La conclusione del Giro di Danimarca vinto da Arnaud De Lie ha riproposto una vecchia conoscenza del ciclismo italiano (anche se parlare di “vecchia” a proposito di un corridore di 23 anni suona un po’ contraddittorio…). Parliamo di Anders Foldager, il corridore danese approdato quest’anno al team Jayco AlUla dopo aver fatto la sua gavetta dalle nostre parti, precisamente dalla Biesse Carrera.
Foldager ha conquistato il terzo gradino del podio nella classifica finale, in una gara di alto livello con molti team del WorldTour. In quest’occasione il corridore di Skive non vestiva però la maglia del team australiano, bensì quella della nazionale il che dà maggior risalto alla sua prova.
Il podio finale con De Lie vincitore con 1″ su Cort e 27″ su Foldager (foto Moller)Il podio finale con De Lie vincitore con 1″ su Cort e 27″ su Foldager (foto Moller)
Per Foldager è il giusto premio per una prima stagione nel grande ciclismo vissuta con qualche difficoltà ma sempre da protagonista: «Finora l’anno è stato positivo – racconta Anders mentre si sta dirigendo in Francia per la Bretagne Classic di domenica – con qualche problema all’inizio della stagione e un sacco di malattie che mi hanno rallentato. Ma da maggio è stato positivo».
Rispetto allo scorso anno le difficoltà sono aumentate, il calendario è di livello più alto?
Sì, certo. Faccio solo gare professionistiche del WorldTour o immediatamente sotto, quindi forse la gara più grande dell’anno scorso è la più piccola per me quest’anno. Quindi è sempre difficile, ma allo stesso tempo è sempre più intrigante e mi accorgo che vado sempre meglio.
La stagione del danese è stata segnata da un difficile inizio, ma ora i risultati arrivanoLa stagione del danese è stata segnata da un difficile inizio, ma ora i risultati arrivano
Raccontaci il tuo Giro di Danimarca, come sei riuscito a conquistare il podio?
Prima di tutto abbiamo avuto la cronometro a squadre dove siamo arrivati al quarto posto. E’ stato un buon inizio se volevamo puntare alla classifica. La tappa successiva era già decisiva per l’esito finale e me la sono cavata più che bene, finendo ancora quarto a non molta distanza da Magnus Corte Arnaud De Lie che avevano già fatto la differenza. Da lì sono stati solo sprint piuttosto numerosi in cui ho dovuto restare con la squadra, difendendo il podio.
Voi correvate con la nazionale contro squadre WorldTour che vivono insieme tutto l’anno. E’ stato uno svantaggio per te?
Forse un po’. Soprattutto perché abbiamo perso due corridori, Mathias Nordsgaard e l’ex iridato U23 a cronometro Johan Price-Pejtersen già alla seconda tappa. Quindi ero l’unico corridore del WT nella squadra, ma ho avuto un buon aiuto dagli altri ragazzi. È difficile quando non si corre insieme tutti i giorni, avevamo sicuramente minor amalgama rispetto alle altre formazioni perché non ci conoscevamo molto bene, per questo il risultato finale ha maggior valore e lo condivido con tutti i miei compagni.
Foldager ha corso con la nazionale, pagando dazio in termini di amalgama con i compagni (foto Moller)Foldager ha corso con la nazionale, pagando dazio in termini di amalgama con i compagni (foto Moller)
Eri già stato quarto al Giro di Slovacchia: stai diventando un corridore più portato per le corse a tappe?
Non lo so, forse. Penso che le brevi corse a tappe senza le grandi montagne e senza circuito cittadino, vadano bene per me, ma resto comunque migliore come cacciatore di tappe e nelle corse di un giorno. Le mie caratteristiche non cambiano.
Che cosa ti è rimasto della tua esperienza in Italia?
Ora posso dire con certezza che il grande calendario Under 23 in Italia mi ha dato un sacco di esperienze e opportunità per emergere nei finali e poi ovviamente la squadra mi ha aiutato a crescere. Apprezzo moltissimo il mio tempo trascorso in Italia, che mi ha davvero costruito il corridore che sono oggi. Non solo tecnicamente, ma anche mentalmente, per essere un professionista.
Magnus Cort vincitore della seconda tappa su De Lie. Tappa che si rivelerà decisiva, ma il belga la spunterà (foto Moller)Magnus Cort vincitore della seconda tappa su De Lie. Tappa che si rivelerà decisiva, ma il belga la spunterà (foto Moller)
Quanto conta nell’evoluzione del ciclismo danese avere un campione di riferimento come Vingegaard?
E’ fondamentale avere delle grandi star per i giovani ciclisti. Da ammirare come un idolo. L’idea è che se ce l’ha fatta lui, allora vuol dire che possiamo farcela anche noi. Grazie alle imprese di Tomas, il ciclismo nel mio Paese è cresciuto enormemente l’anno scorso e si vedeva dalla quantità di gente presente proprio al Tour di casa, per le strade danesi. Ora il ciclismo è davvero molto popolare, fra i più diffusi.
Ora quali sono i tuoi obiettivi da qui alla fine della stagione?
Dopo Plouay continuerò con le gare di un giorno, forse Amburgo, forse alcune gare in Italia, ma il programma non è ancora ben definito. Il mio obiettivo è di rimanere in forma e di aiutare i ragazzi quando devo farlo e se devo, cercando comunque di avere la mia possibilità, a volte. Magari per cercare un’altra vittoria quest’anno.
Per il danese già ottimi segnali al Giro di Slovacchia con vittoria di tappa e 4° posto finalePer il danese già ottimi segnali al Giro di Slovacchia con vittoria di tappa e 4° posto finale
Tu hai già il contratto per il prossimo anno: speri di essere selezionato per un grande giro?
Per l’anno prossimo, spero proprio di sì. Penso che sarebbe bello fare un Grand Tour, ma non ho ancora pensato alla prossima stagione e lo faremo, sicuramente faremo un piano con la squadra e con il mio allenatore. Per scegliere quello che si adatta meglio alle mie possibilità, fra Italia, Francia o Spagna non ho preferenze. Anche se personalmente potrebbe essere davvero bello correre il Giro…
Quando la tua formazione vive un’annata ai vertici può essere difficile scegliere i momenti migliori. Il tandem formato dai diesse Marco Milesi e Dario Nicoletti ha continuato sempre a seminare e per la loro Biesse-Carrera il 2023 è stata la stagione del raccolto. L’ennesima in cui i loro prodotti più buoni si sono messi in mostra, riuscendo a trovare – per alcuni di essi – mercato tra i pro’.
Per il team continental bresciano parlano i numeri, forse i più alti raggiunti nelle ultime stagioni. Quattordici vittorie, diciannove podi e altri ventitre piazzamenti nelle top five sono il bottino ottenuto da marzo ad ottobre. Nel mezzo anche le solite buone prove offerte nelle gare con i “big” della categoria superiore. E così assieme ai due tecnici andiamo a ripercorre per sommi capi la storia della stagione appena conclusa buttando uno sguardo al 2024.
Foldager esulta a Trieste nell’ultima frazione del Giro NextGen. Per lui cinque successi stagionali, compresa una cronosquadre (foto Rodella)Milesi con la formazione che ha partecipato al Giro NextGen, chiuso con un successo di tappa (foto facebook)Foldager esulta a Trieste nell’ultima frazione del Giro NextGen. Per lui cinque successi stagionali, compresa una cronosquadre (foto Rodella)Milesi con la formazione che ha partecipato al Giro NextGen, chiuso con un successo di tappa (foto facebook)
Parla Milesi
Marco Milesi è alla Biesse-Carrera dal 2018 e da allora ha sempre saputo ottimizzare il lavoro sviluppato. I risultati non sono mai mancati, così come i ragazzi da far passare tra i professionisti. Quest’anno è stato tutto amplificato, ma non è frutto del caso.
«Se calcoliamo vittorie e piazzamenti – analizza l’ex pro’ di Liquigas e Domo Farm Frites – abbiamo davvero vissuto la nostra migliore stagione. In passato avevamo avuto belle annate, ma tenendo conto di tanti aspetti che compensavano un numero di successi minore. Ad esempio ricordo il biennio 2019-20 dove abbiamo fatto sei vittorie in tutto però facendo passare prima Ravanelli poi Colleoni e Conca. Stavolta abbiamo fatto meglio. Siamo stati competitivi da inizio a fine stagione, con gli ultimi due mesi buonissimi. Abbiamo conquistato vittorie di peso e disputato un calendario di un certo spessore. Tra elite/U23 siamo sempre andati per fare risultato pieno o podio, tra i pro’ abbiamo corso all’attacco per farci vedere e fare tanta esperienza».
Prima tappa dell’Avenir e doppietta Biesse-Carrera. Vittoria del danese Foldager sull’azzurro Villa (foto Gilson/DirectVelo)Foldager sarà pro’ con la Jayco Alula, Villa con la Bingoal (foto Biesse-Carrera)Prima tappa dell’Avenir e doppietta Biesse-Carrera. Vittoria del danese Foldager sull’azzurro Villa (foto Gilson/DirectVelo)Foldager sarà pro’ con la Jayco Alula, Villa con la Bingoal (foto Biesse-Carrera)
«Ad esempio al Giro del Veneto – prosegue Milesi – Francesco Galimberti e Arrighetti sono arrivati attorno alla 25ª posizione a soli 15 secondi dal vincitore (Godon della Ag2R Citroen, ndr) in un arrivo particolarmente difficile al termine di una corsa molto dura. Non sono vittorie, ma piazzamenti del genere ci riempiono di tanta soddisfazione, specie se raggiunti da giovani interessanti come loro. Arrighetti è addirittura un 2004».
Pronti al grande salto
Chi passa dalla Biesse-Carrera sa cosa serve per diventare pro’. Milesi e Nicoletti sono ottimi insegnanti in questo senso, non solo perché li sono stati anche loro, ma perché sono capaci di lavorare con i giovani. E questo genera un volano di credibilità.
«Dario ed io siamo conosciuti da tanto – spiega Milesi – e i dirigenti delle formazioni pro’ si fidano di noi anche se i nostri ragazzi migliori ottengono meno risultati di altri. Abbiamo entrambi un bel passato con i giovani o con corridori che non erano così conosciuti. A volte penso a cosa è diventato Almeida, che ho avuto nel 2017 nella Trevigiani e forse non era così considerato. Pensiamo sempre alla figuraccia che faremmo se consigliassimo male le squadre professionistiche sui nostri ragazzi. Forse è anche per quello che ormai si è instaurato questo rapporto di fiducia. Però il merito è anche, ad esempio, di Carrera che ci ha fornito materiali per ridurre il gap con le formazioni più attrezzate sotto quel punto di vista».
Villa vince il Trofeo Piva. Per Nicoletti è stata la svolta della stagione (foto Rodella)Galimberti è andato a segno tre volte. Nel 2024 sarà la punta della Biesse-Carrera per passare pro’ (foto Rodella)Per Milesi le bici e i materiali forniti da Carrera hanno aiutato per ridurre il gap con le grandi squadre (foto Rodella)Villa vince il Trofeo Piva. Per Nicoletti è stata la svolta della stagione (foto Rodella)Galimberti è andato a segno tre volte. Nel 2024 sarà la punta della Biesse-Carrera per passare pro’ (foto Rodella)Per Milesi le bici e i materiali forniti da Carrera hanno aiutato per ridurre il gap con le grandi squadre (foto Rodella)
«Anche quest’anno – va avanti – siamo riusciti a far passare due bei corridori. Foldager andrà nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Lui ci ha regalato forse la vittoria più bella al Giro NextGen. Villa invece è stato preso dalla Bingoal. Anche lui ha fatto una bella stagione con due successi, tra cui il Trofeo Piva. Loro due hanno fatto primo e secondo nella tappa inaugurale dell’Avenir. Un altro grande momento per noi. Stiamo lavorando per piazzare tra i pro’ anche Francesco Galimberti. C’è una professional italiana che è interessata a lui e vedremo come andrà. Se non passa siamo contenti di tenerlo fra noi e fargli fare un ulteriore salto di qualità».
Per tanti che passano, c’è anche chi smette. Purtroppo Ciuccarelli ha disputato l’ultima gara della carriera al Giro del Veneto. Il suo non è un nome qualunque se consideriamo che aveva dovuto rimandare il passaggio per due anni in pratica. «Doveva passare l’anno scorso con la Drone Hopper – racconta Milesi – ma dopo le note vicende è rimasto ancora con noi perché volevamo rilanciarlo moralmente. Si è impegnato tutto l’anno come sempre, è andato bene, ma quella vicenda lo ha mandato in crisi. Ci dispiace veramente tanto che abbia fatto questa scelta, benché spero possa cambiare idea».
Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper con cui doveva passare (foto Rodella)Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper (foto Rodella)
Il punto di vista di Nicoletti
La grande sintonia tra i due tecnici della Biesse-Carrera è alla base di tutto. Assieme non solo studiano tattiche o si dividono le gare cui partecipare ma c’è molta complementarità su tanti punti di vista.
«Rispetto a quello che ha già detto Marco – commenta Nicoletti – posso aggiungere che oltre alla qualità delle vittorie è che abbiamo vinto e conquistato risultati con tanti ragazzi, ben nove per la precisione su dodici atleti in squadra. Significa che c’è stato un grande lavoro, che l’impronta data l’anno scorso ha dato i suoi frutti. Credo che il successo di Villa al Trofeo Piva ci abbia fatto capire di essere entrati in una nuova dimensione. Lì la stagione ha svoltato. E poi far passare pro’ due ragazzi del nostro organico è un’altra percentuale di cui andiamo orgogliosi».
«Marco ed io siamo legati da una profonda amicizia – continua l’ex atleta Mapei – che affonda le radici negli anni ’90 quando eravamo compagni di squadra con Olivano Locatelli. Ormai sono le squadre dei pro’ che vengono da noi ad inizio anno a chiederci che corridori interessanti abbiamo da proporre. Ci fa piacere che si fidino di noi. Per il 2024 abbiamo già la squadra fatta e l’obiettivo è mantenere la linea di questi ultimi due anni».
D’Amato ha centrato due vittorie. Per Nicoletti e Milesi può passare pro’ se nel 2024 lavorerà come quest’anno Arrighetti vince la Monsterrato Road a fine marzo. Milesi e Nicoletti lo reputano un prospetto per i pro’ (foto Rodella)Cavalcata solitaria. A fine settembre festeggia anche Pier Elis Belletta a Gavardo (foto Rodella)Belleri beffato al fotofinish da Igoshev a Collecchio. Ha dato tanto alla Biesse, passa alla Hopplà di comune accordo (foto Rodella)D’Amato ha centrato due vittorie. Per Nicoletti e Milesi può passare pro’ se nel 2024 lavorerà come quest’anno Arrighetti vince la Monsterrato Road a fine marzo. Milesi e Nicoletti lo reputano un prospetto per i pro’ (foto Rodella)Cavalcata solitaria. A fine settembre festeggia anche Pier Elis Belletta a Gavardo (foto Rodella)Belleri beffato al fotofinish da Igoshev a Collecchio. Ha dato tanto alla Biesse, passa alla Hopplà di comune accordo (foto Rodella)
Chi va e chi viene
Proprio il cosiddetto ciclomercato è un argomento attuale per la Biesse Carrera. La formazione per l’anno prossimo vivrà di alcune conferme, qualche addio e nuovi innesti che si preannunciano stimolanti. Anche in questo caso entrambi i diesse la pensano in maniera uguale.
«Abbiamo tenuto – dice Milesi – sei corridori (Oliosi, Motta, Francesco e Lorenzo Galimberti, D’Amato e Arrighetti, ndr). Anche D’Amato è pronto per passare a fine 2024 se lavorerà nello stesso modo di quest’anno. Arrighetti uguale. Per Belleri invece abbiamo preso una decisione condivisa. Dopo quattro anni con noi, abbiamo provato a farlo passare, ma non siamo riusciti così ci siamo accordati con la Hopplà-Petroli Firenze che ha una porta aperta con la Corratec. Michael è un corridore che merita di passare, uno che va sempre all’attacco e che sa sgobbare per la squadra, sollevandola da certi lavori in corsa. Speriamo faccia una buona annata per passare pro’».
Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)
«I nuovi arrivati – aggiunge Nicoletti – saranno Pettiti, Dati e Montoli. Soprattutto quest’ultimo sarà la nostra nuova scommessa come era stato Garosio. Non si è lasciato male con la Eolo, tutt’altro, solo che voleva tornare a fare un calendario italiano importante. Se dovesse fare bene, Basso ci ha già detto che vuole riprenderlo con sé. Infine avremo anche quattro junior. Maggia, Donati, Grimod e il polacco Gruszczynski. Li abbiamo cercati e scelti perché tutti sanno prendere vento in faccia, in linea con la nostra filosofia, e perché tre di loro hanno già un profilo internazionale grazie alla partecipazione di europei e mondiali tra strada e pista. Siamo pronti per ripetere il 2023».
Il Tour de l’Avenir ha confermato la sempre più grande internazionalizzazione del ciclismo. La maglia gialla è stata addosso a diverse nazioni, ma quando le tappe si sono fatte impegnative il simbolo del primato è rimbalzato dagli Stati Uniti al Messico. Isaac Del Toro (in apertura la vittoria nella tappa del Col de la Loze, foto Tour de l’Avenir) si è aggiudicato questa edizione, confrontandosi con gli amici e rivali Piganzoli, Pellizzari e Riccitello. Quest’ultimo ha perso la maglia proprio l’ultimo giorno a vantaggio del messicano.
Quando sono iniziate le tappe di montagna la maglia è sempre stata sulle spalle dell’americano Riccitello, qui con Hinault (foto Tour de l’Avenir)Solo all”ultima tappa, con un’azione di grande qualità Isaac Del Toro ha conquistato il simbolo del primato (foto Tour de l’Avenir)Quando sono iniziate le tappe di montagna la maglia è sempre stata sulle spalle di Riccitello, qui con Hinault (foto Tour de l’Avenir)Solo all”ultima tappa, con un’azione di grande qualità Isaac Del Toro ha conquistato il simbolo del primato (foto Tour de l’Avenir)
L’occhio del cittì
Marino Amadori, storico cittì della nazionale under 23 ha guidato i suoi ragazzi a due posti sul podio. Un risultato promettente e ottenuto con prestazioni solide, solamente Del Toro si è dimostrato superiore. Ma in queste otto tappe cos’ha visto Amadori, che livello ha percepito del ciclismo italiano e di quello estero?
«Il Tour de l’Avenir – ci dice – è il campionato del mondo delle corse a tappe. Qui si sfidano i giovani corridori più forti al mondo, è sempre un bel banco di prova per capire il livello generale. In contesti del genere bisogna arrivare pronti, ormai ogni dettaglio conta, ci stiamo avvicinando sempre più al professionismo. Considerando anche che alcuni ragazzi già corrono tra i grandi (Riccitello, Piganzoli e Christen che dall’1 agosto è alla UAE Emirates, solo per fare alcuni nomi, ndr). I primi dieci della classifica generale sono tutti corridori importanti e per di più giovani: 2002 e 2003. Molti ragazzi passano professionisti direttamente dalla categoria juniores, il mondo va così, lo si diceva e l’Avenir è stata una conferma».
Nella prima tappa un super Foldager ha tolto la gioia della prima maglia gialla al compagno di team Villa (foto Tour de l’Avenir)Jan Christen dopo la tappa vinta al Giro Next Gen ha aggiunto un successo anche all’Avenir (foto Tour de l’Avenir)Nella prima tappa un super Foldager ha tolto la gioia della prima maglia gialla al compagno di team Villa (foto Tour de l’Avenir)Jan Christen dopo la tappa vinta al Giro Next Gen ha aggiunto un successo anche all’Avenir (foto Tour de l’Avenir)
Mondializzazione
Il ciclismo come detto ha aperto le porte a tutto il mondo, non ci sono più limiti o confini che reggono. E il mondo dei giovani è quello dove questo si vede maggiormente, la bici non è più solamente “europea”.
«Il ciclismo giovanile – riprende Amadori – si è aperto totalmente, l’UCI ha lanciato la mondializzazione del ciclismo. E’ uno sport che ormai si evolve a 360 gradi e ti trovi questi ragazzi ovunque. Del Toro stesso si è preparato al Sestriere, nello stesso periodo in cui eravamo su noi. I messicani hanno fatto altura per 30 giorni, sono andati a visionare tutte le tappe. Hanno fatto, più o meno, quello che abbiamo fatto noi. Non ci sono più differenze tra europei e non, ma è giusto che sia così. Molte nazioni extra Europa lavorano come dei team WorldTour, arrivano agli appuntamenti importanti, come l’Avenir, al 100 per cento.
«A livello di rose – continua Amadori – le differenze rimangono, alla fine nelle tappe dure Del Toro rimaneva abbastanza isolato. Quando il gruppo era composto da una ventina di corridori i messicani rimanevano in due. Noi come Italia avevamo una squadra molto forte, nata anche dal fatto che abbiamo molti atleti forti, che però vanno tutelati».
Tutte le formazioni si preparano al meglio per gli appuntamenti più importanti (foto Tour de l’Avenir)Tutte le formazioni si preparano al meglio per gli appuntamenti più importanti (foto Tour de l’Avenir)
Gli europei
Anche le nazioni europee sono andate forte, sia chiaro, con l’Italia in grande spolvero. Molte nazioni hanno ben figurato, a partire dalla Danimarca, non nuova al ciclismo di alto livello, visto che hanno vinto gli ultimi due Tour de France. E’ stato proprio un danese, Foldager, a soffiare la prima maglia gialla al nostro Giacomo Villa, suo compagno di squadra alla Biesse-Carrera.
«Foldager – aggiunge il cittì – andava come un missile, lui come tutta la Danimarca, che infatti ha vinto la cronometro a squadre. Le squadre europee però si sono messe in mostra tutte più o meno, le tappe erano così dure che ognuno ha avuto la sua occasione. Da sottolineare c’è l’incidente che ha messo fuori gioco Staune-Mittet, uno di quelli che avrebbe potuto dire la sua per la classifica finale. Nonostante questa sfortuna la Norvegia ha comunque piazzato due corridori nei primi dieci: Svestad e Kulset. A testimonianza di quanto detto prima.
«Quando si viene a correre in questi grandi appuntamenti – conclude Amadori – bisogna guardare l’età dei corridori e non da dove vengono. Sono tutti pronti, i nostri ragazzi devono essere preparati a loro volta. Il calendario è diverso ma non così tanto, Del Toro ad esempio ha corso il Giro della Valle d’Aosta e il Sibiu Tour. Sono le stesse gare che corrono i nostri ragazzi che militano nelle migliori continental e professional. L’ho detto spesso ai miei corridori in questi giorni “se hai qualità e dote non ci sono scusanti” e non ne hanno trovate».
Con gli inviti al Giro, Pellizzari ha avuto la conferma che la corsa rosa è nel suo programma. I progressi fatti. Le ambizioni. E Del Toro che già vince...
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TRIESTE – L’ultima tappa di un Giro fa provare sempre dei sentimenti contrastanti. Cessa il nervosismo della corsa, ci si può finalmente rilassare e lasciar andare la tensione accumulata. Al tempo stesso però, fa percepire quel senso di nostalgia verso quello che rimarrà comunque un ricordo indelebile di tutti coloro che lo hanno vissuto.
Quello di quest’anno, in particolare, è un Giro particolare: si assegna il primo Trofeo Next Gen. A metà settimana poi è arrivata la devastante notizia della morte di Gino Mader. E dopo la dedica di Jan Christen, arriva anche quella di Anders Foldager. E’ infatti il danese della Biesse-Carrera ad aggiudicarsi l’ultima tappa del Giro Next Gen, indicando il cielo, là dove ora c’è anche Gino.
«Ho sognato questa vittoria – racconta Anders – sin dal mio secondo posto dell’anno scorso. E’ stato difficile correre dopo la terribile notizia di due giorni fa, quando abbiamo saputo di Gino Mader. Tutti ci lanciamo in discesa, fa parte del nostro lavoro, ma è una notizia difficile da accettare».
Sul traguardo di Trieste per Mader: l’ultima tappa del Giro Next Gen è del danese Foldager (foto LaPresse)Per Foldager l’abbraccio di Marco Milesi, suo mentore degli ultimi anniSul traguardo di Trieste per Mader: l’ultima tappa del Giro Next Gen è del danese Foldager (foto LaPresse)Per Foldager l’abbraccio di Marco Milesi, suo mentore degli ultimi anni
Uno sprint a due
Anche al Giro Next Gen è arrivata l’estate e l’8ª tappa si è svolta all’insegna delle alte temperature. Il gruppo è partito da Tavagnacco (Cavalicco) alla volta di Trieste, per un totale di 135 chilometri. L’altimetria non presenta grandi difficoltà ed evidenzia come gli ultimi chilometri siano in costante discesa. La fuga di giornata si compone di quattro uomini: Anders Foldager (Biesse-Carrera), Manuel Oioli (Q36.5 Continental), Luca Cretti (Colpack Ballan) e Simone Griggion (Zalf Euromobil Fior). Una proficua collaborazione e un generale disinteresse da parte del gruppo gli fa guadagnare fino a 5’10”.
Dietro però le squadre iniziano ad organizzarsi: la Trinity Racing, già forte di due vittorie a questo Giro, e la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, si mettono in testa per aumentare l’andatura. Il vantaggio dei fuggitivi inizia a diminuire, ma quando mancano 20 chilometri all’arrivo il gruppo deve recuperare ancora oltre due minuti.
Foldager e Cretti allungano, facendo alzare bandiera bianca agli altri due compagni di fuga: dopo Prosecco, i due in testa hanno ancora un vantaggio di 50” che gli basteranno per arrivare soli al traguardo. E’ uno sprint a due quello di Trieste, vinto nettamente dal danese della Biesse-Carrera Anders Foldager.
Trieste incorona la maglia rosa di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)Prima di lui, a Roma, il trionfo in rosa di RoglicTrieste incorona la maglia rosa di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)Prima di lui, a Roma, il trionfo in rosa di Roglic
«In squadra ne abbiamo parlato per tutta la settimana – dice sorridendo il norvegese in Maglia Rosa – ma Trieste sembrava ancora lontana. E adesso eccoci qua a festeggiare».
D’obbligo l’uso del plurale, perché sul podio di Piazza Unità è salita l’intera Jumbo-Visma Devo Team come migliore squadra della corsa: «Tutti loro si sono meritati di salire sul podio accanto a me. Questa corsa non poteva finire in modo migliore».
Staune-Mittet cammina dietro il palco con un grande sorriso, che non ha negato ai tifosi che si sono avvicinati per una foto o un autografo.
Alessio Martinelli è stato infine il primo degli italiani a capo di un Giro di altissimo livello (foto LaPresse)De Pretto conquista invece la maglia ciclamino: per il giovane della Zalf una bella conferma (foto LaPresse)Alessio Martinelli è stato infine il primo degli italiani a capo di un Giro di altissimo livello (foto LaPresse)De Pretto conquista invece la maglia ciclamino: per il giovane della Zalf una bella conferma (foto LaPresse)
E Martinelli cresce
Al Giro Next Gen non trionfa solo Anders Foldager con il suo successo di tappa e Johannes Staune-Mittet non veste solo la Rosa. Il vincitore dell’edizione 2023 infatti è anche il leader della classifica dei GPM, guadagnata dopo la vittoria sul Passo dello Stelvio, e di quella Combinata. Alessio Martinelli è invece il miglior italiano del Giro Next Gen, mentre Alexy Faure Prost porta a casa la Maglia Bianca di miglior giovane. E’ di Davide De Pretto la maglia ciclamino.
Le gare italiane per elite e under 23 sono sempre più ricche di corridori stranieri. Molti scelgono il nostro Paese per trovare la loro strada verso il professionismo e nelle ultime settimane in gruppo non si fa che parlare di Anders Foldager, ventenne della Biesse Carrera. Classico esempio di come spesso si debba guardare oltre ai risultati, cercando di capire quel che succede nelle corse. Il danese, pur non vincendo prove internazionali, è stato nella Top 10 di San Vendemiano e al Giro del Belvedere ma soprattutto ha fatto vedere una crescita di consapevolezza e di interpretazione delle corse che lo hanno fatto spiccare.
Marco Milesi, diesse della formazione lombarda, lo ha subito gettato nella mischia contro i professionisti, al Laigueglia e nella Per Sempre Alfredo e Foldager ha tenuto botta con carattere, senza farsi impressionare.
«Me lo aveva consigliato un mio amico della Trek – racconta – lo scorso anno aveva fatto già belle cose, si era messo in evidenza in montagna al Giro di Danimarca. Abbiamo organizzato un incontro e sentito quali fossero le sue aspettative. Lo abbiamo testato e abbiamo visto che era davvero forte, con valori importanti, così lo abbiamo preso».
Foldager è nato a Skive il 27 luglio 2001. Si è messo in evidenza in salita al Giro di Danimarca 2021Foldager è nato a Skive il 27 luglio 2001. Si è messo in evidenza in salita al Giro di Danimarca 2021
Tifoso del Tour a 9 anni
«Ho sempre sognato di fare il corridore – racconta Foldager – ricordo che quando avevo 9 anni guardavo il Tour e dissi a mio padre che un giorno ci sarei stato anch’io fra quei ciclisti seguiti da tutto il mondo. Iniziai il mio cammino che prosegue tuttora».
Foldager ha dimostrato di essere un corridore completo, capace di emergere sugli strappi brevi, ma che tiene il passo anche sulle salite lunghe (anche se chiaramente va valutato nelle prove di alta montagna): «E’ particolarmente forte sui percorsi misti – riprende Milesi– ma ha anche un buon spunto veloce e tiene bene sulle salite di 5-6 chilometri. Poi parliamo di un ventenne, che ha ampi margini di crescita».
Come viene gestito? «Dipende dalle gare. Ad esempio alla Coppi e Bartali il nostro leader era Garosio che puntava alla maglia di miglior scalatore e Anders si è messo a sua piena disposizione per permettergli di conquistare e difendere il trofeo. Nelle gare dove invece il percorso gli si adatta meglio, era lui il leader e i compagni hanno lavorato per lui».
Marco Milesi, diesse della Biesse Carrera, crede molto in Foldager, che porterà al Giro Under 23Marco Milesi, diesse della Biesse Carrera, crede molto in Foldager, che porterà al Giro Under 23
In Italia per crescere
La scelta di venire in Italia non è stata casuale per il danese: «Appena finita la scuola avevo intenzione di spostarmi per proseguire nel mio cammino di crescita, dovevo andare in un Paese con una forte cultura ciclistica e ho visto che in Italia c’è un calendario internazionale molto importante e ricco per la mia categoria. C’erano le opportunità migliori per crescere».
Il suo approdo non è stato semplicissimo: «E’ stata una scelta difficile e coraggiosa, lo ammetto. Non conoscevo la lingua, all’inizio è stata davvero dura anche perché mi sono dovuto confrontare con una cultura molto diversa da quella che c’è da me, ma sapevo che avrei potuto imparare tanto. Ho trovato una società ideale, un bell’ambiente con ragazzi con cui condividere la mia attività ma anche la vita al di fuori del ciclismo».
Foldager a destra del vincitore Epis e di Debiasi, al Trofeo Fubine Porta del MonferratoFoldager vicino al vincitore Giosué Epis, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato
E’ dura imparare l’italiano…
L’ostacolo maggiore resta ancora la lingua: «E’ difficile, molto diversa dalla nostra. Cerco di studiare, la società mi ha messo a disposizione un’insegnante e poi con i ragazzi parliamo anche inglese. E’ dura, ma spero di migliorare».
«Noi abbiamo cercato di metterlo nelle condizioni migliori per emergere – interviene Milesi – d’altronde è una persona gentile e disponibile, ha chiaramente un carattere diverso dal nostro, ma si è adattato bene. Quel che mi piace di più è che da quando è arrivato è andato sempre in crescendo, nelle gare internazionali si piazza sempre e ha ancora un grande potenziale da esprimere».
In Italia Foldager ha mostrato grandi progressi, iniziando a correre con i pro’In Italia Foldager ha mostrato grandi progressi, iniziando a correre con i pro’
Nel solco dei cacciatori di classiche
Foldager si inserisce in una grande tradizione danese che emerge particolarmente nelle classiche d’un giorno. Asgreen, Valgren, Cort-Nielsensono i suoi riferimenti attuali, ma certamente è curioso come ci sia una certa specializzazione mentre in passato si sono avuti anche vincitori del Tour de France come Riis. Da che cosa dipende?
«E’ difficile dirlo – risponde il ventenne di Skive – penso dipenda molto dalla tradizione del nostro ciclismo. Abbiamo sempre avuto grandi corridori per le classiche e pochi per i grandi Giri. Non credo dipenda dalla conformazione geografica del nostro Paese, anche noi ci alleniamo e corriamo gare fino a 5-6 ore e poi le montagne le possiamo trovare in Europa. Io comunque vorrei fare bene anche nelle corse a tappe, già da quest’anno».
Infatti Foldager dovrebbe essere al via sia del Giro che (se verrà convocato dalla sua nazionale) al Tour de l’Avenir: «Vorrei poi fare le gare titolate, tutto per arrivare al mio sogno, strappare un contratto per una squadra professional a fine stagione. Intanto ora andrò tre settimane a Livigno, per preparare gli impegni dell’estate».
Foldager ha idee molto chiare su quale deve essere il suo futuro e un pro’ lo si vede anche da queste cose…