Il 2023 ci ha dato modo di conoscere una nuova squadra: la Q36.5 Pro Cycling team. La professional svizzera che si avvale anche della consulenza di un campione come Vincenzo Nibali. Tra i corridori del team spicca il nome di Alessandro Fedeli, non tanto per i risultati, è ancora troppo presto, ma per la sua storia. Simile a quella di chi come lui correva in Gazprom ma allo stesso modo diversa.
Il team avrà un calendario di prim’ordine per la sua stagione di debutto (foto SprintCycling)Il team avrà un calendario di prim’ordine per la sua stagione di debutto (foto SprintCycling)
L’ennesima ripartenza
La stagione di Fedeli è iniziata il 30 gennaio nel caldo del deserto saudita. Il veneto è stato messo subito in gruppo per ritrovare smalto e brillantezza. Qualità che solo gareggiare può darti.
«In Arabia – esordisce Fedeli – ho preso un virus, penso alimentare. Ora sto bene, sono sotto antibiotici ma andrò comunque in Francia a correre il Tour des Alpes Maritimes et du Var. Al Saudi ho fatto bene, in qualche occasione avrei potuto fare meglio ma devo ricostruire il feeling con la strada. Avrei preferito partire un po’ meglio a livello di risultati, anche se a livello di condizione ci sono e mi sento bene. Queste corse di inizio anno serviranno per mettere chilometri nelle gambe, una cosa che nelle ultime stagioni mi è mancata.
«Praticamente mi sono dimenticato come si corre (ride, ndr) sembra uno scherzo ma è così. Mi manca la confidenza che si ha solamente quando stai per tanto tempo in gruppo. Dopo sei mesi che non vedi l’arrivo non è facile ricordarsi come si sprinta. Si devono riprendere le misure: quando partire, che ruote prendere, i rapporti e tutto il resto».
Fedeli ha dovuto ritrovare un po’ di dimestichezza in gruppo, in Arabia Saudita ha portato a casa anche una “top ten” nella terza tappaFedeli in Arabia Saudita ha portato a casa anche una “top ten” nella terza tappa
Una disavventura continua
La carriera di Fedeli, una volta passato professionista nel 2019, aveva il sapore di qualcosa di nuovo. C’era tanta curiosità nel mettersi in mostra e nel confrontarsi con corridori più forti.
«Il primo anno alla Delko – racconta il veneto di Negrar – è andato bene, ho fatto settanta giorni di corsa. Poi c’è stato il Covid, praticamente un anno buttato via, trentacinque giorni di gara e un primo rallentamento nella mia crescita. L’anno successivo c’è stato il fallimento e quella è una batosta ancora più dura rispetto a quella della Gazprom. Ero mentalmente distrutto, complice la squadra inesistente. A tutto questo si è aggiunto quel che già sapete del 2022. Alla mia età (Fedeli ha 26 anni, ndr) non è facile sopportare tutto questo, a livello di carriera ti rendi conto di non aver fatto grandi esperienze.
«Non ho ancora corso un Grande Giro, e tutti sappiamo quanto sia uno step importante. Un ciclista si crea, si può avere tutto il talento del mondo ma conta fino ad un certo punto. Gran parte della crescita passa dal fare un programma stabile e da una buona salute. Ho avuto un po’ di sfortuna in questi anni. Non mi piace usare questa parola ma quando la prima squadra fallisce e l’altra che viene chiusa dall’UCI, perché ci hanno mandato a casa, senza remore, questa è la verità. Insomma, ti senti instabile, non sereno».
Il 2022 lo ha concluso con la Eolo-Kometa, ma nella stagione nuova Fedeli ha preferito intraprendere un’altra sfidaIl 2022 lo ha concluso con la Eolo-Kometa, ma nella nuova stagione ha preferito intraprendere un’altra sfida
Ricostruzione
La Q36.5 per Fedeli ha l’aria di essere quell’isola felice che tanto ha sognato in questi anni di continui naufragi. Ora è ripartito dalla squadra svizzera, anche se il passato non si dimentica.
«Quando tutto gira male – dice – non ne esci facilmente, pensi che tutto sia negativo. Hai paura in gara ed ognuna ti sembra l’ultima della tua carriera, non hai certezze. Mi sento di avere ancora addosso quella paura, non la cancelli facilmente. Però tutto deve cambiare e solo il tempo guarirà questa mia ferita. Si deve riprendere fiducia, verso tutto e tutti, ora inizio a ritrovarla anche nel sistema ciclismo. Con la Q36.5 ho ritrovato un po’ di felicità, sono ripartito da un bell’inverno, come piace a me. Ho conosciuto il preparatore della squadra, Michelusi e mi sono trovato subito bene, siamo sulla stessa linea d’onda.
«Sono concentrato al cento per cento su quello che voglio, con tanta grinta, non c’è altra via. Io devo fare il mio e cogliere l’attimo, ora mi sento nel posto giusto al momento giusto. Ho voglia di mettermi alla prova e di prendere quelle batoste che fanno bene, per crescere. Il calendario che la Q36.5 andrà a fare è bello pieno, da poco abbiamo saputo che faremo l’Amstel. Finalmente farò delle corse importanti, da programma ho Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e proprio l’Amstel, quest’ultima è quella più adatta a me. Non vedo l’ora, è solo l’inizio».
Una chiamata per farsi raccontare della nuova sistemazione alla Eolo-Kometa e l’incontro con Alessandro Fedeli, 26 anni, diventa un viaggio attraverso la sua carriera colpita, frenata e deviata da circostanze che avrebbero fiaccato chiunque. L’UCI fermò la Gazprom-RusVelo nel giorno del suo compleanno, quando avrebbe dovuto correre a Laigueglia il debutto in Italia. Quello che è successo dopo ai corridori del team lo avete letto spesso su queste pagine, fino al giorno in cui Basso in una telefonata ci confidò di averlo ingaggiato. Lo avevamo appena incontrato assieme alla sua ragazza alla crono di Verona di fine Giro, la notizia venne fuori circa una settimana dopo.
«E’ stata una cosa abbastanza veloce – dice il veronese – quando è venuta fuori la notizia, avevo firmato da una settimana. Alla crono di Verona c’è stato il primo avvicinamento, abbiamo parlato di disponibilità, di budget da verificare e fatto quattro chiacchiere. Però non c’era niente di concreto».
Al Giro di Sicilia, corso in appoggio di Caruso, si era parlato di un passaggio alla Bahrain-VictoriousAl Giro di Sicilia, corso in appoggio di Caruso, si era parlato di un passaggio alla Bahrain-Victorious
Ma alla fine hai firmato…
Sono contento di essere entrato in una squadra seria e di avere il contratto anche per il 2023. Il materiale è buono, la bicicletta buonissima. Questa è una bella cosa, però mi dà ancora fastidio quello che è successo. Alla fine mi hanno fatto perdere la parte più bella della stagione. Adesso devo fare un mese a casa perché non ci sono corse, c’è solo il Tour. Ripartirò il 25 luglio con una corsa a tappe, poi mi concentrerò sull’ultima parte di stagione, che di solito è quella che mi viene meglio.
Se non altro hai debuttato al tricolore.
Speravo di fare meglio. Avrei voluto cominciare bene con loro, perché comunque era una gara abbastanza adatta. A parte il caldo che non amo, il percorso tutto sommato mi si addiceva. Ma ho cambiato tutto in una settimana. Le scarpe, la bici, la sella… tutto diverso. Ho fatto i primi tre giorni ad allenarmi troppo forte e ho sbagliato. Muscolarmente l’ho pagato per una settimana. Errori da principiante, però magari sarei stato in difficoltà anche se mi fossi allenato poco. Una corsa singola dopo un mese che non correvo, potevo aspettarmelo…
Fedeli ha ricevuto il nuovo materiale poco prima dei campionati italianiFedeli ha ricevuto il nuovo materiale poco prima dei campionati italiani
Come ci si riprende da un periodo così?
Ho avuto parecchie batoste, sin da quando ero piccolo. Da junior vinsi corse importanti il primo anno e feci anche il mondiale arrivando 18°. Il secondo doveva essere il mio anno, invece ebbi una grossa diatriba con la società e non mi fecero correre per buona parte della stagione. Non era come adesso, che gli juniores sono l’anticamera del professionismo, ma era ugualmente importante. E io purtroppo il secondo anno sono partito fortissimo, poi mi hanno fermato ed è stata la batosta più grossa.
Più dell’ultima?
Sembra una stupidata, però è stata molto più grossa della Delko e della Gazprom. Persi tantissima sicurezza nel ciclismo e nell’approcciarmi con la gente nel ciclismo. In questo sport basta litigare con una persona e ti può rovinare la carriera. Sei in balia della situazione e a me questa cosa ha sempre messo paura. Da lì purtroppo è stato un susseguirsi di problemi.
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppoL’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
Quali?
Al quarto anno da dilettante ho vinto una tappa al Val d’Aosta, Collecchio e il Liberazione, però la Trevigiani era in una situazione economica difficile e abbiamo dovuto rinunciare a tante corse. Ringrazio Mirko Rossato, che ha sempre cercato di darci tutto, ma nonostante le vittorie e la partecipazione al mondiale, sono passato in una professional francese. Quelli che vincevano tappe al Val d’Aosta sono sempre andati nelle WorldTour, io ne ho vinte due e sono andato alla Delko (sorride amaramente, ndr).
Però ti ambientasti bene, no?
E’ bello andare fuori dall’Italia, però c’era la difficoltà di un Paese estero, di un calendario limitato, di dover prendere l’aereo tutte le volte per andare a fare anche la corsa più piccola. Per fortuna il francese l’avevo studiato a scuola. Comunque al primo anno sono andato bene, ho vinto la prima e l’ultima corsa del calendario. La tappa di Kigali al Rwanda e una alla CRO Race. Il secondo anno c’è stato il Covid e l’ho preso subito, poco prima che si fermasse tutto. Ugualmente a fine anno ho vinto la tappa al Limousin e ho fatto quinto a Plouay.
Nel 2019, Fedeli vince alla CRO Race, il Giro di Croazia, a fine stagioneNel 2019, Fedeli vince alla CRO Race, il Giro di Croazia, a fine stagione
E il terzo?
E il terzo anno, che la squadra era centrata su di me, al primo raduno ci dissero che c’erano problemi economici e poi è fallita. Mi trovavo bene, avrei potuto fare tanto, ma non abbiamo neanche iniziato. Mancavano i materiali. Si correva solamente in Francia, quindi mai. Insomma, quest’anno che alla Gazprom sentivo di aver riagganciato il pedale, è successo ancora. Mi chiedete come ci si riprende? Vediamo…
La Gazprom sembrava la squadra giusta?
Sono stati bravi a creare un gruppo. Abbiamo fatto mesi di ritiro vero, la squadra ha investito un sacco di soldi in questo. Da un lato era pesante, perché comunque stai lontano dalla famiglia, però loro avevano questa disponibilità economica di farlo e noi ci abbiamo creduto. Alla fine li abbiamo ripagati con delle bellissime prestazioni. La piccola professional Gazprom è stata una delle migliori al mondo, contando anche le nostre prestazioni in nazionale. Nulla da invidiare a certe squadre francesi che hanno il quadruplo del budget, come Total Energies e la B&B. Spero che Renat (Khamidouline, il manager della squadra russa, ndr) si rimetta in piedi, con me o senza di me. Glielo auguro perché fa bene al ciclismo. C’è bisogno di persone così. Dava sicurezza ai dipendenti, ti dava tutto, era proprio un bel sistema.
Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo postoFedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
E’ stato bello finché è durato…
Posso solo ringraziare la Gazprom, il manager, tutti… Avevo trovato la mia dimensione, ero vicino a casa, era un sistema di lusso, tante squadre avrebbero da imparare, purtroppo però è andata. Sono felice di essere qua. Se non avessi trovato una squadra di livello, avrei smesso di correre. Non avrei avuto paura di farlo, perché il ciclismo mi ha fatto troppo male.
Questi passaggi lasciano il segno?
Sono tutte cose che non ti faranno mai esplodere, perché ti bloccano mentalmente. Hai paura del futuro e delle situazioni. Sembra che ogni corsa sia l’ultima della tua vita e quindi vai con l’ansia e commetti anche errori d’ansia. Io so che avrei potuto fare tanto di più nella mia carriera, però purtroppo il ciclismo è fortuna al 90 per cento e non posso dire di averne avuta….
La prossima corsa di Fedeli a fine luglio, preparando il finale di stagioneLa prossima corsa di Fedeli a fine luglio, preparando il finale di stagione
Alla Eolo hai un direttore sportivo di riferimento?
Mi interfaccerò con Zanatta, il capo dei tecnici. Stefano mi sembra una persona di grande esperienza, da quello che ho potuto vedere al campionato italiano. Ci tengono molto che non manchi nulla e questo è sicuramente diverso rispetto a come ero abituato alla Delko, in cui si facevano le cose un po’ alla carlona.
Cosa farai in vista della prossima gara?
Adesso andrò qualche giorno al mare con la ragazza, però sempre con la bicicletta dietro per prenderci confidenza. Poi una decina di giorni in altura, non per la quota, ma per fare qualche bell’allenamento lungo e al fresco. Poi torno a casa, faccio una settimana di rifinitura dietro moto per riprendere l’esplosività e finalmente si inizia a correre.
Alessandro Fedeli aveva in mente tutto un altro compleanno. La giornata prevedeva che giocasse le sue chance nel Trofeo Laigueglia e se ne servisse come rampa di lancio verso la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo, i due principali obiettivi della sua stagione. La Gazprom-RusVelo non è stata invitata al Giro d’Italia, pertanto le corse di primavera di RCS avrebbero costituito uno dei punti chiave del 2022. Il modo per scrollarsi di dosso il fallimento della Delko e rilanciare la sua carriera.
La Gazprom-RusVelo è stata privata dello status di team UCI ed estromessa da ogni gara ufficialeLa Gazprom-RusVelo è stata privata dello status di team UCI ed estromessa da ogni gara ufficiale
Squadra fermata
La guerra russa in Ucraina lo ha costretto a rivedere i suoi piani: squadra sospesa, impossibile sapere fino a quando. Non appena il mondo ha iniziato a chiudere le porte alle banche, alle aziende, agli interessi russi nel mondo, si è iniziato a capire che anche la squadra di Renat Khamidulin potesse avere qualche problema.
«L’altro giorno – racconta il veronese – ho fatto 7 ore e 20′ di allenamento preparando la Sanremo. Inizio a pensare che non diventerò mai quel che speravo. I miei sogni sono infranti. Ho compiuto 26 anni, che nel ciclismo di oggi non sono pochi. Magari i più giovani hanno davanti del tempo per ripartire, io a questo punto non lo so. Se anche ci faranno ripartire, le corse più importanti della nostra stagione sono andate».
Mentre Fedeli era a casa, a Laigueglia la Drone Hopper ha mostrato vicinanza a Ponomar indossando la maglia di campione ucrainoA Laigueglia la Drone Hopper ha mostrato vicinanza a Ponomar indossando la maglia di campione ucraino
Via le scritte
Nella mattinata di ieri, dopo la notizia per cui Look avrebbe ritirato la sponsorizzazione al team, i meccanici si sono affrettati a togliere tutte le scritte dalle ammiraglie e dalle biciclette. Gli atleti della Gazprom-RusVelo erano in viaggio verso Laigueglia, altri erano a casa. Malucelli ad esempio era al lavoro per la Milano-Torino e ha avuto il primo sentore di guai al rientro dall’allenamento. La squadra nel frattempo ha provveduto a comprare abbigliamento bianco e senza scritte, portato a Laigueglia da un massaggiatore, per garantire che almeno i corridori non russi potessero correre. Lo sponsor aveva dato via libera, non così l’Unione ciclistica internazionale.
«Non hanno usato il minimo tatto – prosegue Fedeli – vorrei sapere a questo punto perché i corridori russi delle squadre tedesche o britanniche possono continuare a correre. E’ un provvedimento che alimenta l’odio, in un ambiente che è abituato al mescolarsi delle nazionalità. Nella nostra squadra ci sono italiani, russi, ragazzi della Repubblica Ceca come Vacek che ha vinto in UAE e anche del Costa Rica. La sede è in Italia, le ammiraglie hanno targhe italiane e i soldi arrivano dalla Germania. Della mia squadra non posso dire che bene. Fino a ieri sera ce l’hanno messa tutta per farci correre, avrebbero accettato di stare per tutto l’anno senza scritte su maglie, auto e bici. E mentre noi eravamo lì a cercare di capire, alle 16,30 l’Uci si è riunita e alle 19 ci hanno detto di andare via».
Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa dell’UAE TourVacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa dell’UAE Tour
Fuori da tutto
Con un comunicato emesso nella serata di ieri, infatti, la squadra è stata privata dello status di team Uci, venendo di fatto interdetta da tutte le manifestazioni ufficiali. Il testo non ammette grosse repliche. Viene previsto il divieto di mostrare scritte e grafiche di sponsor riconducibili a Russia e Bielorussia, per cui il look improvvisato del team sarebbe stato in linea con il provvedimento. Tuttavia l’esclusione della squadra dal ranking Uci taglia le gambe a ogni trattativa.
Diverso il discorso per gli atleti russi tesserati in squadre straniere, come Vlasov alla Bora e Sivakov alla Ineos. A quel punto il compleanno ha smesso di essere una priorità, Fedeli si è rimesso in macchina e alle quattro del mattino ha fatto ritorno a casa.
Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo postoFedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
Delusione da capire
Al di là delle cause che l’hanno scatenato, quello che sta succedendo in Ucraina è esecrabile e non ci sono a nostro avviso attenuanti che alleggeriscano la gravitàdelle azioni. Nei giorni scorsi, Van Aert e Jakobsen, come pure oggi Sivakov hanno detto parole importanti di solidarietà. Ma un conto è parlare quando si è lontani dal fronte, altro è esserci dentro.
«Io sto dalla parte della squadra – dice Fedeli – e sulla guerra non posso dire nulla. Eravamo pronti per correre, ma ora la voglia di allenarmi è passata. Vediamo cosa accade. Sono tornato dal Tour of Antalya con il Covid. Appena è passato, la squadra ha speso dei bei soldi per mandare quattro di noi sul Teide. Tutto buttato! Se la prospettiva è di non correre per un lungo periodo, tanto vale staccare e recuperare. Sto bene, stavo bene. Ma certo per il mio compleanno immaginavo ben altro finale».
Far ripartire la squadra in accordo con l'UCI. Renat Khamidulin, manager Gazprom ha un piano. I corridori devono correre. Il ciclismo porterà un messaggio
Alessandro Fedeli, secondo sull’arrivo in salita di Termessos, ha un diavolo per capello. Dice che il vincitore della Uno-X lo ha chiuso nella rimonta, ma Madsen Jacob Hindsgaulrimanda tutto al mittente. E se per il veronese della Gazprom-RusVelo l’eventuale vittoria sarebbe stata per sua stessa ammissione una sorpresa, per il danese del team in maglia giallorossa il compito è riuscito per come l’avevano progettato. Nulla si inventa, neanche al Tour of Antalya.
«Eravamo venuti a vedere la salita nei giorni scorsi – dice ai piedi del podio – l’obiettivo era vincere, per cui dal mattino eravamo molto motivati e sono riuscito a finalizzare. Avevo messo da tempo gli occhi su questa tappa, la forma è buona, ma si tratta pur sempre della prima vittoria da pro’, quindi un po’ di sorpresa c’è. I compagni sapevano di dovermi portare davanti all’ultima curva, perché in un gruppetto di venti potevo vincere. Invece ci sono arrivato in quinta, sesta posizione, più indietro di quanto volessi. Per questo ho dovuto rimontare dall’esterno a tutto gas e un po’ chiudere la traiettoria. Ma spazio per passare ce n’era di certo…».
Le immagini mostrano che Hindsgaul ha effettivamente chiuso la traiettoria, ma anche che rispetto a Fedeli veniva su a una velocità sensibilmente superiore. Per questo alla fine le rimostranze sono durate appena un battito di ciglia.
Anche al Tour of Antalya l’assistenza neutra è assicurata da Shimano
L’anfiteatro di Termessos sorge a 1.000 metri di quota, a mezz’ora di cammino dal traguardo
Anche al Tour of Antalya l’assistenza neutra è assicurata da Shimano
L’anfiteatro di Termessos sorge a 1.000 metri di quota, 30′ di cammino dal traguardo
Turisti per caso
Il primo arrivo in salita della stagione lascia comunque il segno, anche se la pendenza non era da capogiro. Quando la Uno-X si è messa davanti a scandire il passo si è capito comunque che qualcosa bollisse in pentola, mentre dietro i corridori si staccavano come schegge.
Neve ai lati della strada, tornanti e il traguardo alla fine della strada, dove un parcheggio per turisti suggerisce la visita all’antica Termessose alle sue rovine a mille metri di quota. Un viaggetto da turisti da queste parti varrebbe la pena considerarlo, ma mentre i corridori delle retrovie continuano a raggiungere la vetta alla spicciolata, il lavoro ci strappa alla riflessione e ci buttiamo nuovamente nella mischiainzaccherata della terra turca.
Un urlo dopo la vittoria, poi il vincitore danese è rimastro incredibilmente compostoUn urlo dopo la vittoria, poi il vincitore danese è rimastro incredibilmente composto
Vizietto di… famiglia
Nello stesso giorno in cui il compagno Charmig Anthon, 23 anni (1,82 per 66 chili), ha vinto sul traguardo di Qurayyat al Tour of Oman e una settimana dopo la vittoria di Johannessen, 22 anni (1,76 per 64 chili) all’Etoile de Besseges, ecco un altro danese longilineo che vince in salita. Un metro e 87 per 67 chili, magrissimo, sicuro e veloce. Del modo di lavoro della squadra e di questi scalatori danesi e norvegesi ci aveva già raccontato Kurt Asle Arvesen che li guida, ma certo è insolito riscontrare il dominio in salita di corridori di tal fatta.
«Vivo in Danimarca – sorride – in una zona che più pianeggiante non si potrebbe. Non credo serva vivere su un monte per andare forte in salita, puoi prepararti bene nei training camp in montagna e quando sei a casa rilassarti e recuperare gli sforzi. Un esempio può essere Jonas Vingegaard. Anche lui vive in Danimarca, ma è arrivato terzo al Tour. E vincere il Tour è il mio sogno da quando sono salito su una bicicletta da corsa, anche se a dirlo adesso può sembrare che mi dia delle arie».
Non si può che Jacob Hindsgaul Madsen sia superstizioso: ecco la sua Dare, bici norvegese, con il numero 17Non si può che Hindsgaul sia superstizioso: ecco la sua Dare, bici norvegese, con il numero 17
Subito fra i grandi
Chi segue le cose dei dilettanti lo ricorda vincitore del prologo al Giro di Val d’Aosta del 2019 quando aveva da poco compiuto 19 anni (poi però si ritirò), quindi secondo al Piccolo Giro di Lombardia dell’anno successivo, alle spalle di Sweeny.
«Ho cominciato a correre da junior – dice – e non ho pensato di farne un mestiere fino al piazzamento nel Tour de l’Avenir dello scorso anno. Entrare a 19 anni nel team Uno-X e confrontarmi subito con i corridori del WorldTour all’inizio mi era parso un pensiero selvaggio, perché sono i migliori ciclisti del mondo e fino al 2020 li guardavo sfidarsi in televisione. Nonostante questo, cerco di ricordare a me stesso che sono solo ragazzi come me, che si divertono ad andare in bicicletta. Purtroppo il 2020 non è stato un grande anno e sono stato fra quelli che si è speso tanto nelle sfide virtuali, ma ora è ciclismo vero».
Dopo il traguardo Fedeli spiega ai compagni le sue disavventure
Sul podio, oltre a Fedeli e Hindsgaul, anche l’olandese Wirtgen
DOpo il traguardo Fedeli spiega ai compagni le sue disavventure
Sul podio, oltre a Fedeli e Hindsgaul, anche l’olandese Wirtgen
Ottimismo Fedeli
Così vero che, salvo sorprese, domani si porterà a casa anche la classifica generale, mentre Fedeli dopo il podio ha ritrovato il sorriso e ammette lo stupore per una prestazione così buona.
«Di stare bene lo sapevo – ammette – ma non così bene. Salite lunghe non le ho mai fatte negli ultimi anni, a parte da dilettante al Giro di Val d’Aosta, quindi parecchio tempo fa. Tutto bene, sono contento. All’ultima curva sono rimasto chiuso. A metà tappa mi hanno urtato e il cambio ha smesso di funzionare, anche se mi sono fermato per raddrizzarlo. Giornata difficoltosa, in situazione ottimale avrei potuto vincere. Sto bene, sono sereno di testa. Ho trovato la squadra dove mi trovo veramente bene, spero di continuare con questo morale. L’anno scorso ho toccato il fondo quindi adesso vedo tutto roseo, questa squadra è veramente organizzata. Il secondo posto un po’ dispiace, ma sono le prime gare…».
Sfida in salita sabato scorso fra Johannessen e Tiberi. Due anni di differenza e storia di scelte diverse. Quale la migliore? Solo il tempo potrà dirlo
Con il 2021 Alessandro Fedeli ha chiuso la sua esperienza alla Delko: 49 giorni di gara nell’ultima delle tre stagioni, i freddi numeri sono impietosi, con una sola Top 10 raggiunta, ma i numeri spesso non dicono tutto e nel suo caso porterebbero a conclusioni sbagliate. Il 25enne di Negrar è il primo “censore” di se stesso, tanto da definire senza problemi “schifoso” il suo ultimo anno, ma c’è un fattore da considerare: la crisi finanziaria che ha travolto il team francese.
Fedeli per sua fortuna ha già messo in tasca il contratto per la prossima stagione, approdando alla Gazprom Rusvelo. I tecnici russi credono molto in lui e hanno saputo andare oltre quei freddi numeri del 2021, è pur sempre l’uomo che dominò il GP Liberazione del 2018, che nelle sue prime due stagioni alla Delko aveva saputo conquistare 3 successi (senza considerare le difficoltà legate al Covid), insomma vedono del potenziale inespresso.
«Con loro mi sono messo d’accordo già ad agosto – racconta Fedeli – sapendo delle difficoltà del team francese: mi dispiace molto che le cose si siano chiuse così male, non m’importa neanche dell’aspetto economico considerando che la squadra è fallita, quel che mi ha fatto male è l’incertezza che ha regnato per tutto l’anno, permettendoci di fare poche corse e influendo sulla mia preparazione. Se ti alleni senza un obiettivo, se il calendario cambia di continuo è normale che il rendimento sia altalenante».
Fedeli, qui sul podio in Croazia nel 2019, ha vinto 3 corse in maglia Delko, l’ultima al Limousin 2020Fedeli, qui sul podio in Croazia nel 2019, ha vinto 3 corse in maglia Delko, l’ultima al Limousin 2020
Pensi quindi che il tuo 2021 inferiore alle annate precedenti sia dipeso da questo?
Sicuramente, non ho mai avuto il colpo di pedale come dico io. Non sono mai andato realmente forte e certamente la testa ha influito molto. Bisogna mettere tutto quanto alle spalle, ripartire da zero mettendo da parte quanto di buono è venuto da questi tre anni.
Ce n’è stato?
Sì e questo non fa che aumentare il dispiacere. Alla Delko sono stato bene nei primi due anni, era davvero come stare a casa, un bell’ambiente. Io avevo ancora un anno di contratto e se non ci fossero stati i problemi che hanno portato al fallimento, sarei rimasto volentieri. Sono stati gli stessi dirigenti francesi che ci hanno lasciati liberi di trovare un’altra soluzione per fine stagione.
Il veneto, nato nel 1996, quest’anno ha corso in azzurro al Memorial PantaniIl veneto, nato nel 1996, quest’anno ha corso in azzurro al Memorial Pantani
Passi così alla Gazprom, sai che i dirigenti russi hanno espresso parole molto lusinghiere nei tuoi confronti…
Mi fa piacere, so del loro apprezzamento e so che troverò un ambiente parimenti efficiente e accogliente. Dei corridori della squadra conosco Canola, con gli altri ci siamo spesso incrociati alle corse, soprattutto con gli altri italiani del gruppo. Penso che si creerà il mix giusto per tornare a crescere.
Tra l’altro passi alla Gazprom mantenendo le stesse bici che avevi alla Delko, la Look…
Sì, dovrebbe essere così e sarebbe una buona cosa, ma il team ci ha detto di aspettare per parlarne finché non saranno loro a ufficializzare l’accordo.
Sai già che cosa ti verrà richiesto?
Di programmi dobbiamo ancora parlare, quel che posso dire è che non ho mai avuto così tanta voglia di correre, di mettermi alla prova, di emergere, forse proprio per come sono andate a finire le cose nel 2021 e per quel brivido che ti scorre lungo la schiena quando lotti per la vittoria, cosa che mi è mancata. Molto dipenderà dal calendario, io comunque voglio farmi trovare subito pronto.
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppoL’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
A ben guardare la tua ancor giovane carriera, sei un corridore che però emerge soprattutto nella seconda parte della stagione…
Effettivamente dall’estate in poi riesco a trarre il meglio, ma ho vinto anche nella prima parte, anzi nel 2019 in Ruanda conquistai il successo alla prima gara in assoluto della stagione. Dipende molto da che tipo di calendario faremo.
Preferisci le gare italiane o quelle all’estero?
Non ho dubbi, queste ultime. In Francia, ad esempio, sono gare molto più effervescenti, dove devi essere sempre sul filo, attento innanzitutto mentalmente. In Italia si va soprattutto sul fondo, la lotta è soprattutto nel finale, l’andamento delle corse segue più un copione prestabilito. All’estero mi trovo molto meglio, so che lì potrò ripagare la fiducia dei tecnici e sto lavorando già per questo.
Aria nuova alla Gazprom-Rusvelo, fra nuovi arrivi di corridori, tecnici e manager. A capo della struttura resta Renat Khamidulin, ma il rimescolamento di cui ora vi diremo fa sì che la professional russa di base nel bresciano abbia puntato su un netto rinnovamento. La prima battuta del “capo” arriva quando gli chiediamo se sia un po’ in vacanza oppure al lavoro.
«Quali vacanze…», dice. «Con tutte queste cose da fare, fai prima a morire che ad andare in vacanza!!».
Arriva Sedun
La sensazione è davvero quella del cantiere aperto e Renat è la persona giusta per guidarci all’interno della… rivoluzione.
«E’ cambiato tanto – conferma – a partire dai nuovi materiali che stiamo definendo in questi giorni e presto annunceremo. C’è l’arrivo di Sedun dall’Astana. Ci sarà Benfatto come nuovo preparatore atletico. Dall’Astana arriva anche il dottor Andrea Andreazzoli. E poi ci sono nove corridori nuovi in rappresentanza di sei Nazioni, fra Italia, Russia, Costarica, Russia, Norvegia e Repubblica Ceca».
Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medicoSedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Cosa porterà Sedun di nuovo dall’Astana?
Dimitri ha impostato la nuova programmazione, proprio collaborando con le figure chiave che compongono la squadra. Come appunto i corridori, il dottore, il preparatore e il direttore sportivo. Gli abbiamo dato tutti i poteri e stiamo già notando grandi cambiamenti. A qualcuno inizialmente tutto ciò potrebbe non piacere, ma si tratta di abituarsi.
Abituarsi a cosa?
A stare un po’ meno comodi. Dalla comfort zone non vengono fuori grandi risultati. Per rendere di più, bisogna mettersi in gioco.
E quale sarà il tuo ruolo?
Non seguirò più la parte sportiva né l’impostazione del calendario, ma dirò a quali corse è importante andare per fare bene e dove non dobbiamo andare. Devo seguire la parte amministrativa, i rapporti con gli sponsor e cose di questo tipo.
Fra i nove corridori nuovi c’è Conci.
Non mancano talenti che da giovani hanno dimostrato di valere tanto e poi hanno avuto un inserimento difficile nel professionismo. Conci è giovane, ma ha già una grande esperienza nel WorldTour accanto a Mollema. Ha risolto i suoi problemini e sono certo che farà il salto di qualità. Un altro da seguire è Alessandro Fedeli, che ha solo 25 anni e da U23 ha fatto vedere grandi cose. Non ha dimostrato molto, ma sono curioso perché ha un grande motore.
Per Fedeli poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale. Ora alla GazpromPer Fedeli e la sua Look poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale
Chi altri?
Un ragazzo che ha qualcosa di straordinario nel suo fisico: Andrea Piccolo. Può andare bene nelle gare di un giorno e nelle gare a tappe. Un ragazzo che lavora sul serio e ha capito di avere davanti una chance da cogliere, perché poi potrebbero non essercene altre.
Nel 2021 avete fatto un bel calendario.
Sicuramente. Abbiamo corso la Liegi, la Freccia Vallone. Per la prima volta il Catalunya e l’Amstel. Il Giro di Polonia. E’ mancato il Giro. Potrei dire che meritiamo di essere alla partenza, per l’organico e il livello. Abbiamo sette italiani e corridori che hanno vinto tappe al Giro, da Canola a Zakarin. Per certe scelte, non credo serva fare il conto delle vittorie, ma bisognerebbe analizzarne la qualità. Credo che anche quest’anno meriteremmo di esserci, anche se la scelta spetta agli organizzatori. Noi manderemo la nostra richiesta.
Lo scorso anno dicesti che Zakarin e Kreuziger sarebbero stati il riferimento per i giovani: ha funzionato?
Roman (Kreuziger, ndr) ha funzionato alla grande. Ha deciso di smettere a metà stagione per problemi fisici, ma è stato bravo a rimettersi in sesto e finirla. Quando c’era lui alla partenza, la squadra cambiava faccia, perché quel ragazzo ha un’esperienza fuori dal comune. Sono certo che sarà un ottimo direttore sportivo.
Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato, vicino Brescia (foto Gazprom-Rusvelo)Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato (foto Gazprom-Rusvelo)
E Zakarin?
Ha avuto tante cadute e lo abbiamo fermato prima del tempo (dopo il Polonia, ndr), perché si resettasse e tornasse a fare le cose che ha sempre saputo fare. Il motore non l’ha perso e anche la testa è quella di chi ha ancora fame. E’ già tirato, pronto per cominciare.
Prossimo step?
Abbiamo finito quattro giorni fa un ritiro sul Garda per motivi organizzativi e qualche lavoro sulla posizione in sella. Il lavoro serio inizierà dal 4 dicembre a Calpe. Lì confido che si inizierà a vedere qualcosa di bello.
Hindsgaul, un altro scalatore longilineo (1,87 per 67 chili) che vince in salita. Prosegue la scoperta di talenti del team Uno-X. Secondo Fedeli, sfortunato
Conci alla continental Alpecin, Fedeli vicino alla firma, mentre gli altri stringono i denti. Eppure nella gestione del caso Gazprom si vedono tanti buchi
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Il Gran Premio Liberazione è… il Gran Premio Liberazione. Forse tra i dilettanti solo il mondiale ha maggior valore. E non a caso è soprannominato il “mondiale di primavera”. E’ una corsa che brilla di luce propria, una delle poche conosciute dal grande pubblico anche se dilettantistica e desiderata da ogni corridore che abbia corso tra gli U23. Nell’albo d’oro figurano campioni che rispondono al nome di Gianni Bugno, tanto per dire…
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, l’ultimo disputatoL’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, l’ultimo disputato
Risonanza mondiale
E questa splendida gara dopo due stagioni di triste “silenzio” tornerà a disputarsi. La data, chiaramente è il 25 aprile. L’ultimo ad alzare le braccia al cielo, anzi la bici, è stato Alessandro Fedeli.
«Il Liberazione è una corsa molto, molto importante a livello dilettantistico – spiega Fedeli – Sono poche le gare U23 che ti fanno restare nella memoria. Il Palio del Recioto ci si avvicina, ma se vinci il Liberazione resti negli annali ed è un peccato che non si sia disputata nelle ultime stagioni. Purtroppo il ciclismo soffre nel reperire sponsor, almeno in Italia. Corro alla Delko in una squadra francese e qui il ciclismo (squadre e corse, ndr) è aiutato dallo Stato. Ed è un peccato perché poi noi abbiamo le corse importanti. Gli stranieri vengono in Italia a correre: Capodarco, Liberazione…».
Fedeli, 25 anni, è alla terza stagione da pro’, tutte nella Delko. Tra le sue passioni c’è la motoFedeli, 25 anni, è alla terza stagione da pro’. Tra le sue passioni c’è la moto
Un attacco assurdo
«Vincerlo per me è stato importante – continua Fedeli – quell’anno ho conquistato tre gare internazionali tra cui il Liberazione. E di solito chi vince quello passa pro’. In più avendo parenti romani l’ho anche sentito di più.
«Quel giorno non pensavo a vincere. Venivo dalla vittoria di Collecchio: ero soddisfatto e tranquillo. Poi invece è uscita una corsa battagliata e dura, non controllata come accade di solito, cosa che avrebbe portato ad uno sprint. Mi ricordo ancora dell’attacco. Avvenne a tre, forse quattro, giri dall’arrivo. Ero già in fuga con altri corridori e poco dopo il passaggio sull’arrivo, nella salita con i Cipressi (zona Caracalla, ndr), la curva andava verso destra. Io mi sono spostato all’esterno sulla sinistra. Ho visto che loro non mi seguivano ed ho insistito».
A questo punto Fedeli sigla un vero numero. Fare quattro giri fuori da solo al Liberazione è cosa più unica che rara, tanto più se si tratta delle tornate finali!
La vigilia del Liberazione di Fedeli è stata, senza saperlo, perfetta. Lui non aveva preparato ad hoc l’appuntamento romano, tuttavia ci era arrivato al meglio.
«Non avevo fatto nulla di che. Io per andare forte devo correre. Durante l’inverno mi ero preparato bene a casa, facendo una buona base. Poi erano iniziate le corse e lì è arrivata la forma. Io per aprire bene il gas devo correre. E avevo gareggiato parecchio, quindi ero arrivato a Roma al meglio. Poi come detto il percorso e la gara sono state buone per le mie caratteristiche».
Il veneto quest’anno ha esordito al GP La MarseillaiseIl veneto quest’anno ha esordito al GP La Marseillaise
Fedeli come Gilbert?
Già, ma quali sono le caratteristiche di Fedeli?
«Mi piace un percorso non troppo duro – conclude Fedeli – ma con una corsa (una tattica, ndr) impegnativa. Un’Amstel Gold Race, può essere adatta a me. Se sto bene so sfruttare l’occasione. Sono un passista-scalatore, ma prendete con le molle sia il passista che lo scalatore! Diciamo che vengo fuori alla distanza, anche per questo mi piacerebbe fare un grande Giro. Molte delle corse che ho vinto sono state le frazioni finali delle corse a tappe. E’ stato così al Tour du Limousine, in Croazia, al Val d’Aosta da dilettante. A chi mi paragono? A Gilbert, fatte le proporzioni. Mi piacciono quei corridori che puntano alle grandi corse».
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Renat Khamidulin, il capo della Gazprom-Rusvelo, ci guida nei grandi cambiamenti. Materiali. Atleti. Dirigenti. Allenatori. L'obiettivo? Il Giro d'Italia
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