L’avventura di Luna Rossa. Simion ha voglia di riprovarci…

15.10.2024
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Mentre a Barcellona Team New Zealand e Ineos Britannia si giocano l’edizione 2024 della Coppa America, Paolo Simion prepara le valigie per il ritorno a casa. La trasferta catalana è stata tanto esaltante nella sua costruzione, nel suo “viaggio” quanto deludente nel suo epilogo sfortunato, con la netta sensazione che il risultato non rispecchi il valore della barca e dei suoi uomini. La sconfitta con i britannici guidati dal 4 volte campione olimpico Ben Ainslie fa male, ma col passare dei giorni emergono sempre più i lati positivi di quella che è stata a tutti gli effetti un’avventura, soprattutto per uno che veniva dal mondo del ciclismo.

Il veneto, 32 anni, ha corso fra i professionisti dal 2014 al 2021 (foto ufficio stampa Luna Rossa)
Il veneto, 32 anni, ha corso fra i professionisti dal 2014 al 2021 (foto ufficio stampa Luna Rossa)

Ora è il momento di guardare avanti e Simion si trova davanti una pagina vuota tutta da scrivere: «Ci sono tante possibilità davanti a me. Ho iniziato a correre da giovanissimo e sono sempre andato avanti alla giornata, ma mi sono sempre inventato qualcosa, quindi il futuro non mi fa paura. Mi piacerebbe restare in questo mondo, questo è sicuro. Vedremo che cosa verrà stabilito per la prossima edizione, quando e dove si disputerà, che regole verranno imposte e quindi se i cyclor avranno ancora posto in barca, ma ci vorrà qualche mese. Non mi dispiacerebbe neanche tornare a lavorare con Rcs Sport come regolatore, il ciclismo d’altronde è e sarà sempre il mio mondo».

Ora che passano i giorni dalla grande sbornia di emozioni della Louis Vuitton Cup, che cosa ti resta?

E’ un caleidoscopio di sensazioni. E’ chiaro che in tutti noi c’è la delusione per come sono andate le cose perché siamo convinti che qualche piccolo episodio abbia fatto girare l’esito della sfida a nostro sfavore. Tutto il percorso compiuto però è stato fantastico. Mi sono ritrovato a fare parte di un gruppo unito ed enorme, avevi davvero la sensazione che in barca fossimo tutti e 130 componenti la spedizione a navigare. Poi c’è l’esperienza lavorativa: io avevo sempre corso in bici, mi sono ritrovato a imparare tantissime cose, gli impieghi più diversi, dall’elettronica all’idraulica alla logistica. Sono un’altra persona rispetto a quando ho iniziato.

Tra le possibilità future anche un ritorno sulla moto RCS come regolatore
Tra le possibilità future anche un ritorno sulla moto RCS come regolatore
Un ciclista come te che cosa ha ritrovato del suo background in questo mondo?

Più di quanto si pensi. Innanzitutto lo stakanovismo: è veramente un lavoro nel quale metti tutto te stesso, devi avere metodo e costanza, essere sempre pronto altrimenti rischi il flop. E’ un mondo altamente specializzato, ma a ben guardare anche il ciclismo lo sta diventando sempre di più e questo comporta che ci si chiude. Ma eventi come questo servono anche per aprirsi a nuovi spazi, farsi conoscere.

E che sapore hanno vittoria e sconfitta, lo stesso di quello che hai assaporato sulle strade?

Bella domanda. Qui ci sono differenze sostanziali. Questo evento si vive una volta ogni 2 o 4 anni, lavori mesi, anni e poi ti giochi tutto in pochissimo tempo. E’ un po’ il principio delle Olimpiadi ed è questo che attribuisce tanto fascino a questa competizione. Il feeling è completamente diverso da una qualsiasi corsa ciclistica, salvo forse proprio quella olimpica. Poi c’è anche qualche aspetto strano, unico. Ad esempio l’importanza del vento: si può regatare solo entro un certo range di velocità del vento. Ti trovi così a stare fermo lì alla partenza anche mezz’ora abbondante e devi essere bravo a non pensare, a non stressarti troppo nell’attesa, ma essere pronto quando scatta il momento buono.

Avete dovuto gestire una pressione enorme, quando c’è l’America Cup tutti diventano esperti di vela…

E’ vero, sentivamo che c’era un’attesa incredibile, ma in barca eravamo tutti sportivi. Oltre a me c’erano velisti, canottieri, rugbysti. Tutta gente che ha affrontato mondiali, Olimpiadi e grandi avvenimenti. Sapevamo come sdrammatizzare, l’importante era fare quel che si è abituati, saper gestire ogni frangente.

Come gestisci la delusione?

Il dispiacere c’è, inutile negarlo, anche se le vittorie delle ragazze e anche nella competizione giovanile hanno dimostrato che il gruppo era davvero valido e di primissimo livello. Perché abbiamo perso? Al di là delle contingenze, abbiamo avuto un avversario forte, abbiamo pagato la legge dello sport come sempre avviene. Ma se guardiamo a com’è andata la Louis Vuitton Cup resta una prestazione enorme, la capacità di risalire sempre dopo ogni colpo. Lo sport insegna che dopo ogni avversità ti rimbocchi le maniche e risali ed è quello che abbiamo sempre fatto.

Per Simion il futuro su Luna Rossa dipende dalle nuove regole che verranno stabilite dai vincitori
Per Simion il futuro su Luna Rossa dipende dalle nuove regole che verranno stabilite dai vincitori
A te però perdere da Ineos deve aver dato una sensazione diversa, dopo tante corse vissute contro quel marchio anche nel ciclismo…

In questo senso i parallelismi ci sono. Ineos investe sempre sul progresso tecnologico, lo ha fatto per anni anche nel ciclismo, era naturale che una sua creatura velica andasse veloce, utilizzando anche i migliori specialisti in ogni campo, da Ainslie in poi. Sono stati bravi a progredire piano piano, a lavorare, magari hanno anche scoperto qualche alchimia tecnologica che ha cambiato i valori in campo. Noi comunque ora dobbiamo voltar pagina e pensare alla prossima sfida, per prenderci la rivincita perché sappiamo che possiamo farlo.