C’è un’altra Borghesi che emerge sempre di più…

02.05.2024
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Un padre come Giuseppe che è stato un ottimo dilettante, vincitore della Trento-Bondone nel 1989 e della Torino-Valtournenche, fermatosi alle porte del professionismo per problemi fisici. Una sorella come Letizia che è una colonna portante dell’EF Education Tibco SVB. Poteva Giada Borghesi non seguire le orme di famiglia? Lei ci ha provato, si è dedicata a tennis e atletica, ma poi il richiamo della bici è stato troppo forte.

Il successo nella prima tappa del Giro Mediterraneo in Rosa, chiuso poi terza (foto Ossola)
Il successo nella prima tappa del Giro Mediterraneo in Rosa, chiuso poi terza (foto Ossola)

Cambio di alimentazione

Il suo amore per le due ruote è stato talmente forte da superare momenti davvero difficili ed è la stessa ciclista trentina a raccontare la sua odissea che ha trovato il suo “approdo a Itaca” solamente in questa stagione.

«A dicembre 2020 – racconta – ho preso il Covid. L’anno dopo dovevo esordire nell’Aromitalia Basso Bikes Vaiano, ma non sono mai stata bene e gareggiavo pochissimo. C’è voluto tanto tempo per capire che cosa avevo, si pensava fossero i postumi del covid, ma non era così. A marzo 2022 ho avuto la risposta: sono celiaca. Ho cambiato alimentazione, ma per ritornare quella di prima c’è voluto tempo e intanto un’altra stagione era passata. Nel 2023 ho fatto qualche buona gara nazionale e intanto iniziavo a emergere anche nel gravel».

Una delle rarissime apparizioni della Borghesi nel 2021, il suo annus horribilis
Una delle rarissime apparizioni della Borghesi nel 2021, il suo annus horribilis
Poi sei approdata alla BTC City Ljubljana

E finalmente ho potuto mostrare quel che so fare. Ho potuto lavorare bene d’inverno e avere una buona stagione nel ciclocross.

Che cosa ti accomuna a tua sorella Letizia e che cosa avete di diverso?

Caratterialmente siamo all’opposto, lei è più timida e introversa, io sono molto più esuberante. Dal punto di vista ciclistico è più difficile dirlo, anche perché abbiamo 4 anni di differenza e di esperienza, considerando anche che io, saltando due anni, posso considerarmi ancora alle prime battute. Lei comunque è una passista che va bene anche in salita, io nelle ascese forse ho qualcosa in più, ma devo ancora dimostrare tutto. Letizia poi ha una predilezione per le corse belghe, per le classiche e in questo vorrei imitarla.

Giada con sua sorella Letizia (a sinistra), della quale vuole seguire le orme anche nel WorldTour
Giada con sua sorella Letizia (a sinistra), della quale vuole seguire le orme anche nel WorldTour
La sensazione vedendo la tua stagione è che il successo nella Worthersee Gravel Race, la tappa austriaca delle World Series, ti abbia un po’ sbloccato: dopo non sei quasi mai uscita dalla top 10…

E’ che in quella gara ho finalmente potuto iniziare a raccogliere i frutti del mio lavoro. Alla Ponente in Rosa avevo un virus intestinale come altre del mio team e non sono riuscita a emergere, ma già al Trofeo Binda ero andata bene. Ero con le prime fino a una trentina di chilometri dal traguardo. Alla gara gravel le cose hanno iniziato a girare bene e da lì sono state tutte giornate positive.

Passare indifferentemente dal gravel alla bici su strada non è però molto semplice…

E’ vero, serve un periodo di adeguamento, come per ogni tipo di bici. Dopo la vittoria in Austria sono tornata a gareggiare su strada una settimana dopo, in Francia, sono andata bene ma un po’ di contraccolpi in quella settimana li ho sentiti. Ormai poi per emergere bisogna guardare ogni dettaglio.

La vittoria in Austria è stata uno sblocco per la Borghesi. Unica a rimanerle vicina la Schreurs (NED) a 4″
La vittoria in Austria è stata uno sblocco per la Borghesi. Unica a rimanerle vicina la Schreurs (NED) a 4″
Cosa rappresenta per te il gravel?

Un’opzione importante. Avrei gareggiato anche nella prova di Orosei, ma c’era il Liberazione e la squadra voleva la mia partecipazione. A fine giugno agli italiani comunque ci sarò e spero che dal gravel arrivi anche una convocazione in azzurro, anche come sorta di compensazione per non essere riuscita a coglierla nel ciclocross.

A proposito di Liberazione: sia lì che precedentemente al Giro Mediterraneo in Rosa sei stata l’unica vera alternativa alla Uae.

Mi sono sentita circondata, soprattutto sulle strade romane. Essere allo stesso livello di un team del WorldTour è una grande soddisfazione. Contro ragazze così hai la sensazione di non poter gestire la corsa. Al Giro del Mediterraneo, dopo che nella prima tappa avevo preso la maglia, ho capito subito che non c’era possibilità di difenderla. Infatti Gillespie è andata via e non ho potuto fa nulla. Essere riuscita comunque a salire sul podio finale è stata una grande soddisfazione al termine di una bella esperienza. Per me era la prima vera corsa a tappe disputata nel pieno delle mie possibilità.

Giada Borghesi al Liberazione, attorniata dalle ragazze della Uae
Giada Borghesi al Liberazione, attorniata dalle ragazze della Uae
E a Roma?

Ero io contro di loro… A cinque giri dalla fine scattavano a turno e io rispondevo sempre, unica a farlo. Ero contenta di quel che facevo, ma sapevo anche che non potevo continuare così. Infatti quando sono andate via in tre, non sono riuscita ad agganciarmi e chiaramente Venturelli non poteva aiutarmi nell’inseguimento. Alla fine quel 5° posto è stato di grande valore.

Chiaramente la tua squadra non è a quel livello, ma come ti ci trovi?

Molto bene, apprezzo soprattutto il fatto che sia un team che fa attività di un certo livello, con molte prove all’estero. E’ un team italiano, anche se collegato a una struttura slovena. E’ un bel gruppo, certamente contro una squadra del WT c’è troppa differenza. Ora siamo in Francia, per le corse di Morbihan del fine settimana, sarà un altro bel test contro team più accreditati.

In maglia azzurra nel ciclocross. Ora l’aspirazione è fare lo stesso su strada e nel gravel
In maglia azzurra nel ciclocross. Ora l’aspirazione è fare lo stesso su strada e nel gravel
Che cosa ti aspetti da qui alla fine dell’anno?

Tanto. Innanzitutto continuare a sentirmi così o anche meglio, in modo da conquistare la vittoria giusta per ottenere magari una convocazione in azzurro. In definitiva quel che vorrei è raccogliere più risultati possibili per meritarmi un palcoscenico più grande…

Guderzo, come mai? «Per chiudere col sorriso…»

16.01.2022
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L’undici luglio dello scorso anno è il giorno in cui Tatiana Guderzo decise di smettere. Il Giro d’Italia alle spalle, una stagione di tensioni dopo quella del Covid e la vicentina di Marostica decise di averne abbastanza. Salutandoci sulla piazza di Cormons, sede dell’ultima tappa, non era neppure chiaro se avrebbe finito la stagione o l’avrebbe piantata lì. Disse basta invece dopo la Tre Valli Varesine del 5 ottobre, con le lacrime agli occhi, dopo aver corso anche la Roubaix e gli europei di Trento. Ce ne andammo con qualche dubbio, come conferma il titolo di allora, ma la decisione era presa.

«Quel giorno di luglio – dice – fu il momento in cui dentro di me sentii di aver terminato il percorso da atleta. Il 2021 è stato un anno molto duro, con momenti di tristezza e amarezza che l’hanno reso una stagione da non ricordare e che invece rimarrà ben impressa. Le lacrime di Varese furono lo sfogo per gli errori che potevo evitare».

A distanza di tre mesi, nei quali si è isolata dal mondo, Tatiana ha deciso di tornare sui suoi passi e un po’ per scherzo e un po’ cercando altro ha accettato la proposta di Lucio Rigato con cui nel 2002 passò elite.

E’ andata davvero come ha raccontato lui?

Con Lucio ho sempre avuto un buonissimo rapporto. Tutti gli anni ci sentiamo per gli auguri di Natale e quando questa volta mi ha chiesto come andasse, gli ho risposto di sentirmi mezza e mezza. Quando ci vedevamo alle corse, il suo ritornello di sempre era “Ritornerai da me prima di finire”. E così un po’ per gioco è nato questo pensiero che poi è diventato una decisione. Non credo però che sia stata la telefonata a spingermi, ma un’idea che evidentemente già c’era…

Quale idea?

A me la bici piace, ma col tempo sto apprezzando sempre di più quello che c’è oltre l’agonismo. Avevo già smesso, ma pensavo che il solo modo per continuare fosse cambiare qualcosa. E forse la chiave per tornare a sorridere era ripartire dalla squadra da cui tutto è cominciato.

Tricolore crono 2004, eccola a 20 anni sul podio della crono tricolore, in maglia Top Girls, con Troldi e Zugno
Tricolore crono 2004, a 20 anni sul podio della crono tricolore in maglia Top Girls
Come si fa a rientrare nella testa da atleta dopo averla persa?

Ogni hanno ha un percorso diverso. La mia scelta non prevede obiettivi grandissimi, come nelle squadre WorldTour. Avrò un ruolo diverso, da mamma chioccia, non vivrò nella continua ed estenuante ricerca della prestazione. Posso aiutare le altre ragazze. Trasmettere l’amore per questo sport ad atlete che hanno il futuro in mano. Il mio, sportivamente parlando, ha un orizzonte limitato.

Limitato a cosa?

Avrò la possibilità di prendermi le mie soddisfazioni, chiaramente se avrò il livello che serve. C’è sempre il campionato italiano su strada, che non ho mai vinto (nel 2021 è stata seconda dietro Elisa Longo Borghini, ndr). Sarebbe bello provare a vincerlo con la maglia delle Fiamme Azzurre. E poi si potrebbe pensare a riconquistare una maglia azzurra, perché no, con lo spirito di sempre.

Hai corso con la Alé-BTC-Ljubliana che ora non c’è più, ma indosserai ancora una maglia Alé…

Alessia Piccolo non sapeva che avrei ripreso, ma è stata contenta della mia scelta. Fra noi si è creato un bel rapporto ed è vero che avrò ancora una sua maglia. Chissà che non possa nascere altro…

Venti giorni dopo il Giro d’Italia, Guderzo ha conquistato il terzo posto nella Clasica San Sebastian in maglia Alé-BTC-Ljubljana
Venti giorni dopo il Giro, Guderzo 3ª a San Sebastian
Avevi già iniziato a pensare a un futuro giù dalla bici?

Il futuro è aperto a tante possibilità, ma sono sempre stata ciclista e vorrei capire cosa mi piacerebbe fare. Ho seguito tutti i corsi federali e ho anche il tesserino da direttore sportivo Uci. Ma per ora resto atleta e vediamo se riesco a togliermi di dosso il riposo mentale degli ultimi 2-3 mesi.

Hai mai avuto paura di quello che verrà dopo la bici?

L’ho avuta e ce l’ho ancora. In questo anno mi troverò con i capi delle Fiamme Azzurre e si strutturerà un percorso per capire cosa fare. Sono la loro atleta più longeva e ho sempre creduto in questa esperienza. Mi ricordo com’era prima di entrarci e sebbene siamo nel momento in cui anche fra le donne iniziano a girare dei bei soldi, so che senza le Fiamme Azzurre non avrei potuto fare quel che ho fatto. Quando smetterò, avrò un lavoro e questo resta una bella tranquillità.

Come pensi che sarà accolta questa tua decisione?

Non lo so. Sinceramente in questi ultimi tre mesi mi sono isolata dai social. I commenti fanno ancora più male quando sei in difficoltà. Tanto ho notato che la gente pensa e scrive quello che vuole a prescindere da ciò che uno dice o fa. Quel che mi resta di quest’ultimo periodo sono gli amici veri, che saranno pure pochi, ma ci saranno sempre. Sicuramente ci saranno osservazioni e pensieri più critici di quanto io stessa mi aspetti. Qualcuno dirà che non sono stata in grado di smettere.

Guderzo è probabilmente l’atleta più longeva delle Fiamme Azzurre: un rapporto cui tiene molto
E’ probabilmente l’atleta più longeva delle Fiamme Azzurre: un rapporto cui tiene molto
E’ così?

Il 2021 è stato troppo brutto per essere il mio ultimo anno, ho capito di voler terminare col sorriso di quella bambina che nel 1992 agganciò per la prima volta il pedale di una bici e nel 2002 passò elite proprio con Rigato. Forse il 2022 può essere l’anno giusto per smettere, il 2 mi ha sempre portato fortuna.

Salutandoci a Cormons, mimasti il gesto di un pancione…

In ogni donna c’è il desiderio di avere figli e io non posso più aspettare tanto. Si sta parlando anche di quello. Sarebbe bello prendersi qualche ultima soddisfazione in bici e poi avere un’altra “fiammetta” in gruppo, no?

Dove comincerai?

La squadra inizia a fine febbraio, ma io sono indietro. A dicembre ho pure avuto una bruttissima influenza, da pensare che fosse un secondo Covid e invece non lo era. Vediamo per quando riuscirò a recuperare. Ho sempre pensato che la Strade Bianche sia la corsa più bella, sarebbe bello per il 5 marzo avere una condizione alla sua altezza.

La UAE punta la licenza Alé per sbarcare fra le donne

10.10.2021
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Un’accelerazione netta e il UAE Team Emirates compra la licenza WorldTour della Alé-BTC Ljubljana, anche se manca ancora l’ufficialità. Gianetti aveva preannunciato l’intenzione della squadra araba di entrare nel ciclismo femminile, ma aveva spostato tutto al 2023. Poi, su richiesta della proprietà, c’è stata un’accelerazione. Fra i motivi si può imaginare il prestigio di correre il primo Tour de France Femmes (di cui Marion Rousse è fresco direttore) con una squadra di donne.

Come vi spiegheremo nell’intervista che uscirà domattina, il primo sondaggio ha riguardato la Valcar-Travel&Service. La trattativa si è fermata davanti al fatto che il team di patron Villa non sia WorldTour e abbia poche ragazze straniere.

Gianetti ha vinto con Pogacar gli ultimi due Tour: con al sua UAE punta anche al femminile?
Gianetti ha vinto con Pogacar gli ultimi due Tour: con al sua UAE punta anche al femminile?

Passi veloci

Non sono molte le licenze WorldTour a disposizione e tutto sommato l’Uci sarebbe stata ben contenta che uno squadrone così grande provasse a guadagnarsela sul campo. La regola è chiara: chi opera già fra le donne parte avvantaggiato. Se ad esempio la Valcar-Travel&Service volesse o potesse (come voleva) entrare nel WorldTour, potrebbe accedere direttamente alla licenza. Se una squadra WorldTour maschile, che non ha mai svolto attività nel ciclismo femminile, volesse ottenerla, dovrebbe correre per un anno tra le continental. Come farà ad esempio nel 2022 la Cofidis. E solo allora, fatta la necessaria esperienza, potrebbe avere la sua licenza per la massima categoria. Evidentemente la UAE, poco avvezza a partire dal basso, non ha voluto aspettare e si è rivolta alla squadra di Alessia Piccolo, il cui mantenimento in vita è assicurato dalla sponsorizzazione di patron Zecchetto.

Contratti e mercato

La notizia girava nell’ambiente da un po’ e l’ha anticipata ieri Cyclingnews. In seguito a quella pubblicazione, tutti i membri della squadra hanno ricevuto un messaggio dalla manager Alessia Piccolo. Li avvertiva del fatto che non ci fosse ancora niente di ufficiale, che le trattative sono in fase avanzata e che saranno loro i primi a saperne qualcosa.

Le cose invece sarebbero piuttosto avanti. UAE ha chiesto di visionare tutti i contratti del team veronese e ha fatto sapere che almeno per il primo anno la struttura della squadra rimarrebbe quella attuale, con Fortunato Lacquaniti al timone e la necessità di definire un parco atlete all’altezza del nome che sta scendendo in campo.

E’ infatti da ridefinire il contratto di Marta Bastianelli, rientrata ieri dalla Gran Bretagna: il vero pezzo forte del mercato. E’ in arrivo Sofia Bertizzolo. Confermata Mavi Garcia (foto di apertura dopo la vittoria all’Emilia), che potrebbe essere l’asso della manica del team: una delle poche in grado di contrastare Annemiek Van Vleuten nel primo Tour de France Femmes. Mentre Marlen Reusser, argento nella crono a Tokyo e campionessa europea di specialità, è passata alla SD Worx.

Bastianelli, qui vincente al Women’s Tour, è in fase di rinnovo del contratto
Bastianelli, qui vincente al Women’s Tour, è in fase di rinnovo del contratto

Colnago e DMT

Se l’assetto tecnico della squadra parrebbe dunque identico all’attuale, poiché nessuno all’interno del team maschile ha esperienza di ciclismo femminile, nulla vieta di pensare che dal 2023 Gianetti possa darle l’impronta voluta, dopo averla osservata per un anno.

Quel che appare ormai certo è che cambierà il nome e cambieranno le divise, la cui grafica è già pronta. La squadra non correrà più su bici MCipollini passando a Colnago, mentre resterebbero fedeli all’attuale gestione le calzature DMT, di proprietà dello stesso Zecchetto.

Il movimento femminile cresce ancora, l’Italia – se ogni cosa sarà confermata – perderà la sua unica squadra WorldTour. L’incartamento è sui tavoli dell’Uci, tutto sembra avviato nella giusta direzione. Allo stesso modo in cui un semplice cavillo potrebbe complicare il discorso. Resta la grande professionalità del gruppo veneto, autentico riferimento nella produzione di abbigliamento, calzature e bici, cui attingono squadre professionistiche e federazioni internazionali. Non dimentichiamo infatti che Alaphilippe ha vinto il mondiale vestito con capi Alé e Pogacar anche ieri al Lombardia continuava a spingere sulle sue scarpe DMT.

Bastianelli a 360 gradi, dalla tavola alle scelte più importanti

18.08.2021
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Il punto della situazione, pedalando a ritmo blando verso casa, prendendosi il tempo per pensare e fare le scelte giuste. Marta Bastianelli è rientrata da Tokyo e ha trovato il modo per vincere alla vigilia di Ferragosto nella Perigord Ladies battendo in volata Erica Magnaldi e arrivare seconda l’indomani a La Picto Charenteise, battuta dalla polacca Lach, che si chiama ugualmente Marta.

Tokyo finalmente

Le tanto attese e desiderate Olimpiadi si sono risolte in una faticaccia in quel caldo umido e pazzesco. E visto che l’obiettivo era tornare a casa almeno con una medaglia, le azzurre si sono rimboccate le maniche lavorando per il bronzo di Elisa Longo Borghini.

«E’ stata un’esperienza particolare – racconta Bastianelli – resa particolare, come vi ha raccontato Elisa Longo Borghini, dalle tante restrizioni. Per fortuna almeno noi abbiamo avuto il pubblico. La gente non ha resistito ed è scesa in strada. Il percorso era impegnativo, ma io ho pagato soprattutto il caldo e l’umidità e nel finale mi sono spenta».

A Tokyo ha corso al 44° posto, lavorando finché ha potuto per il bronzo di Longo Borghini. Le scelte di Salvoldi hanno creato discussioni
A Tokyo ha corso al 44° posto, lavorando finché ha potuto per il bronzo di Longo Borghini

Scelte importanti

Se hai vinto un campionato del mondo e un europeo e grandi classiche come quelle che impreziosiscono la bacheca della laziale che vive in Abruzzo, perché le Olimpiadi dovrebbero colpirti? Che cosa le rende così uniche?

«E’ il senso di far parte di qualcosa di molto esclusivo – prosegue Marta – vedere così poche atlete raccolte nella stessa gara. A volte mi giravo e scoprivo di essere in coda al gruppo, poi guardavo davanti ed erano poche anche davanti. Eravamo 60 in tutto. Ho sempre detto che mi mancava un’esperienza così e sono contenta di averla vissuta. Sono in una fase decisionale importante, sto pensando se continuare o no. Penso al futuro, alla famiglia, al lavoro nelle Fiamme Azzurre, a Clarissa che vorrebbe un fratellino. Il contratto scade, ma ci sono richieste. Non vi nascondo che mi piacerebbe arrivare bene al finale per fare un bel mondiale. Ma se decidessi di continuare, vorrei firmare prima».

Per chi corre nei corpi militari (da sinistra Paternoster, Cecchini, Frapporti, Bastianelli, Lamon e Guderzo) le Olimpiadi sono il vero focus
Per chi corre nei corpi militari (da sinistra Paternoster, Cecchini, Frapporti, Bastianelli, Lamon e Guderzo) le Olimpiadi sono il vero focus

Svolta Lombardi

Il cambio di passo che le ha permesso di vincere due corse e correre un discreto Giro d’Italia (tre piazzamenti fra i primi 5) c’è stato a tavola, grazie allo zampino di una nostra conoscenza: Erica Lombardi, dietista dell’Astana , uno fra i nostri punti di riferimento per ciò che concerne la nutrizione.

«Erica mi segue da metà stagione – spiega Marta – e si è rivelata un supporto pazzesco e una grande persona. Mi ha dato buoni consigli che non credevo sarebbero stati utili alla mia età e con un fisico come il mio, segnato da vari incidenti e dalla gravidanza. Nessuna ricetta segreta, semplicemente l’accortezza di mettere insieme dei cibi piuttosto di altri, facendo in modo di mantenere sempre l’abbinamento fra carboidrati, proteine e verdure. Eliminando il glutine e il lattosio che mi gonfia. Mi sta insegnando a mettere insieme cibi sani anche in gara».

Agli europei 2020 di Plouay, assieme alla Guderzo, ha lavorato per Longo Borghini, poi arrivata seconda
Agli europei 2020 di Plouay, assieme alla Guderzo, ha lavorato per Longo Borghini, poi arrivata seconda

Età e peso

A ben vedere il passare del tempo e il tema del peso, che si fa fatica ad affrontare parlando con una donna (per fortuna Marta è la prima a scherzarci sopra, facendo battute), è causa di mutamenti che incidono direttamente sul recupero e la stessa capacità di prestazione.

«C’è poco da nascondere – ammette – il fisico cambia a livello di consumo energetico, qualcosa che bisogna saper gestire, stando attendi a tutto. I suggerimenti di Erica aiutano anche a tenere sott’occhio il peso, che ha riflessi diretti sulla prestazione. E’ qualcosa che nel ciclismo femminile incide forse più che tre gli uomini. In poco tempo sono scesa di peso e me ne sono accorta anche in bicicletta. Poi non chiedetemi di pesare quel che mangio a ogni pasto, perché semplicemente seguo la mia linea senza stress. Una volta che sei nel meccanismo giusto e conosci sai fare le scelte giuste, riesci anche a tenere d’occhio la tavola e il peso».

Fiandre 2019, vince una volata imperiosa con la maglia di campionessa europea, piegando Annemiek Van Vleuten
Fiandre 2019, vince una volata imperiosa con la maglia di campionessa europea, piegando Annemiek Van Vleuten

Mondiali vs europei

Forte di questa nuova linea di condotta, Bastianelli sta riprendendo il ritmo e fa rotta verso il finale di stagione, che la stuzzica soprattutto per il mondiale belga.

«Correrò in Olanda al Boels – dice – poi alla Vuelta e non nascondo che mi piacerebbe preparare il mondiale, facendo un passo indietro per gli europei, dove si potrebbe lasciare posto a qualche ragazza più giovane. Non ho ancora parlato con Salvoldi dei prossimi impegni, ma certo a Trento ci saranno anche le gare under 23, per cui le giovani migliori è probabile che corrano fra le pari età. Che dire? Avrà di nuovo le sue scelte da fare. E noi si lavora sodo, un passo per volta. E poi staremo a vedere…».

Bastianelli torna a vincere e spiega il blackout di primavera

07.06.2021
4 min
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Marta Bastianelli, tornata ieri alla vittoria in Svizzera dopo la Valenciana del 2020, parla di digiuno spezzato. Di un blackout significativo in cui la gente giudicava senza sapere quali fossero i problemi. Di una rinascita nella quale quasi non sperava più. Dell’aver rispolverato la grinta e tirato fuori gli attributi. Ma soprattutto parla del modo in cui sua figlia Clarissa, 7 anni compiuti il 24 maggio, l’ha salutata alla partenza per il Giro di Svizzera: «Vai mamma, alza il culo!».

Nona alla Nokere Koerse, uno dei migliori piazzamenti di primavera
Nona alla Nokere Koerse, uno dei migliori piazzamenti di primavera

Doppio virus

La risata è finalmente quella giusta per una ragazza che nei piani sarebbe stata e potrebbe ancora essere la seconda punta azzurra per Tokyo e ha vissuto invece una primavera troppo strana per essere vera. Ci sta il calo di rendimento, ma come si spiega il passaggio dalle 11 vittorie del 2019 all’unica del 2020 e a quello zero che la fissava nello score del 2021?

«Sono contenta – dice – pur sapendo che si tratta solo di una tappa al Giro di Svizzera e io sono abituata a ben altre vittorie. Ho i piedi per terra e spero che il periodo storto sia alle spalle. Tanti corridori hanno vissuto una fase strana l’anno scorso e quando hanno vinto, li ho visti piangere. Ora c’è più grinta dopo una fase senza morale, in cui ho anche pensato di smettere di correre, poi qualcosa di più forte nella mia testa mi ha spinto a reagire. Il blackout è passato. Ma non è stato facile rialzarsi dal lockdown e poi dalla mononucleosi e dal citomegalovirus. E io ci ho messo del mio. Sono ripartita subito a bomba, allenandomi sempre nel solito modo e non capivo come mai le prestazioni fossero così scarse. Servivano solo tempo e gradualità, invece per bruciare le tappe mi sono divorata di dubbi».

All’Amstel per l’italiana un 35° posto a confermare la condizione precaria, siamo in pieno blackout
All’Amstel per l’italiana un 35° posto a confermare la condizione precaria, siamo in pieno blackout

Fuga e vittoria

La vittoria di ieri è figlia di una corsa nervosa, in cui la Alé BTC Ljubljana voleva difendere il terzo posto in classifica di Marlen Reusser, mentre la Trek-Segafredo voleva fare la corsa agli abbuoni per schiodare Lizzie Deignan dal secondo posto.

«Quando si è capito che la giornata sarebbe passata così – racconta Marta – mi sono infilata in una fuga di otto, che non ha mai guadagnato più di 20 secondi. Siamo andate veramente forte, abbiamo preso acqua per tutto il giorno. Sapevo che in volata dovevo guardarmi dalla Barnes, la ragazza della Canyon, e alla fine sono riuscita a vincere. Ero andata in Svizzera tranquilla, con le sensazioni che miglioravano, ma non credevo che sarei riuscita a vincere, anche perché c’erano cinque squadre WorldTour».

Troppa fretta

La diagnosi giusta è venuta fuori finalmente ad agosto, quando Marta si è fermata per capire una volta per tutte che cosa non andasse.

«Continuavo a dare la colpa al lockdown – racconta – che comunque ho subito, perché tutte quelle ore sui rulli mi hanno destabilizzato. Addirittura, la mononucleosi potrebbe essere dipesa anche da quel tipo di stress. Facendo tutti gli accertamenti, si è visto anche l’altro virus. Tanti stop e ripartenze non fanno bene a un fisico di 34 anni, in più non avevo mai avuto problemi del genere, per cui non sapevo come affrontarli. Ho vissuto l’ultima primavera cercando più corse possibili, convinta che mi servisse fare fatica per andare in condizione, invece sarebbe servito fermarsi. Una cosa non facile da accettare per chi ha sempre vinto tanto, ma necessaria. Ho fatto impazzire Pino Toni, ho fatto impazzire la squadra, chiedendo di andare a correre e poi magari cancellando il biglietto perché stavo male».

Sul podio finale del 1° Giro di Svizzera femminile, Deignan davanti a Chabbey e Reusser
Sul podio finale del 1° Giro di Svizzera femminile, Deignan davanti a Chabbey e Reusser

Sogno olimpico

La rincorsa ai Giochi di Tokyo si è ovviamente complicata. Salvoldi l’ha detto abbastanza chiaramente che si aspettava dei segnali ad aprile, ma è chiaro che stando così le cose sarebbe stato impossibile darli e, anzi, la necessità di farlo potrebbe aver accresciuto la pressione e tolto lucidità.

«Quello che posso fare – dice – è darci dentro ora che tutto sembra a posto. Il prossimo weekend correrò in Belgio, poi ci sarà il campionato italiano e a seguire le prime tappe del Giro. L’obiettivo c’è ancora, ma se anche sfumasse, vedrò a cos’altro puntare. Sono guarita, è il momento di riprendermi quello che ho lasciato indietro».

Alé BTC Ljubljana completo 2021

Alé BTC Ljubljana, svelato il “race kit” 2021

24.12.2020
2 min
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La stagione 2021 è veramente oramai alle porte e tutti i team professionistici sono in grande fermento per presentare – rigorosamente in rete – le proprie nuove divise gara. Ecco allora svelata la nuova “uniforme” che accompagnerà le dodici ragazze della Alé BTC Ljubljana, unica squadra italiana UCI WorldTour. Per il 2021 propone un bel restyling grafico sulle proprie tenute realizzate ovviamente da Alè.

Ecco la nuova divisa dell’Alé BTC Ljubljana per il 2021

I consigli dei pro’

L’ufficio stile del brand italiano diretto da Alessia Piccolo (che della squadra è anche la Presidente) ha dato continuità alla linea caratteristica del team, che si presenta sempre molto moderna e accattivante. E’ stato mantenuto il caratteristico fluo, ma al tempo stesso sono stati introdotti nuovi colori e nuove tonalità. Il rinnovato kit di Alé BTC Ljubljana è un prodotto della linea PRS – acronimo di Pro Racing System – e deriva direttamente dalla strettissima collaborazione che Alè mantiene da anni e quotidianamente con alcuni dei migliori team pro’ in circolazione, come la Movistar, la Groupama-FDJ, la Nazionale francese e la “nostra” Bardiani-CSF-Faizanè.

Alessia Piccolo Presidente di Alé
Alessia Piccolo, presidente della Alé BTC Ljubljana
Alessia Piccolo Presidente di Alé
Alessia Piccolo, presidente della Alé BTC Ljubljana

La linea PRS

La collezione PRS (Pro Racing System) rappresenta un vero e proprio concentrato di stile unito ad altissime prestazioni: ideale per gli atleti che vogliono competere ad un livello top. Dall’esperienza e dai feedback degli atleti professionisti si sono difatti raggiunti “benchmark” importanti per la soddisfazione di un consumatore sempre più esigente: come l’aerodinamicità – uno dei punti di forza della proposta PRS – dove la particolare costruzione anatomica è stata disegnata avvalendosi dei risultati ricavati dal Body Mapping System che prevede uno studio iniziale della funzione del capo in bici nelle diverse stagioni. Per non parlare poi dei tessuti: nuovi, innovativi e rigorosamente testati sia in sella che in galleria del vento per un risultato eccezionale.

alecycling.com