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Intervista sul Garda, parlando del Giro con Fabbro

20.04.2023
5 min
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Lennard Kamna ha vinto la terza tappa del Tour of the Alps, un’azione coordinata, della Bora Hansgrohe, in maniera perfetta, che ha portato ad una doppietta visto il secondo posto di Vlasov. Tra i corridori che si sono spesi per portare a casa questa vittoria di tappa c’è Matteo Fabbro. Il friulano ha aperto le danze alzando il ritmo quando di chilometri al traguardo ne mancavano ancora sei. Dopo l’arrivo chiede al massaggiatore chi abbia vinto, quando gli viene detto il nome di Kamna va via contento. 

Quattro parole in hotel

Con Fabbro siamo rimasti d’accordo che ci saremmo visti poco dopo in hotel, l’aria in cima al traguardo di San Valentino si stava facendo fredda. Meglio ripararsi e schizzare ai pullman per una doccia calda e rinviare l’intervista al tardo pomeriggio. La discesa che porta all’hotel Angelini, ad Arco, ad un certo punto apre uno scorcio sul Lago di Garda, azzurro ed illuminato dai pochi, ma caldi raggi di sole. 

«Per fortuna abbiamo vinto – dice con una risata il corridore della Bora – ne avevamo bisogno. E’ un successo importante, sia per noi come squadra che per i capitani, un modo per ricostruire un buon feeling in vista del Giro. Ora vedremo cosa succederà da qui alla fine, anche se le tappe più dure dovrebbero essere alle spalle. Kamna e Vlasov saranno i due capitani designati per il Giro d’Italia e ci siamo preparati duramente a Sierra Nevada. Siamo appena scesi dopo un paio di settimane di lavoro intenso, precedentemente, a fine febbraio, eravamo al Teide. Insomma, negli ultimi mesi ci siamo dati da fare».

Dopo il traguardo Fabbro si copre prima di scendere ai bus, l’aria in cima a San Valentino Brentonico è frizzante
Dopo il traguardo Fabbro si copre prima di scendere ai bus, l’aria in cima a San Valentino Brentonico è frizzante

Tanti occhi addosso

L’anno scorso la Bora-Hansgrohe ha vinto la corsa rosa in sordina, senza i favori del pronostico. In questa edizione non saranno di certo sottovalutati, questo i corridori lo sanno bene. 

«Vincere non è facile, ripetersi è ancora più difficile – afferma Fabbro – partiamo con due capitani designati: Kamna e Vlasov. Nel 2022 erano in tre, alla fine è uscito Jay Hindley, che se vogliamo era l’ultimo dei capitani. Quest’anno sarà un Giro diverso, con tanti chilometri a cronometro, staremo un po’ a vedere. Nella prima settimana potremmo trovarci indietro, perché i nostri avversari, Roglic ed Evenepoel in primis, vanno forte nelle prove contro il tempo.

«Sarà l’ultima settimana quella davvero decisiva, e non farà sconti a nessuno. Sarà ancora più dura rispetto al 2020, e già quella era molto impegnativa. La cronoscalata alla penultima tappa potrebbe ribaltare ogni verdetto, anche un minuto di vantaggio rischia di non bastare. La salita che porta a Monte Lussari non l’ho ancora provata quest’anno, però essendo vicino a casa mia, in Friuli, ho avuto modo di farla qualche volta».

Il friulano si è messo a lavorare a metà salita, è in cerca della miglior condizione, ieri le sensazioni erano positive
Il friulano si è messo a lavorare a metà salita, è in cerca della miglior condizione

Prendere le misure

Già sull’arrivo di San Valentino Brentonico la Bora ha agito in forze per fare la corsa. Si sono messi a misurare la febbre ai propri avversari e anche a se stessi, per vedere a che punto fosse la condizione dopo il periodo di lavoro a Sierra Nevada. 

«Dal canto mio – racconta il friulano seduto nella hall dell’hotel – sono in un momento un po’ particolare. Nell’ultimo mese sto soffrendo di un’allergia che mi sta facendo faticare più del dovuto, ce l’ho da sempre, ma quest’anno mi è uscita particolarmente forte. La scorsa settimana sono stato al centro Redbull a Salisburgo per fare una serie di test. Oggi, finalmente stavo bene, ho deciso io di iniziare a lavorare presto perché non ero sicuro di quanto riuscissi a resistere in gruppo.

«Non sono ancora al massimo, spero di migliorare e di avere le risposte che cerco, anche dai test fatti. Al Giro mancano ancora due settimane, venerdì finiamo di correre e faremo degli allenamenti di rifinitura per presentarci al meglio il 6 maggio alla partenza da Fossacesia».

Fabbro ha definito Gasparotto un artista in ammiraglia: quali tattiche starà preparando il diesse in vista del Giro?
Fabbro ha definito Gasparotto un artista in ammiraglia: quali tattiche starà preparando il diesse in vista del Giro?

Tattiche e spunti

Nel 2022 la Bora iniziò a lavorare ai fianchi il gruppo dalla tappa di Torino: non fu un attacco evidente, ma efficace. Un modo per scalfire piano piano le certezze degli avversari, fin da lontano. 

«In queste due settimane tra il termine del Tour of the Alps ed il Giro d’Italia – conclude Fabbro – andremo a vedere qualche tappa. Probabilmente vedremo quelle nella zona di Brunico, ma potremmo fare la ricognizione in macchina. Nei mesi scorsi siamo stati a visionare la cronometro di Cesena e le Tre Cime di Lavaredo. Non abbiamo ancora deciso quale tappa potrà essere quella da battezzare. Anche perché in ammiraglia abbiamo un’artista come “Gaspa” (Enrico Gasparotto, ndr). Lui si sveglia la mattina e decide la tattica da fare. Sicuramente studieranno qualcosa, anche per attaccare gli squadroni come Soudal-Quick Step e Jumbo-Visma che si presenteranno agguerriti. Hanno dimostrato già dal Catalunya di essere forti, hanno letteralmente dominato la corsa spagnola.

«Noi arriviamo al Giro con due corridori, Vlasov e Kamna, che si difendono a cronometro e in salita sanno andare forte. L’anno scorso partivamo sfavoriti e abbiamo vinto, quest’anno staremo a vedere. Non saremo la squadra che tutti guardano, ma siamo attrezzati per fare bene. Per quanto riguarda il mio ruolo, posso dire che se starò bene farò il rifinitore, colui che starà con i capitani fino all’ultimo in salita, con il focus di arrivare il più fresco possibile all’ultima settimana».

Vlasov, festa al Romandia e un pensiero per la Gazprom

04.05.2022
4 min
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Vinto il Romandia, Alexander Vlasov se ne è tornato a casa per fare qualche giorno da persona normale. «Niente bici – sorride – ma solo per poco. Qualche serie tivù. E magari dei giri a Nizza o Cannes per scoprire posti nuovi».

Monaco è diventato il suo quartier generale dopo Andorra, dove d’estate si sta indubbiamente più freschi, ma per arrivare all’aeroporto ci sono due ore e mezza di macchina ogni volta e d’inverno si muore di freddo. Anche se sei russo.

Vlasov è passato professionista nel 2018 con la Gazprom. Ha corso nel team per due anni
Vlasov è passato professionista nel 2018 con la Gazprom. Ha corso nel team per due anni

Sui siti di ciclismo, accanto al suo nome in realtà non c’è bandiera. Qual che ne sia l’utilità, questo è l’effetto delle sanzioni richieste dal CIO e recepite dall’UCI dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. A lui tutto sommato è andata bene, ai corridori della Gazprom decisamente peggio.

«Mi dispiace tanto per loro – dice a bassa voce – perché in quella squadra ci sono cresciuto e sono ancora in contatto con corridori e personale. E’ difficile fare la vita da atleta senza un obiettivo e senza stipendio…».

Margini di crescita

La sua stagione ha il sapore di tutto nuovo. Dopo i due anni all’Astana, Vlasov è passato alla Bora-Hansgrohe, che ha fatto il pieno di scalatori e uomini di classifica. La preparazione è cambiata per il meglio.

Sul podio della Freccia Vallone con Valverde e Teuns, Vlasov non si aspettava un simile risultato
Sul podio della Freccia Vallone con Valverde e Teuns, Vlasov non si aspettava un simile risultato

«Con il mio coach – spiega – abbiamo individuato i punti su cui ero meno forte e abbiamo capito di dover lavorare su esplosività e sprint. Ho 26 anni e sappiamo bene che ho ancora dei margini. Il risultato di questi lavori c’è stato in modo sorprendente sul Muro d’Huy. Pensavo di poter fare una bella Freccia Vallone, non di arrivare sul podio. Quella è la corsa degli Alaphilippe, di Valverde oppure Teuns. Io sapevo di avere nelle gambe un minuto a tutta. E alla fine è servito».

Capolavoro Romandia

Ha vinto la Valenciana, tappa e maglia. E’ andato sul podio ai Paesi Baschi, poi alla Freccia Vallone. Infine al Romandia, dopo due piazzamenti, sono venute la vittoria nella crono e la classifica finale.

Sul traguardo di Zina, al Romandia, esulta per la vittoria di Higuita, che per prudenza dà il colpo di reni
Sul traguardo di Zinaal Romandia, esulta per la vittoria di Higuita, che per prudenza dà il colpo di reni

«Penso che di tutta questa prima parte di stagione – racconta – il Romandia sia stato il mio miglior periodo. Sapevo di stare bene e che poi avrei tirato il fiato, per cui non ho avuto timore di sprecare energie. Il giorno che ho fatto secondo dietro Higuita nel tappone, avrei voluto alzare le braccia assieme a lui. Ma Sergio deve aver pensato che fossi un avversario e non s’è fidato a esultare prima della riga».

Dritto sul Tour

Il programma immediato, dopo aver riposato il giusto, prevede l’avvicinamento al Tour. Alex non l’ha mai corso. E quando si è reso conto che Keldermann, Buchmann e Hindley preferivano correre il Giro, si è affrettato ad accettare l’opzione francese.

«Mi veniva quasi da dirgli grazie – sorride – perché a me l’idea di andare in Francia stuzzica tanto. Parto per fare classifica e poi vediamo come va. Non ho mai corso sul pavé. Ho provato quella tappa nei giorni delle classiche e non mi è sembrato tanto brutto, forse perché ero da solo. Chissà come cambia in gruppo…

«Per cui fra poco andrò in altura ad Andorra. Tre settimane dormendo proprio in cima, a 2.400 metri e poi riparto dal Giro di Svizzera. In teoria servirà come preparazione, ma ormai alle corse ci si allena sempre meno e si va sempre per il risultato».

Mister Gasparotto, le emozioni e i consigli d’oro

22.04.2022
6 min
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«L’Amstel è stata bella – dice Gasparotto – salire il Cauberg ha riportato a galla delle emozioni. Non guidavo io l’ammiraglia, parlavo alla radio, quindi ero super concentrato su questo. Più che la corsa infatti mi sono goduto la ricognizione. Avevo pensato di portare la bici per farla con i corridori, ma il mio stato di forma non me lo avrebbe permesso. Invece ho portato le scarpe per fare come a Leuven, quando la sera sono uscito da solo a fare un giro sul percorso e fu bellissimo. Sarei andato con Benedetti, ma pioveva e alla fine ho lasciato perdere».

Tecnico della Bora-Hansgrohe da quest’anno, per Gasparotto è la prima campagna del Nord in ammiraglia
Alla Bora-Hansgrohe da quest’anno, per Gasparotto è la prima campagna del Nord in ammiraglia

Ricognizione sul percorso

Due giorni alla Liegi. Alcune squadre, fra cui Intermarché, Ineos e Trek, hanno anticipato al giovedì la ricognizione sul percorso. La Bora-Hansgrohe come le altre è rimasta fedele al rituale del venerdì.

«Il rischio anticipandola di un giorno – spiega Gasparotto – è che non avendo recuperato gli sforzi della Freccia, soprattutto ai debuttanti le salite sembrassero troppo dure. Dipende molto da quanti ne hai. Noi ad esempio abbiamo Vlasov, Hindley e Aleotti che non l’hanno mai fatta. Non ricordo molto del sopralluogo della mia prima Liegi, ma ricordo che fu nel 2009 e tirai per Cunego dalla Redoute al Saint Nicholas».

Il direttore sportivo della squadra tedesca sarebbe poi arrivato terzo nel 2012, alle spalle del compagno Iglinskij che batté Nibali. Per uno che a queste strade ha legato alcuni dei ricordi più belli della carriera, come le due Amstel vinte nel 2012 e nel 2016, queste giornate non passano via indifferenti.

Nel 2012 Gasparotto sprinta per il terzo posto alle spalle di Iglinskij vincitore e Nibali battuto
Nel 2012 Gasparotto sprinta per il terzo posto alle spalle di Iglinskij vincitore e Nibali battuto
Che effetto fa?

Da una parte non è automatico essere un buon direttore nelle corse in cui sei andato forte. Per contro, arrivare in forma qua mi è sempre costato caro, non sono mai stato un campione cui vengono le cose facili, come Nibali o Sagan, che potevano essere meno accorti tatticamente, compensando eventuali errori con il talento. Questa consapevolezza mi può aiutare a dare le dritte giuste ai corridori. Come con Vlasov alla Freccia. Ieri abbiamo festeggiato, era il primo podio per la squadra…

Che cosa hai detto a Vlasov?

L’ho detto a lui e agli altri, che se fosse arrivato ai piedi dell’ultimo Muro d’Huy sulla destra della strada, il gruppo lo avrebbe chiuso facendo la svolta a destra e recuperare sarebbe stato impossibile. Sono le cose che hanno sempre insegnato Valverde e Purito Rodriguez e tutti quelli che hanno vinto la Freccia. Eppure a un certo punto l’ho dato per perso. Ai due chilometri era in ventesima posizione, in auto abbiamo alzato gli occhi al cielo. Poi si è bloccata l’immagine alla televisione e quando è ripartita l’abbiamo visto a ruota di Valverde. Non so dove sia passato, ma evidentemente mi ha ascoltato.

Il podio di Vlasov alla Freccia, dietro Teuns e Valverde, è stato anche merito dei consigli di Gasparotto alla vigilia
Il podio di Vlasov alla Freccia è stato anche merito dei consigli di Gasparotto
Ci sono altri aspetti pratici che hai portato con la tua esperienza ancora fresca?

Qualcosa sì. Ad esempio per l’Amstel avevamo pianificato la ricognizione al venerdì, per avere più recupero. Poi per una serie di motivi i leader sono venuti meno e l’abbiamo spostata al solito sabato. Come per la Liegi, il fatto di anticiparla al giovedì non è da scartare, ma come ci siamo detti, bisogna vedere che corridori si hanno e la loro esperienza.

Pochi italiani in questi ordini di arrivo, non trovi?

Sono diventate corse in cui performano gli scalatori. C’è meno specializzazione di una volta, quando il cacciatore di classiche veniva qui per vincere e poi puntava alle tappe. Oggi trovi davanti quelli che hanno vinto i Baschi o il Catalunya e che poi faranno classifica nei grandi Giri. Sono sempre gli stessi. E se non abbiamo ancora uomini di classifica là, difficile averne vincenti di qua.

Hindley di buon umore, il 2021 è dimenticato. Dice di stare bene e si informa sulla salute di Umbertone
Hindley di buon umore, il 2021 è dimenticato. Dice di stare bene e si informa sulla salute di Umbertone
Voi avete qui Aleotti…

Che è molto adatto per queste corse, anche se per motivi di salute non ci è arrivato come volevamo. Può fare bene, deve amarle e capire come funzionano. Alla Liegi sarà meno libero di come è stato all’Amstel, perché avremo i nostri leader, ma lo stesso cerco di spiegargli quali siano i punti importanti per uno che deve aiutare e per uno che invece fa la corsa. Gli ho detto di memorizzare i passaggi, perché gli tornerà utile. E gli ho detto anche che a me è sempre stato utile registrare le corse e poi riguardarle perché mi permetteva di analizzare gli errori che dall’interno non riuscivo a cogliere.

Ad esempio?

Ad esempio la Freccia del 2012 in cui arrivò secondo Albasini. Avevo preso come riferimento gli 800 metri ed ero in seconda fila a 11” dalla testa. Pensavo di essere abbastanza avanti, invece sono arrivato in cima undicesimo con lo stesso distacco. In quella corsa soprattutto, pensi di essere davanti perché magari vedi i primi, ma non lo sei mai abbastanza. A volte sei troppo indietro e non te ne rendi conto. L’occhio della televisione in questo non sbaglia.

Aleotti è uno dei giovani su cui il team punta molto per queste classiche in futuro
Aleotti è uno dei giovani su cui il team punta molto per queste classiche in futuro
Andare in fuga per Aleotti potrebbe essere un bel modo per memorizzare i passaggi?

Non serve che lo faccia. Piuttosto gli ho detto di tenere gli occhi aperti a partire dalla Cote de Haute Levée, la quint’ultima, dove sicuramente si muoverà qualcosa. Quello potrebbe essere il suo momento.

Ecco, parliamo un attimo del percorso…

Hanno tolto la Cote de Forges dopo la Redoute e questo in teoria renderà il finale meno duro. Di conseguenza, può darsi che la corsa esploda prima come è successo finora in tutte le classiche ad eccezione della Freccia Vallone. La serie di salite che inizia con la Cote de Wanne, poi lo Stockeu, Haute Levée e Rosier è un punto ottimo per fare casino. Poi un po’ di fiato e si va verso Desnié, Redoute e la Roche aux Faucons. Detto questo, io ero un estimatore dell’arrivo di Ans. La Liegi con l’arrivo in città ha cambiato faccia.

Ieri sera è arrivato Sergio Higuita, con Vlasov e Hindley uno dei leader del team tedesco
Ieri sera è arrivato Sergio Higuita, con Vlasov e Hindley uno dei leader del team tedesco
Ogni giorno si alza questo vento strano, pensi che cambierà tempo?

Il meteo, altro fattore caldo. Fino a ieri mettevano pioggia. Oggi danno nuvoloso perché dovrebbe piovere lunedì. Un altro aspetto con cui fare i conti, bisognerà aspettare ancora qualche ora per avere un’idea.

Vlasov studia da capitano, ma si arrende agli americani

23.11.2021
5 min
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Vlasov si trova a Monaco, dove ha spostato la residenza da Andorra. Per il russo, che ha lasciato l’Astana-Premiertech con quattro vittorie e il quarto posto all’ultimo Giro d’Italia (a un minuto e mezzo dal podio), il 2022 sarà l’anno dei grandi cambiamenti. Dalla squadra kazaka è infatti approdato alla Bora-Hansgrohe ed è una delle pedine fondamentali su cui il team tedesco ha scelto di rifondarsi dopo gli anni di Sagan.

La scelta è evidente: da team per le grandi classiche, il cambio di pelle punta dritto sui Giri. Undici nuovi corridori, tutti o quasi (fanno eccezione Bennett, Archbold e Haller, dedicati alle volate) con il taglio del grande scalatore. Da Higuita a Hindley, passando appunto per Vlasov e il promettentissimo (e altrettanto impronunciabile) neoprofessionista belga Cian Uijtdebroeks.

«Si può dire che sia un’altra squadra – conferma il russoundici corridori nuovi sono proprio tanti. Ragazzi di tante Nazioni diverse. Ci siamo visti in Austria per un primo ritiro a ottobre. La sensazione è quella di un team molto organizzato, in cui non si parla italiano come all’Astana. Mi sono trovato bene, ci sono direttori sportivi con cui non ho mai lavorato. Io faccio parte del gruppo di Christian Pomer (ex professionista austriaco classe 1977, ndr)».

Il primo novembre, a Mosca, Vlasov con sua moglie Galina (foto @fh_kristina)
Il primo novembre, a Mosca, Vlasov con sua moglie Galina (foto @fh_kristina)

Un mondo nuovo

Il cambio di squadra, come il cambio di scuola o di posto di lavoro, porta con sé adrenalina e tante incognite. Soprattutto in questi ultimi anni, in cui non si tratta di avere una bici e una maglia diverse, ma di adattarsi a un nuovo mondo, metodi diversi e figure professionali con cui entrare in sintonia.

«Da quello che ho visto a ottobre – dice Vlasov – si cerca di programmare tutto, dalla logistica alle esigenze dei corridori. Abbiamo fatto dei colloqui individuali con i vari specialisti. Io ad esempio ho parlato con il fisioterapista, che mi ha dato esercizi per migliorare negli aspetti in cui mi sento più debole. Normale ginnastica, ma già pianificata. Abbiamo un gruppo di nutrizionisti e per fortuna uno lo conosco perché arriva anche lui dall’Astana. Si chiama Aitor e penso che lavoreremo insieme. Anche il preparatore parla italiano. Piano piano si troverà l’equilibrio, mentre per il programma delle corse si dovrà aspettare il ritiro di dicembre».

Perso il secondo posto sullo Zoncolan, a Sega di Ala un’altra flessione gli è costata il podio
Perso il secondo posto sullo Zoncolan, a Sega di Ala un’altra flessione gli è costata il podio

Leader destinato

Vlasov sarà leader, lo hanno preso per quello. Servirà magari del tempo per arrivare ai livelli dei primi, ma il contratto triennale (come già detto dal nuovo diesse Gasparotto) fa capire che il progetto su di lui è ambizioso.

«Non mi hanno detto direttamente che farò il capitano – riconosce il russo – ma mi hanno fatto capire che punteranno su di me per la classifica generale di una grande corsa a tappe. D’altra parte ho scelto Bora proprio per essere leader, dopo i bei risultati di quest’anno. Ho fatto progressi importanti. Ho dimostrato che posso lottare per il podio, con alcuni punti su cui devo migliorare. In salita sto con i migliori, ma al dunque mi manca il cambio di ritmo. E’ un fatto di potenza e sviluppo fisico, per il quale si tratta di lavorare. E poi c’è la crono, che è molto importante e sui cui devo migliorare tanto».

La crono è un fronte da migliorare. Qui a Tokyo, con un 20° posto al di sotto delle attese
La crono è un fronte da migliorare. Qui a Tokyo, con un 20° posto al di sotto delle attese

America proibita

Su questo aspetto si è messa di traverso la burocrazia. Anche Vlasov sarebbe dovuto volare in California con Aleotti, ma l’ingresso negli Usa per un cittadino russo non è così agevole.

«Alcuni sono già andati in galleria del vento – conferma – sarei dovuto andare anche io, ma quando ho fatto la richiesta di appuntamento per il visto, le prime date utili erano troppo avanti. In Russia non ci sono ambasciate americane aperte, per cui si sta studiando per trovare una galleria del vento in Europa o in alternativa un velodromo in cui fare i test necessari. Intanto mi alleno su strada con la nuova bici e mi trovo benissimo».

Nel 2018 Vlasov ha vinto il Giro d’Italia U23 battendo Stannard e Almeida
Nel 2018 Vlasov ha vinto il Giro d’Italia U23 battendo Stannard e Almeida

Esploratore Vlasov

E poi c’è il cambio di strade. La differenza fra Andorra e Monaco è di clima e di scenari, ma per questo Vlasov ha l’atteggiamento dell’esploratore tipica di ogni ciclista che si rispetti.

«Ho ripreso la bici da poco – dice – e nonostante ci siano tanti corridori, per ora sono sempre uscito da solo. Più avanti magari scriverò a qualcuno che conosco e andremo insieme. Però mi piace andare alla scoperta di nuove strade. Se esci tutti i giorni, piano piano ti spingi su strade nuove e componi la geografia per gli allenamenti. E’ interessante spostarsi verso posti che non si conoscono. Magari d’estate rimpiangerò il fresco di Andorra, ma per adesso qui il clima è ideale per pedalare».

Il russo e la rosa: «Se perdo non mi ammazzano!»

24.04.2021
3 min
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Subito dopo l’Amstel, Battistella fu chiaro: «Noi dell’Astana-Premier Tech, andremo a vincere il Giro con Vlasov». Dopo averlo saputo, Martinelli probabilmente ha dedicato qualche secondo agli scongiuri, poi commentando confermava che il russo sta bene ed ha intorno un bel gruppo di scalatori. «Perché il Giro si decide in salita – ha detto – e segnatamente negli arrivi in salita». E Vlasov cosa dice?

Nell’ultima tappa, il russo ha difeso il podio: era il giorno del suo compleanno
Nell’ultima tappa ha difeso il podio: era il giorno del suo compleanno

Un virus e addio

La sua ultima apparizione al Giro d’Italia non fu felice, interrotta bruscamente il secondo giorno per un virus intestinale che si è trascinato fino alla Vuelta. Dove non ha vinto, ma ha dato grandi segni di vitalità, come il secondo posto sull’Angliru.

«Ho sofferto per una settimana senza poter mangiare – spiegò l’atleta russo – ho perso peso. A chi dice che al Giro avrei potuto stringere i denti, rispondo che non andavo avanti. Tanto che in Spagna il primo giorno ho perso 4’31”. Non stavo ancora bene. Era la prima corsa dopo la malattia e il primo giorno ho trovato subito percorso duro e ritmo alto. Sull’ultima salita sono andato in crisi e addio…».

La sua chance

Il Vlasov che al Tour of the Alps ha festeggiato i 25 anni proprio l’ultimo giorno, appare un atleta molto più solido e una persona equilibrata. Stefano Garzelli ha parlato della sua capacità di vincere. Ma Vlasov al riguardo sembra sufficientemente distaccato.

«Sono stato fino al 13 aprile sul Teide – racconta – e il 19 siamo partiti per il Tour of the Alps. Sono venuto per fare fatica, ma ho scoperto di avere già una brillantezza che non mi aspettavo e questo mi ha dato morale. Per me si tratta di un anno importante. La squadra mi ha dato la fiducia e la grande opportunità di fare esperienza come leader al Giro d’Italia, ma questo non mi stressa. Sono tranquillo. Tanto se va male, non mi uccidono…».

Dopo la crono di Palermo, chiusa a 1’20”, per il russo il ritiro dal Giro d’Italia
Dopo la crono di Palermo, chiusa a 1’20”, il ritiro dal Giro d’Italia

Sullo Zoncolan

Il suo 2021 è cominciato in modo già interessante. Decimo al Tour de la Provence. Secondo dietro Schachmann alla Parigi-Nizza. Terzo al Tour of the Alps, con il secondo di tappa a Pieve di Bono, beffato da Pello Bilbao, rientrato in discesa. Con Martinelli sull’ammiraglia, lo staff dei preparatori che crede fortemente in lui e un’Astana molto competitiva, la curiosità di vederlo al Giro è davvero tanta.

«Abbiamo una bella squadra – dice – motivata e forte. Io credo di essere diverso dal Vlasov che si ritirò lo scorso anno al Giro. Sono un po’ più esperto e probabilmente anche un po’ più forte. Credo che il Giro avrà un giorno decisivo sullo Zoncolan. Martinelli, che è un grande e di cui mi fido ciecamente, mi ha suggerito di fare qualche ricognizione, per cui nei prossimi giorni mi dedicherò proprio a questo e poi tornerò ad allenarmi ad Andorra. Battistella ha anche detto che mi considera quasi italiano. Ha ragione, un po’ mi ci sento anche io. Ho corso tanto da voi quando ero under 23, per questo mi sto avvicinando al Giro con grandissimo rispetto».

Pello Bilbao, discesa full gas pensando a Scarponi

22.04.2021
4 min
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C’è tanto Scarponi ancora nel gruppo, anche se sono passati quattro anni. Te ne accorgi la mattina quando al ricordo si abbassa lo sguardo. Te ne accorgi sfogliando i social. E soprattutto te ne rendi conto dopo l’arrivo, quando Pello Bilbao racconta con trasporto di aver fatto una discesa da kamikaze per dedicargli la vittoria.

E’ appena finita la tappa più impegnativa del Tour of the Alps e come spesso accade quando ci si aspetta il finimondo, il mondo è ancora qui con le vette, i prati e il sole del Trentino. Sivakov si è staccato per la botta di ieri e Pello ne ha preso il posto, dopo un giorno di controllo in cui Yates ha mostrato i muscoli quel tanto che è bastato per raffreddare gli entusiasmi di Vlasov. Il colpo di scena, dunque, c’è stato proprio alla fine quando il basco del team Bahrain Victorious è piombato sui due più forti della salita. Li ha agganciati in uno degli ultimi tornanti in discesa e li ha allungati ancora un po’. E poi li ha freddati in volata, con Vlasov che ha picchiato il pugno sul manubrio e Yates a dare l’impressione di disinteressarsi.

«Ero venuto per vincere una tappa – racconta Pello – dopo un secondo posto ai Paesi Baschi dietro Izagirre che ancora mi brucia. Ci ho provato sin dalla prima tappa. Martedì al primo arrivo in salita ho sofferto, ho provato ad andare con il mio passo, ma quando ho ripreso i migliori, Yates aveva già fatto il vuoto. Ieri poteva essere un bel giorno, ma non abbiamo agganciato Moscon e Grosschartner per un solo secondo. E oggi sapevo che la discesa potevo recuperare il distacco dell’ultima salita e giocarmi la tappa. Per questo l’avevo studiata con Pellizotti…».

Froome in fuga: primo segnale di vitalità del britannico
Froome in fuga: primo segnale di vitalità del britannico

Pellizotti e il GPS

Franco lo troviamo dopo che la baraonda del pullman si è posata e i corridori si sono messi giù cercando di recuperare e lanciando ogni tanto ancora qualche incitamento al vincitore di tappa.

«Non conoscevo la discesa – spiega – ma usiamo come tanti VeloViewer che ci permette di interagire con Google Maps e di piazzare l’omino nelle varie curve per capire come sono fatte. I tornanti non davano problemi, perché si vedeva bene la strada dopo. Invece due curve erano più pericolose di altre e volevamo anche capire come fossero fatte quelle nell’ultimo chilometro della discesa, per capire se si potessero fare senza frenare. Lo strumento è utile e con Pello si va sul sicuro, perché guida benissimo. Sapevo che se avesse scollinato con 15 secondi, ce la giocavamo. Yates non avrebbe rischiato di cadere, avendo la maglia. Pello sta andando forte ed è intelligente. Ha capito che non gli conveniva dare tutto nel tratto ripido della salita, perché in cima il finale spianava e avrebbe potuto riconquistare il terreno perduto».

Gianni Moscon riceve una di quelle visite che mettono di buon umore
Per Moscon, una visita che mettoe di buon umore

Dedicato a Scarponi

Pello è lucido in ogni cosa che dice. E quando gli chiedono se con queste vittorie non si senta sottovalutato e non ambisca piuttosto a essere leader della squadra, resiste alla vanità e risponde con la testa.

«Non mi sento sottovalutato – dice – sono perfettamente d’accordo con la gestione che il team fa di noi corridori. Al contrario, trovo che sarebbe stressante essere leader per 90 giorni all’anno. A me piace aiutare i compagni e che siano loro ad aiutare me quando sto meglio. E’ bello vincere, ma è bello anche quando vedo che il resto del team va a segno anche grazie al mio lavoro. Oggi però vincere ha un sapore particolare, perché è il quarto anniversario della morte di “Scarpa” e la vittoria volevo dedicarla a lui. Ho preso tutti quei rischi anche per questo. Abbiamo corso insieme per meno di un anno (il 2017, ndr), ma ho fatto in tempo a capire quale persona speciale fosse. Un corridore fantastico e un uomo capace di relazionarsi in modo grandioso con gli altri».

Hindley (18°) e Bardet (8°), continua la costruzione della forma Giro
Hindley (18°) e Bardet (8°), continua la costruzione della forma Giro

Discesa da brivido

La discesa che per Pello è stata il trampolino verso la vittoria ha messo tanti corridori in crisi. «A un certo punto – raccontava Fabbro sull’arrivo – ho cominciato a vederne troppi che cadevano o arrivavano lunghi nelle curve. Ho da fare un Giro d’Italia e ho preferito pensare alla salute. E se oggi ho pagato la fatica di ieri, domani dovrò ancora andare in fuga».

E’ il bello di questa corsa nervosa e selvaggia. Ogni giorno una fuga e nella fuga mai personaggi banali. Oggi nel gruppetto ripreso proprio all’inizio dell’ultima salita viaggiava addirittura Froome, che ha compensato il senso di una timida ripresa con una curva sbagliata e la conseguente, lieve caduta. Domani l’ultima tappa. Yates appare sicuro, Pello non ha troppo da perdere, Sivakov vorrà rifarsi. Agli italiani resta l’opzione fuga. Bisogna dire che finora non ci è andata affatto male.

L’Astana investe su Fuglsang e si tiene stretto Vlasov

20.04.2021
3 min
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L’Astana Premier Tech è considerata dai suoi stessi dirigenti una squadra “work in progress”. L’addio di Miguel Angel Lopez, che era ormai da qualche anno l’uomo di riferimento per i grandi Giri, ha come prima finalità quella di dare maggiore responsabilità ad Alexander Vlasov, corridore che ha dimostrato grandi qualità e propensione per le corse a tappe medio-brevi, al quale però ora si chiede un ulteriore salto di qualità. Questo libera anche Jakob Fuglsang, che se da una parte resta uno dei maggiori interpreti delle classiche altimetricamente più severe, dall’altro ha ormai messo da parte le sue ambizioni di classifica nelle prove di più settimane.

Vlasov in sella alla Wilier Turbine nella crono finale della Vuelta 2020
Vlasov in sella alla Wilier Turbine nella crono finale della Vuelta 2020

La squadra è costruita per offrire spettacolo in ogni situazione: Vinokourov ha sempre voluto gestire un team capace di lottare per la vittoria su ogni traguardo e il totale dei successi raccolto negli anni la dice lunga sul valore del team kazako. L’Astana unisce a una forte presenza dell’Est, un altro zoccolo duro spagnolo, con i fratelli Izagirre ai quali si chiede non solo di svolgere compiti di luogotenente nei grandi Giri, ma anche di puntare alle brevi corse a tappe. Battitore libero è Alexey Lutsenko, kazako che ha già dimostrato di poter fare bene in vari ambiti.

Il lavoro del team di Astana è come detto puntato anche al futuro e qui vengono coinvolti i giovani italiani, Samuele Battistella, Matteo Sobrero e Andrea Piccolo, ai quali si chiede innanzitutto di fare esperienza, ma anche di mettersi in evidenza dove possibile per far vedere sprazzi di quella classe mostrata nelle categorie inferiori.

La Astana-Premier Tech corre su bici Wilier Triestina
La Astana-Premier Tech corre su bici Wilier Triestina

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Alex DebaEzkio ItsasoEsp19.09.10052015
Samuele BattistellaCastelfrancoIta14.11.19982020
Manuele BoaroBassanoIta12.03.19872011
Gleb BrussenskiyKazKaz18.04.20002021
Rodrigo PinzonVillapinzonCol02.06.19942015
Stefan De BodWorcesterRSA17.11.19962016
Yevgeniy FedorovKazKaz16.02.20002020
Fabio FellineTorinoIta29.03.1990
Omar FraileSantzurtziEsp17.07.19902012
Jacob FuglsangGinevra(SUI)Den22.03.19852006
Yevgeniy GidichKoksetavKaz19.05.19962018
Jonas WilslyHerlevDen30.07.19962019
Dmitriy GruzdevAstanaKaz13.03.19862011
Hugo HouleSainte PerpetueCan27.09.19902013
Gorka IzagirreOrmaiztegiEsp07.10.19872009
Ion IzagirreOrmaiztegiEsp04.02.19892010
Merhawi KudusAsmaraEri23.01.19942014
Alexey LutsenkoPetropavlKaz07.09.19922013
Davide MartinelliBresciaIta31.05.19932016
Yuriy NatarovTalgarKaz28.12.19962019
Benjamin PerrySt.CatharinesCan07.03.19942015
Andrea PiccoloMagentaIta23.03.20012020
Vadim PronskiyAstanaKaz04.06.19982020
Oscar RodriguezBurladaEsp06.05.19952017
Javier Oliver Villafranca Esp06.01.19992021
Luis Sanchez GilMulaEsp24.11.19832004
Matteo SobreroAlbaIta14.05.19972020
Nikita StalnovaAstanaKaz14.09.19912017
Harold CanacuePitalitoCol27.04.19972020
Aleksandr VlasovVyborgRus23.04.19962018
Artyom ZakharovPetropavlKaz27.10.19912014

DIRIGENTI

Alexandr VinokurovKazGeneral Manager
Dmitry FofonovKazDirettore Sportivo
Steve BauerCanDirettore Sportivo
Bruno CenghialtaItaDirettore Sportivo
Giuseppe MartinelliItaDirettore Sportivo
Dmitriy MuravyevKazDirettore Sportivo
Sergey YakovlevKazDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Terzo anno di vita per la partnership tra l’Astana e la Wilier Triestina: i successi del team kazako sono stati favoriti anche dal grande lavoro dell’azienda veneta, che oltre all’Astana fornisce le bici anche alla Total Direct Energie. Appena terminata la stagione 2020, la Wilier ha subito portato a termine il lavoro sul nuovo modello, la Filante SLR, una bici estremamente leggera, naturale evoluzione rispetto al precedente prototipo 0 SLR.

CONTATTI

ASTANA – PREMIER TECH – KAZ

37, Rue des Scillas, L-2529 Howard (LUX)

[email protected] – www.astanaproteam.kz

Facebook: @AstanaPremierTech

Twitter: @AstanaPremTech

Instagram: proteamastana

Torna in gruppo il Battistella sparito: era sul Teide

19.04.2021
4 min
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Corridori che arrivano, corridori che vanno e corridori che spariscono. Sarà per le mascherine, il casco e gli occhiali, ma a un certo punto ci siamo accorti che Samuele Battistella era introvabile. E andando a scavare ci siamo resi conto che dal quarto giorno della Parigi-Nizza del veneto si erano perse le tracce. Era sul Teide, dice. Perciò potete immaginare che piacere rivederlo fra i partenti dell’Amstel Gold Race.

«Anche se non l’ho finita – ammette – era impossibile dopo venti giorni sul Teide e tutto il carico di lavoro fatto per il Giro d’Italia. Dal primo metro ho fatto una fatica incredibile. Sono venuto quassù per tirare e l’ho fatto al massimo fino al circuito del Cauberg, poi li ho visti andar via…».

E’ arrivato all’Amstel dopo tre settimane sul Teide (foto Instagram)
E’ arrivato all’Amstel dopo tre settimane sul Teide (foto Instagram)

Il vulcano dei ciclisti

Ecco dov’era finito! Il Teide da anni è un vulcano al contrario: anziché sputar fuori lapilli e lava, inghiotte corridori. E quando li restituisce, solitamente sono più forti, temprati e a prova di fatica. E così anche Samuele, iridato under 23 ad Harrogate 2019, era lassù lavorando per il Giro: prima grande corsa a tappe della sua giovane carriera. Dopo che proprio il Giro dello scorso anno ha cambiato significativamente la cilindrata e le prospettive del suo compagno Matteo Sobrero.

Però eri sparito da prima, alla Parigi-Nizza…

Nella seconda tappa, mi è venuta una gastrite fortissima, ho provato a tenere duro, ma alla fine sono stato costretto a tornare a casa. E a quel punto mi sono beccato delle belle placche in gola, per le quali ho dovuto fare una settimana di antibiotici, da cui è stato difficile recuperare. Ho anche verificato con un tampone che non fosse altro e per fortuna non lo era. E poi è venuto il momento di andare sul Teide, non c’era tempo per correre o fare altro.

Parigi-Nizza, terza tappa: il giorno dopo il ritiro
Parigi-Nizza, terza tappa: il giorno dopo il ritiro
Come è fatto un blocco di lavoro pesante per il Giro lassù?

Non c’è pianura, pochissima. Anche sotto. Si fanno dislivello ed ore, con il corpo che ne esce stremato perché di fatto simuli lo stress di una corsa. Nell’ultima settimana abbiamo fatto anche lavori dietro moto per cercare il ritmo. Tranne un paio di volte che siamo scesi e risaliti in ammiraglia per fare dei lavori con le bici da crono, ogni giorno si tornava su in bicicletta. Era parte dell’allenamento. Ed è tanto lunga…

Con chi eri?

Con Sobrero e Felline, Vlasov, Tejada e Pronskiy. Doveva venire anche Gorka Izagirre, ma la figlia a scuola ha avuto un contatto con un positivo e in Spagna, in questi casi, mettono in quarantena tutta la famiglia per una settimana. Anche con tampone negativo. Per cui alla fine Gorka è rimasto a casa.

Se hai lavorato per il Giro, perché venire nelle Ardenne e non scegliere il Tour of the Alps?

Perché in futuro questo è il mio tipo di corse. Quando si tratterà di venire per vincerle, avrò le idee più chiare. Ieri non avevo la gamba, però l’Amstel mi ha ricordato tanto il percorso di Harrogate. Questo tipo di strade mi si addice. Ora torno alla Freccia e alla Liegi che ho fatto l’anno scorso per approfondire la conoscenza. E comunque non siamo andati male. Fuglsang è arrivato nella scia dei primi ed è stato spesso davanti, ma diceva che forse ha sbagliato a prendere troppo indietro l’ultimo Cauberg.

Come arriverai al Giro?

Molto bene. Dopo la Liegi farò un’altra settimana di altura e in tutto saranno 25 giorni. Mai fatta tanta in vita mia. Andrò per una settimana sul Pordoi, mi sono organizzato da me. La squadra ci ha pagato il Teide, parlando con Mazzoleni e Cucinotta è venuto fuori che quella settimana potrebbe essere importante e allora andrò su.

L’obiettivo dell’Astana al Giro è fare bene con Vlasov?

L’obiettivo dell’Astana al Giro è vincere con Vlasov. Lo conoscevo da prima, quando era under 23 in Italia. E’ russo, ma per certi versi è italiano anche lui. Vado ad aiutarlo molto volentieri. Sono stato in stanza con lui nelle due settimane di ritiro a inizio anno, è un bravissimo ragazzo.

Mondiali Harrogate, Samuele Battistella (Italy) - Stefan Bissegger (Suisse) - Thomas Pidcock (Great Britain)
Sul podio dei mondiali U23 di Harrogate, accanto a Bisseger e Battistella c’è Pidcock, che ieri si è giocato l’Amstel
Mondiali Harrogate, Samuele Battistella (Italy) - Thomas Pidcock (Great Britain) 2019
Con Pidcock sul podio di Harrogate 2019: all’Amstel scenari differenti
Soddisfatto del passaggio in Astana?

Come crescita personale, mi sto trovando molto bene. C’è un grande livello di serietà e di organizzazione. La preparazione è buona, lavoro con Cucinotta, ma di fatto è sempre in collegamento con Mazzoleni.

E’ cambiato qualcosa nel tuo modo di lavorare?

Parecchio, in realtà. Non faccio più tanti lavori di soglia e fuori soglia, ma abbiamo alzato il volume del medio. Come sensazioni, sento che la gamba spinge bene. Per andare bene al Giro immagino sia quello che serve. E questo ora è il mio obiettivo.

Giro, la rincorsa di Vlasov inizia dalla Provenza

08.02.2021
5 min
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Fra i corridori dell’Astana che hanno rischiato di rimanere bloccati dalla neve in cima al Teide c’era anche Alexander Vlasov, che dopo aver passato tutto dicembre in Russia forse della neve non aveva troppa nostalgia. La liberazione è avvenuta tempestivamente nella giornata di sabato, in tempo per consentire agli atleti e allo staff di prendere i voli verso casa prenotati per ieri mattina.

Sono arrivati gli spazzaneve l’Astana può ripartire dal Teide
Sono arrivati gli spazzaneve l’Astana può ripartire dal Teide

Sul Mar Nero

La stagione del russo, che ciclisticamente è cresciuto in Italia, è finita tardissimo, l’8 di novembre con la Vuelta, a capo di tre settimane iniziate al piccolo trotto poi in continuo crescendo. C’era da rimettersi a posto dopo il ritiro dal Giro e ritrovare le giuste sensazioni. E la Vuelta è iniziata giusto due settimane dopo l’abbandono a metà della tappa di Agrigento.

«Abbiamo finito tardi davvero – sorride – e subito dopo la Vuelta sono andato in Russia, ricominciando gli allenamenti a dicembre. Mi sono fermato poco meno di un mese e quando si è trattato di allenarmi, mi sono spostato a Sochi, sul Mar Nero. Lì si sta bene, c’erano tutti i giorni 14 gradi. Mentre a casa mia, a Vyborg, sarebbe stato impossibile, perché la temperatura era intorno ai meno 15».

Al Tour de la Provence 202, Vlasov vince a La Ciotat, battendo Kelderman
Al Provence 2020, Vlasov vince a La Ciotat su Kelderman
Il 2021 è l’anno delle prime responsabilità importanti, giusto?

Voglio provare ad essere leader al Giro. La Vuelta mi ha detto cose interessanti. Nonostante ci sia entrato un po’ malconcio, alla fine non ero così male. Certo il secondo posto sull’Angliru potrebbe bruciare, ma sono onesto e là in cima ero davvero finito, mentre Carthy ha avuto qualcosa di più.

Ci dicesti che il malanno del Giro si è fatto sentire anche in Spagna…

E’ stato un virus intestinale, ho sofferto per una settimana senza poter mangiare. Ho perso peso. A chi dice che al Giro avrei potuto stringere i denti, rispondo che non andavo avanti. Tanto che in Spagna il primo giorno ho perso 4’31”. Non stavo ancora bene. Era la prima corsa dopo la malattia e il primo giorno ho trovato subito percorso duro e ritmo alto. Sull’ultima salita sono andato in crisi e addio…

Al Lombardia, Vlasov si piazza 3° ed è decisivo per la vittoria di Fuglsang
Vlasov 3° al Lombardia e decisivo per Fuglsang
A quando il debutto?

Era previsto alla Valenciana e l’abbiamo rimpiazzata con il ritiro sul Teide. Adesso si va al Tour de la Provence, partiamo mercoledì, il giorno prima. Vado come preparazione e per fare ritmo, poi si vedrà.

L’anno scorso successe una cosa particolare: arrivasti 4° sul Ventoux, dove poi vincesti alla ripresa post lockdown. Ti piace quella salita?

E’ sicuramente molto bella. Si va per mettere nelle gambe il giusto lavoro, ma se le sensazioni saranno giuste, ovvio che provo a lasciare il segno.

Hai parlato della Russia, com’è la situazione del ciclismo lassù?

Pessima, ci sono pochissime corse. Tanti smettono dopo gli juniores, perché non trovano squadre da U23. In più i professionisti possono viaggiare perché hanno il permesso di soggiorno, mentre i dilettanti non possono uscire dal Paese a causa del Covid e rischiano di perdere un’altra stagione.

Tanto Vlasov è andato forte in salita alla Vuelta, quanto piano a crono: deve lavorarci
La crono è un terreno su cui Vlasov deve lavorare
Da U23, nel 2018, vincesti il Giro su Almeida. Che cosa hai pensato quando lo hai visto tenere la maglia rosa così a lungo?

Vedere lui e gli altri con cui lottavo da U23 mi ha convinto del fatto che posso fare il capitano dell’Astana al Giro d’Italia. Avrò la squadra a mia disposizione e spero di trovare la condizione. Ma se hanno potuto farlo loro, posso anche io.

Si parla di Nibali e Bernal, paura?

Ci sono tanti nomi ora, poi si vedrà in corsa. Tre settimane sono lunghe, può succedere di tutto.

Pensi di aver trovato nel WorldTour la stessa sicurezza di quando eri U23?

Credo di sì, riesco a stare bene davanti con chi fa la corsa. Per adesso sono al loro livello in salita, mentre a crono devo migliorare. A casa faccio allenamenti specifici almeno una volta a settimana.

Nel 2018 Vlasov vince il Giro d’Italia U23, difendendo la rosa da Almeida nella crono di Ca’ del Poggio (foto Scanferla)
Nel 2018, Vlasov vince il Giro U23 (foto Scanferla)
E’ vero che hai cambiato posizione?

Ho fatto qualche ritocco, soprattutto all’altezza di sella. L’abbiamo abbassata un po’ per spingere con più forza ed effettivamente la pedalata è più efficiente.

Sai già chi ti accompagnerà al Giro?

E’ presto per dirlo. C’è un gruppo di corridori che farà il mio programma, ma non saprei chi poi andrà al Giro. Due che ho nel mirino sono Tejada e Pronskiy, che mi staranno accanto in salita.

Com’è il tempo ad Andorra?

Freschino, ma per allenarmi vado giù verso la Spagna. Scendo in bici però, non in macchina. C’è giusto da soffrire la prima mezz’ora, ma quando dopo torno su, vi assicuro che mi scaldo.

Pronto per ripartire?

Prontissimo. Faccio un bel tampone, chiudo la valigia e via…