E’ arrivato il momento che Marco Frigo aspettava da quando nel 2019 divenne campione italiano al primo anno negli U23 a Corsanico, in Toscana. Aveva da poco compiuto 19 anni, la maglia della Zalf sembrava il miglior viatico per un rapido transito verso il professionismo. Solo che alla fine dell’anno, il vicentino di Bassano del Grappa decise di seguire le orme di Alberto Dainese, che l’anno prima aveva lasciato la squadra di Castelfranco passando alla Seg Academy Racing in Olanda.
«Voglio imparare il più possibile – disse – e mi aspetto di crescere in un ambiente professionale e ben organizzato come quello della SEG. Andare all’estero è un grande passo, ma sono stato in contatto con Alberto Dainese ed Edoardo Affini e mi hanno davvero incoraggiato a compierlo. Quando ci siamo sentiti, mi sono convinto subito delle loro idee e dei programmi. Sono sicuro di aver fatto la scelta giusta».
Dopo i due anni nella squadra dei procuratori olandesi, per Frigo si sono aperte le porte della Israel Cycling Academy Continental e da quest’anno è arrivato il professionismo vero e proprio con la Israel-Premier Tech.
Frigo è stato tricolore U23 nel 2019: ha corso con Zalf, Seg Academy Racing e IsraelFrigo è stato tricolore U23 nel 2019: ha corso con Zalf, Seg Academy Racing e Israel
Che effetto fa?
Sicuramente prima di tutto è una grande emozione. Finalmente è arrivato il debutto nel professionismo, anche se ho avuto un modo di provare gli scorsi anni, però. Vedremo di fare una bella gara, ci sono tante belle tappe per Nizzolo. Vedremo come sarà l’insidia del vento con queste strade molto aperte, però saremo pronti a tutto.
L’inverno è stato diverso per qualità e quantità di lavoro?
Sicuramente un po’ più di volume è stato fatto rispetto all’anno scorso anno. Però sono contento perché è andato tutto tranquillamente. Ho fatto due ritiri in Spagna, quindi è stato un bell’impegno che ci ha permesso di avere tranquillità e continuità.
La Israel Premier Tech nel 2023 correrà il Giro e il Tour: un calendario da top teamLa Israel Premier Tech nel 2023 correrà il Giro e il Tour: un calendario da top team
Farete Giro e Tour, comunque un’attività importante.
Forse all’inizio ci sono stati dei dubbi per il discorso della licenza. Magari qualche corsa abbiamo dovuto beccarla con la wild card, ma va bene lo stesso. Quindi il calendario, almeno anche solo per me che sono neoprofessionista, non cambia molto. La squadra è forte, abbiamo avuto degli innesti all’ultimo momento, però si sono già integrati bene e secondo me riusciremo a fare un bell’anno e a riscattare il 2022.
Tu hai tanto da riscattare, in effetti…
Sì, lo scorso anno sono stato molto sfortunato. Mi sono fratturato a dicembre, mi sono fratturato a giugno e anche ad agosto, quindi non è stata una grande stagione. Per questo a livello personale penso di dover fare una grande annata. Cercherò di aiutare la squadra prima di tutto e di trovare la mia dimensione nel professionismo. Per vedere dove devo migliorare, cosa posso migliorare. Partire con il piede giusto è importante.
Alla Vuelta a San Juan, la punta della squadra israeliana è Giacomo Nizzolo, qui con Alan MarangoniAlla Vuelta a San Juan, la punta della squadra israeliana è Giacomo Nizzolo, qui con Alan Marangoni
Qual è stato il più grande rammarico della scorsa stagione?
Penso che l’Avenir sia stato lo smacco più grande. L’Avenir e il Giro d’Italia. Perché comunque sono passato attraverso un Val d’Aosta e lì, con una preparazione precaria, la gamba rispondeva bene. Per cui veder sfumare tutto per uno stupido incidente ha bruciato parecchio. Ecco perché sento di essere molto motivato…
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«Chi arriva qui trova l’essenza del turismo italiano in tutte le sue forme. Arte, cultura, enogastronomia e sport». A parlare è il General Manager di Alla Corte Bike Hotel, Roberto Astuni. Poche semplici parole che racchiudono la passione e la volontà di una struttura situata in un nido del ciclismo, Bassano del Grappa, che dal 2011 a oggi ospita cicloturisti da tutto il mondo. Proprio così, perché qui il turismo in sella è una cosa seria. Non bastano una bike room e qualche attrezzo per rendere un hotel adatto alle bici. Alla Corte applica una filosofia rivolta allo sport e al benessere che lavora in sinergia con il territorio, facendolo scoprire in ogni sua sfumatura.
Al centro Roberto Astuni titolare della strutturaAlla Corte Bike Hotel si trova a Bassano del GrappaAl centro Roberto Astuni titolare della strutturaAlla Corte Bike Hotel
Dalla base
Per poter apprezzare un territorio la scelta della struttura è determinante sotto ogni punto di vista. Se lo si vuole fare in sella alla propria bici tutto ciò diventa ancora più importante. Alla Corte affina e migliora i propri servizi ad hoc per le due ruote da oltre dieci anni.
«Abbiamo iniziato nel 2011- dice Astuni – nel mondo bike. Prima di iniziare abbiamo studiato veramente a fondo il mercato che in quegli anni stava nascendo e che comunque vedeva la crescita di questo movimento. La visione di chi voleva approcciarsi a questo mondo inizialmente era per motivazioni di sostenibilità e per risparmiare benzina, niente di più sbagliato. Nel 2012 siamo stati tra i primi a fare dei pacchetti per le vacanze in bici. Noi con le nostre guide tutti i giorni accompagnavamo a fare questi viaggi in bici e fin da subito ci siamo distinti per questo.
«Il nostro mercato – dice – è il mondo. Abbiamo iniziato a disegnare esperienze complete. In virtù di tante fiere e workshop alle quali abbiamo partecipato e cominciato a lavorare con qualche tour operator ai quali vendiamo il pacchetto completo. Per relazioni e conoscenze di ciò che ci sta intorno abbiamo avviato questo nostro movimento che oggi vanta più di dieci anni nel settore».
Il ponte iconico di Bassano del Grappa meta di turismoBike room video sorvegliata e i servizi di manutenzioneIl ponte iconico di Bassano del Grappa meta di turismoBike room video sorvegliata e i servizi di manutenzione
Esperienza su misura
Perché un’esperienza diventi indimenticabile, l’unicità di essa è spesso uno degli elementi che ci porta a tornare. Non il solo perché anche i luoghi sono l’altra motrice di questo mondo. La bici è in grado di accomunarli, partendo dalla tranquillità di trovarsi in un Bike Hotel al poter scorrazzare in sella sulle salite del Giro d’Italia.
«I territori del Brenta – spiega Astuni – sono circa venti e hanno questa particolarità che sono gli sport outdoor. Nell’arco di qualche chilometro abbiamo il ciclismo in tutte le sue discipline e forme. Strada, gravel, Mtb fino al downhill che arriva qui dietro la nostra struttura. Poi abbiamo rafting, trekking, parapendio e gite a cavallo. Perché viene scelta questa destinazione? Chi ama fare attività fisica trova il suo contesto perfetto. Il tutto abbinato a all’enogastronomia di cui la nostra zona ma tutto il paese in generale gode.
«Qust’anno – dice – abbiamo avuto un anno record da quando esistiamo. Proprio grazie al cicloturismo. Per fare un esempio un gruppo di 60 turisti americani sono stati ospiti qui da noi due settimane. Quello che ha fatto scegliere il nostro hotel è stata l’organizzazione. Io sono il primo che spingo il mio ristorante Sant’Eusebio, ma non voglio che cenino solo da me. Per questo ho organizzato cene in ristoranti gourmet oppure in osterie tipiche.
«L’ultima sera ho organizzato la cena di gala nella sala degli affreschi di Villa Godi Malinverni, prima villa del Palladio. Poi tra un giro in bici l’altro, c’è stata la visita al museo della grappa e tante altre attività su misura per questi ospiti d’oltre oceano. Così come loro anche ospiti canadesi, finlandesi, ungheresi, tedeschi e austriaci».
Il mondiale gravel si è disputato nel territorio del BrentaLe strade ciclabili si susseguono e sono state teatro dei mondiali gravelIl mondiale gravel si è disputato nel territorio del BrentaLe strade ciclabili si susseguono e sono state teatro dei mondiali gravel
Unione d’intenti
I territori del Brenta sono un angolo d’Italia a misura di bici. Salite iconiche come quella del Monte Grappa e contesti unici come quelli affrontati nel primo mondiale gravel della storia, svoltosi a ottobre tra Vicenza e Cittadella.
«Sentire qualcuno – dice Astuni – che fa le vacanze a Bassano del Grappa per più di qualche giorno è difficile. Con i pacchetti rivolti alle due ruote che facciamo noi si portano i soggiorni da una a due o anche tre settimane. La chiave sta nel portare avanti il discorso di marchio d’area. A mio avviso bisogna creare un’identità comune che spinge in un’unica direzione. Poi all’interno di tutto ciò ognuno si differenzia per servizi come rafting, equitazione eccetera. Con a contorno enogastronomia e arte.
«Ad oggi nella mia zona – conclude il titolare – siamo l’unico Bike Hotel, damaggio a settembre siamo quasi sempre al completo. Purtroppo capita di rifiutare alcuni gruppi. Mi trovo a volte in difficoltà a consigliare a qualche collega. Attenzione: collega, non concorrente. I concorrenti sono quelli del lago di Levico, di Treviso e altri, mete distanti da noi. Manca un po’ di visione. Si tratta di fare un’esperienza a misura dei propri ospiti. Bisogna adattarla al ciclista o gruppi di ciclisti che ci si trova davanti. Quest’anno tra luglio, agosto e settembre abbiamo fatto il miglior trimestre che risaliva al 2016. Oggi l’unica incognita è quella del costo della vita e delle bollette».
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Quando il ciclismo è storia e passione non si può non pensare a Campagnolo. Un’azienda con oltre ottant’anni di tradizione alle spalle, conosciuta oggi in tutto il mondo per qualità e continua innovazione. Generazioni che si sono susseguite, e continuano tutt’oggi a scambiarsi il testimone, che oggi guidano una tra le aziende leader del ciclismo gravel e su strada.
Durante il weekend veneto firmato da Pippo Pozzato, abbiamo avuto modo di avvicinarci all’azienda che per l’occasione vestiva i panni di uno dei main sponsor dell’evento Ride the Dreamland. Assieme a Nicola Baggio, responsabile marketing e commerciale per l’azienda vicentina, siamo andati a fondo su novità, dettagli tecnici e obiettivi futuri.
Colbrelli contro Cancellara, alla gran fondo VENEtoGo anche ospiti ilustriLa gran fondo si è svolta il sabato alla vigilia della Veneto Classic (foto Pocispix)Ciclismo e turismo, sapori e paesaggi: questo uno degli obiettivi di Ride the Dreamland (foto Pocispix)Colbrelli contro Cancellara, alla gran fondo VENEtoGo anche ospiti ilustriLa gran fondo si è svolta il sabato alla vigilia della Veneto Classic (foto Pocispix)Ciclismo e turismo, sapori e paesaggi: questo uno degli obiettivi di Ride the Dreamland (foto Pocispix)
Nicola, cosa significa essere sponsor di Ride the Dreamland?
Per noi ha molti significati. E’ anzitutto promozione del territorio, obiettivo centrale anche per Campagnolo, perché qui sono nati grandi brand, ma anche per il turismo che arriva grazie al ciclismo. Ride the Dreamland ci permette inoltre di portare i nostri clienti all’interno dell’azienda: c’è quindi un grande contenitore-evento e Campagnolo è al centro.
Palando di cifre e di mercato, qual è l’andamento del settore gravel in Italia, rispetto magari a mercati esteri?
Il gravel è uno dei segmenti più in crescita. E’ difficile stabilire se rispetto all’estero qui in Italia vada meglio o peggio, ma ciò che possiamo dire con assoluta certezza è che c’è stato un forte incremento nel settore gravel e siamo convinti che crescerà ancora. Noi abbiamo avuto una forte spinta in questo senso grazie al nostro gruppo a 13 velocità, l’unico e il più leggero al mondo: l’Ekar, supportato da Levante, la prima ruota gravel firmata Campagnolo. Performance, qualità e resistenza sono alla base di questi prodotti, nonché parte del nostro DNA ed è grazie a questi valori che definiamo la nostra posizione nel settore gravel nel mondo. A maggio sono finiti per noi due anni fiscali, e comparandoli con il periodo precedente possiamo dire che abbiamo avuto un incremento pari al 170% e oggi il gravel rappresenta il 20% dell’intero fatturato dell’azienda.
Accanto al gruppo Ekar a 13 velocità, per il gravel c’è anche la ruota Levante (foto Campagnolo)Accanto al gruppo Ekar a 13 velocità, per il gravel c’è anche la ruota Levante (foto Campagnolo)
Guardando invece alla produzione generale, come sono riprese le vendite dopo lo stop causato dal Covid?
Sicuramente dopo il Covid abbiamo registrato anche noi un grande boom nelle vendite. Il segmento cycling ha infatti avuto subito un incremento di domanda a fronte di una filiera distributiva (negozi e distributori stessi) che avevano uno scarico di magazzino. Questo ha avuto un forte impatto in termini di richieste portando a incrementi in tutte le aziende nel settore. Ora il tema centrale è allineare la domanda, che è cresciuta nel tempo e lascerà al ciclismo un numero più ampio di consumatori finali. Questo effetto, che definiamo “effetto frusta della filiera distributiva e produttiva” creerà dei momenti di “sovra-stock” che verranno poi assorbiti nell’arco di un medio periodo, speriamo breve. Quello che è certo è che si ripartirà da un mercato con più consumatori. Il business che ruota attorno al ciclismo è un business sano: i consumatori vogliono continuare su questo sport migliorando e innovando i mezzi di cui dispongono, cambiando per esempio la componentistica.
Il mondiale gravel è stato un’ottima vetrina per i prodotti del marchio vicentino (foto Campagnolo)Meccanico o elettronico? Nel gravel a Vicenza si spinge sul meccanico (foto Campagnolo)Il mondiale gravel è stato un’ottima vetrina per i prodotti del marchio vicentino (foto Campagnolo)Meccanico o elettronico? Nel gravel a Vicenza si spinge sul meccanico (foto Campagnolo)
Pensando al gruppo Ekar e ad eventi come il mondiale e la Serenissima Gravel, questa per voi è un’ottima vetrina…
Assolutamente. In questo momento inoltre c’è un acceso dibattito sui gruppi elettronici e quelli meccanici ed è evidente che ci sia una tendenza a promuovere di più i primi. Siamo però consapevoli, così come ci viene riportato da esperti del settore, che i gruppi meccanici nel gravel hanno dei vantaggi. Abbiamo quindi voluto sfruttare il mondiale gravel per mostrare e spiegare attraverso i nostri atleti quanto l’Ekar meccanico sia performante.
Parlando di ciclismo professionistico invece quali sono le squadre che sponsorizzerete il prossimo anno, nella stagione 2023?
Nel 2023 Campagnolo sponsorizzerà direttamente soltanto la Ag2R Citroen (foto Campagnolo)Nel 2023 Campagnolo sponsorizzerà direttamente soltanto la Ag2R Citroen (foto Campagnolo)
Fornendo i vostri prodotti a squadre professionistiche, riceverete sicuramente dei feedback sia dagli atleti stessi che dai meccanici. Cosa vi dicono?
Generalmente abbiamo una collaborazione che prevede, in fase di test del prodotto, una prova dell’articolo anche da parte dell’atleta, al quale poi segue un feedback. A questo si affianca poi il parere dei beta-test. Oltre al giudizio dell’atleta consideriamo infatti anche quello del cliente, solitamente del produttore e quello del consumer, che arriva generalmente dai negozi, molto vicini ai clienti finali. Sono tanti quindi i feedback che riceviamo e sono molto diversi tra loro. La valutazione dell’atleta è quella più puntigliosa, perché stressa in maniera molto forte il prodotto e sa fornire un feedback con cognizione di causa. Dai meccanici poi abbiamo delle recensioni più pratiche, sulle pratiche di montaggio e smontaggio, di funzionalità e qualità, non solo di performance.
Nicola Baggio è Chief Sales & Marketing Officer di CampagnoloNicola Baggio è Chief Sales & Marketing Officer di Campagnolo
Che cosa significa personalmente essere il responsabile marketing e commerciale di una brand storico come quello di Campagnolo?
E’ sicuramente una bella sfida, sia personale che professionale, che ho abbracciato circa un anno e mezzo fa. Questo mi porta da una parte ad avere la consapevolezza di rappresentare uno dei brand più iconici del ciclismo. Dall’altra invece, parlando con i clienti, mi rendo conto dell’affetto, della passione e dell’entusiasmo che c’è nei confronti del brand, che va sempre alimentato in termini di innovazioni e contenuti. Per me tutto questo è molto stimolante, perché mi fa capire che l’area di miglioramento e di crescita da parte dell’azienda sotto il profilo comunicativo e di posizionamento del brand, si basa sulla strategia che impieghiamo e impiegheremo. E’ stimolante appunto la connessione tra quello che il brand rappresenta nel ciclismo e quella che è la ricettività della platea.
Pogacar ha vinto il Tour del 2021 su Colnago montata CampagnoloEcco invece la Prototipo dello sloveno, 6,8 chilogrammi, per il Tour 2022Pogacar ha vinto il Tour del 2021 su Colnago montata CampagnoloEcco invece la Prototipo dello sloveno, 6,8 chilogrammi, per il Tour 2022
Recentemente, per concludere, sappiamo che la UAE Team Emirates di Tadej Pogacar è passata a Shimano.
Come azienda abbiamo deciso di non commentare quanto successo.
Campagnolo non è solo una marchio storico, ma anche parte della visione del ciclismo, prima italiano, poi mondiale. La ruota alata dev’essere più che un rimando all’azienda, l’orgoglio dell’italianità del brand stesso.
La vittoria alla penultima tappa di Pogacar al Tour de France ha costretto gli uomini di Deda Elementi a partire alla volta di Parigi con alcuni manubri dal colore speciale
Campagnolo svela le Bora Ultra WTO, le preferite del campione sloveno Tadej Pogacar, innovative e tecnologiche offrono miglioramenti notevoli in termini di scorrevolezza
Gli manca solo di mangiarsi le unghie. Assistere Ivan Basso mentre segue i suoi ragazzi dal bus della squadra è un’esperienza intensa. Il coinvolgimento dell’ex maglia rosa, ora team manager della Eolo-Kometa, è contagioso.
Ivan si alza, si risiede. Sul monitor indica i suoi ragazzi: dove sono e dove dovrebbero essere. Cosa può fare quel corridore e cosa può fare un altro. E ancora, cosa gli sta dicendo Zanatta, il diesse in ammiraglia, per radio. La cosa bella è che una manciata di secondi dopo le sue frasi, le maglie della Eolo-Kometa si vanno a posizionare esattamente dove aveva detto lui.
E’ uno spaccato del ciclismo moderno, del ciclismo vissuto da dentro. Per la cronaca la corsa in questione è la Veneto Classic.
Per Basso, Gavazzi è un pro’ esemplare. Guardando la tv diceva come Francesco stesse sempre nelle posizioni buonePer Basso, Gavazzi è un pro’ esemplare. Guardando la tv diceva come Francesco stesse sempre nelle posizioni buone
Già nel 2023
Con Basso si è parlato a tutto tondo del team, dei suoi ragazzi, del movimento italiano, dell’impegno di Eolo e diLuca Spada, vero appassionato in prima persona. Giusto oggi a Jesolo, termina il ritiro della squadra celeste. E’ il primo del 2023 se vogliamo. A raccolta i 14 atleti confermati più i sei (forse sette) in arrivo. Programmi, colloqui, il punto con lo staff, test…
«E poi – dice Basso – ci sarà il rompete le righe. Una ventina di giorni di riposo assoluto. Ci serviva. E’ stata una stagione lunga. Siamo partiti bene, poi nel mezzo, soprattutto al Giro d’Italia, è mancato qualcosa. E di nuovo abbiamo finito bene.
«Al Giro dopo un buon inizio ho visto diverse cose che non mi sono piaciute, atteggiamenti sbagliati. Ma forse ho sbagliato anche io. Continuavo a chiedere ai ragazzi cose che non avevano nelle loro gambe. Per esempio un giorno in fuga c’era Fortunato, ma non c’era nessun altro a dargli manforte. Mi sono arrabbiato, ma a mente fredda capisco che non era facile».
Zanatta appena sceso dall’ammiraglia alla Veneto Classic con Luca SpadaZanatta appena sceso dall’ammiraglia alla Veneto Classic con Spada
Da Lonardi a Piganzoli
La Eolo-Kometa era partita alla grande: prima corsa, prima vittoria. La firma era stata di Lonardi, il quale però si è un po’ perso a partire dalla primavera. «Da “Lona” ci aspettiamo molto. E’ un ragazzo che ha buone gambe e un grande potenziale. Sarà con noi anche per il prossimo anno».
E poi c’è il capitolo Albanese al quale Ivan tiene tantissimo. Quante volte gli ha tirato le orecchie. «Alba può vincere molto di più. Si è disabituato a vincere. In estate è tornato al successo e spesso è stato davanti».
Ma Basso non è tipo da crogiolarsi sul passato. Lui guarda avanti. Ha un pragmatismo che non ci si aspetta da un team manager così giovane. Ricorda quando per due anni, per imparare, si mise al seguito della Trek-Segafredo, ricoprendo tutti i ruoli, viaggiando nei pulmini coi massaggiatori… ufficialmente era assistente di Guercilena. Una sorta di “master fai da te”. Non sta fermo. Tira dritto per la sua strada. Gli sponsor li ha trovati lui. Ha una voglia matta di crescere.
«La cosa più bella – ribadisce Ivan – è stata quella di essere riusciti a tenere Piganzoli e Tercero. Portare in prima squadra i frutti del nostro vivaio. E posso assicurarvi che non è stata cosa da poco. Su ognuno di loro c’erano almeno dieci squadre WorldTour. Non volevo che andasse come è successo con Mas, Oldani, Carlos Rodriguez e Juan Pedro Lopez.
«Nel giorni scorsi con Piga ho parlato. E’ un talento. Il futuro è tutto nelle sue mani. Campione italiano a crono, nei primi dieci al Giro baby, nei primi cinque all’Avenir. Gli ho detto: “Da adesso in poi per i prossimi 15 anni qualsiasi cosa fai, la devi fare in funzione della bici”».
La Eolo-Kometa in fila. La squadra italo spagnola quest’anno ha portato a casa tre vittorieLa Eolo-Kometa in fila. La squadra italo spagnola quest’anno ha portato a casa tre vittorie
Squadre italiane…
E questo discorso di Piganzoli e Tercero si lega anche ad un altro tema toccato con Basso, i giovani italiani e la presenza di una squadra WorldTour nel Belpaese. La sua analisi è profonda e a tutto tondo.
«Un po’ mi viene da ridere – prosegue Basso – ogni anno in questo periodo viene fuori il discorso della mancanza delle squadre e dei giovani italiani. A primavera quello della sicurezza. Non credo che i giovani non ci siano, credo che vanno trovati e aiutati ad emergere. Ma non solo nel ciclismo. Un articolo del Corriere della Sera diceva come in Slovenia le ore di educazione fisica a scuola sono molte di più che da noi. E soprattutto sono di qualità. I ragazzi provano molti sport. Poi tra i 13-15 anni scelgono quelli in cui vanno meglio o li appassionano di più. Da noi sono ancora lì a girare le braccia.
«Manca una squadra WorldTour, okay… ma invece di parlare e criticare venite a venire come si lavora in un team, cosa serve, quali difficoltà ci sono. Per iniziare servono 80 milioni di euro garantiti per quattro anni, 20 a stagione… per fare una squadra discreta. Non è una cosa facile.
«Quando c’è una fuga, ti capita di vedere un atleta di una squadra come la nostra che con il suo stipendio base dell’Uci percepisce una paga anche 400 volte inferiore ad un campione di una WorldTour… Bisogna fare queste valutazioni prima di parlare. In certe situazioni sappiamo che al massimo possiamo puntare ad un piazzamento. Era dal 2018 che un corridore di una professional non vinceva una tappa al Giro. Ci è riuscito lo scorso anno Fortunato».
Ivan Basso con Luca Spada. I due hanno raccontato che il loro “ufficio” migliore è la bici. E’ lì che nascono le migliori ideeIvan Basso (a sinistra) con Luca Spada. I due hanno raccontato che il loro “ufficio” migliore è la bici. E’ lì che nascono le migliori idee
Effetto Spada
Voglia di fare, di crescere, ma di non fare il passo più lungo della gamba. Entusiasmo e pragmatismo. Luca Spada, il presidente di Eolo, è una spinta ulteriore per il team. Lui è un imprenditore. Le sue sfide le vince con lavoro e determinazione, ma soprattutto con la capacità… Capacità di vederci lungo anche nei momenti più tosti.
«Le cose – racconta Basso – nel 2020 non andavano bene con l’avvento del Covid. L’allora Kometa aveva all’epoca un accordo con Eolo per l’anno successivo. Un giorno andai da Luca e gli dissi: “Luca servirebbe un’impegno maggiore del previsto”. Lui mi guarda e mi fa: “Quanto maggiore?”. “Dieci volte tanto”. Mi guarda, fa una pausa: “Okay, partiamo”».
Spada, al nostro fianco, al racconto di questo ricordo, sorride con soddisfazione. I progetti da portare avanti non mancano. Il prossimo è quello di Dinamo, il brand d’integratori naturali di altissima qualità che sta lanciando e di altre attività esclusive legate al ciclismo. Chissà, magari un giorno la squadra si chiamerà così…
Qualche minuto con Contador dopo il traguardo di Aprica. Il suo lavoro con Eurosport e i suoi pensieri da corridore. Certi campioni non si spengono mai
L’ultimo atto dei tre in programma, l’ultimo della stagione 2022. E’ la giornata della Veneto Classic, arrivata alla sua seconda edizione, che chiude ufficialmente il calendario italiano di quest’anno. Tanti i professionisti che hanno preso il via, da Matteo Trentin, fresco di vittoria al Giro del Veneto, a Miguel Angel Lopez, in corsa anche nella gravel di venerdì scorso, fino a Davide Rebellin, all’ultima corsa in carriera.
Sul percorso non poteva mancare il Muro di Ca’ del Poggio, salita ormai iconica della zonaLa Veneto Classic si è svolta fra le colline del Prosecco: 190 chiometri da Treviso a BassanoSul percorso non poteva mancare il Muro di Ca’ del Poggio, salita ormai iconica della zonaLa Veneto Classic si è svolta fra le colline del Prosecco: 190 chiometri da Treviso a Bassano
Quasi 3.000 metri di dislivello
190 i chilometri della classica veneta, da Treviso a Bassano del Grappa (sede della gran fondo VeneToGo di sabato) per un totale di 2.900 metri di dislivello. Una giornata tra le terre del Prosecco con tante salite storiche: dopo un primo tratto pianeggiante, arriva subito il muro di Ca’ del Poggio, con i suoi 1.150 metri al 12,3% di pendenza media. Si entra poi nel primo circuito con la salita della Rosina (2,1 chilometri al 6,5%), affrontata dal gruppo tre volte. Nel secondo circuito lo spettacolo è sulla Tisa, lo strappo di 330 metri al 15,2%, con il fondo in pietra simile al pavé. Ultime asperità di giornata la salita di Diesel Farm, su strada bianca, e lo strappo di Contrà Soarda.
Formolo ha chiuso il suo 2022 con una prestazione da luogotenente. Il secondo posto brucia o appaga?Formolo ha chiuso il suo 2022 con una prestazione da luogotenente. Il secondo posto brucia o appaga?
Argento Formolo
Una giornata guidata dagli uomini UAE Team Emirates che hanno corso in testa al gruppo, rincorrendo i fuggitivi di giornata, usciti sul muro di Ca’ del Poggio, poi ripresi. Trentin ci prova, ma con un eccellente lavoro di squadra, ad avere la meglio è lo svizzero Marc Hirschi, che scatta in discesa e fa il vuoto. Arriva contento, quasi non ci crede, ed è visibilmente emozionato. Ad abbracciarlo il suo compagno Davide Formolo, che conclude la stagione con un secondo posto.
«E’ stata una corsa molto dura – ci dice Roccia – ma abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra conquistando la prima, la seconda e la quinta posizione con Trentin. Finalmente è finita la stagione, ora un po’ di riposo. Le ultime salite erano proprio toste, lo sterrato è stato decisivo a mio avviso, ma c‘è poco da fare, siamo stati i più forti».
Sulla Tisa, forcing del UAE Team Emirates, con Hirschi, Formolo e TrentinPoi Trentin ha tentato l’assolo, ma ben rintuzzato. La squadra però era in controlloSulla Tisa, forcing del UAE Team Emirates, con Hirschi, Formolo e TrentinPoi Trentin ha tentato l’assolo, ma ben rintuzzato. La squadra però era in controllo
Firma svizzera
Una grande unione di squadra quella della UAE Team Emirates come ha sottolineato, raggiante, il vincitore stesso, che il 14 settembre aveva vinto il Giro della Toscana..
«Sono molto soddisfatto – dice – del lavoro che abbiamo fatto come team. Eravamo sempre davanti, nonostante la corsa fosse veramente molto dura, specialmente nel settore in strada bianca. Alla fine quando ho saputo che dietro di me c’era Formolo da solo, ho capito che uno di noi avrebbe vinto, ed ero già molto contento. Quando poi sono arrivato sotto l’arrivo, non ci potevo credere. Davvero una bella vittoria».
Dietro Hirschi e Formolo, sul podio sale Conci: lo svizzero gli è scappato in discesa…Dietro Hirschi e Formolo, sul podio sale Conci: lo svizzero gli è scappato in discesa…
«Nonostante le sensazioni delle ultime settimane, non proprio ottimali – dice – oggi stavo abbastanza bene. In realtà, desideravo che sin dalla Rosina la corsa si facesse dura, ma non c’erano molte squadre che potessero fare grandi azioni e la vera esplosione c’è stata sul primo passaggio sulla Tisa. Purtroppo sull’ultima discesa della Diesel Farm è partito Hirschi davanti a me e io non sono più riuscito a chiudere. E’ vero che mi ha staccato, ma l’ha fatto in una parte molto tecnica, quindi più che le gambe è mancata da parte mia proprio l’abilità».
E alla fine a 51 anni appende la bici al chiodo Davide Rebellin. E’ professionista dal 1993, una vita fa…Rebellin ha onorato la sua ultima corsa: 30° a 4’08” da Hirschi, con più del doppio dei suoi anniE alla fine a 51 anni appende la bici al chiodo Davide Rebellin. E’ professionista dal 1993, una vita fa…Rebellin ha onorato la sua ultima corsa: 30° a 4’08” da Hirschi, con più del doppio dei suoi anni
Grazie Davide
Un ultimo appuntamento significativo anche, forse soprattutto, per il nostro Davide Rebellin, che dopo trent’anni conclude qui la sua carriera.
«Ci tengo a salutare e ringraziare i miei tifosi – dice – che ci sono sempre stati durante tutti i miei anni da professionista. Sicuramente non smetterò di pedalare, ma è ora di lasciare il ciclismo, sento che questo è il momento giusto».
Un trittico veneto che si preannuncia a diventare uno dei grandi appuntamenti del calendario italiano, e non solo, sulla regia di un magistrale Filippo Pozzato. Una corsa diversa, forse perché in luoghi magnifici, forse per la nostalgia del suo essere “l’ultima”, sicuramente un “arrivederci” degno della stagione che ci lasciamo alle spalle.
Bici da corsa, Mtb, gravel, downhill, la lista delle discipline che Alla Corte Bike Hotel mette a disposizione sono infinite. L’elemento comune sono le due ruote anche se spinte da un motore come per le e-bike. L’importante è far condividere la passione o far conoscere questo sport agli ospiti che arrivano alla struttura.
HotelAlla Corte è situato a Bassano del Grappa, terra di ciclismo e di importanti arrivi di tappe del Giro d’Italia, Gran Fondo ed escursioni famose in tutto il mondo. Qui la bici è di casa, dalla mattina alla sera, dall’allenamento al recupero.
Non solo due ruote ma anche cultura ed enogastronomia pronte ad essere scoperte e apprezzate dai clienti più curiosi.
I paesaggi di Bassano del Grappa sono visitabili attraverso le piste ciclabili
Roberto Astuni insieme ad una maglia rosa in onore delle tappe del Giro che spesso arriva a pochi passi
I paesaggi di Bassano del Grappa sono visitabili attraverso le piste ciclabili
Roberto Astuni insieme ad una maglia rosa in onore delle tappe del Giro che spesso arriva a pochi passi
Legame con il territorio
Il Veneto è terra di ciclismo e ogni sua città spesso ha più di un esperienza che deriva da esso. Alla Corte Bike Hotel mette a disposizione un infinità di itinerari che percorrono tutte le strade che si districano tra le colline adiacenti.
«L’area cosiddettaterritori del Brenta – spiega il General Manager Roberto Astuni – è un’area coesa che si propone come 20 comuni. Raggruppa non solo Bassano ma un raggio di 30-35 km. Da nord, provincia di Trento, a sud, il comune di Padova. A est e ovest, il Monte Grappa e poi si arriva fino a Marostica. Un ciclista può fare qualsiasi attività outdoor che comprende tutte le specialità, gravel, strada, Mtb anche downhill».
Gli itinerari si districano dalla Valle del Brenta,
alla pianura del Brenta, ad Asolo, Marostica e l’Altopiano dei Sette ComuniGli itinerari si districano dalla Valle del Brenta,
alla pianura del Brenta, ad Asolo, Marostica e l’Altopiano dei Sette Comuni
Servizi per le due ruote
La struttura è accogliente per ogni ospite, dal cicloturista che arriva con la sua bici per fare turismo, ai professionisti e ciclisti esigenti. I servizi a disposizione inerenti alle due ruote sono molti. Dal Tyrecheck, la stazione di gonfiaggio, all’angolo per il lavaggioBike Cleaning e ancora il Bike Doctor che è una cassetta degli attrezzi per qualsiasi tipo di manutenzione.
Per quanto riguarda le e-bike è presente un Charge Point dedicato a queste tipologie di bici. Inoltre è presente anche un distributore automatico dov’è possibile reperire moltissimi accessori per la bici.
Un altro servizio indispensabile e allo stesso tempo molto apprezzato è il noleggio bici, con modelli di tutte le gamme a partire dalla turistica alla bici top. Alla Corte Bike Hotel è un punto di ritiro per quanto riguarda Valsugana Rent Bike, infatti è possibile prenotare la bici e consegnarla in un altro punto magari situato sulla ciclabile che da Venezia arriva a Monaco.
Le camere della struttura sono 32 di categoria superiorLe camere della struttura sono 32 di categoria superior
Le aziende e i pro’
Oltre a un territorio che parla attraverso i suoi paesaggi, cultura e prodotti tipici, Bassano del Grappa è circondato da aziende che vivono di ciclismo.
«Se si fa un cerchio con un compasso – osserva Roberto Astuni – su una qualsiasi cartina con il fulcro a Bassano, prendendo come riferimento un raggio di 50 chilometri si possono trovare svariate aziende leader nel mercato della bici. Per fare qualche nome: Wilier, Campagnolo, Miche, Sidie molte altre ancora. La mia idea sarebbe di far conoscere ciò che ci sta intorno e far si che queste aziende aprano le loro porte. Se si pensa ai turisti stranieri, mostrare il nostro Made in Italy sarebbe un valore aggiunto per il nostro territorio».
Oltre al lato aziendale, il ciclismo professionistico è legato a questa struttura. Spesso vengono ospitate le squadre e alcuni pro’.
«Per fare un esempio, Quintana e la Movistar ci hanno fatto visita. Loro ci hanno scelto non tanto perché abbiamo questi servizi, ma per il concetto di Bike Hotel in quanto tale. Ammetto che dopo aver visto il loro camion officina mi sono fatto una risata insieme ai loro meccanici. Loro sono autonomi, ma ci scelgono perché parliamo la stessa lingua attraverso la stessa passione».
Nel Ristorante Sant’Eusebio, menù per ciclisti e menù da leccarsi i baffi
La Sportactive Spa offre la possibilità di concludere una giornata di escursioni nel benessere
Nel Ristorante Sant’Eusebio, menù per ciclisti e menù da leccarsi i baffi
La Sportactive Spa offre la possibilità di concludere una giornata di escursioni nel benessere
Recupero per mente e corpo
Il concetto di sport lo si carpisce da ogni particolare. Come per la Sportactive Spa. «In seguito al premio conquistato nel 2018 – conclude Roberto Astuni – come miglior Bike Hotel del Nord, ci siamo chiesti come potessimo migliorare. Così è nata la Spa per atleti. Non c’è l’idromassaggio, ma ci sono il bagno turco, la sauna, la doccia emozionale, la fontana del ghiaccio e l’area relax. Ci sono anche vasche dove si immergono le gambe, e viene stimolata la circolazione degli arto inferiori, per velocizzare il recupero».
Oltre al fisico però, anche il gusto vuole la sua parte. Grazie al Ristorante Sant’Eusebio e alla Piwiteca più grande d’Italia è possibile gustare un menu dedicato agli atleti e sorseggiare i particolari vini PIWI derivati da viti completamente naturali prive di qualsiasi trattamento.
Non poteva esserci modo migliore per finire l’anno. Da solo, su un traguardo vicino casa, con i tifosi che oltre le transenne avevano il suo accento. Così Samuele Battistella si è portato a casa la Veneto Classic, la corsa che nelle intenzioni dell’organizzatore Pozzato potrebbe diventare una classica WorldTour.
«E’ stata dura impestata – dice il trevigiano dell’Astana – con Trentin siamo andati sempre fortissimo, a tutta sin dalle prime salite. Tanto che a un certo punto ho deciso di anticipare, sperando che dietro non trovassero l’accordo. E così è stato».
Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…
La scelta di Martino
In squadra si erano accorti che finalmente per Battistella la ruota avesse preso a girare come doveva e come tutti si aspettavano già da qualche tempo.
«Nei giorni scorsi – racconta – ho tirato per Lutsenko e quando passavo davanti, il gruppo si spaccava e rimanevamo in pochi. Così oggi Martinelli ha deciso di dami fiducia. Era nell’aria, insomma, e per questa volta Lutsenko è stato tenuto come alternativa. Sta andando così forte che sarebbe stato una garanzia. E devo dire che la squadra mi ha sostenuto davvero bene».
Caduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su HirschiCaduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su Hirschi
Due mesi asciutti
Il suo approdo all’Astana era stato un colpo inatteso dello scorso fine stagione, quando la Ntt lasciò tutti liberi prima dell’arrivo di Assos e alcuni corridori andarono via. All’Astana arrivarono Battistella e Sobrero, che nella continental del team sudafricano avevano svolto la carriera da U23. Con Samuele iridato degli under 23 ad Harrogate come ciliegina sulla torta. E proprio l’iride era stato la sua ultima vittoria fino ad oggi. Il 27 settembre del 2019.
«Non mi ricordavo cosa si provasse a vincere – sorride mentre tutti lo cercano – e forse non me ne rendo ancora conto. Perciò potrei dire che mi sento normale, ma in realtà non credo di essere completamente consapevole. Ho capito cosa stava per succedere solo all’ultimo chilometro. In salita mi avevano quasi preso, ma non ci hanno creduto abbastanza».
Pozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismoPozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismo
Problemi risolti
Bello sentirlo così motivato, bello che si sia lasciato dietro il brutto del Giro d’Italia, quando la dannata gastrite continuava a tormentarlo senza che riuscisse a venirne a capo. Stava bene nelle prime due ore, poi qualsiasi cosa ingerisse, gli dava mal di stomaco. Come fai ad essere brillante in una corsa di tre settimane se non puoi mangiare? Eppure proprio alla fine della corsa, il sesto posto di Stradella aveva dato il segnale della ripresa. Mentre le prove dell’estate hanno mostrato la fiducia rinovata.
«Non è stato semplice – spiega – ma alla fine abbiamo capito che la gastrite derivava da alcune intolleranze. Con gli allenatori e con la nutrizionista, Erica Lombardi, abbiamo fatto un lavorone e alla fine anche il peso è tornato a scendere rispetto al Giro d’Italia e adesso sto davvero bene».
Con il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e RestrepoCon il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e Restrepo
Un buon sapore
Chi va al riposo dopo una vittoria, vive sicuramente un inverno migliore e getta basi più solide per la stagione successiva. Battistella, il cui tempo con noi sta per scadere, se ne rende conto benissimo.
«Questa vittoria è un po’ una rinascita – dice – a inizio stagione ho avuto problemi di salute per cui sono stato fuori forma per un po’. Sono riuscito a ritrovare la condizione solo a fine Giro d’Italia, quindi è anche un riscatto per una stagione andata male all’inizio, ma finita molto bene. Sono motivato e contento. Vado in vacanza con un ottimo sapore in bocca. Ci voleva proprio…».
Alle sue spalle uno dei podi più belli dell’anno, con Bassano e il suo Ponte degli Alpini sullo sfondo. Il tributo che Pozzato ha voluto riconoscere alla città in cui vive e che sancisce anche l’ottima riuscita del progetto Ride the Dreamland. Pippo e Johnny Moletta hanno portato a casa un trittico di corse molto belle, con vincitori di spessore e una partecipazione che andrà sicuramente a migliorare.
Viene da pensare che se collocate in un’altra parte del calendario, queste corse potrebbero davvero spaccare. Perché in qualche modo, sia pure alla metà di ottobre, hanno spaccato ugualmente.
L'Astana ha scelto gli scarpini Northwave Mistral Pul, da maggio in limited edition. Ne abbiamo parlato con Battistella, che finora aveva sempre usato Sidi
Dopo 4 anni, Leonardo Basso lascia la Ineos e approda all'Astana assieme a Moscon. Le attese. Il curriculum. La bici. E il sogno di fare un grande Giro
Ci sono due squadre nel grande giro ad utilizzare biciclette Liv: quella ufficiale nel WorldTour, in cui corrono Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin, e la Monex Pro Cycling di Katia Ragusa e patron Maurizio Fabretto. Eppure non tragga in inganno il fatto che tali bici siano in mano ad autentiche guerriere, perché nella filosofia Liv le gare sono l’ultimo dei pensieri.
«La mia Liv Langma è una signora bici – commenta una Katia Ragusa sorridente all’alba delle gare in Belgio – che ho in mano da un paio di mesi e con cui mi trovo benissimo. Prima volta con i freni a disco e una geometria particolare. Devo ancora trovare il giusto assetto, ma quando scatto, la sento che mi segue. Non è un peso da portare via. Va bene in pianura e anche in salita».
Giorno di quasi primavera a Bassano del Grappa, davanti al Bike Hotel Alla Corte che gentilmente ha acconsentito a fare da set a questo incontro tecnico con la ragazza vicentina.
Katia Ragusa ci ha raggiunti a Bassano del Grappa per questo testKatia Ragusa ci ha raggunti a Bassano del Grappa per questo test
Filosofia Liv
Ne parliamo da un po’ con Marta Villa, di Liv Italia, quando ci rendiamo conto che lo scopo del settore femminile di Giant è quello di diffondere l’uso della bici piuttosto che creare schiere di nuove atlete con il numero sulla schiena.
«Le ragazze del team WorldTour – dice – sono il modo per Giant di tenere un piede nell’agonismo di alto livello, non avendo più la squadra maschile. Inoltre le squadre sono un faro per far vedere in giro il prodotto e per il suo sviluppo, anche se Liv non è orientata sulla performance. Sono bici sviluppate da ragazze per ragazze, ma senza nessuna velleità agonistica. Se gli uomini che comprano la bici da corsa sognano di emulare Nibali e Van der Poel, le nostre clienti vogliono andare in bici per stare bene. Tanto che quando uscì il modello Langma, prevedemmo anche una versione super top di gamma da quasi 9.000 euro, che però non fu confermata, visto che non si vendeva».
Ecco la personalizzazione sul suo telaio
La Langma Disc della Monex è montata con Shimano Ultegra
La sella è una Prologo Dimension 143
Al posteriore la bici ha freni da 140
La Langma di Katia Ragusa ha dischi da 160 all’anteriore
Ecco la personalizzazione sul suo telaio
La Langma Disc della Monex è montata con Shimano Ultegra
La sella è una Prologo Dimension 143
Al posteriore la bici ha freni da 140
La Langma di Katia Ragusa ha dischi da 160 all’anteriore
I numeri del boom
Come tutte le aziende inserite nella nostra inchiesta di mercato (Giant non è stata interpellata soltanto perché non fornisce più le bici a team WorldTour, ma ne avrebbe pieno diritto), anche per Liv la riapertura delle porte dopo il lockdown di marzo 2020 ha significato un aumento consistente delle vendite e di riflesso l’insorgere di problemi legati alle consegne, in linea con quelli degli altri.
«Dati alla mano – prosegue Marta Villa – c’è stato un incremento delle vendite soprattutto con l’elettrico e in una fascia di donne sopra i 35 anni che magari non aveva mai praticato ciclismo o al massimo usava la bici in modo non così assiduo. E poi è anche aumentata la richiesta di gravel, con il nostro modello Devote, che sta andando benissimo».
Il grosso boom degli ultimi 12 mesi si deve all’elettrico
Anche il gravel, con la Devote, sta riscuotendo molti consensi
Il grosso boom degli ultimi 12 mesi si deve all’elettrico
Anche il gravel, con la Devote, sta riscuotendo molti consensi
Langma Disc
Il modello Langma che Katia Ragusa ci sta illustrando è davvero una signora bici, come una signora atleta è la ragazza di Breganze, che lo scorso anno è arrivata seconda al campionato italiano vinto da Elisa Longo Borghini.
Il telaio è compatto e realizzato con tubazioni Advanced-Grade Composite. I tubi hanno diametri esigui e la rigidità viene ottimizzata da geometrie studiate accuratamente. La singolarità del triangolo principale, che forse risponde alle esigenze di comfort più che alla ricerca della prestazione, è l’altezza del tubo di sterzo. Al punto da consigliare quasi una misura più piccola (se non fosse per il successivo problema di lunghezza) per riuscire ad abbassarsi al massimo come vuole di solito chi corre. La sagomatura dei tubi e il fatto di non ricorrere a diametri tondi fa sì che la bici sia anche piuttosto aerodinamica e rigida, grazie al movimento centrale PowerCore che conferisce grande rigidità nella zona della scatola.
Ecco la visione d’insieme della Langma DiscEcco la visione d’insieme della Langma Disc
«La vera sorpresa – spiega Ragusa – sono i freni a disco. Mi rendo conto di quanto si stacchi meglio in discesa, sono un bel vantaggio. La geometria è particolare, per cui mi trovo benissimo, ma devo anche entrarci in totale confidenza. Ad esempio, penso che per trovare la posizione perfetta e scendere come piace a me, metterò un attacco manubrio negativo.».
Non solo Langma
Le bici alla Monex Pro Cycling sono arrivate per l’intercessione della filiale messicana di Liv, dato che il team ha affiliazione proprio laggiù. Le ragazze di Fabretto hanno quasi tutte il modello Langma, ma le più veloci sono state dotate dell’Enviliv Advanced, che magari pesa di più in salita, ma nelle corse veloci è davvero un’arma vincente.
«Fra le caratteristiche di Langma – spiega ancora Marta Villa – c’è quella di disporre di telai moto piccoli, XS o addirittura XXS e la Monex ci ha chiesto proprio un paio di bici così piccoline».
Katia Ragusa a Cittiglio, domani correrà la Gand-WevelgemKatia Ragusa a Cittiglio, domani correrà la Gand-Wevelgem
Le bici del team di Fabretto sono montate con lo Shimano Ultegra e quasi tutti componenti Giant. La sella invece è Prologo Dimension 143.
Domani Katia Ragusa e la sua Liv Langma saranno impegnate nella Gand-Wevelgem: 143 chilometri da Ieper (in realtà) fino allo stesso traguardo degli uomini.
Dopo il primo ritiro 2022 della LIV Racing-Xstra, Katia Ragusa si è rimessa in cerca del suo spirito di attaccante. Niente Tour, ma un pensiero sul Giro...
«Alla Zalf – sorride Boaro – se avevi la barba troppo lunga, c’era la multa. Insomma, alla fine l’ho tagliata. Era cresciuta durante il lockdown perché non avevo voglia di tagliarla, ma di recente c’è stato da fare le foto della squadra e bisognava essere presentabili. Però va riconosciuto che con il freddo riparava parecchio il viso».
Boaro ama le crono. Nel 2011 arriva 2° ai tricolori dietro Malori, terzo si piazza MarangoniNel 2011, Boaro è 2° ai tricolori crono dietro Malori
Riserva
Pomeriggio domestico per il veneto dell’Astana, in uno di quei giorni tutti uguali di inizio stagione in cui normalmente ci saremmo incontrati in Australia o Colombia o chissà dove ci avrebbero condotto le rotte del ciclismo. Invece siamo di nuovo a rimescolare carte e programmi, sperando che almeno a marzo in Italia si riesca a partire nel modo giusto.
«I miei compagni che dovevano iniziare dalla Spagna – dice – sono sul Teide. Sarei andato volentieri, mi piace fare le cose per bene. Poi sarei dovuto partire al Tour de la Provence, ma per fare posto a quelli più importanti, mi hanno messo di riserva. Per cui se tutto va bene, comincerò dallo Uae Tour. E intanto sto a casa, a godermi le bimbe, a capire tante cose che altrimenti mi sarei perso».
Nel 2014 fa parte della guardia italiana per Contador, con Tosatto e BennatiNel 2014 accanto a Cntador, con Tosatto e Bennati
La verità
Manuele sta per compiere 34 anni, debuttò a 23 nella Saxo Bank di Contador, Tosatto, Majka e Porte, ma soprattutto di Bjarne Riis che lo ha guidato per i primi sei anni. Quella che va iniziando è la sua 11ª stagione da professionista, a capo di un breve inverno di buon lavoro, con i preparatori che a gennaio in ritiro si sono detti contenti della condizione e i mille dubbi per il rischio di un contagio non voluto o quarantene a sorpresa. E’ la vita al tempo del Covid, dovremmo esserci abituati, ma evidentemente non è così.
«Basta che cominciamo – dice – senza troppe storie. Rcs si sta dando un gran da fare per partire bene in Uae, ma già sento gente scontenta per la logistica. Piove e ci si lamenta perché piove. C’è il sole e ci si lamenta perché è caldo. Organizzano un charter solo per noi e non va bene. Ragazzi, qua bisogna piantarla. Al Giro ho parlato spesso con Vegni, continuava a chiedere che facessimo fronte comune per arrivare a Milano. E nel giorno dello sciopero cosa si fa? Ci si attacca al meteo. Sarebbe stato meglio dire la verità, anche Salvato al Processo con la De Stefano. Io non c’ero, sono caduto il giorno prima. Era da inizio Giro che ci si lamentava per la tappa troppo lunga. Ma per lamentarsi e non dire la verità, abbiamo fatto una bella figura di… ».
Nel 2015 si corre per Sagan capitano, al primo irideNel 2015 si corre per Sagan capitano, al primo iride
Cosa ti pare di questo ciclismo?
E’ molto cambiato. Con Riis si stava benissimo. A volte ho invidia di squadre come la Ineos che hanno tutto organizzato, perché credo che ancora si debba cambiare per portare più spettacolo. Il fatto è che ci sono team con tanto budget e altre che ce l’hanno risicato. La CCC sembrava dovesse fare chissà cosa e si è fermata. La McLaren doveva essere la nuova Sky e dopo un anno è sparita. In più ci sono questi giovani…
Fanno paura?
Sono il futuro, noi vecchi possiamo essere un riferimento. Vogliono vincere subito, non stanno ai classici tempi di crescita. Non si fanno problemi. Quando passavo vicino a Cancellara, giravo alla larga per paura di ostacolarlo. Questi vanno dritti, non si frena più. Vittorie e anche subito. Glielo mettono in testa manager e procuratori. Sono tutti della loro età, si trovano facilmente. E a 30 anni ti viene da pensare che sei vecchio. E’ un ciclismo difficile.
La stagione di Boaro era iniziata al Tour Down Under a gennaio e si è chiusa a fine ottobre col GiroLa stagione di Boaro era iniziata al Tour Down Under
Non solo atleticamente, quindi?
Guardate Dumoulin, che penso avesse un contratto buono, no? Questa vita sta diventando uno stress. Un ritiro dietro l’altro. La super preparazione. La super alimentazione. Le squadre hanno bisogno di portare a casa i risultati e spremono i corridori. Io non credo che questi ragazzi arriveranno in bici ai miei 34 anni. Rischiano di smettere a 28, quando sono ancora nel pieno delle forze. Ne parlo con Tosatto. Alla Ineos cercano di tutelarli, ma se ti trovi senza Froome e Thomas cade il terzo giorno, poi tocca ai ragazzi.
Loro hanno tanti possibili vincitori.
Ma il modo di correre sta cambiando. Ineos ha vinto il Giro e un terzo delle tappe, mandando Ganna in fuga e tirando sullo Stelvio con Dennis. La Deceuninck ha tirato per tre settimane e ha avuto la maglia rosa tanto a lungo, pur non essendo una squadra da corse a teppe. Avrei voluto vedere con Evenepoel, poteva andare anche più forte. E’ stato un Giro strano.
Voi avreste dovuto avere Lopez e Vlasov.
Con loro poteva cambiare qualcosa. Dopo la caduta di Thomas, Fuglsang aveva preso morale. Poi c’era Nibali, che pareva dovesse vincere facile. Non si aspettavano quello che stava per succedere. Siamo andati fortissimo, anche perché era ottobre e tanti erano ancora in cerca di contratto.
Boaro in testa per Fuglsang verso Roccaraso. Lopez e Vlasov sono già a casaBoaro in testa per Fuglsang verso Roccaraso
Ti diverti ancora?
Mi diverto tanto, anche se è pesante. Ormai si ragiona per file, di allenamento e di corsa. Sei seguito quando lavori a casa, sei analizzato dopo gli arrivi.
C’è ancora posto per gli uomini?
Ho un ruolo e devo rispettarlo. Sono un gregario. Al Giro ero in fuga e sono stato fermato perché il mio capitano poteva aver bisogno. Non avrei vinto, sarei arrivato quarto, ma per me un quarto posto significava morale. Mi chiedono perché non faccio più le crono. Perché devo tirare e devo farle piano, certo che mi piacerebbe. Ero in scadenza di contratto, aspettare troppo sarebbe stato un rischio ed è giusto non guardare solo i soldi.
Hai avuto offerte?
Fa piacere che altre squadre mi cerchino, ma non valeva la pena inseguire 20 mila euro in più per ritrovarsi in una squadra che dopo un anno mi avrebbe lasciato a piedi perché non convinta. Io sono cresciuto accanto a Contador, a Basso e Sagan. Sono stato fortunato. Grazie a loro e grazie a Riis sono diventato quello che sono. Tanti mi chiedono cosa farò dopo aver smesso, ma preferisco non pensarci.
Boaro e il gruppo in decollo dalla base di Rivolto: si arriva a Piancavallo, il Giro sta per svoltareBoaro in decollo: si sale a Piancavallo
Perché no?
Non voglio fare come Luis Leon Sanchez, che ha 38 anni e ogni volta a fine stagione dice che smette, poi lo rivedi in ritiro e dice che semmai va avanti ancora un paio d’anni. Dillo che vuoi arrivare a 40 anni, se ne hai le forze! Lo capisci subito se testa e corpo dicono basta. Io allora corro e mi coltivo buoni rapporti, poi si vedrà.
Buoni rapporti con chi?
Con tutti. Mi piace parlare con gli sponsor, ma senza secondi fini. Parlo con Wilier, ma anche con Limar che ci dà i caschi. Mi piace tessere una rete, così quando sentirò che è arrivato il momento, non mi ritroverò da solo. Ma adesso sono corridore e voglio cominciare a correre, non è facile giocare con la condizione. Dopo Uae, programma italiano fino alla Sanremo e poi ci sarà da capire se Giro oppure Tour. Sono sempre pronto, non dico mai di no. Sanno che possono chiamarmi all’ultimo momento, ho la valigia sempre pronta.
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
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