Scopriamo Karlijn Swinkels, un’altra olandese che va forte

29.07.2024
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In una nazione come l’Olanda che domina il ciclismo femminile e sforna talenti a ripetizione che vincono ovunque, diventa difficile spiccare, ma c’è una ragazza che si sta ritagliando il proprio spazio. Karlijn Swinkels quest’anno ha mostrato una crescita ed una costanza di risultati che la pongono in cima alla lista delle atlete da seguire con più attenzione.

La venticinquenne della UAE Team ADQ finora ha conquistato sei podi più altre nove top 10 con molte prestazioni da protagonista. Le è mancata solo la vittoria per mettere la ciliegina sulla torta, ma Swinkels non è una che si arrende, soprattutto ora che sta diventando consapevole dei suoi mezzi. Le stimmate della campionessa sono uscite da junior quando nel 2016 è diventata iridata della cronometro, senza tuttavia mantenere le attese, a parte il sigillo tre anni dopo in una tappa della Vuelta a Burgos. Per vari motivi sembrava essersi un po’ smarrita (situazione che per altro capita a molti), invece nel finale dell’anno scorso in Belgio si è decisamente ritrovata. La tripletta centrata in maglia Jumbo-Visma al Tour de la Semois è stata la svolta per vedere la Swinkels di adesso. E noi abbiamo cercato di conoscerla meglio.

Al Fiandre Swinkels è sempre stata nel gruppo di testa, lavorando per Persico e chiudendo poi decima
Al Fiandre Swinkels è sempre stata nel gruppo di testa, lavorando per Persico e chiudendo poi decima
Karlijn che tipo di corridore sei? Che caratteristiche hai?

Sono un corridore a tutto tondo. Credo che le gare che mi si addicono di più siano quelle di media difficoltà. Mi piacciono le salite brevi e incisive. Sono abbastanza veloce in un gruppo ristretto dopo una gara dura. D’altra parte, mi piace molto anche aiutare le mie compagne di squadra a raggiungere la vittoria o il podio. Penso di poter essere di supporto in ogni tipo di gara.

L’anno scorso dopo la tua vittoria al Tour de la Semois sembri esserti sbloccata ed entrata in una nuova dimensione. E’ corretta questa impressione?

Sento che in questa stagione ho fatto un deciso passo in avanti. Sono felice di potermi migliorare passo dopo passo e che la squadra mi abbia lasciata libera di scoprire meglio i miei punti di forza.

Quest’anno hai fatto molti podi. Come giudichi la stagione finora?

Sono davvero soddisfatta di ciò che ho fatto. Avrei firmato per questo prima della stagione. Essere stata nei momenti decisivi dei finali delle classiche ed aver conquistato più podi in tutti i tipi di percorsi mi fa credere di poter vincere le corse. Questa conferma è davvero bella da ottenere dopo un duro lavoro.

Quali sono le gare in cui pensavi di vincere? Hai qualche rammarico?

Mi sono giocata la vittoria in più gare, ma passo dopo passo ho imparato di più. Non mi è capitato molte volte nella mia breve carriera, quindi ogni giorno continuo ad imparare. Anche recentemente al Thuringen Tour sono andata molto vicina alla vittoria, ma… non sono riuscita a chiudere abbastanza la porta (dice sorridendo, ndr). Sto cercando di trovare la mia strada verso il gradino più alto. Credo che questo obiettivo posso centrarlo anche in questa stagione.

Terza piazza per Swinkels (dietro a Jackson e Vas) nella seconda tappa della Vuelta. Uno dei tanti podi stagionali
Terza piazza per Swinkels (dietro a Jackson e Vas) nella seconda tappa della Vuelta. Uno dei tanti podi stagionali
C’è qualcuno che vuoi ringraziare per la tua crescita?

Naturalmente voglio ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicina e mi ha sostenuto in tutto quello che ho fatto fino a oggi. Senza di loro non sarebbe stato possibile essere dove sono ora. Inoltre, apprezzo molto Giorgia (Bronzini, la sua compagna, ndr) perché mi sta rendendo una persona migliore. Mi ha insegnato a essere più presente nel momento e a godermi quello che sto facendo. Infine, ma non per questo meno importante, voglio ringraziare l’UAE Team ADQ per aver creduto in me come ciclista e come persona. I miei allenatori Luca Zenti ed Enrico Campolunghi sono fantastici.

Hai qualche idolo in particolare?

Onestamente non ho un idolo, però mi piace imparare da chi è più bravo di me in qualcosa per poter crescere.

Doha 2016, Swinkels si fa conoscere al mondo vincendo la crono iridata juniores su Morzenti e Labous
Doha 2016, Swinkels si fa conoscere al mondo vincendo la crono iridata juniores su Morzenti e Labous
Qualcuno ha detto che hai un grande potenziale e che ricordi la “prima” Marianne Vos. Cosa ne pensi?

Penso che Marianne Vos sia una ciclista con cui non posso paragonarmi. È unica e ha vinto tanto in carriera. Penso solo di essere brava in gare simili a quelle adatte a Marianne. Spero di poter vincere un giorno gare come importanti come ha fatto lei.

Quali sono quindi le gare dei tuoi sogni?

Ne ho più di una. Mi piacerebbe vincere l’Amstel Gold Race, la Strade Bianche, il Fiandre o una tappa a Giro, Tour o Vuelta.

Swinkels è un’atleta che si trova a suo agio nelle corse a tappe. Al Thuringen Tour ha vinto la classifica a punti
Swinkels è un’atleta che si trova a suo agio nelle corse a tappe. Al Thuringen Tour ha vinto la classifica a punti
Che obiettivi ha Karlijn Swinkels per il finale di stagione e per il futuro?

Il mio obiettivo sarà quello di vincere una gara con i colori della UAE Team ADQ. Oltre a questo voglio continuare a correre con il cuore. Ho appena terminato il mio training camp in altura come avvicinamento al Kreiz Breizh (domani, ndr), al Tour Femmes e poi a Plouay. Spero di continuare a essere costante nel resto della stagione e di ottenere altri podi per la squadra.

Elisa, Katarzyna e una rivalità nata quasi per caso

15.06.2022
5 min
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Ci sono rivalità che nascono un po’ per caso e che vanno anche al di là del rapporto personale. Quando Elisa Longo Borghini ha conquistato la sua ennesima vittoria nel WorldTour 2022, portando a casa il Women’s Tour, nella classifica finale l’azzurra ha chiuso con 5” sulla polacca Katarzyna Niewiadoma, giunta terza e a quel punto sono tornati alla mente tanti ricordi, tante sfide fra le due divise quasi sempre da un pugno di secondi. Magari, se glielo chiedete, neanche loro due ci fanno caso, eppure le loro carriere non fanno che intrecciarsi da anni a questa parte, probabilmente perché per molto tempo sono state le due uniche alternative allo strapotere olandese.

Longo Women's 2022
La volata vincente della Brown su Elisa e Karatzyna. Ma sarà l’azzurra alla fine a trionfare
Longo Women's 2022
La volata vincente della Brown su Elisa e Karatzyna. Ma sarà l’azzurra alla fine a trionfare

Per ora prevale la Longo Borghini

Gli incroci fra le due sono talmente molteplici che il sito anglosassone procyclingstats.com li ha messi in fila. I numeri dicono che la campionessa tricolore ha prevalso nel quasi 59 per cento dei casi, ma spesso i numeri non dicono tutto, perché dietro di loro ci sono storie di cui quello della corsa a tappe inglese è solo l’ultimo di una lunga serie di capitoli.

Proviamo a tornare indietro nel tempo: Rio 2016. E’ praticamente da tutta la stagione che non si fa altro che dire che solo loro due potranno cercare di mettere un freno alla dominazione olandese e neanche la rovinosa caduta di Annemiek Van Vleuten toglie alla formazione arancione le sue chance d’oro, visto che c’è una Van Der Breggen pronta a sostituirla. L’olandese alla fine va in fuga con la svedese Johansson e la Longo Borghini che fra le tre è forse quella che tira con più veemenza, pur sapendo di essere inferiore alle avversarie allo sprint. Ma almeno porta a casa un bronzo che alle Olimpiadi vale come una vittoria. La polacca ha perso l’attimo giusto, anche lei tira come una forsennata nel gruppetto delle inseguitrici, ma solo la Deignan l’aiuta, troppo poco. Finisce sesta a 20” e mastica amaro.

Longo strade bianche 2017
Il testa a testa della Strade Bianche 2017: vince l’azzurra per soli 2″
Longo strade bianche 2017
Il testa a testa della Strade Bianche 2017: vince l’azzurra per soli 2″

Sempre questione di secondi…

Una piccola rivincita la Niewiadoma se la prende poche settimane dopo, agli europei di Plumelec, quando nel gruppetto delle 5 che si contendono il successo finisce seconda alle spalle della “capitana” Van Der Breggen e proprio davanti a Elisa. Abbiamo detto capitana non a caso: entrambe corrono per la Rabobank-Liv. E’ vero, è gara per nazionali, ma è un discorso vecchio come il mondo quello delle interazioni fra ciclisti di nazionali diverse ma accomunati dai club di appartenenza. Il team olandese fa doppietta al traguardo e sono tutti contenti.

Gli europei capitano spesso negli incroci fra le due campionesse. Storico quello del 2020, in quella stagione così strana con tutte le gare mischiate fra loro e racchiuse in non più di tre mesi. A Plouay, in una giornata di pioggia davvero diversa da quello che ti aspetteresti a fine agosto, si fronteggiano due coppie. In fuga ci sono la “solita” Van Vleuten ed Elisa, a inseguire la polacca con l’altra olandese Chantal Van Den Broek-Blaak. Verrebbe da pensare al gioco di squadra, all’arancione che sta sulle sue ma non è proprio così. Per fortuna della Van Vleuten, la Longo Borghini non resta sulle sue, pur sapendo che in volata ha forse qualcosa meno della più anziana avversaria e continua a tirare: uno sprint a due è sempre meglio di uno a quattro… Vince Annemiek, l’azzurra è argento e la Niewiadoma è bronzo ad appena 6”. Sempre quei maledetti secondi…

Van Vleuten davanti, la Longo Borghini tiene, la Niewiadoma no. Finiranno nell'ordine
Van Vleuten davanti, la Longo Borghini tiene, la Niewiadoma no. Finiranno nell’ordine
Longo Europei 2020
Van Vleuten davanti, la Longo Borghini tiene, la Niewiadoma no. Finiranno nell’ordine

Lo scontro dell’Amstel

La Longo Borghini tira sempre? Mmh, se lo chiedete a Katarzyna, forse non la pensa ìcosì. L’esperienza dell’Amstel Gold Race 2021 è ancora troppo fresca nella mente. Succede che a un chilometro e poco più dal traguardo le due tentano la sortita. Una di fronte all’altra, come mai era capitato in una grande classica. Succede anche che dietro cominciano a guardarsi, nessuna vuole togliere le castagne dal fuoco. Davanti però s’inceppa qualcosa: Katarzyna chiede continuamente all’italiana di collaborare, ma senza successo. Risultato: da dietro rientrano e Elisa finisce ottava, la polacca decima e con un diavolo per capello.

Arriviamo all’ultimo (per ora…) capitolo, il Women’s Tour dove le due erano in lotta fino all’ultimo metro (nella foto di apertura le due scherzano sul podio), ma questa volta la “nuova” Elisa, quella che colleziona vittorie del massimo circuito e che guida la “rivoluzione” italiana che sta togliendo il trono all’Olanda, non ha lasciato scampo. Una vittoria che l’azzurra ha preso dove meno ce la si sarebbe aspettata, andando a fare la volata generale chiusa al terzo posto, sufficiente per quei 4” decisivi per il successo pieno. La polacca invece è ventesima, senza energie sufficienti per fare lo stesso come anche l’australiana Brown che fino alla partenza del mattino le aveva messe tutte d’accordo.

Amstel women 2021
L’immagine incriminata dell’Amstel: la polacca chiede il cambio, senza risposta (foto Getty Images)
Amstel women 2021
L’immagine incriminata dell’Amstel: la polacca chiede il cambio, senza risposta (foto Getty Images)

Rivali in gara, ma senza astio

Se pensate che le due si guardino in cagnesco, che ci siano scontri e rivalità accese, siete fuori strada. Amiche forse no, ma fra loro c’è quel rispetto che regna fra chi condivide lo stesso destino, fra chi si è trovato spesso a lottare dalla stessa parte della barricata, a provare a ribaltare un dominio di color arancione in alcuni periodi schiacciante. Si tornerà alla partenza, ci si saluterà con un cenno, magari anche una parola, ma poi ci sarà un altro capitolo da scrivere di quella rivalità nata un po’ per caso ma che ormai è già parte della storia.

Cavalli chirurgica sul Cauberg. L’Amstel Gold Race è sua

10.04.2022
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Splendida, immensa, bravissima… aggiungete pure tutti gli aggettivi che volete. Marta Cavalli ha vinto l’Amstel Gold Race femminile con un’azione magistrale. Perfetta nei tempi e nella forza delle gambe.

Il volto della portacolori della Fdj – Nouvelle Aquitaine Futuroscope stamattina era il ritratto della serenità. Non che Marta non lo sia, ma conoscendola, a volte è più tesa. O quantomeno concentrata. Invece chi le era vicino ha esaltato questa sua serenità. Tranquilla e sorridente, si preparava al via.

Quei gambali…

Anche se stavolta siamo in Olanda, lassù il clima non è ancora primaverile. Non è freddo come al Fiandre di domenica scorsa, ma neanche fa caldo. E per questo Marta, quasi unica in gruppo, decide di correre con i gambali. Scelta che forse alla fine paga.

Forse, perché come diciamo sempre oggi spesso sono i dettagli a fare la differenza e per chi è super magra come lei il freddo si sente di più. E fa consumare di più. Magari anche per questo nel finale aveva un briciolo di energia in più.

Ma torniamo in corsa. L’Amstel è un budello: un saliscendi, un destra-sinistra continuo. Per assurdo è quasi peggio della Ronde. Bisogna stare davanti e la Cavalli con le sue compagne è sempre guardinga in testa al gruppo.

Si fa selezione, ma alla fine è il Cauberg il giudice supremo. Restano sempre in meno. Scappa una decina di atlete, forse anche meno. Proprio allo scollinamento il drappello rallenta e come una freccia esce Marta Cavalli. Un chilometro e mezzo da fare a tutta. Pancia e sguardo a terra. Non si vede il suo volto ma solo il suo casco. Spinge, vola. Guadagna un decina di secondi che in quel frangente sono oro.

Mani sul casco per la cremonese. A Valkenburg precede Vollering e Lippert
Mani sul casco per la cremonese. A Valkenburg precede Vollering e Lippert

Finale chirurgico

Solo ai 900 metri si volta e capisce che davvero può farcela. E ce la fa. Ha persino il tempo di godersi il finale e di capire che ha vinto l’Amstel.

«In settimana – ha spiegato dopo l’arrivo – avevamo provato il percorso e due cose erano importanti. Pendere bene la curva a sinistra che immetteva sul Cauberg e la possibilità di un rallentamento in cima. E così è stato. A quel punto, ho messo in pratica il nostro motto: o tutto o niente. E sono andata.

«Col nostro diesse ne avevamo parlato. Sapevamo che si sarebbero potute controllare e partire con velocità da dietro significava sprecare energie per inseguire e non per fare la volata».

Dalla radio il suo diesse Nicolas Maire, la incita e per quel che è possibile le dà i distacchi. Questo fa sì che Marta non si volti mai. Può pensare solo a spingere.

«E’ sicuramente il successo più importante della mia carriera. Devo ringraziare tutto lo staff. E’ un sogno. Da parte mia ho spinto fino alla fine. Fino agli ultimi 20 metri, mai mi sarei perdonata di perdere perché non avevo dato tutto.

«Quando mi sono voltata -spiega con passione la Cavalli – ho visto che avevo margine. In quel momento ho capito che il più era fatto, ma che anche bisognava spingere. La cosa bella è che di solito queste immagini le vedevo in Tv con altre protagoniste. Stavolta invece ero io, in prima persona. E’ stata una vera emozione. Le energie si sono moltiplicate».

Dopo l’arrivo scoppia la gioia. La FDJ – Nouvelle Aquitaine ha lavorato benissimo, soprattutto con la Borgli (qui l’abbraccio con Le Net)
Dopo l’arrivo scoppia la gioia. La FDJ – Nouvelle Aquitaine ha lavorato benissimo, soprattutto con la Borgli (qui l’abbraccio con Le Net)

Vittoria nata al Fiandre

Sul podio Marta dà un sorso al mega boccale di birra. Si gode il momento. Ha scritto una pagina di storia. E’ la prima italiana che vince questa classica. Tra l’altro infilando una delle favorite di casa, Demi Vollering.

E dire che le cose non si erano messe bene per lei, dopo le prime gare. Il problema con il lattosio l’aveva costretta allo stop. Tanto che al via della Strade Bianche la incontrammo, stupiti, in borghese.

Il suo successo, se vogliamo, è iniziato il giorno dopo il Fiandre. Era tornata in Italia visto che era al Nord già da un bel po’ e che poi sarebbe dovuta tornare per le Ardenne. E archiviata una Ronde nella quale sarebbe voluta andare meglio ad un certo punto aveva voltato pagina. Su Instagram aveva scritto: «Ronde alla spalle, tempo di guardare avanti, all’Amstel Gold Race». Oggi era la capitana.

La prova del percorso, la voglia di arrivare, il fatto che dai tempi della Valcar – Travel & Service abbia modificato il suo fisico e da velocista si sia trasformata quasi in una scalatrice: c’erano tutti gli ingredienti per fare bene. Alla fine è perfetta per corse così. 

La ricognizione è stata vitale. Marta sa osservare ed ascoltare come poche. Già lo scorso anno la osservammo da vicino durante quella della Liegi, che per un problema al ginocchio, fece in auto. Studiò ogni millimetro del tracciato con la massima attenzione. E con la squadra hanno messo in pratica tutto alla perfezione. Anche gli applausi, unite sotto al podio.

«Sono tornata su, in Olanda, venerdì – conclude la Cavalli diretta in aeroporto – all’ultimo ho deciso di fare qualche giorno a casa e adesso sto già ritornando. Dicevo: sono arrivata venerdì. Sabato ho fatto questa accurata sgambata con la squadra. Il colloquio con il diesse e oggi la corsa. Se me la sentivo? A dire il vero no. Non stavo male, ma neanche benissimo nel finale. E come spesso succede le corse si vincono anche così, con sensazioni non super, proprio perché essendo meno spavalda sprechi meno energie».