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Altri due anelli ascolani, i templari, le sibille e fiumi di vino

03.07.2022
5 min
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Il primo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, dopo aver descritto il secondo nel dettaglio, è un’andata e ritorno al mare sulle due sponde della Val Tesino. Partenza e arrivo sono collocate a San Benedetto del Tronto, in uno dei lungomare più curati della costa marchigiana.

Primo anello, si sale

Il tracciato si sviluppa in senso orario per un totale di 84 chilometri e 1.420 metri di dislivello quindi, come abbiamo ormai imparato da questa regione, è bene non prenderlo sottogamba. La pressoché totale assenza di pianura, ad eccezione appunto per i dintorni di San Benedetto, suggerisce prudenza.

La rocca di Acquaviva Picena si specchia sul mare, che si vede in basso: è salita vera
La rocca di Acquaviva Picena si specchia sul mare, che si vede in basso: è salita vera

Si comincia verso sud, ma appena superato il porto si svolta a destra per seguire in direzione di Acquaviva Picena. Dopo nemmeno 4 chilometri dal via ci sono subito pendenze significative (3 chilometri al 6 per cento) per portarsi in cresta alla collina che divide la vallata del Tronto da quella del Tesino. Tutto l’itinerario si svolge in effetti a quote collinari, tra i 250 ed i 500 metri, con continui saliscendi.

Splendida Offida

Superata Acquaviva, sovrastata dalla sua Fortezza Medievale, si superano le frazioni di San Savino e di Borgo Miriam. Si giunge a Offida, piacevole paese ricco di testimonianze storiche, nonché caratterizzato dalla lavorazione artigianale del merletto a tombolo. Si può sostare in Piazza del Popolo per ammirare il Palazzo Comunale. Ma senz’altro è d’obbligo una visita a Santa Maria della Rocca, una chiesa appena fuori dal centro storico, che sorge su uno sperone di roccia a picco sulla vallata sottostante.

La terra del vino

Salendo per la frazione San Barnaba si prende la strada che conduce a Castignano (nella foto di apertura i festeggiamenti di Templaria, ispirati al mito dei cavalieri crociati, che si svolgono ad agosto). Prima di arrivare in paese c’è uno strappo di un paio di chilometri al 6 per cento. Si possono ammirare i calanchi scoscesi egli impervi declivi delle colline, magistralmente lavorate dagli agricoltori del posto. Si distinguono soprattutto i produttori di vini quali il Rosso Piceno e, tra i bianchi, la Passerina e il Pecorino.

Arrivo a Ripatransone

Dopo Castignano si scende leggermente per raggiungere Rotella, dove è possibile ammirare la Torre Civica dell’Orologio ed il Parco delle Rimembranze dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Si è praticamente risalito l’intero corso del Tesino che nasce nelle vicinanze (a Force). Ci si appresta invece a ritornare verso l’Adriatico sulla cresta della collina che prima vedevamo alla nostra destra, ovvero quella che divide la Val Tesino dalla Val d’Aso. Si torna a salire verso Montedinove e Montalto delle Marche (520 metri di quota e punto più alto dell’anello), quindi 5 chilometri di dolce discesa portano in direzione di Cossignano.

L’ultima fatica è quella per arrivare a Ripatransone (4 chilometri al 5 per cento ma con punte nel finale del 7-8 per cento), ripagata dalla stupenda vista sulla vallata sottostante e sulle montagne all’orizzonte, dai Monti della Laga fino ai Sibillini. Ultimi 15 chilometri di discesa per tornare a San Benedetto.

L’insediamento di Ripatransone risale al Neolitico, ma ebbe importanza con l’arrivo dei romani
L’insediamento di Ripatransone risale al Neolitico, ma ebbe importanza con l’arrivo dei romani

Il terzo anello e il Vettore

Il terzo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, promosso da Marche Outdoor, è invece quello più interno. Ed anche il più corto con i suoi 57 chilometri (dislivello di 1.200 metri circa). La partenza è situata presso gli impianti sportivi di Venarotta.

Subito ci attende una salita di 4 chilometri al 5 per cento, dove, sulla destra, si può ammirare il Monte Ascensione che domina Ascoli (presenza costante negli ultimi due anelli). Allo scollinamento si prosegue verso sinistra, scendendo a Palmiano, con i Monti Sibillini sullo sfondo. Da questo piccolo borgo di nemmeno 200 abitanti ci sono 18 chilometri di leggero e costante falsopiano (2 per cento) per arrivare ai 920 metri di Monte Propezzano. Quindi tre chilometri di discesa per poi risalire verso Balzo, sempre con pendenze lievi. Siamo ai piedi del Monte Vettore, che si erge davanti a noi con i suoi 2.476 metri. 

Roccafluvione è il paese del Tartufo Nero, prelibatezza locale: pezzo forte del secondo dei tre anelli
Roccafluvione è il paese del Tartufo Nero, prelibatezza locale

Roccafluvione e i tartufi

Proseguendo, potremmo cimentarci con l’impegnativa salita di Forca di Presta, ma il nostro itinerario invece piega verso est. Andiamo a prendere un altro lungo falsopiano, stavolta discendente, che segue il corso del Fluvione (affluente del Tronto). Superiamo l’abitato di Uscerno e raggiungiamo Roccafluvione. Questo paese è noto per il Tartufo Nero Pregiato.

Inizia da qui l’ultima asperità dell’ultimo di questi tre anelli per risalire a Venarotta (3,5 chilometri al 4 per cento) per poi ritornare al punto di partenza di questo itinerario non particolarmente duro, ma molto appagante dal punto di vista paesaggistico.

Ascoli Rebirth: piazze, salite, eremi, fontane e sapori speciali

03.07.2022
7 min
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Prosegue il viaggio cicloturistico nelle Marche. E dopo Ancona e Macerata, per la provincia di Ascoli abbiamo scelto il secondo anello di Ascoli Rebirth, promosso da Marche Outdoor. Si parte proprio dal capoluogo del Piceno ed abbiamo appuntamento con i nostri amici Davide e Stefano nella più antica piazza della città, Piazza Arringo.

Vi entriamo pedalando attraverso il piccolo arco che passa sotto il Museo Diocesano e, una volta fuori, scopriamo che è piena di gente brulicante a causa del mercato settimanale. Due sbracciate in lontananza dei nostri amici richiamano l’attenzione e, dopo i saluti, siamo dal lato opposto della lunga piazza per riempire le borracce alla seconda delle due ottocentesche fontane gemelle.

Una sosta dal fornaio prima di partire: fa strada Davide Falcioni
Una sosta dal fornaio prima di partire: fa strada Davide Falcioni

Il cuore della città

«Ci portiamo qualcosa da mangiare?», fa Davide, che subito ci conduce nell’angusto forno alle nostre spalle, semi coperto da una bancarella. Mettiamo una focaccina nelle tasche, ci dileguiamo dal trambusto del mercato e raggiungiamo la vicina Piazza del Popolo, altro fiore all’occhiello di Ascoli, questa volta rinascimentale, cinta da porticati, dal Palazzo dei Capitani del Popolo e dall’abside della Chiesa di San Francesco.

Anche qui troviamo un mercatino, quello dell’antiquario, e quindi proseguiamo sui sampietrini delle vie limitrofe, superando un recente murales in via delle Canterine e giungendo al punto di partenza ufficiale del tour, che è sul ponte romano di Porta Solestà, che supera il Tronto sin dai tempi dell’età augustea.

Fuori dal mondo

Risaliamo il fiume per quattro chilometri poi, dopo una svolta a destra, prendiamo una stradina tanto isolata quanto “cattiva” per le sue pendenze in doppia cifra. Superiamo gli agglomerati di Galleggiano e Gimigliano, unici due baluastri di civiltà in una vallata stretta e silenziosa, verde e soleggiata.

Quattro chilometri di tregua per arrivare al centro abitato di Venarotta, dove ci colpiscono prima la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, poi quella della Madonna della Grazie, a pianta ottagonale.

Lasciato il paese la strada riprende a salire su strada ampia, ma con pendenze solo appena più lievi di quelle incontrate in precedenza.

Tracce di Templari

Tutto l’itinerario odierno gira in senso orario intorno al Monte Ascensione, che infatti abbiamo costantemente alla nostra destra e risulta visibile per gran parte tour, che alla fine misurerà 75 chilometri e 1.500 metri di dislivello.

La salita finisce con un affaccio sui Monti Sibillini, il panorama si apre notevolmente ad ovest e qualche bosco custodisce degli sterrati su cui ci divertiamo a fare qualche variazione sul tema con le nostre gravel. La particolarità è che si rimane in quota, intorno ai 700 metri, per circa 13 chilometri, incluso lo strappo che porta al borgo di Castel di Croce, nominato a più riprese dagli storici locali per presunte, ma mai documentate, presenze di cavalieri Templari.

Il Piccolo Santo

Ora inizia il primo tratto rilassante della nostra ciclo-escursione, scendendo per ampi tornanti verso Rotella. Davide pensa bene di optare per una sosta all’eremo francescano dove c’è una cella che ospitò il Santo. Suoniamo il campanello del cancello, il frate ci apre, lasciamo le bici sulla ghiaia che delimita il giardino pieno di rose molto ben curate e visitiamo questo posto avvolto dal silenzio.

Poi si riparte. La discesa finisce ben presto, ma prima di riprendere la salita verso Capradosso, prolunghiamo di qualche centinaio di metri per visitare Rotella, la quattrocentesca Torre Civica dell’Orologio ed il vicino Parco delle Rimembranze, dove ogni albero è affiancato da una piccola lapide con il nome di un caduto della Grande Guerra.

Tra calanchi e ferite

Torniamo al bivio per Capradosso ed affrontiamo la terza e ultima ascesa di giornata, quattro chilometri al 5 per cento. Siamo alle pendici settentrionali dell’Ascensione e ci dirigiamo con una dolce discesa verso Sud-Est con, alla nostra sinistra, le colline che si perdono all’orizzonte e finiscono laggiù nell’Adriatico.

Questa è zona di calanchi: «Vedi Andrea? In cresta a quel calanco c’è un single track molto bello da fare con le gravel o mountain bike», ci spiega Stefano mentre ci dà il cambio in un tratto di falsopiano.

La ciclabile lungo il Tronto, che porta dal mare ad Ascoli: si rientra
La ciclabile lungo il Tronto, che porta dal mare ad Ascoli: si rientra

Raggiungiamo Appignano del Tronto che il sole è alto sulle nostre teste. Purtroppo sono ancora visibili i segni del terremoto del 2016, soprattutto nelle “imbracature” antisismiche che sorreggono la Chiesa di San Giovanni Battista ed il suo svettante campanile. Il colore rossiccio dei mattoncini in cotto della chiesa è ancora più vivido con la calura e noi, dopo esserci rinfrescati nella fontanella sotto di essa, ripartiamo verso la vallata del Tronto.

Birra e olive

Transitiamo a Castel di Lama, collocato sulla Salaria ed il cui comune è in realtà suddiviso in Ville, simili alle contrade, per poi svoltare a destra e risalire il Fiume Tronto fino ad Ascoli Piceno. I nostri due scudieri, Davide e Stefano, ci fanno fare una deviazione dal percorso originario, bypassando 3 chilometri di strada statale grazie alla pista ciclabile che si prende dalla Strada della Bonifica e ci porta fino a Monticelli.

Infine, lunghissimo rettilineo per rientrare in Piazza Arringo, dove il mercatino si è concluso, i venditori stanno sfollando e noi ci possiamo sedere e seguire con lo sguardo il lungo Palazzo dell’Arengo che culmina con la Cattedrale di Sant’Emidio ed il vicino Battistero di San Giovanni. Il tutto accompagnato da una birra fresca in una mano e le immancabili olive all’ascolana nell’altra…

Doppietta Scaroni, qualcuno adesso farà qualcosa?

08.06.2022
4 min
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Questa volta non l’ha fatto con la rabbia, ma col cuore. Cristian Scaroni ha vinto la prima e poi anche l’ultima tappa della Adriatica Ionica Race, in una sorta di lungo e accorato appello per i destini dei corridori Gazprom. E vi possiamo giurare che in certi momenti ci sentiamo persino fastidiosi a ricordarlo, ma niente si muove e bisogna fare in modo che accada. Alla partenza i ragazzi della nazionale avevano detto che se si fosse arrivati in volata, avrebbero lavorato tutti per Malucelli. Per questo Scaroni è entrato nella fuga senza collaborare, mentre dietro il romagnolo pedalava sperando che li sarebbero andati a prendere.

«Non sapevo come stessi – dice con la fronte che gronda di sudore e aloni su tutto il corpo – perché dopo il Grappa ho avuto un affaticamento muscolare conseguente al crampo, per cui nei due giorni successivi, in cui avrei potuto combinare qualcosa, ho fatto peggio. Oggi sono entrato nella fuga, ma non per vincere. Volevo proteggere Malucelli, il velocista più forte di questa corsa…».

Corsa conclusa, foto ricordo di Argentin, con l’assessore regionale Castelli
Corsa conclusa, foto ricordo di Argentin, con l’assessore regionale Castelli
Negli ultimi 25 chilometri si è capito che non vi avrebbero preso…

E infatti sono stati tremendi. Ho dovuto chiudere tanti buchi e lo stesso hanno fatto Boaro e Zardini. Ci siamo parlati per impedire che se ne andassero quelli della Kern e della Eolo, che erano in due.

Dopo l’arrivo Stoinic ti ha urlato dietro qualcosa…

Quando sono partito ai 150 metri ero a metà carreggiata e mi sono spostato leggermente sulla destra, ma non mi sembra di aver fatto nulla di male. Mi dispiace che abbia avuto da dire, ma la volata di testa l’ho fatta io…

Per l’Italia tre vittorie di tappa e la certezza di aver aiutato tre ragazzi che lo meritano
Per l’Italia tre vittorie di tappa e la certezza di aver aiutato tre ragazzi che lo meritano
La prima vittoria è venuta di rabbia, questa?

Questa col cuore. Ieri ero sofferente alla coscia, non credevo di avere più gambe per mettere insieme qualcosa. Proprio col cuore.

Ci voleva?

Ci voleva. Diciamo che adesso mi sono sbloccato definitivamente. Speriamo di trovare una soluzione per tutto il resto e magari anche una squadra per quest’anno.

L’abbraccio di Bertazzo a Scaroni ha molti significati
L’abbraccio di Bertazzo a Scaroni ha molti significati

Situazione assurda

Se le WorldTour non possono ritoccare i loro organici, sembra francamente incredibile che a fronte delle vittorie di questi ragazzi, non ci siano professional disposte a ingaggiarli sino al termine della stagione.

«Correrei anche gratis – diceva ieri mattina Malucelli – l’importante è correre per arrivare al prossimo anno senza essere rimasti fermi per otto mesi».

Sul traguardo di Ascoli, fra i primi ad abbracciare Scaroni è arrivato Liam Bertazzo, uomo d’oro della pista, che ha lavorato in vista della Nations Cup di Cali e ha aiutato i compagni. Come i ragazzi della Gazprom, anche lui alla fine del 2021 si è trovato a lungo senza squadra.

«Posso capirli bene anche io – dice – perché mi sono ritrovato a lungo senza niente. Allenarsi è dura, perdere completamente il ritmo gara rende difficile anche allenarsi. Da questi particolari si distingue che hanno testa, grinta e cuore».

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Zana, è fatta: «Adriatica Ionica, quarta settimana del Giro»

08.06.2022
5 min
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Seduto sotto i portici del Palazzo dell’Arengo ad Ascoli Piceno, Filippo Zana si gode la vittoria della Adriatica Ionica Race. Non l’ha mai data per scontata, anche se si era ormai capito che le strade per metterlo in difficoltà fossero finite. E così la stagione, che doveva essere quella del passo avanti dopo l’eccellente Tour de l’Avenir, si è rimessa in carreggiata.

La primavera e le corse fino al Giro, legate forse a un cambiamento di preparazione dell’ultima ora, non sono state formidabili. Avendo la corsa rosa nel mirino, la squadra aveva concordato che Zana andasse sull’Etna per fare l’altura e poi il Giro di Sicilia. Invece il suo preparatore Paolo Artuso, lo ha dirottato sul Teide con i corridori del Team Bahrain Victorious ed ha poi suggerito che andasse al Tour of the Alps, dove forse il livello era troppo alto e gli ha impedito di arrivare al Giro come avrebbe sperato. In quelle tre settimane s’è invece compiuto il miracolo della condizione. E sulle strade dal Friuli alle Marche, il corridore della Bardiani-CSF-Faizanè è riuscito a rialzare la testa.

Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo
Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo

«Adesso tutto è basato sui numeri – dice e un po’ sorride – e quando si vede che ci sono i numeri, si capisce che siamo in forma. Però diciamo che ho capito di stare veramente bene nella prima tappa, quando ho fatto l’attacco in salita e ho tirato sempre io. Ho scremato bene il gruppo e poi dopo la discesa ne avevo ancora per chiudere su tutti gli scatti. Quel giorno mi sono detto che la gamba stava tornando…».

E poi c’è stato il Grappa, no?

Sul Grappa mi sono sentito veramente forte. Ho ritrovato la gamba che avevo l’anno scorso quando stavo bene, per esempio al Tour de l’Avenir. Sono veramente contento, tutti i giorni è stata dura però le gambe c’erano, quindi è andata bene.

Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Si va in paranoia se la condizione non arriva?

Diciamo che ci sono stati momenti non facilissimi, però sono riuscito a rimanere concentrato e diciamo che questa vittoria ripaga un po’ di tutti i sacrifici e le difficoltà che ci sono state fino ad ora. Speriamo di continuare al meglio e che la ruota sia girata. Adesso si arriva fino ai campionati italiani e poi ci sarà bisogno di recuperare per fare una bella seconda parte di stagione.

Possiamo dire che il Giro sia stato per certi versi deludente, ma di certo allenante? 

Questa condizione viene da lì. Dal Giro si può uscire morti o con la gamba. Io per fortuna sono andato in crescendo, si è visto che per me questa è come fosse la quarta settimana del Giro. Avevo buone gambe e sono riuscito a giocarmi la gara.

Come è stato portare la maglia tutti i giorni?

Ho avuto una squadra super, quindi non è stato così stressante. Sicuramente bisognava sempre stare attenti agli attacchi degli avversari, anche perché la classifica era corta, quindi ho dovuto muovermi io in prima persona quando attaccavano i primi di classifica. Però la squadra ha lavorato veramente in maniera strepitosa per giorni e quindi è grazie a loro se sono riuscito a portare a casa questa corsa.

La vittoria cambia faccia alla tua stagione?

Diciamo che ripaga un po’ di sacrifici e di sofferenze avute quest’anno. Quindi adesso abbiamo un’altra metà di stagione bella tosta e sicuramente cercheremo di prepararla nel migliore dei modi, per riuscire a toglierci ancora qualche soddisfazione.

Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy
Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy

Ha lo sguardo sereno e le gambe che pulsano ancora di caldo e fatica. Adesso vengono a chiamarlo per la premiazione. Ora finalmente potrà salire sul podio e sentire che il discorso è chiuso. Piano con i voli pindarici. La sua carriera è appena agli inizi, ma la continuità nei risultati è di solito sinonimo di qualità. La Adriatica Ionica Race per il vicentino è la terza corsa a tappe vinta in due anni (prima il Sazka Tour e la Course de la Paix del 2021, oltre al terzo posto al Tour de l’Avenir). E questo, lasciandolo crescere come si deve, potrebbe essere un ottimo punto di partenza.

AIR, percorso e sapori dell’ultima tappa nelle Marche

29.05.2022
6 min
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La quinta e ultima tappa dell’Adriatica Ionica Race rimarrà ospite delle Marche e delle sue tradizioni culinarie. Dopo quattro giorni di battaglia vera per la conquista della maglia blu, si ripartirà da Castelraimondo per approdare, dopo 151 chilometri, sotto lo striscione del traguardo di Ascoli Piceno con una tappa sulla carta adatta alle ruote veloci ma ricca di saliscendi. L’ultimo assalto alla classifica generale vedrà la sua chiusura nel bellissimo centro storico marchigiano. Qui il gruppo passera per i primi due passaggi sulla linea d’arrivo come traguardo volante, mentre il terzo applaudirà il vincitore finale della AIR 2022.

Quinto e ultimo appuntamento anche per il Food Project coordinato e supervisionato da Federico Da Re all’interno dell’Hospitality all’arrivo. Un’occasione per la carovana di assaporare le specialità marchigiane curate dagli Chef Mirko e Alex De Luca di Filo Eventi. In particolare saranno presenti aziende del territorio che faranno assaggiare le eccellenze gastronomiche del luogo. 

Il marchigiano Riccardo Stacchiotti, ci ha accompagnato nella scoperta del percorso tra i sali e scendi continui dell’entroterra arricchito dalle splendide terrazze naturali offerte dagli Appennini. 

Il piatto tipico

Per l’ultima tappa le Marche offrono una gastronomia ricca di tradizione e di piatti conosciuti su tutto il territorio nazionale e non solo. 

Per l’occasione il piatto tipico che chiuderà il Food Project saranno gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata. La cura di questa ricetta sarà di Enrico Mazzaroni, Chef di Montemonaco. 

Il famoso Chef marchigiano curerà anche gli antipasti e i dolci, rispettivamente la sfera di parmigiano e la torta al cioccolato. Una ciliegia sulla torta che porterà alla conclusione un viaggio culinario tra quattro regioni amiche delle due ruote e ricolme di eccellenze come Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche. 

Specialità marchigiane

In ogni angolo dello Stivale, turisti dal mondo e italiani possono godere di quello che è la gastronomia tricolore. Ricette e prodotti tipici che vengono tramandati nelle case e che riescono ad emergere con la volontà degli imprenditori che credono nella tradizione. 

Tra questi ci saranno i salumi e formaggi offerti dal Salumificio Properzi di Colmurano (MC). L’olio EVO proposto dall’Azienda Agricola Scuppa di Macerata. Non solo cibo ma anche vini e distillati. In particolare il rosso Piceno e il Verdicchio di Matelica proverranno dalla Cantina Villa Pigna di Offida (AP)e dalla Az. Agr. Scuppa. Ngricca invece fornirà i suoi distillati di produzione provenienti dall’Agri-Distilleria ascolana. Mentre a stuzzicare il palato con i suoi prodotti ci sarà il Forno Fior di Grano di Marcello di Numana. Infine frutta e verdura verranno proposti da Sbrolla Frutta di Sant’Elpidio al Mare.

L’insieme sarà coordinato in collaborazione con la Confederazione di produttori agricoli, Copagri Marche. A valorizzare l’intero progetto Food ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili forniti da Cristianpack BIO. Un’azienda italiana attenta all’impatto ambientale con prodotti BIO e compostabili. 

Entroterra

La quinta tappa dell’Adriatica Ionica Race si addentrerà nell’entroterra marchigiano costeggiando l’Appennino. A raccontarci la bellezza della partenza da Castel Raimondo e l’arrivo ad Ascoli Piceno c’è Riccardo Stacchiotti, nato a Recanati e cresciuto su queste strade. 

«Il nostro entroterra non presenta un metro di pianura. Ci sono continui sali e scendi anche molto pendenti, non lunghi ma con strade strette che richiedono attenzione da parte del gruppo. L’altimetria è un elettrocardiogramma, anche se non c’è una vera e propria salita su cui fare la differenza. Può essere una tappa nervosa. O si sale o si scende. Così come l’arrivo ad Ascoli. Sono strade bellissime con paesaggi caratteristici a sbalzo. Vere e proprie terrazze naturali sulla cresta degli Appennini. Dentro e fuori dai centri storici, su e giù con passaggi molto belli da affrontare». 

La corsa

La quinta tappa sarà l’epilogo di cinque giorni duri che consegneranno lo scettro del vincitore a chi si sarà dimostrato il corridore più completo sulle salite e le insidie delle Regioni affrontate.

«L’Adriatica Ionica Race – dice Stacchiotti – l’ho fatta tre volte. E’ una bellissima gara, gli altri anni con le tappe con lo sterrato e salite storiche come quella del Monte Grappa. E una corsa che si sta costruendo una solida reputazione, con un’organizzazione da grande giro. Così come verrà affrontata quest’anno dopo il Giro d’Italia può essere un’occasione, per chi esce di avere già una gamba allenata, ma anche per chi si prepara agli appuntamenti più importanti di metà stagione come Tour e altre corse. E’ molto allenante, cinque giorni con tappe dure che portano l’atleta a un buon livello di forma. Una corsa sicuramente interessante, con una finale nella mia Regione le Marche, che ne valorizzeranno sicuramente l’insieme». 

Brian’s Bike Shop, un negozio che ama e promuove il territorio

11.05.2022
4 min
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Un negozio in grado di essere motore trainante per ciò che riguarda la scoperta di un territorio come quello di Ascoli Piceno. Ve ne abbiamo parlato attraverso il lato tecnico e commerciale, oggi approfondiremo quella che è la filosofia di ciclismo e turismo secondo Brian’s Bike Shop

Passione e comunità, sono due parole ricorrenti nel progetto e nelle attività dedicate al turismo che vengono pronunciate dal titolare Giulio Fazzini, per spiegare la sua filosofia. Il contesto è in evoluzione, la bici sta diventando sempre più amica del territorio. Le istituzioni hanno iniziato un percorso di investimenti per rendere le due ruote sempre più al centro della promozione turistica. 

Brian’s Bike Shop attraverso i suoi progetti futuri e i suoi eventi, è da sempre stato protagonista e promotore di questo settore. Con l’idea di coccolare il turista per una settimana dal suo arrivo, portandolo alla scoperta delle bellezze del territorio.

Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. La scoperta del territorio passa anche dai centri storici e dalla conoscenza dell’enogastronomia locale
Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. La scoperta del territorio passa anche dai centri storici e dall’enogastronomia
Quali eventi organizzate per i turisti della bicicletta?

Abbiamo un progetto da qui a fine anno per quanto riguarda le bici da strada. Improntato sui turisti che vengono dall’estero. Andiamo a prendere il cliente all’aeroporto e gli confezioniamo su misura l’esperienza di una settimana in sella. Scegliamo una struttura di altissimo livello, richiediamo le misure del bike fitting per cucirgli addosso una bici di medio/alto livello. Li seguiamo nelle loro escursioni guidate con il furgone, per qualsiasi evenienza. Chiudiamo la sera con anche riunioni per la conoscenza del percorso e decidere eventuali modifiche o assecondare richieste.

Come’è nata questa idea?

E’ nata da un’esigenza che abbiamo percepito dagli stranieri che ci venivano a trovare. Mandarli senza un’organizzazione sulle nostre strade non è abbastanza. Per poter valorizzare il territorio è necessario dare un servizio serio e affidabile che faccia visitare e scoprire le nostre eccellenze in tranquillità.

Qual è la situazione delle strutture a misura di bici?

Siamo un po’ indietro, collaboro con la Regione Marche per questo discorso, ma siamo ancora allo stato embrionale. Il territorio sta diventando pian piano bike friendly. Si sta investendo tanto. Abbiamo una ciclabile che va da Ascoli a San Benedetto del Tronto e questa può essere un punto di partenza da cui partire per valorizzare il contesto. Inoltre collaboriamo con le strutture ricettive. Anche se uno dei problemi fondamentali rimane la reperibilità delle bici.

Oltre al territorio avete anche altre eccellenze?

Siamo a ridosso del confine fra Marche e Abruzzo, abbiniamo anche un discorso enogastronomico. Facendo percorsi ad hoc per degustazioni nelle cantine. 

Come scegliete i percorsi da proporre?

Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Selezioniamo prima il livello di chi ci va in bici. Se è una famiglia non possiamo portarla nei posti più sperduti. Cerchiamo di scegliere un livello base, più semplice. Stiamo quindi vicino al mare, oppure nelle zone collinari con poco dislivello. Se invece viene un cliente più tecnico, noi siamo ai piedi dei Monti della Laga oppure i Sibillini e viene più semplice disegnare un percorso più impegnativo, che lo soddisfi come caratteristiche tecniche. 

Quali sono i più caratteristici?

Abbiamo la montagna accanto, che porta a San Giacomo, arrivo del Giro d’Italia 2021, che è sicuramente tra gli itinerari più caratteristici. Un altro è quello che si sviluppa nella zona di Acquasanta, la vecchia Salaria. E’ un percorso tanto tranquillo, con poco traffico, ed è ideale da fare anche con la famiglia. Quanto si arriva, c’è anche una stazione termale privata e pubblica, dove si può fare il bagno in libertà. Un lato wild che piace molto.

Le escursioni vengono adattate al livello di pratica del cicloturista
Le escursioni vengono adattate al livello di pratica del cicloturista
Gli itinerari sono tutti tracciati e riconoscibili?

I percorsi sono segnalati, infatti ci appoggiamo ad un’applicazione che è stata sviluppata qui ad Ascoli da ragazzi del posto che hanno e stanno ancora tracciando i percorsi, per poterli scaricare sul proprio dispositivo. Si chiama ATA. Anche se il cliente straniero non ha bisogno di assistenza come piace a noi italiani. A lui basta una cartina ed è a posto, per quello che riguarda la nostra esperienza.

Avete una squadra che rappresenta Brian’s Bike Shop?

No, assolutamente no. Siamo uno dei pochi negozi in Italia che non ha una squadra rappresentativa. Il motivo è ben preciso. Da noi l’intenzione è sempre stata quella di creare una community. In squadra a volte si creano inimicizie e rivalità. E non è questo quello che ci interessa. 

Brian’s Bike Shop, negozio fisico e web: l’integrazione è possibile

23.03.2022
3 min
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Brian’s Bike Shop, il conosciuto punto vendita specializzato di Ascoli Piceno, è da tempo un vero e proprio riferimento commerciale per moltissimi ciclisti marchigiani, ma non solo. Da qualche mese è online con un sito e-commerce ridisegnato e letteralmente “colmo” di moltissime occasioni da poter cogliere al volo.

Biciclette, abbigliamento, componentistica, accessori, caschi, occhiali, scarpe, trainer, prodotti specifici per la manutenzione, integratori alimentari ed articoli per la cura personale: la proposta è davvero vastissima, le condizioni commerciali sono tendenzialmente molto vantaggiose e tutte da scoprire (per i nostri lettori è valido in fase di “check out” il codice promo BICIPRO).

Brian’s Bike Shop è rivenditore ufficiale di moltissimi marchi, tra cui Specialized
Brian’s Bike Shop è rivenditore ufficiale di moltissimi marchi, tra cui Specialized

La passione ci guida…

«Il nostro negozio – ha dichiarato a bici.PRO Giulio Fazzini, che di Brian’s Bike Shop è il titolare – nasce direttamente dalla passione che nutriamo per le due ruote. Dietro c’è anche la voglia di creare un approdo per tutti gli appassionati di ciclismo, stradisti e biker, che condividono con noi questo amore per la bicicletta. Quello che ci piace sempre ripetere, è che non importa che il cliente entri per acquistare qualcosa… Può venirci a trovare per un consiglio tecnico, ad esempio, per scegliere un componente più performante. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di aiutarlo ad emozionarsi una volta in sella. Ecco, l’essenza del nostro punto vendita è proprio questa…».

Oltre al negozio fisico si affianca anche il web store un’opportunità in più per raggiungere tanti nuovi clienti
Al negozio fisico si affianca anche il web store

«Inoltre – prosegue Giulio – sappiamo bene quanto le biciclette, ma anche l’offerta degli accessori che ruotano attorno ad esse, siano diventate estremamente sofisticate. Ammetto che a volte è complesso anche per noi saperle trattare, e per questo ci impegniamo quotidianamente ad aggiornarci. Seguiamo le evoluzioni del mercato partecipando a specifici corsi di approfondimento. Siamo così più informati e in grado di offrire sempre ai nostri clienti il servizio migliore».

Una super offerta sul web

Oggi al negozio (Brian’s Bike Shop è rivenditore ufficiale Trek, Specialized, Pinarello e Cannondale) si affianca anche l’e-commerce, a beneficio di una platea di clienti potenzialmente vastissima…

Giulio Fazzini, al centro, premiato in Beltrami TSA
Giulio Fazzini, al centro, premiato in Beltrami TSA

«Proprio così. Da qualche mese – spiega Giulio – abbiamo creato, e poi implementato grazie anche al prezioso contributo di mio fratello Fabio, un’apposita sezione online del nostro sito. Una sezione che oggi è preponderante e in grado di offrire moltissime opportunità commerciali a tutti gli appassionati di ciclismo che decideranno di farci visita.

«Si parte con le biciclette, per arrivare ai componenti e agli accessori, passando dall’abbigliamento fino agli integratori: tutti prodotti delle migliori marche oggi in circolazione. I risultati che stiamo ottenendo sono molto incoraggianti. Stiamo lavorando nella direzione giusta anche sul web. Crediamo che un’integrazione tra negozio fisico, con il plus dell’assistenza e dell’officina tecnica, e store online sia assolutamente possibile».

Brian’s Bike Shop

Facciamo un giro sulla Dogma F oro a Tokyo

28.07.2021
7 min
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La voce raggiante di Fausto Pinarello dopo la vittoria di Carapaz nella prova su strada delle Olimpiadi parlava di passione sportiva e realizzazione professionale. L’ecuadoriano aveva già condotto alla vittoria la nuova Dogma F al Giro di Svizzera, ma in quei giorni la bici era mascherata da F12. Questa volta invece, con un’edizione olimpica che prevedeva la bandiera della nazionale sulla forcella e quella del Giappone al posteriore, la medaglia d’oro è stata il riconoscimento più prestigioso che il trevigiano potesse immaginare.

Laboratorio Ineos

La Dogma F è l’ultima nata dell’azienda trevigiana ed è la bici destinata a dare la svolta, lanciando il brand verso il nuovo quadriennio olimpico, durante il quale vedremo anche il varo della nuova bici da crono. E ancora una volta sarà il Team Ineos il partner dello sviluppo.

La bici è stata tenuta nascosta fino a maggio, poi lo stesso Fausto ha pensato bene di farsi fotografare al Giro d’Italia, nel giorno di riposo di Canazei, mentre ne utilizzava una. La squadra correva ancora con la F12, Bernal con essa ha conquistato la maglia rosa, ma a partire dal Tour è andato in scena il cambiamento. Con la sola eccezione dei freni, non ancora a disco. Ma anche questo è destinato a cambiare a breve. I corridori hanno già le bici così equipaggiate, ma finché Shimano, ancora soffocata dai ritardi Covid, non potrà garantire la fornitura completa di ruote allo squadrone, si resterà con i rim brakes di sempre.

Fibra spaziale

La nuova bici nasce da fibra di carbonio Torayaca T1100 1K, garanzia di altissime prestazioni, grazie alla sinterizzazione che consente un controllo della struttura delle fibre a livello nanometrico. Il risultato è un sostanziale miglioramento delle prestazioni rispetto alle altre fibre di carbonio di Toray, già ampiamente utilizzate nel settore aerospaziale e in altri settori di altissima fascia. A ciò si aggiunge la nuova tecnologia utilizzata per le resine. Tramite l’utilizzo di nanoleghe, si ottimizzano in un colpo solo la resistenza alla trazione e alla compressione, dando vita a materiali pre-impregnati in grado di soddisfare i livelli di prestazioni richiesti dagli elementi strutturali nell’industria aerospaziale e anche da attrezzature sportive di fascia alta.

Il telaio è realizzato con fibra di carbonio Torayaca T1100 1K
Il telaio è realizzato con fibra di carbonio Torayaca T1100 1K

Bici all-round

Utilizzando un materiale così pregiato, gli ingegneri Pinarello e quelli Ineos hanno concepito un telaio aggressivo e filante, che al primo sguardo si fa apprezzare per il nuovo disegno del carro, la rimodulazione dei tubi del triangolo principale e la nuova forcella.

L’innesto dei foderi sul piantone è sottile e ottimamente raccordato. Il triangolo dal perimetro ridotto, che rispecchia una tendenza molto… americana, rende la bici reattiva. Al contempo, il fatto di averlo realizzato con sezioni ridotti (possibile proprio grazie alla altissima qualità del carbonio utilizzato) consente la flessione che rende la bici anche confortevole: quello di cui hanno bisogno i corridori, che qui sopra sono… condannati a starci anche per otto ore. Non è una bici aero e neppure una bici da salita: è una bici all-round che permette al professionista e a chiunque avrà il piacere di utilizzarla di avere vantaggi su ogni terreno.

La Dogma F, come nello stile di Pinarello, è asimmetrica, per compensare le sollecitazioni che sul lato destro vengono imposte dalla catena.

La zona della scatola del movimento centrale è resa più rigida del 12 per cento
La zona della scatola del movimento centrale è resa più rigida del 12 per cento

Nata in galleria

Però all’aerodinamica è stato dedicato più di un occhio. La forcella, innanzitutto. La nuova Onda discende direttamente da quella montata sulla Bolide da crono, con un disegno a lame che le permette di infilarsi nel vento e di mantenere l’ottima manovrabilità della bici.

Restando nel comparto anteriore, un grande apporto al design più filante viene anche dalla completa integrazione dei cavi sul manubrio, con lo sterzo reso più fluido dall’adozione di nuovi cuscinetti più performanti.

Nuovo è anche il disegno del tubo obliquo, con il profilo troncato che accresce la rigidità e insieme riduce la resistenza al vento laterale.

La testa della nuova forcella Onda mette in risalto l’asimmetria della bici
La testa della nuova forcella Onda mette in risalto l’asimmetria della bici

Reggisella in 3D

Osservandola da dietro, con il piantone dalla sezione a lama, si ha davvero il senso di una bici da crono e in questo contesto risalta anche il reggisella, realizzato in un pezzo unico di titanio stampato in 3D dalla tedesca Materialise. 

A Brema sono stati effettuati prima i test di simulazione virtuale, garantendo la stampabilità e l’affidabilità del risultato. Poi il team ha condiviso i progetti stampati in 3D con Pinarello perché conducesse i suoi test su un banco di prova e su strada. Alla fine il componente in titanio è risultato più leggero del 42,5 per cento rispetto alla versione originale in alluminio.

Cura dimagrante

La Dogma F nasce nella doppia versione con freni a disco e rim brakes (che hanno ancora mercato), con una diminuzione di peso di 265 grammi nella misura 53 rispetto alla Dogma F12, 250 grammi nella misura 55 da noi provata.

Il nuovo disegno della scatola del movimento ha permesso di conferire a quella zona così delicata una rigidità superiore del 12 per cento, mentre il computo complessivo della rigidità risulta migliore del 3,2 per centro nella versione con freni tradizionali e del 4,8 per cento rispetto alla versione con freni a disco.

In termini di resa, dati forniti da PiInarello, il miglioramento a 40 km/h è di 1,3 watt che diventano 2,6 watt a 50 km/h, con la sensazione di una bicicletta che ai 40 all’ora ci arriva da sé, poi ha bisogno di una… spintarella.

352 combinazioni

Il telaio della nuova Dogma F è prodotto in 11 misure, cui si sommano 16 misure di manubrio e 2 di reggisella, per un totale di 352 combinazioni. Se proprio un difetto le va trovato, quello è il prezzo. Non è una bici per tutti. Montata con lo Sram Red da noi provato, la quotazione si attesta sui 14 mila euro. Aggiungendo al carrello le Lightweight di questo test, si raggiungono i 17 mila. L’eccellenza ha il suo prezzo. E se il risultato finale è una medaglia d’oro alle Olimpiadi, si capisce che stiamo parlando di una vera macchina da corsa. Quanti di quelli che comprano una Ferrari, del resto, sono in grado di apprezzarla al massimo dei suoi cavalli?

VIDEO / Sesta tappa, quello che da casa non si è visto

19.05.2021
3 min
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La 6ª tappa del Giro d'Italia ci ha fatto conoscere la grinta di Gino Mader, vincitore a San Giacomo, e ha consegnato la maglia rosa ad Attila Valter. E' stato il giorno dei ventagli di Ganna a Forca di Presta e dell'attacco di Ciccone con Bettiol. Doveva e poteva essere anche il giorno per raccontare agli italiani che nelle terre flagellate dal sisma del 2016 le cose stavano andando a posto. Purtroppo gli elicotteri non hanno inquadrato molto. Perciò, ecco quello che vi siete persi e che magari s'è preferito non mostrare. Sono passati 5 anni, valutate voi se si possa davvero parlare di ricostruzione. La foto dell'hotel Regina Giovanna di Borgo d'Arquata, così come le riprese aeree sono state gentilmente fornite da Francesco Riti. Il resto lo abbiamo semplicemente ripreso lungo il percorso.

«Passare là in mezzo – diceva Alessandro Amadio, massaggiatore della Cofidis, facendo il pieno alle porte di Ascoli Piceno durante la sesta tappa del Giro – fa sempre male al cuore».

Già, là in mezzo. Ma chi l’ha visto davvero, da casa, che cosa ci fosse là in mezzo? E De Marchi (foto di apertura di Francesco Riti) si è accorto di quei muri squarciati? Al maltempo, che ha certamente impedito di mostrare a dovere le bellezze dei Sibillini, si è aggiunta infatti la singolare coincidenza di immagini non mostrate, per quale motivo non si è ben capito (difficile che gli operatori non si siano accorti di nulla). Sta di fatto che già nella sera della sesta tappa del Giro d’Italia, quella vinta da Mader a San Giacomo, sui forum e sui social di chi ha vissuto e fatto le spese del terremoto del 2016 è iniziato un aspro tam tam per le immagini non mostrate.

Paesi fantasma

Che cosa non si sarebbe visto? La condizione disastrosa dei paesi rasi al suolo dal sisma e non ancora ricostruiti.

Il passaggio del Giro d’Italia è spesso l’occasione per raccontare la meraviglia dei luoghi, ma poteva essere l’occasione di sottolineare lo stato di persistente emergenza. Noi però c’eravamo, ed essendo originari di quelle stesse zone e avendole molto a cuore, come forse qualcuno saprà, abbiamo documentato con una piccola videocamera e con l’aiuto del drone di Francesco Riti i paesaggi attraverso cui si è mossa la tappa.

Il peso dell’indifferenza

Questo video, montato con grande sensibilità da Federica Paglia, serve per mostrare a chi non se ne sia reso pienamente conto in quale scenario si è mossa la corsa.

Alla partenza da L’Aquila, 12 anni dopo il terremoto del 2009, si è parlato molto di come la città sia rinata. Nelle zone dei Monti Sibillini ancora non si può neppure parlare di ricostruzione. In un modo o nell’altro il Giro d’Italia porti la voce di queste persone, che dopo la distruzione continuano a sperimentare l’indifferenza.