La Sei Giorni di Gand non è come tutte le altre. Il peso della sua tradizione amplifica a tal punto i risultati che anche un semplice record della pista diventa un evento tale da farlo sembrare un primato mondiale. Davide Stella e Ares Costa lo hanno provato sulla propria pelle. Chiamati a partecipare alla prova Under 23, i due si sono presi il lusso di stabilire il nuovo record della pista di categoria, percorrendo i 200 metri in 8”750 e stappandolo ai locali Vandenbranden e Pollefliet che lo detenevano dal 2021.
Gli echi dell’impresa si sentono ancora a giorni di distanza, così prendendo spunto da quello era il caso di sentire i due ragazzi, tornati dal Belgio in condizioni decisamente diverse. Da una parte Costa impaziente d’iniziare la sua nuova avventura alla Padovani sotto la guida di Konychev, dall’altra Stella tornato con una brutta influenza che lo ha letteralmente steso.
E’ quindi al primo che spetta il compito di spiegare in che cosa consiste la prova time trial dalla quale è scaturito il primato, anche perché si tratta di qualcosa che non c’è nelle rassegne titolate su pista. «Si parte in coppia e si affrontano 3-4 giri per raggiungere la velocità, poi all’altezza del suono della campana ci si dà il cambio come nella madison e uno dei due corridori affronta i 200 metri lanciati per ottenere il miglior tempo possibile. Nello specifico io ho dato il lancio a Davide».
Vi siete accorti subito dell’impresa compiuta?
Abbiamo notato che c’era una certa effervescenza ma non capivamo il perché, avevamo sì vinto la gara ma era una delle tante previste nella Sei Giorni, poi all’atto della premiazione ci hanno detto che avevamo stabilito il primato della pista. E’ stato un bel risultato, che ha confermato la bontà del lavoro svolto.
Entrambi d’altro canto fate parte del quartetto junior campione e primatista mondiale…
Fra me e Davide c’è un bell’amalgama, frutto del tanto allenamento effettuato insieme sotto la guida di Salvoldi. Anche a Gand si è ricreato quel clima allegro e spensierato che è alla base dei successi della nazionale di categoria. Io credo che i nostri successi siano dovuti proprio a quel clima che si è instaurato, il fare gruppo sia in pista che fuori. Il quartetto è prima di tutto un evento di squadra, spingere per un compagno diventa qualcosa di più semplice da fare. Tecnicamente poi io e Davide siamo affini.
Nell’inseguimento a squadre che ruoli avete?
Io sono al lancio e passo la guida del quartetto a lui. A me tocca poi una seconda tirata prima di staccarmi, Davide invece effettua un secondo cambio e poi rimane attaccato.
Per te è stato il sigillo a una stagione importante…
Una stagione che mi ha dato molto, al di là del titolo mondiale ed europeo nell’inseguimento a squadre e dell’unica vittoria su strada. Non vedo l’ora di iniziare il mio cammino nella nuova categoria con la Padovani, un’esperienza nuova per me come per tutti i miei compagni e lo staff. Io continuerò a unire le due specialità sperando di poter mettere in luce anche fra gli Under 23 le mie doti da velocista, poi vedremo in base alle scelte dei diesse come esse potranno essere sfruttate.
Stella pronto al grande salto
Parola all’altra metà della coppia, Davide Stella che continua a mietere successi tanto su pista quanto su strada. Per lui è alle porte l’approdo nel devo team della Uae, una sfida non di poco conto. Intanto però c’è da rimettersi in sesto dopo le scorie della trasferta belga: «Alla fine abbiamo concluso la Sei Giorni al sesto posto, ma intanto era il nostro esordio nella nuova categoria, contro ragazzi più grandi ed esperti, poi la formula di gara non ci ha premiato».
Come funzionava?
Nei primi 3 giorni si disputavano corse a punti, dove ognuno della coppia gareggiava per sé in due distinte batterie, unite a gare contro il tempo che potevano essere sui 200 metri come quella che abbiamo vinto o sui 500 metri. Nella seconda metà di gara al posto delle corse a punti c’erano le madison dove la coppia poteva cambiare la classifica guadagnando giri che a differenza di quanto avviene nelle gare titolate e in Coppa non sono trasformati in punti. Quindi alla fine anche ottenere più punti non portava alla vittoria.
Alla fine che cosa porti a casa?
A parte l’influenza? – domanda ridendo – Direi che la stagione non poteva essere migliore e quella belga è stata comunque un’esperienza utile come sempre lo è una gara su pista. Chiudo la mia stagione con due titoli mondiali, due europei e due italiani, ma soprattutto ho fatto vedere il mio valore su strada con 6 vittorie. Ora si volta pagina.
Ti aspettavi tanto clamore per la vostra impresa?
Diciamo che per la conformazione della gara sapevamo di essere la coppia favorita, sapevamo anche che su quell’anello potevamo sviluppare grandi velocità, ma le incognite ci sono sempre. Abbiamo sfruttato al meglio le nostre caratteristiche mentre nelle altre prove, quelle di endurance, abbiamo un po’ scontato il gap di esperienza con le altre coppie.
Che cosa ti aspetti ora nel passare professionista in un grande devo team?
Io spero innanzitutto di fare tanta esperienza, di avere occasione d’imparare tanto per proseguire il mio cammino di crescita, ma vorrei anche avere le mie occasioni per fare qualche risultato. Continuerò comunque ad abbinare strada e pista, il team si è dimostrato d’accordo per lasciarmi fare le mie esperienze.