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Lussazione acromion-clavicolare della spalla, scopriamola…

01.06.2023
4 min
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La zona della spalla per il ciclista è per fortuna o purtroppo una delle parti del corpo più stressate in caso di caduta. A seconda delle differenti e innumerevoli possibili dinamiche, il nostro fisico dissipa qui la forza d’impatto fungendo da protezione naturale. Una delle casistiche possibili è proprio quella della lussazione dell’acromion-clavicolare.

L’abbiamo conosciuta durante questo Giro d’Italia con Andrea Vendrame che in seguito alla funambolica caduta di Salerno ha dovuto fare i conti con questo infortunio per più giorni prima del ritiro forzato a casa del Covid. Partiamo dal caso dell’atleta dell’AG2R Citroen e scopriamo questa lussazione con il dottor Maurizio Radi del FisioRadi Medical Center. 

L’omero che spinge sull’articolazione provoca dolore
L’omero che spinge sull’articolazione provoca dolore
Che tipo di di infortunio è?

Una disgiunzione dell’acromion-clavicolare vuole dire che l’articolazione ha una lussazione. Il concetto dipende poi dal tipo di grado della stessa.

Per un ciclista cosa comporta?

Non crea così tanti problemi. Il primo grado è una semplice distorsione dell’articolazione senza lesione dei legamenti. E’ come una leggera diastasi dell’articolazione, ma i legamenti rimangono sani, leggermente stirati. Considerando che il ciclista non la va a sollecitare in modo così importante, Vendrame ha fatto bene a continuare. Anche se nell’insieme i punti di sutura hanno sicuramente complicato la ripresa

Vendrame infatti ci ha detto di aver aspettato due tappe prima di alzarsi sui pedali per il troppo dolore…

Da un punto di vista clinico dell’articolazione, in cui si considera che la lussazione di primo grado non ha danneggiato i legamenti, normalmente con un po’ di laser si può guarire in 15-20 giorni. E’ normale che quando ci si alza sui pedali andando a forzare, si possa risentire di un dolore costante nei primi giorni.

Per Vendrame i punti di sutura non hanno aiutato il recupero e la mobilità (foto Instagram)
Per Vendrame i punti di sutura non hanno aiutato il recupero e la mobilità (foto Instagram)
Insomma un infortunio di questo tipo ad un Giro d’Italia complica di molto il recupero…

Sì, diventa una questione di sopportazione del dolore. Il pensare di continuare per più giorni sicuramente alza la difficoltà. Anche se per l’articolazione stessa non si creano grossi problemi. In sostanza l’omero spinge sull’articolazione e i punti di sutura tirano. In una fase di sforzo prolungato può essere molto doloroso. 

Il discorso cambia se si dovesse riscontrare un secondo o terzo grado?

Nel caso del secondo grado, c’è una lesione del legamento acromio-clavicolare, una vera sublussazione, quindi una diastasi dell’articolazione. A quel punto la situazione diventa più preoccupante. Se poi si parla di terzo grado, addirittura viene messo un tutore per avvicinare la clavicola all’acromion, per fare cicatrizzare i legamenti. 

Come viene trattato questo tipo di infortuni?

Si fa il laser e della Tecar per sfiammare e fare assorbire il versamento e ridurre l’infiammazione. Ma soprattutto non si deve sovraccaricare l’articolazione per farla guarire nel modo più corretto e veloce possibile.

Il tutore nel secondo e terzo grado è fondamentale per la ripresa
Il tutore nel secondo e terzo grado è fondamentale per la ripresa
Tra i differenti gradi di infortunio c’è un tempo di recupero esponenziale?

Sì. Il primo grado non lo si immobilizza. Quando si sono fatti 20 giorni di terapia, si è già a posto. Nel secondo e terzo grado, si deve mettere il “tutore di Kenny Howard” che spinge la clavicola verso il basso e l’omero verso lalto, consentendo un efficace trattamento conservativo. Lo si tiene più o meno per 21 giorni e comporta un irrigidimento della spalla. Ne consegue che quando si toglie il tutore si deve fare tutta la riabilitazione per recuperare la mobilità, la forza della spalla e il tono muscolare di tutto il cingolo scapolare.

La ripresa da un infortunio di questo tipo che percentuale di riuscita ha?

In tutti e tre i casi si ha il 100 per cento di ripresa. L’unica cosa, nel secondo e terzo grado, la clavicola in questione rimane leggermente un po’ più alta e non è più proprio in linea come lo sarebbe naturalmente. Però da un punto di vista funzionale, se si viene seguiti nella guarigione e nella riabilitazione, non ci si porta dietro nessun tipo di problema.

In caso di impatto ripetuto in quel punto durante una stagione si ha una sorta di predisposizione?

No, una volta recuperato si riparte da zero. Cicatrizzato il legamento, non si ha più alcun problema. Nel primo grado non si ha nessun tipo di lesione quindi a maggior ragione si può stare tranquilli. 

GSG veste gli ex pro’ del “Cycling Stars Criterium”

26.05.2023
3 min
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E’ oramai tutto pronto per il via ufficiale dell’edizione 2023 del “Cycling Stars Criterium”, lo spettacolare evento in circuito in programma a Pieve di Soligo lunedì 29 maggio ad appena qualche… ora dalla conclusione a Roma del Giro d’Italia numero 106. E le maglie – di cui sveliamo il disegno e la grafica – che verranno indossate dai partecipanti alla speciale prova riservata agli ex professionisti saranno prodotte e fornite dal maglificio GSG di Simone Fraccaro.

Al Cycling Stars Criterium di quest’anno sarà presente il campione italiano Filippo Zana. Assieme a lui ci saranno anche Jonathan Milan, Damiano Caruso, Andrea Pasqualon e di Santiago Buitrago: tutti portacolori della Bahrain Victorius. Ai nastri di partenza anche Andrea Vendrame della formazione francese AG2R Citroen Team e Alberto Dainese, splendido vincitore della tappa di Caorle.

La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso
La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso

Ciclismo e buona cucina

Ma il Cycling Stars Criterium 2023 non “vivrà” di solo ciclismo… ma bensì anche di eccellenze enogastronomiche venete! La kermesse sarà difatti anche l’occasione per visitare lo speciale “truck” enogastronomico predisposto dalla Regione Veneto, assaggiare lo spiedo gigante, oltre alle famose polpette della Stanga. Non saranno dunque solamente alcuni grandi campioni a darsi battaglia sulle strade di Pieve di Soligo: il Cycling Stars Criterium sarà anche l’occasione per un viaggio nell’enogastronomia veneta. Non a caso, l’organizzazione – assieme agli attivissimi enti locali – si è difatti spesa per realizzare una serata indimenticabile anche per quanto riguarda il buon bere e il buon cibo: tutti ingredienti fondamentali di una grande festa… proprio come il Criterium!

Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG
Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG

Il grande “truck” della Regione Veneto dedicato alle eccellenze regionali arriverà nel pomeriggio: un mezzo che è in costante viaggio per l’Italia per promuovere la ricchissima offerta enogastronomica di un territorio premiato con ben nove siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. E come anticipato, la proloco di Pieve di Soligo si occuperà dell’allestimento di un’altra eccellenza locale: lo spiedo gigante. Durante il pomeriggio sarà predisposto uno spiedo che garantirà a chi volesse di godere di una prelibatezza che in provincia di Treviso è un vero e proprio rito!

Il Cycling Stars Criterium ha sempre rappresentato una grande festa di ciclismo, e quest’anno sarà anche una indimenticabile festa per il… palato!

GSG

La spalla slogata, poi il Covid: Vendrame si arrende

17.05.2023
5 min
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La tappa di Salerno ha fatto cadere tutti, una frazione corsa in condizioni meteo difficili che hanno complicato ancora di più il percorso. Le insidie sono arrivate fino alla linea dell’arrivo, considerando che Cavendish l’ha attraversata scivolando sull’asfalto. Tra gli atleti coinvolti nella caduta finale c’era anche Andrea Vendrame (nella foto Instagram di apertura mentre viene medicato). Il corridore della AG2R Citroen ha riportato una disgiunzione acromioclavicolare di primo grado, con vari punti di sutura sulla spalla. 

Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri
Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri

La caduta

Vendrame si è ritrovato a terra non capendo bene come, la volata era praticamente finita, infatti è caduto dopo aver tagliato la linea del traguardo. Le barriere in quel punto non avevano più la protezione e Vendrame ci è franato sopra. L’arrivo non era dei migliori, più volte si è visto pattinare la ruota posteriore di qualche sprinter sulle strisce pedonali poste poco prima dell’arrivo.

«Fiorelli – dice il veneto – è rimasto in piedi appoggiandosi alle barriere, io non ho avuto modo di farlo. La tappa è stata caotica per tutti i 170 chilometri, c’è stata la caduta di Evenepoel all’inizio. Poi ne sono arrivate tante altre, soprattutto negli ultimi chilometri, quando la tensione è salita maggiormente. Al Giro d’Italia è così, tutti vogliono fare del proprio meglio e mettersi in mostra, i finali diventano sempre molto caotici. D’altronde è una grande corsa a tappe».

Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli
Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli

Il recupero

Andrea Vendrame ci risponde durante il giorno di riposo, dopo che ha finito i massaggi e la seduta di fisioterapia. La caduta non lo ha fermato, e “Vendramix” il giorno dopo si è presentato alla partenza di Napoli

«Insieme alla squadra – continua – ho scelto di dormirci sopra e vedere come sarei stato il giorno dopo. Sono andato avanti momento per momento: come detto, siamo al Giro e la corsa va onorata fino in fondo. Non tutti possono partecipare, noi che abbiamo il privilegio di esserci dobbiamo fare di tutto per correre.

«Grazie allo staff medico del team – dice Vendrame – in questi giorni mi sono sentito sempre meglio. La cosa importante è togliere il dolore dalla parte coinvolta e guarire. La lesione è seria, una persona normale dovrebbe passare quindici giorni con il braccio appeso al collo. La cura che faccio tutti i giorni prevede osteopatia, Tecar e massaggi. Nel giorno di riposo abbiamo lavorato più a fondo a livello intercostale, si è fatta qualche Tecar in più per entrare più profondamente e recuperare il funzionamento della spalla».

Soltanto nella frazione di Fossombrone, Andrea ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla
Soltanto nella frazione di Fossombrone ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla

Napoli, il giorno più duro

Il giorno dopo le cadute fanno più male, rimettersi in bici non è semplice, soprattutto ai ritmi di un Giro d’Italia che non lascia molto respiro. 

«Il primo obiettivo – ammette Vendrame – era risalire in bici il giorno dopo e finire la tappa. Non è stato affatto semplice, a causa dell’infortunio non potevo alzarmi in piedi sui pedali. Quel movimento di braccia mi causava troppo dolore. Durante la tappa di Napoli dovevo rilanciare la bici da seduto e non è facile, soprattutto quando prendi le “frustate” a fine discesa. In più erano presenti dei tratti di pavé sui quali la spalla mi faceva davvero male.

«La frazione con arrivo a Campo Imperatore è stata più semplice, la parte finale in salita mi permetteva di fare il mio ritmo e non rendeva più semplice il fatto di non alzarsi sui pedali. La cronometro non ha portato ulteriori difficoltà. Dal punto di vista della posizione non ho portato modifiche alla bici, si è trattato quasi di un giorno di recupero: quasi».

Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato
Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato

Il morale tornerà

La motivazione Vendrame l’ha trovata dentro di sé ed al proprio animo di ciclista professionista. Il morale, invece, un po’ latita, d’altronde il veneto era partito per fare bene a questo Giro. E proprio mentre i suoi obiettivi erano stati rivalutati, è arrivata la tegola del Covid.

«Piano piano – aveva detto giusto ieri prima del tampone fatale – il morale torna. Un grazie va alla mia ragazza e al mio preparatore che mi sono stati vicini in questi giorni. Vedere gli appassionati alla partenza di ogni tappa mi rende felice, c’è un grande amore intorno al Giro, che è quello che mi ha spinto a continuare».

P.S. Purtroppo per Vendrame e i suoi tifosi, quel che non ha fatto la caduta di Salerno è riuscito al Covid. E’ proprio di stamattina la notizia che il veneto è risultato positivo a un tampone ed è stato costretto alla resa. Con lui sono sette i corridori che oggi lasciano la corsa rosa. Si annotano infatti le defezioni di Gandin, Hirt, Cattaneo, Cerny e Vervaeke (questi ultimi tutti compagni di Evenepoel alla Soudal-Quick Step).

Gaerne G.STL Iridium, la scarpa può fare la differenza

10.03.2023
5 min
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La Gaerne G.STL è l’ultimissima versione della top di gamma del marchio veneto, quello che oggi adotta l’acronimo STL, ma che in realtà è la Stylo. Una scarpa icona per i ciclisti di tutte le categorie, dai pro, fino ad arrivare agli amatori.

Comfort e materiali di prima qualità, sviluppo del prodotto per massimizzare l’azione dei due Boa Li2 e una suola in carbonio ergonomica, queste sono le caratteristiche principali della Gaerne G.STL Iridium che abbiamo provato. Ma abbiamo chiesto anche ad Andrea Vendrame che le utilizza in corsa di darci un suo riscontro.

Andrea Vendrame indossa le nuove G.STL, qui all’ultimo Trofeo Laigueglia
Andrea Vendrame indossa le nuove G.STL, qui all’ultimo Trofeo Laigueglia

Le considerazioni Andrea Vendrame

«Avere i due rotori Boa è un grande vantaggio – spiega il corridore veneto della Ag2R-Citroen – questi ultimi sono anche parecchio sofisticati e permettono di agire sulla pressione che genera sulla tomaia anche in gara, senza problemi e magari anche negli istanti precedenti ad uno sprint. Utilizzo un plantare custom e mi piace particolarmente la scarpa stretta, cucita in modo perfetto sul piede.

«Nonostante l’utilizzo del plantare personalizzato – prosegue – non ho avuto necessità di fare degli aggiustamenti particolari ed il feeling è stato immediato. Rispetto alla versione precedente, la nuova ha una tomaia più rigida e sostenuta. Credo inoltre che l’ultima versione della G.STL è il giusto compromesso tra un valore alla bilancia ideale e la rigidità che esprime, fattore che per noi è un vantaggio non trascurabile».

G.STL Iridium, come è fatta

Rispetto alla versione precedente sono state apportate alcune modifiche, con l’obiettivo di rendere ancora più efficiente la chiusura dei rotori Boa e delle 8 (tantissime) zone di ancoraggio/tiraggio dei cavi. Ad esempio nella depressione che si crea tra la base della linguetta ed il torso del piede, vicino alla punta, che su questa Iridium è stata ridotta e la tomaia è stata resa più omogenea. In fase di chiusura tutto il tessuto avvolge e si plasma attorno al piede, quasi azzerando gli spazi vuoti che talvolta si creano.

La linguetta è di quelle imbottite. Lo spessore è utile per distribuire al meglio le pressioni che esercitano i cavi ed i rotori, ma il piede risulta ben ventilato anche grazie ai numerosi microfori. Sempre in merito alla linguetta, la parte superiore ha un velcro che la blocca.

La coppa di contenimento del tallone è esterna, come vuole la tradizione Gaerne. Non è estremamente rigida e collima con l’imbottitura interna differenziata negli spessori, garantendo un comfort di altissimo livello, al pari di una tenuta ottima anche nelle fasi di spinta più concitate. Si adegua bene alla forma del tallone.

Internamente la STL presenta un tessuto che fodera la calzatura. E’ un vero e proprio microforato. Aumenta quella sensazione di fasciatura e ovattamento del piede, capace anche di influire in modo positivo sulla dissipazione delle vibrazioni. La soletta ha una densità differenziata tra parte anteriore e posteriore.

Suola in carbonio

La suola è in carbonio ed è di matrice EPS Carbon Sole. Ha delle sagomature importanti, segno di un lavoro importante sulle zone di sostegno e di scarico maggiore, con una zona dell’arco plantare che non è eccessivamente pronunciata.

Questa soluzione permette di sfruttare la calzatura da tutte le tipologie di ciclisti (e di piedi), da chi usa una soletta standard, oppure un plantare personalizzato.

La suola è anche parecchio ergonomica, soprattutto con la zona della punta che tende leggermente all’interno. Al di la delle soggettività, questa forma facilita il posizionamento della tacchetta in modo che il piede lavori in asse con il ginocchio: i fori per il suo montaggio hanno un abbondante spazio per lo scarrellamento: 1,5 centimetri.

La soletta con le due densità
La soletta con le due densità

Le nostre considerazioni

Una calzatura Gaerne offre delle prestazioni a 360°, perché è di una qualità elevata in tutte le sue componenti, nella costruzione e nella calzata. La G.STL Iridium non è una scarpa dalla rigidità estrema (nel medio/lungo periodo e quando fa molto caldo può essere un vantaggio), ma offre un sostegno ottimale dal fronte verso il retro e viceversa.

A sinistra le nuove, a destra la versione precedente
A sinistra le nuove, a destra la versione precedente

Quando si pedala da seduti è comoda, quando si rilancia in piedi sui pedali invita a imprimere forza sulla punta e il tallone rimane fermo, dritto e ancorato. Non necessita di molte ore di utilizzo per la giusta confidenza.

Il volume interno della calzatura è buono e rispetto al passato c’è un sostegno maggiore che arriva dalla tomaia, fattore che permette di contenere maggiormente l’avampiede. Sempre ottima l’azione dei Boa Li2. Anche in questo caso si vede l’enorme lavoro di sviluppo che è stato eseguito a braccetto tra le due aziende.

Supporto eccellente anche quando si è in piedi sui pedali, piede sempre in linea al ginocchio
Supporto eccellente anche quando si è in piedi sui pedali, piede sempre in linea al ginocchio

In conclusione

Una calzatura Gaerne va sempre bene e sarà sempre all’altezza della situazione. La G.STL Iriudium è la top di gamma, ma è un prodotto che si adatta in maniera eccellente al corridore professionista e/o atleta molto evoluto. Il prezzo di listino è di 439,90 euro. In essa si sommano la tradizione sartoriale di chi fa scarpe da sempre alla necessità di utilizzare materiali di ultima generazione.

Modolo: la nuova vita e i ricordi di una carriera

05.02.2023
8 min
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Quando qualcosa finisce, lascia un senso di vuoto dentro di noi. Ci si ritrova un po’ spaesati davanti a situazioni che prima non avremmo immaginato. Se la tua vita è sempre ruotata intorno alla bici e due pedali, quando te li tolgono fai fatica a ricalibrare il tempo. Sacha Modolo si è trovato in questa situazione: l’ultima gara è stato il Giro del Veneto e poi da lì è iniziata una nuova vita. 

«Devo ancora abituarmi ai nuovi ritmi – ci racconta – sono cambiati e parecchio. La vita dello sportivo aveva un obiettivo, ti alzavi per allenarti e tutte le mattine andavi a guardare il meteo fuori dalla finestra per capire se potevi uscire in bici o meno. Avevo una spinta motivazionale, ora ne sto cercando una nuova. La mattina non ho più la bici, ma porto la bambina all’asilo. Poi torno e do una mano a mia moglie in casa».

Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti
Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti

Hobby e passioni

In questi primi giorni di febbraio, dove la primavera ha fatto incursione riscaldando le giornate, si respira un clima diverso, quasi investiti da un’inaspettata vitalità. Nel frattempo Modolo cerca di ritagliarsi il suo spazio in questo mondo senza bici. 

«Ho un piccolo garage, dove tengo delle Lambrette e delle Vespe d’epoca – mentre Modolo parla sua figlia sotto si fa sentire – ogni tanto mi metto al lavoro su qualche motore. Il mio migliore amico, che è anche il mio testimone di nozze, ha già un’attività avviata e pensavamo di fare qualcosa insieme con le moto e le auto d’epoca. E’ un mercato che ha tanta richiesta, soprattutto all’estero. Per il momento, però, collaboro con Marco Piccioli e Massimiliano Mori, i miei due procuratori. Mi hanno fatto una proposta e ho deciso di provare. Mi sono dato un anno di tempo per capire se questo mondo mi interessa, anche se, devo ammettere che mi piacerebbe fare qualcosa legato ai giovani ciclisti della mia zona (Conegliano, ndr). 

«Nel ciclismo moderno ci sono poche squadre italiane e i giovani fanno fatica a entrare nel mondo dei professionisti. Le WorldTour sono tutte straniere e tendono a premiare i corridori locali, come da noi ai tempi facevano Lampre e Liquigas. Pensate che nel 2010 nella sola zona di Treviso eravamo 15 professionisti, tra i quali Ballan, ultimo campione del mondo. Ora sono tre: Vendrame, Cimolai e Gandin, arrivato quest’anno in Corratec».

Nuova vita

Il ciclismo per Modolo ha rappresentato gran parte della sua vita e ora che non c’è più il trevigiano ha più tempo per dedicarsi ad altro. La passione per le due ruote rimane, anche se motorizzate.

«L’ultima uscita in bici – ci confida – l’ho fatta alla vigilia di Natale, dopo un mese che non la toccavo. E’ stata dura mentalmente, dopo una vita dedicata al professionismo mi mancava la motivazione. Si è trattata di una passeggiata praticamente. Sono uscito anche sabato scorso, ma ho fatto due orette con dei amici amatori. Siamo andati a prendere un caffè al bar. Continuo a coltivare, anche con maggiore impegno, la passione per le moto. Se ho qualche ora libera preferisco passarla così, questa passione mi ha aiutato a staccare la spina appena smesso con il ciclismo.

«Avevo una mia visione del ciclismo, quasi non vedevo l’ora di smettere, ma quando arriva il momento pensi che uno o due anni in più li avresti fatti volentieri. Sono parte di un gruppo di enduristi e mi diverto molto, dopo una vita a spingere due ruote ora sono loro che spingono me. Abbiamo in mente anche qualche gita, magari in Umbria, vedremo. L’enduro è bello, mi ritrovo a percorrere parte dei sentieri che facevo in mtb, fare qualche salita sterrata senza fars è divertente». 

Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto
Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto

Un viaggio nei ricordi

Sacha ultimamente sta rivivendo tramite foto alcune delle sue vittorie, il trevigiano è passato professionista nel 2010. Di acqua sotto i ponti ne è passata ed in tredici anni di carriera di cose ne sono successe, così Modolo ci guida nei suoi ricordi. 

«La prima vittoria me la ricordo benissimo – dice – ero in Cina, è quella che mi ha sbloccato ed è arrivata al secondo anno di professionismo. Da lì in poi in quella stagione ho vinto altre nove corse. Nel mio primo anno da corridore ero arrivato quarto alla Milano-Sanremo ed ero finito sotto i riflettori. Non ero abituato ed ho fatto un anno senza vincere, quel successo in Cina è stato davvero molto importante.

«In quella stagione (2011, ndr) ho vinto la Coppa Agostoni – continua – forse la corsa più importante che ho portato a casa quell’anno. Il percorso era molto duro con il Ghisallo e tenere su quelle rampe è stato difficile. La volata nel gruppetto me la ricordo bene: non riuscivo a trovare spazio così mi sono appoggiato ad Oscar Gatto. Secondo arrivò Simone Ponzi con il quale ho corso due anni alla Zalf. E’ bello quando cresci insieme tra i dilettanti e poi ti ritrovi a battagliare in una corsa professionistica».

Le battaglie con i big

Sacha Modolo ha avuto tra i suoi rivali grandi corridori del calibro di Cavendish e Sagan e qualche volta è riuscito a mettergli le ruote davanti. Un motivo di grande orgoglio e soddisfazione per lui che è sempre rimasto con i piedi per terra. 

«La corsa era il Tour de San Luis – ricorda Sacha – e la prima tappa arrivai secondo alle spalle di Cavendish, alla seconda volata sono riuscito ad impormi. Era uno dei primi anni che lavoravo con Rossato, mi sono trovato subito bene con lui. Quell’inverno, ricordo che andavamo due volte a settimana in pista e avevo sentito subito la differenza. La vittoria in Argentina ne è una grande testimonianza, perché mettersi dietro Cavendish ai quei tempi era difficile. Lui a fine anno era sempre in doppia cifra abbondante con le vittorie.

«La stagione successiva (il 2014, ndr) iniziai di nuovo forte con due primi posti in Spagna e una tappa alla Volta Ao Algarve. Uno dei successi più belli della stagione è arrivato alla Tre Giorni di De Panne, alla seconda tappa riuscì a battere in volata Demare e Kristoff. Mentre la vittoria più bella di quell’anno è arrivata al Giro di Svizzera, nella quinta tappa, che finiva in cima ad uno strappetto, ad esterno curva ho passato Sagan. Mi sentivo molto bene e uno degli obiettivi della stagione era provare a prendere la maglia gialla al Tour. La prima tappa, ad Harrogate, era prevista una volata. Purtroppo arrivai in Inghilterra, si partiva da lì quell’anno, con la febbre. Feci di tutto per recuperare ma al secondo giorno dovetti andare a casa».

Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017
Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017

La vittoria di “casa”

Nel palmares di Modolo si contano anche due tappe al Giro d’Italia, entrambe raccolte nel 2015. La prima al Lido di Jesolo e la seconda a Lugano. 

«L’emozione più bella – dice con una lieve flessione della voce – è quella del Lido di Jesolo (in foto di apertura, ndr). Correvo in casa e volevo fare bene, solo che la mattina mi sveglio e piove, per di più le temperature non erano nemmeno troppo bonarie. Mi ricordo che ero parecchio infastidito, io con freddo e pioggia facevo prima a rimanere in pullman – ride – però quel giorno pescai una grande prestazione. Avevo la fortuna di trovarmi nel treno due uomini come Ferrari e Richeze che mi hanno pilotato benissimo. E’ la vittoria che tutti da queste parti si ricordano. Ogni tanto quando sono in giro, qualcuno la menziona ancora».

Modolo Vuelta Espana 2021
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin
Modolo Vuelta Espana 2021
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin

Il grande cambiamento

Non è un caso che le vittorie raccontate dallo stesso Modolo siano arrivate tutte nello stesso periodo. Il ciclismo era molto diverso, nelle ultime stagioni c’è stato un bel cambiamento ed anche il trevigiano dice la sua

«Era un ciclismo più abbordabile – replica – avevamo molto meno stress, lo ha detto anche lo stesso Sagan pochi giorni fa quando ha annunciato il ritiro. La stagione finiva ad ottobre e per un paio di mesi potevi rimanere tranquillo. Quando sentivamo che alcune squadre facevano già i ritiri a dicembre si rimaneva un po’ perplessi. Ora è la normalità. Ricordo che nell’inverno nel quale sono passato professionista era caduta una grande nevicata e per una settimana non ero riuscito ad allenarmi. Andavo a passeggiare lungo il Piave con altri corridori, ma vivevamo la cosa senza tensione. Adesso appena fa due giorni di pioggia, i corridori prenotano per le Canarie e ci rimangono due mesi tra ritiri individuali e di squadra. Il ciclismo è cambiato, ma è anche giusto che sia così. Solo che è successo tutto quando ero già over 30 ed è difficile poi adattarsi. Noi della generazione nata tra il 1987 e il 1990 abbiamo subito tanto questa cosa.

«Personalmente mi sono accorto di questo cambiamento quando ero in Alpecin, non ero abituato ad essere monitorato tutto il giorno. I risultati arrivano perché è un metodo più efficace, ma anche molto stressante. Non mi va di fare la parte del vecchio – ride – ma qualche anno fa se ti ritiravi in corsa non lo veniva a sapere nessuno. Adesso si ha una lente puntata addosso, costantemente, e i social non aiutano. I giovani sono abituati e, a mio modo di vedere, anche per questo sono avvantaggiati. E’ un ciclismo più veloce».

Più intensità, la nuova preparazione di Vendrame

03.01.2023
5 min
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Nell’ultima intervista con Andrea Vendrame (in apertura foto Instagram), il corridore dell’AG2R Citroen ci aveva parlato del cambio di preparatore. Lui stesso aveva dichiarato che bisognava cambiare, che c’era questa necessità. A distanza di qualche giorno Vendrame ci spiega cosa ha cambiato e perché.

Perché un corridore che va forte dovrebbe modificare il suo allenamento? La risposta è una: ambizione. Cercare nuovi stimoli, mentali e fisici per fare ancora di più. E a certi livelli optare per certi cambi non è così facile, né così scontato.

Dopo un ottimo 2021, Vendrame vuol tornare alla vittoria. Qui il successo al Giro a Bagno di Romagna
Dopo un ottimo 2021, Vendrame vuol tornare alla vittoria. Qui il successo al Giro a Bagno di Romagna
Andrea, innanzitutto, come ci si rende conto che bisognava cambiare? 

Premetto che non mi ero trovato male con il mio preparatore precedente. Assolutamente no. Analizzando dei file con gli esperti del team, siamo arrivati alla conclusione che non arrivavo abbastanza pronto alle corse. Ero ad una una sorta di 70% per tutta la stagione senza mai avere un picco super al 100%. Il che al giorno d’oggi non va bene. Le corse richiedono di arrivare al 100%. Sì, stando al 70% sei competitivo quasi tutto l’anno, però non al tal punto da poter vincere.

Chiaro, bisogna rafforzare il picco…

Esatto, sono stati analizzati tanti aspetti, dai file di allenamento a quelli della corsa, il recupero… Erano necessari dei piccoli miglioramenti che quest’anno penso si possano fare.

Quando dici: «Ci siamo resi conto» cosa intendi nel concreto? Vi siete riuniti ad un tavolo?

A ottobre, dopo il Lombardia, abbiamo fatto una riunione. Ci siamo ritrovati per fare delle visite mediche e tracciare un bilancio della stagione. E da lì abbiamo intrapreso questa strada. C’è stato un incontro con tutti i direttori sportivi e tutti i preparatori. Mi hanno fatto notare cosa andava e cosa non andava. Attenzione però: questo non significa che stravolgerò la mia vita o che userò metodologie rivoluzionarie. Si tratta di aggiustamenti.

Più fatica in pianura, meno energie per la salita. Vendrame sta lavorando anche su questo aspetto
Più fatica in pianura, meno energie per la salita. Vendrame sta lavorando anche su questo aspetto
E quali sono questi aggiustamenti?

Usavo un metodo di allenamento vecchio. Come dicevo prima avevo una buona condizione tutto l’anno pur avendo un paio di picchi. Quest’anno vogliamo concentrarci di più sui picchi. Quindi anziché stare a quell’ipotetico 70%, magari scenderò al 50% ma sarò più performante quando dovrò essere al 100%. Sarà un po’ come un grafico del mercato azionario! Un esempio concreto: abbiamo visto che non arrivavo abbastanza pronto a prendere le salite, faticavo un po’ troppo e per questo non tenevo moltissimo.

Stai lavorando di più sul fuori soglia?

Abbiamo iniziato ad allenarlo, sì. Prima non ci passavo tanto tempo. Più intensità. Il tempo in bici rimane pressoché invariato. Prima magari stavo 5 ore in bici ed erano 5 ore al medio o medio-basso, al massimo con qualche esercizio di forza. Quest’anno in quelle cinque ore ci sono degli esercizi a soglia e fuori soglia. Non vado mai regolare per troppo tempo.

Ora che fai più intensità, hai inserito anche il giorno di riposo totale?

A me il riposo totale non è mai piaciuto e infatti in questa riunione di ottobre da una parte mi hanno ripreso sul fatto che non riesco mai a staccare la bici. Dall’altra, mi hanno detto: «Ah, se fossero tutti come te», in relazione alla precisione e puntualità sul programma. Preferisco fare un’uscita blanda piuttosto che stare fermo del tutto. Sono abbastanza un robot. Adesso questa nuova metodologia prevede anche degli scarichi di lavoro. Per esempio dopo il ritiro di dicembre, una volta rientrato a casa, ho fatto quattro giorni di palestra+bici. Palestra la mattina a digiuno e poi uscivo in bici per un’ora e mezza e molto tranquillamente. O se non facevo palestra facevo due ore e mezza, non di più.

Ciclismo sport di endurance, ma avere la “botta secca” è sempre più importante e Vendrame lo sa bene
Ciclismo sport di endurance, ma avere la “botta secca” è sempre più importante e Vendrame lo sa bene
Alla luce di tutto è ancora più importante la programmazione del calendario. Vanno individuati a monte i periodi di picco. E’ così?

Intanto abbiamo iniziato a tagliare la stagione in due: prima parte fino al campionato italiano, seconda parte dopo il tricolore. Con la squadra abbiamo progettato un programma che si adatti alle mie caratteristiche e soprattutto ai tempi di recupero.

E per un corridore come te, Andrea, abituato a lavorare come un “diesel”, ti piace fare queste sgasate? Come ti approcci a questi lavori mentalmente e fisicamente?

Alla sera guardo cosa devo fare il giorno dopo e vedo esercizi che non avevo mai fatto prima e penso che potrebbe essere “carino”, stimolante. E quindi sei lì che pensi a come andrà. Quando stai per uscire ricontrolli quel che devi fare… Ripeto, sono cose nuove, e la testa ha quel senso di curiosità.

E il fisico come sta reagendo?

Anche il fisico reagisce bene ed è invogliato. Ogni settimana, bene o male, hai sempre esercizi nuovi.

In virtù di queste maggiori intensità hai variato anche la tua alimentazione? Un gel in più in tasca c’è?

Ci stiamo ancora lavorando col mio nutrizionista. Fino al ritiro abbiamo cercato di non mangiare tantissimo perché le ore di allenamento non erano tante. Dal ritiro invece con il fatto che i chilometri iniziavano ad aumentare, anche se erano soprattutto di endurance (a “bassa” intensità, ndr) ci si alimentava di più. Zuccheri e carboidrati, anche durante l’allenamento, non sono mancati. Ci stiamo orientando su un ciclismo sempre più scientifico. Stiamo passando dai “risini” e le barrette ai gel e ai carboidrati sciolti in borraccia, quindi ad un’alimentazione liquida e io seguo questa tendenza già dal 2019. In corsa ormai utilizzerò una barretta… forse.

Vendrame cambia preparatore e accende la primavera

21.12.2022
5 min
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L’atleta, durante l’inverno, si costruisce, si fortifica e va alla ricerca delle sicurezze sulle quali costruire la stagione successiva. Andrea Vendrame ha 28 anni e tra novembre e dicembre si è messo a lavorare sodo per conquistare il 2023. L’obiettivo non cambia, si punta alle tappe ed alle corse di un giorno, il calendario è quasi definito, non resta che ascoltare il veneto. 

«Ho ripreso a far girare le gamba ai primi di novembre – spiega “Vendramix” – con ritmi blandi. Giusto per riprendere la routine della vita da ciclista. A questi lavori si è aggiunta la palestra, fondamentale per recuperare la forza persa nel periodo di pausa».

Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto
Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto

Dicembre operoso

L’ultimo mese dell’anno è sempre importante, i ritiri servono a sistemare le prime cose ed a prendere le misure alla stagione che si affaccia alla finestra. 

«Nel ritiro con la squadra – riprende il corridore di Conegliano – abbiamo lavorato molto sull’endurance. Gli allenamenti si sono svolti in due blocchi di quattro giorni con una pausa alla fine di ogni periodo di lavoro. Siamo rimasti in Spagna per un totale di 14 giorni, ai normali allenamenti se ne sono aggiunti altri tre legati alle normali burocrazie di inizio stagione: foto, prove materiale e tutto il resto…».

Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte
Schmid Castelmonte 1
Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte

Una scelta importante

Il 2023 sarà il quarto anno per Vendrame nelle file della AG2R Citroen, dopo i primi tre passati alla Androni. Un totale di 7 anni di professionismo messi alle spalle. A 28 anni si trova una certa maturità atletica. 

«Alla mia età non posso cambiare il fisico ed il tipo di corridore che sono – racconta – ma posso cercare di migliorare, quello sempre. Sono e sarò un corridore da corse di un giorno, un cacciatore di tappe. I campi dove posso migliorare sono la salita, aumentando la tenuta, e gli sprint a ranghi ridotti. Da questa stagione, analizzando insieme al team i miei dati, si è deciso di cambiare il preparatore. Nel guardare a questi tre anni, abbiamo fatto un’analisi dei pro e dei contro, per portare i contro dalla parte dei pro la decisione di cambiare preparatore ci è sembrata la più corretta».

La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame
La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame

Si riparte da zero

Il 2022 ha chiuso il triennio dei punti UCI, ora se ne apre uno nuovo. L’AG2R non era una della squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere. Tuttavia, ora che si riparte da zero, diventa importante iniziare con il piede, anzi pedale, giusto

«Nella frenesia generale del 2022 noi ce ne siamo stati tranquilli – dice Vendrame – la lotta per i punti non ci riguardava. La squadra al ritiro di gennaio aveva fatto una proiezione della classifica e si sentiva al sicuro. Il 2023 azzera tutto e questo mette un po’ di pressione, com’è giusto che sia. Il mio essere polivalente mi permette di correre ed essere competitivo su più terreni, per questo il team si aspetta di potermi utilizzare spesso».

Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)
Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)

Nel 2023, Giro e Vuelta

Il cambio di preparatore sarà il modo per cercare di migliorare, passando, prima di tutto dagli allenamenti. Non si tratta di una rivoluzione ma di una ricerca continua del dettaglio. 

«Cercheremo di apportare un miglior cambio di ritmo e più fuorigiri – spiega – vedremo se faremo bene o male. Di certo non andiamo a stravolgere il lavoro fatto, non avrebbe senso. A livello di obiettivi sono già certo di quelli principali, mentre nel 2022 non è stato così. Fino ad una settimana prima del Giro non ero sicuro di partecipare o meno. C’era una porta aperta per il Tour, ma una volta all’Occitania abbiamo capito che non avrebbe avuto senso e così ci siamo dirottati sulla Vuelta. Peccato per il Covid che me l’ha compromessa.

«Nel 2023 – conclude Vendrame – farò Giro d’Italia e Vuelta. Se uscirò bene dalla Corsa Rosa potrò tirare fino al campionato italiano, dopodiché mi aspetterà un periodo di pausa. Seguirà una bella preparazione in altura e qualche gara per arrivare pronto alla Vuelta. Non ho ancora guardato bene i percorsi, mi piace studiarli a pochi giorni dal via, in base anche alle mie sensazioni del momento. Non so ancora bene da dove partirò, magari dalla Classica Comunitat Valenciana il 22 gennaio, ma non è ancora uscito il percorso. Il primo picco di forma lo dovrei avere tra il Laigueglia e la Milano-Sanremo. Alla Classicissima di Primavera la squadra porterà probabilmente quattro punte: Cosnefroy, Naesen, Van Avermaet e me. E’ una gara particolare, dove sono andato sempre abbastanza bene. Nel 2020 sono arrivato undicesimo. Si tratta di una corsa dove la fortuna gioca una buona parte, però negli anni si è avvicinata alle mie caratteristiche, non è più un affare per soli velocisti».

Gomme invernali, non è solo un fatto di durata

07.11.2022
5 min
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Gomme da usare per allenarsi e pneumatici da usare in inverno. Copertoncini e tubeless da montare sulla “bici muletto”. Al di là della spesa, cosa dobbiamo considerare sotto il profilo tecnico quando scegliamo e montiamo una gomma da usare nel corso della stagione lontano dalle competizioni?

Abbiamo chiesto a Samuele Bressan di Pirelli e ad Andrea Vendrame che corre nel Team Ag2R-Citroen.

Per Vendrame tubolari in gara, ma le gomme invernali sono tubeless
Per Vendrame tubolari in gara, ma le gomme invernali sono tubeless

Gomme invernali, cosa dice Pirelli

«Nel caso si possa o voglia optare per l’acquisto di uno pneumatico specifico – spiega Bressan – l’attenzione va posta sul livello di scolpitura e di protezione alla foratura. Gioca un ruolo di primaria importanza anche la mescola, meglio se morbida o comunque con caratteristiche di alto grip sul bagnato. In inverno si affrontano di solito condizioni con temperature più basse, umido, bagnato e in genere strade più sporche, con più detriti. Per questo una gomma con molti intagli e protezione alle forature garantisce una migliore impronta a terra e protezione allo stesso tempo.

«Al netto della scelta di uno pneumatico specifico – continua Bressanla pressione di gonfiaggio è il parametro su cui porre la maggiore attenzione. Abbassarla di mezzo bar rispetto al normale è una buona abitudine per l’inverno, per ovviare agli inconvenienti appena descritti. Meno pressione vuol dire maggiore velocità nel far scaldare, anche se di poco, la mescola del battistrada. Si migliora l’impronta a terra e si riducono anche le forature. Le gomme morbide si adattano meglio alle asperità, anziché opporsi rigidamente ad esse. Gli intagli, o sipes, hanno il compito di far scaldare la mescola perché permettono al battistrada di muoversi e generare calore: è la loro funzione. Ecco perché le gomme invernali o categorizzate come tali hanno un numero maggiore di sipes. Al contrario di quello che si pensa, in ambito bici, i sipes non hanno il compito di portare l’acqua verso l’esterno dello pneumatico, come invece avviene per gli altri veicoli, quali moto e auto».

Samuele Bressan, product manager di Pirelli Cycling
Samuele Bressan, product manager di Pirelli Cycling

La palla passa dunque ad Andrea Vendrame, che si avvia verso la ripresa della preparazione, dopo aver chiuso la stagione il 4 ottobre alla Tre Valli Varesine.

Tubeless, copertoncino oppure tubolare?

In gara utilizzo i tubolari P Zero con sezione da 26, lontano dalle corse preferisco utilizzare i Cinturato tubeless con una larghezza da 28. Sono cosciente e ho avuto l’opportunità di toccare con mano i vantaggi dei tubeless di ultima generazione e dei copertoncini con le camere d’aria in poliuretano superleggere. Tuttavia per il mio stile di guida, in gara, il tubolare è il compromesso migliore. Lo è per il grip e per la leggerezza del comparto che include anche le ruote. I test che abbiamo effettuato con il team sono interessanti. Un tubolare è più reattivo nelle uscite delle curve e nelle fasi di rilancio perché è maggiormente elastico, ma è meno scorrevole alle velocità elevate e oggi si va sempre più forte. E comunque è da considerare anche la preferenza di ogni singolo atleta.

TLR SL, utilizzati dai corridori della Ag2R-Citroen anche dai pro durante le gare
TLR SL, utilizzati dai corridori della Ag2R-Citroen anche dai pro durante le gare
Quindi non usi sempre le stesse gomme?

A prescindere dalla stagione, in allenamento utilizzo il tubeless da oltre 3 anni. Non ho mai forato, non voglio portarmi sfortuna, ma è così e lo uso con il liquido anti-foratura all’interno. E’ meno scorrevole se paragonato ad uno pneumatico specifico per le gare, ma ha una resa che rimane uguale nel tempo, per tanto tempo. Nelle fasi di allenamento è importante anche per noi avere uno strumento affidabile e che non necessita di tanta manutenzione. Sacrificare qualche grammo e un po’ di scorrevolezza in allenamento non è un problema.

Si parte dalla misura da 26 e si sale
Si parte dalla misura da 26 e si sale
Con le basse temperature e anche con l’asfalto bagnato/umido, abbassi la pressione di esercizio?

Parto dal presupposto che Pirelli ci ha dotato di una tabella, noi ed i meccanici del team, con i diversi range di utilizzo degli pneumatici. Questa scheda è personalizzata per ogni corridore, tiene conto delle caratteristiche personali e delle ruote che si vanno ad utilizzare. Ci sono delle variabili minime legate alle preferenze dei corridori, fattori che si valutano anche all’ultimo momento, prima dalla gara e con il meccanico. Detto questo, io di solito uso delle pressioni comprese tra le 7 e 6,5 atmosfere per i tubolari da 26, in gara ho l’abitudine di usare le ruote Bora di Campagnolo da 50 millimetri. In allenamento con i tubeless non vado oltre le 5,5 atmosfere: 5 davanti e 5,5 dietro, magari abbassando di 0,5 quando fa freddo, oppure con l’asfalto bagnato e umido.

Il Team di Vendrame è coinvolto nella ricerca e sviluppo Pirelli
Il Team di Vendrame è coinvolto nella ricerca e sviluppo Pirelli
Dalla bici normale a quella con i dischi, hai cambiato anche il modo di sfruttare le gomme e tutta la bicicletta?

Tutti hanno cambiato il modo di guidare e di usare la bicicletta e le gomme sono complici di questo cambiamento. Uno stile di guida differente è legato principalmente alle bici con i dischi nella loro totalità, nel senso che la bicicletta con i dischi, rispetto ad una normale è cambiata completamente in tutte le sue parti. Si va sempre più veloce, è palese. E’ importante l’aerodinamica, ma anche la sicurezza trasmessa dal mezzo meccanico. Con le bici normali, all’interno di certi range di velocità, si arrivava a 100 metri da una curva o a ridosso di un tornante e si frenava. Ora i metri sono diventati 50, ma se non avessimo degli pneumatici adeguati e mi riferisco anche all’aumento delle sezioni, i dischi sarebbero inutili. E’ un dato di fatto e in gara le differenze si vedono ancora di più.

Vendrame sul Pordoi, svela i perché del Tour sfumato

23.07.2022
4 min
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Andrea Vendrame sta ricaricando le pile sul Passo Pordoi. Il veneto sta ultimando il suo ritiro in quota. Ma questa fase intermedia tra Giro d’Italia e un possibile Tour de France è stata un po’ convulsa: Grande Boucle sì, Grande Boucle no.

Andrea ci aveva detto della sua volontà di disputare la corsa francese sin dalla primavera. Poi (quasi) all’ultimo è stato dirottato dalla Ag2R-Citroen al Giro. Ha cercato una tappa in più occasioni, arrivando a sfiorare la vittoria in Friuli. Quel giorno fu autore di una strenua tenuta verso la cima del Santuario di Castelmonte, prima della volata maledetta con Schmid e Bouwman. Finì quinto, ma volle riprovarci lo stesso il giorno dopo. Guarda caso ancora sulle Dolomiti, ancora sul Pordoi.

Andrea Vendrame all’ultima curva nella tappa di Castelmonte al Giro
Andrea Vendrame all’ultima curva nella tappa di Castelmonte al Giro
Andrea, come è andata, come mai non sei più andato al Tour?

Ero rimasto in contatto con il team per andare in Francia. Poi sono stato male prima del campionato italiano, che infatti ho saltato. Inoltre ero anche caduto in allenamento.

Cosa hai avuto?

Tosse, una tosse fortissima, ma non era Covid. Tossivo talmente tanto e forte che dormivo sul divano per non disturbare! In queste condizioni non me la sentivo di andare in Francia. Ho avuto un confronto con i medici del team, ai quali avevo comunicato che non ero al meglio. E se poi una volta in Danimarca fossi risultato positivo? Avrei creato più problemi che altro.

Ma dopo il Giro ti sei allenato per andare al Tour?

Diciamo che mi sono allenato per arrivare discretamente al Tour d’Occitaine, ma ero in fase calante. Senza troppo impegno proprio in previsione del Tour.

Nella penultima frazione del Giro, Vendrame ancora in fuga (nel giorno di Covi). E ancora sul Pordoi
Nella penultima frazione del Giro, Vendrame ancora in fuga (nel giorno di Covi). E ancora sul Pordoi
Senza questo problema saresti andato al Tour secondo te?

Guardate, la squadra aveva detto che avrebbe portato quattro francesi e quattro stranieri. Tra gli stranieri me la sarei giocata con Dewulf. O’Connor ci sarebbe stato perché avrebbe puntato alla classifica: Naesen sarebbe stato il suo gregario per il pavè e la pianura. Jungels veniva da un ottimo Giro di Svizzera. E Greg (Van Avermaet) non stava benissimo. Insomma ero in lista e me la sarei giocata.

E dopo che sei stato male hai cambiato i programmi?

A quel punto, sapendo che non sarei più partito, ho rivisto i piani. Ho fatto tre giorni di stop completi, proprio per recuperare bene dalla bronchite. Ho ripreso a pedalare a casa prima di venire in altura quassù sul Pordoi. Alla fine farò un ritiro di 17 giorni.

Che giri fai lassù?

Le Dolomiti le conosco bene. Diciamo che sono le montagne di casa. Vengo quassù sin da quando ero un allievo, con i primi mini-ritiri che facevamo con la squadra. E la stessa cosa da junior. Insomma ci sono sempre stato.

Il veneto pronto ad uno dei suoi giri sulle Dolomiti dal Giau al Pordoi, dal Campolongo al Sella ha scalato tutti i passi più noti
Il veneto pronto ad uno dei suoi giri sulle Dolomiti dal Giau al Pordoi, dal Campolongo al Sella ha scalato tutti i passi più noti
E hai anche una salita preferita?

Sembrerà un po’ “brutto” visto quanto accaduto (il riferimento è alla tragedia del seracco, ndr), ma dico la Marmolada, il Fedaia, da Canazei. Hai questa visuale particolare sul ghiacciaio e la montagna davvero suggestivi.

Quale sarà adesso il tuo programma? A Budapest ci parlasti anche di una sorta di “piano B” che prevedeva anche la Vuelta…

Farò il Giro di Polonia e poi la Vuelta. Dopo il Polonia tornerò a casa per 8-9 giorni, prima di andare in Olanda per visite, presentazione, foto e tutte le operazioni preliminari di un grande Giro.

Hai dato un’occhiata al percorso?

Sì dai, un’occhiata veloce l’ho data, ma non mi sono soffermato su una tappa in particolare. Piuttosto punto più sulla seconda e sulla terza settimana. Ci proverò quando anche gli altri iniziano a sentire la stanchezza. Mentre storicamente io ne esco bene e avverto meno la fatica col passare dei giorni.