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Viaggio nel nuovo Giro Donne: Trevisi racconta…

16.07.2021
5 min
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Quando il purgatorio ti può portare di nuovo al paradiso. Il tasto rewind ci riporta allo scorso fine settembre quando l’Uci declassò l’allora Giro Rosa da gara World Tour a 2.Pro principalmente a causa della mancata diretta televisiva di almeno 45 minuti (richiesta dal massimo organo ciclistico internazionale) ma anche per un malcontento generale – mai dichiarato ufficialmente – da parte dei partecipanti e di qualche addetto ai lavori italiano e straniero.

Fu un duro colpo, ma a distanza di nove mesi i neo-organizzatori PMG Sport/Startlight di patron Roberto Ruini hanno partorito un format rinnovato – a partire già dal nome, Giro d’Italia Donne – che dal 2 all’11 luglio ha fornito uno spettacolo oltre le migliori aspettative.

Il nuovo Giro organizzato da PMG Sport ha puntato molto anche sull’immagine
Il nuovo Giro organizzato da PMG Sport ha puntato molto anche sull’immagine

Scorrendo la classifica finale troviamo Anna Trevisi della Alè BTC Ljubljana (in apertura con la famiglia di Soraya Paladin) che, a dispetto dei suoi freschi 29 anni, è una veterana sia della sua squadra (alla sesta stagione) sia del movimento femminile (alla sua undicesima annata da elite) e che proprio in questi giorni (era il 18 luglio) nel 2010 firmava la vittoria al Campionato europeo juniores in Turchia.

L’atleta reggiana quest’anno ha disputato il suo ottavo Giro d’Italia Donne, portandolo a termine per la seconda volta in carriera dal 2012, perchè «gli altri anni – spiega – per una caduta o per una serie di altri imprevisti non riuscivo mai ad arrivare alla fine», ma ha la giusta esperienza per darci tanti validi riscontri sull’edizione appena conclusa.

Un Giro d’Italia corso in appoggio di Marta Bastianelli
Un Giro d’Italia corso in appoggio di Marta Bastianelli
Anna, iniziamo dalla tua prova. Com’è andata?

Sono soddisfatta del mio Giro, dovevo lavorare in particolare per Marta (Bastianelli, ndr) e credo di avere svolto il mio compito bene. In realtà ero preoccupata prima di partire perché a metà aprile, dopo una buona primavera (quinto posto a Mouscron in Belgio ad inizio aprile, ndr), ho preso il covid ed una una volta negativizzata ho fatto solo cinque giorni di gara da inizio giugno. Al campionato Italiano in Puglia, in una giornata torrida e ventosa, sono stata in fuga solitaria a lungo e ho avvertito impressioni positive.

Quali sono state le tappe migliori e peggiori?

La cronosquadre di apertura è andata molto bene, siamo arrivate in quattro ed abbiamo fatto terze, ma la giornata in cui sono andata meglio è stata quella di Carugate (quinta frazione, ndr) dove Marta ha fatto quinta in una volata molto combattuta e io sono riuscita a fare un piazzamento appena fuori dalla top ten. La giornata peggiore invece è stata la terza ad Ovada, quando abbiamo preso la pioggia per buona parte della tappa. Non amo il freddo e ho sofferto abbastanza.

Bisogna ricordare inoltre che arrivavi da un periodo tribolato a causa dell’infortunio al piede.

Esatto, diciamo che ero, forse sono ancora, in credito con la fortuna e adesso sono contenta moralmente. Per questo devo ringraziare il mio preparatore Luca Zenti (che la segue da ottobre 2020, ndr) col quale ho impostato il lavoro di recupero avendo sempre più buone sensazioni.

Per la Alè-BTV Ljubljana il Giro ha portato buoni piazzamenti con Guderzo e Bastianelli
Per la Alè-BTV Ljubljana il Giro ha portato buoni piazzamenti con Guderzo e Bastianelli
Invece riguardo al nuovo Giro quali impressioni hai avuto rispetto a quelli che avevi corso in passato?

Molto buone, direi ottime, su tutto. All’estero molte gare a tappe sono cresciute step by step, mentre dalla mia prima partecipazione fino a quella dell’anno scorso non avevo mai notato e visto alcun cambiamento al Giro. Non era sempre organizzato da WorldTour benché godesse di questo status. Quest’anno invece è stato proprio il contrario.

Spiegaci meglio.

Dal trattamento generale verso noi atlete, ad esempio con hotel di buona qualità, ai percorsi. Dai premi, alla migliore visibilità. A fine Giro ho letto dati molto interessanti relativamente alla copertura mediatica e social, per il nostro movimento è fondamentale. In più siamo andate molto forte, il livello delle atlete in gara era molto buono.

Hai accennato ai percorsi. Il tracciato, che gli altri anni sembrava troppo duro, com’era?

Era un’altra mia preoccupazione, data dai precedenti disegni del Giro e anche dalla mia condizione che era un’incognita. Invece è stato un Giro equilibrato con spazio per tutte le tipologie di corridore. Tuttavia mi sento di fare un appunto.

Anna ha 29 anni e ha sulle spalle 8 Giri d’Italia: il nuovo l’ha colpito
Anna ha 29 anni e ha sulle spalle 8 Giri d’Italia: il nuovo l’ha colpito
Vai pure.

Diciamo che, dopo una cronosquadre iniziale e con un arrivo in salita impegnativo come quello di Prato Nevoso, alla seconda tappa il Giro era già deciso. Poi la cronoscalata della quarta frazione ha definitivamente messo il sigillo di chiusura. Forse si poteva pensare ad una distribuzione diversa delle tappe, soprattutto le crono e quelle di montagna, in modo da lasciare un po’ più di incertezza e interesse per la fine. Ma so che alcune tappe erano già state assegnate da tempo. Quindi va bene così e il prossimo Giro sarà ancora più bello di quest’anno.

Chiudendo, quali sono i tuoi prossimi programmi ed obiettivi. Visti i percorsi di europei e mondiali puoi ambire ad una convocazione in nazionale?

Un pensierino alla maglia azzurra ce lo faccio sempre, ma bisogna giustamente vedere cosa deciderà il cittì Salvoldi. Io intanto dovrei tornare in gara in Francia al Tour d’Occitanie (dal 3 all’8 agosto, ndr) cercando di fare molto bene con la mia squadra e di farmi trovare pronta in caso di chiamata.

Guderzo (in gran forma) ha nel mirino il quinto giro di giostra

26.06.2021
4 min
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La maglia azzurra è la sua seconda pelle e Tatiana Guderzo in questo inedito anno olimpico sta dando fondo a tutta la solita grinta per aggregarsi alla spedizione di Tokyo. Sarebbe il suo quinto giro di giostra olimpico, rientrando così in una ristretta cerchia di atleti italiani (che hanno vinto almeno una medaglia) in compagnia, giusto per citare i più celebri, di miti assoluti come Pietro Mennea e Federica Pellegrini ,oppure come i marciatori Abdon Pamich e Giovanni De Benedictis, le fondiste Manuela Di Centa e Stefania Belmondo.

Quasi tutti olimpionici che provengono da uno sport di endurance e la vicentina della Alè BTC Ljubljana – che compirà 37 anni il prossimo 22 agosto e che aveva conquistato il bronzo a Pechino 2008 dietro Nicole Cooke ed Emma Johansson – sa che non bisogna lasciare nulla al caso: i recenti podi al campionato italiano sia a crono (terza) sia in linea (seconda) le danno una bella iniezione di fiducia, mettendola ulteriormente in luce qualora ce ne fosse stato bisogno.

Terza nella crono tricolore di Faenza, per lei un risultato inatteso
Terza nella crono tricolore di Faenza, per lei un risultato inatteso
Tatiana, zitta zitta, sei sempre lì.

Non mollo, figuriamoci poi in un’annata a cinque cerchi che mi da tanta motivazione. Il 2020 è stato una batosta morale con le Olimpiadi posticipate ed una stagione seriamente condizionata dal covid. Spostare di un anno gli impegni, in uno sport di fatica come il ciclismo, non è semplice ma ci sono e sono pronta.

In effetti agli italiani ti abbiamo vista davvero in forma.

Sì, è vero, sto bene e anche il peso, che è sempre stato l’ago della bilancia delle mie prestazioni, è quello giusto per fare buone corse. Ad esempio del terzo della crono (lei che aveva già vinto cinque tricolori di specialità, ndr) sono un po’ sorpresa perché non pensavo di andare così bene in un percorso così impegnativo. Mi ha rasserenata e posso sognare Tokyo.

Risultati che ti danno morale per una possibile convocazione olimpica?

Assolutamente sì, anche perché sento che la condizione è in crescita e con ancora tanto margine. Sono una papabile e mi piacerebbe partecipare, sarebbe la mia quinta partecipazione. Vi confesso che non vedo l’ora che il c.t. Salvoldi comunichi la lista definitiva (prevista per lunedì 28 giugno, ndr) così potremo programmarci tutti.

Tu hai sempre la battuta pronta per sdrammatizzare, ma se non dovesse arrivare la chiamata?

Non voglio pensarci, confesso anche che per me l’esclusione sarebbe un duro colpo perché alla mia età gli obiettivi diventano pochi e precisi. Spero proprio non accada ma se dovesse succedere bisogna guardare avanti come sempre e rialzarsi.

Anche perché poi a settembre ci saranno europei e mondiali e fra poco, a inizio luglio, il Giro d’Italia. Sono tutti grandi obiettivi.

Esatto e c’è anche la gara in Francia del Tour (la Course by Le Tour, si svolge oggi, ndr) in cui vorrei andare bene. In base alle convocazioni è chiaro che disputerei il Giro con motivazioni diverse, però sempre per fare molto bene.

Cosa rappresenta per te vestire la maglia della nazionale, con la quale hai vinto tante medaglie?

E’ una sorta di richiamo, un fuoco interno che mi si accende ogni volta che ci penso o che c’è un appuntamento internazionale. Per me è sempre stato un orgoglio essere una portabandiera del mio Paese ed indossare la maglia azzurra. Non mi bastano mai quelle già vestite. Vorrei trasmettere amore, grinta ed emozione alle nuove ragazze, perché è un onore ed un onere pedalare per la nazionale.

Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Tatiana Guderzo, il bronzo di Innsbruck 2018 è stato un momento di altissima intensità
Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Tatiana Guderzo, il bronzo di Innsbruck 2018 è stato un momento di altissima intensità
Si parla di un tuo possibile ritiro già da qualche anno e anche a fine stagione. Noi diciamo che ti rivedremo anche nel 2022. Ci sbagliamo?

Non lo so davvero, non mi sbilancio, dovrò vedere come vanno le cose. Adesso non ci penso, anche perché avrei dovuto chiudere la carriera a fine 2018 dopo il terzo posto al Mondiale di Innsbruck poi per un motivo o l’altro, che ancora non conosco, mi sono lasciata convincere a continuare. E non potevo nemmeno ritirarmi l’anno scorso dopo che la brutta caduta a febbraio in Australia (le capitò alla Cadel Road Race in cui le si spezzò in due la bici e il casco le salvò la vita, ndr) che mi aveva compromesso tutta la stagione. Ora spero di andare a Tokyo, poi vedremo tutto il resto.

Bastianelli quinta: «Non faccio salti di gioia!»

29.03.2021
4 min
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Come per la Gand degli uomini, anche la gara delle donne ha visto la vittoria di un’atleta Jumbo Visma (Marianne Vos) e due italiane fra le prime cinque: Balsamo e Bastianelli. In due frangenti a dire il vero s’è anche sognato in grande. Prima quando Longo Borghini e Paladin si sono ritrovate davanti a un soffio dall’arrivo e dietro sembravano non crederci. Poi quando Vittoria Guazzini s’è presa il gruppo sulle spalle e l’ha portato a giocarsi la volata, lasciando presagire l’assolo di Elisa Balsamo. La Vos ha messo tutte d’accordo, ma quei lampi d’azzurro non sono passati inosservati. E se di Elisa Balsamo abbiamo già detto nei giorni scorsi, approfondendo il discorso con il suo tecnico Arzeni, due parole con Marta Bastianelli serviranno a fare il punto su una delle due ragazze che il cittì Salvoldi ha individuato come leader per Tokyo.

La fuga di Paladin e Longo Borghini, a un soffio dal colpaccio
La fuga di Paladin e Longo Borghini, a un soffio dal colpaccio
Come è andata ieri?

Più di testa e cuore che del resto. Punto a entrare in condizione più avanti e mi serve far fatica. Nel 2020 ho partecipato solo a 9 corse. Già fatico di mio a trovare la condizione, ma così è stato come aver fermato un grande motore diesel. Tra il Covid e la mononucleosi, non è mancano niente.

Quindi ti aspettavi di fare fatica?

Lo avevo messo in conto, vedendo i dati degli allenamenti e delle corse. Quello che fai a casa non è mai come in gara. E quassù corriamo ogni tre giorni, proprio quello che mi serve. Sia chiaro, non posso accontentarmi di un quinto posto e per giunta in volata. Per il morale della squadra sarà pure un buon piazzamento, ma io preferisco alzare le braccia.

Nello sprint della Gand, Bastianelli quinta. Vince Marianne Vos
Nello sprint della Gand, Bastianelli quinta. Vince Marianne Vos
Si paga anche l’annullamento delle corse spagnole?

Ovvio. A casa ho fatto tanto dietro scooter, ma non sono mai arrivata alla fatica che si fa in corsa. Puoi pensare di aver lavorato bene, ma quando arrivi qui, vedi subito la differenza. E allora il fatto di restare fino alla Roubaix, anche se sulla Roubaix non ci sono ancora certezze, è utile per andare in forma.

Cosa sapete voi, si correrà?

Le ragazze della Fdj dicono di sì. Tra corridori francesi pare stiano raccogliendo firme per correrla. Non si capisce molto bene.

Solo 9 corse nel 2020 e poi cos’altro è mancato?

Ho patito non aver fatto il solito lavoro di forza in palestra. A casa abbiamo qualche attrezzo, ma non è la stessa cosa. E’ chiaro che una ragazza giovane faccia meno fatica, ma non mi preoccupo, perché a maggio sarò a posto e inizierà per me un’altra stagione.

Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: qui alla Nokere Koerse
Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: qui alla Nokere Koerse
Che corsa è stata la Gand?

Impegnativa perché il vento è stato pazzesco. Era difficile stare in gruppo, fra ventagli e le azioni sui muri. Poi non tutte le ragazze sono in grado di muoversi in certe circostanze e infatti ci sono state varie cadute.

Pensavi che Longo e Paladin sarebbero arrivate?

A un certo punto sì, perché dietro ci guardavamo. Poi in un secondo si sono organizzate e a quel punto erano troppo vicine per riuscire a sfuggirci.

Hai fatto nuovamente la volata da seduta, come mai?

E per fortuna almeno questa volta avevo le mani sotto, di solito le tengo sopra. Ho sbagliato treno, perché mi sono messa a sinistra, mentre la Vos è partita a destra. Dopo 140 chilometri non è tanto semplice avere questa lucidità, soprattutto se la condizione non è delle migliori. Ma se faccio quinta stando così, ho fiducia di poter migliorare presto.

Lacquaniti, pugno di ferro e passione totale

20.01.2021
5 min
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«Bastone o carota? Nel mondo delle donne la carota funziona poco!». Quando parla si capisce subito che Fortunato Lacquaniti è piuttosto deciso. Il manager ci apre le porte della Alè BTC Ljublijana, l’unica squadra italiana WorldTour e come gestisce le sue dodici professioniste. Ma per capire quanto Lacquaniti sia centrale in questo progetto, partiamo dalla sua storia.

Fortunato Lacquaniti, prima ds e ora manager della Alè
Fortunato Lacquaniti, prima ds e ora manager della Alè
Fortunato, quando hai iniziato la sua carriera nel ciclismo femminile?

Nel 1992 con le junior della Top Girl Fassa Bortolo. Tre anni dopo vincemmo il primo mondiale juniores femminile con Linda Visentin a San Marino. Da lì è stato un crescendo. Subito dopo vennero gli anni della H2 con molte atlete straniere, soprattutto lituane: Pucinskaitė, Zabirova, Zililiute... in anni in cui praticamente dominava tutto la Sanson con la Luperini. Anche con quel gruppo vincemmo tre mondiali. Successivamente nel 2006 lavorai proprio con la Luperini e nel 2008 vinsi il Giro con lei.

Quando sei arrivato all’Alè?

Nel 2015. Mi chiamarono. Era una realtà piccola, ma aveva già una buona visibilità. Io venivo da team più complessi. Però era un bel progetto. C’erano da costruire le fondamenta a partire dallo staff (importantissimo) e dagli sponsor. Ecco, avere sponsor che sono anche proprietari del team è un bel vantaggio. Sta di fatto che all’inizio eravamo un massaggiatore, un meccanico e un direttore sportivo. Adesso ci sono 24 persone fisse. Ottenemmo le prime vittorie importanti con la Cucinotta e dal 2017 arrivarono le prime straniere, superando un retaggio tutto italiano. Già solo la lingua era un problema. Ma questa è stata una sfida tutta mia, nella quale sono stato supportato dalla nostra manager Alessia Piccolo. Siamo così diventati un riferimento. Siamo tra le prime cinque squadre al mondo. In pochissimi ci credevano.

Marta Bastianelli in azione sulle pietre del Nord
Marta Bastianelli in azione sulle pietre del Nord
Sembra che dal 2023 le squadre WorldTour non possano più tesserare atlete dei gruppi militari. Cosa cambierà per voi?

Non lo so onestamente. Già nel 2019 l’Uci impose questa regola, ma di fatto noi fummo i primi a tesserare atlete appartenenti a questi gruppi. Abbiamo sfruttato delle regole non chiare, l’Uci non poteva “superare” le leggi degli Stati che non riconoscevano il professionismo femminile. Alla fine anche l’Uci dovette ricredersi. E questa situazione non riguarda solo l’Italia, ma anche Francia Germania… Se dovesse passare la legge sul professionismo per le donne vedremo. Noi guardiamo sempre in là, ma da qui al 2023 tutto è in evoluzione.

Adesso siete in ritiro…

Siamo ad Altea, in Spagna e ci resteremo fino al 28 gennaio. E’ il nostro secondo ritiro e ci servirà per rifinire la preparazione in vista della prima gara del 7 febbraio sempre qui in Spagna. E’ bello perché tutto il mondo ciclistico è qui. Ci sono squadre nel nostro hotel e in quello di fronte. Sembra di essere ad un grande Giro.

Come state lavorando?

Nel primo ritiro abbiamo fatto soprattutto planning: calendari, visite mediche… Qui invece ci stiamo concentrando soprattutto sui test massimali. C’è anche qualche impegno (virtuale) con gli sponsor. E’ importante che le ragazze trovino coesione tra di loro, ne abbiamo quattro nuove su dodici.

Anna Trevisi, durante il test del Vo2Max in ritiro
Anna Trevisi, durante il test del Vo2Max in ritiro
Siete l’unico team italiano nel WT, avete questa percezione quando siete alle gare?

Si percepisce dalle strutture. Abbiamo un certo numero di mezzi, di personale e il livello delle cicliste mediamente è più alto. Ma ci sono anche squadre non WT che hanno ottime atlete. Una squadra WorldTour ha mediamente il triplo del budget di una Continental. La nostra fortuna è che già prima di diventare WT avevamo una buona struttura ed è stato un salto abbastanza normale.

Qual è il Dna del Lacquaniti ds e manager?

Dare il 101%, sempre. Se poi arriva la vittoria tanto meglio. E se non arriva si analizza perché. Provarci sempre. Mi piace fare la corsa e non subirla. Ed è così che l’anno scorso abbiamo ottenuto molte vittorie. Io sono un perfezionista. Ho il piano A, il piano B e volendo anche quello C. Pretendo molto, non le vittorie, quelle non le ho mai chieste alle mie atlete. Ma sono convinto che se lavori bene e dai il massimo le vittorie arrivino. Io comunque adesso ho un ruolo più manageriale, ci sono altri due ds, ma tutti condividiamo gli obiettivi e abbiamo lo stesso modo di vedere le cose.

Hai parlato di “fare la corsa”, hai due atlete che sono ideali per questo: Marta Bastianelli e Tatiana Guderzo…

Sono due atlete fondamentali. Marta è una leader, nella testa soprattutto. Quando attacca il numero vuol vincere. Ha un carattere estroverso e deciso. Tatiana l’ho voluta io. Ci siamo sempre sfiorati ma mai presi. Okay, ha un’età avanzata ma ci serviva una ragazza così, posto che ha ancora i numeri per fare grandi cose. Lei è un collante e sa svolgere questo ruolo.

Tatiana Guderzo
Tatiana Guderzo (36 anni) alla seconda stagione nella Alè
Tatiana Guderzo
Tatiana Guderzo (36 anni) alla seconda stagione nella Alè
E le altre?

Mavi Garcia, l’anno scorso è andata fortissimo. Veniva da un super team, la Movistar, nel quale non aveva mai vinto, con noi ci è riuscita. In salita è tra le top tre al mondo. Eugena Bujak è cresciuta molto e può essere un alter ego di Marta. E poi c’è Marlen Reusser, la svizzera. Questa ragazza va in bici da solo quattro anni ed è stata seconda nel mondiale a crono. Se dico che con lei pensiamo al podio olimpico non esagero. E poi ci sono tante altre giovani. Che possono crescere. Due anni fa Marta era da sola. Doveva arrangiarsi, adesso c’è chi le può dare supporto e magari lei stessa può correre con più tranquillità.

Quindi, Lacquaniti è da bastone o da carota?

Come detto la carota funziona poco. Per me deve esserci rispetto reciproco ma sono pagato per prendere decisioni. Non dico che debba essere autoritario, ma autorevole. Mi dicono che sono troppo duro, ma io devo fare le scelte e magari non sempre sono simpatico. Io non chiedo mai alle mie atlete se sono allenate o no. Sono professioniste e dò per scontato che lo facciano. Tanto poi a controllare i dati ci pensa il coach.