Van Gils alla Red Bull non è solo una questione di stipendio

13.12.2024
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Maxim Van Gils, giovane promessa del ciclismo belga, in questi giorni è stato al centro di un importante cambiamento che ha scosso il ciclismo belga e non solo. Dopo sette anni di crescita e successi con Lotto-Dstny, il fiammingo ha deciso di intraprendere una nuova sfida, firmando con la Red Bull – Bora Hansgrohe.

Una mossa un po’ improvvisa, che in Belgio hanno fortemente imputato ai procuratori di Van Gils, i Carera, che non solo riflette le ambizioni del corridore, ma anche le dinamiche complesse di un mondo che sta cambiando tanto e rapidamente. Quali sono dunque le motivazioni dietro questa scelta? Quali le implicazioni per il futuro del corridore? E quali le possibilità anche per la Red Bull-Bora-Hansgrohe? Questo innesto non è da poco e dice di una squadra che vuole ampliare i suoi orizzonti.

Maxim Van Gils (classe 1999) quest’anno ha vinto tre corse e ha chiuso al 14° posto nel ranking UCI
Maxim Van Gils (classe 1999) quest’anno ha vinto tre corse e ha chiuso al 14° posto nel ranking UCI

Lotto-Dstny addio

Van Gils ha descritto il suo rapporto con Lotto-Dstny come una “seconda famiglia”, ma nonostante i legami personali, il richiamo di nuove opportunità è stato irresistibile. La decisione non è stata semplice: lasciare un team che l’ha cresciuto e valorizzato ha comportato un’intensa e lunga riflessione.

Anche se poi sono circa sei mesi che questa idea di cambiare aria gironzolava nella testa dell’atleta. Si erano fatte aventi Ineos Greandiers e Astana-Qazaqstan che offrendo più denaro lo avevano in qualche modo destabilizzato. La questione dell’importante aumento di stipendio (2 milioni l’anno a fronte dei 600.000, riporta sudinfo.be) è centrale in tutta questa storia.

Tuttavia Van Gils è un prodotto del settore giovanile della Lotto-Dstny come detto e anche l’atleta che più aveva portato (preziosi) punti UCI al team. Il cambiamento era possibile, specie in Belgio dove le regole in tal senso sono più flessibili, ma non scontato insomma. Chi lascerebbe andare via un prodotto del proprio vivaio, tra l’altro senza avere più la garanzia di un certo bagaglio di punti?

Van Gils si è mostrato competitivo sia alla Sanremo (4°) che alla Strade Bianche (3°) mostrando una grande duttilità
Van Gils si è mostrato competitivo sia alla Sanremo (4°) che alla Strade Bianche (3°) mostrando una grande duttilità

Approdo nel nuovo team

Ma chiaramente non ci si può limitare al solo peso del contratto. La Red Bull è una squadra molto ambiziosa, così come Van Gils. Ha messo il piede sul podio di due grandi Giri l’anno scorso: Martinez secondo al Giro e Roglic primo alla Vuelta. Ha un pacchetto scalatori come abbiamo visto molto forte e dei leader, su tutti Roglic, che danno garanzie nei grandi Giri. Ci sta che si voglia passare in un team così.

Ma mancava qualcosa: le classiche. La squadra di Denk vuole iniziare a costruire qualcosa d’importante anche sotto quel punto di vista. E a farlo in modo più strutturale, rispetto magari ai tempi di Sagan che era abbastanza isolato. Solo quest’anno sono arrivati Tratnik, Lazkano, Moscon, Meeus e Pithie: non sono nomi banali. Tra l’altro, togliendo l’italiano e lo sloveno, sono tutti piuttosto giovani. Questo è forse il risvolto tecnico più interessante di questa storia. E sarà curioso vedere come evolverà nel corso della stagione. Di certo, ora ad una Sanremo per esempio, anche la Red Bull-Bora Hansgrohe si schiererà con altre velleità.

Van Gils troverà una struttura di supporto di alto livello. La squadra ha investito su di lui non solo per il suo talento, ma anche per il potenziale di crescita a lungo termine. 

Eccolo impegnato alla Liegi, una delle classiche che preferisce
Eccolo impegnato alla Liegi, una delle classiche che preferisce

Qualcosa su cui riflettere

Maxim Van Gils incarna il cambiamento e l’ambizione nel ciclismo moderno, un ciclismo che inizia a vivere il “gigantismo” come si è letto e scritto ultimamente. Il suo caso, ma se vogliamo anche quello di Pidcock, rappresenta una riflessione sul delicato equilibrio tra ambizione personale e sostenibilità del sistema sportivo. Sarà interessante vedere come Van Gils saprà sfruttare questa nuova fase per confermare il suo talento e consolidare la sua posizione.

«Sono stato orgoglioso dell’interesse mostrato dal team Red Bull-Bora-Hansgrohe sin da subito – ha detto intanto Van Gils – Fin dai primi contatti ho sentito un legame speciale con questa squadra. Mi metterò al lavoro senza indugi per raggiungere gli importanti obiettivi prefissati. Più passa il tempo e più rendo conto che sono per le corse di un giorno, piuttosto che le corse a tappe. Le classiche sono mia passione. Preferisco iniziare e gareggiare con una batteria completamente carica per una gara, piuttosto con una che è già all’80 per cento tappa dopo tappa».

A chi piace il taglio dei budget? Agli agenti proprio no

04.04.2024
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Se ne parlerà dal 2026, ma ad ora il budget cap per i team resta una cosa scritta. Lo ha stabilito il Consiglio del ciclismo professionistico, senza averlo chiarito troppo nei dettagli. Forse perché avendo davanti del tempo, si sarà pensato di descriverlo successivamente nei dettagli. Ad esempio non si è capito se si stia parlando di un tetto per il budget delle squadre o di un salary cap, ovvero una limitazione del monte stipendi, che forse avrebbe più senso, se l’obiettivo è evitare la concentrazione di grossi corridori nelle stesse (poche) squadre.

Puoi spendere tutti i soldi che vuoi, ma puoi farlo in ricerca scientifica e materiali: il tetto degli ingaggi farà sì che i corridori che vogliono guadagnare di più passino a un’altra squadra. Lo scopo non è farli guadagnare meno, ma ritrovarli leader in altre formazioni e rendere il ciclismo un po’ più equilibrato. Esso viene applicato nello sport professionistico americano, sarebbe se non altro curioso vederne gli effetti sul ciclismo.

E’ stato Madiot lo scorso anno a sollevare per la prima volta il discorso di un tetto al monte ingaggi (foto Groupama-FDJ)
E’ stato Madiot lo scorso anno a sollevare per la prima volta il discorso di un tetto al monte ingaggi (foto Groupama-FDJ)

Fra Madiot e Gianetti

Quando iniziammo a parlarne, era poco più di una boutade. Nacque da uno sfogo di Marc Madiot, rammaricato per il fatto che la semplice differenza di regime fiscale tra la Francia e altri Paesi determini una notevole differenza fra il potere d’acquisto della sua Groupama-FDJ rispetto ad altri team. Al francese rispose Mauro Gianetti, re del mercato con la UAE Emirates, dicendo che non fosse il caso di parlarne nel momento in cui grossi sponsor hanno messo il naso nel ciclismo.

E’ vero che si parla di sport professionistico, ma non possono essere i soldi la prima discriminante di cui tenere conto. Perciò è altrettanto palese che l’imposizione di un tetto non trovi d’accordo chi ha più capacità di spesa e anche chi su essa può costruire la fortuna dei propri atleti. Come dire alla gallina che può fare un numero massimo di uova d’oro e poi basta.

La UAE Emirates dispone di un grande concentrato di leader molto ben pagati
La UAE Emirates dispone di un grande concentrato di leader molto ben pagati

Agenti contro

Alex Carera, che di mestiere fa l’agente dei corridori e con la A&J All Sports che ha fondato con suo fratello Johnny cura gli interessi di fior di atleti (per qualità e quantità), davanti alla novità ha storto il naso. In realtà non si parla di far guadagnare meno il singolo atleta, ma di farlo guadagnare altrove, ma è chiaro che il fantasma di una riduzione di budget possa preoccupare chi deve spuntare ogni volta il miglior contratto. E’ meglio essere fra i tanti leader ben pagati della stessa squadra o essere il leader meglio pagato di un’altra?

«L’ipotesi di mettere un tetto ai budget – dice Carera – è una delle più grandi stupidaggini che potrebbero fare. A mio avviso chi ha proposto questa idea non ha capito che non risolve il problema. Semmai quello che andrebbe fatto sarebbe dare la possibilità alle squadre che hanno un budget inferiore di trovare sponsor e risorse per crescere a loro volta. Per creare più interesse e competitività, si devono far crescere le altre, non limitare le cinque migliori. Non esiste che metti dei limiti, anche perché non stiamo parlando di budget di 500 milioni di euro, parliamo di 40 milioni».

Lo scorso anno la Jumbo-Visma si ritrovò con i vincitori di Giro, Tour e Vuelta. Poi Roglic decise di partire
Lo scorso anno la Jumbo-Visma si ritrovò con i vincitori di Giro, Tour e Vuelta. Poi Roglic decise di partire
Magari fosse così per tutti…

Se il ciclismo diventasse più appetibile, credo che più manager sarebbero in grado di trovare questi soldi. Seconda cosa: se un manager trova 40 milioni e un altro ne trova 20, vuol dire che il primo è più bravo. E se uno è più bravo, la meritocrazia deve sempre essere premiata. E’ come dire: se io sono più bravo a fare una salita e impiego 5 minuti meno di te, devo mettere un peso così arriviamo insieme sulla cima.

In realtà la salita non è uguale per tutti. 40 milioni in Francia o in Italia hanno meno potere di acquisto che in altri Paesi…

Ma quella è la tua scelta. Se la soluzione è che tutte le squadre devono affiliarsi in un unico Paese, per esempio la Svizzera, per avere gli stessi costi e gli stessi benefici, allora è un discorso. Ma non è il salary cap che risolve il problema, tutt’altro. Anche perché, fatta la regola, trovi la soluzione. Quel tipo di limitazione ha grossi effetti soltanto per i grandi campioni e per loro la soluzione la puoi trovare facilmente.

Come?

Anziché fare un contratto con il pay agent, cioè la società sportiva, lo fai con lo sponsor personale e allora cos’hai risolto? Ma non è quella la via da seguire per risolvere i problemi. Bisogna fare in modo che i manager possano trovare i 20-30 milioni di euro e questo si ottiene rendendo il ciclismo ancora più appetibile. Negli ultimi 12 mesi abbiamo avuto la grandissima fortuna di avere delle aziende a livello mondiale che si sono interessate. Finalmente ci sono Lidl, Decathlon, Red Bull… Finalmente entrano grandi marchi e tutti ne hanno beneficio. I ciclisti, lo staff, gli agenti, i direttori sportivi, gli organizzatori e anche i media, se le aziende vogliono investire in pubblicità. Ma voglio aggiungere una cosa…

Il team Sky, ora Ineos, dominò in lungo e in largo quando era il solo team ad avere un super budget
Il team Sky, ora Ineos, dominò in lungo e in largo quando era il solo team ad avere un super budget
Quale?

Negli ultimi tre anni hanno obbligato le squadre ad avere il devo team che ti costa un milione e mezzo e la squadra delle donne che oggi ti costa tre milioni, quindi in totale fanno quattro milioni e mezzo. Quindi da una parte ti dicono di adeguarti e ti obbligano ad avere un budget più grande e poi adesso mettono un tetto? Lo capite che qualcosa non torna? E poi non è solo questo…

Stai per dire che i soldi non fanno la felicità?

Non basta avere i soldi per vincere. Ineos Grenadiers ha vinto tanto da quando si chiamava Team Sky e aveva il doppio del budget di tutti gli altri. C’era un netto squilibrio di forze. Però adesso che gli altri hanno un livello più simile, perché nessuno ha il budget di Ineos ma arrivano a un 10 per cento in meno, di colpo vincono meno. Visma, UAE, Lidl-Trek e Soudal nel ranking sono davanti alla Ineos, che da parte sua non ha il devo team e nenanche la squadra femminile. Hanno 50 milioni di budget contro i 40 di Visma e UAE, che però hanno il devo team e le donne.

Quindi?

Quindi se si vuole che tutti ragionino alla pari, facciamo che prima li mettiamo tutti nelle stesse condizioni, ma non con un budget cap. Oppure, se proprio devi metterlo, facciamo che tutti ce l’abbiano e che poi si ragioni veramente alla pari.

Carera e il contratto di Philipsen: si decide dopo Roubaix

23.03.2024
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La notizia che Jasper Philipsen, il vincitore della Sanremo e prima ancora della maglia verde e di quattro tappe del Tour, volesse rinnovare il contratto per guadagnare di più ma non avesse un agente, ha colto tutti di sorpresa. E’ davvero possibile che professionisti di quel livello si gestiscano da soli? Evidentemente era così, ma alla fine Philipsen si è accasato con Alex Carera, cui ci siamo rivolti anche noi per capire quali siano stati i passi che hanno portato all’accordo e quelli sino alla firma del nuovo contratto.

«Philipsen ha avuto un agente nei primi due anni da professionista – spiega Carera – quando era in UAE Emirates. Invece negli ultimi due, tre anni ha fatto senza. Non è frequente che i corridori WorldTour siano… scoperti, il suo è un caso raro. Lui di fatto ha firmato il primo contratto con la Alpecin-Deceuninck e poi è rimasto sempre quello. E anche questo è raro…».

Alex Carera e l’agenzia fondata con suo fratello Johnny hanno rappresentato Nibali per tutta la carriera (foto Instagram)
Alex Carera e l’agenzia fondata con suo fratello Johnny hanno rappresentato Nibali per tutta la carriera (foto Instagram)
Come è avvenuto il contatto?

Sapevo che fosse senza agente, però mi ha sorpreso che mi abbia chiamato. Anche perché pensavo che dopo la maglia verde, avesse già rinnovato con la Alpecin.

Jasper sembra un buon amico di Pogacar, quanto sono importanti queste relazioni nello scegliere lo stesso agente?

La verità è che ci ho parlato un po’ a Singapore. Lo avevo già cercato due anni fa ed era venuto anche al nostro party, ma aveva ancora due anni di contratto e così avevo fatto un passo indietro, pur rimanendo in buone relazioni. A Singapore, siamo stati cinque o sei giorni insieme e probabilmente ha visto come mi relazionavo non solo con Tadej, ma anche con Ciccone, Formolo e Vacek, che erano lì con me. E nel momento in cui ha sentito l’esigenza di prendere un agente, probabilmente il primo nome che gli è venuto in mente è stato il mio.

Come ti ha contattato?

Mi ha chiamato. Ricordo che erano le quattro del pomeriggio di un giovedì. Così gli ho detto che avremmo potuto parlarne, però non al telefono perché non mi sembrava corretto. Lui mi ha risposto che il lunedì sarebbe ripartito per il training camp in Spagna e gli ho detto che non c’era problema: «Domani alle tre sono a casa tua!». E alle tre del giorno dopo, insieme al rappresentante di A&J in Belgio, che è un avvocato, ci siamo presentati a casa sua.

L’incontro fra Carera e Philipsen si è svolto a novembre al Criterium di Singapore (foto Thomas Maheux)
L’incontro fra Carera e Philipsen si è svolto a novembre al Criterium di Singapore (foto Thomas Maheux)
Che cosa vi ha chiesto?

Mi ha chiesto quale fosse secondo me il suo valore di mercato. E gli ho risposto che il valore di mercato non lo decide Alex Carera, non lo decide Jasper Philipsen e neanche Philip Roodhooft (il team manager della Alpecin-Deceuninck, ndr). Il valore di mercato lo stabilisce il mercato stesso. Quindi in base alle proposte che avremmo ricevuto successivamente, si poteva fare una stima del valore. Non sono soltanto i risultati, ci sono tanti componenti oggi che determinano il valore di un ciclista. Direi che ci siamo trovati in sintonia. Come con tutti gli altri nostri corridori, ci sentiamo regolarmente ogni due-tre giorni. Se non direttamente con me, con qualcun altro dell’agenzia o del suo staff. Poi è ovvio che in questa fase, dovendo firmare e decidere un contratto così importante e di una durata così lunga, è normale che magari ci si senta anche più volte al giorno, ma per il resto ci sono periodi in cui si sente anche meno.

Philipsen ha vinto la Sanremo e De Panne, potrebbe vincere altre classiche: vi siete dati un termine entro cui decidere?

Ci siamo detti che decideremo il nuovo contratto, che sicuramente avrà la durata di quattro anni, appena dopo la campagna del Nord, la settimana successiva alla Parigi-Roubaix. Lo abbiamo deciso prima di iniziare a lavorare insieme ed è confermato, ovviamente.

Vinta la Sanremo, Philipsen si è ripetuto quasi subito a De Panne, battendo Merlier
Vinta la Sanremo, Philipsen si è ripetuto quasi subito a De Panne, battendo Merlier
Che cosa cerca Philipsen in un nuovo contratto: soldi, ambiente, quali sono i punti su cui si ragiona?

L’aspetto economico non è il punto fondamentale, perché tra le varie proposte ci sono valori molto simili. Può variare un 10-15 per cento, ma con questi importi, fra avere tot milioni in banca o tot milioni più uno, non cambia poi molto. Cambiano però la prospettiva dell’ambiente e la possibilità, ad esempio, di correre e puntare alle tappe del Tour de France nel prossimo futuro. Cambia il leadout. Cambiano il programma e la relazione con i coach. E poi vanno valutate alcune situazioni, come la possibilità di fare dei contratti personali. Quando oggi fai un contratto con un atleta di questo livello, devi analizzare tantissimi punti. Non è che chiedi quanto mi dai e per quanto tempo e basta così. Ci sono tanti aspetti da vagliare, altrimenti tutti potrebbero essere agenti di alto livello.

Ha espresso il desiderio di rimanere alla Alpecin?

Mi ha confermato che si trova molto bene sia con la squadra, sia con Christoph Roodhooft, sia con Van der Poel. Lo ha detto prima della Sanremo e lo penserà anche dopo la Roubaix. E’ vero che sono arrivate delle proposte di grandi team che sono interessati, stiamo vagliando una serie di situazioni, però siamo assolutamente in contatto. Ho visto Philip Roodhooft, il manager della Alpecin, la sera prima della Sanremo, ero a cena con lui.

Secondo te, quando Roodhooft ha sentito che avresti rappresentato tu Philipsen, si è messo le mani nei capelli perché avrebbe preferito trattare con il corridore?

Secondo me è un bene per lui, perché riesce a scindere la parte sportiva dalla parte contrattuale. Quindi riescono a gestire in maniera più professionale il rapporto. Visto che sono due fratelli, Christoph può parlare tranquillamente dell’aspetto tecnico, ma non andrà a discutere con Jasper dell’aspetto contrattuale. E infatti il ragazzo ha più serenità nella relazione e i risultati si vedono. Oggi come oggi, non è più come 15 anni fa, quando il direttore sportivo faceva firmare il contratto sul cofano di una macchina. Oggi è tutto molto professionale e anche l’aspetto psicologico conta molto di più. In queste situazioni avere a che fare con l’agente anziché con l’atleta aiuta il team a scindere i due aspetti.

Tour 2023, tra Philipsen e Van de Poel c’è grande complicità: l’olandese lo ha spesso aiutato nelle sue vittorie
Tour 2023, tra Philipsen e Van de Poel c’è grande complicità: l’olandese lo ha spesso aiutato
A ciascuno il suo, insomma?

Con l’atleta si parla di allenamento, preparazione e vittorie. Con l’agente si parla di contratto e aspetti economici, progettualità, tasse e quant’altro. Quindi secondo me è un vantaggio che ci siamo di mezzo noi e alla fine direi che i risultati lo possono confermare.

Aver vinto la Sanremo fa crescere di tanto la quotazione di uno che comunque l’anno scorso ha avuto grandi risultati?

E’ normale che la Sanremo faccia crescere la quotazione, perché è una vittoria monumento. Se sei un atleta fuori dai primi 50 al mondo, vincere la Sanremo ti cambia la vita. Ma per un top 10 come lui, fa la differenza, però non così tanto. E’ fra i primi 10 al mondo già da un anno, ha vinto la maglia verde e sei tappe al Tour fra 2022 e 2023. Per cui, più è importante l’atleta e meno la singola vittoria farà la differenza.

Copeland, perché il caso Uijtdebroeks è così grave?

13.12.2023
7 min
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Per fare un passo avanti rispetto ai post social, abbiamo raggiunto Brent Copeland, team manager della Jayco-AlUla, mentre ieri pomeriggio guidava alla volta di Losanna per un corso di aggiornamento all’UCI. La sua presa di posizione sulla vicenda di Cian Uijtdebroeks gli è valsa la chiamata di Alex Carera, di cui è amico da lunga data e anche a lui ha spiegato il punto. In questi giorni, su siti e social circolano foto del giovane belga vestito di nero in ritiro con la Jumbo-Visma, è chiaro che il passo sia ormai fatto, costi quel che costi. E proprio questo è alla base del fastidio con cui il sudafricano vive il momento.

In questi giorni, Uijtdebroeks è in allenamento con la Jumbo-Visma in Spagna (foto Het Laatste Nieuws)
In questi giorni, Uijtdebroeks è in allenamento con la Jumbo-Visma in Spagna (foto Het Laatste Nieuws)
Come mai questa volta ti sei arrabbiato così tanto?

Non sono arrabbiato, sono preoccupato. Si potrebbe creare un precedente pericoloso per le squadre e anche per il corridore e i suoi agenti. Pericoloso per tutti. A cosa serve avere un contratto se è così facile terminarlo senza motivi abbastanza gravi? Non conosco i dettagli e le vere ragioni. Ho visto che oggi sono uscite delle spiegazioni (si è letto di prese in giro subite dal belga nel corso della Vuelta e di un gruppo whatsapp creato allo scopo alle sue spalle, ndr), però mi sembra tutto esagerato. Se vuoi fare un trasferimento del corridore, va bene. Sono cose che vengono fatte tra tutte le squadre. Noi quest’anno abbiamo preso due corridori che erano sotto contratto: uno è Plapp, l’altro è Caleb Ewan. Però c’è una procedura da seguire.

In cosa consiste?

Devi prima chiedere l’autorizzazione al PCC, il Consiglio del ciclismo professionistico presieduto da Tom Van Damme. Addirittura il regolamento dice che bisogna chiedere l’autorizzazione prima di parlare con il corridore o il suo agente. Ovviamente questo è difficile, perché se c’è la possibilità di un trasferimento vuol dire che hai già avuto un contatto. Poi viene fatto un accordo fra tre parti: la vecchia squadra, la nuova e il corridore per la parte finanziaria legata ai costi del trasferimento. Solo a quel punto si può procedere al contratto fra l’atleta e il nuovo team.

Piuttosto laborioso…

Ma se questa procedura viene seguita correttamente, non ci sono problemi. Il corridore non è contento della sua squadra, cerca qualcos’altro o magari una squadra nuova gli ha fatto un’offerta più importante o altro? Questi sono i protocolli da seguire. Invece mi sembra qui che non sia stato seguito nulla, perché se una squadra annuncia che un corridore ha firmato con loro e dopo un’ora la squadra attuale dice che resta lì, mi sembra che passi l’immagine di uno sport tutt’altro che professionistico. E secondo me vuol dire che non sono state seguite le corrette procedure. Vuol dire che un corridore di vent’anni, che ha poca esperienza, ha preso una decisione non facile. E allora mi chiedo: chi è il responsabile di questo? Chi deve guidare il ragazzo? Chi deve curare questi aspetti?

Brent Copeland, manager del Team Jayco, si è mostrato piuttosto preoccupato per la vicenda Uijtdebroeks
Brent Copeland, manager del Team Jayco, si è mostrato piuttosto preoccupato per la vicenda Uijtdebroeks
Bella domanda: a chi tocca?

Io credo che siano la squadra e l’agente, poi il CPA e tanto dipende anche dalla squadra. Quando un corridore viene da noi, cerchiamo di insegnargli la nostra cultura, il nostro modo di fare. Cerchiamo di essere trasparenti e di rispettare tutti. Nel momento in cui ci fosse una mancanza di rispetto o qualcosa non va, si deve parlare. E a quel punto è una responsabilità sia della squadra sia dell’agente. Ci sono regole chiare dell’UCI per gestire la situazione.

Di chi è la colpa se non vengono seguite?

L’agente sicuramente fa una trattativa, però immagino che sia stato il corridore a chiedergli di cercare una nuova squadra. Certamente non credo che l’agente vada a mettere certe cose in testa al corridore, almeno spero. Serve qualcuno che educhi bene il ragazzo prima che si arrivi a questo punto. Qualcuno che gli faccia capire che il contratto l’ha firmato lui. Loro magari sono stati bravi a farti firmare per tre anni, hanno fatto un affare, ma adesso devi osservare quel contratto. Poi se il corridore va forte e cresce, l’agente dovrà mettersi a tavola con la squadra, cercando di aumentare il suo stipendio, come succede sempre.

Quindi l’agente esegue sempre le direttive del suo assistito?

Ho parlato con Alex Carera, che era arrabbiato con me perché ho fatto quel post su X facendomi proprio queste domande. E gli ho risposto che non c’è solo un responsabile e comunque non è solo colpa dell’agente. E’ anche colpa della squadra, perché se arrivi al punto in cui non riesci più a parlare col tuo corridore, allora sì, è meglio lasciarlo andare, ma che la cosa venga fatta con il protocollo giusto. Ecco perché più che arrabbiato sono preoccupato. Se va in porto questa faccenda e l’UCI non richiede un’udienza disciplinare, si crea una precedente per il futuro, in cui i ragazzi possono rompere il contratto più facilmente.

Fu una sentenza del tribunale belga a fine 2018 a portare Van Aert dalla Willems alla Jumbo
Fu una sentenza del tribunale belga a fine 2018 a portare Van Aert dalla Willems alla Jumbo
La stessa cosa accadde con Van Aert, che andò alla Jumbo Visma per una sentenza.

Sì, più o meno, anche se non ricordo bene i dettagli. Forse quel caso fu un po’ diverso perché non erano due squadre WorldTour e nella precedente lui faceva solo cross e poca strada. Ma forse a livello burocratico fu la stessa cosa.

Il sistema attuale funziona o sarebbe meglio passare al sistema dei cartellini come nel calcio?

Secondo me il sistema funziona se vengono rispettati i regolamenti. I passaggi sono semplici. Se le tre parti sono d’accordo, non ci sono problemi. Ma se la squadra dove lui ha il contratto non è d’accordo che vada via, allora diventa complicato. Certo che nessuno vuole rovinare la carriera del corridore, questo no, però quello che hanno fatto questa settimana per me è vergognoso. Chi vede certe cose si chiede cosa stia succedendo, anche perché nel frattempo il ragazzo è là che si allena con loro vestito di nero. E’ chiaro che Uijtdebroeks correrà alla Jumbo, non credo che rimarrà alla Bora, però le cose andrebbero fatte meglio. Fino al 31 dicembre lo stipendio arriva dalla Bora e anche se ci sono gli accordi per cui un corridore può provare la bicicletta nuova prima della fine del contratto, dal punto di vista della visibilità e dell’immagine ha l’obbligo di rispettare chi gli paga lo stipendio (a quanto detto da Carera, il contratto è stato terminato il 1° dicembre, ndr).

Secondo te c’è modo nello scrivere i contratti di tutelarsi rispetto a queste situazioni?

Anche qui è molto complicato. Ogni squadra è sottoposta alla legge del Paese in cui è registrata, più bisogna vedere il Paese in cui il corridore è residente. In questo caso mi pare di capire che Uijtdebroeks potrebbe andare in un tribunale del Belgio a chiedere di rescindere il contratto. Poi c’è il discorso dei contratti self-employed o employed: libero professionista o dipendente. Se lui è self-employed, allora ha più libertà di manovra. Ma in ogni caso c’è qualcosa di poco etico. Un po’ di rispetto deve esserci e questo è preoccupante.

Richard Plugge, a destra e i suoi trofei 2023: Giro, Vuelta e Tour. Roglic è passato alla Bora con regolare trattativa
Richard Plugge, a destra e i suoi trofei 2023: Giro, Vuelta e Tour. Roglic è passato alla Bora con regolare trattativa
Fra team manager vi capita mai di affrontare questi argomenti?

Dipende dal rapporto che hai con i singoli. Noi, per esempio, tre anni fa dalla Jumbo abbiamo preso Groenewegen, seguendo le procedure correttamente. Abbiamo chiesto l’autorizzazione di procedere con le trattative a Tom Van Damme. A quel punto abbiamo chiesto alla Jumbo quanto volesse per il corridore. Quindi abbiamo firmato tutti gli accordi e il passaggio è andato a buon fine, senza alcun problema. Qui è evidente, pur non conoscendo i dettagli, che il ragazzo non sia contento con la squadra e che ci siano delle frizioni, per i materiali, per i trattamenti ricevuti. Qualunque cosa ci sia sotto, ci si siede a un tavolo, si chiede alla squadra se è disposta a pagare una cifra, si fa una trattativa, si  mette giù un accordo tra le tre parti e si va avanti. Invece mi sembra che il corridore abbia deciso di rompere il contratto senza chiudere bene con la squadra attuale. Magari la Bora avrà pure fatto qualcosa di sbagliato, questo non lo so, ma questo non ti solleva dal rispettare le regole.

Quel che sembra è che alla fine sarà solo una questione di soldi…

Ma stiamo finendo nel ridicolo. Mettiamo che il PCC dica di no, che hanno valutato le situazioni e l’atleta deve rispettare il suo contratto e rimanere alla Bora. Uijtdebroeks allora va in tribunale, chiede di rompere il contratto e il tribunale accoglie la richiesta e lui va a correre per la Jumbo-Visma senza pagare la penale. Chi ci dice che l’anno prossimo non ti trovi con 3-4 corridori che davanti alla facilità di fare certi passaggi non proveranno la stessa strada? Per questo dico che adesso toccherebbe all’UCI richiamare le parti e fare un’udienza disciplinare, altrimenti si cade nell’anarchia.

EDITORIALE / Il caso Uijtdebroeks ha spaccato il gruppo

11.12.2023
5 min
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«Mi chiedo come sia possibile – scrive Brent Copeland su Twitter a proposito del caso Uijtdebroeks – che qualcosa del genere possa accadere ai nostri giorni, alla nostra epoca e al livello del nostro sport, eppure ci troviamo ad affrontare esattamente qualcosa del genere. E’ avidità? Disperazione? O semplicemente non sono consapevoli del futuro degli atleti e di chi sia la persona che effettivamente paga le conseguenze di una scelta poco felice! Imbarazzante è un eufemismo».

Brent Copeland, manager della Jayco-AlUla, qui con Groenewegen: la sua posizione è parsa molto critica
Brent Copeland, manager della Jayco-AlUla, qui con Groenewegen: la sua posizione è parsa molto critica

Team manager contro

Sono le 8,58 di sabato mattina, quando il team manager del Team Jayco-AlUla posta questo commento, ispirato a un articolo di Cyclingnews. Sul sito britannico, si riassume la vicenda legata all’annunciato passaggio del belga Cian Uijtdebroeks dalla Bora-Hansgrohe alla Jumbo-Visma.

La sintesi vuole prima l’annuncio del team olandese: il belga sarà con loro dal 1° gennaio. Poi la frenata del team tedesco, secondo cui il corridore è sotto contratto per un anno ancora. Quindi c’è la presa di posizione dei suoi agenti tramite Alex Carera, secondo cui c’è in corso una procedura per l’interruzione del contratto.

«L’accordo tra Cian Uijtdebroeks e Bora-Hansgrohe – si legge – è terminato il 1° dicembre 2023. Cian ha già avviato un procedimento legale e l’UCI è a conoscenza della risoluzione dell’accordo. Cian è fiducioso sull’esito della procedura pendente e per il momento si asterrà da ulteriori commenti (…)».

Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo 28 febbraio. E’ pro’ dal 2022 (foto matthispaul)
Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo 28 febbraio. E’ pro’ dal 2022 (foto matthispaul)

Levata di scudi

Eppure il passaggio non lascia indifferente il mondo del ciclismo. Sullo stesso social (che si fa fatica a chiamare con il nuovo nome X), si pronunciano John Lelangue e Patrick Lefevere.

«E’ uno sport professionistico – scrive l’attuale direttore del Tour Pologne in risposta al post di Copeland – è anche business, ma il ciclismo ha bisogno di UNITA’ tra tutti i soggetti interessati e ancor di più tra le squadre che sono concorrenti ma anche attori della stessa storia. L’unità e il rispetto reciproco sono la chiave per rendere più forti il nostro sport e le nostre squadre».

«Secondo me – scrive il manager della Soudal-Quick StepCian Uijtdebroeks ha un accordo fino alla fine del 2024. Ha preso per agente Alex Carera che conosceva la situazione. L’UCI deve far rispettare le proprie regole. Solo se le tre parti sono d’accordo, ci può essere un trasferimento con l’autorizzazione dell’UCI».

Roglic ha lasciato la Jumbo-Visma un anno prima della scadenza del contratto, dopo 94 vittorie
Roglic ha lasciato la Jumbo-Visma un anno prima della scadenza del contratto, dopo 94 vittorie

Fra Roglic e Uijtdebroeks

Intanto da Wielerfits trapela che, a fronte della volontà del corridore di andarsene, la Bora avrebbe chiesto un milione di euro alla Jumbo allo stesso modo in cui ha dovuto a sua volta pagare per prendere Roglic. Sono casi paragonabili?

Lo sloveno che lascia la Jumbo-Visma a ottobre è un corridore di 34 anni, che con la squadra olandese ha vinto tre Vuelta e un Giro (94 in tutto le sue vittorie con quella maglia). L’investimento è stato ampiamente ripagato.

Quando a partire invece è Uijtdebroeks, che ha vent’anni e ha vinto “solo” il Tour de l’Avenir, si capisce che sia meno facile lasciarlo andare. La squadra lo ha preso giovanissimo, ha investito su di lui. E proprio nel momento in cui potrebbe cominciare a ripagarla, lui chiede di risolvere il contratto e per giunta a dicembre.

Qualche dissapore a fine stagione c’è stato. La polemica della Vuelta per essere stato sopravanzato in classifica dal leader Vlasov. E dopo la Crono della Nazioni, per la bici di scorta non al livello della prima. Ci sono sotto questioni più gravi, come lascerebbe intendere l’azione legale citata da Carera, per chiedere la rescissione del contratto?

Lorenzo Milesi (classe 2002) in maglia roja in avvio della Vuelta. La DSM lo ha preso ancora da U23
Lorenzo Milesi (classe 2002) in maglia roja in avvio della Vuelta. La DSM lo ha preso ancora da U23

Contratti da rispettare

Sembra di rivedere in parte quel che sta accadendo a Lorenzo Milesi, campione del mondo U23 della crono e contratto fino al 2025 con il Team DSM. Al momento di partire per le vacanze, è stato accostato alla Ineos Grenadiers. Il suo agente Giuseppe Acquadro pareva sul punto di stringere, poi qualcosa non ha funzionato e la trattativa è naufragata. A quel punto si è iniziato a dire che fosse in atto il tentativo di portarlo alla Bora-Hansgrohe, dove stava per liberarsi il posto di Uijtdebroeks, ma anche su questo fronte è calato un velo di silenzio.

Così, mentre si sussurra che il bergamasco vista la situazione abbia cambiato agente, ci è venuto un dubbio. La squadra che lo ha fatto passare, portandolo dal devo team alla WorldTour, sarà contenta di sapere che sta facendo di tutto per andarsene? Se dovesse infine rimanere lì, quali sarebbero i rapporti? Non sarebbe forse il caso di rispettare i contratti, a meno di clamorose inadempienze da parte delle squadre?

Uijtdebroeks andrà sicuramente alla Visma-Lease a Bike (denominazione dal 2024 dell’attuale Jumbo-Visma) e il tutto si risolverà in una questione di soldi. Finirà come con Van Aert preso… con la forza dalla Verandas Willems-Crelan. Richard Plugge sa fare i suoi affari, anche se i suoi metodi non piacciono a tutti.

La morale però è che i contratti rischiano di diventare carta straccia e che di questo passo il fairplay fra squadre andrà a farsi benedire. Se tre team manager si espongono in modo così esplicito, è evidente che qualche regola non scritta sia stata violata. Ma soprattutto sarebbe opportuno, in questo mettere in mezzo ragazzi di vent’anni, pensare a loro e con una prospettiva più lunga. A quello che hanno ancora da imparare e quello che da tutto questo riceveranno in cambio. E non parliamo di soldi.

Kuss e la Jumbo: ipotesi e chiacchiere sul contratto

25.09.2023
5 min
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Sepp Kuss ha vinto la Vuelta ed ha un altro anno di contratto con la Jumbo-Visma. Far parte della squadra numero uno al mondo e la consapevolezza che non avrebbe mai vinto senza la benevolenza dei compagni smorza probabilmente ogni velleità. Tuttavia, la penuria di uomini da Giri potrebbe indurre qualche squadra a tentare l’americano. E per contro, nei piani del suo agente potrebbe esserci la voglia di tentare il salto. Che cosa fa in certi casi l’agente di un corridore come Kuss?

Alex Carera con suo fratello Johnny è uno dei soci fondatori della A&J, società che rappresenta un ampio numero di atleti
Alex Carera con suo fratello Johnny è uno dei soci fondatori della A&J, società che rappresenta un ampio numero di atleti

Il contratto di Kuss

Sepp è seguito da un agente americano, per cui quello che segue è praticamente un discorso da bar, per capire quali siano le dinamiche possibili. Lo abbiamo chiesto ad Alex Carera, che non ha mai lavorato con Kuss, ma in certi scenari si muove perfettamente a suo agio.

«Farei un altro ragionamento – inizia il bergamasco – e cioè che in questo momento ci sono cinque team estremamente ricchi e Kuss fa parte di uno di quelli. Quindi l’eventuale proposta economica di un’altra squadra, potrebbe arrivare dalla stessa Jumbo, cui lui deve qualcosa, come la Jumbo deve qualcosa a lui. Io credo che se fossi il suo agente, la prima cosa che farei sarebbe incrementare il suo contratto, ma al tempo stesso punterei ad allungarlo, perché non so quante altre Vuelta potrebbe vincere».

Richard Plugge, Merijn Zeeman e i loro gioielli: Vingegaard, Kuss e Roglic. I contratti sono blindati
Richard Plugge e i suoi gioielli: Vingegaard, Kuss e Roglic. I loro contratti sono blindati
Infatti Kuss avrà certamente la consapevolezza che se gli altri lo avessero attaccato, non avrebbe vinto…

Sicuramente questo c’è, perché aveva soltanto 8 secondi di vantaggio e non ci dimentichiamo che ha guadagnato tre minuti grazie a una fuga. Per cui se io fossi il suo agente farei questa mossa.

Kuss sembra un ragazzo con la testa sulle spalle, ma può capitare che al corridore venga la voglia di andare a cercare fortuna altrove?

Se vince un grande Giro, se la gioca anche dov’è, quindi perché andare via, considerato che lui è uno di quelli meglio pagati? Secondo me non è questo il problema. Ci sono tre grandi Giri e nessun grande capitano può farli tutti, quindi se lui da gregario pure diventasse capitano, troverebbe lì il suo spazio.

In cosa si potrebbe migliorare il contratto?

Prima di tutto, nella maggior parte dei casi hai già previsto delle clausole migliorative, nel caso di particolari risultati. Questo è il punto numero uno, per cui normalmente tutti hanno il bonus. Non solo per la vittoria, anche per una top 3 o una top 5. Quando le cose iniziano a mettersi in questo modo, non si aspetta neppure la fine della corsa: tante volte si bussa alla porta del team manager anche durante la competizione.

Kuss vive in Andorra da anni e ora la sua popolarità è alle stelle
Kuss vive in Andorra da anni e ora la sua popolarità è alle stelle
L’atleta è al corrente di queste manovre?

In queste fasi l’atleta deve rimanere concentrato unicamente sulla gara. Oggi un bravo agente è colui che lascia l’atleta più tranquillo possibile, in modo che non debba preoccuparsi delle discussioni con le squadre. Poi a fine gara, il lunedì o la domenica sera, si tirano le somme.

L’incremento di un contratto così, fermo restando che non sappiamo da che base parta, è significativo secondo te o si parla di piccoli ritocchi?

Quando uno parla di un atleta del genere, è normale che sia un ritocco significativo. Molto dipende anche dalla base di partenza. Kuss a mio parere, provo a fare una stima, è un atleta che guadagna un milione e 200 mila, un milione e mezzo, quindi si parlerebbe di un salto in avanti comunque importante. Non ho la certezza che lui guadagni così perché non sono suo agente, però credo che per un atleta considerato da tutti come uno tra i migliori aiutanti al mondo, e non da oggi, i valori siano questi.

Quindi gli orizzonti possibili in questo momento non sono molti…

Lui è un caso molto particolare. E’ già al top come atleta, in una tra le cinque squadre più ricche al mondo. Quindi bisogna considerare che non ce ne sono così tante che possano paragonarsi alla Jumbo a livello di budget: due o tre al mondo? Quindi un conto è se corresse in una squadra più piccola, ma corre già alla Jumbo, credo che il caso neanche si ponga.

Kuss ha aiutato Roglic a vincere il Giro, poi Vingegaard al Tour: la squadra gli doveva qualcosa
Kuss ha aiutato Roglic a vincere il Giro, poi Vingegaard al Tour: la squadra gli doveva qualcosa
La sensazione è che rispetto a una volta la vittoria non sia più il motivo per cambiare squadra…

La differenza è che adesso ci sono contratti molto più lunghi: una volta normalmente erano biennali, adesso sono quadriennali. Di conseguenza fanno tutti i programmi a crescere con dei bonus. E’ un’altra mentalità: oggi si ragiona a lunga scadenza, una volta si ragionava a corta scadenza. Quindi il ragionamento non si può più fare in questi termini.

Aumentare l’ingaggio comporta necessariamente un prolungamento?

Se chiedi di più, devi dare qualcosa in cambio. Quindi io sono disposto a concedere fino a 500 mila euro in più, ma devo avere in cambio uno o due anni di contratto in più.

Scalco: tappa all’Astico-Brenta, mondiale e poi la Bardiani

09.09.2022
4 min
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Come anticipato qualche giorno fa, Dino Salvoldi ha portato gli juniores della nazionale all’Astico-Brenta, prova del calendario under 23 ed elite. Un bel banco di prova, in vista dell’appuntamento iridato del 23 settembre in Australia. Tra di loro c’è anche Matteo Scalco (nella foto di apertura al Giro della Lunigiana, foto Scanferla), che dal prossimo anno sarà un corridore del team Bardiani CSF Faizanè, entrando così nel progetto giovani della professional di Bruno e Roberto Reverberi

«Da martedì siamo a Montichiari, ci siamo allenati un paio di volte insieme e ieri abbiamo corso all’Astico-Brenta. E’ stata una buona prova in vista anche del Trofeo Buffoni che correrò domenica con il mio team (Borgo Molino Rinascita Ormelle, ndr)». 

Matteo Scalco (il terzo da destra in maglia azzurra) ha corso ieri all’Astico-Brenta, corsa under 23/elite
Matteo Scalco (il terzo da destra in maglia azzurra) ha corso ieri all’Astico-Brenta, corsa under 23/elite

Una prima esperienza

Quella di ieri all’Astico-Brenta è stata una prima esperienza importante per Scalco che dal prossimo anno, in maglia Bardiani, disputerà le gare internazionali under 23. 

«E’ stato un bel test – dice – ed è andata anche molto meglio di quanto potessi immaginare, alla fine sono arrivato ventesimo. Sono soddisfatto di quanto fatto, direi che non ho sofferto i troppo la distanza (140 chilometri, ndr) alla fine sono venute fuori tre ore e venti di corsa, esattamente quanto una gara juniores. Ovviamente il ritmo era più alto ed è stato difficile rimanere con i migliori, ma ce l’ho fatta. Se avessi avuto questa gamba anche al Lunigiana… Va beh, ci sono altri appuntamenti importanti ora».

Gli juniores come Scalco corrono con i rapporti bloccati, anche se dall’anno prossimo non sarà più così. All’Astico-Brenta però Matteo ha avuto modo di montare l’undici come rapporto più lungo al posteriore. Una prima volta anche questa.

«Ho usato raramente l’undici, solamente in alcuni tratti un po’ in discesa dove si spingeva forte. Per il resto, anche in pianura non l’ho mai utilizzato. Sono riuscito a gestirmi bene, era la prima volta e non sapevo bene cosa aspettarmi, ma alla fine anche negli junior si fa velocità e usiamo il 14, basta far girare le gambe. Questo sarà il livello che troverò il prossimo anno e devo dire che come primo approccio mi piace, ovviamente in alcune corse si alzerà un po’ l’asticella, ma sono curioso di vedermi all’opera».

Scalco, in mezzo tra Roberto e Bruno Reverberi ed il suo procuratore Johnny Carera, correrà per Bardiani dal 2023
Scalco, in mezzo tra Roberto e Bruno Reverberi ed il suo procuratore Johnny Carera, correrà per Bardiani dal 2023

Il professionismo

Nel 2023 Scalco, come detto, correrà in Bardiani, ma in che modo è arrivato al team professional italiano?

«Verso maggio ho firmato la procura con i Carera – racconta – e una volta fatto, abbiamo preso in considerazione le possibilità che mi si erano presentate. In Bardiani avevo già un mio compagno dello scorso anno, Pinarello, che ho sentito costantemente durante l’anno. La sua esperienza mi ha aiutato a prendere questa decisione. E’ vero che avrò un contratto da professionista, ma correrò nella categoria under 23, facendo però tutte prove internazionali. Questo calendario non sarà così fitto ma mi permetterà di andare ad obiettivi, e salendo mano mano di livello capisci se questo può essere il tuo mondo.

«Si erano fatti vivi dei progetti delle squadre WorldTour con team Development. Ma quando la Bardiani si è fatta viva con un progetto secondo me migliore, non ho esitato ad accettarlo. Lo vedo come un gradino intermedio, che mi permetterà di crescere passo dopo passo».

Scalco Piva 2022
Scalco ha raccolto molti successi quest’anno, molti importanti, tra cui il Trofeo Piva junior, vinto per distacco (foto Bolgan)
Scalco Piva 2022
Scalco ha raccolto molti successi quest’anno, molti importanti, tra cui il Trofeo Piva junior, vinto per distacco (foto Bolgan)

A misura d’uomo

Dall’esperienza del suo ex compagno di squadra, Scalco ha deciso di intraprendere il cammino in Bardiani, una decisione che fa capire come il progetto giovani sia ben avviato.

«Pinarello si è trovato bene – racconta Scalco – soprattutto per quanto riguarda la scuola. Visto che non corriamo tutti i weekend, c’è una migliore gestione dello studio e dei carichi di allenamento. E’ riuscito a fare tutte le gare internazionali in Italia, tra cui il Giro Under 23, e qualche gara all’estero, come quella in Belgio appena conclusa.

«Per quanto riguarda i dettagli non sappiamo bene cosa dovremo fare. Per esempio non so se sarò costretto a cambiare residenza o meno, durante l’ultimo consiglio federale avevano detto che avrebbero cambiato questa regola. Ho parlato con i Carera, ho conosciuto sia Johnny che Alex, sono venuti anche a vedermi al Lunigiana, a dimostrazione che ci credono».

In che modo il ranking UCI cambierà il mercato?

05.08.2022
4 min
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Come si sta muovendo dunque il mercato? Ne parliamo con Alex Carera, procuratore tra i più esperti. Solo ieri abbiamo proposto una carrellata dei maggiori nomi che hanno cambiato casacca, la stanno cambiando o se la terranno stretta.

Ma noi vorremmo analizzarlo meglio nel suo insieme. Cosa emerge da questo primo scorcio di ciclomercato? La classifica UCI con la salvezza/retrocessione delle squadre ha inciso in qualche modo su questi movimenti? 

Carera 2021
Alex Carera è uno dei procuratori più esperti
Carera 2021
Alex Carera è uno dei procuratori più esperti

L’incertezza della retrocessione

C’è davvero o no questa caccia ai velocisti in questo mercato estivo? Di base sembrano essere loro che portano più punti. Ma Carera è subito molto chiaro.

«La situazione – dice Alex – è semplice: la novità è che la classifica UCI per i team ha dato un’impronta a questo mercato. Ci sono dei team, anche grandi squadre, che rischiano di perdere la licenza WorldTour. Se al termine della stagione si arriva al 19° posto, si perde la licenza, ma per un’altra stagione si ha il diritto di partecipare alle corse più importanti. Se invece si arriva ventesimi si perde sia la licenza, sia questo diritto. Israel-Premier Tech e Lotto-Soudal, per ora, sono le ultime due.

«E il problema qual è? Che i contratti stipulati rischiano di essere nulli. Mi spiego. Quando tu firmi un contratto e assicuri a quell’atleta un contratto (e un calendario, ndr) da WorldTour e poi non lo fai questo può decadere.

«In questo modo le squadre a rischio, per un anno almeno, fanno fatica a prendere corridori buoni. Quelli di seconda fascia okay, ma quelli di prima non li prendi. Quei corridori non vengono da te rischiando di non poter fare certe corse, di non avere sicurezze in generale».

Tim Merlier, trionfa alla Bredene Koksijde Classic: il belga è passato dalla Alpecin alla Quick Step
Tim Merlier, trionfa alla Bredene Koksijde Classic: il belga è passato dalla Alpecin alla Quick Step

Caccia ai velocisti?

Noi stessi, stando anche a quel che ci dissero lo scorso anno alcuni team manager, abbiamo pensato ad una vera caccia ai velocisti. Gli sprinter, vincendo di più, o comunque anche piazzandosi di più nelle prime posizioni, tendono a portare un maggior numero di punti. Di conseguenza sono i più gettonati.

Ma anche in questo Alex Carera, aggiusta il tiro. «L’idea dei velocisti e di chi più vince e porta punti è anche giusta – spiega Alex – ma è sbagliata l’attribuzione dei punti. Non può essere che l’Arkea-Samsic a maggio abbia raccolto più punti con delle gare minori di quanto non abbia fatto la Trek-Segafredo in tutto il Giro d’Italia. O che una vittoria in una tappa del Tour valga come un settimo posto a San Sebastian (ottavo se rapportato al Giro, ndr).

«Detto ciò, io non vedo una caccia ai velocisti. Avere il velocista non è garanzia di punti. I punti, così dicono le statistiche, li portano i corridori completi. I corridori alla Lorenzo Rota per intenderci».

La caccia al velocista ha senso se si è un team francese, belga o olandese. Perché? Perché lassù ci sono molte corse veloci, piatte anche per conformazione territoriale, molte 1.1 che assegnano tanti punti.

«Loro sì che cercano il velocista. E infatti se si va a vedere la classifica delle professional degli ultimi anni, è stata vinta (andando a ritroso) da: Alpecin-Deceuninck, Intermarché Wanty Gobert due volte e TotalEnergies. Ma nel calendario italiano quante ce ne sono di corse così? Ben poche».

Il “dream team” continental della Groupama-FDJ… Per Carera, Madiot non poteva perdere i suoi gioielli
Il “dream team” continental della Groupama-FDJ… Per Carera, Madiot non poteva perdere i suoi gioielli

E sulla Groupama-FDJ…

Altro aspetto che ci ha colpito di questo mercato e che commentiamo con Alex è il passaggio multiplo dei ragazzi della Groupama-FDJ dalla continental alla WorldTour. E’ questo il futuro?

«Sì, ho visto – commenta Carera – ne hanno fatti passare otto. Per me è un’eccezione. Perché avevano la miglior squadra continental del mondo. Si è visto dai risultati al Giro U23, al Valle d’Aosta e si vedrà all’Avenir (anche se si correrà per nazioni, i suoi corridori brilleranno, ndr). Avevano i migliori atleti. Hanno fatto un ottimo lavoro di reclutamento e proprio per questo non potevano permettersi di perderli. Quando gli ricapita un team con quelle qualità?».

«Se poi mi chiedete se le continental sono il futuro, io dico sì. Non tanto perché creano dei bacini di giovani, ma perché consentono uno scambio di atleti e un calendario più fresco. Di fatto una squadra non ha 30 corridori, ma ne ha 45».

Stanga

Stanga, smettere presto è sempre colpa dei corridori?

18.01.2022
4 min
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Quella frase di Alex Carera continua a risuonare nella mente: «Coloro che smettono non sarebbero nemmeno dovuti passare». Ne avevamo parlato anche nell’editoriale della settimana scorsa, perché in essa è contenuto molto del malessere che vive attualmente il ciclismo italiano. Si parla tanto di passaggi precoci al professionismo, ma nella storia italiana periodi simili non sono una novità, lo ha raccontato anche un campione del secolo scorso come Silvano Contini. Allora dov’è la verità?

Per approfondire il discorso abbiamo voluto confrontarci con Gianluigi Stanga, marinaio di lungo corso che ha vissuto molteplici ruoli nel ciclismo professionistico (ha anche il patentino Uci come procuratore), per verificare innanzitutto se è davvero un problema nuovo con cui dobbiamo aver a che fare.

«Ci sono stati più periodi – dice – nei quali si passava pro’ appena scavallata la maggiore età. Non solo ai tempi di Saronni e Contini, non dimentichiamo ad esempio Pozzato, anche lui passò professionista sulla base dei risultati nelle categorie giovanili. Quando il talento emerge in maniera prepotente, è chiaro che si tende a massimizzare e a iniziare la carriera che conta quanto prima. Allora però le squadre erano composte al massimo da 14-15 corridori, oggi ne hanno il doppio e quindi si pesca con maggiore frequenza».

Carera 2021
Alex Carera, procuratore, ha messo sul piatto una prospettiva diversa sui passaggi precoci
Carera 2021
Alex Carera, procuratore, ha messo sul piatto una prospettiva diversa sui passaggi precoci
Venendo nello specifico, Carera ha ragione?

Per alcuni versi sì, ma è chiaro che i procuratori fanno di tutto per accelerare i tempi. Guardiamo il caso di Ayuso, appena ha iniziato a ottenere risultati è subito passato, io credo che rimanere ancora fra gli under 23 gli avrebbe fatto bene, anche per incassare meglio le giornate storte che ci sono state e ci saranno, come per ogni corridore. Poteva bastare anche terminare la stagione, poi affrontare il nuovo anno nella categoria maggiore con meno pressioni.

Perché il passaggio di categoria è così traumatico?

E’ un ciclismo diverso, con molta più pressione e pochi si adattano subito. Nelle categorie precedenti si è tutti coccolati, quando passi sei uno dei tanti e molti si sentono abbandonati. Alla fine emergono quelli che hanno più carattere, quindi è parzialmente vero che i corridori prima di passare dovrebbero pensarci bene, è pur vero però che poi hai il terrore che il treno non passi più e i procuratori, che nel tempo si sono moltiplicati, spingono per farli passare.

Saronni Moser 1980
Un giovanissimo Saronni in maglia tricolore, insieme al “nemico” Moser. Beppe passò a 19 anni, nel ’77
Saronni Moser 1980
Un giovanissimo Saronni in maglia tricolore, insieme al “nemico” Moser. Beppe passò a 19 anni, nel ’77
E’ giusto dire che vendono il loro prodotto?

Solo in parte. Un procuratore non finisce il suo lavoro quando il corridore ha firmato il contratto, ma deve continuare a seguirlo, deve aiutarlo a emergere perché solo così anche lui potrà guadagnare. Nel calcio è più semplice, i giocatori hanno tempo per emergere, ci sono le squadre Primavera, qui invece si consuma tutto più in fretta, da junior puoi essere un vincente, ma da pro’ non è detto che sia la stessa cosa.

Non sarebbe il caso di porre un freno, imporre una militanza nella categoria, se non per tutta la sua durata almeno per parte?

Le regole ci sono in Italia, ma si aggirano facilmente con la residenza estera, perché il problema è a monte, nel regolamento internazionale che è cambiato con le Olimpiadi. Mi spiego meglio: prima del 1992 c’erano due federazioni distinte, quella per professionisti e per dilettanti, che comunicavano ma gestivano autonomamente l’attività. Poi con l’avvento dei professionisti alle Olimpiadi in ogni sport, si è proceduto all’unificazione e venendo ai giorni nostri, all’estero il problema non è così sentito come da noi e nessuno ha interesse a rimettere mano al regolamento. Quel che dovrebbe vigere è il buon senso: d’altronde come fai a impedire a un maggiorenne di firmare un contratto proposto? Si rivolgerebbe subito a un tribunale del lavoro vincendo la causa…

Pozzato 2013
Anche Filippo Pozzato passò professionista a 19 anni saltando di categoria
Pozzato 2013
Anche Filippo Pozzato passò professionista a 19 anni saltando di categoria
Sei d’accordo sul fatto che il precoce passaggio di Evenepoel ha provocato danni nell’ambiente?

Tutte le squadre cercano il Remco o il Pogacar della situazione e quindi appena uno vince, anche da allievo, subito si grida al campione. Se hai una squadra di 30 corridori, 10 saranno per le vittorie, 10 per lavorare, fra gli altri puoi anche permetterti di scommettere…

Quale potrebbe essere allora la soluzione?

L’ho detto, il buon senso. Ricollegandosi al ciclismo di una volta, mettendo un limite al numero di ciclisti tesserabili nelle varie squadre, limitando l’attività come giorni di gara, tanto le prove che contano veramente, che cambiano la vita di un corridore e fanno la fortuna di un team sono sempre quelle: una Liegi non potrà mai essere paragonata a un Uae Tour… Manager e diesse, procuratori e corridori, io dico che bisogna lavorare tutti di comune accordo avendo a mente il bene generale e non del singolo, se serve tenere i giovani un po’ di più a bagnomaria, facciamolo, se ne gioveranno più avanti. Ma mi rendo conto che sto parlando di un’utopia, vista la società nella quale viviamo…