“AIR Turistica” salvata in extremis. Il punto con Pavarini

30.09.2023
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ExtraGiro aveva preparato l’evento cicloturistico ed enogastronomico che avrebbe “corso” parallelamente all’Adriatica Ionica Race. Come sappiamo la corsa organizzata da Moreno Argentin è stata annullata a poche ore dal via. Tuttavia la macchina organizzativa dell’AIR Turistica, chiamiamola così, era in moto e tutto sommato aveva una sua indipendenza.

Un’indipendenza grazie alla quale almeno questo evento si è salvato. Merito, va detto, principalmente di Alex Kornfeind, esperto di viaggi in bici e da anni leader della squadra Enit al Giro-E

Marco Pavarini, di ExtraGiro, sta lavorando molto sull’aspetto cicloturistico e della mobilità sostenibile
Marco Pavarini, di ExtraGiro, sta lavorando molto sull’aspetto cicloturistico e della mobilità sostenibile

Parla Pavarini

Marco Pavarini, che aveva curato con passione e mesi di lavoro il progetto cicloturistico della Adriatica Ionica Race, si è trovato a decidere tutto in poche ore.

Quella sera a Corropoli, mentre noi giornalisti nella sala stampa scrivevamo dell’annullamento, lui insieme alla sua squadra cercava, riuscendoci, di salvare il tutto.

«Cosa dire – afferma Pavarini – non è stato facile. C’è davvero poco da aggiungere, se non che noi di ExtraGiro lavoravamo da mesi a questo progetto. Avevamo fatto un grande studio dei territori toccati, parlato con Enti… Alla partenza e all’arrivo avevamo previsto dei presidi food: cibi e bevande tipiche. Due pulmini stampa. Inoltre avevamo individuato anche un paio di percorsi in Abruzzo e in Calabria».

«Appena la corsa è stata annullata, le Regioni con cui da mesi avevamo parlato, per vari motivi si sono tirate indietro. Ma il nostro programma, il nostro lavoro c’era».

Di fatto era stato coinvolto un ministro, nella fattispecie quello del turismo, Daniela Santanchè nella presentazione dell’evento, non poteva morire tutto così, come nulla fosse.

Senza più il supporto di Enti e società locali, guide e visite sono state programmate sul momento
Senza più il supporto di Enti e società locali, guide e visite sono state programmate sul momento

Non solo gare

A quel punto ExtraGiro che faceva da tramite fra la parte agonistica e quella turistica, ha passato la palla a Kornfeind, impegnato sul campo. A lui qualche dritta e tante gatte da pelare proprio perché gli Enti di riferimento si erano ritirati.

Kornfeind ha cercato di seguire il canovaccio del programma originale, ma chiaramente tutto è stato rivisto e adattato, spesso sul momento, nonostante i ripensamenti perfettamente comprensibili delle località coinvolte. In Calabria ad esempio, gran parte del programma doveva essere gestito dallo Studio Ambrosetti, che cura la comunicazione del turismo calabrese. Niente più era attivo. Allora perché andare avanti?

Prosegue Pavarini: «E’ stato comunque importante dare continuità ad un lavoro e ad un progetto sui quali si era lavorato da tempo. Sapete quanto ExtraGiro stia cercando di lavorare su progetti che vadano oltre il ciclismo agonistico. Di lavorare sul territorio, sullo sviluppo della mobilità sostenibile…

«Questa quattro giorni della AIR turistica è stata una semina per il futuro. Un segnale forte. Per far vedere che si può fare del cicloturismo, che ci sono territori da scoprire e raccontare. E che noi ci siamo e ci siamo stati».

L’AIR Turistica offriva enormi potenzialità… che comunque siamo per gran parte riusciti a sfruttare
L’AIR Turistica offriva enormi potenzialità… che comunque siamo per gran parte riusciti a sfruttare

Come una semina

E allora i progetti vanno avanti e già si parla di Adriatica Ionica Ride e non Race, idea che supporta fortemente anche Kornfeind. E in effetti la polpa c’è.

L’Italia non lesina storia, cultura, paesaggi, percorsi. Come abbiamo scritto anche ieri, abbiamo toccato tre Regioni, ma molte di più sono state le regioni storiche. Siamo passati dall’Appennino alle colline del Teramano. Nel trasferimento abbiamo lambito la Costa dei Trabocchi. Più giù, in Puglia, i Colli Dauni, Alberobello. Quindi il Metaponto, la Piana di Sibari, volendo la Sila che avrebbe dovuto scalare la AIR agonistica, prima di scendere di nuovo lungo la costa, a Crotone, capitale della Magna Grecia.

«Quando con la mia squadra abbiamo scelto i giornalisti da portare – ha concluso Pavarini – la scelta è stata frutto di uno studio accurato. Su chi poteva divulgare in un certo modo questo evento parallelo. C’era chi veniva dall’altra parte del mondo. Chi ha scritto guide turistiche… Non è stato facile. Ringraziamo chi è rimasto, ringraziamo Alex che si è fatto carico di tutto. Come detto è stato un segnale importante andare avanti».

Da Corropoli a Crotone, l’AIR (turistica) che si è fatta

27.09.2023
6 min
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Storia di un insolito viaggio da Corropoli, in Abruzzo, a Crotone, in Calabria. I più attenti già avranno capito che queste due località sarebbero dovute essere la sede di partenza e di arrivo dell’Adriatica Ionica Race, la corsa che non c’è mai stata e annullata a poche ore dal via.

Quello però che si sapeva meno è che parallelamente alla gara dei pro’ era in programma un percorso cicloturistico, a forte impatto enogastronomico, che ricalcava per alcuni tratti il tracciato dei corridori. O comunque quelle zone. 

Si parte comunque

E questa Adriatica Ionica Race parallela di fatto c’è stata. Rivista, modificata, ampliata in alcuni aspetti, ridotta in altri… ma c’è stata. L’organizzazione ha passato la palla ad Alex Kornfeind, esperto di cicloturismo, che si è fatto carico di un manipolo di giornalisti arrivati persino dall’Australia! Ma anche da Germania, Olanda, Inghilterra.

Partenza da Corropoli, nella piazza era attesa la corsa e invece i cittadini si sono ritrovati questo drappello di giornalisti. La guida, Silvio Cappelli, accortosi dai social dell’annullamento del programma, si era offerto di guidarci comunque nelle sue zone, esaltando l’accoglienza dell’Abruzzo, che tanto aveva creduto in questo evento. Corropoli in primis.

E così eccoci partire alla volta della Val Vibrata. Da Corropoli a Torricella sul Tronto: 46 chilometri, 800 metri di dislivello e tante, ma proprio tante, cose da visitare.

Le ciclabili e le strade bianche scorrono lente sotto le nostre ruote. Chiese millenarie, basiliche, borghi abbandonati una volta fucina di ricchezza, paesaggi che vanno dal Gran Sasso al mare Adriatico si susseguono come in un’altalena. Silvio è un fiume in piena e vorrebbe raccontare ogni centimetro e ogni scampolo della sua terra.

Lo ascoltiamo e intanto lo seguiamo. Fino ad un pranzo che è un trionfo d’Abruzzo: “ceppe” una pasta fatta con i ferri delle maglie, tipica proprio di Torricella, e gli immancabili arrosticini.

Poi di corsa tutti dentro al pullmino Ford alla volta di Vasto, ma con la Puglia nel mirino.

In Puglia…

I trasferimenti dell’Adriatica Ionica Race in effetti erano mastodontici, ma questo ci ha consentito di unire territori e culture molto diverse tra loro.

La Puglia avrebbe visto una frazione non troppo dura, tuttavia le alture di Alberobello, sede lo scorso anno del tricolore vinto da Zana, un po’ d’impegno lo richiedevano. 

Ma a noi questo aspetto proprio non ha interessato. I muretti a secco, le strade incredibilmente pulite di Locorotondo e quelle più caotiche dei trulli ci hanno condotto ad Alberobello, la perla della nostra seconda tappa e simbolo, forse, di un intera regione.

Vigneti, uliveti e queste casine tonde, bianche col tetto a punta nero… Abbiamo scoperto Alberobello mischiati tra i tanti turisti che a metà settembre ancora girovagavano per le sue stradine.

Il tutto chiaramente dopo aver assaporato burrata ed orecchiette alle cime di rapa.

Di nuovo tutti sul pullmino. Stavolta il viaggio è lungo. Da Alberobello alla zona di Crotone i chilometri sono quasi 250 e di autostrada non c’è neanche un metro. Un po’ come se fossimo stati in sella, ma questo ci ha fatto godere il Metaponto. Il Mar Ionio alla nostra sinistra e le alture della Lucania alla nostra destra, fra calanchi e lo splendido Pollino, che faceva il prezioso nascondendosi fra le nuvole.

Calabria, la meta

Una volta in Calabria ecco però le prime difficoltà logistiche. Senza la corsa dei pro’ a fare da spina dorsale, era tutto nelle mani del buon Alex, che non si è mai perso d’animo. 

L’avventura in Calabria inizia con un tuffo al mare, per recuperare le fatiche del lungo viaggio dalla Puglia. Poi tutti alla scoperta di questa porzione davvero poco conosciuta ai ciclisti: il crotonese.

Michele, la guida per l’occasione, ci ha portato al Museo della Liquirizia, uno dei più antichi e importanti del mondo. Al Castello di Corigliano, la cui veduta è qualcosa di unico, e spaziava dal Pollino da una parte, alla Sila d’altra e di fonte al Salento, visibile nei giorni più puliti al di là dello Ionio. E per finire una visita all’antica Rossano.

Restava poi Crotone, meta finale della corsa dei pro’ e, in parte, del nostro viaggio. Crotone vecchia capitale. Nessuno direbbe che questa città ai tempi della Magna Grecia potesse contare due milioni di abitanti. Fu, ed è, una patria di cultura e di vino.

Poco più a Nord, nel frattempo ci siamo spostati a Cirò Marina, eccoci entrare di nuovo nella storia. La storia del vino. Quello più vero, più antico. Il Gaglioppo è un vitigno che da oltre 2.000 anni regala lo stesso pregiato vino.

Ammirare questi appezzamenti, dormirci nel mezzo presso Le Cantine De Mare, è stata un’esperienza unica. Così come la cena e la degustazione di vini che ancora devono essere imbottigliati, di ostriche, di formaggi locali, di paccheri al pesto. E’ la magia della Calabria, del Sud e del cicloturismo.

Portare avanti questa esperienza è stato davvero importante. E chissà che non ne possa nascere qualcosa di bello. Veramente bello.