Le statistiche dicono molto, a proposito dello stato di salute di un movimento sportivo. Si parla tanto della crisi del ciclismo italiano, proviamo ad andare a fondo al discorso affrontando il tema della produzione di talenti a livello giovanile. Per capirlo abbiamo bisogno di uno specchio, costituito in questo caso dalle convocazioni degli azzurri per europei e mondiali fra juniores e under 23, tenendo in considerazione anche i risultati.
Armata azzurra: 73 in 5 anni
Che fine hanno fatto tutti quei ragazzi? Perché parliamo di un numero imponente, considerando che abbiamo preso in esame solo un quadriennio, quello tra il 2019 e il 2023 (non la stagione appena conclusa perché con presenze di juniores ancora al primo anno, in fase di formazione anche puntando al salto diretto della categoria successiva). Ebbene, nei 4 anni in questione (il che significa 5 manifestazioni europee e 4 mondiali visto che nel 2020 si organizzò in extremis solo la rassegna per gli elite) sono stati ben 73 i ragazzi che hanno vestito l’azzurro.
Partiamo dai risultati. Che si tratti di una generazione ricca di talento lo si desume da quanto è stato portato a casa dagli azzurri. In sede mondiale possiamo vantare 5 medaglie di cui ben 4 d’oro: i titoli mondiali di Tiberi (crono junior 2019), Battistella (strada U23 2019), Baroncini (strada U23 2021) e Lorenzo Milesi (crono U23 2023) più l’argento di Alessio Martinelli da junior nel 2019. A ciò vanno aggiunte 15 presenze complessive in Top 10.
I 20 ragazzi italiani nel WT
Agli europei ci sono 2 titoli (con Andrea Piccolo nella crono juniores e Alberto Dainese su strada U23 entrambi nel 2019), 4 medaglie e ben 26 presenze fra i primi 10. Numeri che dicono di una qualità molto alta.
Ma che fine hanno fatto tutti questi ragazzi? Il primo dato che emerge è che su 73 nomi presi in esame, ce ne sono ben 20 che sono approdati in squadre WorldTour, pari al 27,4 per cento. Significa che i principali team hanno investito su quei talenti, trovando risposte concrete. Parliamo di giovani che si sono già affermati come leader e elementi di punta anche al massimo livello, basti pensare a Jonathan Milan per le volate o a Andrea Tiberi come uomo da classifica nei grandi giri. Ma anche di gente in via di costruzione, come lo stesso Baroncini frenato da troppi infortuni ma che ormai sta imboccando la luce in fondo al tunnel.Oppure pensiamo a Pellizzari che trova spazio in una corazzata come la Red Bull – Bora Hansgrohe.
Non tutti possono essere campioni…
Ci sono poi quelli che in proiezione dovrebbero seguire la stessa strada, visto che sono ben 10 i corridori dal passato fra gli azzurri e dal presente nei devo team delle squadre WT. Un tragitto preferenziale verso il grande ciclismo che va allargandosi sempre più e che lascia ben sperare, soprattutto unendo questo numero a un altro, gli 11 neoprofessionisti che approdano al mondo principale fra WorldTour e Professional. Con tutti i suoi problemi, il ciclismo italiano continua a produrre talenti, poi starà a ognuno di loro ritagliarsi lo spazio giusto.
E’ forse quello il cammino più difficile: convincere i direttori sportivi delle proprie capacità, delle proprie ambizioni corroborandole con prestazioni e risultati. Non tutti ci riescono, c’è anche chi legittimamente si ritaglia un posto come gregario e si specializza, ma fa sempre parte di quel percorso di maturazione ciclistica che segue ogni corridore. Non sono certo tutti Pogacar.
Ritirati: numero elevato
C’è però un rovescio della medaglia. Abbiamo parlato di chi ce l’ha fatta, poi abbiamo tanti corridori che militano nelle nostre squadre Professional (e per fortuna che ci sono) con la VF Group – Bardiani che sembra la strada preferenziale, visto che nelle sue fila transitano ben 6 nomi. Ma anche Polti – Kometa, Toscana Factory Team e la purtroppo dismessa Zalf hanno dato un forte contributo. Ma c’è anche chi non ce l’ha fatta…
Considerando che facciamo riferimento a un lasso di tempo molto recente e a corridori molto giovani, nel pieno della loro attività, colpisce il fatto che ben 11 di essi dopo aver vestito i panni azzurri abbiano già mollato, si siano ritirati anzitempo. Corridori anche promettenti, come Lorenzo Balestra, quinto agli europei 2020 e già fuori dal giro due anni dopo, oppure Andrea Debiasi, in nazionale agli europei 2023 e ritiratosi dopo appena un anno. Impressionante il dato relativo agli europei juniores 2019: in nazionale c’erano Andrea Piccolo che chiuse 5°, Edoardo Zambanini anche lui in Top 10, poi Yuri Brioni, Davide Cattelan, Francesco Della Lunga e Tomas Trainini. Di loro troviamo in attività solamente Zambanini e Della Lunga, sempreché quest’ultimo trovi un approdo dopo la chiusura della Hopplà Petroli.
Dati su cui ragionare
Che cosa significa tutto ciò? Che le strade per approdare al ciclismo professionistico sono sempre più strette, a maggior ragione per i nostri che non hanno un team WT di riferimento e che si trovano a navigare in acque sempre più agitate dove i team vanno diradandosi. Sono dati sui quali sarebbero in primis Federazione e Lega a dover ragionare, perché vedere tanti ragazzi che avevano un talento tale da meritarsi l’azzurro e che poi mollano così presto non trovando sostegni è un brutto segnale.