L’ultima corsa in Cina e Verre già pensa a un inverno diverso

17.10.2023
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GUILIN – Anche Alessandro Verre è fra coloro che hanno chiuso il 2023 al Tour of Guangxi, trovando il tempo per guardarsi intorno tra una fatica e l’altra. Passò professionista lo scorso anno che era poco più di un ragazzo, ma lentamente la sua forma di atleta si va definendo. Il cammino è ancora lungo. L’auspicio che il secondo anno potesse essere più facile del primo si è infranto su un livello generale molto alto. Il ritiro dal Giro per il Covid ha lasciato una ferita aperta. Eppure la sensazione è che, sia pure a fatica, Alessandro abbia fissato dei punti fermi e su questi si appoggi per crescere nella direzione migliore.

Verre ha affrontato il Giro andando sempre in fuga, qui nella tappa di San Salvo. Si è ritirato per Covid
Verre ha affrontato il Giro andando sempre in fuga, qui nella tappa di San Salvo. Si è ritirato per Covid
Hai comunque fatto il Giro: che esperienza è stata?

Sicuramente bella, peccato però che sono incappato forse in uno dei Giri più duri degli ultimi vent’anni, che per giunta è stato molto influenzato dal Covid. Io l’ho preso e ho provato a continuare ugualmente nella seconda settimana. Però comunque il fisico non rispondeva e mi sono fermato in anticipo.

Hai capito qualcosa in più di Alessandro in questi mesi?

Bisogna ancora lavorare tanto su tutti i fronti (sorride e abbassa lo sguardo, ndr). Guardando a come era andata l’anno scorso, mi aspettavo un po’ di più, però non è stato l’anno che volevo e adesso non vedo l’ora di staccare per poi ricominciare con il prossimo.

In ogni tappa del Tour of Guangxi è capitato di fissare colpi d’occhio come questo, legato alla bellezza e alla tradizione
In ogni tappa del Tour of Guangxi è capitato di fissare colpi d’occhio come questo, legato alla bellezza e alla tradizione
Si torna subito a casa?

Dopo il Tour of Guangxi era prevista da tempo una sosta in Francia con la squadra per fare il primo ritiro, un passaggio rapido per organizzare il prossimo anno e fare le prime visite mediche.

Uno degli appunti che ti venne mosso è che forse stavi passando professionista troppo presto.

Diciamo che adesso la tendenza è questa, è la normalità. Poi il tempo dirà la sua. Quello che posso dire sinora è che sto facendo esperienza e non sono anni che passano a vuoto. Nel 2022 l’Arkea era una professional, quest’anno siamo nel WorldTour. Ho fatto anche il primo grande Giro, classiche monumento come la Sanremo e il Lombardia. Fino ad ora, anche se non è stato l’anno che mi aspettavo, ho avuto la possibilità di fare molte esperienze.

Nell’arrivo in salita di Nongla, Verre ha pagato dazio alla condizione non eccellente: 39° a 1’57”
Nell’arrivo in salita di Nongla, Verre ha pagato dazio alla condizione non eccellente: 39° a 1’57”
L’anno scorso eri l’unico italiano della squadra, poi è arrivato Mozzato…

E dal 2024 ci sarà anche Albanese e questo mi fa molto piacere. In più da quest’anno abbiamo preso bici italiane, quindi diciamo che c’è molto di Italia in squadra.

Che tipo di inverno ti aspetti?

Torno con la voglia di lavorare, anche se andrò con i freni più tirati rispetto allo scorso anno. Vedremo con la squadra se ci sarà qualcosa da cambiare oppure no, anche se a mio parere sarà sicuramente così, vedendo quest’anno. Ne sapremo di più la prossima settimana.

Che cosa cambieresti?

L’inverno scorso, ho lavorato molto di più sulla parte della palestra, forse troppo. Magari si potrebbe eliminare un po’ di quel lavoro e aggiungere qualche ora in più di bici.

In corsa accanto a Baroncini, suo compagno alla Colpack: i due si confrontano spesso
In corsa accanto a Baroncini, suo compagno alla Colpack: i due si confrontano spesso
Fra coetanei italiani, vi trovate a parlare di come vanno le cose?

Certo, mi trovo spesso in corsa con Filippo Baroncini, con cui ho corso alla Colpack. Abbiamo iniziato entrambi la stagione in Australia e l’abbiamo finita qui in Cina. E ogni volta che ci incontriamo, parliamo molto. Ci raccontiamo le nostre esperienze in squadra e ci confrontiamo un po’ anche sui modi di lavorare.

Se potessi scegliere, vorresti tornare al Giro?

Sono un po’ indeciso, in realtà. Di solito, da italiano, mi verrebbe da scegliere il Giro. Però da giovane, mi viene da dire di più la Vuelta. Se non dovessi recuperare bene le fatiche del Giro d’Italia, me le porterei per tutto il resto dell’anno. Alla Vuelta invece, si è quasi a fine stagione, quindi un po’ mi salverei e mi troverei tutto quel lavoro per l’anno successivo.

All’Arkea sognando il Tour. Albanese ha svoltato

21.08.2023
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La notizia del passaggio di Vincenzo Albanese all’Arkea Samsic (dal prossimo anno Arkea-B&B Hotels) arriva mentre è a casa dei suoceri, nella sua Campania. In questo momento il corridore della Eolo-Kometa sta riprendendo la preparazione in maniera blanda, sapendo che i primi impegni saranno a metà settembre per problemi fisici, gli ennesimi di una stagione complicata.

«Dopo i campionati italiani mi sono dovuto operare a un testicolo – racconta Albanese – è una conseguenza dell’incidente d’inizio stagione. Sapevo da tempo di doverlo fare, ma ho aspettato proprio di chiudere la prima parte di annata con la prova tricolore. Qui non faccio allenamenti specifici, ma appena torno a casa, si ricomincia…».

Per Albanese una stagione finora a mezzo servizio, ma sempre con molti piazzamenti
Per Albanese una stagione finora a mezzo servizio, ma sempre con molti piazzamenti
Quando sono nati i contatti con la squadra francese?

Già da inizio stagione se ne parlava, erano rimasti piacevolmente colpiti da quel che avevo fatto lo scorso anno. Per fortuna l’interesse non è scemato, anche se ho ripreso molto tardi a gareggiare e la stagione è andata avanti con qualche buon risultato come in Sicilia, ma molti impedimenti.

Che cosa ti hanno proposto?

Mi hanno presentato il progetto che hanno fatto su di me prima del Giro e mi ha dato una grande carica. Non potevo certo dire di no a una squadra WordTour…

Per Albanese, l’ingaggio alla Arkea sarà l’occasione per testarsi nelle corse del Nord
Per Albanese, l’ingaggio alla Arkea sarà l’occasione per testarsi nelle corse del Nord
Qual è il progetto?

Vogliono puntare su di me per le classiche d’un giorno, sanno che sono un corridore che tende sempre a piazzarsi. Quest’anno pur in soli 35 giorni di gara sono finito nella top 10 per 13 volte, lo scorso anno per ben 32. Significa portare tanti punti alla causa del team e per questo intendono investire su di me. Oltretutto c’è la possibilità di gareggiare in Francia e Belgio, mi piace l’idea di testarmi su quei percorsi con continuità.

Ok le corse d’un giorno, ma l’Arkea è squadra WorldTour, con ingresso nelle principali corse del calendario e nei grandi Giri, quindi il Tour…

E infatti l’idea di essere selezionato per il prossimo Tour, con partenza dalla “mia” Firenze mi solletica alquanto. Correre in casa per la gara più importante del mondo è un’occasione da non perdere. Poi starà a me convincere i capi a mettermi in squadra per essere a disposizione degli altri, ma farò di tutto perché avvenga.

All’Arkea i dirigenti credono in Albanese, come uomo in grado di portare molti punti al ranking
All’Arkea i dirigenti credono in Albanese, come uomo in grado di portare molti punti al ranking
Con la Eolo-Kometa i rapporti come sono?

C’è grande rispetto reciproco, non potrò mai dimenticare che cosa sono stati questi tre anni, la pazienza che hanno dimostrato nei miei confronti, la serietà del loro progetto. Ci tengo a loro, mi sono stati sempre vicini anche nei momenti più duri.

Tu venivi da 4 anni alla Bardiani non sempre semplici…

Anzi, possiamo dire che sono stati anni difficili, nei quali ho anche commesso errori, ma con il tempo ho imparato, ho preso atto di quel che sbagliavo e mi sono messo sulla linea dritta. Anche quelle sono state esperienze utili, se sono arrivato ora all’ingaggio in una squadra WorldTour è frutto di tutto il cammino svolto, nel bene e nel male.

Quattro anni alla Bardiani con 17 top 10 ma nessuna vittoria e un talento inespresso
Quattro anni alla Bardiani con 17 top 10 ma nessuna vittoria e un talento inespresso
In questi rientrano anche i tuoi problemi con il peso?

Sì, non ho paura di ammetterlo. Ho impiegato anni a trovare il mio peso forma, la giusta alimentazione e in questo la Eolo è stata fondamentale, attraverso preparatori e nutrizionisti per capire come fare, per trovare il miglior Vincenzo. Ora sono a un peso ideale di 69-70 chili, nel quale riesco a rendere di più e devo fare attenzione a mantenere questo standard. Sono esperienze che mi porto dietro. So che vado in una squadra con uno staff d’eccezione che mi aiuterà anche in questo.

Ora che cosa ti attende?

Si riparte dal Giro di Toscana e poi affronterò tutta la stagione italiana fino alle prove venete di fine stagione, cercando d’incidere come ho fatto finora.

In Sicilia esordio stagionale con 3° posto finale e vittoria nella classifica a punti
In Sicilia esordio stagionale con 3° posto finale e vittoria nella classifica a punti
Come giudichi questa strana annata?

Per come era nata e per quel che sono riuscito a far,e non posso lamentarmi. Sono comunque riuscito ad essere protagonista e questo mi fa ben sperare. Avendo un inverno tranquillo penso di poter essere subito incisivo nella prossima stagione.

Intanto però c’è da chiudere in bellezza con la tua maglia attuale…

Infatti non nascondo che vorrei ottenere almeno una vittoria nelle classiche italiane che restano. Sarebbe la maniera migliore di salutare un periodo importante della mia vita di ciclista.

Bianchi Oltre RC, una bici da Oscar!

30.05.2023
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La nuova Oltre RC di Bianchi ha fatto il suo debutto nel mondo del professionismo solo pochi mesi fa come bici ufficiale del team Arkea Samsic. In un arco temporale così ristretto ha saputo fin da subito  conquistare alcuni importanti riconoscimenti nel mondo del design che hanno dato alla stessa Bianchi la conferma di aver realizzato un prodotto davvero innovativo. 

Bianchi ha vinto i Cycling World Europe Award grazie alla sua bici Oltre RC
Bianchi ha vinto i Cycling World Europe Award grazie alla sua bici Oltre RC

Gli Oscar del design

Il rivoluzionario concept della hyperbike sviluppata dal Reparto Corse Bianchi ha recentemente vinto due dei più ambiti premi del mondo del design. Stiamo parlando dell’iF Design Award e del Red Dot Design Award, autentici premi Oscar del design a livello internazionale. Viene così riconosciuto l’intenso lavoro del Reparto Corse Bianchi focalizzato a perseguire elevati livelli di unicità e la massima integrazione tra estetica e funzionalità perfettamente riassunti nella nuova Oltre RC.

Fondato nel 1953, l’iF Design Award rappresenta una dei più rinomati premi nel campo della progettazione a livello mondiale. Oltre RC è risultata vincitrice nella sezione Design del prodotto, categoria biciclette, votata dall’iF International Forum Design GmbH, l’organismo indipendente del design più antico al mondo. A premiare Oltre RC è stata una giuria di 133 membri esperti e indipendenti provenienti da tutto il mondo. I giurati hanno valutato complessivamente oltre 11 mila candidature provenienti da 56 Paesi.

A ulteriore conferma dell’innovazione rappresentata dalla Oltre RC, Bianchi ha conquistato anche il Red Dot Design Award nella categoria “Product Design”. Nato nel 1955, il Red Dot Design Award rappresenta anch’esso uno dei maggiori concorsi di design al mondo, a cui ogni anno giungono circa 20 mila candidature. In particolare, nell’edizione 2023 sono state valutate 51 categorie di prodotto, con candidature provenienti da 60 Paesi.

Gli schizzi da cui è partito il progetto per la nuova Oltre RC
Gli schizzi da cui è partito il progetto per la nuova Oltre RC

Grande soddisfazione

La conquista in contemporanea dell’iF Design Award e del Red Dot Design Award è stata accolta con grande soddisfazione in casa Bianchi. Per l’azienda di Treviglio è l’ulteriore conferma che la strada intrapresa sul tema dell’innovazione del design è quella giusta

«Sono particolarmente orgoglioso di questi due rinomati riconoscimenti – ha affermato Fabrizio Scalzotto, CEO di Bianchi – che hanno premiato la visione di Bianchi ma soprattutto il coraggio di intraprendere un innovativo approccio al design di prodotto. Con Oltre RC siamo partiti da zero, ridisegnando il concetto di bicicletta aero e conciliando forma e funzione in un prodotto che sta già facendo sognare migliaia di ciclisti sulle strade di tutto il mondo».

Il video della campagna Aerovolution ha prodotto un risultato di un milione e 125 mila visualizzazioni
Il video della campagna Aerovolution ha prodotto un risultato di un milione e 125 mila visualizzazioni

Un nuovo premio

A poche settimane dalla conquista dell’iF Design Award e del Red Dot Design Award, la Oltre RC ha ottenuto un nuovo riconoscimento agli Interactive Key Award, prestigiosa rassegna dedicata alla comunicazione pubblicitaria all digital. Bianchi si è aggiudicata il primo premio nella categoria “Spot Web” grazie alla campagna “Aerovolution” dedicata proprio alla Oltre RC. La campagna marketing è stata progettata per presentare sia gli elementi ispirazionali che prestazionali, riuscendo a comunicare gli aspetti più tecnologici della Oltre RC in maniera efficace e coinvolgente per il pubblico finale.

La strategia di digital marketing sviluppata da Bianchi ha prodotto il risultato di 1 milione e 125 mila visualizzazioni del video di campagna.

Ricordiamo che la Oltre RC, già vincitrice nel 2023 anche del Cycling World Europe Award a Düsseldorf, è la bicicletta ufficiale del Tour de France. Archiviato il Giro d’Italia, la corsa a tappe francese sarà il principale appuntamento di prestigio dell’Arkea Samsic.

Bianchi

Storia di Vauquelin, la grande speranza normanna

17.03.2023
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«Mi sento sotto pressione». Nel corso dell’ultima Parigi-Nizza, Kevin Vauquelin non ha nascosto che la sua nuova situazione ha delle controindicazioni. A ogni gara che disputa, c’è un’attenzione mediatica, social, degli appassionati intorno a lui che non è comune. Tanto è vero che la sua squadra, l’Arkea Samsic, cerca per quanto possibile di tenerlo tranquillo e limita al minimo i contatti con la stampa, altrimenti i giornalisti starebbero quasi addosso più a lui che a Pogacar…

Perché tutto ciò? Partiamo da una constatazione: l’ultimo francese ad aver vinto il Tour de France è stato Bernard Hinault nel 1985. Da allora sono arrivate solo 9 presenze sul podio, l’ultima di Romain Bardet, terzo nel 2017. I tifosi francesi hanno visto il proprio ciclismo affrontare una crisi profondissima, scalzato nell’attenzione popolare da altre discipline ciclistiche dove si vinceva molto di più, poi con i vari Alaphilippe, Pinot, Bardet stesso la ripresa è stata evidente, ma resta sempre la stessa domanda: quando si tornerà a vincere la Grande Boucle?

Al Tour des Alpes Maritimes 2023 primo in classifica con 7″ su Paret-Peintre e 10″ su Powless
Al Tour des Alpes Maritimes 2023 primo in classifica con 7″ su Paret-Peintre e 10″ su Powless

Un pensiero che schiaccia

Una richiesta che nel corso del tempo ha schiacciato tanti giovani validi. Ora di elementi promettenti ce ne sono tanti, ma il problema è l’impazienza. Vauquelin è uno di questi e a colpire la fantasia popolare è la sua cocciutaggine. Kevin è normanno di Bayeux, 22 anni ancora da compiere, orgoglioso delle sue origini tanto che non manca mai di sottolinearle e in questo ricorda molto proprio quel Bernard Hinault che era bretone fin nel più profondo delle ossa, forse spigoloso, ma campione purissimo. Sarà lo stesso per Kevin?

D’altronde non è che avrebbe potuto fare molto di diverso dal ciclista: basti pensare che ha iniziato nell’UC Tilly-Val de Seulles, società gestita dai genitori per la quale ha ancora la licenza nazionale. Da buon francese ha affrontato un po’ tutte le discipline ciclistiche partendo dalla Bmx, che è un po’ il primo banco di scuola e su pista ha mostrato inizialmente il suo talento, cogliendo fra il 2018 e il 2019 tre argenti iridati, due nell’inseguimento a squadre e uno nella corsa a punti. Sempre da junior aveva vinto il titolo sia in linea che a cronometro. Insomma, le capacità erano evidenti a tutti, ma un conto è a livello giovanile, il professionismo è tutt’altra cosa.

Tre argenti iridati su pista da junior. Ma da pro il bretone non si è più impegnato nei velodromi
Tre argenti iridati su pista da junior. Ma da pro il bretone non si è più impegnato nei velodromi

Corse a tappe? Il suo pane…

I suoi risultati non erano comunque passati inosservati e già nel 2020 l’Arkea Samsic lo aveva preso sotto la sua ala, lasciandolo anche per l’anno successivo nelle file del Vc Rouen 76, ma facendolo allenare a più riprese nel suo gruppo. Dallo scorso anno Vauquelin è a pieno titolo nella formazione entrata nel 2023 nel WorldTour e subito ha fatto capire che le corse a tappe sono il suo pane: 6° nell’Oman, primo giovane in Belgio, 6° all’Arctic Race in Norvegia, 2° al Tour Poitou-Charentes, 2° anche al Giro del Lussemburgo. Una tale costanza di risultati è da specialista vero come solo pochi big riescono ad avere, da corridore capace di far sognare.

La squadra non lo opprime, questo deve essere chiaro, la pressione viene tutta dall’esterno, emerge anche dando una semplice occhiata ai social, scorrendo lo smartphone. Alla Parigi-Nizza è diventato protagonista sempre di più e i tifosi si sono estasiati vedendolo, nella quarta tappa, mettersi a battagliare con gente come Pogacar e Vingegaard. E chissà che cosa avrebbe potuto fare senza una caduta…

Spesso in fuga alla Parigi-Nizza, ha raccolto poco ma ha impressionato gli addetti ai lavori
Spesso in fuga alla Parigi-Nizza, ha raccolto poco ma ha impressionato gli addetti ai lavori

La pressione dei media

«Sono stato stupido – faceva sapere tramite la squadra – andavo veloce e ho colpito la ruota avanti a me. Per non perdere troppo terreno ho preso la bici di Champoussin (altro giovane di grandi speranze, ma per certi versi già passato di moda, quell’attesa spasmodica consuma troppo in fretta…) e sono ripartito, ma avevo rotto anche la scarpa. Ho speso tanto nell’inseguimento, anche se il vento frontale davanti frenava il gruppo. In salita ho pagato dazio».

La cosa curiosa è che in quella tappa, vinta da Pogacar nel testa a testa con Gaudu, i giornalisti erano quasi più interessati a lui che al leader della Groupama FDJ tanto è vero che la squadra ha preferito evitargli interviste raccogliendo le sue impressioni.

A Ramatuelle (Tour des Alpes Maritimes) il primo successo da pro. Primo di tanti?
A Ramatuelle (Tour des Alpes Maritimes) il primo successo da pro. Primo di tanti?

Alla ricerca della potenza

Alla fine Vauquelin ha chiuso 18° a 14’52” dallo sloveno vincitutto, ma con tanta esperienza in più: «Correndo con i più grandi ho capito che devo guadagnare potenza e gestire meglio la ripetizione degli sforzi nei sorpassi per essere al loro livello. Per ora non posso andare veloce come Tadej e gli altri».

All’Arkea però ne sono coscienti e gli danno tutto il tempo: «Kevin rispecchia lo spirito del gruppo – ha affermato Yvon Caer, diesse del team – mai abbassare la testa ma ripartire più forte di prima come ha fatto lui dopo la caduta, per provare sempre a vincere. E’ così che si progredisce». E magari andare un giorno a caccia della maglia gialla, sempre che la gente sappia aspettare…

La settimana fra due corse: l’agenda tecnica di Verre

24.02.2023
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Ora che il calendario si infittisce curiosiamo un po’ nell’allenamento dei corridori. Lo facciamo con Alessandro Verre, al suo secondo anno alla Arkea Samsic (foto Instagram in apertura). Il giovane scalatore della Basilicata ha corso il Tour des Alpes Maritimes et du Var (concluso il 19 febbraio) e domenica sarà di nuovo in corsa alla Faune Drome Classic

L’ultima corsa fatta da Verre è stato il Tour des Alpes Maritimes et du Var, la prossima la Drome Classic
L’ultima corsa fatta da Verre è stato il Tour des Alpes Maritimes et du Var, la prossima la Drome Classic

La settimana in bici

Fra le due corse c’è dunque una settimana esatta. In che modo si è gestito Verre? Come si è allenato? In quale maniera ha lavorato alla sua condizione? Glielo abbiamo chiesto.

«Quando sono a casa – racconta Verre – mi piace mantenere la sveglia intorno alle 8,30. Non dico che mi piace dormire, ma anche se vado a letto presto, intorno alle 22,30, sento di averne bisogno. Quest’orario di sveglia è anche quello che abbiamo in corsa, anzi se va bene a volte è più tardi. Quindi mi trovo meglio a mantenere le stesse abitudini che ho in gara. Un’altra cosa: adesso è inverno, uscire presto non è nemmeno così conveniente».

Hai finito di correre domenica, come hai gestito il giorno di riposo?

In questo caso siamo tornati dalla Francia domenica sera, quindi il lunedì mi sono svegliato a casa. Ho fatto una giornata di riposo assoluto, preferisco fare così per recuperare bene, anche perché arrivavo da tre giorni di corsa intensi. 

Il martedì?

Ho ripreso la bici, ma giusto per fare una passeggiata a bassa intensità della durata di un’ora, un’ora e mezza. Il pomeriggio mi sono allenato a corpo libero per mantenere stabile il core: quindi addominali, lombari e plank. 

Il giorno dopo la corsa riposo assoluto per il lucano (foto Instagram)
Il giorno dopo la corsa riposo assoluto per il lucano (foto Instagram)
Quando sei tornato ad alzare l’intensità?

Dal mercoledì. Le ore sono aumentate e sono diventate tre, con dei lavori specifici di soglia in salita. In totale ho fatto quattro ripetute da 5 minuti l’una. Il resto del tempo, da casa fino alla salita e ritorno, a un ritmo medio. 

Scegli sempre la solita salita o ti piace cambiare?

Dipende più dal tempo dei lavori che dal piacere della salita stessa. Se ho venti minuti totali di lavoro ne scelgo una che mi permetta di allenarmi senza problemi. 

In che giorno della settimana inserisci il lungo?

Ieri (giovedì, ndr). Una distanza tranquilla che però non è misurata in chilometri ma in base al tempo. Cinque ore, massimo cinque ore e mezza. Nessun lavoro specifico, ho fatto il classico allenamento di endurance, in zona 2. Magari spingendo qualcosina in più in salita, però mai oltre il medio

Verre preferisce alimentarsi in allenamento come in corsa, per non perdere l’abitudine (foto Instagram)
Verre preferisce alimentarsi in allenamento come in corsa, per non perdere l’abitudine (foto Instagram)
Nei giorni che ti portano alla corsa che fai?

Venerdì, quindi oggi, un’altra sgambata di poche ore a bassi ritmi, anche perché domani (sabato) si viaggia. 

E domani andrai in bici?

Sì, il giorno prima della corsa, una volta arrivato in hotel, nel pomeriggio, mi piace fare un’oretta e mezza di attivazione muscolare. Più intensità e brevi tratti a ritmo gara. 

rice cake
Le rice cake sono il suo alimento preferito in sella, ne ha provate di tutti i gusti
Le rice cake sono il suo alimento preferito in sella, ne ha provate di tutti i gusti

La parte alimentare

Come coordina la settimana di allenamento con la parte alimentare Alessandro Verre? Quali sono le sue abitudini? Ce le racconta.

«La squadra ha il nutrizionista – spiega – ma non ci ho mai lavorato troppo insieme, preferisco gestirmi da me. Ovviamente seguendo delle linee guida. Generalmente vario la parte alimentare in base all’allenamento. Una cosa è certa, appena sveglio mi peso, lo faccio tutte le mattine». 

A colazione cosa mangi?

Le solite cose: pane e marmellata o burro d’arachidi. Oppure uno yogurt greco. Non mi piace partire a pancia piena. 

Preferisci mangiare in bici?

Sì, anche per allenarmi a mangiare mentre pedalo e non perdere l’abitudine. 

Il giorno prima della gara una sgambata con qualche accelerazione ed un ritmo più sostenuto per “sbloccare” le gambe (foto Instagram)
Il giorno prima della gara una sgambata con qualche accelerazione ed un ritmo più sostenuto per “sbloccare” le gambe (foto Instagram)
Cosa mangi in bici?

Le solite cose più o meno. Gel e barrette, anche se, devo ammettere, non sono un grande amante delle barrette. Preferisco le rice cake, nel tempo ho provato anche a dilettarmi nel trovare nuovi gusti: Philadelphia, Philadelphia e Nutella, cocco o anche avocado e sciroppo d’agave.

In borraccia cosa metti?

Maltodestrine, cercando di consumarne una ogni ora, come in corsa. 

Una volta a tavola come gestisci i macronutrienti?

Dipende dall’allenamento. Mercoledì, quando ho fatto intensità, sentivo di aver bisogno di recuperare e ho mangiato carboidrati a pranzo e cena. Dopo il lungo ho assunto la dose di carboidrati a pranzo, mentre la sera ho mangiato la porzione di proteine e grassi. La sera prima della corsa mangio la solita quantità di carboidrati per immagazzinare energia prima della corsa.

Bianchi rafforza la sua presenza nel Nord America

24.11.2022
3 min
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Il 2022 di Bianchi si sta chiudendo con una serie di annunci davvero importanti, che fanno presagire per l’azienda di Treviglio un 2023 davvero entusiasmante, sia da un punto di vista sportivo che aziendale.

A inizio mese e nel giro di pochissimi giorni sono state annunciate due importanti novità. La prima e sicuramente la più mediatica ha riguardato il ritorno del “celeste Bianchi” nel ciclismo che conta. A partire dal prossimo anno l’Arkea-Samsic, fresca di approdo nel WorldTour, gareggerà infatti su bici Bianchi. Il team francese potrà contare sulla tecnologia e sulla rinnovata collezione di modelli Reparto Corse, guidata dalla nuova Oltre RC presentata a metà ottobre. La partnership coinvolgerà anche la formazione Pro Continental femminile e il team di sviluppo.

L’Arkea Samsic, appena approdata nel WorldTour correrà sulle bici del marchio di Treviglio
L’Arkea Samsic, appena approdata nel WorldTour correrà sulle bici del marchio di Treviglio

Fari puntati sul Nord America

L’altra importante novità che ha interessato nei giorni scorsi Bianchi riguarda il mercato statunitense. L’azienda di Treviglio sta infatti proseguendo nel processo di sviluppo internazionale rinnovando la filiale Bianchi USA, rafforzando in particolare la propria presenza diretta nel Nord America. Dan Delehanty sarà il nuovo Country Manager, e farà riferimento diretto a Fabrizio Scalzotto, Chief Executive Officer e Director of Bianchi USA.

L’intervento di rinnovamento di Bianchi USA include anche una nuova sede a Monterey in California, operativa a partire dal prossimo primo dicembre.

«Nell’ambito della totale ristrutturazione di F.I.V. E. in Italia sia in termini di produzione che di distribuzione – afferma Fabrizio Scalzotto, CEO Bianchi – abbiamo deciso di riorganizzare strategicamente la distribuzione negli Stati Uniti. Il nostro desiderio è quello di essere il più vicino possibile ai nostri rivenditori e consumatori: questa è la spinta per il cambiamento».

Dan Delehanty sarà il nuovo Country Manager
Dan Delehanty sarà il nuovo Country Manager

Una grande esperienza

Dan Delehanty porta con sé in dote una grande esperienza maturata nell’industria cycling. Sarà chiamato a dare impulso all’azione di Bianchi nel mercato americano, con l’obiettivo di consolidare il posizionamento del brand nella fascia di alta gamma, in particolare road racing e gravel. Avrà anche il compito sfruttare le opportunità nel mercato dell’e-bike con il progetto Bianchi Lif-E. 

«Il nostro marchio può vantare una grande storia – prosegue – ma siamo focalizzati sul futuro e su una visione chiara (spiega Dan Delehanty, ndr). Siamo presenti nel segmento delle bici ad alte prestazioni e nel mondo racing con i telai Reparto Corse. Possiamo contare su una linea completa di e-bike innovative con il marchio Bianchi Lif-E, e una gamma gravel sempre più ricca. Siamo felici ed emozionati della prossima rilocalizzazione a Monterey: la casa della Sea Otter Classic e di grandi eventi su strada, mountain bike e gravel».

Con l’obiettivo di rafforzare allineamento e localizzazione delle strategie di marketing, Bianchi ha inoltre inserito nella nuova struttura americana Gavin Murray con il ruolo di Marketing Supervisor.

Bianchi

AR14: il casco evoluto e perfezionato da Ekoi

24.10.2022
3 min
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Ekoi ridisegna, ma non cambia identità, al suo casco da strada per eccellenza: ecco che arriva l’AR14, diretta evoluzione del’AR13. Si tratta di un casco leggero, ancor più aerodinamico ed elegante. Allo stesso tempo, l’AR14, riesce ad essere anche ergonomico e protettivo. E’ il casco scelto dalle squadre professionistiche che collaborano con Ekoi: Lotto Soudal, Cofidis, Arkea Samsic e Euskaltel Euskadi. E non solo, visto che lo stesso prodotto è usato anche dal triatleta Patrick Lange.

L’evoluzione

Inizialmente, quando è nata due anni fa, la serie dei caschi AR era riservata esclusivamente ai velocisti. Ma una volta viste le sue ottime caratteristiche, è stata adottata da tutti i corridori. Come tutti i prodotti dedicati ai professionisti, il casco AR14 è stato testato e perfezionato più volte, soprattutto in galleria del vento.

E’ disegnato con ben 10 aperture dedicate alla ventilazione, così da garantire il ricambio d’aria anche a basse temperature. L’AR14 è costruito con la tecnologia Full In-Mold: dove la calotta esterna in policarbonato viene saldata direttamente con un guscio interno in polistirolo espanso (EPS) in un unico pezzo.

Nella parte frontale è anche possibile appoggiare comodamente gli occhiali
Nella parte frontale è anche possibile appoggiare comodamente gli occhiali

Caratteristiche

Il casco AR14 è fatto per performare al massimo soprattutto alle alte velocità. Oltre all’aerodinamica è stato curato anche il peso, che nelle tre taglie disponibili è di: 195 grammi per la S, 210 grammi nella misura M/L e 245 grammi per la XL/XXL.

Un’altra caratteristica particolare di questo casco è la fibbia magnetica, per una chiusura sempre perfetta. Per massimizzare la stabilità, inoltre, il mantenimento occipitale è regolabile dal basso verso l’alto. Il prezzo al pubblico è di 152,49 euro.

Ekoi

Ekoi al quattordicesimo Tour (e arriva un nuovo casco)

13.06.2022
3 min
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Tra poco meno di un mese scatterà l’ora del Tour de France e l’edizione 2022 della Grande Boucle – che ricordiamo prenderà il via dalla splendida capitale danese di Copenhagen – rappresenterà un “momento” molto importante per il brand francese Ekoi

Ininterrottamente dal 2009, Ekoi associa difatti il proprio brand e sponsorizza direttamente moltissimi corridori professionisti di numerosi team internazionali. E anche quest’anno il Tour non rappresenterà di certo un’eccezione: tutt’altro, se si pensa che sarà la quattordicesima edizione consecutiva “partecipata” dal marchio che, solamente da gennaio di quest’anno, ha totalizzato ben 60 vittorie sui traguardi di corse organizzate praticamente in tutto il mondo!

Uno dei team supportati da Ekoi durante il Tour sarà la Cofidis
Uno dei team supportati da Ekoi durante il Tour sarà la Cofidis

Tecnologia e protezione

Per Ekoi, le collaborazioni attive con i corridori hanno da sempre rappresentato un autentico valore aggiunto: una risorsa importante e innovativa. Oppure, come amano definirla in azienda, «una vittoria per tutti». Proprio grazie a queste importanti e continue attività di sponsorizzazione Ekoi stessa è in grado di sviluppare ed innovare sempre più i propri prodotti. Si tratta di un vero e proprio “dialogo” che il brand instaura con alcune delle migliori squadre e atleti professionisti in circolazione. 

Come anticipato il brand transalpino è ai massimi livelli dal 2009. In quell’anno si registrò la vittoria di Brice Feillu con il casco Squadra nella settima tappa del Tour ad Andorra. Fino ad arrivare alla stagione 2021, dove i suoi prodotti sono stati utilizzati da ben quattro squadre al via della corsa francese

Il team Arkea Samsic avrà come leader Nairo Quintana
Il team Arkea Samsic avrà come leader Nairo Quintana

Quest’anno, Ekoi accompagnerà – meglio, asseconderà – le performance di tre squadre pronte a prendere il via da Copenhagen: l’Arkea Samsic, la Lotto Soudal (in apertura con Thomas De Gendt all’ultimo Giro d’Italia) e il team Cofidis.

E, novità delle novità, proprio durante la prossima edizione 109 del Tour de France, Ekoi svelerà al grande pubblico degli appassionati un nuovissimo casco, testimone di una  sensazionale tecnologia: un casco altamente innovativo, ci suggeriscono dal quartier generale Ekoi di Frejus, in grado di offrire una ventilazione ottimale, una straordinaria leggerezza, ma soprattutto una migliore protezione. 

Non ci resta a questo punto che attendere la partenza del Tour de France per poter scoprire assieme a voi questo nuovo riferimento Ekoi…

Ekoi

Verre: «Come va all’Arkea? Esperienza e primi frutti»

11.06.2022
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Alessandro Verre è un italiano che corre in terra francese. Il giovane lucano, 20 anni compiuti lo scorso novembre, milita nelle fila del team Arkea Samsic. Arriva direttamente dal Team Colpack Ballan, ed è uno dei 15 ragazzi che sono passati professionisti in questa stagione. 

Marino Amadori, presentandoci quelli che sarebbero stati i neo professionisti, ha speso belle parole per Verre: «Miglior scalatore under 23 che abbiamo in Italia. Ha fatto un discreto Tour de l’Avenir, è passato nella miglior squadra professional che c’è». 

Verre con la nazionale di Marino Amadori ha corso il Tour de l’Avenir nel 2021
Verre con la nazionale di Marino Amadori ha corso il Tour de l’Avenir nel 2021

Qualche dubbio

Più di qualcuno nutriva dei dubbi sul trasferimento di Verre all’Arkea, la sua giovane età aveva fatto storcere il naso agli addetti ai lavori. Il lucano però ha preso la sfida di petto e passo dopo passo è cresciuto, rispondendo con dei buoni risultati. 

«Diciamo che non mi posso lamentare – inizia a raccontare Alessandro – avevo preso quest’anno per fare esperienza e invece sta arrivando qualcosa in più. Per quanto riguarda i risultati, la squadra non mi mette pressione, vuole solo che cresca. Questo atteggiamento molto tranquillo mi ha messo a mio agio, così da adattarmi senza fretta.

«La cosa che mi veniva contestata di più era l’età -riprende – anche se ormai si vedono arrivare davanti corridori sempre più giovani. Il mondo, non solo quello del ciclismo, va di fretta ed è diventato appannaggio dei giovani. Questo non vuol dire che si debbano bruciare le tappe». 

Più di qualche addetto ai lavori aveva sollevato dei dubbi dopo il suo passaggio dalla Colpack all’Arkea a 20 anni non ancora compiuti
Più di qualcuno ha sollevato dei dubbi dopo il suo passaggio dalla Colpack all’Arkea a 20 anni non ancora compiuti

Passo dopo passo

Cogliere le possibilità quando ti si presentano davanti è giusto, soprattutto se ormai il mondo del ciclismo sembra andare in questa direzione. Decidere se ciò è giusto o sbagliato non dovrebbero essere i corridori a deciderlo, a loro spetta il compito di correre in bici. Ma soprattutto è difficile pensare che un ragazzo di 20 anni davanti alla chiamata del mondo del professionismo non risponda presente. 

«Io non volevo rischiare di perdere l’occasione – dice con voce seria – ho colto questa possibilità al volo per non avere rimpianti in futuro. Il progetto dell’Arkea è bello e a distanza di mesi si stanno vedendo i progressi. Rispetto agli under 23 è tutto più ordinato, ognuno ha il suo ruolo e sa quando deve mettersi a lavorare. Fortunatamente la squadra mi ha dato anche la possibilità di fare qualche gara da “leader”, come alla Vuelta Asturias (dove è arrivato quarto nella classifica dei giovani, ndr) e al Giro dell’Appennino chiuso in quinta posizione (foto di apertura)».

Alessandro Verre ha avuto modo di mettersi alla prova con avversari e percorsi sempre alla sua portata
Alessandro Verre ha avuto modo di mettersi alla prova con avversari e percorsi sempre alla sua portata

Le prime impressioni

I primi mesi in un ambiente nuovo servono per farsi le prime impressioni ed avere così un metro di paragone. Verre ha un tono di voce soddisfatto ma calmo, è contento di quanto fatto ma consapevole che per crescere servono pazienza e costanza.

«Per quanto riguarda il livello degli avversari devo essere sincero: in qualche gara mi aspettavo di meno, in altre di più. A Besseges andavamo a 70 all’ora in pianura, era la seconda gara in stagione, essere davanti a correre con tante squadre WorldTour è stato parecchio emozionante. Correre in una squadra francese è un bel banco di prova, la difficoltà più grande è quella della lingua, fortunatamente ho studiato un po’ di francese a scuola e quindi non partivo da zero. Ogni giorno che passa sono sempre soddisfatto della scelta fatta».

Il lucano (il secondo a sinistra in maglia Arkea) ha avuto modo di giocarsi le sue carte in qualche occasione
Il lucano ha avuto modo di giocarsi le sue carte in qualche gara, nella volata della terza tappa alla Vuelta Asturias ha ottenuto il quinto posto

Un approccio differente

«Quest’anno se devo fare il paragone con il precedente – riprende il lucano – ho fatto meno giorni di allenamento. Questo perché per gareggiare ci si sposta tanto e per forza di cose ti trovi ad avere uno o due giorni in meno durante la settimana per allenarti, però lo faccio con più lavori di qualità. Anche durante il ritiro pre stagione mi sono trovato meglio, siamo andati in Spagna, cosa che non avevo mai fatto prima. Tutte queste cose mi hanno permesso di crescere e di avere una condizione migliore ad inizio stagione.

«Anche per quanto riguarda le corse – conclude – le cose sono andate in maniera differente. Se paragoniamo lo stesso periodo rispetto allo scorso anno ho fatto molte più corse a tappe, ben 3, il che mi ha dato la possibilità di accumulare più lavoro e ritmo gara. La scorsa stagione ne avevo fatte solamente due. In accordo con la squadra non ho ancora fatto gare WorldTour, per preservarmi e confrontarmi sempre con corridori non troppo lontani dal mio livello. Una cosa che penso di aver imparato è che ad ogni corsa trovi sempre qualcuno più forte di te o degli avversari trovati in precedenza».

Alessandro in questi giorni è impegnato in alcune gare tra Svizzera e Francia (Grosser Preis des Kantons Aargau e Mont Ventoux Dénivelé Challenge, ndr), due gare adatte alle due caratteristiche di scalatore.