Il mondiale in panchina di Pasqualon, utile alla causa

10.08.2023
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Una domenica diversa, quella vissuta da Andrea Pasqualon. Sicuramente diversa da quella che si era immaginato fino a pochi giorni prima. Il veneto doveva far parte del team azzurro in gara ai mondiali di Glasgow, invece si è ritrovato a fare la riserva, ma non per questo si è tirato indietro. Non sarebbe stato da lui. Andrea si è messo a disposizione, ha lavorato per tutto il tempo con Bennati e il suo staff, era ai box o in altri punti concordati del percorso a rifornire i ragazzi o a dare consigli.

Le premesse erano diverse. Bennati contava su di lui, sulla sua esperienza per dare una mano in gara alle punte Bettiol e Trentin, poi che è successo?

«Era già stato stabilito – racconta Andrea – che partecipassi al Giro di Polonia, Bennati si era raccomandato che mi ritirassi un paio di giorni prima per raggiungere la squadra. Solo che Mohoric era in lotta per la vittoria finale e io, in qualità di ultimo uomo, non potevo lasciarlo solo. I dirigenti della Bahrain Victorious mi hanno detto che era necessario tirassi dritto, così i miei sogni azzurri sono stati riposti in un cassetto…».

Il momento topico del Polonia: Pasqualon tira la volata di Mohoric che batte Almeida e vince il Giro
Il momento topico del Polonia: Pasqualon tira la volata di Mohoric che batte Almeida e vince il Giro
Un dolore, soprattutto considerando che hai 35 anni e tante altre occasioni non ci saranno…

Sì, ma non ho nulla da recriminare. Era giusto che restassi, la mia presenza si è rivelata fondamentale. Se guardate la classifica e l’andamento dell’ultima tappa, tutto il Polonia si è giocato in un traguardo volante, noi lo sapevamo e soprattutto sapevamo che dovevamo giocare d’anticipo nei confronti di Almeida. Io ho pilotato Matej fino alla fine e i risultati ci hanno dato ragione. Quella vittoria, quella maglia la sento anche un po’ mia.

Che mondiale è stato personalmente?

Messo da parte il dispiacere per non essere della partita, mi sono messo a disposizione e devo dire che è stata un’esperienza molto interessante. Ho capito innanzitutto che il lavoro è enorme, anche e soprattutto nella vigilia. Io ho cercato di parlare molto con i ragazzi, di motivarli, di dare indicazioni in corsa. Non ho certo avuto tempo per pensare che non ero io a correre.

Andrea ha fatto la ricognizione del sabato con i compagni, traendo molte indicazioni (foto Maurizio Borserini)
Andrea ha fatto la ricognizione del sabato con i compagni, traendo molte indicazioni (foto Maurizio Borserini)
Il percorso ti sembrava adatto alle tue caratteristiche?

Sì, decisamente, era un tracciato “cattivo”, per velocisti abituati a limare. Per emergere serviva avere una grande condizione, capisco Bennati che voleva gambe fresche al via. Dopo le fatiche del Polonia fino all’ultimo giorno, non c’era la possibilità di esserci e dare una mano, soprattutto quando la corsa fosse entrata nel vivo.

Che cosa dici della condotta dei tuoi compagni?

A freddo si può pensare che, se Bettiol non avesse attaccato da solo poteva anche entrare nei primi 5 vista la condizione che aveva, ma ha fatto bene a provarci. E’ stata per lui un’esperienza più che positiva. Magari se un paio di corridori gli si fossero attaccati e avessero dato cambi, potevano arrivare anche più avanti. Va comunque detto che la nostra nazionale è stata grandiosa, anche se non ricompensata dal risultato.

L’unica apparizione in azzurro del veneto è agli europei del 2019. Dopo 4 anni ci sarà un bis?
L’unica apparizione in azzurro del veneto è agli europei del 2019. Dopo 4 anni ci sarà un bis?
Pensi che se Bettiol fosse stato seguito sarebbe finita diversamente?

Non credo, sono emersi i veri valori in campo e in un mondiale non succede sempre. Gli strappi duri hanno messo in evidenza chi ne aveva di più, di talento prima di tutto. Inoltre, se ci fate caso, i primi 4 venivano tutti dal Tour, segno che la corsa a tappe li aveva rodati al meglio.

Ora che cosa ti aspetta?

Dopo il Polonia e la trasferta scozzese, ho due settimane di riposo attivo a casa, poi si parte per il Giro del Benelux che è una corsa che mi piace molto e nella quale sarò ancora ultimo uomo a favore di Mohoric per provare a replicare il risultato polacco. Poi si andrà a Plouay e la lunga trasferta canadese per le classiche del WorldTour.

Pasqualon ha un altro anno di contratto alla Bahrain. Intanto la sua agenda è fitta d’impegni
Pasqualon ha un altro anno di contratto alla Bahrain. Intanto la sua agenda è fitta d’impegni
Poi c’è l’europeo…

Sì, in Olanda, su un percorso che mi favorisce. Vorrei esserci, ma perché ciò avvenga dovrò farmi vedere nelle settimane precedenti. Con Bennati non abbiamo avuto occasione di parlarne ma lo faremo, io intanto vado avanti un gradino alla volta e voglio essere all’altezza di un’eventuale convocazione.

Tu hai già il contratto per il prossimo anno?

Avevo firmato un biennale con la Bahrain, mi trovo davvero molto bene, è un gruppo affiatato con un’atmosfera positiva e i risultati sono la logica conseguenza.

Insieme a Milan, un binomio che poteva costruire qualcosa d’importante anche in proiezione Parigi 2024
Insieme a Milan, un binomio che poteva costruire qualcosa d’importante anche in proiezione Parigi 2024
Alla vigilia dei mondiali, dopo l’ufficializzazione dei percorsi olimpici, si era notato come ci fosse una somiglianza. Un pensierino a una convocazione olimpica per finire in bellezza lo fai?

Sinceramente – ammette Pasqualon – quando è uscito il percorso, ci ho pensato. Io penso che sia un tracciato dove Milan può recitare un ruolo importante e con lui mi sono trovato bene, mi dispiace che cambi squadra perché altre esperienze insieme sarebbero state utili. D’altronde si è visto anche al mondiale come correre senza radioline cambi molto nella gestione di una gara.

Tu sei di una generazione che sa come si correva senza radio: cambia davvero così tanto?

E’ proprio questo il punto: i più giovani non sono abituati a correre senza sapere dal di fuori com’è la situazione e che cosa fare. Puoi comunicare dai box, con le lavagne se si corre in circuito, ma non è lo stesso. In quei casi un regista in corsa che piloti la squadra è davvero fondamentale.

Due ore e si parte, ultimi appunti prima del via

06.08.2023
4 min
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GLASGOW – Gli azzurri sono tornati sul percorso ieri mattina, fra la gara delle juniores e i colleghi maschi. Sono riusciti a fare due giri e sono tornati in hotel con una convinzione in più: non si riesce a fare le curve affiancati. Il gruppo sarà per forza lunghissimo. Ce ne siamo accorti nelle gare dei più giovani e lo toccheremo con mano a breve. Mancano due ore e mezza alla partenza della gara dei pro’, da Edimburgo a Glasgow. Quello che vi raccontiamo è successo ieri sera, nella fase degli ultimi progetti.

Bennati li ha ascoltati e preso nota, in questa fase di condivisione e crescente consapevolezza. Nella riunione di ieri dopo cena, fatta sul pullman Vittoria dopo che gli azzurri hanno seguito insieme le finali del quartetto, anche questi elementi sono stati utili. Parole se ne sono scambiate in tutti gli ultimi giorni, ma la riunione è un momento sacro, da preparare a puntino. Per questo il toscano si è appartato nella sua camera e con la gara degli juniores come sottofondo, ha scritto gli ultimi appunti con la stilografica ricevuta in dono dalle figlie di Alfredo Martini.

«Ho aspettato a dire altro – ha spiegato il tecnico degli azzurri – perché avevo piacere che i ragazzi toccassero con mano il percorso. Quando sono venuto a vederlo, con il traffico ancora aperto, non avevo avuto le stesse sensazioni loro, che sono riusciti anche a provarlo in velocità. E’ un percorso atipico. Fra tutti quelli che ho corso, quelli che ho visto e gli ultimi che ho seguito a vario titolo, io un mondiale così non me lo ricordo».

Chi l’ha detto che Evenepoel non possa andarsene ancora una volta da lontano: secondo gli azzurri, le sue quotazioni crescono
Chi l’ha detto che Evenepoel non possa andarsene ancora una volta da lontano: secondo gli azzurri, le sue quotazioni crescono

Tanti asfalti diversi

E’ un bel casino, a tutti i livelli. Per le federazioni che devono assistere atleti di centomila discipline diverse. Per gli staff. E anche per gli atleti e i giornalisti, costretti a correre da un punto all’altro in questa insolita corsa a ostacoli che durerà fino al 13 settembre.

«E’ difficile da interpretare – ha proseguito Bennati, chiaramente tornando sul percorso – nessuno si immagina cosa potrà accadere quando entreremo nel circuito finale. Non è prevista pioggia, quindi avremo una certa pressione nelle gomme. Ma se comincia come per le ragazze, allora si complica tutto. Ci sono varie tipologie di asfalto. Nuovo e vecchio, sporco e liscio. Il pavé, i tombini. E poi è tutto arrotolato attorno alla stessa piazza, sembra di essere sempre nello stesso punto e invece non è vero. Ci si confonde, ma in corsa la concentrazione dovrà essere al massimo».

Il famoso allungo di Van der Poel sull’ultimo muro a 1,5 chilometri dall’arrivo
Il famoso allungo di Van der Poel sull’ultimo muro a 1,5 chilometri dall’arrivo

Ammiraglio al box

Se è così difficile per i corridori, immaginarsi per chi deve seguirli sull’ammiraglia. Quando venerdì sono andati a fare il primo assaggio, la macchina della nazionale è partita tre minuti dopo i corridori e ha impiegato un giro per riprenderli: come immaginare si seguire la corsa su un simile toboga?

«Il gruppo da dietro – ha confermato Bennati – non lo vedi mai. Allo stesso modo, devi sperare di bucare in zona box, altrimenti rientrare diventa un bel problema. E io credo che dopo i primi 2-3 giri, mi fermerò ai box e darò da lì le mie istruzioni. Credo che nel tratto in linea non succederà niente, mentre credo che l’approccio al circuito sarà come andare al primo Qwaremont al Fiandre: una rincorsa abbastanza selvaggia».

Van Aert aspetterà l’arrivo in volata o attaccherà a sua volta da lontano?
Van Aert aspetterà l’arrivo in volata o attaccherà a sua volta da lontano?

Pasqualon riserva

Ci saluta con la spiegazione del ruolo di riserva affidato a Pasqualon, arrivato venerdì sera dal Tour de Pologne, dopo aver scortato Mohoric alla vittoria della corsa.

«Ero d’accordo con lui e con la squadra – ha spiegato – che si ritirasse un paio di giorni prima, per venire in ritiro con noi e recuperare bene. Invece giustamente è rimasto in corsa ed è stato decisivo per il compago che ha vinto. Molto bello e capisco che a 36 anni sarebbe stata una bella occasione, ma non sarebbe stato rispettoso verso gli altri azzurri che sono venuti in ritiro e hanno fatto le loro scelte in funzione di questo. Magari Andrea avrebbe fatto ugualmente una gran corsa, perché è uno che sa limare, ma arrivando venerdì sera tardi, il dubbio che una corsa a tappe non si recuperi in così poco tempo, lo avevano tutti. Per questo avevamo chiesto che si fermasse un po’ prima».

Pasqualon, il Giro con Milan è un messaggio al cittì

07.06.2023
6 min
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Andrea Pasqualon ha ripreso a pedalare dopo il Giro d’italia. Primi passi con calma e poi si tratterà di alzare sempre di più il ritmo, con la testa sui campionati italiani e poi quelli del mondo. Sempre che Bennati decida di portarlo. Di sicuro il corridore che da quest’anno è approdato alla Bahrain Victorious (in apertura al Giro con la figlia Joyel) ha cambiato marcia e sicurezza e questo non è passato inosservato, soprattutto nei giorni in cui si è preso Milan sulle spalle e o ha lanciato nelle sue volate.

Che cosa hai fatto dopo il Giro? Dove sei?

Sono in Italia, perché il campionato italiano sarà qua in Trentino. Tornerò ad Andorra appena dopo il tricolore. Finito il Giro sono andato a fare la kermesse di Pieve di Soligo e poi quella del martedì a San Daniele del Friuli. I corridori italiani della squadra c’erano tutti ed è stato bello, veramente molto ben organizzato. Ci hanno lavorato Enrico Bonsembiante e Alessandro Ballan e hanno fatto veramente un ottimo lavoro. C’era tanta gente, si respirava l’aria di festa, l’aria di fine Giro. Sono le kermesse che portano pubblico, portano i ragazzini e anche amore per il nostro sport. In pratica ho fatto il Giro più altre due tappe. 

Un Giro molto positivo per la Bahrain Victorious e per Pasqualon, salito spesso agli onori della cronaca
Un Giro molto positivo per la Bahrain Victorious e per Pasqualon, salito spesso agli onori della cronaca
E poi?

Poi da mercoledì ho fatto qualche giorno di riposo e ho ripreso un po’ con palestra e da ieri anche in bici, con la prima uscita dopo 5 giorni. Abbiamo voluto fare uno stacco fra il primo periodo e l’inizio del secondo.

L’anno scorso sognavi di andare al mondiale e alla fine rimanesti con un pugno di mosche.

E il sogno è rimasto lì. Io ci metterò nuovamente il massimo per arrivare pronto a quel periodo. Dopo i campionati italiani andrò sicuramente una settimana ad Andorra e poi con la squadra cercheremo di preparare la seconda parte di stagione. Se sarò nel gruppo del mondiale, farò il Polonia che servirà per mettere a posto la gamba. Penso sia la cosa giusta che potrebbe darmi il ritmo giusto.

Hai già avuto contatti con Bennati?

Ci siamo parlati. La possibilità c’è, però giustamente dovrò meritarla. Sono anni che voglio indossare la maglia azzurra in un mondiale, ma non è mai arrivata. Penso che quello di Glasgow sarà uno degli ultimi percorsi che mi si addice, anche perché ho già 35 anni. I prossimi mondiali saranno anche duri e quindi non sarà facile entrare nella selezione. Quest’anno invece con un percorso così tecnico, penso di poter fare un determinato lavoro. Limare, stare davanti e soprattutto proteggere un capitano. Potrei essere una pedina importante, quindi stiamo a vedere se ci sarà la possibilità di farlo.

Arrivato nel team come appoggio per Mohoric, già alla Sanremo Pasqualon ha mostrato grande determinazione
Arrivato nel team come appoggio per Mohoric, già alla Sanremo Pasqualon ha mostrato grande determinazione
A proposito del tuo ruolo, sei stato decisivo anche in squadra al Giro d’Italia.

E’ un ruolo sicuramente che mi si addice e che mi piace. In precedenza non avevo un corridore di riferimento, adesso invece con Jonathan Milan ho trovato un gran velocista. Abbiamo visto tutti cosa riesce a fare, perciò da inizio anno abbiamo cercato di creare il miglior feeling fra la mia testa e la sua potenza.

Ha funzionato?

Abbiamo raccolto una vittoria al Giro e poteva scapparci sicuramente qualcosa in più, visti i quattro secondi posti che sono arrivati. Non è stato facile, perché tante volte ci trovavamo solamente in due. La squadra era costruita soprattutto in ottica classifica, con Jack Haig e Damiano Caruso. Non abbiamo pensato di portare una squadra per Jonathan, come penso che invece accadrà nei prossimi anni. 

In effetti sei parso spesso da solo…

Tante volte dovevo anticipare, fare da me la parte del penultimo uomo e anche dell’ultimo. Invece nell’ultima tappa a Roma tutta la squadra ha lavorato per Milan, abbiamo fatto un lavoro eccezionale e io ho corso davvero da ultimo uomo. Purtroppo però, Jonathan aveva avuto problemi intestinali due giorni prima, quindi si è ritrovato con le gambe vuote e non ha sprintato.

Secondo te si è convinto di essere un velocista o lo sta capendo piano piano?

Si sta convincendo che può essere uno dei velocisti del futuro. Il fatto di essere caduto alla Gand-Wevelgem e aver lasciato il Nord gli ha permesso di arrivare al Giro con una condizione eccezionale, ha trovato il picco di forma al Giro d’Italia ed è stato fantastico. E alla fine è stato la rivelazione di tutti, ma io lo sapevo. Lo avevo già visto.

Al via della tappa delle Tre Cime di Lavaredo da Longarone, per Pasqualon la visita dei genitori Ennio e Carmen
Al via da Longarone, per Andrea Pasqualon la visita dei genitori Ennio e Carmen
Quando?

Nel ritiro in Spagna. Una volta uscivamo da una rotonda e abbiamo fatto una volata. E questo qui mi ha tolto di ruota restando seduto, mentre io ero in piedi. Mi sono guardato con Mohoric e ci siamo detti che non avevamo mai visto quella potenza. E io ho detto a Matej: «Questo qui sarà il nuovo Cancellara». Al Giro faceva di quelle rimonte… Partiva dalla dodicesima posizione e andava a vincere le tappe oppure arrivava secondo. Questo vuol dire avere una marcia in più.

Che rapporto si è creato fra voi?

Oltre che di lavoro, un rapporto di amicizia. Siamo sempre insieme da dicembre, dividiamo la camera. Abbiamo fatto tutto il Nord insieme e adesso il Giro d’Italia. Abbiamo creato veramente un legame che va oltre il lavoro. Per questo mi dispiace che Johnny se ne vada. Ci tenevo a lavorare ancora con lui per anni, però non è detto magari un domani ci ritroveremo.

Un’intesa perfetta che però a Caorle non c’è stata: tappa a Dainese, Milan secondo e tu settimo…

Purtroppo ci siamo fatti fregare nell’ultima curva, quando io pensavo di averla ruota e invece non c’era. E’ stato un po’ ostacolato da Gaviria all’ultima curva. Pensavo che comunque avesse come punto di riferimento me, così ho cercato di andare a destra per metterlo a ruota di Dainese. Infatti ai 300 metri sono a ruota di Alberto, invece Johnny ha fatto la volata per conto suo, mentre io sono arrivato settimo per non buttare il lavoro fatto per metterlo alla ruota giusta.

L’intesa con Milan è nata già dal Saudi Tour, con la prima vittoria 2023 del friulano
L’intesa con Milan è nata già dal Saudi Tour, con la prima vittoria 2023 del friulano
Ti capita mai di sentire la mancanza della Intermarché?

No, perché ho trovato un gruppo bellissimo anche qui in Bahrain. Mi hanno subito voluto bene e mi hanno dato un ruolo fondamentale all’interno del team, un ruolo che mi piace veramente. Tante volte sono quello che parla con l’ammiraglia, parla con i ragazzi e decide anche le tattiche. Un ruolo in cui sono cresciuto negli anni e che sto facendo al meglio.

Siete un bel gruppo.

Una grande squadra. Anche con i direttori sportivi ho trovato subito un gran feeling e poi anche con i corridori. Con Caruso, Buitrago e Jonathan abbiamo creato il gruppo più bello con cui abbia corso in questi ultimi anni. E i risultati l’hanno dimostrato.

GSG veste gli ex pro’ del “Cycling Stars Criterium”

26.05.2023
3 min
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E’ oramai tutto pronto per il via ufficiale dell’edizione 2023 del “Cycling Stars Criterium”, lo spettacolare evento in circuito in programma a Pieve di Soligo lunedì 29 maggio ad appena qualche… ora dalla conclusione a Roma del Giro d’Italia numero 106. E le maglie – di cui sveliamo il disegno e la grafica – che verranno indossate dai partecipanti alla speciale prova riservata agli ex professionisti saranno prodotte e fornite dal maglificio GSG di Simone Fraccaro.

Al Cycling Stars Criterium di quest’anno sarà presente il campione italiano Filippo Zana. Assieme a lui ci saranno anche Jonathan Milan, Damiano Caruso, Andrea Pasqualon e di Santiago Buitrago: tutti portacolori della Bahrain Victorius. Ai nastri di partenza anche Andrea Vendrame della formazione francese AG2R Citroen Team e Alberto Dainese, splendido vincitore della tappa di Caorle.

La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso
La sede di GSG a Vallà di Riese PIo X, in provincia di Treviso

Ciclismo e buona cucina

Ma il Cycling Stars Criterium 2023 non “vivrà” di solo ciclismo… ma bensì anche di eccellenze enogastronomiche venete! La kermesse sarà difatti anche l’occasione per visitare lo speciale “truck” enogastronomico predisposto dalla Regione Veneto, assaggiare lo spiedo gigante, oltre alle famose polpette della Stanga. Non saranno dunque solamente alcuni grandi campioni a darsi battaglia sulle strade di Pieve di Soligo: il Cycling Stars Criterium sarà anche l’occasione per un viaggio nell’enogastronomia veneta. Non a caso, l’organizzazione – assieme agli attivissimi enti locali – si è difatti spesa per realizzare una serata indimenticabile anche per quanto riguarda il buon bere e il buon cibo: tutti ingredienti fondamentali di una grande festa… proprio come il Criterium!

Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG
Simone Fraccaro, fondatore e titolare GSG

Il grande “truck” della Regione Veneto dedicato alle eccellenze regionali arriverà nel pomeriggio: un mezzo che è in costante viaggio per l’Italia per promuovere la ricchissima offerta enogastronomica di un territorio premiato con ben nove siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. E come anticipato, la proloco di Pieve di Soligo si occuperà dell’allestimento di un’altra eccellenza locale: lo spiedo gigante. Durante il pomeriggio sarà predisposto uno spiedo che garantirà a chi volesse di godere di una prelibatezza che in provincia di Treviso è un vero e proprio rito!

Il Cycling Stars Criterium ha sempre rappresentato una grande festa di ciclismo, e quest’anno sarà anche una indimenticabile festa per il… palato!

GSG

L’urlo di Milan fa tremare San Salvo

07.05.2023
5 min
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SAN SALVO – Pasqualon e la sua barba ridono e sprizzano felicità. Il suo compagno di stanza Jonathan Milan ha appena schiantato il gruppo dei velocisti e nella vittoria c’è stato il potente zampino del corridore veneto approdato quest’anno alla Bahrain Victorious.

«Lo sapevo che oggi avrebbe vinto – grida Pasqualon per farsi sentire nella baraonda del dopo arrivo – perché ha la gamba, lo avevamo visto nella cronometro. Ero certo che se l’avessi lasciato al posto giusto, avrebbe fatto una grande volata. Ho fatto il doppio lavoro, ma così abbiamo preso la rotonda davanti. Non doveva partire prima dei 300 metri. Così è andata ed è stato fantastico.

«Il finale era difficile e c’era quella strettoia. Abbiamo fatto 20 chilometri davanti per non prendere rischi. Gli dicevo di guardare avanti. Eravamo in tre: Johnny, Caruso e io. La cosa importante era metterli entrambi nella posizione giusta, perché Damiano è in classifica e la caduta c’è stata fuori dai 3 chilometri. Quando ho visto che Damiano era al sicuro, mi sono dedicato a Milan…».

Pasqualon lo ha pilotato alla grande: i due sono compagni di stanza
Pasqualon lo ha pilotato alla grande: i due sono compagni di stanza

“Solamente” la volata

A San Salvo c’è la gente delle grandi occasioni. Una marea di pubblico che ha invaso il villaggio d’arrivo e poi si è riversata sulle transenne, cosicché quando Milan lascia esplodere la sua volata, l’arrivo trema e poi esplode. Johnny passa e non smette di urlare. Il suo diesse Pellizotti, raggiunto al telefono, dice che non era certo che Jonathan potesse districarsi nel caos della prima volata del Giro, in mezzo a velocisti freschi e scaltri come gatti selvatici. Ma quando davanti alle ruote del friulano si è aperto il varco e Bonifazio si è spostato, allora la musica è cambiata.

«I ragazzi hanno fatto veramente un ottimo lavoro – mormora Milan e sembra quasi in trance – mi hanno tenuto tranquillo nelle prime posizioni. Per tutti gli ultimi chilometri mi ripetevano sempre: “Ora stai tranquillo, stai tranquillo, stai dietro di noi. Stai coperto. Bevi. Mangia”. Alla fine mi hanno guidato nelle prime posizioni del gruppo e io ho dovuto… solamente fare la mia volata. Sono davvero contentissimo per questo. Devo dire un immenso grazie alla squadra…».

La tappa si è trascinata a lungo al piccolo trotto: nel finale l’andatura è impazzita
La tappa si è trascinata a lungo al piccolo trotto: nel finale l’andatura è impazzita

Un urlo liberatorio

Il sorriso. Il silenzio. Le parole a bassa voce. Qualche lacrima. Nell’intervista durante il viaggio di andata verso Pescara, avevamo avuto la sensazione del bambino al cospetto della corsa dei sogni. Nonostante sia un campione olimpico, l’idea di debuttare al Giro lo scuoteva dentro. E oggi che il sogno di vincere una tappa si è avverato, guardandolo negli occhi e ricordando le prime chiacchierate di quando era dilettante, riconosciamo un’emozione che forse non aveva mai provato prima

«Quell’urlo – racconta – è stato liberatorio. Mi sono passate in testa tante cose. Tanti allenamenti fatti a tutta. I brutti momenti passati all’inizio stagione con le cadute. La stanchezza che ho avuto addosso. Poi ho pensato alla mia famiglia che mi guardava da casa – qui si commuove e trattiene a stento una lacrima – ecco tutto qua. Mio padre aveva corso il Giro prima di me, non sapete quanto sia importante esserci arrivato».

Quando ha potuto sprigionare la sua potenza, alle spalle si è scavato un solco
Quando ha potuto sprigionare la sua potenza, alle spalle si è scavato un solco

Vigilia nervosa

Aveva sviato ogni attesa legata alla crono, non avendola preparata. Il suo avvicinamento al Giro non è stato dei più sereni. Il trapelare delle voci per cui il prossimo anno andrà alla Trek avrebbero potuto guastare i rapporti in squadra e forse qualche mal di pancia in casa Bahrain Victorious c’è anche stato. Invece alla fine la squadra ha scelto per il meglio. Pellizotti ribadisce che se hanno deciso di portarlo, la fiducia è massima.

«Dopo le classiche – dice Milan raccontando gli ultimi tempi – mi sono allenato il più possibile per non soffrire le salite e arrivare alla fine delle corse il più veloce possibile e credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Quando ho tagliato la linea del traguardo è stata un’emozione che mi è salita dentro. Ero praticamente scioccato e lo sono tutt’ora per la volata che ho fatto».

Raccontando la sua vittoria, Milan è passato da momenti di gioia, all’incredulità, fino alle lacrime
Raccontando la sua vittoria, Milan è passato da momenti di gioia, all’incredulità, fino alle lacrime

Grazie al CT Friuli

Prima di salutare, qualche parola di gratitudine va anche al Cycling Team Friuli, in cui è sbocciato. Fu Roberto Bressan tre anni fa a portarlo al cospetto di Marco Villa in un ritiro azzurro in Slovenia, perché potesse valutarlo e farne una delle colonne del quartetto d’oro a Tokyo. E furono ancora loro a convincerlo delle sue potenzialità anche su strada: l’autorità e lo stupore con cui Jonathan vinse in volata la tappa di Rosà al Giro U23 del 2020 fu solo l’antipasto della potenza mostrata oggi.

«La cosa speciale di quella squadra – sorride – sono l’amore e la passione che i direttori sportivi e tutto lo staff mettono nel tirare su gli atleti. Penso che il segreto del fatto che in quell’angolo di Friuli ci siano tanti buoni corridori è solo questo. Perché di fatto io sono lo stesso di stamattina, solo con un risultato in più. Mi sono messo in gioco, tutta la squadra oggi lo ha fatto e mi ha dato fiducia e per questo devo ringraziare veramente tutti. Non penso di essere cambiato tanto in questi pochi minuti…».

In attesa che Milan torni dalle premiazioni, al bus Bahrain si stringono mani e si commenta la corsa
In attesa che Milan torni dalle premiazioni, al bus Bahrain si stringono mani e si commenta la corsa

La serata ha il sapore dolce della vittoria tricolore. Il Giro d’Italia è bello quando ci fa parlare italiano ed è anche meglio quando a farlo è un giovane di grande talento su cui costruire un’ipotesi di futuro. In casa Bahrain Victorious stasera si brinderà e poi si tornerà a guardare il percorso. Domani può essere un’altra bella giornata, altre per Milan ne verranno. Caruso è uscito indenne dalla trappola della caduta. Con il mare davanti e le montagne ancora bianche alle spalle, il Giro manda in archivio la seconda tappa. Ci vediamo domani.

Dal Fiandre all’Inferno, la “settimana santa” di Pasqualon

09.04.2023
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La settimana che va dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix è detta “settimana santa” e quest’anno con la Pasqua di mezzo lo è nel vero senso della parola! Ma come vengono gestiti questi questi sette giorni che separano i due monumenti del pavè? A darci un’idea di come vadano le cose è Andrea Pasqualon.

Il corridore della Bahrain-Victorious ci ha raccontato il suo andirivieni tra Belgio e Italia. Della necessità di recuperare, ma anche di riportare su di giri il motore.

Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Andrea, tra Fiandre e Roubaix: come hai gestito questa settimana? Partiamo dal post gara di domenica scorsa…

Ho preso il volo per l’Italia la sera stessa dopo la corsa. Volevo tornare a casa per staccare un po’, stare in famiglia e uscire davvero in tranquillità nei giorni successivi.

Cosa hai fatto dunque il lunedì e il martedì?

Lunedì riposo totale. Ed era proprio quello che mi serviva, perché domenica scorsa è stata proprio dura, dura… Corse come il Fiandre sono super stressanti. Poi si è visto che velocità abbiamo fatto, le cadute… E i volti degli altri a fine corsa la dicevano lunga. Lunedì ho passato gran parte del tempo sul divano. Il martedì ho fatto due ore e mezza molto easy. Mi sono reso conto di essere ancora stanco, tanto che stavo vedendo un film con mia figlia e mi sono addormentato sul divano di nuovo. E questo la dice lunga.

Mercoledì?

Sono tornato in Belgio. Mi sono allenato quassù. E ho fatto un’uscita non troppo lunga con piccoli lavori di riattivazione. Sessioni di 10′-15′. Mi sono voluto allenare anche per fare il massaggio. Mi massaggia Pierluigi Marchioro e con lui, veneto come me, si parla di in dialetto, si scherza, si stacca in qualche modo. Ma nei due giorni a casa, essendo caduto, sono andato anche dall’osteopata. Per questo, ripeto, sono tornato in Belgio il mercoledì di buon ora.

Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Giovedì ricognizione? In questi casi avete una tabella di lavoro? Come si fa?

Esatto: ricognizione. Abbiamo provato gli ultimi 120 chilometri della Roubaix. Non c’è una tabella vera e propria ma si cerca di fare i segmenti in pavè di buon passo, ma sempre in sicurezza (si veda il caso Guazzini con il bacino rotto nella recon, ndr). E’ importante fare la ricognizione per individuare le pressioni ideali, i rapporti e per individuare le linee più sicure, capire dove c’è un po’ d’erba e dove invece si può stare sulla “schiena d’asino”. E poi io durante la ricognizione ho il compito di parlare molto con i ragazzi e di comunicare con l’ammiraglia affinché scrivano il più possibile, prendano appunti.

Un ruolo di responsabilità…

E’ molto importante conoscere ogni insidia. Poi è chiaro che in corsa non riesci a passare sulla linea migliore o che pensavi di fare, però hai idea delle condizioni che ti aspettano in quel tratto di pavè.

Quando avete fatto il briefing tecnico?

Tra venerdì e sabato soprattutto. Se ne è parlato anche prima, ma il venerdì abbiamo rivisto i filmati delle passate edizioni, c’era più relax e si parlava con tranquillità.

La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
Andiamo avanti con la preparazione: venerdì cosa hai fatto?

Una girata tranquilla, un paio d’ore. Dal venerdì soprattutto l’obiettivo principale è diventato il recupero. Alcuni compagni hanno fatto riposo assoluto. Io lo avevo fatto lunedì e quindi una sgambata l’ho fatta.

Ieri, sabato?

Più o meno la stessa cosa. Un’oretta e mezza con pausa caffè.

Fronte alimentazione: come hai gestito questa settimana?

Nei primi due giorni post Fiandre ho fatto lo scarico di carboidrati. Quindi ne ho mangiati molti in meno, a vantaggio di proteine e verdure. Verdure che servono soprattutto per riempire la pancia, per ovviare al senso di sazietà. Poi dal mercoledì sera, anche in vista della “recon” impegnativa del giovedì abbiamo iniziato a rimangiare i carboidrati. Serve la gamba piena.

E nei giorni successivi?

I carboidrati sono andati ad aumentare, sempre di più. Mentre calavano le verdure. In particolare il sabato: tanti carboidrati sin dal mattino. Io mangio anche 500 grammi di pasta in bianco. Dopo tanti anni di riso in bianco e pollo, preferisco non utilizzare troppo i condimenti, sono diventato un po’ delicato di stomaco, diciamo così. Comunque si arriva alla mattina del via con un bel carico glicemico, perché c’è da spendere moltissimo.

Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
E gli integratori?

Diciamo che i sali minerali ancora non si usano molto, tanto più che quassù siamo sui 10°-12°. Ho utilizzato le proteine post gara o allenamento e gli aminoacidi essenziali, sempre prima e dopo gli allenamenti. Ma va detto che ormai questi sono contenuti nelle proteine e da soli non si prendono più molto spesso.

Abbiamo parlato di preparazione e alimentazione: e i pensieri tra Fiandre e Roubaix, Andrea?

Bisogna cercare di staccare tra questi due super monumenti. Queste corse esigono una concentrazione massima, neanche paragonale ad una tappa di un grande Giro. Anche la mente deve essere libera. Ogni istante, ogni elemento come il vento, una curva, uno spartitraffico può essere decisivo. E per questo aspetto, ma in generale direi, è molto importante dormire bene e tanto.

Tu a che ora vai a dormire in queste situazioni?

Verso le 22. Passo una mezz’oretta al telefono. Ma proprio in questa settimana ho letto il libro di Sonny Colbrelli (Con il cuore nel fango, ndr), della sua Roubaix. E’ stato bello rivivere le sue emozioni, quel che ha vissuto in carriera e in quei giorni. Oggi fa un po’ effetto vederlo a bordo strada a darci le borracce. Mi sarebbe piaciuto molto lavorare anche per lui. Essere il suo gregario di lusso, tanto più che in passato siamo stati compagni di squadra. 

Diviso tra casa e ciclismo: Pasqualon raccontaci come fai

29.01.2023
6 min
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Da una storia su Instagram di Andrea Pasqualon è nata questa intervista. Le foto in questione erano due. Nella prima il neo corridore della Bahrain Victorious era in macchina in piena notte con destinazione casa. La seconda, il mattino successivo, abbracciato a sua figlia Joyel. La curiosità è arrivata di conseguenza, con l’intenzione di capire come i corridori riescano a conciliare famiglia e ciclismo. Sia chiaro, è il loro lavoro, ma non riconoscere il lato umano di questa storia sarebbe da insensibili.

Andrea Pasqualon è passato quest’anno alla Bahrain Victorious con la quale ha firmato un biennale (foto skovacevic)
Andrea Pasqualon è passato quest’anno alla Bahrain Victorious con la quale ha firmato un biennale (foto skovacevic)
Andrea, come si trova il giusto equilibrio?

Il nostro sport – racconta Pasqualon – è di per sé molto difficile, bisogna avere una grande concentrazione per fare le cose al meglio. Sia quando ci si trova in allenamento che quando ci si trova in gara. Anzi in quest’ultimo caso lo stress è maggiore e se a questo si aggiunge la famiglia diventa una bomba pronta ad esplodere. Bisogna far combaciare tutto, non si può far mancare nulla alla famiglia. 

Quanto è importante la famiglia per un corridore?

I figli sono un pensiero in più che si somma al lavoro, ma la famiglia è importante. Trovare il luogo ed il tempo per stare con loro ti aiuta anche a recuperare. Stare con mia figlia e passare del tempo con lei mi fa stare bene. Quando si è ai ritiri o alle corse, non si vede l’ora di tornare da loro e di godere della loro presenza. 

Nome particolare Joyel, da dove arriva?

La mia compagna ed io non volevamo sapere il sesso. Avevamo un sacco di nomi da maschio, ma da femmina no. Così la sera prima abbiamo pensato ad un nome e ci è venuto in mente Joyel. Arriva da un cartone animato: Rio. 

Quanto anni ha ora?

Sei, appena compiuti: il 25 gennaio. Fa gli anni lo stesso giorno della nonna, mia madre, ed abbiamo festeggiato insieme. Ho approfittato di alcuni giorni di pausa per tornare qui in Trentino e passare dei giorni con tutta la famiglia. 

Riesci a conciliare l’attività di professionista con la figura di padre?

Non è sempre semplice, spesso la mia compagna si trova nella situazione di dover ricoprire entrambe le figure. E’ una santa, come lo sono anche le mogli o compagne dei miei colleghi, che spesso si trovano a dare quel che il padre non riesce a trasmettere. 

Quando torni a casa stai spesso con tua figlia, lo si vede dalle foto.

Una volta tornati a casa dalle varie corse o ritiri, bisogna dare il 110 per cento. Viaggiare di notte fa parte del mestiere, preferisco dormire qualche ora in meno, ma svegliarmi insieme a mia figlia il giorno dopo.

Pasqualon ha corso per sei anni con la Intermarché, prima Wanty Group Gobert
Pasqualon ha corso per sei anni con la Intermarché, prima Wanty Group Gobert
Avere delle figure di supporto come i nonni è importante?

I nonni sono una figura di riferimento importantissima. Noi abbiamo la fortuna di avere anche i bisnonni, sono delle persone molto attive e ci danno una grande mano per gestire la famiglia. Io stesso ricordo mio nonno come se fosse mio padre, i miei genitori lavoravano entrambi e lui mi ha cresciuto ed insegnato molto. 

Anche la tua compagna lavora?

Tanja lavora e qualche volta partecipa a delle fiere o eventi e sta via per il weekend. La sera, quando è a casa, lavora in un bar, è giusto che anche lei si trovi il suo spazio. Non deve rinunciare alle cose per “colpa” mia.

Tua figlia Joyel che rapporto ha con il tuo lavoro?

Con il passare degli anni sta iniziando a capire il mio lavoro. Quando era più piccola si arrabbiava di più per le mie assenze. A volte, ancora ora, mi chiede se posso prendere dei giorni liberi per restare con lei. I giorni in cui devo fare scarico riesco a conciliare le cose, ma quando devo fare dei lavori specifici devo dirle di no a malincuore. Le prometto però che esco presto così torno prima e passiamo più tempo insieme. 

Le corse a tappe sono meno pesanti dei ritiri perché i ritmi sono più frenetici e si è concentrati sulla corsa
Le corse a tappe sono meno pesanti dei ritiri perché i ritmi sono più frenetici e si è concentrati sulla corsa
Sono più difficili da gestire i ritiri o le gare?

I ritiri.

Come mai?

Perché in gara sei concentrato sul risultato e sul motivo per il quale stai correndo. Le giornate scorrono via più rapide.

Quando vai in ritiro da solo le porti con te?

Sì, mi sono preso una casa ad Andorra e porto la famiglia con me. Prima di un Tour de France o del Giro mi è utile averli accanto, mi fa stare bene anche di mente. Poi considerate che se non li vedessi neanche durante il ritiro, al quale poi si aggiunge la corsa, sarebbero 60 giorni di lontananza. 

Molte squadre non permettono ai corridori di portare con sé la famiglia, anche nei ritiri individuali…

E’ una cosa che non capisco, dicono che deconcentra l’atleta. Sinceramente non lo comprendo come ragionamento. Quando vado in ritiro mi piace portare la famiglia, avere qualcuno di importante accanto è utile sia a livello umano che sportivo. Se fossi un diesse opterei sempre per la felicità del corridore, un professionista felice riesce a rendere di più.

Pasqualon preferisce allenarsi sulle strade di Andorra, più sicure e a portata dei ciclisti (foto airanphoto)
Pasqualon preferisce allenarsi sulle strade di Andorra, più sicure e a portata dei ciclisti (foto airanphoto)
Come funziona una tua giornata tipo in ritiro?

Ho preso una casa ad Andorra, la mattina mi alleno mentre Tanja e Joyel fanno delle belle camminate. Il pomeriggio lo passiamo insieme.

Dalle foto sui social si vede che ti piace portarla con te in bici o sugli sci.

Sì, mi piace l’idea che cresca come una “sportiva” per insegnarle uno stile di vita sano. Non mi importa quale sport vorrà fare e non la obbligherò a fare nulla. Credo, però, che sia giusto darle la possibilità di provare tante cose, a seconda dei suoi gusti. 

Anche tu scii molto.

Sono cresciuto sugli sci, fino ai 17 anni ed è bello avere un’attività da alternare.

Joyel ha sei anni, è prossima alla scuola, che decisione avete preso tu e la tua compagna?

Ora lei è in un istituto privato, un asilo che ha una visione differente e lascia tanto i bambini all’aria aperta. In Trentino sono molte le strutture così, i bambini crescono a contatto con la natura imparando a condividere con essa gli spazi.

La scuola elementare dove la farà?

Ad Andorra, per motivi di tempo resto più tempo lì che in Italia. E’ uno Stato che mi piace molto e piace tanto anche alla mia compagna. Si tratta di un posto sicuro dove allenarsi, le strade sono larghe e c’è la cultura ed il rispetto del ciclista. Ad essere sincero in Italia pedalo poco, preferisco fare attività differenti e le ultime vicende (l’incidente mortale di Rebellin, ndr) mi hanno convinto ancor di più a prendere questa scelta.

Pasqualon, Oldani, Albanese: i tre esclusi da Wollongong

24.09.2022
6 min
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Daniele Bennati prima di partire per l’Australia aveva stilato una lista di 13 atleti, tra i quali c’erano anche Stefano Oldani, Andrea Pasqualon e Vincenzo Albanese. I tre esclusi quando sono stati ufficializzati i nomi per Wollongong.

Per ciascuno dei tre ragazzi la scelta ha avuto ha una genesi diversa. Una motivazione legata soprattutto al tipo di corsa che ha in mente Bennati e ad un sovrapporsi di uomini con caratteristiche simili. Non si è trattato solo di merito o meno.

Oldani ha optato per un ennesimo ritiro (il quarto dell’anno) a fine agosto. L’idea era di puntare forte sul finale di stagione (foto Instagram)
Oldani ha optato per un ennesimo ritiro (il quarto dell’anno) a fine agosto. L’idea era di puntare forte sul finale di stagione (foto Instagram)

Oldani e la Alpecin

Stefano Oldani non è veloce come Pasqualon e Albanese. E’ più un corridore d’attacco e di fondo. Magari avrebbe vestito la maglia per aiutare i capitani.

«So – dice con lucidità il corridore della Alpecin-Deceuninck – che le selezioni per la maglia azzurra sono sempre difficili. Sfortunatamente sono sempre rimasto fuori, anche quando ero più giovane e titolato. Avevo vinto il campionato italiano a crono juniores e avevo dimostrato tanto.

«Avevo parlato tanto con Bennati, ma non avevo la sicurezza che una volta in Australia avrei corso. Magari sarei stato a disposizione come riserva. A quel punto visto il grande impegno profuso per preparare la stagione, visto che avevo chiesto alla squadra altri giorni per andare in ritiro a Livigno… abbiamo preferito pensare agli obiettivi di questo fine stagione».

Non solo la vittoria di Genova al Giro. Nelle scorse settimane Oldani è stato 8° assoluto al Giro di Danimarca e 4° al Gp Fourmies
Non solo la vittoria di Genova al Giro. Nelle scorse settimane Oldani è stato 8° assoluto al Danimarca e 4° a Fourmies

Scelta ragionata

Oldani spiega quindi che nel suo caso l’esclusione è stata concertata, tra lui, la squadra e in qualche modo Bennati. Andare in altura significa non mettersi a disposizione del proprio team per le corse e che qualcun altro deve correre al posto tuo.

«Alla fine – riprende Oldani – è stata una scelta più mia e del team che di Bennati. La squadra non era d’accordo che andassi laggiù e perdessi dieci giorni. Sarei tornato con un altro fuso orario da smaltire e neanche avrei corso il mondiale. Vanificando così la preparazione fatta per queste ultime gare in Italia, cui il team ed io teniamo molto.

«Piuttosto ai piani alti (l’UCI, ndr) dovrebbero capire che certe trasferte dall’altra parte del pianeta sono molto complicate. Se il mondiale fosse stato in Europa, la squadra mi avrebbe mandato anche come riserva. Un conto è perdere 4-5 giorni e non avere problemi di jet-lag e un conto è perdere due settimane piene e vanificare un intero blocco di lavoro.

«Peccato, mi dispiace molto. Sarebbe stata una bella esperienza. In ogni caso vorrei dire che con Bennati ci siamo lasciati benissimo».

Pasqualon in azione ad Overijse (Belgio). Andrea ha mostrato un rendimento costante nel corso della stagione (foto @godinjonathan)
Pasqualon ad Overijse (Belgio). Andrea è stato costante nel corso della stagione (foto @godinjonathan)

Delusione Pasqualon

Quando lo contattiamo Andrea Pasqualon è fuori per la distanza. E che distanza sui passi dolomitici: 190 chilometri e 3.900 metri di dislivello. E’ quasi fine settembre e l’atleta della Intermarché Wanty Gobert ha ancora la voglia di fare tutto al meglio. E forse anche un pizzico di rabbia.

La sua esclusione è quella che ha fatto più rumore. Il percorso era davvero adatto a lui. Andrea ha mostrato di andare forte e dall’inizio dell’anno diceva che teneva al mondiale in modo particolare. Avrebbe fatto di tutto per esserci. Ma anche stavolta è rimasto fuori.

«Sto preparando il finale di stagione – dice Pasqualon – mi dispiace moltissimo. Credevo molto nella mia presenza, ma ancora una volta non ci sono… Scelte del commissario tecnico. Avevo parlato un po’ col “Benna” anche alla Coppa Sabatini. Voleva portare più scalatori rispetto a gente veloce. Capisco che sono scelte difficili da fare, però penso anche che un corridore come me ci sarebbe stato bene nel gruppo degli italiani».

«Probabilmente nelle due corse in Canada non ho dimostrato di essere all’altezza, ma lo sapevo perché la mia condizione era in crescita. Volevo arrivare al top forma della forma nella settimana del mondiale. Con i preparatori avevamo questo obiettivo e ci siamo riusciti. E infatti quell’allenamento di ieri è stato uno sfogo».

Pasqualon 2022
Quest’anno Pasqualon ha vinto il Circuit de Wallonie a maggio. Dopo il Tour ha ripreso con dei buoni piazzamenti in Belgio
Pasqualon 2022
Quest’anno Pasqualon ha vinto il Circuit de Wallonie a maggio. Dopo il Tour ha ripreso con dei buoni piazzamenti in Belgio

Testa al 2023

«Cosa dire? Nulla, probabilmente non ho dimostrato il mio valore… Ma non penso proprio sia così dopo un’annata del genere. Non credo di non essere all’altezza di correre un mondiale. Sono stato il miglior italiano in tutte le classiche.

«Magari il prossimo anno con la Bahrain-Victorious riuscirò a fare un altro piccolo salto di qualità. Ad aumentare un po’ la “cilindrata” e vediamo se si arriva a vestire questa maglia azzurra. Io ci spero tanto. Ma per far sì che questo sogno si possa avverare bisogna passare anche dalle scelte dei commissari tecnici».

La delusione è palpabile in Pasqualon. Ma il veneto è onesto e alla fine un pensiero è per i suoi colleghi. «Spero che i ragazzi facciano una bella corsa. Gli faccio un grande in bocca al lupo».

Vincenzo Albanese alla Coppa Sabatini è stato sesto, migliore degli italiani
Vincenzo Albanese alla Coppa Sabatini è stato sesto, migliore degli italiani

L’out di Albanese

E poi c’è il terzo escluso: Vincenzo Albanese. Voci attendibili ci hanno riferito che il corridore della Eolo-Kometa ci sia rimasto malissimo. E forse anche per questo motivo è rimasto nel silenzio.

La posizione di Albanese era forse la più delicata. Difficile vederlo come capitano e difficile vederlo lavorare per i compagni. Di contro, è anche vero che “Alba” è colui che scorta il compagno Fortunato alle pendici dello Zoncolan e gli serve la vittoria sul piatto d’argento.

L’ultima volta che lo avevamo intervistato aveva da poco vinto la sua prima gara da pro’. La forma c’era ed era in crescita. Anche Vincenzo aveva cerchiato di rosso l’appuntamento australiano. E come gli altri, avrebbe meritato una maglia. Ma le scelte per Bennati non sono state facili. E’ il lato oscuro dell’essere cittì: la tagliola prima o poi arriva.

La delusione nei tre ragazzi c’è ed è comprensibile. I sogni e le aspettative del corridore da una parte, le scelte tecniche del cittì dall’altra. Il filo può essere molto sottile. Ma non è la prima e non sarà l’ultima volta che accadrà tutto ciò.

Pasqualon alla Bahrain-Victorious, l’uomo in più per Mohoric

24.08.2022
5 min
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«Abbiamo preso Andrea Pasqualon perché è un ottimo corridore che potrà mettere la sua esperienza al servizio del team. Esperienza che ha soprattutto per le corse del Nord. Di certo è e sarà più di un gregario». Inizia così il giudizio di Franco Pellizotti sull’acquisto del corridore trentino.

Con il direttore sportivo della Bahrain Victorious si parla appunto dell’acquisto di Pasqualon, il quale si unirà alla sua squadra a partire dalla prossima stagione. Un passaggio un po’ inaspettato. Dopo tanti anni nel team belga e con la fiducia dei suoi direttori sportivi non era così scontato che Pasqualon potesse lasciare la Intermarché Wanty Gobert.

Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious, team per il quale Pasqualon ha firmato un biennale
Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious, team per il quale Pasqualon ha firmato un biennale

Pellizotti lo aspetta

«Andrea – continua Pellizotti – è un ragazzo che ha tanta esperienza, è abituato a correre all’estero e per noi è importante visito che siamo un team molto internazionale, abbiamo atleti di molte nazioni.

«Da un punto di vista tecnico Pasqualon è più di un velocista. E’ un corridore duttile. Può fare bene in molte corse, anche nelle tappe non troppo veloci e soprattutto può fare bene in Belgio. Non che non abbiamo dei buoni corridori per quelle corse, ma non abbiamo neanche un leader da poter dire agli altri: tu fai il gregario di… Tu sei l’uomo di… Abbiamo Mohoric che è bravo e Pasqualon può essere ideale per stargli vicino. 

«E poi abbiamo anche tanti giovani e può essere un esempio per loro. Parlando di Belgio e giovani mi viene in mente anche Milan per esempio».

L’arrivo di Pasqualon fa riflettere e con Sonny Colbrelli fermo ai box da ormai una stagione intera e senza certezze sul suo rientro, che ci auguriamo possa avvenire e avvenire presto, è lecito chiedersi se Andrea non possa essere il suo sostituto naturale.

«Non abbiamo ingaggiato Andrea per sostituire Sonny. Hanno caratteristiche simili, ma Sonny è Sonny! Anzi, sono convinto che sarebbe stato dei nostri anche con lui e ne sarebbe stato un compagno ideale. E vi dirò anche che era un bel po’ che lo avevamo preso e non è stata una decisione presa così…».

Per Pellizotti, Pasqualon potrà mettere la sua esperienza del Nord a disposizione della Bahrain Victorious
Per Pellizotti, Pasqualon potrà mettere la sua esperienza del Nord a disposizione della Bahrain Victorious

Pasqualon e il Nord

Da Pellizotti a Pasqualon stesso. Andrea sta correndo in Belgio. Giusto ieri ha chiuso al settimo posto alla Egmont Cyclng Race.

«Se non fosse stato per un’incomprensione con la squadra – racconta Andrea – nel finale sarebbe potuta andare meglio. Ero convinto di avere un compagno, ma non c’è stato. Ai 500 metri si è aperto un buco e nulla… in quattro hanno preso una manciata di metri ed è finita lì. 

«Io però sono contento perché era la prima gara dopo l’altura. E si sa che ci vuole sempre un po’ per ritrovare il ritmo gara». 

Anche per queste qualità: velocità, costanza di rendimento Pasqualon vestirà i colori della Bahrain Victorious dal 2023.

«Sì, adesso è ufficiale – dice Andrea – sono contento perché la Bahrain è uno dei migliori team in assoluto. Non che la Intermarché non lo sia, soprattutto dopo una stagione come quella che abbiamo fatto. Ma la nuova squadra so che mi darà il 110% per diventare un corridore vero, di altissimo livello. Mancava qualcosina, quel qualcosa di più che sono convinto la Bahrain mi possa dare.

«In Bahrain potrò mettere a disposizione la mia esperienza per il Nord. Potrò stare vicino a corridori come Mohoric e Bauhaus i quali avevano bisogno di un uomo con le mie caratteristiche. Ma al tempo stesso avrò il mio spazio».

Pasqualon Vallonia 2022
La volata vincente di Pasqualon (classe 1988) al Circuito di Vallonia a fine maggio
Pasqualon Vallonia 2022
La volata vincente di Pasqualon (classe 1988) al Circuito di Vallonia a fine maggio

L’amico Mohoric 

Anche con Pasqualon tocchiamo il “tasto Colbrelli”. E già solo con questo paragone Andrea sembra lusingato. 

«Eh – sorride – non si sa mai. Negli ultimi anni sono cresciuto e magari fare come Colbrelli può essere il mio obiettivo. A me piace andare forte al Nord e Sonny è andato forte al Nord. La mia corsa dei sogni è la Roubaix e Colbrelli ha vinto la Roubaix… Magari ci riuscirò anche io!».

Pasqualon sa che dovrà essere soprattutto di supporto. E’ in sintonia con Pellizotti quando parla di esperienza e di giovani. Anche su Milan dice che potrebbero mettere su un grande team per le volate e che non vede l’ora di conoscerlo nei primi ritiri.

E su Mohoric: «Credo – spiega Pasqualon – che Matej, oltre che fortissimo, sia il corridore più intelligente in gruppo. E non lo dico solo io. Legge la corsa, è sempre informato, conosce i materiali… è sprecato per fare il ciclista! Io e lui siamo ottimi amici. In gruppo parliamo spesso e anzi, se arrivo in Bahrain è anche grazie a lui. 

«E’ lui che mi vuole al suo fianco. Gli serviva un corridore che sa limare, che sa creare lo spazio, che sa essere davanti al momento giusto in certe corse e dopo 12 anni di professionismo sono qualità che ho acquisito e che mi consentiranno, spero, di essere un’ottima pedina».

Pasqualon è stato azzurro nell’europeo vittorioso di Viviani nel 2019
Pasqualon è stato azzurro nell’europeo vittorioso di Viviani nel 2019

Sogni azzurri

Prima di congedarci con Pasqualon gettiamo anche un occhio su suo prossimo futuro: il mondiale di Wollongong. 

Il ragazzo di Bassano del Grappa non ha mai nascosto di volerci essere e anche stavolta ribadisce il discorso. Si è preparato bene. Ad Andorra ha una casa dove vive a 2.000 metri. La gamba sembra esserci. La prestazione di ieri in una corsa tanto veloce e nervosa non è qualcosa da sottovalutare.

«Sul mondiale – dice Andrea – ho messo la crocetta da tempo. Mi sto preparando per quell’evento. Voglio esserci perché è una corsa adatta alle mie caratteristiche e anche per dare una mano a gente come Bettiol o Trentin

«Correrò oggi a Overijse, poi altre gare come la Bretagne Classic, Plouay, la trasferta con le due gare canadesi e poi vedremo come evolverà la situazione. Io ci tengo tantissimo».