Search

Cipollini racconta gli ultimi mesi: la Work, suo padre e la Colpack

10.09.2023
4 min
Salva

AMEGLIA – Sotto il caldo sole della Lunigiana passano i corridori per arrivare al foglio firma, raggruppati per squadre. La maglia bianca della rappresentativa toscana è una delle ultime che passa, a pochi minuti dal via. Edoardo Cipollini chiude il gruppetto dei suoi, distaccato e taciturno. Lo fermiamo per parlare con lui, nei giorni precedenti c’è stato l’annuncio che passerà alla Colpack-Ballan. Ci parla della scelta e della sua stagione non facile, a causa della scomparsa del padre di un mese fa. 

«La stagione è partita bene fin da subito – dice Cipollini – sono arrivato secondo in una delle prime gare, uno dei 7 secondi posti ottenuti quest’anno. Da lì raramente sono uscito dai primi cinque, ho ottenuto anche tanti piazzamenti e vinto 3 corse. Comunque una stagione, dal punto di vista dell’attività, che mi ha portato ad essere settimo in Italia per punti».

La crescita di quest’anno Cipollini la deve al passaggio con la Work Service Speedy Bike (photors.it)
La crescita di quest’anno Cipollini la deve al passaggio con la Work Service Speedy Bike (photors.it)
Qual è stata la crescita che hai sentito di più rispetto all’anno scorso?

La crescita la devo soprattutto al passaggio alla Work Service Speedy Bike, perché mi hanno rivoluzionato il modo di allenarmi. Fino allo scorso anno ero seguito da mio padre, che è venuto a mancare recentemente. Lui aveva una visione del ciclismo più classica, per cui mi faceva allenare solo due volte a settimana. Di conseguenza l’anno scorso non mi sono espresso moltissimo.

Quest’anno sei passato ad allenamenti più specifici?

Sì, e questo mi ha concesso un netto miglioramento. Lo devo alla squadra e in particolare a Matteo Berti e Fabio Camerin, che sono i miei diesse. 

Il contatto con la Colpack quando è arrivato?

Verso giugno-luglio, quando iniziavano a costruirsi le squadre per il 2024. Ho iniziato a guardarmi intorno, avendo fatto una buona stagione ho voluto puntare alle migliori squadre. Sicuramente la Colpack a livello italiano è tra le prime realtà e quindi sono andato a parlare con loro a Villa d’Almè.

Che cosa hai trovato?

Un ambiente bello, curato e molto competitivo. Ti fanno trovare tutto pronto, dando ai ragazzi il giusto modo di esprimersi. I loro atleti sono sempre andati forte, questo è stato un fattore che mi ha spinto a prendere questa scelta.

Come stanno andando queste ultime settimane?

Erano andate bene, perché una decina di giorni prima che se ne andasse mio padre avevo vinto tre corse. Il periodo era molto bello, poi è successo quello che è successo, ma il ciclismo mi ha aiutato molto. Mi ha dato una mano ad avere degli obiettivi in testa. Un grande aiuto l’ho trovato in mia madre e nei miei amici, specialmente con Cavallaro. Insieme abbiamo fatto primo e secondo al Giro del Veneto e per me lui è come un fratello. Mi ha aiutato molto: uscendo tutti i giorni, tirandomi su il morale. 

Quella che ha anticipato il Lunigiana è stata una settimana difficile, che ha dato una botta definitiva al morale già basso
Edoardo Cipollini, Giro della Lunigiana, Rappresentativa Toscana
Tu come stai?

Diciamo che sono riuscito a superare questo momento, nei primi giorni, pensando di correre per mio padre. Infatti due o tre giorni dopo che è scomparso sono arrivato terzo ad una corsa in Toscana, muovendomi bene. La settimana prima del Lunigiana però sono stato malato, con 40 di febbre e sotto antibiotico. Dal punto di vista morale è stata la mazzata definitiva, ci puntavo molto a questa corsa. Ci tenevo molto a fare bene qui, ho provato anche a fare qualcosa ma mi sono reso conto che sia il fisico che la testa non sono a posto

Quando la testa non c’è anche le gambe fanno molta più fatica.

Sì, nella seconda tappa ho provato ad andare in fuga (foto Fruzzetti in apertura) ma non ero in condizione. Infatti penso di essere arrivato ultimo. Peccato perché il mio allenatore, Matteo Berti, è di Massa e ci tenevamo a fare bene. Ma in queste condizioni era difficile riuscire ad esprimermi. Da qui a fine stagione dovrò trovare nuovi piccoli obiettivi. Il fatto di avere già una squadra per il prossimo anno potrà essere un aiuto.

Cavallaro, siciliano di Pisa che ama le corse a tappe

25.08.2023
5 min
Salva

E’ noto come il ciclismo junior italiano sia fortemente improntato verso le corse in linea. Le prove di più giorni sono sporadiche, si contano sulle dita di una mano ed è difficile quindi scorgere nuovi talenti, gli eredi di Vincenzo Nibali nelle nuovissime generazioni. Per questo la vittoria di Alberto Cavallaro al Giro del Veneto ha fatto scalpore: il corridore della Work Service era già stato 5° al Giro del Friuli, mentre i suoi piazzamenti nelle classiche d’un giorno sono quantomeno sporadici.

Cavallaro sembra quasi una perla rara nel panorama nazionale, anche se considerando l’età e gli impegni affrontati, prima di parlare di lui come nuova speranza per i grandi giri ce ne corre… Intanto però merita di essere conosciuto più da vicino, perché la sensazione è che di lui si sentirà parlare ancora.

Il podio al Giro del Veneto: Cavallaro ha prevalso su Cipollini per 5″ e Cattani per 33″ (foto Instagram)
Il podio al Giro del Veneto: Cavallaro ha prevalso su Cipollini per 5″ e Cattani per 33″ (foto Instagram)

«Ho iniziato seguendo le orme di famiglia – racconta il corridore pisano, ma con forti radici siciliane – i miei sono di Paternò (CT), mio zio Salvatore è stato professionista dal 1985 all’89 (da dilettante vincitore del Giro dell’Umbria a tappe, buon sangue non mente, ndr) e si sono spostati in Toscana per lavoro e… per ciclismo. In Sicilia non c’era tanto movimento, qui invece la bicicletta è una cultura radicata».

Quando hai iniziato?

In bici ci sono andato subito, a competere dalla categoria G1. Correvo nella Vecchianese, la squadra del mio paese per poi approdare alla Work Service.

Cavallaro era già stato protagonista al Giro del Friuli, chiuso al 5° posto (foto Instagram)
Cavallaro era già stato protagonista al Giro del Friuli, chiuso al 5° posto (foto Instagram)
Entriamo subito nello specifico: come mai emergi nelle corse a tappe, molto più che nelle gare d’un giorno?

Le mie caratteristiche per ora sono quelle: mi ritengo abbastanza completo, vado bene sul passo e in salita, anche se soffro ancora un po’ quelle lunghe, mentre invece ammetto di non essere molto veloce e probabilmente anche questo influisce sul mio rendimento nelle prove singole. La cosa principale comunque è che ho un buon recupero: negli impegni del fine settimana, quando ci sono gare al sabato e alla domenica, vado sempre meglio il giorno dopo, è come se mi sbloccassi.

E’ per questo che nelle corse a tappe ti esprimi meglio?

Anche in Veneto si è visto: il primo giorno ho sofferto molto, il secondo sono andato benissimo, la differenza era evidente.

Cipollini e Cavallaro, amici da sempre, al Giro del Veneto sono finiti 2° e 1°. Aiutandosi (foto Scanferla)
Cipollini e Cavallaro, amici da sempre, al Giro del Veneto sono finiti 2° e 1°. Aiutandosi (foto Scanferla)
Alla fine ti sei ritrovato a giocarti la vittoria finale con il tuo compagno di squadra Edoardo Cipollini: come vi siete regolati?

Battaglia non c’è stata. Con Edoardo siamo prima di tutto amici, ci alleniamo insieme. Abbiamo deciso insieme come gestire la corsa, lui mi ha coperto nella frazione finale e io gli ho tirato la volata. Ho anche conosciuto suo zio, lo scorso anno a Lucca.

Come ti trovi alla Work Service?

Molto bene davvero. Apprezzo soprattutto il fatto che abbiano avuto pazienza. Lo scorso anno, al mio primo anno nella categoria, ci ho messo tempo per ambientarmi e imparare anche perché da allievo non è che mi allenassi tantissimo. Piano piano ho iniziato a sbloccarmi, non solo fisicamente perché soffrivo tantissimo le gare, avevo veri e propri problemi di ansia.

A 18 anni Cavallaro mostra già molte abilità di gestione, sia delle sue energie che della squadra (foto Instagram)
A 18 anni Cavallaro mostra già molte abilità di gestione, sia delle sue energie che della squadra (foto Instagram)
Come li hai affrontati?

Mi sono affidato a uno psicologo e i risultati si sono visti: lavoro con lui da qualche mese e inizio a uscirne fuori, a essere meno chiuso e introverso e questo si traduce anche in gara, soprattutto nell’approccio.

Il risultato al Giro del Veneto ti ha sorpreso?

Ho po’ sì, perché prima della corsa mi vedevo ancora un po’ al di sotto degli altri. Molti dicono che non c’erano i big di categoria, considerando che i più forti erano all’estero per preparare i mondiali, ma io dico che in fin dei conti non c’è questa grande differenza. Ora ho preso coraggio e ho maggiore autostima, credo che l’unica cosa che ci può distinguere è che alcuni corridori sono seguiti di più.

Il pisano ha corso l’Eroica junior finendo 53°, ma innamorandosi di quella gara
Il pisano ha corso l’Eroica junior finendo 53°, ma innamorandosi di quella gara
Ti stai guardando intorno per il cambio di categoria?

Ci sono contatti, soprattutto con alcuni team toscani, ma non ho preso alcuna decisione, voglio prima vedere come va quest’estate.

C’è una gara che sogni per il tuo futuro?

Sì, la Strade Bianche. Mi piace pedalare sullo sterrato e poi, volete mettere che cosa significa vincere nella classica di casa? Sarebbe magico…