è la prima vera stagione da pro’, l’anno scorso col Covid non hai fatto molto…

Stavamo parlando di questa cosa proprio con i diesse qualche giorno fa: quest’anno ho fatto più corse e vado meglio. Nella stagione passata ho fatto solo 31 giorni di gara, pochini per un pro’ e infatti anche quando ero in allenamento non ho sentito quel cambio di passo che ti danno certe gare. Invece quest’anno questo salto l’ho sentito. Non dico che mi sia cambiato il motore ma noto una certa differenza.

Quindi per i prossimi anni possiamo contare anche su di te! Ci si può lavorare sul pavè…

Eh sì! Ma già quest’anno ci abbiamo lavorato parecchio. Abbiamo fatto diversi sopralluoghi, provato i materiali, ma di certo sarà uno degli obiettivi del prossimo anno. Ma non è facile perché qui c’è il trabocchetto dietro ad ogni curva.

La Roubaix quindi è la tua classica preferita?

Decisamente! Non ho corso le altre e non so se sia anche la più adatta, ma a pelle è quella che mi piace di più.

Nicola Bagioli

La giostra di Nicola Bagioli riparte dalla Francia

30.11.2020
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Nicola Bagioli è uno di quei valtellinesi che non lo fermi neanche a cannonate. Soprattutto dopo i periodi in cui le cose non vanno bene. A metà del 2019 era stato investito da un’auto e in seguito a quell’incidente aveva avuto problemi seri alla schiena. Problemi che per un po’ gli avevano anche fatto pensare di dover smettere. E invece adesso eccolo qua. Pronto a ripartire da zero.

Bagioli lo farà dalla Francia, presso la B&B Hotel, di Pierre Rolland. Una tipica squadra francese, in cui la corsa all’attacco, nel vento, nelle fughe, in collina… è nel Dna. Una squadra ideale per ripartire, in cui giovani e coraggiosi possono dire la loro, visto che non ci sono capitani “ingombranti”.

Nicola, da quanto ci hai scritto su WhatsApp hai già ripreso ad allenarti…

Sì, qualche uscita in bici. Non l’avevo toccata per quattro settimane. Dopo la Paris-Camembert, ho fatto due settimane di stacco totale, poi un paio di settimane di passeggiate e parecchie arrampicate.

Nicola Bagioli
Nicola Bagioli (25 anni) in arrampicata
Nicola Bagioli
Nicola Bagioli (25 anni) in arrampicata
Beh sei in una terra di arrampicatori. Dalle tue parti nascono i “sassisti” (arrampicatori in libera)…

Beh quelli sono in Val di Mello, che non è vicinissima. Io vado in Val Malenco, ma adesso che comincia a fare fresco vado più in basso verso Lecco. Ci vado con alcuni amici e la mia ragazza, Arianna.

Il tuo 2020…

Un anno strano e non troppo positivo. Avevo fatto solo una corsa prima del lockdown e venivo da una stagione non positiva dopo l’incidente. Avevo lesionato delle vertebre, poi a forza di girare medici ho trovato chi mi ha risolto il problema. Però ho delle protusioni. 

Devi fare una ginnastica particolare?

Sì, stretching e soprattutto addominali. Da quasi un anno però così facendo non ho più problemi.

E quindi, tornando al tuo 2020?

Dopo il Laigueglia c’è stato il lockdown e non sono mai riuscito a trovare la condizione. Ho corso molto poco. Sono andato bene al Trittico (ha fatto 7° arrivando nel drappello con Van Avermaet e Nibali, ndr), ma poi nulla più.

Perché non hai trovato la forma?

Perché mi è mancata una corsa a tappe. Ho corso qua e là senza un calendario definito. L’unica che ho fatto, la Tirreno-Adriatico, mi sono ammalato dopo due tappe. Così qualche giorno dopo l’ultima gara ho davvero staccato. Niente bici per un mese.

Che sensazioni hai provato a risalirci dopo tanto tempo?

Belle perché mi sentivo motivato e fresco. Brutte per quel che riguarda la posizione: sembrava fossero cambiate le misure e dopo due ore sembrava ne avessi fatte sei!

Adesso si profila un’avventura nuova alla B&B Hotel. Come è andata la trattativa con il team francese?

Tramite il mio manager, Manuel Quinziato, abbiamo cercato altre soluzioni dopo l’Androni-Giocattoli e si è profilata questa. L’idea di andare all’estero mi piace: mentalità nuova, si esce dall’Italia, posso stare a contatto con chi ragiona in modo diverso. Certo, dovrò imparare la lingua. Il francese non lo conosco e infatti mi iscriverò presto ad un corso.

Nicola Bagioli
Nicola era ripartito dalla Strade Bianche. Prima, solo un giorno di corsa: il Laigueglia
Nicola Bagioli
Nicola era ripartito dalla Strade Bianche. Prima, solo un giorno di corsa: il Laigueglia
Beh tuo fratello Andrea qualche dritta te l’avrà data…

Ma la Deceuninck-Quick Step più che straniera è internazionale. E’ talmente grande. Però sono tranquillo. Per ora non  conosco nessuno, ma mi sono sembrati tutti molto disponibili. Ho parlato un po’ di più con Luca Mozzato, che è l’altro ed unico italiano del team. A metà dicembre faremo un mini ritiro in Francia e già sono stato nella sede di Nantes per prendere le misure. 

E che bici avrete?

Le Ktm con gruppo Shimano. Arriverà credo in settimana la nuova bici.

Pertanto l’obiettivo del prossimo anno è?

Tornare a fare una bella stagione, a correre con regolarità e magari a vincere anche qualche corsa. Quello sarebbe il massimo.

Esci sempre con tuo fratello in allenamento?

Adesso lui è ancora fermo, visto che ha finito tardi. Dipende dai programmi che abbiamo, se riusciamo a farli combaciare cerchiamo di uscire insieme. Qui in Valtellina siamo un bel gruppetto. Io e mio fratello, Gioele Bertolini, Simone Petilli, Francesco Gavazzi e Matteo Badilatti, anche se lui è svizzero, ma sta a Poschiavo.

A tavola chi è il più pignolo?

Uguali, più o meno.

Okay, ma ci sarà uno un po’ più goloso…

Io! Mi piacciono il cioccolato, il gelato e in generale i dolci.

E fuori dalla bici, condividete molto tu e tuo fratello, non so passioni, sport…

Io quando stacco, stacco… mi piace arrampicare sciare, lui invece è più focalizzato sulla bici.