Gli italiani a Taiwan, team diversi e diverse sensazioni

24.03.2024
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Taiwan, dall’altra parte del mondo. La locale corsa a tappe conclusasi da qualche giorno, dal punto di vista tecnico ha confermato come l’Israel Premier Tech abbia trovato nelle sue file un nuovo talento per le corse a tappe, il britannico Joseph Blackmore vincitore come lo era stato in Rwanda, ma l’aspetto che vogliamo sottolineare è un altro. Sulle strade asiatiche erano presenti molti corridori italiani, divisi fra varie squadre e ognuno l’ha vissuta in maniera diversa.

Attilio Viviani aveva iniziato bene con un 5° posto, poi non ha più trovato lo spunto (foto Facebook)
Attilio Viviani aveva iniziato bene con un 5° posto, poi non ha più trovato lo spunto (foto Facebook)

Viviani e una corsa senza controllo

L’edizione di quest’anno è arrivata in un momento politicamente delicato per il Paese, considerando l’alta tensione internazionale e la pressione sempre più forte da parte della Cina che non fa mistero di volersi riannettere l’Isola. Attilio Viviani, presente con i suoi compagni della Corratec-Vini Fantini, ha una certa esperienza di corse in Asia, anche in Cina e quanto ha visto aveva un sapore personale.

«Non è proprio come correre in Cina – dice – la noti una certa differenza intanto nell’atmosfera che si respira. E’ tutto un po’ più vicino a noi, più “occidentale”. La cosa che mi ha colpito molto rispetto alle gare cinesi è che trovi percorsi sempre molto agevoli, poco impegnativi, tanto è vero che c’è poca selezione e gli abbuoni sono ciò che fa più la differenza».

Questo però ha influito anche sull’evoluzione della corsa: «Una prova così, con squadre di 5 corridori non la controlli. Infatti la situazione di classifica è rimasta fluida fino alla fine e nell’ultima tappa dopo una trentina di chilometri la corsa è “scoppiata”».

Proprio la tappa finale poteva essere quella buona per lui: «Invece sono rimasto indietro e non ho potuto giocare le mie carte. Ero andato bene nella prima, finendo 5° ma quando abbiamo iniziato ero ancora un po’ fuori fase per il jet lag. La mia occasione era quella. Comunque abbiamo messo Monaco nella Top 10 generale, è stato un buon risultato».

Per Peron una trasferta nel complesso positiva viste le difficoltà precedenti (foto Instagram)
Per Peron una trasferta nel complesso positiva viste le difficoltà precedenti (foto Instagram)

Peron e l’esordio a 35 anni

Andamento diametralmente opposto per Andrea Peron, che a 35 anni ha fatto il suo esordio nella corsa di Taiwan. Il corridore di Borgoricco è infatti emerso proprio nella frazione finale: «Praticamente ho iniziato la stagione lì, dopo una caduta in allenamento che mi ha tolto un mese di preparazione. Non era previsto che andassi in Asia, ma avevo bisogno di correre, mettere chilometri nelle gambe e sinceramente il 6° posto nella tappa conclusiva è stato un piacevole regalo».

Anche il corridore della Novo Nordisk ha notato differenze con la Cina: «Sinceramente a me non piace molto correre le gare asiatiche, troppe differenze con le nostre abitudini, ma è anche vero che il Giro di Taiwan ha tappe un po’ più “europee”. In Cina pedali anche per 100 chilometri su strade diritte e pianeggianti, alla fine soffri soprattutto mentalmente».

La cosa che più lo ha colpito esula però dall’aspetto prettamente tecnico: «Secondo me organizzativamente devono ancora migliorare. Avevamo ogni giorno la sveglia alle 5,30, quando poi la partenza era in tarda mattinata e vicino agli hotel delle squadre. Le lunghe attese sono state la cosa più pesante, soprattutto all’inizio quando ancora non avevamo recuperato il fuso orario…».

Malucelli battuto nell’ultima tappa dall’israeliano Einhorn. Proprio come nella prima (foto organizzatori)
Malucelli battuto nell’ultima tappa dall’israeliano Einhorn. Proprio come nella prima (foto organizzatori)

Malucelli, la maledizione del 2° posto

A Malucelli la trasferta a Taiwan ha sicuramente fatto bene, al di là della doppia piazza d’onore: «Era una gara di livello anche più alto di quel che pensavo – afferma il corridore del JCL Team Ukyo – con 6 squadre professional e la differenza fra loro e le continental asiatiche era abbastanza marcata. Ho apprezzato le strade molto larghe e i percorsi ben disegnati, molto sicuri. Per il resto l’evoluzione della corsa era quella abbastanza abituale in quel tipo di corse, dove l’unico arrivo in salita fa la differenza».

Un aspetto di non poco conto è stata la tanta gente sul percorso: «Io venivo dall’esperienza in Arabia dove non trovi tanta gente neanche all’arrivo. A Taiwan invece c’era sempre una folla, anche lungo il percorso, si vede che tengono particolarmente a questa gara».

Per lui come detto due secondi posti, che alla fine hanno avuto anche un retrogusto amaro: «Per due volte Einhorn dell’Israel mi ha battuto e sinceramente per me che aspetto di vincere da due anni è stata come una beffa del destino. Sto sempre lì, però manca ogni volta l’ultimo tassello per completare il mosaico. Sarebbe ora che la fortuna si ricordasse di me…».

Riccardo Verza in azione a Taiwan. Per il suo team austriaco tre presenze in Top 10 (foto Instagram)
Riccardo Verza in azione a Taiwan. Per il suo team austriaco tre presenze in Top 10 (foto Instagram)

Il ritorno di Verza, a un livello più alto

Presente alla corsa asiatica anche Riccardo Verza (Hrinkow Advarics), una delle poche squadre continental europee presenti. Il corridore di Este aveva già corso a Taiwan, tanto da finire 8° nella classifica dello scorso anno: «Questa volta però il livello era più alto, comunque come squadra non siamo andati male, portando a casa tre piazzamenti e io ho fatto la mia parte finendo 8° nella tappa finale».

Verza ha un’opinione diversa sull’aspetto organizzativo della corsa: «Ci hanno ospitato in hotel molto belli, c’era poi un pullman a disposizione per gli spostamenti. Quando corri senza i tuoi mezzi abituali, rischi di trovarti in difficoltà, invece devo dire che sono stati molto presenti. Per il mangiare non abbiamo avuto problemi, integravamo quel che trovavamo negli alberghi con pasta e riso che lo staff preparava in camera, ci eravamo portati un po’ di scorte per non rischiare, anche memori delle esperienze precedenti».

Anche nel suo caso la corsa è servita per fare qualche passo avanti nella condizione: «Avevo disputato solo le due classiche croate finendo 5° a Umago, so che la forma buona deve ancora arrivare, ma piano piano stiamo progredendo e spero di portare quanto prima questa maglia alla vittoria».

Lo sprint ristretto a Shigang premia l’australiano Niquet-Olden, De Cassan 2°
Lo sprint ristretto a Shigang premia l’australiano Niquet-Olden, De Cassan 2°

Il migliore in classifica? De Cassan

Il migliore nella classifica generale è stato Davide De Cassan, 6°. La Polti Kometa ha corso per lui, che era alla sua prima vera trasferta all’estero in un Paese tanto lontano: «Mi ha molto impressionato la cultura asiatica, vedere posti così diversi dalla nostra normalità. Non escludo di tornarci in vacanza».

Si respirava tensione fra la gente per la situazione politica infuocata? «Io non l’ho notato, ho visto invece persone gentili, attente, molto prese dall’evento. Anch’io mi aspettavo un’atmosfera tesa, invece non è stato così, anche le forze dell’ordine non erano in sovrannumero. In questo, niente di diverso da quanto vediamo da noi».

Alla fine il suo Giro di Taiwan si è chiuso positivamente: «Ma poteva andare anche meglio, mi è davvero spiaciuto perdere lo sprint della fuga nella terza tappa. Io comunque guardavo alla classifica e sono tornato a casa con buoni segnali per le prossime

Un contratto per Natale. Attilio Viviani riparte con fiducia

02.01.2024
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Miglior regalo di Natale Attilio Viviani non poteva proprio trovarlo sotto il suo albero: il rinnovo del suo contratto con la Corratec per un’altra stagione, a mettere le cose a posto e scacciare via i brutti pensieri. Il “fratello d’arte” resta nel giro che conta e lo farà anche con qualche piccola novità rispetto al recente passato.

La sua voce, di ritorno dal primo ritiro prestagionale è estremamente rilassata ma al contempo carica e concentrata su quel che l’aspetta. Il rinnovo d’altronde non è stato una grande sorpresa: «Ero abbastanza tranquillo, sapevo che il rinnovo era nell’aria e sarebbe arrivato. Non posso però negare che qualche brutto pensiero mi è venuto, è una situazione nella quale mi sono già trovato in passato, ho avuto brutti trascorsi. Sapevo però che non dipendeva da me e mi sono fatto in proposito una certa idea guardando il ciclomercato globale».

Viviani durante il primo ritiro prestagionale, presa di contatto soprattutto per i nuovi (foto Team Corratec)
Viviani durante il primo ritiro prestagionale, presa di contatto soprattutto per i nuovi (foto Team Corratec)
Quale?

Tutto è stato ritardato dalla lunga trattativa di fusione tra Jumbo e QuickStep, durata due mesi e poi abortita. Questo ha tenuto fermo il mercato perché chiaramente tutte le squadre guardavano a quanto sarebbe successo, alle numerose fuoriuscite dal nuovo team. Non solo le squadre del WorldTour ma anche quelle immediatamente sotto, come anche la Corratec. Così tutto è stato ritardato: non è normale che tanti rinnovi o nuovi accessi siano stati firmati a dicembre…

Pensi che ciò abbia influito?

Sicuramente, i manager restavano fermi in attesa degli eventi, era una cosa talmente grande che avrebbe influenzato tutto. Anche un elemento marginale di questi due colossi avrebbe potuto avere un peso di non poco conto in qualsiasi altro team.

Nel 2023 Viviani ha avuto 65 giorni di corsa, con un successo e 14 Top 10
Nel 2023 Viviani ha avuto 65 giorni di corsa, con un successo e 14 Top 10
Tornando alla tua squadra, con il tuo rinnovo pensi sia completa?

Io credo di sì e la vedo molto più competitiva e forte. E’ chiaro che questi ritardi hanno influito, ci siamo ritrovati dopo un po’ e ci siamo subito accorti del nuovo vento. Lo scorso anno io e Conti eravamo un po’ le chiocce del gruppo, con Konychev. Quest’anno sono arrivati Sbaragli, Mareczko, l’età media della squadra è cresciuta anche se resta un gruppo giovane. Ma più competitivo e questo aiuta. E’ un team che cresce bene. Io ho già dato la mia disponibilità anche a tirare la volata a Jakub, insieme possiamo fare grandi cose.

Sai già come sarà improntato il tuo calendario?

Se ne sta parlando, ma molto dipenderà da quali gare faremo, gli inviti stanno arrivando in questo periodo. Spero ci sia già qualche impegno a gennaio: io a dicembre mi sento sempre un mezzo corridore, anche all’ultimo ritiro ero in ritardo rispetto a molti, ma non mi preoccupo, so che poi a gennaio sono un altro corridore, che quando sente odore di gara si trasforma.

Uno dei tanti momenti difficili della scorsa stagione per il veronese, a caccia del riscatto
Uno dei tanti momenti difficili della scorsa stagione per il veronese, a caccia del riscatto
Come giudichi l’anno che è appena passato?

Una stagione con alti e bassi. Contraddistinta da tanti piccoli infortuni che alla fine hanno inciso sul rendimento generale, ma so che fa parte del gioco. La cosa che mi è dispiaciuta di più è non aver potuto disputare il Giro d’Italia: lo avevo già fatto, la mia esperienza sarebbe servita, ma non ero in condizione per affrontare un simile impegno. E’ stato davvero un peccato, spero tanto di potermi rifare.

Per un corridore che da anni vive in quest’ambiente e che arriva alle ultime settimane senza ancora certezze, il ritiro diventa uno spauracchio?

E’ una questione molto delicata, ho seguito il destino di alcuni miei colleghi. Vedo ritiri di corridori sempre più giovani, ma soprattutto vedo ragazzini che entrano in questo mondo annunciati come fenomeni e dopo 2-3 anni messi da parte. Non è più lo sport dei miei inizi, il ciclismo è cambiato, è metodico, robotico, davvero meno divertente. Io credo che le carriere dureranno sempre meno con questo modo di allenarsi e di correre così frenetico. Una volta le corse servivano anche per prepararsi, ora devi essere sempre pronto, sempre. Soprattutto un velocista come me e questo consuma dentro.

Attilio ai tempi della Bingoal con suo fratello Elia. Il 2024 è fondamentale per entrambi
Attilio ai tempi della Bingoal con suo fratello Elia. Il 2024 è fondamentale per entrambi
Che propositi ti sei fatto per il nuovo anno?

Non chiedo nulla di particolare, mi basterebbe evitare gli alti e bassi dell’ultima stagione. So che certe volte sbaglio io, sono esagerato, ad esempio trascuro una piccola caduta e ne risento per due settimane. Se avrò un po’ di fortuna e farò più attenzione nella mia gestione, penso che potrà essere un anno migliore.

Attilio Viviani e mister Jackson, sprinter dell’altro mondo

12.10.2023
5 min
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In questo ciclismo sempre più internazionale che corre, nel vero senso della parola, da gennaio ad ottobre inoltrato, dall’Australia all’Africa, dall’America all’Europa passando per l’Asia e l’Oceania s’incontrano atleti di estrazioni ben diverse. Spesso sono naif, ma ogni tanto c’è anche il cosiddetto corridore buono e uno di questi è George Jackson, che ha vinto due tappe e la classifica al Tour of Tahiu Lake, una tappa al Tour de Langkawi e una al Tour of Hainan.

Tra coloro che hanno avuto a che fare con il neozelandese c’è Attilio Viviani, del  Team Corratec-Selle Italia. I due infatti sono entrambi velocisti ed entrambi hanno un certo feeling con la pista. Attilio che ha un occhio tecnico al pari del fratello Elia, ci aiuterà quindi a conoscerlo meglio.

Jackson e Viviani hanno corso “relativamente molto”, insieme in questa stagione tra Francia, Cina e Malesia. Relativamente perché è chiaro che un atleta neozelandese che corre con un team kiwi non batta troppo il calendario europeo. E viceversa Attilio in relazione ad Oceania e Asia.

Attilio Viviani sulle strade del Langkawi… ora sta correndo in Turchia
Attilio Viviani sulle strade del Langkawi… ora sta correndo in Turchia

Sprinter e pistard

Jackson è uno sprinter possente, alto 189 centimetri per 75 chili. E’ un neozelandese di Wellington, classe 2000. Stradista emergente, è anche un ottimo pistard tanto da aver conquistato l’oro nell’inseguimento a squadre juniores nel 2018 e di giungere quest’anno quinto nell’eliminazione fra gli elite.

La strada per lui era la via dell’allenamento per la pista, ma dopo le 5 vittorie e le 14 top ten di questa stagione forse qualcosa sta cambiando. E sta cambiando anche perché la sua squadra, la Bolton Equities Black Spoke, non se la passa bene. Per il 2024 infatti passerà dallo status di professional a quello di continental. Jackson pertanto è oggetto (prezioso) di mercato, anche se per ora sembra che resterà in quel team. Ma andiamo da Attilio Viviani…

Attilio, innanzi tutto dicci come stai tu? E che stagione stai mettendo in archivio?

Direi una stagione di alti e bassi, dovuta a problemini fisici e cadute. Però ogni volta che non inciampavo in questi problemi ritrovavo sempre buone sensazioni e buoni risultati. Io comunque sto bene. Mi sono mancati alcuni risultati di rilievo in cui speravo tra Cina e Malesia. Ho subito un bel colpo di jet lag nei primi giorni al Taihu Lake che poi mi hanno spento abbastanza per il resto della trasferta. Ero sempre là, ma per un motivo o per un altro – anche di gambe in certi giorni, quindi niente scuse – non riuscivo mai a fare una volata come volevo. Mi è mancata lo sprint perfetto, quell’occasione che certe volte ti viene e altre ti crei.

Però hai vinto una corsa in estate e tutto sommato la costanza di rendimento è stata buona…

Sì, dai… Resta il fatto che ero sempre presente (17 piazzamenti nei primi dieci, ndr) e molto spesso con dei buoni valori in volata.

Hai corso parecchio in giro per il mondo: sono “diverse” le volate in Paesi lontani come quelli dell’Asia?

Quest’anno ho girato tanto. Sono partito presto in Argentina e finirò con una classica di un giorno ad Hong Kong attorno al 20 ottobre, appena dopo questo questo Giro di Turchia. Diciamo che tutte le volate hanno la loro storia, sono sempre più caotiche e poco ordinate, quindi oltre alle gambe ci vuole una buona dose di fortuna e un posizionamento ottimale, che sia in Asia o in Europa. Però possiamo dire che l’elemento caos in Asia viene un po’ accentuato: basta poco per trovarsi nel punto giusto, così come per ritrovarsi a sprintare per la ventesima posizione.

Capitolo Jackson: partiamo dal personaggio col capello lungo! Che tipo ti sembra?

Personaggio in bici come fuori dalla bici, dato questo capello lungo e rasato allo stesso tempo e i baffi. Non lo conosco personalmente, però a pelle mi sembra uno con le carte in regola sia in bici che fuori. Non conquisti cinque corse in due settimane così a caso. Lui ha vinto la classifica generale e due tappe al Taihu Lake, una tappa al Langkawi e una ad Hainan, dove il livello è buono.

Jackson a quanto pare sembra abile anche sui percorsi un po’ più impegnativi
Jackson a quanto pare sembra abile anche sui percorsi un po’ più impegnativi
E tecnicamente com’è? Fa volate corte o lunghe? In progressione o “secche”? Tu che hai un certo feeling con la pista, riconosci in lui le doti da pistard?

Viene dalla pista e lo si vede. Infatti è esplosivo, ma allo stesso tempo lucido nei finali, analizza e agisce in “tempo zero” nell’ultimo chilometro. L’occhio del pistard non gli manca. L’ho visto muoversi molto bene. E lo conferma il fatto che ha vinto volate di testa con un bel leadout, da dietro anticipando, e testa a testa come per esempio contro Zanoncello al Langkawi.

Cercate la sua ruota ormai, nel senso che un riferimento, o ognuno cerca di fare la propria volata?

Sicuramente in due settimane fare quello che ha fatto lui non passa indifferente, quindi direi di sì: io come altri credo, lo guardavamo in modo diverso negli ultimi chilometri. 

E’ un velocista puro o tiene anche un po’ in salita?

Difficile dirlo. In Asia è tutto un po’ amplificato e complicato: la distanza dalla routine europea, il jet lag…  sono cose che pesano tanto sulla prestazione, almeno per quanto mi riguarda. Jackson ha dimostrato di tenere bene nella tappa che ha vinto a Langkawi. Adesso bisognerebbe capire se era in una giornatona al top o se gli è venuto facile perché fa parte delle sue caratteristiche. Fatto sta che quel giorno, che era impegnativo, ha vinto. Quindi complimenti a lui!

Tizza, il perfetto Cicerone per gli italiani della Bingoal

12.02.2023
5 min
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C’è un angolo di Belgio che man mano si sta colorando di verde, bianco e rosso. Si tratta della Bingoal WB, la professional vallone che da un paio d’anni sta accogliendo corridori italiani. Il primo a “mettere piede” in Belgio è stato Marco Tizza, e uno dopo l’altro ne sono arrivati degli altri. Da Attilio Viviani, per metà stagione 2022, a Malucelli. Una bella novità è rappresentata anche dall’approdo di Spezialetti, uno dei primi diesse non belgi del team. 

Tizza Liegi 2022
Tizza è approdato nel 2022 alla Bingoal ed è stato il primo italiano nella professional belga
Tizza Liegi 2022
Tizza è approdato nel 2022 alla Bingoal ed è stato il primo italiano nella professional belga

Porte aperte

Il tour della Bingoal WB lo facciamo quindi con il corridore brianzolo, arrivato nel team lo scorso anno, dopo i contatti avvenuti nell’autunno della stagione precedente. 

«Sinceramente – attacca Tizza mentre si prepara per uscire ad allenarsi – preferisco il Belgio rispetto all’Italia. Se guardo a quella che è stata la mia esperienza, posso dire che si riesce a fare più gruppo ed i diesse sono più coinvolti. Da noi sono tutti un po’ più individualisti. In squadra c’è un gran bel rapporto, arrivavo da sconosciuto, ma mi sono fatto subito apprezzare. Un’altra cosa bella è che non partono con pregiudizi, o comunque fanno presto a cambiare idea. Non sono stato tantissimo in Belgio, anche perché, viste le mie caratteristiche fisiche (Tizza pesa 60 chili ed è alto poco più di un metro e 70, ndr), non sono un corridore da pavé. Sono sempre rimasto non più di una settimana, prima per preparare Liegi e Freccia e poi per il Giro del Belgio. E’ un Paese che mi piace molto, dedicato al ciclismo e molto accogliente, anche se a me piacciono le salite e lì non ce ne sono molte (ride, ndr)».

Malucelli ha esordito bene con la nuova maglia secondo nell’ultima frazione del Saudi Tour dietro Consonni
Malucelli ha esordito bene con la nuova maglia secondo nell’ultima frazione del Saudi Tour dietro Consonni

Si parla francese

Dopo un anno intero con la maglia della professional belga Tizza è pronto per accogliere Malucelli e il diesse Spezialetti. 

«La Bingoal – continua – è una professional ottimamente organizzata. C’è un altro modo di allenarsi e di lavorare ma non è difficile adattarsi. Sono contento che sia arrivato Malucelli, è bello trovare qualcuno che conosci già e per di più italiano. Io e lui abbiamo corso insieme nel 2015 al Team Idea 2010, nel corso del tempo non ci siamo mai persi di vista. Appena ho saputo che era uno dei candidati per venire da noi sono stato contento. L’anno scorso non mi sono sentito escluso, anzi, ma ogni tanto mi sarebbe piaciuto avere qualcuno con il quale parlare italiano.

«Alla Bingoal si parla in francese, essendo valloni, ma i diesse in radio traducono in inglese. Dopo un anno posso dire che il francese lo capisco, ma non lo parlo. Motivo per il quale ogni tanto mi sono sentito un po’ distante. Quando è arrivato Attilio (Viviani, ndr) sono stato felice, non lo conoscevo ma abbiamo legato subito. Tant’è che ancora oggi ci sentiamo spesso».

Alessandro Spezialetti (a destra) dopo una vita in Italia ha deciso di intraprendere questa nuova sfida alla Bingoal
Alessandro Spezialetti (a destra) dopo una vita in Italia ha deciso di intraprendere questa nuova sfida alla Bingoal

Allenamenti differenti

Una nuova squadra vuol dire, spesso, nuovo metodo di lavoro, soprattutto se questa è straniera. Come si allenano i belgi della Bingoal?

«Direi – racconta Tizza – che è stato uno dei passi più difficili che ho fatto. Loro qui si allenano in un’altra maniera, vanno a tutta dall’inizio alla fine. Io che peso dieci chili in meno l’ho sofferto un po’ all’inizio – dice ridendo – “Malu” penso si sia adattato meglio. Ora andrà in ritiro con la squadra perché non ci sono corse e gli toccherà pedalare forte. Infatti, scherzando, mi dice che preferisce correre così si stanca meno, io gli ho detto che deve essere contento di andare in Spagna, almeno sta un po’ al caldo, a casa sua nevica!

«Però è vero che i belgi “menano” sempre, in particolare quando durante un allenamento incontrano altre squadre. Lì partono delle bagarre incredibili, secondo me a Malucelli faranno bene questi ritmi, lui è un velocista e deve abituarsi a tenere duro. Anche in ritiro eravamo spesso a tutta, ma poi alla prima gara in Arabia per un pelo non vincevamo (i due sono insieme alla partenza della prima tappa del Saudi Tour nella foto di apertura, ndr). Siamo partiti troppo indietro con il treno, ho provato a portarlo fuori ai 600 metri ma era troppo tardi. Però iniziare così dà fiducia».

Correre nelle stradine del Belgio è estremamente difficile, ci vuole un periodo di adattamento (foto Instagram/Marco Tizza)
Correre nelle stradine del Belgio è estremamente difficile, ci vuole un periodo di adattamento (foto Instagram/Marco Tizza)

Nuovi orizzonti

Ce lo aveva raccontato anche Spezialetti, la Bingoal vuole espandere il proprio raggio d’azione. L’arrivo dei due italiani fa intendere proprio questo e anche Tizza conferma.

«La squadra – conclude – vuole crescere ed ampliare il proprio calendario. Facciamo tutte le corse WorldTour in Belgio e Francia, ora vogliamo correre anche in Italia. Ai miei compagni il nostro Paese piace moltissimo, c’è sempre una gran battaglia per entrare nella selezione. Amano il cibo e il clima. A loro invece invidio i tifosi e la cultura del ciclismo, ad ogni corsa c’è sempre tantissima gente sulle strade ed al pullman. Anche se non siamo un team WorldTour i tifosi vogliono foto ed autografi. Poi sulle strade quando ci alleniamo è un continuo salutare, una festa infinita.

«Una cosa alla quale Malucelli dovrà abituarsi sono le corse, questi sono matti (ride, ndr) Sono tutti mezzi crossisti e non esiste erba o terra che non calpestino con le ruote, anche in corsa, si “lima” dall’inizio alla fine. Correre su queste strade è molto stressante a livello psicologico, dovrò fare da tutore al povero Malu! Non sa quello che lo aspetta (ride di nuovo, ndr)».

Conversazione con Attilio Viviani. Quante sfide in vista

19.01.2023
6 min
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Attilio Viviani si appresta ad affrontare una stagione molto importante, una di quelle che potrebbe dare una svolta alla sua carriera. E’ arrivato al Team Corratec e qui se non ha le chiavi in mano, poco ci manca. Ed è la prima volta da quando è pro’.

Il veronese, fratello d’arte, viene da due esperienze importanti, una addirittura nel WorldTour. Ha infatti corso in Francia con la Cofidis e in Belgio con la Bingoal Pauwels. Ora riparte “da casa”. Lo scorso anno ha anche sfiorato la vittoria. A 26 anni è ora di esplodere. E i presupposti ci sono tutti.

Viviani ha corso nelle fila della Cofidis dal 2020 al 2021. Ma nel 2019 fece lo stagista e colse anche un successo in Belgio (foto Instagram)
Viviani ha corso nelle fila della Cofidis dal 2020 al 2021. Ma nel 2019 fece lo stagista e colse anche un successo in Belgio (foto Instagram)
Attilio, torni a correre in Italia: cosa ti sei portato dietro da questa esperienza all’estero?

Tantissimo, sia dal punto di vista tecnico che di altro, come aver imparato lingue. E questa cosa me la ritrovo anche qui. Ci sono alcuni ragazzi che non parlano benissimo l’italiano, lo impareranno strada facendo come ho fatto io alla Cofidis con il francese. In questo modo anche loro trovano sempre un appoggio in me per qualsiasi domanda o dubbio che hanno. E credetemi è una cosa importante.

E poi ci sono gli aspetti più tecnici…

Mi porto dietro le esperienze in Cofidis, le vittorie con loro nel 2021 aiutando Elia in un calendario totalmente WorldTour. Lì ho perso forse l’occasione di fare risultati, ma ho colto in pieno l’occasione di fare esperienza dalla A alla Z, perché nel WorldTour devi essere sempre pronto. Come corridore quindi sono cresciuto tantissimo. E l’anno scorso alla Bingoal ho imparato a correre meglio in Belgio. E lì ci sono corse che mi piacciono un sacco e adatte. Anche da lì ho portato via un bel bagaglio di esperienza perché si va nella patria del ciclismo. Non solo ci corri ogni giorno…

Ma ci vivi proprio…

Esatto. Non vai su quella volta o due per questa o quella classica. Lo vivi nella quotidianità.

Attilio, parli con estrema maturità. Evidentemente è una caratteristica di famiglia! Ora sei alla Corratec, squadra giovane, più “familiare”, ma questo ambiente ti dà anche delle responsabilità e ti può far crescere. Qui non sei uno dei tanti: come vivi tutto ciò?

Me la sento eccome. E infatti ho accettato subito ad occhi chiusi questa proposta proprio perché è quello che voglio. Voglio esprimere innanzitutto le mie potenzialità e tornare ad essere quello che vince. Io e la Corratec ci sposiamo alla perfezione. Poi so bene che da questa intervista alla strada c’è tanto lavoro tutto deve andare bene. Ma io e la squadra abbiamo stessi stimoli e stessi sogni.

La scorsa stagione Attilio (al centro in giallo) ha corso con la Bingoal, per lui un podio e tre top 10
La scorsa stagione Attilio ha corso con la Bingoal, per lui un podio e tre top 10
Tuo fratello ti ha dato consigli anche su questo aspetto?

Mio fratello mi dà consigli ogni giorno. Sappiamo il professionista che è, quello che ha fatto, quello che ha passato – perché tanti magari non sanno quello che affronta ogni volta ma io sì – e se sono il corridore che sono è anche grazie a quello che mi dice lui. Elia è una strada da seguire. Ma bisogna anche capire quando arriva il momento di staccarsi, perché io sono io e lui è lui.

Pensa se il prossimo anno vi ritrovate alla Sanremo da rivali!

Intanto – ride Viviani – fino allo scollinamento del Poggio, se lo scolliniamo davanti, saremo amici… quasi fratelli! Penso che mamma, il nostro altro fratello, papà e tutti quanti a casa sarebbero contentissimi. E da lì quello che viene… viene. Non si scollina mica in tanti sul Poggio. Poi siamo tutti e due veloci… Scherzi a parte, la Sanremo è il sogno di tutti gli italiani veloci, anche se in queste ultime edizioni piace di più anche agli scalatori, vedi Pogacar, e per noi velocisti si fa più dura. Però la Sanremo resta sempre quella vinta da Petacchi o da Pozzato, che anticipa nel finale su un gruppetto folto. E questo non ti limita in partenza, anche se sei un velocista.

Che rapporto hai con la salita?

E’ dura! Si sale sempre più forte negli ultimi anni. Soprattutto dal post pandemia c’è stato un incremento del livello da parte di tutti. Incredibile. E ci si lavora tanto. Da come vanno le corse lo sprinter da 80 chili non ci sarà più. Ma da una parte tutto ciò va a vantaggio dei velocisti leggeri come me o come Elia.  

Cosa significa: “ci si lavora tanto”?

Per vincere una volata la prima cosa che devi fare è disputarla! Quindi devi superare le salite e anche benino, poi la volata ce l’hai e chiaramente continui a curarla. Ma non sai quanti uomini hai, chi ti può aiutare… Non c’è più il treno di una volta dove c’erano omoni da 80 chili che si mettevano in fila. Contro Cavendish non è mai facile vincere, ma in quel periodo vinceva tutto, anche per il treno che aveva. Quindi ci adattiamo e ci alleniamo anche per questo. Come dicevo prima non bisogna partire per una Sanremo già sconfitti.

Attilio Viviani (classe 1996) con il team manager e diesse Serge Parsani
Attilio Viviani (classe 1996) con il team manager e diesse Serge Parsani
Qual è il tuo programma di gare?

Adesso inizio dall’Argentina, poi quasi sicuramente andrò in Turchia ad Antalya. Anche per questo ho già una buona forma e ho fatto delle velocizzazioni in pista in questi ultimi giorni. E le ho fatte non solo per il meteo. Ci chiudevamo in pista anche col sole perché cercavamo brillantezza. Voglio partire bene.

Cosa ti aspetti dalla Vuelta a San Juan? 

Vado in Argentina con delle belle aspettative. Prendo quello che viene, ma puntiamo abbastanza in alto. E’ importante partire bene. Ne parlavamo anche con Serge (Parsani, ndr): troveremo tante squadre WorldTour che non si nasconderanno perché partire bene è importante anche per loro. Significa che tutto va subito meglio, nel team non si litiga mai… Poi da lì, andando ad Antalya, dove il livello è un attimo più basso, spero davvero di fare bene, anche se vincere non è mai facile.

Dal punto di vista tecnico come ti stai trovando? La vostra Corratec sembra bella filante, ideale per gli sprinter….

Ed è anche abbastanza leggera. E’ una bici scorrevole. Poi in allenamento non hai mai la possibilità di provarla ad alte velocità, ma nei giorni di Montecatini con doppie file anche a 50 all’ora, senti che la bici va. Ti sostiene bene e questo nel ciclismo d’oggi conta un sacco. 

Hai parlato di doppie file, quindi avete provato anche i treni?

Diciamo che siamo tutti giovani, ma ci conosciamo da tempo. Dalla Valle lo conosco dai tempi della Colpack, idem Tivani che abitava a Padova e certe volte ci allenavamo insieme. Konychev ha un’ottima esperienza, anche perché ha guidato velocisti di prima fascia fino all’altro giorno. Come dicevo nel ciclismo d’oggi non c’è più un vero treno e vedremo come organizzarci di corsa in corsa. Ma ormai 18-19 squadre su 20 non ce l’hanno. Per questo è importante che già ci conosciamo e continueremo a conoscerci in ogni minimo dettaglio.

Attilio Viviani torna in Italia. La Corratec punta su lui

18.11.2022
5 min
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Un contatto che può cambiare la vita. Un anno fa di questi tempi Attilio Viviani era alla ricerca di un nuovo approdo, tra mille dubbi e speranze. La sua caccia fu lunga e per lungo tempo vana, finché quasi improvvisamente trovò casa alla Bingoal Pauwels, a marzo, entrando nel circuito a cose fatte e quindi iniziando a inseguire. Quell’avventura è stata breve ma intensa, ora ne inizia un’altra, si spera ben più strutturata, al Team Corratec.

C’è un dato che ha fortemente incoraggiato Attilio nel prendere questa nuova strada: il fatto che si siano mossi verso di lui sin dalla costituzione del nuovo team in veste professional.

«Cercavano un velocista giovane sul quale fare affidamento e hanno pensato a me – racconta – questo mi dà molta fiducia perché significa che dietro il mio ingaggio c’è un progetto e ciò mi motiva fortemente».

Attilio con suo fratello Elia, decisivo per trovargli l’approdo alla Bingoal
Attilio con suo fratello Elia, decisivo per trovargli l’approdo alla Bingoal
Come ti sei lasciato con la Bingoal?

Nel complesso bene, anche considerando che non ho potuto fare una stagione piena. Sono arrivato tardi in una squadra che già aveva altri velocisti, trovare spazio non è stato facile. Mi sono però trovato bene e poi il calendario che facevano era tutto al Nord, dove mi piace gareggiare e so di poter emergere. Mi avevano anche proposto di restare, ma intanto era arrivata la proposta della Corratec e mi sono sentito più portato a correre per loro.

Quindi approdi nel team italiano con prospettive diverse…

Alla Bingoal in molte volate che mi sembravano adatte a me sono stato un po’ messo da parte. Qui ho più libertà. Se mi sentirò forte al punto giusto, la squadra lavorerà per me, altrimenti sarò io il primo a mettermi a disposizione degli altri. Diciamo che non mi sento di essere la punta principale della squadra nei percorsi a me più adatti, è un ruolo che voglio guadagnarmi sul campo.

Per Viviani l’inizio alla Cofidis non è stato facile, finché non ha imparato il francese
Per Viviani l’inizio alla Cofidis non è stato facile, finché non ha imparato il francese
A 26 anni questa per te è una prima assoluta: dal 2020, quando sei entrato ufficialmente nel mondo dei pro’, non eri mai stato in una squadra italiana.

Le cose cambiano un po’, questo è sicuro, anche se parlare di Nazioni nel ciclismo odierno è un po’ pleonastico. Ricordo che quando approdai alla Cofidis il francese inizialmente era un problema. Io parlo bene inglese, ma il francese dovetti impararlo e tanti pezzi di conversazioni, anche di informazioni via radio saltavano, ma sempre meno col passare del tempo. Quando entrai da stagista nel 2019 mi accorsi che le riunioni e tutte le comunicazioni erano in francese, poi entrarono altri stranieri e le riunioni cominciarono ad essere anche in inglese. E’ chiaro che essere in un team italiano rende il tutto molto più veloce, ma ho imparato sulla mia pelle che se vuoi fare questo mestiere non puoi prescindere dalle lingue.

Vero, ma è anche vero che i team hanno sempre un occhio di riguardo per i corridori del proprio Paese, per questo si dice che non avere un team WT italiano sia una delle cause della nostra crisi…

Io sono convinto che nel ciclismo moderno bisogna guardare sempre meno a questo aspetto e sentirsi un cittadino del mondo. Il discorso sull’apprendimento delle lingue è importante soprattutto per i giovani che vanno all’estero come ho fatto io. E’ importante mettersi al passo prima possibile. Faccio un esempio: i messaggi alla radio sono fondamentali da capire, se ti dicono che c’è uno spartitraffico a destra o sinistra devi capire e metterti dalla parte giusta per non perdere posizioni. E poi conta anche per il futuro: io ora parlo 3 lingue oltre l’italiano, serve in ottica professionale futura.

A.Viviani Grecia
L’ultimo podio, nella tappa 4 del Giro di Grecia, secondo dietro Nyborg Broge (DEN)
A.Viviani Grecia
L’ultimo podio, nella tappa 4 del Giro di Grecia, secondo dietro Nyborg Broge (DEN)
Che cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

Non mi piace parlare di obiettivi specifici, diciamo che mi aspetto soprattutto di vivere in un ambiente sicuro, dove poter pensare con calma a fare il meglio possibile. Il team è professional ma ha davvero tutto per crescere e questo mi ha convinto nella scelta. Se non hai tutto al 100 per cento perdi solo tempo.

Sai che nel team entra anche la Luperini come diesse. Ti fa qualche effetto avere una donna alla guida?

No, non cambia nulla. Non la conosco ancora personalmente, ma so che sa il fatto suo, ha gareggiato per tanti anni e quindi ne sa più che abbastanza di ciclismo e di tattiche. Sa come farsi rispettare, avremo modo di conoscerci e di entrare in sintonia.

Nuova Corratec con tante ambizioni. Viviani sarà il velocista di punta
Nuova Corratec con tante ambizioni. Viviani sarà il velocista di punta
Conosci qualcuno dei tuoi compagni di squadra?

Con molti di loro ci siamo ritrovati qua e là, quando alla lunga fai questo mestiere alla fine ci si conosce tutti in maniera superficiale, ma presto ci sarà il primo ritiro e avremo modo di conoscerci più a fondo. Non vedo l’ora, anche per affrontare un dicembre al caldo. Devo dire grazie a Parsani, Frassi e gli altri per questa opportunità: non me la farò sfuggire…

Intanto Viviani junior prepara il ritorno alla vittoria

13.08.2022
4 min
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Mentre suo fratello Elia prepara la nuova campagna europea a Monaco, andando a caccia di altre soddisfazioni stellate su pista e sostituendo su strada l’acciaccato Nizzolo, Attilio Viviani si gode un po’ di riposo nella sua prima stagione in terra belga, alla Bingoal Pauwels Sauces WB. Tempo fa, quando ancora il contratto era da firmare (cosa avvenuta il 21 marzo), il corridore veneto aveva preferito non rispondere, sintomo di un animo travagliato dopo la inaspettata e prematura chiusura del team Cofidis nel quale aveva riposto tante speranze.

Ora la situazione è molto diversa e c’è una positiva predisposizione verso il futuro: «Devo dire che alla fine ho trovato una sistemazione ideale per le mie caratteristiche e il mio modo di intendere il ciclismo. Sono stato fortunato, ma certamente l’inverno è stato difficile, pieno di incertezze e devo dire grazie a Elia e al mio procuratore Lombardi se sono riusciti a mantenermi tranquillo e fiducioso, facendomi comunque lavorare in vista di un nuovo approdo».

A.Viviani Bingoal
Approdo in ritardo alla Bingoal, alla fine di marzo, dopo due mesi di difficile attesa per Viviani
A.Viviani Bingoal
Approdo in ritardo alla Bingoal, alla fine di marzo, dopo due mesi di difficile attesa per Viviani
Elia si è speso in prima persona per te?

Tantissimo, con molti contatti nell’ambiente, sondando la situazione, come anche Lombardi che non ha mai smesso di lavorare per trovarmi un nuovo contratto. Iniziare a fine marzo non è facile, ma nel team mi sono subito trovato bene, anche se chiaramente rispetto a chi aveva fatto il ritiro prestagionale ero in ritardo.

Come giudichi questa prima parte di stagione?

Nel complesso è stata positiva. La squadra ha il modo di correre che piace a me, sempre all’attacco, sempre in fuga, oltretutto in un tipo di corse tra Francia e Belgio che ho sempre amato. Il team mi ha dato anche abbastanza libertà soprattutto nelle occasioni dove non c’era Timothy Dupont che è il principale velocista del team.

Viviani fratelli
Attilio a destra con suo fratello Elia, importante nel trovargli un nuovo team (foto Cassandra Donne)
Viviani fratelli
Attilio a destra con suo fratello Elia, importante nel trovargli un nuovo team (foto Cassandra Donne)
Finora hai 27 giorni di gara: tanti o pochi?

Beh, direi che tra marzo e giugno il calendario è stato intenso, anche perché non c’erano mai più di 3-4 giorni di stacco e quindi non si mollava mai, dovevi stare sempre sul pezzo. Però devo dire che in questi tre mesi mi sono davvero divertito. Alla fine ero stanco, sono arrivato fino all’italiano poi ho tirato i remi in barca. Sono ripartito dal Sazka Tour dov’ero stato schierato pensando alla prima volata che poi volata non è stata. Venivo dallo stage in altura e non avevo ancora le gambe pronte per tutta la corsa a tappe, così abbiamo preferito mollare prima della tappa più dura.

Che programma hai ora?

Ci sarà il Tour Poitou-Charentes e poi a settembre tutte le classiche d’un giorno del panorama italiano. Spero che da qui alla fine della stagione si presenti l’occasione buona per lasciare il segno…

A.Viviani Grecia
La volata della quarta tappa al Giro di Grecia, con Viviani battuto solo da Nyborg Broge (DEN)
A.Viviani Grecia
La volata della quarta tappa al Giro di Grecia, con Viviani battuto solo da Nyborg Broge (DEN)
Un’occasione che avevi avuto a fine aprile in Grecia…

Sì, quel secondo posto ancora mi rode… Voglio tornare a quelle sensazioni, a rivedere la linea dell’arrivo e possibilmente a non vedere pezzi di ruote altrui tra la mia e quella sottile striscia… Sono fortemente determinato a riuscirci.

Il contratto finisce quest’anno?

Sì, non abbiamo ancora discusso del rinnovo, ma non mi pongo il problema. L’ambiente di questo team è ideale, il budget a disposizione non è molto ampio, ma non manca davvero nulla. Soprattutto mi piace la mentalità che regna nel team, è quella ideale per esprimermi al meglio.

A.Viviani Cofidis
Per il veronese tre anni alla Cofidis, con una vittoria e un periodo positivo chiuso anzitempo
A.Viviani Cofidis
Per il veronese tre anni alla Cofidis, con una vittoria e un periodo positivo chiuso anzitempo
In squadra c’è solo Tizza come altro italiano. Con gli altri ragazzi hai legato?

Molto bene, è anche questo che m’invoglia a continuare questa avventura. Spesso non ci si rende conto che una squadra si cementa non tanto in gara, quanto fuori, nei contatti al di fuori delle corse, parlando magari di ben altro. Poi i benefici si vedono con la maglia da gara indosso.

Come ti trovi a vivere in Belgio?

Bene, sarà che ho notato che i belgi sono un po’ pazzi, con una mentalità simile alla nostra. Mi sento davvero come a casa…

Attilio Viviani alla Bingoal. E non vede l’ora di correre

23.03.2022
5 min
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Lo dice un vecchio adagio. Non tutto il male viene per nuocere. Quando chiudi il 2021 senza squadra per l’anno successivo e nella nuova stagione sono già passati tre mesi senza che nessuno ti abbia cercato, non è facile sperare in qualcosa di positivo. Invece no, il lieto fine puoi trovarlo all’ultima curva prima del traguardo. Attilio Viviani lo sa bene, lui che proprio ieri ha firmato il contratto con la Bingoal Pauwels Sauces WB sino a fine 2022.

Che qualcosa si stesse muovendo per il veronese – classe ’96, reduce dagli ultimi due anni in Cofidis – lo avevamo intuito quando, contattandolo nelle settimane scorse, ci aveva risposto che non poteva dire nulla. Ordine del suo manager Giovanni Lombardi che nel frattempo stava concludendo la trattativa.

Al rientro dal suo primo allenamento con la divisa della nuova formazione – che è in corsa alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali in questi giorni – abbiamo voluto sentire subito l’umore di Attilio Viviani, apparso davvero felice.

Attilio Viviani mostra felice la sua nuova maglia. Nel team professional belga troverà l’altro italiano Marco Tizza
Attilio Viviani mostra felice la sua nuova maglia. Nel team professional belga troverà l’altro italiano Marco Tizza
Attilio come si è evoluta questa situazione?

E’ nato tutto un po’ per caso con un primo contatto qualche tempo fa ma senza alcun esito. Tutti pensavano che avrei trovato subito posto in quanto fratello di Elia invece non è stato così. Il mio procuratore Lombardi è amico di Christophe Brandt, il general manager della Bingoal, perché si conoscono bene dai tempi in cui erano pro’ e avversari negli anni 2000. Giovanni mi ha proposto a loro e loro hanno iniziato a pensarci su seriamente fino ad arrivare a questi ultimi giorni.

Come hai vissuto questa trattativa?

Mi è pesata poco perché hanno pensato a tutto Giovanni ed Elia. Il primo chiaramente ha curato la parte contrattuale in ogni dettaglio mentre mio fratello ha fatto… il fratello maggiore tenendomi su di morale e motivandomi in ogni momento. Non sono mancati i momenti difficili. Se magari Giovanni riceveva la notizia di un possibile intoppo, Elia aveva il compito di indorarmi la pillola e farmi capire la situazione, guardando il bicchiere mezzo pieno. E’ come se mi avesse fatto da mental coach. In pratica io ho solo pensato ad allenarmi. E non posso che ringraziare davvero di cuore entrambi.

Appunto, con gli allenamenti come hai fatto?

Ho sempre seguito dei programmi di lavoro col mio preparatore, pur sapendo che il tempo delle gare non sarebbe stato vicino. Lo stesso Elia mi diceva di allenarmi bene ma di vivere alla giornata. Ho anche simulato una settimana tipo con tanti chilometri tutti i giorni, come se fossi ad un piccolo giro a tappe. Poi facevo qualche giorno di recupero pieno. Diciamo che l’obiettivo di chilometri e ore totali mensili di allenamenti l’ho sempre realizzato. Comunque a gennaio avevo capito che non si sarebbe risolta in poco tempo questa situazione.

Elia Attilio Viviani
Dopo aver corso insieme alla Cofidis, Elia ha sostenuto Attilio durante le trattative
Elia Attilio Viviani
Dopo aver corso insieme alla Cofidis, Elia ha sostenuto Attilio durante le trattative
Dal punto di vista psicologico hai mai temuto che non si concretizzasse l’ingaggio?

Qualche volta sì. Anzi, ho passato più di una notte insonne, tant’è che il giorno dopo uscivo in bici senza seguire la mia tabella di allenamento. Pensavo a tante cose. Se avrei trovato squadra o meno. Se, una volta trovata, quando avrei trovato il ritmo giusto. Insomma pensieri normali quando vivi circostanze del genere.

Hai trovato alcune di queste risposte? O meglio, quando potresti esordire?

Ad una primissima bozza di calendario avrei dovuto debuttare al Tour de Normandie, che si sta disputando in questi giorni, ma per alcuni aspetti burocratici non avevo ancora l’ok dell’UCI. Molto più facile che possa esordire alla Volta Limburg Classic il 2 aprile o direttamente al Circuite Cycliste Sarthe (dal 5 all’8 aprile, ndr). Sono stato inserito anche nella lista del Giro di Turchia (dal 10 al 17 aprile, ndr), vedremo meglio nei prossimi giorni.

E quando potresti entrare in forma?

Non lo so onestamente. I test che ho fatto dicono che sto bene e sinceramente non me lo aspettavo proprio. La mia paura più grande sarà la mancanza di ritmo e vedere come sarò dopo 4 ore di gara. Sì, ho fatto allenamenti anche da 6 ore ma lo sapete anche voi che in gara è tutta un’altra cosa. In ogni caso la squadra mi ha detto subito che mi aspetterà e per me è un buon aspetto.

Attilio Viviani Cofidis
Attilio Viviani nel biennio 2020-21 ha corso per la Cofidis,con cui è passato pro’
Attilio Viviani Cofidis
Attilio Viviani nel biennio 2020-21 ha corso per la Cofidis,con cui è passato pro’
Ti sei dato qualche obiettivo?

Ho voglia di correre e di riscatto. Quando inizierò a stare bene in gara cercherò di stare e arrivare davanti. Mi manca il risultato ma farò di tutto per ritrovarlo, soprattutto seguendo un calendario adatto a me. Gli ultimi anni al servizio della squadra e di mio fratello mi sono serviti. Ho capito che facevano parte del mio processo di crescita psico-fisica da corridore. Credo di aver fatto un salto di qualità e ora ho molta più consapevolezza dei miei mezzi.

Che cosa ti ha detto Elia quando ha saputo del tuo contratto con la Bingoal?

Era più contento di me (ride, ndr). Lui era convinto che tutto sarebbe andato per il meglio molto più di quanto non lo fossi io. Lui ha un carattere buono in generale ma con me è stato davvero il fratello maggiore che tutti vorrebbero. Le sue parole mi hanno sempre fatto tanto effetto. Adesso sono pronto per correre.

Elia Attilio Viviani

Attilio Viviani è sicuro: «Elia sta per esplodere…»

01.05.2021
4 min
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Pochi giorni al via del Giro d’Italia. Per Elia Viviani forse l’edizione più importante, soprattutto sapendo quel che ci sarà dopo, la preparazione per i Giochi Olimpici su pista. Arrivarci con lo spirito giusto sarebbe fondamentale.

Suo fratello Attilio lo guarda sempre con attenzione, anche se i due sono relativamente lontani (Elia vive a Montecarlo, Attilio è rimasto in Veneto) e non capita spesso che le loro strade s’incrocino (nella foto d’apertura Elia e Attilio in azzurro alla Vuelta a San Juan 2017).

«Ci siamo ritrovati al ritiro d’inizio stagione – spiega – e avremmo dovuto seguire programmi differenti per riunirci al Giro. Io avrei dovuto fare gare di seconda fascia per cercare qualche risultato e poi lavorare per Guillaume Martin, invece la situazione della squadra ha portato a cambiamenti in corsa e ci siamo ritrovati insieme sia al Uae Tour che alla Tirreno-Adriatico».

Considerando però che, quando siete insieme, tu lavori nel treno che deve portarlo alle volate, questo è servito per ritrovare l’amalgama…

Sicuramente, anche se non era la composizione principale mancando Consonni, lavorare insieme è servito. Se guardate la sua stagione finora, vi accorgerete che delle differenze con il 2020 ci sono, va più forte e soprattutto lavoriamo meglio in squadra. Riusciamo anche a risolvere situazioni difficili, “rimontare” il treno anche nelle peggiori difficoltà.

Attilio Viviani 2021
Attilio Viviani è alla Cofidis dal 2020 (una vittoria), dopo essere stato stagista l’anno prima
attilio viviani 2021
Attilio Viviani è alla Cofidis dal 2020 (una vittoria), dopo essere stato stagista l’anno prima
Che cosa non aveva funzionato lo scorso anno?

E’ stato un anno strano, tutti lo sanno. Alla Cofidis ad esempio c’era più attenzione per Martin perché poteva far classifica, il che è significato avere al Tour un uomo in meno per le volate e questo può essere decisivo per il risultato finale, fai il doppio della fatica. Poi il Covid in stagione ha colpito me e Sabatini e lui si è ritrovato solo con Consonni.

Qual è la composizione ideale del treno?

Io per primo, poi Consonni, Sabatini ed Elia. Io ho lavorato molto con Simone alla Valenciana e i risultati sono stati confortanti, Elia sta affinando la preparazione al Romandia con Sabatini. Al Giro ci riuniremo e metteremo in pratica tutto il lavoro effettuato.

Treno Cofidis 2021
I quattro dello sprint Cofidis ai tricolori del 2020: da sinistra Sabatini, Consonni, Attilio ed Elia Viviani
Treno Cofidis 2021
Consonni, Attilio ed Elia Viviani, così al via dei tricolori 2020
A proposito, come sta Simone?

I problemi al ginocchio sono risolti e in gara si vede che ha ritrovato verve, qualche fastidio esce solo quando c’è grande freddo, come sempre succede con i guai al ginocchio, ma ormai neanche ci pensa più, è concentratissimo.

Sai bene che su Elia e Consonni c’è un occhio particolare addosso, legato alla madison delle Olimpiadi…

Su pista hanno già lavorato insieme, ma le tre settimane al Giro saranno fondamentali, anche al di fuori della corsa, per cementare il rapporto che poi si traduce in gara.

Attilio Viviani Cofidis
Attilio Viviani vanta 7 successi da under 23. Ha corso per Colpack, Sangemini e Arvedi
Attilio Viviani Cofidis
Per Attilio 7 successi da U23. Ha corso per Colpack, Sangemini e Arvedi
Parliamo un po’ però anche di Attilio, delle sue aspirazioni…

A inizio stagione il programma che avevamo approntrato con la squadra era improntato proprio a farmi crescere, a darmi qualche occasione in più a livello personale, ad esempio dovevo andare a Cholet, poi invece i programmi sono cambiati, ma è andata bene così. Ho potuto fare esperienze al World Tour che per un corridore al secondo anno in una squadra del massimo livello non è frequentissimo. Prevalentemente lavoro per il treno di Elia, ma spero di avere qualche occasione per poter sprintare anch’io nel corso della stagione.

Rispetto a tuo fratello, che corridore sei?

Abbiamo fisici differenti, lui è più potente, io sono più pesante, faccio un po’ più fatica nelle salite, ma soprattutto so che devo crescere ancora tanto. Credo di avere le caratteristiche giuste per giocarmi le mie carte in fughe anche di gruppo, di medio-lunga gittata. Serve esperienza, devo migliorare anche per superare meglio le salite corte, quelle che tagliano fuori molti velocisti. Devo solo lavorare e aspettare, per ora però Elia viene prima di tutto.