Nel momento in cui Daniel Smarzaro risponde alla nostra chiamata scorgiamo su Instagram la frase con la quale ha salutato il ciclismo: “Prima o poi tutto finisce… ciao ciao ciclismo”. Poche parole, ma che inquadrano bene lo stato d’animo di chi, dopo tanti anni, abbandona una compagna di vita: la bicicletta. Daniel è un classe 1997, una delle annate che ha subìto maggiormente lo stop causato dalla pandemia.
La sua voce è profonda, forse un po’ stanca dopo una giornata di lavoro in cantiere. Sì, cantiere, perché Daniel si è subito rimboccato le maniche ed ha iniziato a lavorare (foto Facebook in apertura), ma questo avrà modo di raccontarcelo lui.
L’ultimatum e la delusione
«A fine 2020 mi sono dato un ultimatum – dice Daniel – o la va o la spacca. Dopo un po’ è anche giusto concludere, viene anche il momento di farsi una vita. Nel dilettantismo non vivi solamente di ciclismo. Le difficoltà sono tante, ti pagano solamente per 10 mesi all’anno e non tutte le squadre ti danno il rimborso spese».
«La delusione più grande – riprende – è che a fine 2021 avevo anche firmato un contratto per passare in una continental, ma alla fine è naufragato tutto», rimane qualche secondo in silenzio. «Sinceramente non avevo più voglia di riprovare, la batosta è stata troppo forte e non avevo neanche la testa per ritornare tra i dilettanti».
Un mondo difficile
Il mondo del ciclismo è complicato, a volte spietato, non è facile emergere. E per uno che ce la fa, sono tanti quelli che, per un motivo o per l’altro, sono costretti ad arrendersi.
«Il ciclismo è bello quando vinci – continua Daniel – ma sotto sotto non è bello affatto. Non sono rimasto contento delle cose che mi sono successe, soprattutto a livello umano. Anche nel 2020, nella squadra di allora, mi era stato detto che avrei avuto il mio spazio e poi alla fine nulla. Per fortuna ho trovato la D’Amico e con loro c’è stata sincerità immediata. Sono stato chiaro: un anno e poi si vede. Non sono rimasto mai da solo, ho sempre avuto accanto persone che tengono a me, dalla mia famiglia alla mia fidanzata. Quando ho annunciato che avrei smesso, ci sono rimasti peggio di me. Io, ormai, mi ero già fatto una ragione».
Il rapporto con la bici
La ferita, dalle parole di Daniel, non si è ancora rimarginata. E’ difficile che si possa ricucire un taglio lungo 24 anni in sole 13 settimane.
«La bici – dice il trentino – non la tocco da quando ho deciso di smettere, anche le corse non le sto più guardando. Ci sono rimasto troppo male. Non escludo che un giorno la riprenderò in mano, ma solo per una passeggiata. I compagni li sento ancora, Lucca soprattutto. Con loro scherzo, ci vogliamo bene ed abbiamo condiviso tante emozioni. E’ incredibile che uno come lui sia ancora tra i dilettanti, ma ci sono tanti elite che non trovano spazio perché considerati vecchi».
Un nuovo capitolo
Daniel ora volta pagina, ha una nuova passione: quella del muratore.
«E’ una passione che porto avanti da quando ero bambino. Mio zio – spiega – ha una ditta nel paese dove abitava mia nonna, lo vedevo sempre e mi sono appassionato al mondo delle ruspe e dei camion. Ora il mio sogno è quello di diventare escavatorista, piano piano sto imparando e mi sto costruendo una vita».