La Fabio Aru Academy chiude il cerchio della carriera del campione: aprendo la sua scuola di ciclismo in Sardegna, Fabio ha iniziato a restituire al ciclismo ciò che ne ottenne quando era un ragazzo. All’estero è abbastanza frequente che degli ex atleti mettano il loro bagaglio a disposizione dei più giovani, in Italia ciò non accade così spesso. Per questo è interessante farsi raccontare da Alessandro Spezialetti il suo progetto abruzzese, il Team Mario De Cecco-Logistica Ambientale, che da quest’anno è salito di livello e lo vede accanto a una realtà che dagli esordienti arriva fino agli juniores. Il tecnico di Chieti al momento è in Francia per la Route Adelie, alla guida della Bingoal WB. Con lui c’è anche Marco Tizza, mentre il resto della squadra è in Belgio sulle strade del Nord.
«Non è una scuola come quella di Moreno Di Biase – inizia Spezialetti – ed è nata quando ho conosciuto Marco Caruso. Lui aveva già una squadretta, da lì è nata l’amicizia e dall’anno scorso abbiamo iniziato a collaborare. Quest’anno, con l’ingresso di alcuni sponsor abruzzesi come Mario De Cecco, una SPA che produce divise da lavoro, abbiamo deciso di fare anche una squadra con 8 juniores. In Abruzzo ci sono 3-4 squadre, mi vengono in mente Fantini e la Gulp, per cui avevamo voglia di offrire un altro sbocco a questi ragazzi».
Avete fatto gli juniores perché avevate degli allievi che sono cresciuti?
Un po’ per questo e un po’ prendendo qualche elemento promettente. Avevamo dei buoni allievi, in più è arrivato Attolini, che correva alla CPS Professional ed è un altro bel corridorino. E’ voluto venire con noi e così siamo partiti. Il nostro scopo innanzitutto è aiutare la categoria. E avendo un po’ di conoscenze, un po’ di amici che hanno aziende, cercheremo di dare una mano a questi ragazzi. L’idea è di portarli non tanto al professionismo, ma a fare un buon dilettantismo con lo spirito giusto.
Quali sono le difficoltà di avere una squadra così?
La difficoltà è soprattutto reperire i fondi, anche perché per fare una squadra di juniores servono parecchi soldi. Quanti? Diciamo 70-80 mila euro, per andare alle corse e tutto il resto si spende così. Inizia a prendere le bici, fare le trasferte. Inizia ad andare negli hotel, pagare l’autostrada e il carburante e alla fine si spendono quelle cifre.
Le bici avete dovuto comprarle o avete trovato uno sponsor?
No, le ho comprate da De Rosa. Ho parlato con Cristiano e ci è venuto incontro con i pagamenti. Sempre grazie a qualche conoscenza, caschi e occhiali sono Salice e con l’aiuto di Moreno Nicoletti sono arrivate le scarpe Fizik. Il mio impegno nella quotidianità non può esserci, cerco di aiutare come posso nel reperire fondi e dare sempre il mio sostegno dove posso. Quest’anno ad esempio andiamo a fare anche la Liegi-Bastogne-Liegi.
Il focus maggiore è concentrato sugli juniores o alla pari sui più piccoli?
Oltre a Marco Caruso e al sottoscritto, abbiamo altri tecnici come Gildo Pagliaroli e anche altri. Ciascuno segue il suo settore, dai giovanissimi, agli juniores, passando per esordienti e allievi. Il referente centrale è Caruso e poi a volte facciamo delle riunioni tutti insieme.
Ti capita mai di parlare con questi ragazzi? La tua esperienza da pro’ in qualche modo potrebbe ispirarli.
Certo. Ogni venti giorni facciamo una videoconferenza e abbiamo anche preso un appartamento in affitto per tutto l’anno e lo usiamo come punto di ritrovo. Durante il ritiro questo inverno ci sono andato e ho parlato con loro. Quando sono a casa, mi faccio vedere.
Quali differenze vedi fra loro e lo Spezialetti junior? Anche tu eri un bel cagnaccio…
Prima differenza: la bici. Quella di “Spezia” junior pesava 11-12 chili, con questa siamo sui 7,5. Ed è vero che ero un cagnaccio, ma ce ne sono un paio che non scherzano. C’è chi parla poco al di fuori della bici e invece è cattivo agonisticamente. E c’è chi è estroverso e meno determinato. Abbiamo messo insieme un bel gruppetto, che ha in Attolini il punto di riferimento. L’anno scorso ha vinto tre gare, speriamo che da qui a qualche settimana si sblocchi.
Uno così, al secondo anno da junior, fa già vita da atleta al 100 per cento?
Come prima cosa va ancora a scuola, però fa il corridore in modo serio. Anche perché ha la possibilità di fare bene.
Il 6 maggio andrete alla Liegi: come gliela state raccontando?
Abbiamo cominciato a raccontargliela quest’inverno, quando è partita l’idea. Lavorando in una squadra belga, ho parlato con il mio capo, Christophe Brandt, e gli ho chiesto una mano per parlare con l’organizzatore. Abbiamo fatto la richiesta e quello è stato contentissimo di invitarci alla Liegi. Anche per loro, è bello avere una squadra straniera. Quando è stato ufficiale, abbiamo iniziato a parlarne in ritiro. E se riesco, andrò su anche io. Per questi ragazzi sarà certamente una bella esperienza.
Farete tanta attività fuori regione?
Per forza. Domenica siamo stati a Calenzano, si va dove serve. Quando le gare sono in casa, siamo contenti di non dover viaggiare, altrimenti sappiamo dove si prende l’autostrada. Chi corre nel Centro Italia oppure al Sud sa che c’è un solo percorso da seguire. Questo rispetto ai miei tempi non è cambiato davvero…