Il Giro d’Italia, scattato da Jesolo, sbarca a Gallipoli nella sua quinta tappa, l’ultima della prima fase. La cittadina pugliese, teatro in passato anche della rassegna iridata, si è confermata terra ideale per il ciclocross, sicuramente in una veste diversa da quella che siamo abituati a conoscere: niente fango, nessun’ascesa terribile, ma tanta sabbia, per un tracciato diverso dal solito e forse per questo anche più affascinante.
Sport e turismo
Gestirlo non era facile, lo sanno bene all’Ecoresort Caroli Hotels Le Sirene, considerando ad esempio che il circuito attraversava anche la provinciale 239, figurarsi che cosa significa dover gestire il traffico automobilistico come per una gara di ciclismo su strada o di corsa a piedi. Una cosa insolita per il ciclocross, ma lamentele non ce ne sono state e questo è un grande segnale: «A dispetto del difficile momento che tutti stiamo vivendo – sono le parole del responsabile organizzativo della tappa di Gallipoli, Attilio Caroli Caputo – abbiamo sempre creduto che poteva essere una grande giornata di sport capace di dare un contributo anche al turismo, uno dei settori più danneggiati dalla pandemia e la nostra scommessa è stata vinta alla grande».
Piccola pausa
Dopo Gallipoli, il Giro d’Italia si prende ora un po’ di riposo, lasciando spazio a Europei e prove internazionali. Se ne dovrebbe riparlare il 13 dicembre a Ferentino (FR) prima del gran finale di Sant’Elpidio a Mare (FM) dell’Epifania, ma il condizionale è d’obbligo, letteralmente impossibile programmare quel che avverrà in Italia come nel resto d’Europa di qui a un mese.
L’ASD Romano Scotti lo sa bene, ha messo in preventivo anche uno stop anticipato che, per come sta andando la challenge, sarebbe estremamente doloroso, considerando gli oltre 700 corridori che ad ogni prova si sono presentati al via. La speranza è che questo mese serva per ridurre la diffusione del contagio e ritornare a correre con più serenità, pensando che ormai, alle disposizioni regolamentari di questo particolare periodo della stagione e della nostra vita, ci si è fatta anche l’abitudine.