Garbi, tanti podi da trasformare in vittoria. Ed ora c’è il Lunigiana

02.09.2024
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Ad agosto gli hanno dato i gradi da capitano e lui si è fatto trovare pronto senza sfilarsi dalle responsabilità. Pierluigi Garbi della Autozai-Contri ha vissuto un mese da protagonista in cui gli è mancata solo la vittoria, benché l’annata gli fornirà diverse occasioni per farlo.

Anche settembre lo ha iniziato con lo stesso trend positivo, trovando un bel terzo posto in una gara poco incline alle sue caratteristiche come la Sandrigo-Monte Corno che conferma i podi ottenuti nelle settimane e mesi precedenti. Se ieri nella corsa vicentina Garbi (in apertura col diesse Fausto Boreggio) ha fatto da punto d’appoggio per il successo del compagno Remelli, nella “2 Giorni Internazionale Juniores di Vertova” ha impressionato per regolarità dietro ai grandi nomi stranieri raccogliendo un settimo ed un secondo posto (il quarto stagionale). E non è così scontato quando hai come compagni di squadra due talenti assoluti come Alessio Magagnotti ed Erazem Valjavec. Siamo così andati a conoscere meglio il parmense Garbi (che diventerà maggiorenne il 19 settembre e che nel 2025 passerà U23 nella Beltrami-TSA-Tre Colli) alla vigilia del Giro di Lunigiana che correrà con la rappresentativa dell’Emilia-Romagna.

Garbi è un passista con un buon spunto veloce negli sprint ristretti. Sta lavorando per tenere sulle medie salite
Garbi è un passista con un buon spunto veloce negli sprint ristretti. Sta lavorando per tenere sulle medie salite
Pierluigi ci racconti questo tuo ultimo periodo?

Parto da ieri, dove non avevo molte aspettative. Sto preparando il Lunigiana e non volevo forzare più di tanto, però intorno a metà gara sono andato in fuga con altri ragazzi. Dopo un tratto in cui non avevamo un grande accordo, ho rotto gli indugi e ho affrontato la salita finale praticamente da solo. Dall’ammiraglia mi motivavano a continuare perché il vantaggio era buono, ma a 8 chilometri dalla fine (su una salita che ne misura 18, ndr) mi ha informato che stava arrivando il mio compagno Remelli con un rivale (Enrico Simoni, figlio di Gilberto, ndr). Così l’ho aiutato finché potevo, poi io ho vinto la volatina degli altri scalatori che mi avevano ripreso.

Ci sembra di capire che tu abbia altre caratteristiche.

Esatto, avrete capito che non sono proprio uno scalatore (sorride, ndr). Sono decisamente un passista con un buon spunto veloce negli sprint ristretti e tengo su strappi o salite brevi. Sto però lavorando per tenere meglio su quelle più lunghe. Anche in previsione del passaggio nella categoria successiva, sto facendo un percorso mirato per perdere qualche chilo senza andare ad intaccare le mie peculiarità. Diciamo che negli ultimi anni ho avuto uno scatto di crescita fisica rispetto al passato e questo mi ha permesso di potermi esprimere al meglio.

Restando sempre su di te, quali sono i tuoi inizi ciclistici?

Ho iniziato a correre da giovanissimo nell’Eiffel Fontanellato, la squadra del mio comune, anche se io abito in una frazione. Da esordiente e allievo ho corso col Torrile ed infine gli ultimi due anni li ho fatti qua all’Autozai-Contri, dove trovo benissimo. Quando ho cominciato ad andare in bici il mio idolo era Sagan mentre ora è Evenepoel, ma quello che ammiro più di tutti è Victor Campenaerts (dice con un pizzico di stupore, ndr). Lo so, non è il primo nome che fa uno della mia età, ma mi piace tantissimo il suo modo di correre. Sempre all’attacco e quando sta bene non si risparmia mai. Mi ci rivedo in lui per tanti aspetti.

Torniamo all’inizio. Sei stato davanti in tante corse. E’ cambiato qualcosa in particolare?

Direi di no, se non che ho avuto più carta bianca da parte della squadra col fatto che Magagnotti era via con la nazionale e che Valjavec aveva un periodo di tranquillità. Il mio diesse ha voluto investire su Remelli e me come capitani alternati nelle varie gare. E ne abbiamo approfittato, anche se io sto girando attorno alla vittoria (sorride, ndr). Devo dire però che prima di adesso ho sempre lavorato volentieri per i compagni. Ad esempio Magagnotti è un fenomeno ed è un piacere portarlo fino alla fine perché sai che vince e perché sai che vieni ripagato per il lavoro svolto. Vince lui, ma vinciamo un po’ anche noi. Tuttavia ho ancora qualche pecca da sistemare.

Quali?

La prima che mi viene in mente è che ho notato che nelle gare internazionali vado meglio e faccio meno fatica rispetto alle gare regionali. Ci arrivo sempre preparato mentalmente e credo sia proprio una questione di approccio. Nelle internazionali sei stimolato a dare il meglio contro i più forti del mondo. Cerchi di capire a che livello sei. Devo fare altrettanto anche nel resto delle gare perché altrimenti diventa un limite. Ci sto lavorando e sento di migliorare.

In generale come sono andati queste due stagioni tra gli juniores?

Il primo anno non è stato facile, specie in inverno. Ci trovavamo tre volte alla settimana per allenarci, ma arrivavamo alle gare molto preparati atleticamente. Il 2023 mi è servito per capire la categoria, imparando come muovermi. Ho fatto fatica fisicamente, ma mi sono sempre salvato perché vedo abbastanza bene la gara. E ho imparato tanto anche lavorando per la squadra. Quest’anno invece sto raccogliendo ciò che ho seminato grazie al programma del mio allenatore e della squadra.

Questo ultimo periodo cosa ha detto a Pierluigi Garbi?

Tutti questi risultati mi hanno dato tanto morale. E’ arrivata la consapevolezza dei propri mezzi che può fare la differenza. Adesso vado alle gare credendoci un po’ più di prima. Mi piacerebbe centrare una vittoria non solo per me, ma anche per i miei compagni e per la mia squadra, proprio per ricambiare la loro fiducia in me. In ogni caso l’importante era fare bene in queste corse.

Uno degli obiettivi di Garbi è campionato italiano cronosquadre con la Autozai. Qui la vittoria al Giro del Veneto (foto RIccardo Scanferla)
Uno degli obiettivi di Garbi è campionato italiano cronosquadre con la Autozai. Qui la vittoria al Giro del Veneto (foto RIccardo Scanferla)
Quali sono gli obiettivi del finale?

Quello dietro l’angolo è il Giro di Lunigiana (dal 4 al 7 settembre, ndr). Vado per puntare alle tappe più adatte a me, cercando il meglio possibile. Vincere è sempre difficile, ma ci proverò di sicuro. E lo farò anche al Trofeo Buffoni che c’è l’8 settembre ed ha un percorso per le mie caratteristiche. Ho un obiettivo anche con la Autozai che è il campionato italiano cronosquadre ad ottobre. Abbiamo dimostrato finora di essere una delle migliori formazioni in questa specialità e vogliamo vincere quel tricolore.

Bissoli: «Un bel voto ai miei ragazzi»

29.10.2020
3 min
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Per la Autozai Contri Cycling Team il 2020 si può archiviare con segno positivo. Il suo direttore sportivo Mauro Bissoli assegna un bel voto ai suoi ragazzi.

Quello veneto è un sodalizio storico, nel quale passò anche Davide Rebellin. La loro sede è nella Valle d’Illasi, uno scorcio di terra dolce coltivata a vigneti tra la pianura veronese e i Monti Lessini, che sono la loro palestra ideale. Sia per i percorsi, che per la scarsità di traffico.

Team super giovane

«Se penso che su dieci corridori otto erano di primo anno – dice il tecnico veneto – non posso che essere soddisfatto. Alcuni di loro non avevano corso molto da allievi. Era importante che potessero fare più attività, ma con le imposizioni sul numero massimo dei corridori da schierare va da sé che spesso ci si è dovuto orientare su coloro che andavano più forte. Mentre quei ragazzi magari avevano necessità di fare esperienza».

Marco Palomba, ha vinto a Cappella Magggiore (Vr)
Marco Palomba, ha vinto a Cappella Magggiore (Vr)

Tra i corridori di Bissoli spicca Marco Palomba. Lui ha vinto a Cappella Maggiore e ha colto il secondo posto nel campionato regionale veneto. Bravo anche Samuele Disconzi.

Secondo Bissoli, la categoria juniores è un limbo delicato: tra gli allievi che sono giovani e gli U23 che sono ormai dei professionisti. Da una parte gli si chiede di tutelarli e farli crescere, dall’altra di prepararli e valorizzarli: «Noi cerchiamo sempre quel sottile equilibrio».

Rosa più ampia

Come il suo collega Centomo, anche per Bissoli e la sua squadra in vista del prossimo anno si è fatto un sacrifico. Si passerà da 10 a 12 corridori. 

«Abbiamo definito gli sponsor giusto la scorsa settimana e grazie al presidente Enrico Mantovanelli siamo riusciti a confermare questi nostri “amici” più che sponsor. Avremo 5 conferme e 7 primo anno. E dire che volevamo ridurre ad otto la rosa visto il periodo di incertezza economica. Però volevamo anche aiutare i ragazzi, in quanto molte squadre spariranno. Mi dispiace che non tutti avranno la possibilità di correre in bici».

Sistema italiano o mondiale?

Il discorso sui giovani e sullo stato del ciclismo italiano in particolare s’intensifica. E Bissoli fa un’analisi molto interessante.

«Rispetto a dieci anni fa ci sono meno gare. Prima solo in Veneto ogni domenica ne avevamo 4 o 5. Adesso quel numero se va bene c’è in tutta Italia. Il livello delle corse aumenta e così le spese per le società.

Un team affiatato, divertimento e serietà si alternano
Un team affiatato, divertimento e serietà si alternano

«Credo che tra allievi e junior ci sia un imbuto enorme. Quando poi sento che i ragazzi tra gli junior sono sfruttati dico che non è vero. Oggi tutti vanno a scuola, tutti escono alle 14 e le ore di sole sono le stesse. Questo in Italia. Per attrarre i ragazzi gli abbiamo fatto credere che il ciclismo non era troppo faticoso, abbiamo ridotto i chilometraggi e passato il messaggio che non c’è bisogno sin da subito di una “vita da atleta”, fatte le dovute proporzioni sia chiaro. Mentre nel mondo si va nella direzione opposta. Pensiamo ad Hindley che a 17-18 anni ha lasciato l’Australia per fare il corridore. I nostri ragazzi finiscono la scuola a 19 anni, all’estero lo fanno un anno prima. Un anno molto importante. Senza contare che in molti altri Stati è la scuola che ti indirizza allo sport che ti è più congeniale».

Il ruolo dei media

«La precocità dei campioni – conclude Bissoli – non si riscontra solo nel ciclismo. Questo lo pensiamo noi. E’ così in tutti gli sport. Inoltre con tutto il rispetto dei Coppi e Bartali, spesso si sente ancora parlare di loro. Per un adolescente come può essere interessante quel mondo così lontano? Meglio far vedere la corsa del giorno prima piuttosto. Qualche problema deve esserci se mai come in questo periodo storico abbiamo tanti amatori e pochi giovani. Il ciclismo è la quarta scelta dopo calcio, rugby, basket… Nel calcio hanno messo le telecamere negli spogliatoi, noi non possiamo metterne una sui bus, piuttosto che sentire chiacchiere inutili e staccate dalla realtà?».