Delle Vedove scalpita: ora vuole un progetto su misura

26.07.2024
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La stagione di Alessio Delle Vedove lo ha rivisto riattaccare il numero brevemente verso la fine di giugno. Ha partecipato prima al campionato italiano under 23 e poi ad una corsa in Belgio: la SD Worx BW Classic. Una breve apparizione, nessun risultato rilevante visti anche i percorsi poco adatti e la lunga assenza dalle gare. In questi giorni il veneto della Wanty-ReUz-Technord, il devo team della Intermarché Wanty, è in ritiro in altura. 

«Sono qui da tre settimane – dice Delle Vedove – oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto un lungo di 5 ore e mezza. Un bell’allenamento intenso con 3.400 metri di dislivello, sono andato fino a Tirano e poi sono risalito da l’Aprica e ritornato a casa. Ho deciso di prendermi un appartamento, mi trovo meglio, ho i miei ritmi e gestisco io il tempo».

Delle Vedove ha corso due gare a fine giugno, uno era il campionato italiano under 23 a Trissino (photors.it)
Delle Vedove ha corso due gare a fine giugno, uno era il campionato italiano under 23 a Trissino (photors.it)

Lenta ripresa

Il grande carico di lavoro fa intuire che la stagione di Delle Vedove stia per riprendere, per tuffarsi in un rush finale e poi vedere che aria tira. 

«Riprenderò a correre in Belgio – continua – poi affronterò il calendario di fine anno facendo un po’ su e giù tra professionisti e under 23. Sarò al Tour de Namur e al Flanders Tomorrow Tour, dove nel 2023 ho ottenuto due delle mie tre vittorie stagionali. Nel mese di settembre sarò con i professionisti, mi piace questa cosa di affrontare qualche corsa con i grandi. La squadra mi ha dato un mese per prepararmi al meglio».

Nel ritiro in altura anche il tempo per una pausa bar e godersi il meritato riposo tra un allenamento e l’altro
Nel ritiro in altura anche il tempo per una pausa bar e godersi il meritato riposo tra un allenamento e l’altro
Tu sei anche a fine contratto, sai già cosa farai nel 2025?

Vedremo, devo capire. Mi sono arrivate delle buone offerte da alcune squadre, ora aspetto la controproposta del team. E’ presto per dire se rimarrò qui oppure no.

Ma proposte per passare direttamente nel WorldTour?

Alcune squadre mi hanno fatto delle offerte di questo tipo, ma non mi sono sentito di prenderle in considerazione. Non ho fretta di passare. Vorrei fare ancora un anno in un devo team con la possibilità di dividere il mio calendario con un 60 per cento di gare con i pro’ e il resto con gli under 23. E’ ormai diventata una mezza moda questa di offrire contratti che portano ad accordi del genere. 

Delle Vedove vorrebbe avere un programma di gare diviso così: 60 per cento tra i pro’ e 40 per cento U23 (Micheal Gilson)
Delle Vedove vorrebbe avere un programma di gare diviso così: 60 per cento tra i pro’ e 40 per cento U23 (Micheal Gilson)
Tu cosa vorresti?

Mi piacerebbe avere un progetto triennale. Un contratto con un anno nel devo team e due nel WorldTour. Nel 2024 mi manca ancora la vittoria, ma le squadre ora guardano tutte Training Peaks e non come ti comporti in corsa. Controllano gli allenamenti e i dati. Se hai valori di 7 o 7,5 watt per chilo nei 5 minuti non ti prendono in considerazione. 

Un approccio diverso…

Magari si avvicinano e ti dicono che sono interessati, poi però al secondo colloquio ti chiedono: «Ma possiamo vedere Training Peaks?». I progetti di crescita sono basati sui numeri e i dati degli allenamenti. Le squadre in questo modo sanno come lavori e hanno già un’idea di come potrebbero intervenire. Io in un progetto di due o tre anni penso di poter arrivare a determinati valori, ma non voglio bruciare le tappe. 

Nelle corse con i professionisti la gamba cresce comunque e si guadagna anche in esperienza (Photo Gomez)
Nelle corse con i professionisti la gamba cresce comunque e si guadagna anche in esperienza (Photo Gomez)
In che senso?

Mi piacerebbe arrivare nel WorldTour con delle certezze. Ora avrei paura di staccarmi e non essere competitivo. Che senso avrebbe fare un salto del genere se non lo puoi superare? Meglio fare un anno ancora dove corro tra gli under 23 per vincere. Poi tanto fare un calendario con il 60 per cento di gare tra i pro’ ti permette di crescere comunque. Il motore ne beneficia.

Meglio maturare ancora.

Ho 20 anni, l’anno prossimo 21, mica sono vecchio. Se nel 2025 dovessi andare nel WorldTour rischierei di collezionare minuti e DNF. Un progetto con un mix di gare come vorrei fare io mi permetterebbe di correre nelle categorie .Pro o .1. Poi tra gli under 23 avrei nel mirino gli appuntamenti più importanti: Roubaix, Gent, Giro Next Gen, Tour de Bretagne, Youngster…

Al Tour de Namur, nel 2023, era arrivata la seconda vittoria stagionale (foto DirectVelo)
Al Tour de Namur, nel 2023, era arrivata la seconda vittoria stagionale (foto DirectVelo)
Ne hai parlato anche con il tuo procuratore?

Sì. Vogliamo trovare l’abito su misura. Fino ad oggi sono stato dal sarto e ho visto tante cose che mi possono piacere, ora è il momento di ritagliarmi il mio. Non mi sono pentito della scelta di venire in Belgio, questo deve essere chiaro. Se dovessi tornare indietro rifarei tutto: freddo, pioggia, pavé, muri, ventagli e le gare. Devo capire qual è la cosa giusta per me e a breve lo saprò.

Fuori dal Giro Next Gen: i ragionamenti di Delle Vedove

20.06.2024
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Mentre i corridori degli altri devo team erano impegnati sulle strade del Giro Next Gen, Alessio Delle Vedove si dava da fare allo ZLM Tour. Corsa per professionisti di categoria 2.1 che il veneto ha disputato tra le fila dell’Intermarché-Wanty. Anche quest’anno Delle Vedove non ha preso parte alla corsa di casa dedicata agli under 23, ma non si dispera. 

«Allo ZLM – dice – non mi aspettavo di fare prestazioni così alte come poi dimostrato. Ho fatto registrare i miei migliori numeri, nell’ultima tappa ho fatto una tirata per i miei compagni che ha spaccato il gruppo. Alla fine dei cinque giorni eravamo tutti contenti, sia io che la squadra. Chiaro che non correre il Giro Next Gen mi è dispiaciuto, più per un fatto di appartenenza che di calendario. La squadra ha deciso che sarebbe stato più utile, per me, fare una gara con i pro’ che con gli under 23. Erano dell’idea che mi potesse far bene per il motore e per l’esperienza».

Mentre i suoi pari età erano al Giro Next Gen Delle Vedove correva in Olanda allo ZLM Tour con i pro’
Mentre i suoi pari età erano al Giro Next Gen Delle Vedove correva in Olanda allo ZLM Tour con i pro’

Ancora lontano dall’Italia

Per un ragazzo giovane come Delle Vedove gareggiare lontano dall’Italia ha un peso, un dispiacere legato al piacere di vedere parenti e amici che alla corsa in sé. 

«Alla fine – continua – non ho corso nessuna delle due edizioni del Giro Next Gen, mi manca. Ma non mi mancano le corse di alto livello dedicate agli under 23. Da inizio anno, come nel 2023, ho preso parte al Tour de Bretagne, Gent-Wevelgem, Parigi-Roubaix e Youngster Coast Challenge. E ultimamente ho raccolto un buon ottavo posto alla Omloop Het Nieuwsblad U23. Al Giro Next Gen la squadra ha deciso di puntare alla classifica con Toussaint che fino alla caduta era quinto».

Non gli sono mancate le gare per confrontarsi con gli U23 più forti, qui alla Youngster Coast Challenge
Non gli sono mancate le gare per confrontarsi con gli U23 più forti, qui alla Youngster Coast Challenge
Come ti hanno comunicato la cosa?

Dicendomi chiaramente che avrebbero puntato alla classifica, quindi hanno ritenuto più utile mandarmi ad altre gare, lo ZLM, per crescere. Non avrebbe avuto senso, secondo loro, fare otto tappe per provare a vincerne una e poi andare di conserva per il resto del tempo. Sarebbe stato meglio lavorare, fare fatica e ritmo tra i grandi. 

Saltando però il confronto con i tuoi coetanei. 

Contro di loro ho corso da inizio anno, li conosco molto bene. De Schuyteneer l’ho incontrato alla Loir et Cher, Teutenberg al Bretagne e alla Roubaix under 23. Avrò modo di incrociarli anche in altre occasioni, come al Flanders Tomorrow Tour. Poi non sono stato nemmeno troppo fortunato, al Tour de Bretagne non ero stato bene e mi sono ritirato. Non sapevo come avrei reagito ad un’altra gara di otto giorni. 

E allo ZLM hai imparato quindi?

Tanto, ero in camera con Gerben Thijssen che è uno dei velocisti del momento e sta emergendo. Passare cinque giorni con lui a parlare, confrontarsi e correre insieme mi ha dato tanto. In Olanda ho avuto modo di affrontare ventagli, capire come si corre in gruppo tra i professionisti, risparmiare energie, limare e ho visto da dentro le volate. Essere al Giro Next Gen sarebbe stato un senso di appartenenza, come per un francese fare il Tour, ma le gare di spessore under 23 non mi mancano. 

Le hai viste le tappe del Giro?

Tutte! Ogni volta che c’era una volata in casa calava il silenzio totale e mi immergevo nello schermo. Ho visto i ragazzi della Soudal QuickStep Devo lavorare molto bene per Magnier. Anche Teutenberg è andato forte, anche se forse mi sarei aspettato qualcosina in più. Degli italiani mi è piaciuto Conforti, si è difeso molto bene. 

Quale volata ti sarebbe piaciuto vincere?

Da velocista direi tutte, senza ombra di dubbio. Forse le più interessanti, per percorso e dinamiche, sono state quella di Saint-Vincent e di Borgomanero. 

Cosa te n’è parso della maglia rosa Widar?

Non ho mai avuto modo di correrci contro, viste le grandi differenze di fisico abbiamo calendari tanto lontani. Però non mi aspettavo potesse andare così forte, sapevo delle sue qualità ma da quelle a vincere il Giro ce ne passa. Il nome che avevo evidenziato era Nordhagen ma si è ritirato per motivi di salute. 

Il clima all’interno della Wanty-Circus è sereno e rilassato, quello giusto per lavorare
Il clima all’interno della Wanty-Circus è sereno e rilassato, quello giusto per lavorare
Tutti giovanissimi, di primo anno. 

Esatto! De Schuyteneer, Widar, Torres, Nordhagen… Questi 2005 stanno facendo dei numeri pazzeschi, hanno fisico e vanno forte. Fa strano dirlo perché hanno un anno in meno di me, ma 20 anni sei quasi vecchio. Poi molti hanno già un contratto nel WorldTour.

E per te che si dice?

Nulla di scritto o di detto. L’unica cosa che si sa è che a dicembre mi scade il contratto. Ma con la squadra sta andando bene, parleremo sicuramente. 

Saresti disposto a fare un terzo anno nel devo team?

Onestamente sì. Da noi alla Wanty-ReUz il terzo anno si corre per il 60 per cento con i professionisti e per il restante 40 con gli under 23. Se dovessi ritenere di aver bisogno di fare un altro anno a imparare e correre in questa categoria lo farei volentieri. I primi anni vanno forte e passano, ma al Giro Next Gen il mio compagno che ha vinto, Artz, è ultimo anno. Anche Teutenberg è 2002 e avete visto che numeri ha fatto in primavera. Solo in Italia se sei al quarto anno tra gli under 23 ti dicono di andare a lavorare, all’estero pensano che sei pronto, maturo. 

Delle Vedove non esclude di correre un altro anno tra gli under 23 nel 2025
Delle Vedove non esclude di correre un altro anno tra gli under 23 nel 2025
Non senti pressioni?

Nessuna, chiaramente se sei al quarto anno e ancora non hai accordi magari sei più timoroso. Però la squadra non mette nessuna pressione o fretta, anzi. Quando al Bretagne stavo male mi hanno detto di fermarmi completamente, di riposarmi, andare al mare, non pensare alle corse per una settimana. Mi sono ripreso, sono tornato e alla Omloop Het Nieuwsblad ho fatto ottavo. Ti danno tutto per fare bene, poi però vogliono vedere risultati e impegno, come giusto che sia.

Gualdi trova in Delle Vedove la guida giusta per il Belgio

03.11.2023
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La Intermarché-Wanty-Circus, prima del “liberi tutti” per le vacanze di fine stagione, ha deciso di fare un team building di tre giorni. Un ritrovo che ha previsto la presenza di tutti i corridori che orbiteranno intorno alle due squadre del 2024, quella WorldTour e il Devo Team (Circus-ReUz). Tra i nuovi volti della prossima stagione della Circus-ReUz ci sarà quello di Simone Gualdi (in primo piano nella foto di apertura), campione italiano juniores. 

Simone Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini
Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini

Gala e festa

Ad accoglierlo nel freddo belga di fine ottobre Gualdi ha trovato Alessio Delle Vedove (alle spalle del primo in apertura), suo prossimo compagno di squadra giunto alla seconda stagione con la Circus-ReUz. Questi tre giorni senza stress sono stati un modo divertente e sano che ha permesso ai nuovi di prendere le misure, come ci racconta lo stesso Delle Vedove. Il veneto ha fatto da cicerone a Gualdi, introducendolo in un mondo nuovo e dispersivo se affrontato in solitudine

«Ero in stanza proprio con Gualdi durante il team building», racconta Delle Vedove. «Il primo giorno ci siamo trovati tutti ed abbiamo fatto una cena di gala, alla quale erano presenti gli sponsor. E’ stato un modo per conoscersi e far entrare in contatto tutte le realtà che girano intorno a noi corridori. La cena era organizzata in maniera tale che ogni corridore fosse seduto al tavolo con uno sponsor.

«Una serata davvero molto bella, cui erano presenti ben 600 persone e nel mentre abbiamo assistito a spettacoli e rivisto la stagione 2023 attraverso brevi riassunti. C’è stato il tempo anche per una discoteca finale, una festa per terminare la stagione sportiva, visto che in quei giorni erano appena tornati dei compagni dalla Cina».

Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre
Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre

Tutto nuovo, tutto grande

Non deve essere facile per un corridore passare da un team juniores come quello della Scuola Ciclismo Cene ad una realtà internazionale come quella della Circus-ReUz. Avere qualcuno accanto che ti possa aiutare ad “attutire” il colpo è importante, così Gualdi ha potuto contare sul sorriso e la bontà di Delle Vedove. 

«Simone – prosegue Delle Vedove – lo avevo già conosciuto ad un ritiro a Livigno. Stare in camera insieme durante questi tre giorni in Belgio è stato divertente e soprattutto ho avuto modo di parlarci. Ha tanta voglia di iniziare e si vede, credo abbia firmato un contratto 2 + 2 quindi avrà modo di ambientarsi nel Devo team e poi passare con calma al WorldTour, senza fretta. E’ molto simpatico, bravo e curioso. All’inizio era un po’ spaventato, mi diceva che l’inglese non lo sapeva bene ed era preoccupato sul cosa dire al tavolo degli sponsor. Gli ho spiegato che non doveva preoccuparsi, che nessuno pretende più del necessario e che l’inglese scolastico sarebbe andato benissimo. Una volta sciolto, si è divertito molto, com’era giusto che fosse».

Alberi e bici

Il secondo giorno del team building di Intermarché e Circus-ReUz è proseguito con una giornata di sport un po’ diversa dal solito. I corridori per metà giornata hanno posato la bici e hanno indossato imbragature e un caschetto diverso.

«Abbiamo fatto un percorso sugli alberi – spiega Delle Vedove – divertente ed estremamente diverso rispetto a ciò che facciamo solitamente. Una volta scesi dai nostri percorsi tra rami e passaggi sui cavi, siamo risaliti in bici per fare una pedalata con i tifosi. Il tempo, essendo in Belgio in pieno autunno, non era dei migliori, ma in pieno spirito i tifosi si sono presentati comunque numerosi.

«Gualdi si è rivelato davvero curioso per quanto riguarda il mondo belga. Anche se siamo lontani dalla stagione aveva tante domande da fare sul meteo, il vento e come sono le gare lassù. Quando dall’hotel ci siamo spostati verso quello della cena, gli ho fatto vedere come le strade siano dissestate in alcuni punti. Poi la cosa che lo ha sorpreso di più è che dopo una curva quasi anonima ti trovi una cote o un muro. Mi chiedeva come si impara a correre in certe situazioni, gli ho detto che una volta sbagli e fai fatica, la seconda magari sbagli ancora e fai fatica, ma alla terza hai imparato che si deve correre davanti». 

Ecco gli italiani dei due team Intermarché, WT e Devo, da sinistra: Gualdi, Delle Vedove, Busatto, Rota, Colleoni e Petilli
Gli italiani nel team Circus-ReUz saranno due anche nel 2024: Gualdi (a sinistra) “sostituisce” Busatto (a destra)

Una mano in più

Il fatto di aver radunato tutti i ciclisti che vivono il mondo dell’Intermarché-Circus-Wanty in un unico posto è stata una mossa che i ragazzi hanno apprezzato particolarmente, soprattutto i più giovani. 

«Fare degli incontri così lontani dalla stagione – dice Delle Vedove – è utile per tutti, ma ancora di più per i nuovi. I corridori più grandi, quelli del team WorldTour, sono molto più rilassati e ci puoi parlare tranquillamente. Per i nuovi, come può essere Gualdi, è un modo per parlare anche con gente più grande: Rota e Petilli in particolar modo. In questi tre giorni sono più rilassati e parlano volentieri, mentre già dai primi ritiri lo stress è maggiore: riunioni, allenamenti, massaggi e tutto il resto.

«Tra poco tocca anche a noi riprendere – conclude – personalmente non vedo l’ora. Ho smesso il primo di ottobre, mi sono riposato abbastanza. Inizierò con il ritiro della nazionale a Noto dal 15 al 25 novembre. Poi dal 9 al 21 dicembre faremo un primo training camp di squadra. Sono contento di aver parlato con Gualdi fin da subito, anche perché poi la stagione inizia e molto probabilmente saremo divisi: lui con il gruppo francese degli scalatori, io con i passisti».

Delle Vedove e il Belgio: «Qui il ciclismo è vero spettacolo»

21.09.2023
6 min
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I mesi di agosto e settembre per Alessio Delle Vedove hanno avuto i colori della bandiera del Belgio. Il giovane della Circus-ReUz, team development della Intermarché-Circus-Wanty, ha corso sempre in quelle zone. Un calendario fatto di GP, Tour e Pijl (frecce, ndr), corse diverse ma con un denominatore comune: il Belgio, in territorio dove il ciclismo si respira ogni giorno. Insieme a Delle Vedove (foto apertura DirectVelo) curiosiamo in queste corse, per scoprirne il fascino e i segreti.

«E’ stato tutto un crescendo – dice Delle Vedove – sono partito con il Tour de Namur a inizio agosto. Poi ho corso il Memorial Danny Jonckheere, il Flanders Tomorrow Tour e l’ultimo weekend due gare con i professionisti. Le ultime due non erano previste, ma la squadra ha notato una crescita di condizione e mi ha voluto premiare».

Nella prima corsa, il Tour ne Namur, è arrivata anche una vittoria di tappa per Delle Vedove (foto DirectVelo)
Nella prima corsa, il Tour ne Namur, è arrivata anche una vittoria di tappa per Delle Vedove (foto DirectVelo)
Sei rimasto per tutto il tempo in Belgio?

Solo nella settimana tra l’11 e il 17 settembre. Dovevo correre anche nel weekend del 9 settembre ma ho avuto la febbre e non sono partito. Siccome mi trovavo già in hotel a Charleroi, in accordo con la squadra ho preferito rimanere su.

Come ti sei trovato in queste gare?

Bene, mi piacciono davvero molto. Prima di questa avventura con la Circus-ReUz ero un po’ intimorito dal grande salto, ma ora posso dirmi soddisfatto. Si fa tantissima fatica, ma a me come percorsi piacciono davvero molto. I muri, le cote e i continui sali e scendi tengono la tensione sempre alta. 

Il territorio del Belgio non è molto esteso, capita di passare più volte sulle stesse strade?

E’ grande come il Veneto! Quindi capita spesso che sei in corsa, giri ad un incrocio e pensi: “Ma io qui sono già passato”. Nella settimana che sono stato qui mi sono allenato sulle strade del Giro di Vallonia, e neanche lo sapevo. A inizio agosto ho corso il Tour de Namur, capoluogo della Vallonia e le strade che si percorrono sono queste. 

Sei andato in esplorazione?

Un giorno ho fatto un lungo di 140 chilometri e sono andato da Charleroi fino alle Ardenne a provare un po’ di cote e di muri. 

Com’è stato allenarsi su quelle strade?

Strade piccole, incroci, insomma un po’ confusionarie per me. Alla fine fai fatica a trovare una strada lunga e dritta per tanti chilometri. Però sono super sicure, in 140 chilometri avrò incontrato 25-30 macchine. Entri ed esci dalle piste ciclabili ed è tutto a misura di ciclista, anche la pazienza degli automobilisti. 

E le varie gare?

In Belgio si corre in due periodi distinti: la primavera e poi in estate. Nei mesi di marzo e aprile ci sono tutte le gare più famose: Gent-Wevelgem, Youngest Coaster Challenge e Omloop Het Nieuwsblad. Come detto però le strade sono quelle e quindi poi ti trovi a correrci di nuovo mesi dopo, nei vari GP. 

Che percorsi trovi in queste corse?

Molte volte, anche nelle corse a tappe, ci troviamo a fare dei circuiti, più o meno lunghi che attraversano paesini, muri o cote. In Belgio si affrontano sempre gli stessi e spesso nascono delle gare intorno (come il Geraardsbergen e nel ciclocross il Koppenberg, ndr). Ogni paesino ha un tratto in pavé nel centro storico, non sono le pietre della Roubaix, ma percorse tante volte si fanno sentire. In una gara capita di trovare un tratto di pavé di 400 metri che si affronta per 12 volte, alla fine sono quasi 5 chilometri di pavé. 

I muri e le cote, invece?

Sono corti, 1,5 chilometri, massimo 2. Ma anche questi una volta messi in un circuito danno un mal di gambe assurdo. Ripeterli per tante volte ti mette sempre in difficoltà, alla fine le gare diventano a eliminazione.

Anche il paesino più piccolo ha tratti di pavé, ognuno con le sue caratteristiche (foto Flanders Tomorrow Tour)
Anche il paesino più piccolo ha tratti di pavé, ognuno con le sue caratteristiche (foto Flanders Tomorrow Tour)
Ti piace correre in circuito?

Sono gare molto più stressanti, perché dopo i primi due giri capisci dove sono i punti salienti e tutti corrono in funzione di quelli. Se in un rettilineo c’è vento laterale tutti andranno forte per stare davanti. Non ci si può mai rilassare, in media in un circuito si hanno 2 cote e 3 chilometri dove si fanno costantemente dei ventagli. In una gara così sei sempre con il collo tirato, spesso finisco con 300 watt medi

Per le gare in linea è un buon allenamento.

Un allenamento super. Ora mi spiego come i corridori del Nord riescano ad andare sempre forte. Quando sei abituato a quei ritmi, una volta che corri una gara in linea molto spesso sei quasi a “riposo”. 

A Namur, nell’ultima tappa dell’omonimo Tour, si è affrontato il Mur de la Citadelle che porta al castello della città (foto DirectVelo)
A Namur, nell’ultima tappa dell’omonimo Tour, si è affrontato il Mur de la Citadelle che porta al castello della città (foto DirectVelo)
Il meteo com’è?

Anche in estate piove spesso. E’ successo più volte di vedere il clima cambiare in breve tempo, in particolare al Flanders Tomorrow Tour che si corre nella zona di Nieuwpoort. In una tappa eravamo sotto la pioggia e 3 chilometri dopo c’era il sole. Anche il vento cambia tanto nel corso della giornata. Noi la mattina studiamo le varie mappe virtuali, le quali mostrano anche se il vento cambierà direzione. In queste gare ho imparato davvero molte cose.

E il pubblico?

Incredibile! Senti che in Belgio si vive per il ciclismo, non vedono l’ora di queste gare. Secondo me smettono di lavorare per riversarsi in strada, altrimenti non mi spiego le ali di folla che trovi a bordo strada. Ti chiedono costantemente delle foto, creano delle cartoline da autografare. Arrivano alla partenza, ti riconoscono e ti fanno firmare gli album sotto la tua foto. 

Insomma, innamorato del Belgio?

Assolutamente, come detto prima avevo qualche timore a inizio anno, ma ormai sono sempre più convinto della mia scelta.

“Benjo” Thomas, fari puntati su mondiali, Vuelta e Parigi

13.07.2023
6 min
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FIORENZUOLA – Lo stiamo ripetendo da tempo, quasi allo sfinimento. Per tanti motivi quelli di Glasgow non saranno mondiali qualunque. Inizieranno il 3 agosto e saranno un’anticipazione di Parigi 2024. Su pista vincere in Scozia significherà garantirsi l’accesso alle olimpiadi. Fra i tanti in cerca del pass c’è Benjamin Thomas con la sua Francia.

Il bresciano d’adozione della Cofidis guiderà la sua nazionale nella rassegna iridata verso quella a cinque cerchi. Un compito difficile non tanto perché la Francia sia a rischio partecipazione, quanto perché sappiamo quanto i nostri cugini d’Oltralpe sentano il peso dell’evento in casa propria. Thomas lo abbiamo visto “in borghese” durante i campionati italiani su pista a Fiorenzuola in qualità di accompagnatore-allenatore non solo della fidanzata Martina Alzini. Per “Benjo” è stato un momento di stacco psico-fisico prima di rituffarsi in ottica mondiale. Sarà il solito cliente scomodo per tutti, Italia compresa, e così con lui abbiamo approfondito il discorso.

Su strada Thomas punta a correre la Vuelta ed in generale trovare un risultato importante per rilanciarsi
Su strada Thomas punta a correre la Vuelta ed in generale trovare un risultato importante per rilanciarsi

“Benjo” coach

Dall’altra parte del rettinilineo d’arrivo dell’anello di Fiorenzuola c’è Thomas tutto solo in bermuda e t-shirt neutri. Quella è la sua mattonella in cui incita non solo Alzini ma anche Alessio Delle Vedove. E dopo il briefing pre-gara c’è pure quello alla fine.

«Sono diventato tanto amico con Benjo – spiega il classe 2004 della Circus Reuz – ci alleniamo spesso attorno a casa nostra (zona Lago di Garda, ndr) quando entrambi non siamo via per le corse. E’ tanta roba averlo avuto come coach durante i campionati italiani in pista. E’ un onore avere una persona come lui che ti dà anche un piccolo suggerimento. Sono ancora molto giovane e accetto qualsiasi consiglio da lui. Onestamente (sorride, ndr) mi faceva davvero uno strano effetto vederlo e sentirlo a bordo pista che mi incitava ad ogni giro nella corsa a punti. Che emozione!».

Benjamin che bilancio possiamo fare sulla tua stagione finora?

Siamo a metà e la prima parte purtroppo non è andata tanto bene. Colpa di qualche problema fisico e della sfortuna per alcune cadute proprio in gare a cui puntavo. Ho perso un po’ di tempo. Mi sono concentrato sulle corse in cui riuscivo a centrare risultati. L’anno scorso a fine maggio avevo già quattro vittorie e quest’anno invece ne ho solo una in una crono in Francia (terza tappa della 4 Giorni di Dunquerke, ndr). Le piccole soddisfazioni sono che proprio nelle crono sto ritrovando le sensazioni di livello. Mi sono adattato bene anche ai nuovi materiali. Su strada sento che sto crescendo. La qualità si alza tanto ogni anno. Mi manca ancora un po’ di fortuna per centrare quel risultato che mi possa sbloccare. Speriamo avvenga entro fine stagione (sorride, ndr).

Inevitabile constatare che anche Martina stia vivendo un periodo simile.

Anche lei è in crescita. Su strada siamo due atleti ancora giovani. Non abbiamo dato fondo a tutte le nostre potenzialità, soprattutto Martina. Ha delle caratteristiche fisiche davvero ottime. Quest’anno ha ottenuto diversi podi in gare dove poteva centrare una vittoria. Anche lei sta cercando il grande risultato ma ci è sempre più vicina. I campionati italiani in pista sono stati un punto di rilancio per la stagione e prendere fiducia.

Proprio ai tricolori in pista abbiamo notato quanto tu fossi tranquillo.

Due giorni prima degli italiani su pista ho saputo che non sarei andato al Tour de France. Passi da prepararti per andare via un mese da casa per la più grande gara del mondo a… niente (sorride, ndr). Il mio coach mi ha detto di fare riposo per diversi giorni. Quindi ho accompagnato Martina agli italiani così penso ad altro. Mi ha fatto bene ritrovare l’ambiente della pista. In quei giorni sono uscito in bici senza alcun assillo. Pedalate tranquille per prendere il caffè. Sono quelle cose semplici che ami rifare. Da inizio luglio però ho ricominciato con un programma più intenso. Ci sono tanti obiettivi. Mi sono messo in testa di correre la Vuelta. Piano piano mi ricostruisco una preparazione.

Prima però ci sono i mondiali su pista…

Esatto. Ho fatto dieci giorni di altura a Tignes con la nazionale della pista ed ora sono a Livigno. Poi faremo una preparazione a fine luglio a Parigi per assimilare il lavoro in pista e ritrovare quelle giuste sensazioni. Non corro su pista dalla prova di Nations Cup in Canada (20-23 aprile, ndr).

Thomas ha vinto la crono della 4 Giorni di Dunquerke disputando un prova convincente
Thomas ha vinto la crono della 4 Giorni di Dunquerke disputando un prova convincente
Come ci arriva Benjamin Thomas?

Adesso noi come Francia stiamo puntando tutto su Parigi 2024. I mondiali di quest’anno sono una prova generale. Stiamo facendo cose che rifaremo l’anno prossimo. Quest’anno ho fatto pochi ritiri perché ho corso molto su strada ma i miei compagni di nazionale hanno fatto un bel blocco di lavoro, specie i ragazzi del quartetto. A Glasgow farò quello che sarà il programma olimpico. Inseguimento a squadre, omnium e americana, sempre che tutto vada bene.

Com’è il clima in squadra?

Buono. Lavoreremo una decina di giorni sul quartetto prima dei mondiali. Il nostro gruppo si compone di sette corridori. Valentin Tabellion, atleta esperto per la partenza, Thomas Denis, Quentin Lafargue e Corentin Ermenault. Poi ci sono i miei compagni di americana Thomas Boudat e Donavan Grondin che anche loro spesso fanno il quartetto. Anche noi dobbiamo guadagnarci la qualificazione per le olimpiadi attraverso i mondiali. Siamo partiti bene con il bronzo europeo e altri podi in Nations Cup. Noi punteremo a fare i migliori tempi possibili senza fare gara su nessun’altra nazionale. Cercheremo di avvicinarci il più possibile alla vittoria. Ovvio che vedremo a Glasgow come staremo tutti. In Europa bene o male riusciamo tutti a farci un’idea ma mi riferisco soprattutto australiani o neozelandesi che per buona parte della stagione tendono a nascondersi. Ti accorgi della loro condizione quando li vedi girare in pista poco prima delle gare.

Che cosa rappresenta per un francese l’olimpiade di Parigi?

Gli italiani mi dicono sempre che non sembro un francese (sorride, ndr). Ovvio che sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese fin dalla prima convocazione da junior. Però se c’è una cosa che non voglio è avere pressioni in più. Ho già vissuto quella situazione a Tokyo e non mi andava bene. Ero arrivato da favorito numero uno perché avevo una grande condizione già da luglio. Nell’americana avevamo preso il bronzo ma nell’omnium non è andata bene per niente (quarto posto, ndr). La mattina della gara non ero riuscito nemmeno a mangiare. Ero troppo stressato. Se arriveremo a Parigi la prenderò con più serenità. Mi dirò “Hai già toccato il fondo a Tokyo da favorito e hai deluso tutti. Cosa vuoi che ti capiti di peggio?” (ride, ndr). Correrò concentrato ma senza pensieri.

Giro Next Gen: la Circus-ReUz prepara l’assalto

18.05.2023
4 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Assieme alla Colpack-Ballan abbiamo vissuto da dentro le emozioni della Paris-Roubaix Espoirs. Alla vigilia della corsa però, poco prima della riunione tecnica, abbiamo avuto modo di incontrare i vari staff tecnici della squadre. Con il team manager della Circus-ReUz guardiamo al Giro d’Italia under 23. Le tappe infatti sono state rese note all’inizio di maggio e a quel punto la rincorsa alla maglia rosa dei giovani ha avuto inizio.

La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?
La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?

Il percorso

Saranno otto tappe tutte con caratteristiche diverse, dure ed affascinanti. Il profilo tra le varie frazioni cambia molto, rendendo così difficile la lettura e l’interpretazione. 

«E’ davvero bello come percorso – racconta Dimitri Claeys diesse del team, pro’ dal 2011 al 2022 – come il Giro riesce ad esserlo ogni volta. La tappa più affascinante è la quarta, quella con arrivo sullo Stelvio. Si tratta della frazione intermedia, che potrà essere già un punto chiave per la corsa, soprattutto per i giorni successivi. Ci sono tre giornate dedicate agli sprinter, di non facile lettura, a parte una completamente piatta (la terza, che porta da Priocca a Magenta, ndr). Si tratta di un percorso interessante perché ci saranno occasioni per tutti i corridori. Il Giro d’Italia è la corsa più importante del calendario, certo c’è anche il Tour de l’Avenir, ma quello è dedicato alla nazionali».

La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?
La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?

Solo cinque corridori

Le squadre invitate sono 35, di cui 17 italiane e 18 team internazionali, un numero elevato di squadre che ha portato ad avere solo cinque corridori per team. Una corsa così dura non sarà facile da gestire e aver pochi corridori vuol dire centellinare le energie. 

«Non sarà facile decidere quali corridori portare o escludere – riprende – noi abbiamo Busatto, che in questo momento è in ottima forma. Tuttavia lui è un corridore adatto a gare dure, come la Liegi, ma non è uno scalatore. Per la classifica abbiamo un giovane talento francese: Alexy Faure Prost (a sinistra nella foto Instagram di apertura, insieme a Busatto). Lui è uno dei corridori che potranno puntare alla classifica generale. Tra i nostri ragazzi c’è anche Alessio Delle Vedove, ma per lui il discorso è diverso, è al primo anno con noi ed ha solamente 19 anni. Dovremo vedere come performerà durante il resto della stagione. Di certo avere solamente cinque corridori in squadra renderà le scelte ancora più difficili. Il Giro, come detto, è la corsa per team più importante della stagione, è giusto che la maggior parte delle squadre possa partecipare. Siamo felici di esserci però e di lottare per questa grande corsa».

Corsa “pazza”

Il binomio percorso duro e squadre “ridotte” potrebbe creare molti colpi di scena, probabilmente non ci sarà una squadra in grado di controllare la corsa dalla prima all’ultima tappa. 

«E’ chiaro che non si potrà controllare la corsa tutto il tempo con solamente cinque corridori – spiega ancora – considerando che se uno dei ragazzi ha la maglia, tendi a preservarlo. Di conseguenza il team del leader potrebbe trovarsi con quattro uomini. Si dovrà fare il punto della situazione negli ultimi due o tre giorni di corsa. Soprattutto nella settima frazione, dove di pianura ce n’è ben poca e la fatica nelle gambe sarà elevata. Potrebbe diventare una corsa da “uno contro uno” dove ogni corridore cercherà di cogliere ogni occasione. Che si tratti di migliorare la propria posizione in classifica oppure di vincere una tappa.

«I team importanti non mancheranno, come detto prima, dovremo stare attenti a tutti: a partire dai Jumbo-Visma fino alla FDJ. Anche se questi ultimi hanno cambiato molto dall’anno scorso, il ricambio però c’è stato e sono presenti molti nuovi talenti. Tra le squadre italiane non bisognerà sottovalutare la Colpack e la Green-Project (con un Pellizzari super agguerrito, ndr) che correndo in casa vorranno mettersi in mostra».

Roubaix U23: Delle Vedove racconta il viaggio all’Inferno

11.05.2023
5 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Nel piazzale dei pullman di linea del paesino del dipartimento dell’Alta Francia si sono raccolte le squadre della Paris-Roubaix Espoirs. La pioggia detta il ritmo della mattinata, picchiettando su caschi e bici, in un silenzio decisamente surreale. Il camper del team development della Intermarché è uno dei più distanti dalla partenza. Chiediamo di parlare con Delle Vedove e i suoi lunghi capelli escono dal camper pochi istanti dopo.

Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)
Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)

Di casa al Nord

Il veneto, al suo primo anno da under 23, è stato accolto dalla Circus-ReUz nel migliore dei modi. E’ giovane ma ha già dimostrato, almeno in parte, di essersi meritato questa squadra: la convocazione alla Paris-Roubaix Espoirs ne è una testimonianza. Ma com’è preparare questa gara quando corri in una squadra che da queste parti è praticamente di casa?

«Arrivavo direttamente dalla Eschborn-Frankfurt (dove ha fatto settimo, ndr). Siamo venuti a provare il percorso mercoledì – racconta sotto una tettoia mentre cerchiamo di ripararci dalla pioggia – abbiamo visto gli ultimi 100 chilometri. La squadra ci ha fatto curare tutto nei minimi dettagli, si è curato molto il setting della bici. Io sono poi rimasto al service course che è qui vicino. Gli altri giorni prima della corsa ci siamo allenati riducendo sempre di più le ore. Giovedì abbiamo pedalato due ore e mezza, mentre venerdì e sabato abbiamo fatto delle sgambate da un’oretta e mezza».

La cura dei dettagli

Questi cinque giorni al Nord per Delle Vedove sono stati un ottimo modo per adattarsi al clima e alle pietre. La prima differenza che si nota rispetto al viaggio della Colpack-Ballan è la ricognizione. Per motivi logistici la squadra bergamasca ha visto i primi chilometri di gara, che comprendevano comunque quattro settori di pavé. 

«I giorni prima della gara – riprende Delle Vedove – non siamo tornati sul percorso, anche perché le indicazioni le avevamo prese. Il meccanico aveva il suo bel da fare, ha dovuto sistemare due bici per ogni corridore. Tutti in squadra abbiamo optato per la bici più pesante, lasciando la light sull’ammiraglia. Io ho scelto di correre montando ruote con profilo da 42, i copertoni sono da 32 millimetri tubeless. Ho messo un doppio nastro al manubrio, per attutire al meglio i colpi. Il setting a livello di misure è uguale. Durante la ricognizione di mercoledì mi sono accorto che perdevo le borracce, quindi ho messo un portaborracce diverso, più stretto».

Appuntamento nel velodromo

La Paris-Roubaix Espoirs di Delle Vedove è stata una continua lotta contro il tempo. Fin dai primi settori di pavé il corridore della Circus-ReUz si è trovato a tirare il gruppo degli inseguitori. All’interno del velodromo, se non ci avesse salutato lui, avremmo fatto molta fatica a riconoscerlo. Si sta confrontando con i compagni, così ascoltiamo e chiediamo com’è andata la corsa.

«E’ stata una corsa folle fin da subito – dice – al primo settore di pavé è caduta una moto ed il gruppo si è spezzato. Noi ci siamo trovati a rincorrere, io sono stato uno dei primi a mettersi all’opera per chiudere il gap. Non è stata una corsa facile, abbiamo rincorso per quasi 100 chilometri, se non di più. Per fortuna il fango ha sporcato lo schermo del computerino, perché probabilmente ho fatto una gara interamente fuori soglia (dice ridendo, ndr). Alla fine siamo tornati sui primi nei pressi del Carrefour de l’Arbre. Io mi sono sfilato ed ho chiuso ventiquattresimo, non male. Però che corsa e che spettacolo, è la più bella mai fatta e voglio tornare, non c’è dubbio».

L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa
L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa

Le occasioni ci sono

Come detto in precedenza Delle Vedove arrivava direttamente dalla Eschborn-Frankfurt, corsa da protagonista, nella quale ha raccolto il settimo posto. Dall’inizio dell’anno ha raccolto tanti piazzamenti importanti, risultati che danno fiducia.

«La squadra crede in me – replica – son contenti di quello che faccio, e di come mi sto ambientando. Mi piace correre qui, i compagni sono super gentili e disponibili, siamo una famiglia. Per il momento, avendo ancora la scuola da concludere, alterno periodi in Belgio, quando corriamo a periodi a casa per allenarmi. A giugno, quando finirò la scuola, potrò concentrarmi ancora di più sulle corse. Per il Giro under non so ancora come ci gestiremo, certamente la squadra è corta, con soli cinque corridori, ed in più il percorso è davvero tosto».

EDITORIALE / E’ arrivato il reddito di cittadinanza

02.01.2023
5 min
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Il reddito di cittadinanza è arrivato anche nel ciclismo. In alcune parti d’Italia, ha la forma dell’indennizzo da versare ai Comitati Regionali, se il corridore cambia regione, nel quadro della riscrittura del sistema dei punteggi e dei nuovi bonus previsti, come abbiamo scritto l’ultimo dell’anno. Adesso che il disegno è più chiaro, proviamo a collegare i puntini.

Plurime e vincoli: addio!

Il sistema delle plurime presentava delle criticità. Era palese che alcune società se ne servissero per schiacciare le corse, presentandosi al via in sovrannumero, forti dei tanti talenti a loro disposizione. Le plurime pertanto sono state eliminate, senza tenere in troppa considerazione a nostro avviso il loro ruolo di promozione nelle regioni più lontane dal centro dell’attività: quelle del Sud.

Di riflesso, sono stati eliminati anche i vincoli regionali. Erano uno dei motivi per cui si facevano le plurime: non potendo portare via i ragazzi dalle altre regioni, si affiliava lì la squadra e si poteva farli correre. Anche in questo caso, si è pensato alle problematiche che nascevano fra le regioni più forti (fingendo di non intercettare, ad esempio, alcuni malumori in Emilia Romagna ora che alcuni degli juniores più forti hanno cambiato regione) e non si è pensato a quelle del Sud.

Il passaggio da esordienti ad allievi non è immune da costi importanti (photors.it)
Il passaggio da esordienti ad allievi non è immune da costi importanti (photors.it)

Punti e bonus

Come abbiamo detto, il sistema di valorizzazione dei punti è stato implementato in modo piuttosto importante. I punti, per cominciare, si ottengono in ogni disciplina del ciclismo: strada, crono, pista, cross, bmx, eliminator e da poco anche nel team relay.

Ad ogni cambio di categoria, è previsto un passaggio di denaro fra la società cedente e quella che acquisisce l’atleta. Una percentuale di questo importo (che varia fra il 50 e il 100%) va corrisposta al Comitato Regionale se l’atleta cambia regione. E’ tutto spiegato nella tabella che abbiamo già pubblicato e che condividiamo nuovamente.

Al pagamento del punteggio, è stato aggiunto un bonus ad esso legato. Esso riguarda ancora una volta lo scambio di atleti fra le società e non è mai pari a zero. In base alle categorie, oscilla infatti fra 300 e 450 euro per corridori fra zero e 10 punti (può arrivare fino a 800 euro per gli atleti con più di 21 punti). Significa che se la mia società U23 volesse prendere 10 juniores senza punti, dovrebbe comunque pagare 4.000 euro di bonus alla loro società. Anche i corridori a zero punti hanno un prezzo: siamo certi di trovare qualcuno disposto a scommettere sulla maturazione di atleti che non abbiano fatto neppure un punto?

Alessio Delle Vedove passa dalla Borgo Molino alla Intermarché Development e deve pagare la squadra veneta (photors.it)
Alessio Delle Vedove passa dalla Borgo Molino alla Intermarché Development e deve pagare la squadra veneta (photors.it)

Delle Vedove e Busatto

Il sistema è solo italiano: sarebbe interessante proporlo all’UCI, dato che in altri ambiti più strutturati, come quello del calcio, una percentuale del primo contratto da professionista viene destinata in proporzioni variabili alle società che hanno cresciuto l’atleta.

Nel ciclismo invece il meccanismo solitamente si ferma al momento del passaggio in squadre non italiane. Così ad esempio, Alessio Delle Vedove e Francesco Busatto, che correranno nel 2023 nella Intermarché Development Team e provengono rispettivamente dalla Borgo Molino e dalla General Store, dovrebbero pagare di tasca loro il punteggio alle società in cui sono cresciuti. A loro carico ci sono anche le visite di idoneità e i costi di tesseramento, dato che il team non paga nulla di tutto ciò. E mentre Delle Vedove dovrà pagare di tasca sua la Borgo Molino e coprire le spese accessorie (l’importo è di circa 7.500 euro), la General Store ha voluto bene a Busatto e gli ha abbonato il costo dei punti.

Busatto, qui terzo a Rovescala dietro Buratti e Meris, non pagherà la General Store (photors.it)
Busatto, qui terzo a Rovescala dietro Buratti, non pagherà la General Store (photors.it)

Il Nord e il Sud

Ma torniamo alle categorie giovanili, perché qui il discorso si fa critico. E’ intuitivo che nel passaggio fra regioni forti, le squadre prendano e cedano corridori e alla fine il bilancio si tenga in equilibrio. Accade con qualche sforzo fra le piccole e si conferma certamente fra le grandi. E’ intuitivo anche il fatto che negli spostamenti fra squadre regionali, i Comitati del Nord non incassino grandi somme. Il Veneto non avrà denaro dal passaggio di atleti fra squadre venete, a partire dagli esordienti e fino agli under 23.

Immaginiamo tuttavia di recarci in Sicilia. Che cosa succede se una società di allievi vuole prendere i migliori esordienti da un’altra squadra? Deve pagarli. Immaginando che gli atleti di cui si sta parlando abbiano fatto anche parecchi punti nella loro attività regionale, l’esborso diventa notevole. Oltre al punteggio di valorizzazione, infatti, il bonus per un esordiente che passa allievo e abbia più di 21 punti arriva fino a 600 euro. Siamo certi che le società abbiano la disponibilità per raggiungere certe cifre?

Poco male, si sarà pensato, se non ci arriva la società, ci penseranno le famiglie: una sorta di tassa di iscrizione per accedere al livello successivo. E se le famiglie non pagano, l’atleta smette. Del resto, ne abbiamo così tanti…

E così si prosegue fino agli juniores e agli under 23, quando arrivano le squadre extra regionali. E a questo punto, oltre a pagare punteggio e bonus alle società che cedono i ragazzi, entrano in ballo i soldi per il Comitato Regionale.

La GS D’Almo 1966 era in una plurima con la Nial Nizzoli di Reggio Emilia: ora fra le due società c’è una collaborazione
La GS D’Almo 1966 era in una plurima con la Nial Nizzoli di Reggio Emilia: ora fra le due società c’è una collaborazione

Il reddito di cittadinanza

Sono state eliminate le plurime, che consentivano alle squadre del Nord di mettere radici al Sud, investendo e tenendone sotto osservazione i talenti.

Sono stati eliminati i vincoli regionali, così gli atleti possono essere presi e spostati liberamente di regione in regione. Ma questo ha un prezzo.

E’ giusto che vengano pagate le squadre, che sui ragazzi lavorano e investono in base ai propri mezzi e hanno diritto che il loro impegno venga riconosciuto. Però devono essere pagati i Comitati Regionali, che avranno un indennizzo per il passaggio dei loro atleti migliori in altre regioni, senza essere particolarmente coinvolti nel loro sviluppo. Non somiglia a una sorta di reddito di cittadinanza?

Il bello è che questo giro di soldi grava tutto sulle spalle delle società. Si sostiene il ciclismo a spese dei suoi stessi attori. Per quello che conta ed essendo stata ormai varata la normativa, siamo aperti a confronti costruttivi. Convinti che non sarà questa forma di assistenzialismo a risollevare le sorti del ciclismo giovanile. In cambio del reddito di cittadinanza, quale impegno si richiede ai Comitati che lo percepiranno?

Busatto: esclusione mondiale e futuro alla Intermarché

30.09.2022
4 min
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La Intermarché Wanty Gobert ha lanciato il suo team di sviluppo, un passo importante per crescere ancor di più tra le squadre più importanti del panorama WorldTour. In questo nuovo progetto della squadra under 23 direttamente legata al team dei professionisti, sono stati inclusi due giovani italiani. Il primo è Delle Vedove, di cui vi avevamo parlato un paio di settimane fa, il secondo è Francesco Busatto.

Il secondo acquisto della squadra belga arriva dal Veneto e corre (ancora per pochi giorni) con la General Store (in apertura alla Piccola Sanremo, photors.it). Un ragazzo dal profilo interessante, che ha nella costanza una delle sue qualità principali, grazie alla quale si è meritato la maglia azzurra all’europeo di Anadia e la convocazione, seppur come riserva, al mondiale australiano. 

Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, correndo in appoggio dei compagni
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, correndo in appoggio dei compagni
Francesco, come è andata la trasferta a Wollongong?

La trasferta è andata bene tutto sommato, è stata comunque una bella esperienza. Ovvio che mi sarebbe piaciuto correre la prova iridata, mi sentivo anche in buona condizione, ma Amadori ha deciso così. 

Che sentimento hai provato?

Tristezza, ma mi è durata solo un giorno. Sicuramente non rabbia, Marino ha preso la sua decisione e la rispetto. Era dispiaciuto anche lui di non farmi correre, d’altra parte c’erano altri atleti che sarebbero potuti essere più utili di me alla causa. 

Il percorso ti piaceva? Lo ritenevi adatto alle tue caratteristiche?

Era abbastanza adatto al tipo di corridore che sono, sicuramente avrei corso in appoggio ai miei compagni, era andata così anche all’europeo. Probabilmente avrei cercato di inserirmi nella fuga iniziale, anche se è facile dirlo a quasi una settimana di distanza. Non c’era nulla di facile o scontato, anche perché i miei compagni hanno provato ad entrare in quella fuga e non ci sono riusciti, non è quindi detto che io ce l’avrei fatta. 

Dal 2023 sarai nel team development dell’Intermarché, com’è nato il contatto?

Il contatto è nato tramite il mio procuratore Maurizio Fondriest, abbiamo fatto una videochiamata due settimane dopo il ritiro con la nazionale al Sestriere. Mi hanno fatto subito capire che erano disposti a prendermi e che credono in me, hanno visto i miei risultati e la mia costanza ed anche i dati dei miei test. 

Tronchon Biella 2022
Busatto sul secondo gradino del podio al Giro della Provincia di Biella (foto IlBIellese)
Tronchon Biella 2022
Il 24 aprile il francese aveva vinto in solitudine il Giro della Provincia di Biella con 1’10” su Busatto e Guzzo (foto IlBIellese)
Deve essere stata una bella notizia…

Ero molto felice perché è un progetto molto ambizioso ed in più per me è un’opportunità grandissima per avvicinarmi al mio sogno di correre nel WorldTour. Sono molto fiducioso, non vedo l’ora di cominciare. Credo proprio che un passo del genere (quello di correre all’estero, ndr) sia fondamentale per diventare professionista. 

Non ti sembra strano non aver mai visto i tuoi tecnici e diesse di persona ma solo in video?

Essendo abbastanza distanti è normale non essersi mai visti di persona, abbiamo questi mezzi tecnologici, è anche giusto usarli. Con il diesse, Kevin Van Melsen, che quest’anno corre ancora con loro ma l’anno prossimo cambierà ruolo, ci sentiamo spesso. 

Quando li vedrai per la prima volta?

Andrò in Belgio verso metà ottobre, il 19 ed il 20, per vedere il materiale e conoscere l’ambiente. 

Ti trasferirai in Belgio o rimarrai in Italia?

Resterò in Italia ad allenarmi, useremo delle piattaforme per monitorare il rendimento e lo stato degli allenamenti, continuerò a lavorare con il mio preparatore: Paolo Santello. Lì in Belgio c’è un appartamento che useremo per i ritiri o per quando ci saranno tante gare ravvicinate. 

Per Busatto (a destra con gli occhiali bianchi) si chiude la parentesi in General Store (photors.it)
Per Busatto (a destra con gli occhiali bianchi) si chiude la parentesi in General Store (photors.it)
Rosola aveva espresso il desiderio di lavorare con te, cosa ti ha detto di questa decisione?

Con lui ci siamo parlati, com’è giusto che sia. Ovviamente mi avrebbe voluto tenere, però l’attività internazionale della Intermarché è una cosa completamente diversa rispetto a quella che possono fare le continental italiane. Correremo in tutta Europa, in gare di livello altissimo, è completamente diverso rispetto a quello che può fare la General Store, con tutto il rispetto che ho per loro che mi hanno trattato benissimo e mi hanno dato l’opportunità di correre. 

Troverai un livello molto alto, ti senti pronto?

Qualche corsa l’ho fatta, certo, tutte in Italia, però una minima idea di quel che mi può attendere ce l’ho. Penso che qualche risultato riuscirò a farlo. Il modo di lavorare e di allenarmi sarà diverso, di conseguenza mi aspetto di avere un’altra condizione.

Questo salto ti spaventa?

In realtà passare in una squadra così grande non mi spaventa, se si vuole fare questo sport non bisogna aver paura di andare lontano da casa o imparare una nuova lingua. Sono esperienze che servono anche nella vita di tutti i giorni, non solo quella sportiva.