Dalla batosta di Treviso, la lezione di Mosca ai giovani (e a certi team)

27.05.2022
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Una disattenzione sul Muro di Ca’ del Poggio poteva costare a “Juanpe” Lopez la maglia bianca e tutto il lavoro fatto finora per mantenere la top 10 nella generale. Sommando le osservazioni raccolte ieri dopo la tappa di Treviso, sul più fiammingo dei muri veneti le squadre dei velocisti hanno capito che la fuga stava diventando imprendibile e hanno accelerato in modo selvaggio. Il gruppo si è spezzato e nelle retrovie è rimasto il ragazzino della maglia rosa sull’Etna e delle 9 tappe successive. Una bella lezione, di quelle che ti svegliano: difficilmente Lopez si farà più sorprendere in coda al gruppo.

«Quando ti scontri con una situazione del genere – dice Jacopo Mosca, che ieri ha tirato come tutta la squadra – alla fine hai poco tempo per parlare in corsa. Lavori finché ne hai e noi alla fine siamo scoppiati. Sali sul pullman e potresti cadere nell’errore di dire parole di troppo, ieri non tutti erano contenti. Oppure fai un’analisi, valuti come è andata. Dipende da chi hai di fronte. La parola di un altro corridore quando sei a blocco può essere accettata male. Anche quella di un diesse. Ma se lo stesso concetto te lo spiega un compagno a freddo e in modo lucido, vale di più».

Dalla lezione di ieri a Treviso, Lopez ha imparato più che da mille parole
Dalla lezione di ieri a Treviso, Lopez ha imparato più che da mille parole

Su giovani e squadre

I giovani vanno aspettati. L’esperienza degli ultimi anni dice che il vincitore della maglia rosa s’è portato a casa anche la bianca. Ma non tutti sono fatti allo stesso modo. E non tutte le squadre, malgrado le belle interviste rilasciate nei giorni del Giro, hanno a cuore il discorso. Mosca ad esempio fu lasciato a piedi allo scadere del secondo anno.

«Quando sono passato – ricorda – ero nella squadra di Pozzato agli ultimi anni di carriera. Nel suo modo di parlare e di porsi, ha sempre detto cose giuste al 95 per cento. Sono passato nella fase del cambiamento, all’alba di questo new cycling in cui si va sempre a tutta. Ricordo che il primo anno ruppi il gomito. Feci un po’ di gare a inizio anno e lo chiusi in Cina. L’anno dopo al ritorno dall’ennesima trasferta in Cina, dove avevo anche vinto una tappa, chiesi di andare al Tour of Hainan, che avevo vinto l’anno prima. Sarei partito col numero uno sulla schiena, solo alla fine li convinsi e mi mandarono.

«Correvo al minimo e all’ennesima richiesta sul contratto, Citracca mi disse che non ero abbastanza forte per essere un corridore. Mi disse che la maglia della classifica a punti della Tirreno potevano vincerla tutti: bastava andare in fuga. Sentendo da chi arrivavano certe parole, preferii lasciar correre. Ma capii che sarei rimasto a piedi, non fu facile».

Fu Ivan De Paolis ad accogliere Mosca quando fu scaricato da Scinto e Citracca
Fu Ivan De Paolis ad accogliere Mosca quando fu scaricato da Scinto e Citracca
Non sempre i giovani vengono aspettati. Di cosa ha bisogno oggi un neopro’?

Dipende da chi hai di fronte. Se il giovane sa imparare dagli altri, non ha bisogno di niente. Ruba il mestiere e va avanti. Se si perde e ha bisogno di essere inquadrato, deve essere disposto ad accettarlo. Non so se ci sia ancora tempo. Io passai a 25 anni e oggi sarei vecchietto, ma cerco ancora di imparare da Cataldo. Dario ha 10 anni più di me, è stato gregario con i più grandi campioni, ha tanto da dare.

I ragazzi vanno aspettati.

Se prendi un ragazzo consapevole di dover faticare per dimostrare quanto vale, allora ha bisogno di tempo. Tanti miei coetanei sono passati con la voglia di farsi vedere. Alcuni hanno smesso, altri sono in squadre professional, ma con un po’ di fortuna in più sarebbero potuti arrivare in una WorldTour come me. Perché ne hanno il livello. Se guardi ai numeri, passano spesso corridori che non meritano ed è chiaro che se non vai, ti lasciano al vento. Ma la colpa non è del ragazzo…

Mosca è approdato alla Trek-Segafredo nel 2019 ed è uno dei gregari più apprezzati
Mosca è approdato alla Trek-Segafredo nel 2019 ed è uno dei gregari più apprezzati
Di chi allora?

Di chi lo fa passare, che sia il procuratore o il dirigente sportivo. E’ facile approfittarsi delle voglia di un ragazzo che non vede altro, ma devi essere onesto e capire se davanti hai un corridore vero oppure uno sperso. E io secondo Citracca non ero abbastanza forte per essere un corridore (fa una pausa, lo sguardo si perde chissà dove, ndr).

Ne avete più parlato?

Nel 2020 eravamo alla partenza della tappa dello Stelvio, decisiva per il Giro. Stavamo facendo una bella corsa ed eravamo tutti motivati. Scinto era vicino al pullman parlando con Guercilena e quando mi vide passare, disse che aveva sempre saputo che fossi un buon corridore e che dovevo soltanto dimagrire. Ricordo che Luca lo guardò: «Ma tu – gli disse – zitto non stai mai?».

Cataldo e Mollema anche ieri verso Treviso hanno svolto un lavoro preziosissimo per difendere Lopez
Cataldo e Mollema anche ieri verso Treviso hanno svolto un lavoro preziosissimo per difendere Lopez
Nessuno parla. Corridori vengono e altri smettono…

Se uno fa il suo, sta zitto e le polemiche non servono. Se rispondi, ti segnano e hai finito di correre.

Ma allora perché passare a tutti i costi in squadre così?

Per me non ha senso dire a un ragazzo di fare un anno in più nei dilettanti. Se sei uno che vince e può scegliere, oppure sei consapevole del ruolo che avrai e ti sta bene tutto, vai e dimostra il tuo valore. Ma si deve distinguere fra chi merita e chi no. Perché al contrario ci sono stati miei amici che meritavano e hanno smesso senza avere la possibilità. Parlo di Alberto Amici, ma soprattutto di Alfio Locatelli.

Alfio Locatelli classe 1990 non è riuscito a passare malgrado grandi risultati, in quanto elite (foto Scanferla)
Alfio Locatelli classe 1990 non è riuscito a passare malgrado grandi risultati, in quanto elite (foto Scanferla)
Bel corridore…

Vinse il Trofeo Balestra battagliando in salita con Moscon e Ciccone. Non lo fecero passare perché era elite. Per lui mi sbilancio, metterei la mano sul fuoco per ogni aspetto. Invece tutto intorno passavano ragazzini che non sapevi chi fossero.

Come fai a metterti in luce se in certe corse il gap fra WorldTour e altri è abissale?

Sta all’intelligenza del ragazzo. Se passi e pensi di poter competere, sei fuori strada. Se poi sei in una piccola squadra, inutile pensare di fare i finali. Ti fai vedere, vai in fuga, che parlino di te. Così il giorno in cui verrà un risultato, sarai quello che da giovane andava in fuga e si faceva notare. Non si deve dare la colpa ai corridori e nemmeno scusarli troppo se non si danno da fare. Correre fuori dal WorldTour è difficile, ma devi andare sempre a testa alta.

La Trek-Segafredo all’arrivo di Treviso, dopo aver tirato allo stremo delle forze
La Trek-Segafredo all’arrivo di Treviso, dopo aver tirato allo stremo delle forze
Mosca neopro’?

Non avevo risultati clamorosi, il mio modo di correre era lo stesso di oggi quando ho le gambe. Se stai lì e aspetti il finale, non vai da nessuna parte. Adesso è ancora peggio, bisogna capire alla svelta il proprio ruolo. A un ragazzo come Guarnieri bisognerebbe fare un monumento: non ne sbaglia una. Si parla tanto di Morkov, ma lui non è da meno. Non si deve aver paura di svolgere il proprio ruolo e lavorare per gli altri appaga. Lo dico io, ma guardate Puccio e lo stesso Cataldo.

Perché non hai smesso?

Sapevo di non essere un campione, ma potevo ricavarmi uno spazio. Sapevo di valere più di quello che pensavano. E appena ho trovato una vera squadra, sono arrivato al posto giusto.

Quanti anni insieme. Stavolta è Scinto che racconta di Visconti

26.03.2022
7 min
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Qualche screzio non può rovinare una rapporto di una vita. I battibecchi se vogliamo ci sono sempre stati tra Luca Scinto e Giovanni Visconti. Ma sono stati ben più i momenti di gioia, di crescita, di abbracci e di successi.

Qualche giorno fa, il nostro direttore Enzo Vicennati vi ha raccontato di Visconti con Giovanni stesso, stavolta vi racconto del siciliano tramite i ricordi di Scinto. Eravamo alla Ballero nel Cuore, a casa loro in pratica, e ce li siamo divisi. Uno a te, uno a me.

Seduti su una panchina al sole di primavera Scinto racconta…

Luca Scinto in ammiraglia: il tecnico toscano ha seguito Visconti da U23 e due volte da pro’ (2009-2011 e 2019-2020)
Luca Scinto in ammiraglia: il tecnico toscano ha seguito Visconti da U23 e due volte da pro’ (2009-2011 e 2019-2020)
Luca, i ricordi sarebbero tantissimi e allora seguiamo la storia: qual è il primo che hai di Visconti?

La prima volta che l’ho visto in allenamento. Io ancora correvo. Mi stavo allenando per il mondiale. Era settembre, forse fine agosto. L’ho visto e lui è tornato indietro. Gli faccio: chi sei tu? Io sono Visconti. Sai che il prossimo anno vengo a correre nella squadra in cui tu fai il direttore sportivo?

Fu bello diretto!

Io non ero sicuro ancora di farlo. Però mi sembrò bravo. Gli dissi: dai, accompagnami a Montecatini. Praticamente mi accompagnò a casa. Io andavo da mia mamma a Galleno, che distava una cinquantina di chilometri dal punto in cui eravamo. Pedalavamo, ad un certo punto gli chiesi: ma tu dove abiti? A Vaiano, mi rispose. Come a Vaiano, esclamai io. E quanti chilometri fai? Lui era uno juniores. Credo che quel giorno finisse intorno a 170 chilometri per venire con me. Pensai: questo è suonato come le campane! Quando smisi di correre me lo trovai effettivamente in squadra (la Finauto, team U23, ndr) e capii subito che era uno buono per davvero.

Come?

Una volta, a gennaio, facemmo il Serra. Chiamai Citracca. Gli dissi: gli altri non sono super, ma questo Visconti è un bel corridore. Ha fatto un tempo sul Serra che non lo facevo neanche quando ero professionista. Da lì cominciò l’avventura coi dilettanti. Riuscimmo a vincere. E anche grazie alle sue vittorie, mi feci conoscere come direttore sportivo. Non lo posso negare. Poi ci sono stati parecchi alti e bassi con lui, come sapete. Però credo di aver fatto del bene e mai del male. Giovanni sapeva che gli potevo dare tanto e sapeva che ciò che gli dicevo nell’ambito ciclistico era valido. A prescindere poi dalle discussioni che abbiamo avuto…

Siete anche caratteri simili per certi aspetti. Due caratteri forti…

Più carismatici direi. Io non rinnego le mie decisioni. Gli devo anche tanto: ragazzo serio, professionale, grintoso, che non mollava mai….

Lo spirito del “Marines” è venuto fuori con te…

Il “Marines” lo tirai fuori io quando vinse il primo italiano da professionista. Lo allenavo io, lo seguivo io e mi ricordo che quattro, cinque giorni prima si fece un allenamento dietro macchina. Facemmo il giro dei Bagni di Lucca. E gli dissi: se non arrivi nei primi 3-4 al campionato italiano, io di ciclismo non ci capisco niente. Stava andando veramente forte. E infatti vinse.

Visconti conquista a Conegliano il secondo dei suoi tre titoli nazionali. Eccolo col tricolore consegnatogli poco prima da Scinto
Visconti conquista a Conegliano il secondo dei suoi tre titoli nazionali. Eccolo col tricolore consegnatogli poco prima da Scinto
Qualche rammarico?

Che poteva aver vinto tanto di più. Ha vinto tanto, ma gli manca una classica. E non capisco come mai non sia riuscito ad imporsi in una Sanremo o un’Amstel Però ha fatto 20 anni ad alti livelli.

E invece qual è il ricordo più importante?

La vittoria del secondo campionato italiano, quando gli ho dato la bandiera tricolore. Credo non sia mai successo che un diesse nascondesse la bandiera tricolore. L’avevo messa sotto al sedile dell’ammiraglia. E all’ultimo chilometro gliela consegnai. Non lo sapeva neanche lui. Ecco, Giovanni che arriva con questa bandiera in mano che sventola è un’immagine unica. E per poco mi dimenticavo di dargliela! Quel giorno presi anche 1.000 euro di multa.

Come mai?

Perché non dovevo passare il gruppetto che lo inseguiva per andare su di lui. Eravamo ai 15 chilometri all’arrivo. Multa o espulsione dalla corsa non mi interessava. Con 40” di vantaggio, anche se non potevo, gli sono andato dietro. Quando è arrivato il presidente di corsa, mi ha guardato e si è messo le mani nei capelli. Gli ho detto: fai come ti pare, scrivi pure, ma io non mi muovo. Anzi, dissi al meccanico di slacciare il cinghietto della bicicletta di scorta che per ogni evenienza avremmo cambiato subito la bici. Mancavano ormai 14 chilometri dall’arrivo. Dissi alla giuria: se il gruppo rientra è interesse mio fermarmi. Non gli farò da punto d’appoggio. Però meglio io che il cambio ruote della corsa. 

Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Giro 2020: sull’Etna Visconti sfiora l’impresa con Scinto in ammiraglia, furioso poiché il giudice gli impedì di rifornire il suo atleta
Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Giro 2020: sull’Etna Visconti sfiora l’impresa con Scinto in ammiraglia, furioso poiché il giudice gli impedì di rifornire il suo atleta
Se tornassi indietro qual è una cosa che non rifaresti e una cosa che invece rifaresti, con Giovanni?

Sia le discussioni che gli insegnamenti, sono stati fatti in buona fede. Mi ci sono dedicato tanto, forse anche troppo. Con me si sentiva protetto, si sentiva in un’altra dimensione. E per questo è ritornato. Il fatto che oggi (domenica scorsa, ndr) è qui a dare il via alla nostra corsa, è segno che tante cose sono state dimenticate. E poi io credo che sia anche umano discutere, perché nei rapporti veri le persone che stanno tanti anni insieme si beccano. Se non c’è mai discussione c’è falsità. Quando invece c’è allora il rapporto è vero, sincero.

Invece, Luca, quando vedevi Visconti vincere con le maglie delle altre squadre cosa pensavi?

Mi ha fatto piacere. Anche perché un corridore che dalle mie mani passa ad una WorldTour e vince è segno che ho lavorato bene. Ed è una soddisfazione personale. Non c’è invidia. L’unica cosa che gli ho detto quando è tornato da me è stata: hai vinto tappe al Giro con altre squadre, adesso regala una soddisfazione anche a me! Sull’Etna non ce l’ha fatta. Quello forse è stato l’ultimo colpo. Non ce l’ha fatta, però non cambia niente.

Di aneddoti ne avrai a milioni, ma ce n’è qualcuno in particolare?

Trofeo Melinda. Litigata furibonda… in corsa. Giovanni aveva vinto la Coppa Agostoni, mi pare. Quel giorno dopo 50 chilometri si voleva ritirare, era quasi sceso di bici. Io l’ho infamato, ma di brutto… Tralasciando le parolacce, gli dissi: in bicicletta bisogna soffrire. Fai più di 100 chilometri e vedrai che ti sblocchi perché la condizione c’è. La stanchezza è solo apparente. Vedrai che ti sblocchi…

Visconti vince il Melinda 2009 (davanti a Garzelli) dopo essere stato ad un passo dal ritiro
Visconti vince il Melinda 2009 (davanti a Garzelli) dopo essere stato ad un passo dal ritiro
E lui?

Mi mandò a quel paese! Mi rispose: ti sto a sentire solo perché sei il diesse. E sapete come andò? Vinse il Trofeo Melinda battendo Garzelli. Fu una soddisfazione, per la vittoria e per il mio ruolo di diesse. Lo presi sull’orgoglio. Pensò: vado avanti per farlo contento e alla fine ha vinto!

Un aneddoto stavolta te lo lanciamo noi. Un aneddoto vissuto in prima persona da dentro il gruppo. Corsa under 23 ad Indicatore, nell’aretino, eravamo in un gruppo di una trentina di corridori. Al chilometro 100 spaccato sei piombato con l’ammiraglia. Ero a ruota di Giovanni e gli dicesti: fermo, fermo. Basta così. Quattro giorni dopo Visco vinse l’italiano…

Aveva corso parecchio in quel periodo. E lo vedevo un po’ stanco. Non che fosse finito, però sentivo che doveva recuperare. Così lo fermai. Ricordo anche che lui voleva continuare… E anche lì, la sera aveva il muso lungo. Ma poi vinse l’italiano. E fu il primo titolo della squadra e il mio da diesse. Poi vinse anche l’europeo. Dai, qualcosa gli ho insegnato! E magari è anche grazie a me se ha capito cosa significasse davvero fare il corridore.

Beh, tu ne avevi di esperienza anche come corridore…

Anche quando era diventato professionista mi sono dedicato a lui moltissimo, perché sapevo che era importante il momento del passaggio. Lui era abituato bene ed è stato nel ritiro con i dilettanti anche da pro’, si allenava con loro. Poi quando gli under finivano lo portavo a fare dietro moto. E arrivava alle corse sempre pronto. Questo per due anni. Credo siano stati i più importanti per la sua carriera da professionista. Il tutto grazie anche ad Angelo (Citracca, ndr) che mi ha dato l’opportunità di farlo stare lì.

Vini Zabù: a Mareczko il compito di finalizzare

02.04.2021
3 min
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Tanti cambiamenti nella squadra italiana, il team di Citracca e Scinto ha profondamente cambiato il suo roster e a ben guardare la rivoluzione è tesa a un salto di qualità. Si punta fortissimo su Jakub Mareczko, che fa un salto indietro lasciando il World Tour, ma ha in questo modo più spazio e una squadra che crede fortemente in lui come futura stella internazionale delle volate. Nella Vini Zabù oltretutto ci sono molti corridori che possono costruire lo sprint ideale per il corridore di nascita polacca, a cominciare da Liam Bertazzo e Marco Frapporti, passisti da anni nel giro della nazionale su pista.

Mareczko vince su Cavendish la prima tappa della Coppi e Bartali
Mareczko vince su Cavendish la prima tappa della Coppi e Bartali

Ci sono anche Panama e Serbia…

In casa Vini Zabù si fa molto affidamento sull’esperienza di gente come Zardini e Stacchiotti per gestire in corsa i più giovani, sapendo che alla squadra si chiede soprattutto di mettersi in mostra il più possibile in ogni occasione. Un’occhiata di riguardo la meritano due corridori provenienti da nazioni che non hanno certamente una grande tradizione ciclistica, ma il panamense Gonzalez e il serbo Stojnic hanno già dimostrato di sapersela cavare più che bene, soprattutto il secondo, i cui limiti sono tutti da scoprire.

Riccardo Stacchiotti, confermato per tirare le volate di Mareczko
Riccardo Stacchiotti, confermato per tirare le volate di Mareczko

Due tricolori in cerca di rilancio

Un cenno a parte lo merita Mattia Bevilacqua, campione italiano junior nel 2017, che dopo un primo approccio nel mondo professionistico con tanta voglia d’imparare è pronto ora a mostrare le sue qualità, anche come finalizzatore. Lo stesso dicasi per Simone Bevilacqua (non sono parenti), tricolore su strada tra gli Under 23 nel 2015, corridore con tutte le caratteristiche del finisseur.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Andrea BartolozziBorgomaneroIta03.05.19992019
Liam BertazzoEsteIta17.02.19922015
Mattia BevilacquaLivornoIta17.06.19982020
Simone BevilacquaThieneIta22.02.19972018
Matteo De BonisGaetaIta26.09.19952020
Andrea Di RenzoLancianoIta24.01.19952016
Marco FrapportiGavardoIta30.03.19852008
Roberto GonzalezPanama CityPan21.05.19942019
Kamil GradekKozieglowyPol17.09.19902013
Alessandro IacchiBorgo San LorenzoIta26.05.19992019
Jakub MareczkoJaroslaw (POL)Ita30.04.19942015
Davie OrricoComoIta17.02.19902011
Daniel PearsonCardiffGbr26.02.19942015
Jan PetelinCittà del LussemburgoLux02.07.19962016
Joab SchneiterIttigenSui06.08.19982019
Riccardo StacchiottiRecanatiIta08.11.19912014
Veljko StojnicSomborSrb04.02.19992020
Leonardo TortomasiPartinicoIta21.01.19942020
Wout Van ElzakkerHoogerheideNed14.11.19982019
Etienne Van EmpelTrichtNed14.04.19942020
Edoardo ZardiniPeschiera del GardaIta02.11.19892013

DIRIGENTI

Angelo CitraccaItaGeneral Manager
Luca ScintoItaDirettore Sportivo
Francesco FrassiItaDirettore Sportivo
Tomas Aurelio Gil MartinezEspDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Per la Vini Zabù la Corratec ha messo a disposizione il modello CCT EVO, bici molto rigida soprattutto nella parte posteriore del telaio, in grado di supportare al massimo lo sprint di Mareczko e non solo. La maglia è targata BicycleLine.

CONTATTI

VINI ZABU’ – ITA

Tharcor Limited, 69 Trinity Street, Dublin 2 Dublin (IRE)

admin@tharcorltd.com – www.vinizabuprocyclingteam.com

Facebook: @ViniZabuProTeam

Twitter: @ViniZabuProTeam

Instagram: vinizabu_procyclingteam

Corratec Vini Zabù

La Vini Zabù pedala veloce con Corratec

21.01.2021
2 min
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Novità importante in casa Vini Zabù. I corridori della squadra di Angelo Citracca e Luca Scinto sono difatti… saliti su una nuova bicicletta: Corratec, brand tedesco produttore di biciclette corsa (ma non solo…) e distribuito commercialmente nel nostro paese dalla Boss Equipment della famiglia Galvan.

Marchio tedesco

Fondata nel 1990, Corratec ha la propria storica sede a Raubling, a pochi passi dal confine con il Tirolo austriaco. Ed è proprio qui che è stato firmato l’accordo di partnership e sponsorizzazione tra il team manager di Vini Zabù Pro Cycling Team, Angelo Citracca, ed il CEO di Corratec, Konrad Irlbacher.

Boss Equipment Corratec Logo
Corratec è distribuita in Italia da Boss Equipment
Boss Equipment Corratec Logo
Corratec è distribuita in Italia da Boss Equipment

Top di gamma per il team

La bici sulla quale pedalano i corridori della squadra è il modello top di gamma: la CCT EVO. Le bici hanno una speciale livrea verde che si alterna al nero.
«Una nuova stagione porta con sé obiettivi stimolanti – ha dichiarato lo stesso Angelo Citracca – e siamo davvero entusiasti di aver definito questa nuova partnership, ed i corridori sembrano già essersi adattati bene al cambiamento. Speriamo davvero di poter ripartire e vincere presto, portando così quanto prima le nostre Corratec sul gradino più alto del podio».

Cielo e Konrad Irlbacher, CEO di Corratec
Cielo e Konrad Irlbacher, CEO di Corratec
Cielo e Konrad Irlbacher, CEO di Corratec
Cielo e Konrad Irlbacher, CEO di Corratec

Corratec uguale agonismo

«Per noi il 2021 si annuncia come una stagione di grande agonismo – ha invece commentato il CEO di Corratec Konrad Irlbacher – e siamo tutti elettrizzati dall’idea di essere tornati nel grande ciclismo supportando così attivamente, attraverso le nostre splendide biciclette, uno degli sport più belli al mondo. Quello che stiamo vivendo è un periodo in cui si parla moltissimo di e-Bike, ma le nostre radici sono sempre legate al ciclismo su strada e all’agonismo. E’ quindi per noi un autentico onore fornire i nostri prodotti ad un team professionistico di così alto livello. Mi ritengo un imprenditore visionario, ed allo stesso tempo un grande appassionato di ciclismo su strada. Fin dall’inizio della nostra avventura imprenditoriale, le corse e le sponsorizzazioni hanno giocato un ruolo chiave per il successo nei nostri 30 anni di storia. Inoltre, siamo molto legati al ciclismo italiano ed è per questo che abbiamo deciso di dare vita alla partnership con una squadra di successo come la Vini Zabù».

corratec.com

bossequip.com