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Il peso del cognome. Axel Merckx sa cosa significa

26.09.2023
6 min
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Nella sua intervista/confessione, Ben Wiggins, uno degli astri nascenti del ciclismo mondiale aveva parlato della fortissima pressione derivante dal fardello del suo cognome. Per gestirla aveva scelto appositamente di accettare l’invito dell’Hagens Berman Axeon per lavorare con Axel Merckx, che più di ogni altro sa che cosa significa confrontarsi con un passato importante.

Per questo abbiamo voluto sentire il manager belga, considerando che nel suo team militano molti prospetti di grande interesse, dei quali ci siamo anche occupati e che ha una grande capacità nel gestire situazioni difficili ma con tante prospettive interessanti come quella del britannico iridato su pista e protagonista della stagione juniores su strada.

Axel Merckx, 51 anni, bronzo olimpico nel 2004 e dirigente all’Hagens Berman Axeon dal 2012
Axel Merckx, 51 anni, bronzo olimpico nel 2004 e dirigente all’Hagens Berman Axeon dal 2012
Il prossimo anno arriverà Ben Wiggins: che idea ti sei fatto del britannico?

La prima cosa che mi ha colpito è che in fatto di esperienza è molto più giovane, direi quasi acerbo rispetto alla sua età. E’ solo il terzo anno che interpreta il ciclismo in maniera convinta, ma la sua anche per questo è una bella storia. Non è mai facile fare lo stesso mestiere del padre, nel ciclismo ancora meno. Ne abbiamo parlato a lungo, io con la mia esperienza personale posso sicuramente aiutarlo a trovare la propria strada.

Ben ha detto ripetutamente di essere stato attratto dalla possibilità di lavorare con te perché sai bene che cosa significa avere il peso di un cognome tanto importante.

La pressione negativa c’è, inutile negarlo. Ogni volta che il risultato non arriva – afferma Merckx facendo riferimento al proprio passato – è normale che tutti dicano “non è come suo padre”. Fa parte dei rischi del mestiere. E’ importante che trovi la sua strada, che riesca piano piano a far capire di essere diverso, un altro corridore rispetto a suo padre. Deve riuscire a emergere per quello che è, senza guardare a chi c’era prima, a dimostrare quel che vuole e può fare. Capisco che senta la pressione, cercherò di aiutarlo a sentirla sempre meno.

Wiggins è stato protagonista su strada e su pista. Ma sente la pressione legata al suo nome
Wiggins è stato protagonista su strada e su pista. Ma sente la pressione legata al suo nome
Come si lavora con un corridore che ha avuto un genitore campione?

Non è più difficile, è solo diverso perché bisogna confrontarsi con una pressione mediatica differente rispetto a qualsiasi altro corridore, una pressione che c’è a prescindere dai risultati. Ben sa che senza quel cognome non avrebbe i giornalisti che si interessano a lui, le tante interviste, i tanti articoli. Con quel cognome sarà sempre sotto i riflettori dei media ma soprattutto della gente. E’ un fastidio certe volte, lo so bene, ma se vai forte diventa qualcosa di molto meno impattante.

Come giudichi questa stagione per il tuo team?

Una buona stagione – risponde Merckx – abbiamo fatto 7 vittorie, conquistato una corta importante come il Giro della Val d’Aosta, una tappa al Giro Next Gen. La nostra è una squadra molto giovane, sapevamo che avere la stagione perfetta è praticamente impossibile, ma possiamo dirci soddisfatti perché nel complesso i nostri ragazzi sono cresciuti.

Per Morgado una prima stagione da U23 ricca di impegni e soddisfazioni. Ora approda all’Uae Team Emirates
Per Morgado una prima stagione da U23 ricca di impegni e soddisfazioni. Ora approda all’Uae Team Emirates
A inizio stagione avevamo parlato con te dell’ingresso di Herzog e Morgado nel team. Come sono andati finora?

Morgado è partito subito bene, con la vittoria al Tour of Rhodes e da lì ha vissuto un’ottima stagione a dispetto di un problema al ginocchio che gli è costato in pratica quasi tutto aprile e maggio. E’ tornato in forma per il Giro ed è stato molto importante per la vittoria di Rafferty in Val d’Aosta, andando poi a conquistare l’argento ai mondiali che per un primo anno fra gli U23 è una gran cosa. Ora farà il salto nel WorldTour, avrà bisogno di tempo ma penso che potrà fare molto bene anche in tempi brevi.

L’impressione che si è avuta è che Morgado si sia ambientato più in fretta nella nuova categoria. Merito suo o Herzog ha avuto più problemi?

Il tedesco non ha avuto una buona stagione – sottolinea Merckx – ma certamente non per colpa sua. Ha sempre avuto problemi di salute che gli hanno impedito di raggiungere la miglior forma. Infatti ha corso molto meno e si è fermato a fine luglio. Anche questo fa parte del mestiere, io credo che sia stata da questo punto di vista una stagione utile perché ha imparato tanto. Non penso che abbia sofferto la tanta pressione derivante dal fatto di essere un campione del mondo juniores, ha solo bisogno di tempo per trovare la sua dimensione. Anche lui passerà nel WorldTour, sono sicuro che alla Bora Hansgrohe gli daranno il tempo necessario.

Annata difficile per Emil Herzog, ma in Germania credono molto in lui e passa già nel WorldTour
Annata difficile per Emil Herzog, ma in Germania credono molto in lui e passa già nel WorldTour
La vittoria di Rafferty al Giro della Val d’Aosta ti ha sorpreso, lo ritieni un corridore con un futuro nelle corse a tappe?

Sicuramente per le corse brevi è già un ottimo prospetto. E’ un corridore che ha grinta, non ha paura di attaccare, ha vinto il Val d‘Aosta proprio perché ha corso d’istinto, ha preso la corsa di petto, senza aspettare le fasi finali. Ha un modo di interpretare le gare che mi piace tanto, ma si vede che da un paio d’anni l’irlandese è in netta crescita e trova nelle corse a tappe la sua dimensione. Andrà all’Education EasyPost e credo che proprio nelle brevi stage race potrà già distinguersi.

Nel tuo team non ci sono corridori italiani, come mai?

La storia dice così, ma dal prossimo anno ne avremo due, provenienti dall’attività junior, che vogliamo far crescere e che annunceremo nei prossimi giorni.

Rafferty protagonista assoluto al Giro della Val d’Aosta. Anche lui entra nel 2024 fra i grandi
Rafferty protagonista assoluto al Giro della Val d’Aosta. Anche lui entra nel 2024 fra i grandi
L’ingresso di Jayco nel vostro team che cosa cambierà?

Non molto, se non il nome della società. E’ una collaborazione con il loro team WorldTour che non ci trasforma in un Devo team, continuiamo ad avere rapporti anche con altre squadre. Servirà però ai ragazzi per avere una strada privilegiata verso la massima serie, ci confronteremo spesso con i direttori sportivi della Jayco AlUla ma la squadra continua ad essere completamente in mano mia. E’ un investimento per crescere, noi come struttura ma soprattutto i ragazzi.

Wiggins, l’oro e l’eredità. La confessione del figlio d’arte

09.09.2023
5 min
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Dire che le medaglie e i titoli sono la miglior medicina per sciogliere la tensione di un ciclista può sembrare cosa scontata, ma basterebbe avere vissuto l’ultimo mese sull’ottovolante di Ben Wiggins per capire che cosa significa, soprattutto quando sulle spalle ti porti un peso come quel cognome. Dopo l’oro conquistato nella madison ai mondiali juniores, tutto è sembrato più leggero, tanto che si è sentito libero di aprirsi di più.

Appena tornato dalla Colombia, Wiggins ha rilasciato un’intervista a Global Cycling Network nella quale emerge molto del carattere del 18enne figlio dell’ex vincitore del Tour de France. Anche perché quell’oro conquistato con il neodetentore del record del mondo dell’inseguimento, Matthew Brennan, lo associa fortemente al ricordo di quanto fece Bradley, iridato due volte nella specialità insieme a Cavendish.

Per il britannico un bellissimo argento a cronometro a Glasgow, a 25″ dall’australiano Chamberlain
Per il britannico un bellissimo argento a cronometro a Glasgow, a 25″ dall’australiano Chamberlain

Un oro contro la depressione

«Era un mio sogno da sempre – ha esordito il giovane Wiggins – non riesco quasi a descrivere quello che ha rappresentato per me, mi sembrava di vivere in un’atmosfera surreale. Avevo chiuso 8° l’omnium e 4° nell’individuale a punti dove avevo mancato l’ultimo sprint vedendo sfumare la medaglia. Ero molto depresso, mi sembrava che tutto quel che avevo fatto non aveva avuto alcun senso».

Si parlava all’inizio di un “ottovolante” e il britannico spiega bene che cosa si intende: «E’ stato molto difficile rimanere sul pezzo, finire la crono di Glasgow al secondo posto e il giorno dopo già lavorare in funzione di Cali. La sequenza di eventi mi ha un po’ frastornato, era dura restare concentrati. Diciamo che l’oro nella madison ha salvato il mio mondiale e svoltato in positivo tutta la mia stagione.

«Se guardo all’indietro, a quello che mi prefiggevo a inizio anno, posso dire di aver centrato tutti gli obiettivi salvo la Roubaix, ma quello è un terno al lotto, fallire devi metterlo in conto… Volevo vincere una corsa a tappe e l’ho fatto (il Trophée Centre Morbihan, ndr), volevo una medaglia su strada e l’ho presa, volevo diventare campione del mondo su pista e ci sono riuscito. Sono contento per questo e perché mi sento ora molto più ciclista di quanto ho iniziato da junior».

Bradley Wiggins ha appena vinto il Tour 2012, il piccolo Ben lo segue sulla sua bici (foto Getty Images)
Una foto d’epoca, Bradley Wiggins ha appena vinto il Tour 2012, il piccolo Ben lo segue sulla sua bici (foto Getty Images)

L’approdo all’Hagens Berman Axeon

In questo suo cammino, Ben Wiggins ha trovato vari mentori: «Giles Pidcock innanzitutto, che ha avuto un ruolo importante, ma anche il mio allenatore Stuart Blunt che ha seguito tutta la mia crescita negli ultimi due anni al Fensham Howes-Mas Design, il mio team. Ora però è tempo di cambiare».

Ben il prossimo anno correrà con l’Hagens Berman Axeon di Axel Merckx. Una scelta sull’onda di altri giovani di grande avvenire come Herzog e Morgado, ma nel suo caso, considerando anche le offerte arrivategli da svariati team Devo del WorldTour, un po’ stupisce.

«Per me correre su strada e su pista è una priorità – ha ammonito Wiggins con parole che dovrebbero risuonare nella mente a tanti ragazzi, ma soprattutto a tanti diesse italiani – con Axel parlo da oltre un anno, ma crescendo la cosa è diventata più seria. Loro hanno avuto dozzine di corridori approdati nel WorldTour, per me è il miglior team di sviluppo, ma poi è contato il suo background».

Ben Wiggins con il padre nei box di Glasgow. Bradley si tiene lontano dall’attività del figlio, non vuole influenzarlo
Ben Wiggins con il padre nei box di Glasgow. Bradley si tiene lontano dall’attività del figlio, non vuole influenzarlo

Il peso di un cognome

E’ qui che Wiggins riserva alcuni concetti per certi versi sorprendenti, che risuonano come una sua totale messa a nudo: «Con il padre che aveva, ha vissuto tutte le pressioni che vivo io, ma amplificate perché suo padre era “the greatest”. Chi meglio di lui può guidarmi? Non volevo un team Devo, non volevo entrare in una squadra come un semplice ingranaggio, cambiando tutto nella mia vita, andando a vivere chissà dove. L’Axeon è più flessibile, è il team giusto per me».

E’ chiaro che a questo punto il tema del rapporto con il padre Bradley emerge in maniera prepotente: «Il nome è qualcosa di difficile da portare addosso quando tuo padre ha vinto tutto quello che ha vinto il mio – ammette Wiggins – so che cambiando categoria, l’anno prossimo si tornerà al punto di partenza, a nuove sfide, a nuovi raffronti. Mio padre è molto esplicito nel volerne stare fuori, la gente mi chiede che consigli mi dà, ma la verità è che non lo fa e per questo gli sono grato. So che è orgoglioso di me e questo mi basta. Io voglio farmi un nome con le mie forze, magari un giorno non diranno che sono il “figlio di”, ma diranno che lui è il padre di…».

Il podio della madison agli europei juniores 2023. Wiggins e Brennan sono d’argento, si rifaranno a Cali
Il podio della madison agli europei juniores 2023. Wiggins e Brennan sono d’argento, si rifaranno a Cali

Alla Ineos da vincitore

Ben Wiggins ha le idee chiare sul prossimo anno: «Ammetto che mi piacerebbe se già alla fine della prima stagione da U23 arrivasse una chiamata da un team WT, ma altrimenti un altro anno non potrebbe che farmi bene. So che sta tutto a me, a quel che farò per meritarlo. Io ho segnato nella mia agenda il Giro Next Gen e il Tour of Britain come cardini del nuovo anno, solo questi perché non voglio mettermi troppa pressione addosso».

Giustamente il collega della testata britannica ha chiesto alla fine perché Ben non ha scelto di passare direttamente dalla Ineos, seguendo le orme del padre: «Per ogni ciclista britannico Ineos è qualcosa di particolare, quasi una nazionale – ha risposto Wiggins – anche per me vista l’esperienza di mio padre, ma molto è cambiato da allora. Io vivevo nell’autobus della Sky da ragazzino, nessuno più di me conosce quell’ambiente. A me però interessa un team dove possa farmi un nome. Se andrò alla Ineos lo farò da vincitore, non come uno qualsiasi. D’altronde Axeon ha un legame anche con Jayco AlUla, dove il diesse è Matt White che lo era anche per mio padre. Staremo a vedere».

Morgado è pronto per la caccia alla maglia rosa

10.06.2023
5 min
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Strano destino, quello di Antonio Morgado. Portoghese di 19 anni, da almeno un paio sta ottenendo grandi risultati, eppure finora è passato un po’ sotto traccia. Basti pensare allo scorso anno: seconda piazza alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan, vittoria alla Vuelta Ribera de Dueno, ma di lui si ricorda soprattutto la piazza d’onore alle spalle di Herzog e il passaggio con quest’ultimo all’Hagens Berman Axeon. Quasi fosse un valletto…

Eppure parliamo di un signor corridore, che al suo primo anno da under 23 si sta mettendo in luce come grande specialista delle corse a tappe tanto che molti lo accreditano come il grande favorito del Giro Next Gen in partenza. Proprio alla vigilia della corsa rosa, Morgado ha aperto le porte ai suoi pensieri, partendo dalle differenze riscontrate al passaggio di categoria.

«Le differenze ci sono, si sentono perché la concorrenza è maggiore e soprattutto è cresciuto il livello. Ci si trova ad affrontare salite più grandi e maggiori chilometraggi, ma mi pare di essermi adattato subito nella maniera migliore, il successo al Tour of Rhodes in Grecia mi ha dato molta consapevolezza».

Morgado è al primo anno all’Hagens Berman Axeon, qui con Herzog e il connazionale Tavares
Morgado è al primo anno all’Hagens Berman Axeon, qui con Herzog e il connazionale Tavares
Ti ritieni uno scalatore?

Forse adesso no, o almeno non come vorrei, ma in futuro il mio obiettivo è essere un bravo scalatore, di quelli che riescono a fare la differenza nelle corse a tappe.

Proprio nelle gare di più giorni ti stai mettendo in particolare evidenza. Quali pensi siano le tue doti che ti permettono di emergere?

Diciamo che sto mostrando di avere potenza per le salite brevi e resistenza agli sforzi e questa è una parte di me che mi piace davvero tanto. Ma come detto c’è ancora molto da fare.

Morgado con Herzog: rivali agli ultimi mondiali, ora sono compagni di squadra e buoni amici
Morgado con Herzog: rivali agli ultimi mondiali, ora sono compagni di squadra e buoni amici
Tu sei nello stesso team di Herzog che lo scorso anno ti tolse il titolo mondiale: come sono i rapporti fra voi?

Sono molto buoni, siamo entrati in confidenza e c’è una buona amicizia. Per ora abbiamo programmi diversi, lui sta correndo più nelle prove d’un giorno perché io vengo da un infortunio ad aprile che mi ha tenuto fuori dalle corse per un paio di mesi e passando per le corse a tappe la condizione arriva prima, comunque devo dire che in queste ultime mi trovo più a mio agio.

Come ti trovi nel team di Axel Merckx?

Mi sento benissimo. Mi piace molto questa squadra, credo sia quella giusta per crescere e arrivare dove voglio. I miei compagni di squadra sono davvero amichevoli e comprensivi, soprattutto coloro che hanno più esperienza e fanno un po’ da guida. Il primo anno fra gli under 23 non è facile perché ci sono tanti cambiamenti, anche come impostazione e mentalità, ma in un team simile tutto diventa più semplice da affrontare.

La posizione in bici del lusitano non è delle più accattivanti, ma è molto efficace, a cronometro e in salita
La posizione in bici del lusitano non è delle più accattivanti, ma è molto efficace, a cronometro e in salita
Come sei arrivato al ciclismo, quando hai iniziato?

Come tanti sono stato invogliato dalla famiglia, da mio padre che ogni fine settimana prendeva la sua bici per qualche giro, io a 5 anni ho cominciato a seguirlo in qualche gara e volevo fare come lui. Inizialmente mi piaceva la mountain bike, mi divertivo di più, poi dopo qualche anno mi ha preso la bici da strada e non ho più cambiato, infatti non pratico altre specialità, mi dedico solo a questa.

Che cosa sai della storia del ciclismo portoghese?

Non così tanto, ma conosco il ciclista più grande, so quanto Joaquim Agostinho abbia influito sull’evoluzione del ciclismo del mio Paese, ma non vado molto in là, non ne so tantissimo.

Un piccolissimo Morgado alle sue prime armi, seguendo la passione del padre
Un piccolissimo Morgado alle sue prime armi, seguendo la passione del padre
Quanto è popolare il ciclismo in Portogallo adesso?

E’ molto cresciuto nell’attenzione dei media e della gente, siamo molto seguiti. La cosa importante è che più persone vedono il ciclismo e soprattutto più persone lo praticano. Penso che sia anche frutto dei buoni risultati che Almeida sta ottenendo fra i professionisti in mezzo a così tanti campioni.

C’è un corridore che è per te un modello al quale ti ispiri?

Mi piacciono le abilità di Almeida, è un ragazzo davvero in gamba ed anche una bella persona, molto amichevole quindi, sì, diciamo che vorrei arrivare ai suoi livelli, lo vedo come un obiettivo più che come un idolo.

Ma considerando le tue caratteristiche e facendo riferimento sempre ai corridori lusitani, pensi di essere più simile all’ex iridato Rui Costa o ad Almeida?

Probabilmente il mio modo di correre è più vicino a quello di Rui Costa ma in futuro il mio obiettivo è essere come Joao, raggiungere i suoi risultati e se possibile fare anche meglio.

Antonio con la maglia del CC de Bairrada, con cui è emerso come uno dei migliori junior al mondo
Antonio con la maglia del CC de Bairrada, con cui è emerso come uno dei migliori junior al mondo
Tu hai già vinto in Italia il Lunigiana, ora ti attende il Giro Next Gen: che cosa ti aspetti?

Veniamo in Italia con molte ambizioni perché abbiamo una squadra forte e penso che abbiamo la possibilità di provare in alcune tappe a fare la differenza e finire tra i primi cinque. Chiaramente spero di essere io l’uomo da classifica, so che molti mi danno addirittura per favorito, ma di partenza non abbiamo capitani, sarà la corsa a definire le gerarchie, siamo tutti forti e quindi vengo innanzitutto per aiutare la squadra.

Ultima domanda. Qual è la gara che sogni di vincere?

Una sola, il Tour de France. E’ quella che fa davvero la differenza.

Herzog e Morgado, gioielli appuntiti nella mani di Axel Merckx

11.10.2022
4 min
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E’ un po’ come se Pantani e Simoni si fossero ritrovati nella stessa squadra. Forse era l’unico modo per farli smettere di prendersi per i capelli. E lo stesso vale per Emil Herzog e Antonio Morgado. I due più forti juniores della stagione (senza dimenticare Vlad Van Mechelen) si ritroveranno fianco a fianco nella Hagens Berman Axeon di Axel Merckx. La squadra che tanto bene abbiamo conosciuto quest’anno al Giro under 23.

Entrambi infatti passano di categoria ed entrambi non intendono limitare le loro ambizioni. Ma di certo se in corsa se le sono date, come è stato anche a Wollongong, dovranno più spesso trovare il modo di darsi la mano, come hanno fatto sempre a Wollongong ma dopo l’arrivo. Una mano invece se la dovranno dare in gara.

Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’impresa dell’inglese a Santa Caterina Valfurva che ha deciso il Giro U23
Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’impresa dell’inglese a Santa Caterina Valfurva che ha deciso il Giro U23

Il lavoro di Axel

E’ di certo una bella sfida per Axel, ma il direttore sportivo belga ha mostrato un grande “savoir faire” con i suoi ragazzi. Sempre pacato, sempre tranquillo lo abbiamo potuto ammirare dal vivo come si comportava alla partenza e all’arrivo delle tappe del Giro U23. Alcune voci danno Merckx come team manager della nuova Lotto Soudal, che si chiamerà Lotto-Dstny. Ma per ora sono solo voci. E pertanto ragioniamo su ciò che è concreto.

Ma come potranno aiutarsi? Probabilmente un’idea Merckx già ce l’ha ed è quella di sfruttare, o meglio esaltare, le loro caratteristiche.

Più esplosivo e scalatore (che detta così potrebbe sembrare una contraddizione) il portoghese, più passista e resistente il tedesco.

E si è visto anche al mondiale. Morgado che esplode sulla salita, Herzog che lo riacciuffa in discesa. Entrambi sono comunque atleti davvero completi e che sembrano essere pronti per il salto tra gli under 23.

Magari con loro due in squadra, Merckx potrà correre da protagonista al Giro U23 o in altre corse a tappe rispetto a come ha fatto quest’anno, quando quel ruolo era nelle mani della Groupama-Fdj. Ciò nonostante si è portato a casa la maglia rosa con Leo Hayter.

Antonio Morgado e Emil Herzog sul rettilineo di Wollongong. primo il tedesco, secondo il portoghese
Antonio Morgado e Emil Herzog sul rettilineo di Wollongong. primo il tedesco, secondo il portoghese

Su Emil

Messo su carta, il lavoro con Emil Herzog potrebbe sembrare più facile, se non altro per affinità ambientali: climatiche e in senso stretto e culturali tra il mondo tedesco e quello belga del direttore sportivo. Ma in teoria questo non è un problema, visto che storicamente in questa squadra ci sono stati atleti di tante nazionalità differenti.

«Emil – ha detto Axel – è uno dei migliori corridori junior in circolazione. Penso che abbia avuto uno degli anni migliori nella categoria junior di sempre e non possiamo che essere entusiasti di averlo con noi.

«Ho parlato bene con Emil: ha capito che possiamo aiutarlo a progredire e questa consapevolezza è molto importante. È una grande speranza per il futuro e per ciò che è possibile».

Su Morgado

C’è poi Antonio Morgado. Il portoghese è campione nazionale. Il suo profilo ricorda molto quello di un altro portoghese che da qualche anno conosciamo bene: Joao Almeida. Non è la prima volta che Axel e il suo staff vanno a pescare da quelle parti. Anzi…

«Antonio ha ottenuto grandi risultati sia a livello nazionale che internazionale. E’ molto aggressivo quando corre (e il Lunigiana insegna, ndr) e i suoi risultati lo dimostrano. Non vediamo l’ora di aiutarlo a fare il prossimo passo nel calendario internazionale degli under 23».

Per entrambi quindi non c’è che iniziare a lavorare, ma come? O meglio: ma quanto? L’unica incognita che versa su quanto Axel, e il suo collega, l’ex pro’ Koos Moerenhout, è il tempo.

Sembra infatti che Morgado abbia già in pugno un contratto con la UAE Emirates per il 2024 e che Ralph Denk , il team manager della Bora-Hansgrohe, rivoglia al più presto il suo atleta. Scriviamo rivoglia in quanto la Auto Eder, la squadra juniores di Herzog, è la filiera giovanile della Bora.

Leo Hayter è pronto per il passaggio, parola di Axel Merckx

04.08.2022
5 min
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Chissà perché quando è uscita la notizia di Leo Hayter  alla Ineos-Grenadiers non siamo rimasti così sorpresi! Lui inglese, vincente, con il fratello Ethan già nella corazzata di Sir Brailsford… tutto è sembrato quasi naturale.

Faccia da “angioletto”, modi gentili, ma in corsa una grinta non comune e una tenacia incredibile, oltre che tanta forza.. Abbiamo imparato a conoscerlo nei giorni del Giro d’Italia U23. Giro che ha vinto con pieno merito.

«Sono davvero orgoglioso ed entusiasta di unirmi alla Ineos Grenadiers dal prossimo anno – ha detto Leo – correrò al più alto livello di questo sport e lo farò in una squadra britannica. Una squadra alla quale mi sono ispirato da quando ho iniziato a gareggiare. Avendo partecipato ad alcuni training camp con loro, mi sento già davvero a casa qui e ora non vedo l’ora di iniziare».

Il pianto liberatorio di Leo dopo il trionfo di Pinzolo. Ancora non immaginava che avrebbe tenuto la maglia rosa fino alla fine
Il pianto liberatorio di Leo dopo il trionfo di Pinzolo. Ancora non immaginava di vincere il Giro U23

Cinque giorni cruciali

Dal pianto liberatorio e se vogliamo incredulo di Pinzolo alla maglia rosa vestita in cima al Colle della Fauniera. In quei cinque giorni Leo è cresciuto come non mai. In quei cinque giorni abbiamo assistito ad un crescendo di consapevolezza incredibile. E si è vista lungo le rampe della lunga scalata piemontese, come ha gestito lo sforzo, già il giorno a Pinerolo quando prima dell’erta finale si è sfilato e per tagliare il traguardo lontano dai rischi e per godersi quell’ultimo chilometro in maglia rosa del Giro U23.

E sicurezza, gestione della persona ancora prima che dell’atleta è quel che serve quando si passa “di là”, tra i grandi e tanto più in uno squadrone come la Ineos-Grenadiers.

Axel Merckx ha saputo toccare i tasti giusti con lui e in questa estate ne ha fatto un uomo. Se lo ero preso quest’inverno alla Hagen Bermans Axeon, quando Leo era rimasto a piedi nonostante avesse vinto la Liegi U23.

«Abbiamo visto un corridore molto forte – spiega Axel – sia di gambe, che di testa. Poi con quel vantaggio, quasi 5′, era anche “facile” gestirsi. Come vi dissi già a Pinerolo, doveva non fare fuori giri fino ai -5 dalla vetta e poi fare una crono. E così ha fatto.

«No, no… è forte. E’ rimasto tranquillo per tutto il Giro, forse anche troppo in certe occasioni! Ma si è fidato della squadra e ha svolto un ottimo lavoro nel complesso».

Una foto che ritrae Leo Hayter (in maglia nera) in allenamento con la Ineos-Grenadiers (immagine Instagram)
Una foto che ritrae Leo Hayter (in maglia nera) in allenamento con la Ineos-Grenadiers (immagine Instagram)

Ineos come casa

Merckx sapeva che Leo Hayter sarebbe passato nel WorldTour, ma neanche lui aveva la certezza con quale team lo avrebbe fatto.

«Ma immaginavo – dice Axel – che sarebbe passato con loro. Lì c’è già suo fratello, lui è inglese, la squadra è inglese e trova un ambiente che gli è familiare.

«Per me Leo è pronto al passaggio. Un ragazzo così che vince il Giro U23 non puoi tenerlo ancora un anno. Sarà all’altezza, poi è chiaro che dovrà migliorare alcuni aspetti, quello più importante riguarda la discesa. Nelle curve veloci e nelle discese tecniche qualche problemino ce l’ha e si è visto anche al Giro».

Corse a tappe

Intanto Leo dopo alcuni giorni passati in Italia con la sua ragazza, l’italiana Francesca Barale, dopo il Giro U23, è tornato a darci sotto in quel di Andorra e lo ha fatto proprio con i ragazzi della sua futura squadra. Hayter sarà uno stagista da qui a fine stagione e un corridore Ineos a tutti gli effetti dal primo gennaio 2023. Il contratto lo lega a questa squadra fino al 2025, si tratta quindi di un triennale.

Ma cosa potremmo attenderci da lui? Che corridore troveremo tra i grandi? Spesso chi va forte tra gli U23 su un terreno non è detto che faccia la stessa cosa anche tra i pro’. Simone Consonni, per esempio, vinse un italiano U23 alquanto impegnativo, e tra i pro’ è un velocista.

Leo ha anche vinto il titolo nazionale. In salita va forte. E in volata non è fermo. Che corridore sarà, dunque?

«Per me – riprende Merckx – Hayter è uno forte e che ha motore. Va forte a crono e in salita, anche se non è uno scalatore puro chiaramente. Va forte in salita, perché, come ho detto ha motore. E lo si è visto nel giorno della sua seconda vittoria, quando verso Santa Caterina Valfurva ha staccato tutti nell’ultima ora. Dopo 5.000 metri di dislivello lui non è calato.

«Se vincerà una Liegi anche tra i pro’? Non è impossibile, ma io lo vedo più per le corse a tappe. Magari le corse di un giorno devono essere dure come un Lombardia. Potrà poi sfruttare le fughe.

«Sono convinto, soprattutto all’inizio, che sorprenderà più di qualcuno. Se Leo entrerà in qualche fuga lui arriva fino in fondo, perché tiene bene, è resistente. Torniamo al discorso di prima dell’ultima ora di corsa».

L’impresa di Santa Caterina. Staccato sul Mortirolo, Leo ha poi demolito gli avversari senza perdere un solo watt nel finale (foto Extra Giro)
Leo Hayter correrà nella Ineos-Grenadiers. Per Axel Merckx un passaggio naturale. L'inglese è pronto e saprà ben comportarsi sin da subito
L’impresa di Santa Caterina. Staccato sul Mortirolo, Leo ha poi demolito gli avversari (foto Extra Giro)

La parola

E chi lo deve accogliere cosa dice?

Dario David Cioni già ci aveva accennato alla loro linea verde. Ogni anno inseriscono almeno un “super” giovane. E’ stato così con molti ragazzi. Pensiamo a Carlos Rodriguez o proprio il fratello di Leo, Ethan.

«Leo lo seguivamo già da qualche anno – ci dice Cioni – anche perché avevamo in squadra suo fratello. Per noi non era uno sconosciuto. Vedevamo quel che combinava e sapevamo alcune cose da Ethan. In più aveva già fatto degli stage con la nostra squadra. Adesso lo avremo definitivamente dal prossimo anno, ma da ottobre sarà con noi».

«L’ultimo stage con noi lo ha fatto ad Andorra qualche giorno fa. Era lì con 14 corridori e devo dire di aver notato un ragazzo già molto professionale. Rispetto al fratello mi sembra più scalatore. E’ meno veloce, ma va meglio sulle salite lunghe. Quindi sì, sono d’accordo con Axel quando dice che è adatto per le corse a tappe».

Bravissimo Leo, ma il capolavoro è anche di Axel Merckx

19.06.2022
4 min
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Leo Hayter  ha vinto il Giro d’Italia U23. Lo ha fatto con un’azione importante verso Santa Caterina Valfurva, ma lo ha fatto soprattutto con un grande controllo della corsa e dell’intera situazione nei giorni successivi.

Bravissimo l’inglese, ma una grossa fetta del merito è anche del suo direttore sportivo, Axel Merckx. Il belga ha saputo cogliere l’occasione con un ottimo lavoro della sua Hagen Bermans Axeon.

Axel Merckx (classe 1972) è il diesse della Hagens Berman Axeon
Axel Merckx (classe 1972) è il diesse della Hagens Berman Axeon

Antenne dritte

Anche ieri a Pinerolo la scelta di staccarsi nel chilometro finale è stata il simbolo di un Giro corso con intelligenza.

E’ vero, lo abbiamo scritto, Leo si è voluto godere il momento, ma è altrettanto vero che 150 ragazzi che affrontano a tutta una rampa strettissima, pronti a fare spallate e per di più sul terreno acciottolato è potenzialmente un rischio. E così ha unito l’utile a dilettevole. Si è defilato e ha preso zero rischi.

«Forse alla fine ero più teso io che Leo – racconta Merckx – Lui l’ho sempre visto tranquillo. Si è sempre gestito in autonomia, mi ha ascoltato. La sera prima dell’ultima tappa ho detto ai ragazzi che bisognava comunque mantenere alta la concentrazione, perché c’erano da fare ancora 120 chilometri e nulla era deciso».

Il podio finale: Leo Hayter (primo); Lennert Van Eetvelt (secondo) e Lenny Martinez (terzo)
Il podio finale: Leo Hayter (primo); Lennert Van Eetvelt (secondo) e Lenny Martinez (terzo)

Tutti per uno

Come detto, dopo Santa Caterina Valfurva la Hagens Berman Axeon ha cambiato totalmente volto. 

«Una volta che abbiamo capito che davvero potevamo fare il colpaccio abbiamo corso in altro modo. Tutti più compatti», ha detto Axel.

«Guardate che Axel sa il fatto suo – ci ha detto Orlando Maini, che di esperienza ne ha da vendere – avete visto come ha fatto correre i suoi ragazzi verso il Fauniera? Tutti davanti e come è uscita la fuga ce ne ha messi due pronti ad aiutare Hayter in caso di necessità. Poi il ragazzo, Leo, è stato bravissimo e non ce n’è stato bisogno».

E anche ieri nel circuito finale, tra i vicoli di Pinerolo, la maglia rosa era in prima o seconda posizione, con un paio di compagni vicino. Poi si lasciava “sfilare” nelle prime 10-15 posizioni nel resto del circuito. Un’attenzione massima.

Sul Fauniera un controllo magistrale per il londinese (foto Isola Press)
Sul Fauniera un controllo magistrale per il londinese (foto Isola Press)

Capolavoro Fauniera

«E’ stato anche più “facile” per noi gestire il Fauniera con un vantaggio di quasi sei minuti – riprende Merckx – un vantaggio importante. Leo mi ha ascoltato. Non è mai andato oltre il limite. Gli ho detto di stare tranquillo, di non esagerare. Di concentrarsi sul suo passo. Se poi ai 5 chilometri ne avesse avuta, doveva spingere al massimo fino alla fine».

Ma Axel sembra sin troppo umile quando continua la sua analisi.

«Non mi aspettavo di vincere il Giro – riprende Merckx – e mi rendo conto che siamo stati anche fortunati. Alcune circostanze ci sono state favorevoli. Come il giorno di Peveragno. Se in quella fuga della Equipe Continental Groupama-FDJ  ci fosse stato dentro Van Eetvelt avremmo perso il Giro. La corsa per noi sarebbe finita lì. Invece proprio la Lotto-Soudal ha tirato molto per chiudere sui francesi.

«Ma le gare sono anche queste».

Leo Hayter festeggia sull’arrivo di Pinerolo, il Giro d’Italia U23 2022 è suo (foto Isola Press)
Leo Hayter festeggia sull’arrivo di Pinerolo, il Giro d’Italia U23 2022 è suo (foto Isola Press)

Abbraccio e pizza

Axel arriva in zona premiazione un bel po’ di tempo dopo il termine della tappa. Tra la deviazione delle ammiraglie, il parcheggio nella parte bassa di Pinerolo e il ritorno in cima allo strappo dell’arrivo c’era da fare una bella scarpinata. 

Quando giunge dietro al palco va a complimentarsi con i suoi ragazzi uno ad uno. Leo Hayter sta firmando delle maglie rosa. Lui arriva da dietro. I due si guardano e Axel lo abbraccia.

«Cosa ho detto ai ragazzi in questi giorni? Nulla, cosa potevo dirgli? Siamo venuti qui per vincere una tappa, invece ne abbiamo vinte due e portato a casa il Giro».

Intanto Hayter si gode il successo e finalmente non è costretto a mangiare la solita pasta dopo l’arrivo. Sul Fauniera, scherzando, ci faceva delle smorfie davvero poco invitanti e ci diceva: «Tomorrow pizza… of course (domani una pizza, sicuro, ndr)».

«Voglio ringraziare la squadra – ha detto Hayter – i ragazzi hanno fatto un grande lavoro (cosa ribadita a caratteri cubitali anche sulle sue pagine social, ndr). Non credo che cambi molto per me, però dopo questa vittoria sono più convinto dei miei mezzi.

«Questa vittoria è stata una sorpresa. Adesso spero di fare bene al Tour d’Alsace e al Tour de l’Avenir».

Neanche Axel Merckx avrebbe pensato di giocarsi il Giro U23

14.06.2022
5 min
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Ed ecco un altro ragazzo che passa per le mani di Axel Merckx. Leo Hayter è uno dei numerosi corridori di classe che il diesse belga ha lanciato con la sua squadra americana, la  Hagen Bermans Axeon.

Nel dopo tappa di ieri, una mezz’oretta dopo l’arrivo del suo pupillo, lo abbiamo visto risalire l’ultimo chilometro in sella ad una delle bici di scorta. Aveva con sé una giacca a vento. Con una mano reggeva il manubrio e con l’altra il pasto da portare a Leo.

Axel già ci aveva parlato del suo team affiliato negli Stati Uniti. Mentalità (e sede operativa) belga, ma con l’innovazione e la leggerezza “made in Usa”, se così possiamo dire. 

Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’arrivo di ieri
Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’arrivo di ieri
Axel, complimenti. Vi aspettavate un successo del genere?

No, no… Anzi, sicuramente no! Ero già molto felice per la vittoria di tappa dell’altro giorno a Pinzolo. Oggi (ieri, ndr) aspettavamo cosa sarebbe successo. Era una frazione così dura e decisiva per il Giro d’Italia U23 che anche per questo volevamo vedere la reazione di Leo dalla tappa del giorno prima.

Nella quale comunque aveva speso tanto…

Però andava meglio man mano che passavano i chilometri. E anche verso Santa Caterina Valfurva è andata così. Ha fatto un grande numero.

Dopo Pinzolo, Hayter ci aveva detto che non conosceva i suoi limiti e che il Mortirolo sarebbe stato un test importante per lui. Un’occasione per testarsi.

In effetti è stato un super test. Sia per la prestazione in salita in sé per sé, sia per le sei ore di corsa. Sei ore di bici (compresi i 40′ di trasferimento, ndr) tra gli under 23 non si vedono tutte le settimane. E’ stata una tappa molto dura. E lo si vede con i distacchi e con la gente che continua ad arrivare. In situazioni così, quando sei il più forte, nel finale puoi fare la differenza ancora di più.

Dall’ammiraglia gli hai dato dei consigli? Gli hai suggerito te quando partire?

No, è lui che ha deciso. Io poi non ero nelle sue gambe! Gli ho dato solo i distacchi e volevo essere sicuro che si alimentasse. Quindi gli dicevo di mangiare e di bere. Volevo che arrivasse più fresco possibile all’ultima salita. Poi sarebbe stata una lotta uomo a uomo. E’ un numero tutto suo.

La Hagens Berman Axeon aveva controllato la corsa già ieri. Adesso per loro si farà più dura (foto Isola Press)
La Hagens Berman Axeon aveva controllato la corsa già ieri. Adesso per loro si farà più dura (foto Isola Press)
Adesso siete qui a giocarvi il Giro, ma eravate partiti con questa idea?

No, eravamo partiti per vincere una tappa. Per questo prima ho detto che ero contento già dopo Pinzolo. A volte serve anche un po’ di fortuna. Lo scorso anno eravamo qui per fare bene nella generale e al primo giorno abbiamo perso due corridori e solo uno è arrivato alla fine. Adesso, abbiamo vinto la Strade Bianche di Romagna prima del Giro e in tre giorni abbiamo portato a casa due tappe e abbiamo la maglia rosa.

Già, la maglia rosa. Cambierà il vostro Giro?

Sì, adesso cambia la corsa per noi. 

E come sarà la strategia?

La prima cosa è recuperare. La tappa di domani e il giorno di riposo dovrebbero aiutarci. Poi dovremo controllare il più possibile, ma con cinque corridori sarà difficile. Però se Leo mantiene questa gamba, direi che siamo messi bene. Ma attenzione, il Giro è ancora lungo e possono succedere tante cose. Vediamo giorno per giorno, dai…

Axel, come hai scoperto questo ragazzo? Sappiamo che hai un certo feeling con i corridori inglesi (anche Tao Geoghegan Hart è passato dalle sue mani, e ce ne sono tre in squadra, ndr)…

Leo aveva conquistato la Liegi U23 l’anno scorso. L’avevo visto vincere e poi sono venuto a sapere che era senza un contratto, che non sarebbe rimasto alla Dsm. Io avevo ancora un posto libero in squadra e così l’ho preso subito. 

Axel aveva portato i suoi ragazzi in ritiro a Castagneto Carducci, in Toscana, a febbraio (foto Instagram)
Axel aveva portato i suoi ragazzi in ritiro a Castagneto Carducci, in Toscana, a febbraio (foto Instagram)
Come mai?

Perché avevo visto come aveva vinto. Si vedeva che avesse talento e che poteva diventare un grande corridore. Però anche io non pensavo che fosse così forte. Ma è tutto merito suo, perché ha fatto una grande lavoro da questo inverno e tanta fatica oggi. Noi siamo qui per aiutarlo.

Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

Come ha reagito alle difficoltà. Ha avuto un po’ di sfortuna all’inizio dell’anno perché ha avuto il Covid ed è stato fermo e questo lo ha messo fuori forma per qualche mese. Ma adesso, proprio al Giro, sta ritrovando la gamba buona. Magari anche perché all’inizio della stagione è andato meno forte e ha corso meno, adesso è più fresco dei suoi competitor.

Già si fanno i paragoni con il fratello. Ethan è più pistard, nonostante tenga in salita. Leo è più scalatore: è così?

Sì è così, ma non mi sembra giusto paragonarlo al fratello. Penso che Leo sia il corridore che è. Ha un grande talento e lo ha dimostrato anche oggi. Pensiamo a questo fine settimana, a come si mettono le cose, a come si comporta con la maglia addosso e con la squadra. E poi vediamo sabato sera.

Il primo giorno che lo hai avuto è stato questo inverno?

Sì, abbiamo fatto un ritiro proprio in Italia, a Castagneto Carducci. E’ stato un contatto molto buono con lui e con il resto del team. Penso che abbiamo una squadra buona e molto forte quest’anno. Ripeto, non credevo fossimo così forti con lui già adesso, ma meglio per noi!

Axel Merckx

Merckx, la crisi e quei sorrisi al Giro

30.10.2020
4 min
Salva

Axel Merckx risponde al telefono dal Canada in uno dei momenti più critici della sua carriera di manager. Il Covid ha spazzato via il ciclismo dal Nord America, facendo cancellare praticamente ogni corsa. E la Hagen Bermans Axeon, che a inizio stagione era una squadra in salute e pronta a giocare le proprie carte, adesso è ad un soffio dal chiudere i battenti per l’assenza di sponsor.

Fucina di talenti

Del team americano si è parlato più volte durante il Giro d’Italia, perché dalle sue file sono approdati al professionismo Tao Geoghegan Hart, che il Giro l’ha vinto; Joao Almeida, che lo ha comandato per due settimane; Ruben Guerreiro, che si è portato a casa la maglia dei gran premi della montagna. Tutti hanno speso parole di elogio per Axel che, da quando ha iniziato a portare avanti questo progetto oltre l’Oceano (nato negli anni di Livestrong da cui si è poi affrancato), ha smesso di essere il figlio di Eddy. Prima di loro e fra gli altri, Merckx ha mandato nel WorldTour corridori come George Bennett, Jasper Stuyven, Taylor Phinney, Neilson Powless e Mikkel Bjerg.

Tao Geoghegan Hart, crono Monreale-Palermo,, Giro d'Italia 2020
Tao Geoghegan Hart ha corso con Merckx dal 2014 al 2016
Tao Geoghegan Hart, crono Monreale-Palermo,, Giro d'Italia 2020
Tao Geoghegan Hart con Merckx dal 2014 al 2016

Colpa del Covid

Dice che avevano cominciato il 2020 super ambiziosi, poi sono sparite le corse, non si riusciva a venire in Europa. Insomma… un disastro.

«Sto ancora cercando – dice – e non dispero. E’ complicato. Ho contatti, ne vorrei di migliori. Il Covid non ha aiuta, anzi ci ha mandato al tappeto. Gli sponsor sono in difficoltà. Per questo non cerchiamo soltanto negli Stati Uniti o in Canada, ma in tutto il mondo. Del resto la squadra è affiliata negli Usa, ma abbiamo il servizio corse in Belgio e viviamo la maggior parte dell’anno in Europa. Siamo stati in Italia per il Piccolo Lombardia e il Giro U23 puntando su Quinn, ma non è andato benissimo. Ho anche pensato di legarmi a un team WorldTour, ma non tutti hanno budget per un team Development».

Il Giro, che sorpresa

A consolarlo è arrivato il Giro d’Italia, con quei tre ragazzi che hanno stupito lui per primo. Anzi, si dice stupito più di Tao e Joao che di Guerreiro, che le doti per la maglia della montagna le ha sempre avute.

«Ho seguito la corsa in tivù – dice – con tutte le complicazioni del fuso orario. E’ stato una grande sorpresa. Sapevo che sono ragazzi di talento e che sarebbero arrivati, ma come facevo a prevedere i quindici giorni in rosa di Almeida? E poi Tao… Avrei detto che avesse i numeri per una top 10, al massimo top 5. Ha talento. Vede bene la corsa, va bene a crono ed è forte in salita. Era al Giro per aiutare Thomas, ma ha giocato benissimo la sua carta. E’ stato lucidissimo e lui in questo è un esempio. Sono abbastanza sicuro che non cambierà la sua mentalità e tornerà a fare il suo lavoro. Pensa che mi ha chiamato prima di salire sul podio finale, super in fretta. L’ho trovato molto sicuro nella voce, ma posso aggiungere poco, perché per il resto della chiamata non abbiamo fatto altro che ridere…».

Joao Almeida, Giro d'Italia 2020
Joao Almeida, con Axel Merckx nel 2018 e 2019
Joao Almeida, Giro d'Italia 2020
Almeida con Merckx nel 2018 e 2019

Nessun segreto

C’è anche lui però nella loro storia ed è bello ricordarlo, soprattutto per capire come mai dal suo team siano usciti tanti corridori così forti e pronti.

«Ne faccio parte – ammette – ma sono loro ad aver fatto i sacrifici necessari. Non so se ci sia un segreto, parlerei piuttosto di metodo di lavoro. Un mix fra mentalità Usa e tradizione europea. Probabilmente non è un modello che funziona con tutti. Andando a stringere, ho bisogno di avere un buon feeling con il corridore e che lui lo abbia con i compagni. Solo così l’esperienza diventa insegnamento. Cerco il talento. Va bene guardare ai risultati, ma ci sono anche corridori di qualità che arrivano da periodi sfortunati e non hanno piazzamenti. Quel che conta è la mentalità con cui vengono e la voglia di far parte del progetto, cosa possono fare gli uni per gli altri. Da noi non sono numeri, sono persone. E credo che abbiamo fatto un buon lavoro».