La prima a Vermiglio per Nieuwenhuis è divertimento puro

10.12.2023
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VERMIGLIO – C’è sempre una prima volta per tutto. Quella di Joris Nieuwenhuis è la prima sulla neve e la parola d’ordine è divertimento, ma senza togliere nulla alla ricerca della massima performance.

Durante le prove di ieri pomeriggio, il forte atleta olandese si è concesso a qualche dichiarazione e approfondimento sul setting della bicicletta.

Nieuwenhuis con il suo staff nella zona cambio
Nieuwenhuis con il suo staff nella zona cambio

Una Trek Boone taglia 56

La bici è quella standard fornita da Trek al Baloise-Trek-Lions. E’ una taglia 56 e Nieuwenhuis utilizza una sella Bontrager, così come le ruote RSL37. Hanno la predisposizione per i tubolari e questi ultimi sono Dugast. Il cockpit non è integrato, stem e curva sono separati, sempre Bontrager. La trasmissione è Sram Red con i comandi che hanno la nuova architettura mutuata dal Force.

Com’é pedalare sulla neve?

E’ divertente, una situazione molto differente a quelle che siamo normalmente abituati ad affrontare nel ciclocross. Se dovessi fare un accostamento potrei dire che è simile alla sabbia. Ma anche in questo caso è difficile essere precisi, perché c’è sabbia e sabbia.

Ti è spiaciuto rinunciare alla prova di Essen per essere qui a Vermiglio?

Mi piacerebbe correre sempre ed ovunque, ma non si può fare. Con il team avevamo messo in calendario Vermiglio, quindi non avendo pressioni dalla squadra e avendo il via libera sono contento di essere qui.

Quali aspettative ti sei creato?

Voglio divertirmi prima di tutto il resto e onestamente godermi anche questa esperienza che è qualcosa fuori dalla norma. Non voglio sottrarre nulla alla prestazione, ma è logico pensare che chi ha già affrontato la neve di Vermiglio parte con alcune skills in più.

E’ più difficile spingere o guidare la bici?

Guidare la bici su un terreno del genere porta via un sacco di energie, diventa fondamentale capire dove lasciarla correre e dove assecondare il cambio di direzione non ricercato. A tratti la bici sembra un cavallo impazzito e si deve guidare molto con il bacino. Proprio in questi momenti la cosa più sbagliata da fare è arpionare la bicicletta.

In merito alla bici hai fatto dei cambi di setting?

La bici è sempre la stessa, la Trek Boone taglia 56 che uso normalmente. Stessa trasmissione, userò la corona singola anteriore con 46 denti e una scala pignoni 10-36. Nessun cambio di setting anche per le pedivelle, uso sempre le 175. Stessa altezza di sella e stesso arretramento. Le ruote rimangono quelle con il cerchio da 37 millimetri.

La rapportatura è sempre questa a prescindere dai percorsi?

La scala posteriore è sempre 10-36, talvolta si interviene sulla corona. Quando il terreno è particolarmente pesante chiedo un plateau da 42, oppure 40 denti.

Invece per i tubolari?

Credo che utilizzerò le gomme da fango, con una pressione inferiore rispetto agli standard. Penso che la pressione adeguata sarà di poco superiore ad un’atmosfera. Ma decideremo domani mattina nelle ultime prove e comunque prima della gara. Mi sono fatto l’dea che la scelta degli pneumatici è molto personale. Ogni scelta sarà giusta e sbagliata al tempo stesso.

Van Anrooij a cuore aperto: ora si pensa alla strada

10.03.2023
6 min
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Manca ormai poco. Mercoledì, alla Danilith Nokere Koerse, Shirin Van Anrooij farà il suo esordio nella stagione su strada. Ci arriva dopo un abbondante periodo di riposo, necessario dopo la stagione di ciclocross culminata con il titolo mondiale U23. L’olandese non aveva fatto la scelta delle sue connazionali Van Empel e Pieterse di salire di categoria, trovandosi così la strada spianata verso il titolo e la cosa non è passata inosservata. Molti sui social hanno giudicato troppo facile il suo compito, privata delle principali avversarie, ma le cose non stanno propriamente così.

Intanto bisogna considerare che la 21enne di Goes abbina al ciclocross anche la strada ai massimi livelli. Lo scorso anno non solo ha conquistato entrambi i titoli europei di categoria (crono e in linea) ma è stata anche la miglior giovane al Tour de France, vorrà pur dire qualcosa. In attesa di rifare le valigie, Shirin si è raccontata a viso aperto in una lunga chiacchierata, partendo dalle sue radici ciclistiche.

Per l’olandese quest’anno 7 vittorie nel cross, con 3 tappe di Coppa del Mondo
Per l’olandese quest’anno 7 vittorie nel cross, con 3 tappe di Coppa del Mondo

«Ho iniziato a pedalare già quando avevo, credo, sei o sette anni – esordisce la portacolori della Trek Segafredo – Ho preso una bici da strada. Anche mio fratello e mia sorella maggiori andavano in bicicletta, quindi volevo solo seguirli. Penso che anche mia madre fosse una ciclista quando era più giovane, quindi è davvero qualcosa che è parte della famiglia. Mi sono subito dedicata a strada e ciclocross, non c’era tempo e spazio per fare altro».

Hai dominato i mondiali U23, con tempi sul giro migliori anche di quelli di Van Empel e Pieterse fra le elite. Ti sei pentita di non aver scelto anche tu di competere fra le più grandi?

No, per niente. Ho perso il titolo l’anno scorso ed è stato un dolore grande, quest’anno volevo davvero vincere la gara, per poter chiudere il capitolo under 23 e girare pagina. I tempi sul giro sono sempre difficili da confrontare. Inoltre, se guardiamo le condizioni meteorologiche, ha piovuto un po’ di più durante la gara delle donne d’élite, probabilmente è per questo che i loro tempi sul giro sono un po’ più lenti.

La stagione della ragazze della Trek Segafredo partirà con le classiche belghe, dove ha molte ambizioni
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Fino allo scorso anno nel ciclocross dominavano atlete più grandi come Vos, Brand, Worst. Quest’anno la vostra generazione ha segnato una rivoluzione. Secondo te qual è la causa di un cambiamento così netto?

Penso che fossimo già abbastanza vicine al loro livello l’anno scorso, ma è stato più intermittente. Quindi a volte eravamo lì, a volte no. Penso che continuiamo a progredire, anno dopo anno. E penso che noi tre essendo della stessa età, vogliamo davvero competere l’una contro l’altra e rafforzarci a vicenda. E’ questa rivalità che sta portando il nostro livello a un grado superiore.

Vieni da una grande stagione su strada, con due titoli europei, un argento mondiale e la maglia di miglior giovane al Tour. Quanto pensi di essere cresciuta nelle gare su strada e come ti trovi alla Trek Segafredo?

Sono arrivata dalla categoria juniores direttamente al WorldTour. E’ stato davvero un grande passo, ma il primo anno è stato anche pieno di difficoltà, anche nel gruppo, anche con la squadra, perché dovevo abituarmi a un ruolo diverso da quello a cui ero abituata. Ho ricevuto così tanto aiuto da tutti all’interno del team ed è stato anche fantastico poter lavorare per le migliori del mondo, supportarle e far parte di loro vincendo una gara. Sono stata al mio posto e l’anno scorso si è visto un passo in avanti. Non ero più una semplice gregaria ma ero lì nel finale a lottare con loro per la vittoria. Quindi sì, è stato speciale. E ovviamente anche la maglia bianca al Tour è stata un passaggio fondamentale nella mia carriera.

La Van Anrooij è campionessa europea anche a cronometro, ma sente di doverci ancora lavorare molto
La Van Anrooij è campionessa europea anche a cronometro, ma sente di doverci ancora lavorare molto
Le leader del team come Balsamo e Longo Borghini parlano molto bene di te per l’impegno che metti nell’aiutare in corsa. Pensi quest’anno di avere più spazio e di poter correre anche gare importanti come leader della squadra?

Penso che per me quest’anno sarà molto importante essere ancora all’ombra delle leader della squadra. Forse in alcune gare minori avrò un po’ più di possibilità anch’io. In questo momento il loro livello è più alto e ovviamente voglio crescere, ma prima di tutto voglio dimostrare ancora una volta che l’anno scorso non è stato un caso. Mi piace lavorare per loro e provare a far parte della loro vittoria. Ma ovviamente spero che ci sia spazio per giocare le mie carte, non importa quale gara sarà, ma sarebbe bello vedere fino a che punto posso arrivare.

Nel prosieguo della tua carriera pensi di continuare a dividerti fra strada e ciclocross?

Di sicuro, nei prossimi anni combinerò entrambe. Mi piace molto il ciclocross, mi piacciono molto le corse su strada e non potrei davvero fare una scelta. Non vedo l’ora di ricominciare a correre su strada. Prendo tutta la resistenza dalla strada per andare a tutto gas per 50 minuti nella gara di ciclocross, ma poi scarico tutta la mia esplosività nella stagione di classiche e grandi giri. Le mie squadre (Trek Sgeafredo per la strada, Baloise Trek Lions per il ciclocross, ndr) lavorano molto bene insieme, come stanno facendo in questo momento, e abbiamo un buon piano per non sostenere troppe gare in un anno, penso che continuerò a combinare le due attività perché mi piace troppo farlo.

Al Tour de France Femmes è stata la miglior giovane, 14esima in classifica a 25’50” dalla Van Vleuten
Al Tour de France Femmes è stata la miglior giovane, 14esima in classifica a 25’50” dalla Van Vleuten
Quali sono ora i tuoi obiettivi per quest’anno?

Per quest’anno, gli obiettivi sono prima di tutto provare a raggiungere lo stesso livello dell’anno scorso, si spera di fare un passo avanti, quindi spero di fare una gara davvero buona durante una delle classiche e poi concentrarmi ancora un po’ sulla cronometro. Inoltre affronterò il Giro per la prima volta. Quindi tante gare entusiasmanti e tante nuove sfide.

Tu, pur essendo specialista delle cronometro, sei già tra le migliori in salita, eppure in Olanda non ci sono grandi salite. Come fai ad allenarti per questa specifica caratteristica?

Dopo la sosta necessaria post ciclocross sono andata in Spagna per prepararmi per la strada, allenandomi molto in salita. A casa non ci sono grandi ascese, è molto difficile curare questo aspetto, ma quando mi alleno in Olanda posso affrontare il fuori soglia e lavorare sul mio FTP. Quando hai una buona potenza in piano, penso che tu possa avere anche una buona potenza in salita e viceversa. E’ comunque necessario abbinare agli allenamenti a casa anche periodi in luoghi specifici per curare le capacità di scalatore.

Baroncini e il ciclocross: amore a prima vista

02.12.2022
5 min
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Filippo Baroncini è tornato in corsa, questa volta però non su strade asfaltate ma su percorsi infangati (foto di apertura gs_ph.oto). Il corridore della Trek Segafredo, infatti, nel weekend ha corso al Memorial Amedeo Severini. Un’esperienza diversa per lui che, dopo un lungo stop causato dalla frattura di clavicola e polso, torna a mettere il numero sulla schiena. 

«E’ stato un inverno un po’ così – racconta Baroncini appena alzata la cornetta – non ho praticamente fatto vacanze. Un po’ dopo l’infortunio mi era andata via la voglia. I primi giorni della pausa li ho passati dal fisioterapista a recuperare. Ora mi sto allenando molto e sono volenteroso di ripartire».

La stagione su strada di Baroncini si è interrotta ad agosto, per lui una lunga pausa dalle corse
La stagione su strada di Baroncini si è interrotta ad agosto, per lui una lunga pausa dalle corse

La “pazza” idea

Così in questo inverno di poca pausa e tanto recupero il corridore di Massa Lombarda ha deciso di fare una nuova esperienza. 

«Ho buttato lì l’idea alla squadra – ci dice – più che altro per avere un po’ di motivazione e per sfogarmi, dopo il secondo infortunio in stagione ne avevo bisogno. Loro hanno risposto che sarebbe stata un’ottima idea. Sono sempre stato incuriosito da questo mondo, è una disciplina che tanti corridori forti praticano e così ho pensato “magari qualche riscontro positivo lo trovo pure io”. Serviva per avere un po’ di gamba e di ritmo gara, perché la mia stagione ripartirà molto presto: dall’Australia. Poi sono tornato ad attaccare il numero sulla schiena, e devo dire che è sempre una bella esperienza. Pensate che il mio team di supporto erano mio papà e la mia fidanzata».

Ad un certo punto l’idea: ripartire dal ciclocross, per fare un po’ di fatica (gs_ph.oto)
Ad un certo punto l’idea: ripartire dal ciclocross, per fare un po’ di fatica (gs_ph.oto)

Una bella esperienza

Baroncini non ci ha messo molto a trovare la voglia di lanciarsi in questa nuova disciplina, è bastato poco: un po’ di fango, delle ruote grasse e tanta voglia di sperimentare. 

«Volevo divertirmi – riprende – e così è stato, ed è arrivato anche un bel risultato (terzo posto finale nella categoria open uomini, ndr). Si tratta di un bel modo di fare ritmo gara anche se non ad alte velocità, alla fine è stata un’ora intensa con una frequenza cardiaca molto alta, dove si stimola la soglia. In inverno è difficile mantenere dei ritmi alti in allenamento su strada a causa del freddo che abbassa la frequenza cardiaca».

In questa sua avventura lo hanno accompagnato il padre e la fidanzata (gs_ph.oto)
In questa sua avventura lo hanno accompagnato il padre e la fidanzata (gs_ph.oto)

Tecnica fai da te

Come anticipato dallo stesso Filippo, la sua squadra a supporto erano il padre a la fidanzata, nessun meccanico o tecnico al seguito. Allora viene da chiedersi come abbia fatto a prepararsi per questa sfida. 

«Ho usato la stessa bici del team Trek Baloise, la nostra squadra di ciclocross – continua nel racconto Baroncini – come telaio è molto simile all’Emonda. Il manubrio è un po’ più alto, per mantenere una guidabilità migliore e decisa. Nel cercare la posizione giusta sulla sella ho cercato di mantenermi il più vicino possibile a quella che uso su strada. Non ho avuto molto tempo per provarla, ma me la sono cavata bene, anche se devo dire che il livello non era altissimo. Però direi che mi è venuta voglia di riprovare in futuro, anche perché il risultato sicuramente mi ha dato motivazione, se mi avessero doppiato magari avrei desistito (dice ridendo, ndr)».

L’atmosfera del ciclocross lo ha stregato, in futuro potrebbe correre di nuovo (gs_ph.oto)
L’atmosfera del ciclocross lo ha stregato, in futuro potrebbe correre di nuovo (gs_ph.oto)

Qualche difficoltà

L’esperienza di Filippo è andata bene, ma qualcosa da registrare ci sarà per forza. Come il ritmo gara o qualche scelta tecnica. 

«La gara mi è volata – spiega – avrei quasi fatto un’altra ora di corsa probabilmente. Anche se sono andato a tutta dall’inizio alla fine, questo vuol dire che gli allenamenti fatti finora stanno dando i loro frutti. Ho preso la mano solo negli ultimi giri. Non sono riuscito a restare con i primi solo perché ci sono state un po’ di cadute all’inizio che mi hanno fatto perdere le ruote. Le difficoltà maggiori le ho avute nei tratti di contropendenza, quando dovevo salire e scendere dalla bici. Non sono molto rapido a trovare subito i pedali ed agganciarli e più di qualche volta ho perso dei secondi preziosi. 

«Un’altra difficoltà è stata nella scelta degli pneumatici. Appena visto il percorso ho pensato di mettere quelli più tassellati, però man mano che passavano i giri mi accorgevo che non sollevavo fango. Dopo la gara, dei ragazzi mi hanno detto che avevo proprio sbagliato scelta, infatti pattinavo molto sulle curve, non avevo presa. La pressione dei copertoni l’ho azzeccata invece, è già un primo passo. Dal punto di vista della guida è una disciplina molto utile e divertente, impari a muovere la bici in condizioni critiche. Io avevo già un po’ di esperienza dalla mtb, quindi non ero proprio un neofita».

Per Baroncini qualche difficoltà nella scelta dei copertoni giusti, ma la pressione è ok (gs_ph.oto)
Per Baroncini qualche difficoltà nella scelta dei copertoni giusti, ma la pressione è ok (gs_ph.oto)

Il tifo

Il ciclocross è tecnica, sentieri sterrati ma anche tanta gente e un ambiente caloroso, come si è trovato il corridore della Trek in questo nuovo ambiente?

«C’era un gran pubblico – conclude – con tanta gente sempre contenta e che faceva un gran chiasso. Sono tutti molto socievoli, ad un certo punto ho avuto anche un incidente meccanico (si è rotta la catena, ndr) e mi sono messo a correre con la gente che mi parlava e mi incitava. In più tra la fine della corsa e le premiazioni, c’è stato anche un rinfresco e si sono creati tanti gruppi. Domenica, mi sono iscritto alla gara che ci sarà a Vittorio Veneto, se il tempo non sarà troppo brutto parteciperò. E’ un’internazionale, quindi ci sarà un livello più alto. Insomma, mi sono proprio appassionato. Una cosa è certa: se avessi scoperto il ciclocross prima lo avrei praticato sicuramente di più».