Ancona, secondo e terzo anello fra incanto e salite

24.06.2022
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Oltre all’anello che vi abbiamo raccontato, con partenza e arrivo al Conero, Marche Outdoor ne propone altri due nella provincia di Ancona. Ci siamo fatti dare qualche indicazione da Simone Stortoni, grande amico e compagno di allenamenti di Michele Scarponi (con il quale ha condiviso alcuni anni nel professionismo), che abbiamo incontrato a Jesi a metà della nostra pedalata.

Le strade dell’entroterra sono poco trafficate. In cima a ogni salita c’è mediamente un punto di ristoro
Le strade dell’entroterra sono poco trafficate. In cima a ogni salita c’è mediamente un punto di ristoro

Saliscendi e zero traffico

«L’entroterra – spiega – è quello tipico del territorio marchigiano, ricco di saliscendi. Non c’è una vera e propria salita lunga. Verso Fabriano e Serra San Quirico ci sono quelle più impegnative come ad esempio la Castelletta dove ci allenavamo con Michele.

«Per quanto riguarda lo stato delle strade diciamo che vale il discorso per l’intera Penisola: buono… ma si può sempre migliorare. In realtà quando correvo ragionavo di quanto fossi fortunato a vivere in queste zone, perché comunque sono poco trafficate. Io mi sono allenato anche in Toscana e Lombardia e lì, nonostante ci siano ottime strade per andare in bici, spesso il traffico è maggiore».

Giro di Svizzera 2013, Stortoni tira per Scarponi sulla salita verso La Punt
Giro di Svizzera 2013, Stortoni tira per Scarponi sulla salita verso La Punt

Le strade più belle

Visto che ci avviciniamo alla piena estate, chiediamo a Simone qualche consiglio pratico per il cicloturista.

«In cima alle salite – risponde – c’è sempre il paesello e non sei mai in mezzo al nulla, quindi una fontanella o un alimentari lo trovi sempre. D’estate ovviamente le temperature sono più proibitive nelle ore centrali e nello Jesino, poi, la vallata è più umida e il caldo più afoso, con diversi tratti esposti al sole. Il Conero invece è l’opposto: ha un microclima particolare per cui d’estate è più fresco grazie anche al sottobosco, mentre d’inverno trovi sempre qualche grado in più, quindi è l’ideale per andare in bici.

«I luoghi a cui sono più affezionato sono quelli da Serra San Quirico ad Arcevia, ti si apre un mondo. Poi c’è la salita di Poggio San Romualdo e quella di San Vicino. Con Michele ci addentravamo per le stradine e non passava una macchina per ore. Sono scenari montani, con paesi medievali e circondati da mura antiche, molto belli».

Il punto di partenza del secondo anello di Ancona Rebirth è Serra San Quirico (foto FAI)
Il punto di partenza del secondo anello di Ancona Rebirth è Serra San Quirico (foto FAI)

Serra San Quirico, secondo anello

E allora addentriamoci anche noi verso l’Appennino con il secondo e il terzo anello di Ancona Rebirth, promosso da Marche Outdoor.

Il secondo anello misura 80 chilometri con 1.252 metri di dislivello. La partenza è proprio collocata nei pressi della stazione ferroviaria di Serra San Quirico, (posta lungo la tratta Roma-Orte-Falconara) e subito si sale verso il paese con 5 chilometri al 5-6 per cento. Segue un lungo tratto nervoso che scende verso nord-est ma in maniera discontinua, essendoci tre-quattro strappi degni di nota.

Si rimane ancora in zona collinare prima di Jesi, dove la discesa si conclude attraversando il Fiume Esino. Siamo a metà itinerario e sull’altra sponda inizia la salita che conduce all’abitato di Staffolo: si tratta di due tratti di 4 e 3 chilometri, intervallati da 3 chilometri di saliscendi.

Quindi 7 chilometri di discesa fin quasi a lambire nuovamente l’Esino, un paio di fondovalle e si risale per la terza e ultima asperità dell’itinerario, superando in successione gli abitati di Castelbellino, Monte Roberto e Maiolati Spontini, quest’ultimo raggiunto dopo 5 chilometri al 6 per cento.

Si rimane per qualche chilometro in cresta alle colline (il tour non supera mai i 450 metri di quota) per poi picchiare nuovamente fino al fiume e fare ritorno alla stazione di Serra San Quirico.

Arcevia, terzo anello

Il terzo anello di Ancona Rebirth è un po’ più impegnativo del precedente, con i suoi 87 chilometri e 1.640 metri di dislivello, in buona parte accumulati nella salita di Poggio San Romualdo, menzionata poco fa da Simone.

Partenza e arrivo sono collocati ad Arcevia e ci si dirige, in senso antiorario, nel parco della Gola della Rossa e di Frasassi. I primi 10 chilometri sono in lieve discesa verso Sassoferrato, poi dei lunghi falsopiani ci portano a Fabriano (anch’esso posto sulla direttrice ferroviaria Orte-Falconara).

Si segue il corso del Fiume Giano fin nei pressi di Albacina, dove inizia la vera difficoltà di giornata, la salita di Poggio San Romualdo, appunto. Per arrivare ai 930 metri del paese si deve coprire un dislivello di 700 metri in 10 chilometri, sempre con una pendenza costante tra il 6 e l’8 per cento.

Si sussegue una decina di tornanti, raccolti nella seconda parte dell’ascesa, poi lunga discesa di 14 chilometri fino alla stazione di Serra San Quirico, dove si riprende la salita descritta nel precedente itinerario.

Breve discesa di un paio di chilometri per rimanere su un tratto collinare, nervoso e con diverse curve, prima di affrontare l’ultima rampa di 6 chilometri che riporta ad Arcevia.

Fabio Aru, ciclocross Ancona 2020

Otto anni dopo, Aru rientra nel cross ed è quarto

27.12.2020
4 min
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L’ultima volta, prima di oggi ad Ancona, fu il 15 gennaio del 2012 a Solbiate Olona: da allora Fabio Aru, diventato nel frattempo professionista, non era più sceso in una gara di cross. Il cittì azzurro Scotti ce lo aveva sussurrato a ottobre, incontrando qualche scetticismo che non abbiamo problemi ad ammettere. Ci disse che avremmo rivisto il sardo correre nel fango come ai vecchi tempi, così quando ieri è arrivata la conferma della sua presenza nel Cross di Ancona-Trofeo Le Velò, la prima cosa è stata chiamarli entrambi.

Fabio si stava dirigendo a Malpensa, dove si sarebbe incontrato con un suo ex compagno di squadra, Maurizio Anzalone, che ora fa il meccanico di bici a Lugano. Avrebbero noleggiato un van, caricato bici e idropulitrici, e assieme sarebbero scesi nelle Marche. Scotti invece era a casa, per il primo Santo Stefano senza cross della sua vita, pronto a partire a sua volta per Ancona.

Fabio Aru, ciclocross Ancona 2020
Quarto all’arrivo, difficile immaginare per Aru un così bel ritorno nel cross (foto Passarini)
Fabio Aru, ciclocross Ancona 2020
Quarto all’arrivo: Aru è sfinito (foto Passarini)

«Mamma mia – dice Fabio, ritratto in apertura nella foto di Lanfranco Passarini – nel fuoristrada si fa fatica. Dura un’ora, ma quell’ora… Se vi dico i battiti medi che ho tenuto, non mi credete. Un fango mai visto. Poche volte ho corso con così tanta melma. Fino a ieri ha piovuto, oggi no. Per terra c’era argilla, buona per fare i mattoni. Ma mi sono divertito. L’accoglienza è stata super».

Numero uno

Lo hanno fatto partire con il numero uno: la gente del cross riconosce quelli con lo stesso sangue, anche se nel frattempo si sono allontanati. Al via c’erano corridori di peso, tanto che alla fine la vittoria è andata a Gioele Bertolini su Luca Pescarmona, suo compagno al Team Bramati, e su Stefano Capponi, a lungo nel mirino proprio di Aru, che ha dovuto accontentarsi del quarto posto. Risultato se vogliamo sbalorditivo, considerando che Fabio ha ricevuto le bici una settimana fa e le ha usate due volte. E che non ha fatto alcuna preparazione specifica, se non lunghe camminate nei boschi, percorsi con le ciaspole e uscite sulla gravel.

Come è andata?

Sono partito davanti – sorride – ma avendo tutto materiale nuovo, ho sbagliato ad agganciare il pedale e mi sono ritrovato subito in 15ª posizione. Il percorso era abbastanza tecnico per il rientro, però all’arrivo stavo quasi riprendendo il terzo. Mi sono divertito, è andata meglio del previsto. Alla fine, dopo tanti anni, pensavo peggio.

Lorenzo Masciarelli, ciclocross Ancona
Vittoria ad Ancona anche per Lorenzo Masciarelli fra gli juniores (foto Passarini)
Lorenzo Masciarelli, ciclocross Ancona
Fra gli juniores, vittoria di Masciarelli (foto Passarini)
Cambiava qualcosa senza il fango?

Sarebbe stato sicuramente meglio. Vedremo martedì a San Fior. Non conta il percorso, ma il tempo. Pare ci sarà nevischio. Oggi cambiavo bici due volte a giro. Per Anzalone era la prima volta da meccanico in una gara di cross, anche se da corridore qualcuna l’ha fatta anche lui.

Anzalone, varesino classe 1985, entra nella stanza per fare il punto sulle bici, mentre Fabio ha le gambe infilate nei due grossi tubi neri del pressomassaggio con cui cerca di recuperare.

«E’ stata dura anche per me – dice Anzalone – non ero abituato. Meglio correrlo il cross. Ho il fango fino ai capelli». 

Tutti per lui

Il programma prevede che restino insieme fino alla gara di San Fior. Per stasera dormiranno ad Ancona. E visto che domani qua il tempo mette bello, usciranno insieme in bici prima di fare rotta sul Veneto.

«C’erano tutti i miei mentori – sorride – c’era Cevenini da cui ho vissuto i primi tempi a Bologna. C’era Fausto Scotti e c’era pure Billo (Luigi Bielli, braccio destro di Scotti ed ex pistard azzurro, ndr). E’ venuto anche Olivano Locatelli». Quando gli diciamo che mancava soltanto Martinelli, aggiunge che in realtà Martino gli ha mandato un messaggio su Instagram. Attorno a questo ragazzo, ormai padre di famiglia, si respira tanto affetto.

Correrai altri cross?

Di sicuro San Fior e poi forse il Città di Cremona, il 2 gennaio. E’ vicino casa, vado in giornata. E poi a fine gennaio ci sarà il ritiro con la squadra, per cui magari ci sarà il tempo per altre gare. Avrei voluto iniziare il 20, ma non c’è stato il tempo. Mi è mancato qualcosa in fase di organizzazione e per avere il via libera dalle due squadre.

Ciclocross Ancona, Gioele Bertolini, Fabio Aru
Ai piedi del podio, Aru con il 1° Bertolini, il 2° Pescarmona e il 3° Capponi (foto Passarini)
Ciclocross Ancona, Gioele Bertolini, Fabio Aru
Ai piedi del podio, Aru con il 1° Bertolini (foto Passarini)
La Uae sarà stata contenta di vederti con quella maglia, che era sparita dal ritiro del Tour…

Non lo so, ma mi scocciava finire il mio percorso in squadra con quel Tour, l’ho fatto anche per questo. 

Soddisfatto di come è andata?

E’ una bella disciplina. Tutta la stagione sarebbe troppo in vista della strada, ma 6-7 gare sarebbero utili. Per come mi sono divertito oggi, ne farei ancora. Se così non fosse, non sarei andato via da casa, lasciando Valentina e Ginevra. Mi serviva qualcosa di diverso per ripartire. La routine è noiosa. Sono andato sulle ciaspole fino a pochi giorni fa, mi sono anche allenato su strada. Se oggi fosse stato troppo duro, non continuerei. Ho sempre avuto un’importante capacità di stare a tutta. E’ quella la fase in cui si fa la differenza. Queste gare sono importanti anche per certi fuorigiri.