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Manico, genio, gambe: Pidcock doma la Strade Bianche

04.03.2023
6 min
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Dopo che ha vinto la Strade Bianche a questo modo, davanti a un pubblico straripante degno d’un Fiandre, chi glielo dice a Pidcock che dovrebbe mettersi a studiare da uomo dei Giri? Ci prova Ciro Scognamiglio, collega della Gazzetta e usa la parola “transizione”. Tom lo guarda, ci pensa e risponde.

«Non credo – dice – che sia giusto parlare di transizione, quanto piuttosto di sviluppo. E’ uno degli obiettivi miei e della squadra».

Nessun arrivo plateale per Pidcock a Piazza del Campo: meglio non correre rischi inutili
Nessun arrivo plateale per Pidcock a Piazza del Campo: meglio non correre rischi inutili

Zero calcoli

Sono le cinque passate. Il corridore della Ineos Grenadiers se ne è andato a quasi 50 chilometri dal traguardo, stabilendo la media record della corsa (40,636 km/h). Ha approfittato di un tratto di discesa. E lì, senza neppure forzare, ha lasciato andare la bici e si è ritrovato da solo. Calcoli zero, non si è nemmeno voltato. Ha tirato dritto e lo hanno rivisto al traguardo, mentre lui giocava a fare il Pogacar. Anche se, ammette, quando si è reso conto dei chilometri che ancora mancavano, si è chiesto se non avesse fatto una cavolata.

La concentrazione di ieri mattina e la poca voglia di parlare trovano immediatamente una spiegazione. Ora il britannico sta seduto nel tavolo della sala stampa e risponde alle domande, con la chiara sensazione che il flusso delle parole sia piuttosto frutto di un ragionamento interiore.

Discesa dopo il Monte Sante Marie, Pidcock molla i freni…
Discesa dopo il Monte Sante Marie, Pidcock molla i freni…
Ti serviva vincere qui per confermare di aver fatto bene a non difendere la maglia iridata del cross?

Penso che sia stato insolito il fatto di non andare a difenderla, ma il mio obiettivo è sempre statto vincere il mondiale di ciclocross, non difenderlo. Quest’anno ho cominciato con altri obiettivi. Vincere oggi ha solo confermato che ho fatto la scelta giusta.

Quando hai vinto il mondiale di cross, sei arrivato con la pancia sulla sella. Hai pensato di festeggiare anche oggi in modo strano?

No, oggi volevo essere certo di arrivare fin sul traguardo (ride, ndr).

Che cosa rappresenta per te la Strade Bianche?

Penso che sia la mia corsa preferita. Gli scenari. La gente. Il percorso che mi si addice molto. Gli ultimi 20 chilometri sono stati molto dolorosi, però me li sono goduti anche molto. L’ultima salita è stata un’apnea. E’ molto diverso fare uno sforzo di questo tipo dopo 180 chilometri, piuttosto che in una gara di cross.

Era previsto che attaccassi in discesa?

Ma io non ho attaccato (ride, ndr). L’ultima volta la corsa si era aperta dopo il Monte Sante Marie e così è stato anche oggi. Ci siamo ritrovati davanti con Bettiol e Bagioli e non ho fatto altro che lasciar andare la bici. Poi ho pensato di aver fatto una cosa stupida, soprattutto quando verso la fine della corsa il margine si riduceva.

Hai fatto come Pogacar, ci hai pensato?

Pensavo di aver fatto la stessa distanza di fuga, mi hanno detto che ho fatto un chilometro in più. Non era nei miei piani. Non sono Pogacar, lui è un riferimento. Però al via della corsa non ho mai pensato che lui e Van Aert non ci fossero. Io penso a quelli che ci sono, mai agli assenti.

Simmons cresce a vista d’occhio. Le sue progressioni nel finale hanno sfiancato gli inseguitori
Simmons cresce a vista d’occhio. Le sue progressioni nel finale hanno sfiancato gli inseguitori
Sai andare in discesa, vai forte in fuoristrada: credi che queste doti ti abbiano agevolato?

Specialmente nel primo settore di sterrato, mi sono accorto di quanto gli altri ragazzi non fossero comodi. Ecco, essere a proprio agio su certi terreni fa una bella differenza.

E’ la tua vittoria più bella?

No, forse le Olimpiadi in mountain bike sono state più importanti. La difesa del titolo olimpico infatti è una cosa a cui tengo molto.

Come ti sentivi stamattina al via?

Avevo la sensazione che stesse per succedere qualcosa di bello, una cosa che mi capita a volte sin da quando sono junior. Sono sensazioni, una forma mentale. Tutta questa settimana sono stato felice, oggi c’era tutto perché andasse bene.

Sulla salita finale di Santa Caterina delle scene da Fiandre: Siena era piena di tifosi
Sulla salita finale di Santa Caterina delle scene da Fiandre: Siena era piena di tifosi
Sembri più motivato dello scorso anno, è solo una sensazione?

No, è vero. Ho iniziato con una forma molto migliore, perché non fare il mondiale di cross mi ha permesso di lavorare meglio. In più nella squadra c’è un’ottima atmosfera, siamo un gruppo davvero diverso dallo scorso anno.

In cosa è diverso?

Siamo giovani e ambiziosi. Ciascuno tira fuori il meglio e spinge gli altri a farlo. C’è un’atmosfera positiva, molto diverso da quando sono arrivato in squadra.

L’obiettivo sono le classiche: riuscirai a tenere la forma?

E’ un lungo periodo, ma so che ora posso puntare a vincere corse con fiducia. Cercherò di mantenere questa forma, speriamo duri per il tempo necessario.

Tjesi Benoot e Attila Valter: questa volta la Jumbo Visma ha inseguito: all’arrivo sono 3° e 5°
Tjesi Benoot e Attila Valter: questa volta la Jumbo Visma ha inseguito: all’arrivo sono 3° e 5°
Abbiamo visto dei video che fanno pensare a un tuo attacco sul Poggio alla prossima Sanremo.

Il Poggio ha sicuramente una discesa importante e impegnativa. Ma spero che nessuno si aspetti che resti per 300 chilometri in gruppo per fare un attacco in quel punto. Non sarebbe la tattica migliore.

Pensi che questa corsa possa essere una prova Monumento?

Se me lo aveste chiesto prima che la vincessi, avrei detto che si poteva valutare. Ora che l’ho vinta, direi che lo merita senz’altro (ride, ndr).

Sul podio con Pidcock, Madouas e Benoot, vincitore a Siena nel 2018
Sul podio con Pidcock, Madouas e Benoot, vincitore a Siena nel 2018

Spiritoso. Nervoso. Parole brevi e frasi smozzicate. Questo è Tom Pidcock, campione olimpico della mountain bike, mondiale del cross e vincitore di un Giro d’Italia U23. Uno che in apparenza non ha ancora trovato i suoi limiti. Stasera non sa ancora come festeggerà. Ma di certo, qualunque sia il modo che sceglieranno Tosatto e i suoi ragazzi, sarà più che meritato.

EDITORIALE / L’Italia s’è desta, finalmente…

13.02.2023
4 min
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L’Italia s’è desta. Bettiol, Milan, Velasco, Ciccone, Consonni e Moschetti (foto di apertura) hanno riannodato subito il filo con la vittoria. Parliamo di strada pro’, ma anche la pista e le donne hanno fatto la loro parte. E ad eccezione di Milan, gli altri uscivano da periodi in chiaroscuro, fra pandemia, malanni e infortuni.

L’osservazione potrebbe non avere letture parallele, oppure significa che tutto sta tornando come prima, sia pure con più qualità. Gli squilibri degli anni Covid si stanno riducendo. Prima o poi ci renderemo conto del modo in cui il virus ha influito sullo svolgimento delle corse, al pari di quello che ha fatto con le nostre vite.

Prima vittoria 2023 per l’Italia: Bettiol vince il prologo del Tour Down Under. Il suo obiettivo è la Roubaix
Prima vittoria 2023 per l’Italia: Bettiol vince il prologo del Tour Down Under. Il suo obiettivo è la Roubaix

La nuova normalità

Ad esempio Pogacar ha deciso o qualcuno l’ha deciso per lui che non correrà il UAE Tour. Avendolo vinto negli ultimi due anni, sarebbe stato costretto a ripetersi. Ma se, come ha detto Brambilla, non combini nulla senza essere al 110 per cento, la condizione richiesta allo sloveno a febbraio sarebbe stata troppo alta. Soprattutto dovendo puntare a classiche e Tour de France.

Evenepoel è partito dall’Argentina, ma anziché giocare come nel 2020, ha preso il suo vento in faccia e pagato il conto all’inverno da campione del mondo e all’obiettivo Giro.

Vingegaard inizierà alla fine di febbraio. Ayuso anche più avanti e come lui Roglic.

Nessuno gioca più con l’alto rendimento, ad eccezione di Van der Poel e Van Aert, la cui classe però poggia sulla preparazione del cross.

La più grande lezione imparata da Pogacar al Tour dello scorso anno è che vincere è diventato impegnativo anche per lui. Lo scorso luglio Tadej ha pensato per qualche tappa di poter giocare come nel 2021, scattando e sprintando su ogni strada di Francia. Al dunque però è stato impallinato da Vingegaard, arrivato al top con precisione da cecchino.

Tour de France 2022: Pogacar detta legge fino alla 11ª tappa, poi subisce la lezione di Vingegaard
Tour de France 2022: Pogacar detta legge fino alla 11ª tappa, poi subisce la lezione di Vingegaard

Il rispetto e i professori

Tornerà tutto normale anche in Italia, certo con più qualità. Essersi fermati nei mesi del lockdown ha permesso di riscrivere le abitudini: la routine di sempre difficilmente avrebbe reso possibile cambiamenti così rapidi nell’ambito dell’alimentazione. Però è un fatto che anche in quei primi mesi del 2020 qualcuno avesse ravvisato un cambio di passo.

La metamorfosi delle categorie giovanili sta riscrivendo la storia del grande gruppo. Gli under 23 e soprattutto gli juniores lavorano con il misuratore di potenza, vanno in altura e hanno il nutrizionista. Hanno a riferimento le prestazioni dei campioni, che Strava e Velon diffondono a più non posso. E’ evidente che al passaggio tra i grandi potrà esserci attenzione per le distanze superiori, ma la capacità prestazionale è già di tutto rilievo.

Rileggendo le frasi dei corridori più esperti, è frequente trovare parole sullo scarso rispetto che vige in gruppo nei confronti degli atleti più esperti. Sembra brutto, ma di base è quello che succede in ogni contesto. Il compito di dare un ordine a tutta questa esuberanza spetta ai direttori sportivi, a quelli di personalità quantomeno. Come sta ai professori delle superiori pretendere il rispetto degli alunni, che si alzeranno in piedi al loro ingresso in classe.

Ciccone ha iniziato l’anno vincendo una tappa alla Valenciana
Ciccone ha iniziato l’anno vincendo una tappa alla Valenciana

L’Italia che riparte

A noi stanno a cuore gli italiani. Per questo siamo qui a sperare che la normalità della preparazioni in salute riesca finalmente a valorizzare corridori che avevano sempre brillato e che a causa del Covid hanno perso due anni. Si riparte da zero anche in Italia, come fossimo a gennaio 2020.

Non abbiamo l’erede di Nibali, ma nemmeno vogliamo fasciarci il capo. Come ha fatto notare Prudhomme, cosa dovrebbero dire i francesi che non vincono un Tour dal 1985, il Giro dal 1989 e la Vuelta dal 1995? Sia fra gli uomini sia fra le donne abbiamo veramente tanti atleti di talento pronti a riprendere da dove hanno dovuto interrompere. La parte più difficile per loro è stata resistere alle critiche cattive di chi commenta sui social sfogando le sue frustrazioni. Chi allena oggi Ciccone racconta di una capacità di recupero fuori dal comune, di una clamorosa potenza aerobica e di grande capacità lattacida. Non bastano questi dati per descrivere un uomo, ma pensando al fatto che Giulio negli ultimi anni ha preso il Covid a ripetizione, vogliamo vedere cosa potrà fare infilando un percorso finalmente netto?

Ci mancherà ancora Colbrelli, ma non ci stupiremmo di trovare sulle stesse strade qualcuno in grado di non farlo rimpiangere troppo a lungo. Bettiol, ad esempio. E chissà se tra i danni del Covid alla fine non si dovrà inserire anche il doloroso ritiro di Sonny.

Prime corse e grande caldo, non si sfugge ai crampi

25.01.2023
4 min
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Crampi e caldo fuori stagione. Vedere Bettiol alle prese con le odiate contratture e sperimentare il caldo argentino dall’altra parte del mondo ha fatto capire a quali violente sollecitazioni siano sottoposti i corridori nelle corse di inizio stagione. Il caldo da questo punto di vista è un pessimo cliente. Ancora Bettiol e Izagirre furono frenati allo stesso modo alle Olimpiadi di Tokyo, uno su strada e l’altro nella crono, dove caldo e umidità non facevano difetto.

Così stamattina, al riparo dal sole nell’autodromo di Villicum da cui è partita la terza tappa della Vuelta a San Juan, abbiamo chiesto a Emilio Magni, medico dell’Astana Qazaqstan Team, di spiegarci il meccanismo dei crampi. E come mai ad alcuni atleti capitino più spesso che ad altri.

Emilio Magni è medico dell’Astana: ha seguito tutta la carriera di Nibali
Emilio Magni è medico dell’Astana: ha seguito tutta la carriera di Nibali
Dottore, ripariamoci dal sole. Esiste una predisposizione al crampo?

Diciamo che i crampi hanno delle cause multifattoriali, ovviamente. E quindi diciamo che parlando in termini un po’ allargati, si può parlare di predisposizione. Nel senso che per un soggetto alcune condizioni possono predisporre all’insorgenza dei crampi.

Il caldo è la condizione scatenante?

Per quanto ci riguarda, in questo momento è la causa più importante: queste temperature molto elevate, che ovviamente comportano una sudorazione abbondante. La sudorazione comporta una perdita di elettroliti, in particolare sodio, potassio e anche calcio, che sono tutti elementi che rientrano a pieno titolo nella contrattilità muscolare. Per cui quando c’è uno squilibrio idroelettrolitico, cioè tra contenuto di acqua e presenza di minerali, il muscolo diventa un organo bersaglio.

Bettiol al Down Under ha mostrato una condizione super, ma i crampi lo hanno colpito la 2ª tappa
Bettiol al Down Under ha mostrato una condizione super, ma i crampi lo hanno colpito la 2ª tappa
Quindi viene da pensare che, al di là dell’acclimatazione a queste temperature, un supporto di integrazione sia fondamentale.

E’ fondamentale mantenersi molto ben idratati prima di partire. Addirittura non è sbagliato se c’è un po’ di eccesso di idratazione. Tanto è vero che si ricorre per esempio anche all’aumento del dosaggio del classico sale da cucina, il cloruro di sodio. Perché il sodio, circondandosi di molecole di acqua, tende a trattenerle. Quindi quello che in molte altre situazioni può essere uno svantaggio, in questi casi si rivela un vantaggio.

L’atleta che, come dicevamo prima, ha questa predisposizione può fare dei test preventivi per capirlo?

Ci sono dei test, degli esami che ti possono mettere parzialmente in guardia, ad esempio sul controllo degli elettroliti. In più si fa il bilancio idrico della giornata. Tanto è vero che, come molti altri colleghi, la mattina faccio il controllo delle urine, sia per quanto riguarda il ph, cioè il lato dell’acidità, sia la densità urinaria o peso specifico, per valutare lo stato di idratazione. E’ una misura indiretta, però è semplice a farsi e ci dà un elemento importante di valutazione.

Ognuno ha il suo piano di idratazione?

Esatto. Come fra le persone… normali, c’è chi già beve due litri di acqua al giorno, chi invece beve mezzo litro. Quello che ne beve 2, in queste situazioni deve andare a 3 oppure 3,5. Quello che ne beve mezzo non si può accontentare di un litro e mezzo. Volendo dare una percentuale, direi che bisogna idratarsi di un 100 per cento in più.

Altre le cause per i crampi di Scaroni sul Grappa alla Adriatica Ionica Race: il bresciano non correva da mesi e ha pagato lo sforzo
Altre le cause per Scaroni sul Grappa alla Adriatica Ionica Race: il bresciano non correva da mesi e ha pagato lo sforzo
Quando arriva il crampo durante la corsa, partita chiusa?

Se compaiono i segni della disidratazione o comunque un po’ più in generale quelli del classico colpo di calore, nel senso della performance è tardi. Però certamente sul piano della salute no, si fa sempre in tempo a rimediare, facendo una diagnosi precoce.

Questo caldo umido aumenta la propensione al crampo?

L’adattamento influisce. Si viene qui da temperature vicine allo zero e ci si proietta in questo mondo, in questo forno… Quindi sì, l’impatto è violento.

Qui in Argentina quali rimedi adottate?

Quelli che abbiamo detto. Quindi un’idratazione importante e un buon apporto di sali, eventualmente mirato al discorso del sodio. Ma ci sono delle criticità.

Durante la prima tappa in fuga, Tarozzi non ha fatto che vuotare borracce
Durante la prima tappa in fuga, Tarozzi non ha fatto che vuotare borracce
Ad esempio?

Uno dei rimedi per star bene idratati è mangiare verdura e frutta. Però la verdura e la frutta sono molto ricche di acqua, quindi una volta che quest’acqua vegetale entra nell’organismo, va a creare uno squilibrio tra apporto idrico e apporto di sodio. Quindi da una parte ti dà un vantaggio perché ti idrata, ma dall’altra riduce relativamente il contenuto di sodio. Ecco perché si tende anche ad aumentare un po’ il quantitativo di sale.

Un altro caso di coperta corta?

Come per tanti altri aspetti, molto corta, ma bisogna tirarla un po’ da tutte le parti

Bettiol è un campione, ma bisogna conoscerlo bene

05.10.2022
5 min
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Si torna rapidamente a parlare del mondiale, questa volta con Leonardo Piepoli. Il pretesto è rallegrarsi con lui per la vittoria del “suo” Enric Mas al Giro dell’Emilia, con la conferma che il corridore spagnolo ha grandi mezzi fisici e solo da poco sta iniziando a crederci. E per una rapida associazione di idee, siamo stati noi a portare il discorso su Bettiol. Il toscano è arrivato in Australia con una condizione eccellente, avendo dimostrato di essere il solo a reggere le accelerazioni di Van Aert. E siccome Piepoli è il suo allenatore e a volte gli fa anche da motivatore, abbiamo cercato di capire come l’abbia visto nella corsa australiana.

Ai mondiali, Bettiol ha risposto facilmente a ogni allungo di Van Aert: aveva una grande condizione
Ai mondiali, Bettiol ha risposto facilmente a ogni allungo di Van Aert: aveva una grande condizione

La testa del velocista

Partiamo da un’osservazione fatta da Bennati nei giorni prima del mondiale, sulle rare occasioni che i nostri corridori hanno di fare la corsa e il fatto che siano spesso a disposizione di altri leader. Il cittì azzurro aveva portato l’esempio della tappa di Mende al Tour de France, in cui Bettiol stesso fu battuto da Matthews, dopo che nella fuga aveva tirato e anche tanto per Uran.

«Ma lui ha tirato – dice Piepoli – perché gli è stato chiesto alla radio come stesse e ha detto di non stare bene. E in parte è lo stesso discorso del mondiale, nel senso che se parti per vincere, parti per vincere come i velocisti. Il velocista fa 30 volate l’anno e anche il peggiore ha un compagno di squadra che gli dà una mano. Quindi ha 30 occasioni in un anno: molti non ne vincono neanche una, eppure ogni volta sono lì a pretendere “il sacrificio” del compagno di squadra e poi perdono o vincono. Alberto invece non ragiona così. Per lui deve essere tutto perfetto, quindi senza mal di gambe e nessun altro problema».

La Coppa Agostoni è stata la corsa del rientro dopo il mondiale in Australia
La Coppa Agostoni è stata la corsa del rientro dopo il mondiale in Australia

Gestire il campione

Nei suoi momenti lucidi e autoironici, Bettiol è il primo a scherzare sulle sue doti e sul fatto che comunque vinca poche corse. Però probabilmente in alcuni casi il pallino della corsa dovrebbe averlo in mano la squadra.

«Conoscendo quello che hai in mano – conferma Piepoli – devi agire di conseguenza, anche se queste cose è facile dirle a posteriori. Quindi se io oggi ho Bettiol in mano, gli direi: «Stai male? Non mi interessa, tu tiri a vincere!». Oppure, opzione B, faccio finta e gli dico: «Okay, non preoccuparti, cerca di stare tranquillo, poi vediamo se ti riprendi in finale». La metterei giù così, cercherei il modo di non eliminarlo, perché so già che lui non mi dirà mai che sta bene. O meglio, se sta bene dice di volare. Ma nella sua testa, non concepisce che in una corsa di sei ore, si possa avere un momento di difficoltà o si senta di essere meno brillanti. Però sai com’è fatto e sai che devi “gestire” il cavallo che hai. Quindi, fra molte virgolette, devi cercare di manipolarlo».

Ieri al via della Tre Valli Varesine assieme a Battistella, altro reduce da Wollongong
Ieri al via della Tre Valli Varesine assieme a Battistella, altro reduce da Wollongong

Mancavano le radio

Il guaio è che in una corsa come il mondiale, il margine di intervento è ridotto all’osso e alle parole che al corridore possono dire gli uomini della nazionale appostati ai box e lungo il percorso. Del tema delle radio da vietare in due occasioni all’anno si è già detto.

«Con le radio – annuisce Piepoli – le corse cambiano, quello a priori. Poi in questo caso qua, non so se a favore o a sfavore, però le cose cambiano. E’ evidente. Se parte Remco e tu lo sai che Remco parte fra i 70 e gli 80 chilometri dall’arrivo, se anche nessuno gli risponde, dici alla squadra di chiudere. Qualcosa fai. Impedisci che si apra subito quella distanza e la chiudi subito. La chiudi un attimo».

L’obiettivo finale di Bettiol è il Lombardia. La Tre Valli è stata un test sulla condizione
L’obiettivo finale di Bettiol è il Lombardia. La Tre Valli è stata un test sulla condizione

L’uomo dei miracoli

Bettiol è tornato in Europa con il fastidio di essersi sentito additato come il colpevole, in una corsa in cui tuttavia l’Italia ha corso bene e nessuno ha sentito la necessità di rintracciare il responsabile di una mancata vittoria. Soprattutto in una spedizione tacciata dai più di non avere la giusta consistenza e invece super attrezzata e battagliera. Ci sarebbe da aspettarsi la vendetta al Lombardia, sarebbe davvero un grande segnale.

«Il fatto però – dice Piepoli – è che adesso non sta tanto bene. E’ tornato in Italia con una forte tosse e questa è la cosa peggiore, perché il Lombardia voleva farlo bene. Era anche mentalmente predisposto. Però sinceramente, per quanto lo stia spronando a tenere duro, non ha la condizione del mondiale. Però lui è l’uomo dei miracoli, quindi magari alla fine un bel Lombardia lo farà pure».

Invece Bettiol non crede che Remco fosse alla nostra portata

25.09.2022
4 min
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Le cose dopo la corsa sono diverse da come appaiono dopo che se ne è parlato con la squadra. E sono diverse anche da come te le raccontano da casa basandosi su letture frettolose. Alberto Bettiol al momento sta passando più o meno su questo sentiero, senza rendersi conto che nella continua ricerca del miglior risultato, ipotizzare la sua presenza nella fuga di Evenepoel è il modo di riconoscergli una superiorità oggi lampante. Era il solo per l’Italia in grado di fronteggiare il fenomeno belga.

In salita Bettiol ha dimostrato di essere al livello di tutti i più forti
In salita Bettiol ha dimostrato di essere al livello di tutti i più forti

E’ chiaro che nessuno poteva saperlo prima, ma il Bettiol visto scattare in faccia a Van Aert avrebbe potuto reggere anche l’azione di Evenepoel. E a quel punto il belga avrebbe fatto come a Trento lo scorso anno davanti a Colbrelli. Avrebbe smesso di chiedere cambi e avrebbe rischiato di tirare a testa bassa verso il suicidio.

Sedici corridori

Ottavo all’arrivo, da chiedersi se sia poco oppure tanto. Senza sapere che cosa si sono detti gli azzurri nella riunione, è facile considerare che quando sei leader, si alzano le aspettative. E se poi viene fuori che gli altri chiamati a condividere con te il peso della responsabilità non hanno le gambe, come probabilmente è stato oggi per Bagioli, il peso aumenta. Al leader si chiedono i risultati. E quando Evenepoel è andato via non da solo, ma in quel gruppo di sedici corridori tirato fuori dai francesi, sarebbe bastato (forse) trovarsi in testa al gruppo per agganciarsi.

Nella volata per l’argento, Bettiol è stato 7° subito dietro Sagan
Nella volata per l’argento, Bettiol è stato 7° subito dietro Sagan

«E’ stato un mondiale strano – le parole di Bettiol dopo l’arrivo – tutti aspettavano la salita e un corridore come Remco ne ha approfittato. Noi non abbiamo un Remco in squadra, quindi non potevamo fare altro che essere presenti in ogni fuga ed evitare di ritrovarci a tirare e non abbiamo mai tirato. Nell’ultimo giro ho provato ad attaccare insieme a Van Aert e l’ho quasi staccato, anzi l’ho staccato. Siamo andati via con lui e Honoré, ma il percorso è molto veloce, da dietro rientravano.

L’attacco di Remco

Alberto è arrivato al mondiale con i gradi sulle spalle. Sappiamo tutti che nella giornata giusta avrebbe potuto tenere testa anche ai più forti e probabilmente quello di Wollongong è stato uno di quei giorni. Il fatto che Bennati abbia immaginato la sua presenza a ruota di Evenepoel deriva dalla stima che nutre nei suoi confronti, avendo capito che oggi il solo a poter far svoltare il mondiale azzurro fosse proprio lui.

Tornati al camper, ci pensa Federico Morini a dare a tutti una rinfrescata
Tornati al camper, ci pensa Federico Morini a dare a tutti una rinfrescata

«Purtroppo quando Remco è partito – ha ammesso Alberto a fine corsa – noi dietro ci siamo un po’ riposati e lui ha preso subito tanti minuti e poi il percorso è venuto più facile del previsto. Non avevamo nessuna marcatura a uomo. Solo non ci dovevamo ridurre a tirare, mentre a 100 dall’arrivo si doveva muovere Lorenzo Rota. Il suo attacco è stato più che giusto e poi non ha tirato un metro. Io e “Bagiolino” invece dovevamo farci trovar pronti negli ultimi due giri, mentre Matteo (Trentin, ndr) in caso di volata. Quindi questo è stato, ma purtroppo di Evenepoel ce n’è uno ed è stato più bravo».

La domanda resta e non avrà mai una risposta. Che cosa sarebbe successo se uno degli azzurri preposti a fare la corsa avesse seguito il belga anziché lasciare che a farlo fossero solo Conci e Rota?

Bettiol sente la fiducia, lancia Bagioli e ha tanta voglia di correre

22.09.2022
7 min
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Un volo da Montreal a San Francisco, poi uno per Sydney e l’avventura australiana di Alberto Bettiol ha preso il via. Quando si è accorto che sulla stessa rotta viaggiavano Sagan, Matthews e Van Aert, in qualche modo il toscano ha sentito di aver fatto la scelta giusta. E’ arrivato a Sydney mercoledì scorso, ha mandato giù il fuso orario e se lo guardi mentre si muove nell’hotel della nazionale oppure a tavola mentre tiene banco tra il presidente federale e Amadio, capisci che l’umore sia quello giusto.

«Sto bene infatti – sorride – sono arrivato dal Canada in anticipo sugli altri. Siamo andati a vedere il percorso, che è veloce. Le curve si fanno tutte senza frenare. Ci sarà poco tempo fra una salita e la successiva».

Volume e recupero

Il Gibraltar Hotel sta sul monte. Per andare verso il mare ci sono poche strade e una è la Tourist Road Oval, che si perde tra prati e foreste di eucalipti. All’imbrunire si incontrano i canguri, durante il giorno frotte di corridori dei team che hanno scelto di dormire nella stessa area e di amatori che ogni giorno scalano il Macquarie Pass che dal mare si inoltra verso l’interno.

«Alla fine c’è solo quella salita lunga – conferma Alberto da perfetto padrone di casa – ma le strade sono tutte vallonate e sono belle, non c’è un metro di pianura. Per fortuna, ad eccezione di questi ultimi giorni, abbiamo sempre trovato bel tempo e sono riuscito a fare prima tutti gli allenamenti di volume. Ho fatto una bella distanza sabato e poi due volte quattro ore, lunedì e martedì. Così di qui a domenica ci sarà solo da recuperare, al massimo farò un richiamo venerdì, ma vediamo il tempo».

Ultima distanza

Chiacchiere di un pomeriggio quieto. Oggi (ieri per chi legge) gli azzurri hanno fatto cinque ore, l’ultima distanza approfittando del tempo che ancora reggeva, mentre stamattina piove e di certo faranno meno. “Betto” ha la barba lunga e lo sguardo placido.

«Recupero e massaggi – sorride – sono contento di essere arrivato prima, piuttosto che fare scalo a casa per quattro giorni, come ha fatto Bagioli. Ma lui ha prenotato il volo prima di sapere di essere convocato, sennò alla fine avrebbe seguito la mia rotta. Si trattava di arrivare in Italia, stare quattro giorni, assorbire il fuso e poi ripartire e doversi abituare a quello australiano. In fondo sono qua da otto giorni. C’è lo chef italiano, il massaggiatore, il meccanico. Sembra di essere in ritiro a Riotorto come ai tempi della Liquigas, si sta bene».

Con Massini e Battaglini

La squadra gli piace e in qualche modo si può dire che l’ha vista nascere. Bennati è stato a casa sua per parlare di avvicinamento, in quel pomeriggio in cui fu messa in giro la voce folle delle sue dimissioni.

«Con “Benna” – dice – abbiamo tanti punti in comune. Siamo cresciuti entrambi col Massini e poi con Mauro Battaglini come procuratore e soprattutto consigliere. Mi manca tanto Mauro, chissà cosa direbbe del ciclismo di oggi. Con Daniele siamo anche stati compagni di squadra ai mondiali di Bergen e ci siamo incrociati in più di qualche corsa. Con lui c’è un rapporto sincero, in cui l’amicizia a un certo punto viene messa da parte, senza che io mi aspetti favori o protezione. Ad esempio abbiamo visto entrambi che Bagioli va molto forte, le gare in Canada sono state giuste per capire lo stato di forma. Oggi abbiamo visto il Team Relay in camera mia, anche con Battistella. E Benna è davvero un bel mix. Ha ancora elementi del corridore, ma lo vedi che pensa già da tecnico».

Bettiol conferma che il Bagioli visto in Canada va davvero molto forte
Bettiol conferma che il Bagioli visto in Canada va davvero molto forte

C’è voglia di correre

Anche il team azzurro è un bel mix, cocktail di giovani, giovanissimi, debuttanti e gente esperta che malgrado il tanto vociare disfattista lasciato in Italia, domenica potrebbe dire la sua.

«Io e Trentin siamo quelli più esperti – annuisce – anzi lui è più grande, però è uno di noi (sorride, ndr). Zana è un po’ timido, ma si sta integrando bene. Si scherza e si ride, ma quando martedì Daniele sul pulmino che ci riportava in hotel dopo aver visto il percorso (foto di apertura, ndr) ci ha chiesto le nostre impressioni, ci siamo animati dello spirito giusto. C’è voglia di correre, forse perché siamo da tanto via di casa. Io di fatto sono partito il 4 settembre, ho corso in Canada il 9 e l’11, poi il 12 sono ripartito e sono qui da mercoledì 14 di mattina presto. E il pomeriggio sono subito uscito a farmi un allenamento con Ganna, Sobrero e Affini che erano già qui. Comunque sono tanti giorni».

Lo strappo col 40

E poi prima di salutarsi, come per un riflesso o un atto dovuto, il discorso torna sul percorso che li aspetta e che da domani diventerà il teatro delle sfide.

«Mount Keira è una bella salita, anche lunga – riflette Bettiol – ma messa in avvio di gara non penso possa far partire qualcuno. O almeno non qualcuno di quelli buoni. Lo strappo invece è duro e impegnativo, per cui anche se il circuito è veloce, con il passare dei chilometri la corsa viene dura. Dovremo farlo 12 volte, non sono poche. Di sicuro non si farà con il 53, anche perché il 53 non c’è più e toccherebbe semmai usare il 54 (riferimento ai gruppi Shimano 2022, che sono passati dal 53 al 54, ndr). Credo che userò rapporti normalissimi, per cui lo strappo si farà con il 40 e poi vedremo cosa dirà la corsa».

Fuori è buio. L’Italia ha centrato l’argento nel Team Relay vinto dalla Svizzera. A breve Ganna sarà in hotel e chiuderà la valigia. Per i ragazzi di Bennati invece il mondiale sta appena entrando nel vivo.

A tu per tu con Ballan ed il suo sguardo sul mondiale

11.09.2022
6 min
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A poche ore dalla prima lista, ancora lunga, di Bennati, dei convocati per il mondiale di Wollongong, l’attesa cresce. Il debutto iridato per il cittì sarà tosto, l’Italia manca dal gradino più alto del podio dal 2008 di Varese. Giorno nel quale, ad indossare la maglia più famosa del ciclismo fu Alessandro Ballan. Lo incontriamo allo stand di BMC, all’Italian Bike Festival, dove ieri (ed anche oggi) c’era Evans. I due scherzano, pedalano e parlano con la gente. 

«Il bello delle fiere e del ciclismo – inizia a dirci Ballan – è che le persone ci vedono, facciamo foto, interviste. Il nostro è uno sport bello e la passione dei tifosi è coinvolgente, arrivo a fine giornata stravolto, ma è così che deve essere».

Siamo a pochi giorni dal via della settimana iridata, che mondiale vedi?

Credo che questo mondiale si stia vivendo in maniera diversa dagli anni passati. Soprattutto perché si disputerà in Australia, quindi un Paese molto lontano da noi, non se ne è parlato così tanto. Sarà sicuramente insidioso, alla fine si tratta della corsa più importante dell’anno, ogni percorso porta i suoi problemi. 

Anche questo non ne è esente…

Saranno 4.000 metri di dislivello, ne deduco che sarà duro e ne uscirà un campione del mondo di fondo, ma soprattutto veloce. Gli ultimi 9 chilometri saranno totalmente piatti, questo darà la possibilità a vari corridori di rientrare nel finale. Potrebbe finire tranquillamente in una volata ristretta. 

Tanti favoriti quindi?

Il favorito numero uno è Van Aert, come lo poteva essere lo scorso anno. C’è da aggiungere la presenza di Girmay, che è stato capace di vincere proprio contro il belga quest’anno alla Gand-Wevelgem. Mancherà Alaphilippe, con grande probabilità, vincitore delle ultime due edizioni. E non escluderei assolutamente Evenepoel, però il Belgio a questo punto deve capire che strategia può mettere in atto…

Secondo te?

Penso che l’unica chance di Remco sia quella di arrivare da solo al traguardo, un po’ come ha fatto a San Sebastian e meno recentemente alla Liegi-Bastogne-Liegi. Dovrebbe cercare di fare una selezione simile a quella che fece all’europeo di Trento. Evenepoel in volata parte battuto rispetto agli altri corridori, la sua carta il Belgio potrebbe essere una scelta da giocarsi per far muovere anche le altre squadre. 

Non dovrebbe però portare via un gruppo ma andare da solo?

Certo, se si dovesse creare un gruppetto con lui davanti insieme ad altri corridori non avrebbe senso collaborare. Rischierebbe di arrivare al traguardo e di perdere, al mondiale non conta il piazzamento, ma solo chi vince. Il secondo posto conta molto poco alla fine. 

La nostra nazionale arriva con qualche difficoltà, tu su chi punteresti?

Non ci sono molti nomi tra cui scegliere, negli ultimi anni tirare fuori i 9 convocati non è assolutamente facile. La squadra con Ballerini, negli anni dove correvo anche io, era molto difficile da fare. Franco era costretto a lasciare fuori molti nomi di spessore. 

Bettiol capitano unico quindi?

La scelta di Bennati di portarlo come capitano (non ancora confermata ma manca solo l’ufficialità, ndr) è giusta. Alberto è un corridore di fondo, molto particolare, ma se riesce a cogliere la giornata giusta è in grado di cogliere il risultato pieno, come ha fatto al Fiandre. 

Al suo fianco chi metteresti?

Trentin, come uomo di esperienza e guida in gara non può mancare, il suo apporto potrebbe diventare fondamentale. Per il resto punterei su una squadra di giovani interessanti: da Bagioli a Battistella e molti altri. Quest’anno non potranno dire la loro ma il mondiale australiano sarà una bella scuola. 

Battistella ha fatto due bei podi alla Vuelta, poi è tornato a casa con la febbre…

E’ un corridore che mi piace molto, è tornato a casa dalla Spagna con un po’ di febbre, spero non abbia compromesso totalmente la condizione. Vive dalle mie parti. Mi piace perché è completo e tiene la distanza. Lo abbiamo visto spesso davanti, anche al campionato italiano vinto da Nizzolo ed è arrivato terzo quest’anno. Lo vediamo spesso davanti in chilometraggi al di sopra dei 250 chilometri, e questo è fondamentale per un corridore. 

Quel chilometraggio è una barriera naturale… 

Sì, per farvi un esempio: io in carriera ho vinto poco, però quel poco l’ho sempre ottenuto sopra i 250 chilometri. Questo vuol dire che le mie prestazioni rimanevano costanti, mentre quelle degli altri calavano. E’ una caratteristica che crea già delle differenze in gruppo. 

Il fatto che l’Italia non sarà protagonista come la vedi, come potrebbe agire?

Arrivare lì e non avere pressione ti dà quel qualcosa in più di tranquillità nel gestire la corsa. Sei più sereno e, banalmente, riesci a dormire senza ansie la notte prima. E’ logico che la nostra nazionale sia una delle più importanti. Storicamente, negli ultimi anni, non avere un corridore di spicco ha sempre un po’ condizionato la gara. Mi aspetto che Bennati faccia vedere la maglia nelle prime file lo stesso, non sarà facile ma ci deve provare.

La valigia di Bennati, Ulissi a casa e due nodi da sciogliere

06.09.2022
4 min
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Il fatto che la UAE Emirates gli abbia negato la possibilità di candidare Ulissi, a Bennati non è andato giù. Soprattutto per il modo in cui è avvenuto. Il commissario tecnico aretino è alle prese con il meccanismo delle convocazioni che, dovendo andare in Australia, passa anche per la richiesta dei visti. Dovendo farlo tre settimane prima della partenza, Bennati aveva avvisato tutti i corridori della rosa che li avrebbe avvisati il primo settembre.

«Lo sapeva anche Diego ovviamente – precisa Bennati – invece la sera del 31 agosto mi ha chiamato Matxin (team manager della squadra, ndr), dicendomi di non portarlo. Ha detto che avevano fatto una riunione con Gianetti e quella era la loro decisione, perché hanno bisogno di corridori per fare punti. Gli ho detto che avrei potuto convocarlo ugualmente e che loro non avrebbero potuto rifiutare, poi ho pensato che avrei creato problemi al corridore e ho lasciato perdere. Però questa storia non mi è piaciuta per niente. Forse sono rimasto alla maglia della nazionale come qualcosa di romantico. Ma evidentemente di quel romanticismo oggi è rimasto ben poco».

Ulissi non andrà a Wollongong per decisione della UAE Emirates, perdendo il suo 8° mondiale
Ulissi non andrà a Wollongong per decisione della UAE Emirates, perdendo il suo 8° mondiale
L’ultima volta che ci siamo sentiti via messaggio, eri appena stato a casa di Bettiol, nel giorno in cui si è letto delle tue dimissioni…

Eravamo a casa sua guardando la tappa della Vuelta (era il pomeriggio del 31 agosto, ndr), quando mi è arrivato il primo messaggio. Sul momento ho pensato a uno scherzo. Poi il telefono ha cominciato a prendere fuoco. Non c’era niente di vero, ma nessuno mi ha chiamato per verificare. Così l’ho fatto io per chiedere spiegazioni e mi hanno risposto che se mi avessero chiesto, io avrei detto che non era vero (Bennati ha subito pubblicato un post di smentita su Instagram, ndr).

Torniamo a Bettiol, come l’hai trovato?

Alberto è uno dei cardini della nostra squadra. Quando sta bene, non ha paura di questi chilometraggi e degli appuntamenti importanti. E’ una garanzia. La squadra sarà pronta per supportarlo e fare altro se necessario. Lui è super motivato, da ieri è in Canada.

Ci sarà un velocista?

Premesso che la lista lunga dei nomi la darò il 10 settembre, il solo velocista poteva essere Nizzolo, ma non sta abbastanza bene. In ogni caso ci sarà Trentin e Matteo dopo tanti chilometri diventa veloce. E anche Bettiol ultimamente si è provato negli sprint e non è andato male.

Trentin è stato il regista di Bennati agli europei di Monaco e sarà uno dei leader per il mondiale
Trentin è stato il regista di Bennati agli europei di Monaco e sarà uno dei leader per il mondiale
Non puoi dare i nomi, ma si può avere un’idea del gruppo dei gregari?

Ho dovuto lasciare fuori corridori come Puccio e De Marchi, dando spazio ad Affini e Sobrero che saranno già laggiù per la crono. La trasferta è impegnativa e sarebbe stato sciocco non approfittare di due atleti così forti e già sul posto. Per il resto ci sono solo due corridori da cui aspetto risposte, il resto è tutto definito.

L’europeo ti ha lasciato o insegnato qualcosa?

Poco sul piano tecnico. Sapevamo che sul quel percorso sarebbe finita così, come andare a fare i 100 metri contro Marcell Jacobs sapendo di poter fare al massimo 11 secondi. Contro Jakobsen e su un percorso privo di ostacoli, non potevamo fare molto di più. Errori sono stati fatti, ma sbagliare su un percorso facile è molto più probabile.

Con qualche corridore ancora in ballo, com’è stato dire i primi no?

Alcuni sanno già di venire, altri che aspetterò la fine della Vuelta e le due classiche in Canada. Ho trovato dei ragazzi molto sensibili e onesti. Se uno ti dice che non ha la condizione e si chiama fuori, tanto di cappello. L’ho detto a tutti: la prima cosa è l’onestà, perché al mondiale si va solo al 101 per cento e a volte anche il 99 non basta. Potrebbero fare i furbi, invece ho trovato tanta correttezza.

Edoardo Affini e Matteo Sobrero andranno in Australia per la crono, poi rimarranno per la strada
Edoardo Affini e Matteo Sobrero andranno in Australia per la crono, poi rimarranno per la strada
Come la stai vivendo personalmente?

E’ una bella soddisfazione e una responsabilità. Sono gasato. Non ci voleva tutto l’extra di questi giorni che un po’ inevitabilmente condizionerà, ma il mio compito sarà fare in modo che la squadra non ne risenta.

Cosa cambia fra la vigilia del corridore e quella del tecnico?

E’ tutto un altro mondo. Il corridore deve pensare a due cose: a stare tranquillo e alla corsa. Il mio ruolo prevede controllo su più fronti. Poi questa è una trasferta particolare, per cui gli ultimi 20 giorni sono stati impegnativi. Avendo dovuto anticipare tutto, ho dovuto fare una lista più larga, lasciandomi aperta la porta per eventuali inserimenti dell’ultima ora. I visti si pagano e per fortuna ho le idee chiare. Non è tanto per i costi, ma proprio per la possibilità di fare le cose. Non andrò alla Vuelta, perché non ho cose particolari da vedere. Faccio gli ultimi preparativi e il 16 settembre partiamo. Ormai ci siamo.

Wegelius: «Primavera dura, ma noi veniamo fuori nel finale»

09.08.2022
6 min
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Sedicesimi nella classifica a squadre relativa all’ormai noto triennio 2020-2022. Autori sin qui di un’importante campagna acquisti. Reduci da un buon Tour de France, i ragazzi di Charly Wegelius, direttore sportivo della EF Education-EasyPost si preparano al futuro. Quello immediato del finale di stagione, quello un po’ più lontano dell’anno che verrà.

Non è ancora ufficiale, ma ormai è il “segreto di Pulcinella”: il prossimo anno Richard Carapaz vestirà la maglia del team americano. Un’importante svolta verso la classifica generale nei grandi Giri, il che è un po’ una novità per il gruppo di Jonathan Vaughters (il team manager), almeno nei tempi recenti.

Prima del ritiro, Cort aveva dato spettacolo tra maglia a pois e fughe, poi anche la vittoria a Megeve
Prima del ritiro, Cort aveva dato spettacolo tra maglia a pois e fughe, poi anche la vittoria a Megeve

Primavera dura

Con Wegelius partiamo proprio da Carapaz, ma il tecnico mantiene la bocca cucita, come ci si poteva attendere. Fino a che non avverrà l’annuncio ufficiale guai ad esporsi. Giusto così.

Quel che è certo è che la EF ha bisogno di rilanciarsi. E deve farlo prima che arriverà la maglia rosa del 2019. La stagione sin qui è stata difficile.

«Faccio quasi fatica a giudicare la stagione – dice Wegelius – perché abbiamo avuto una primavera davvero difficile. Io non so perché, ma sembra proprio che abbiamo sofferto più di altri il Covid e le altre malattie, anche quelle normali. E questo ha inciso moltissimo». 

«Faccio un esempio: Magnus Cort Nielsen. Si è rotto la clavicola, poi ha avuto il Covid… In questo modo è tosta avere continuità e fare programmi per la condizione dell’atleta, ma anche per la squadra. Ammetto che più di qualche volta abbiamo avuto difficoltà a schierare sette uomini al via delle varie corse».

«Oppure Uran (che abbiamo visto in difficoltà al Tour, ndr): a primavera ha avuto il Covid. Si stava riprendendo, ma è caduto alla Liegi. Si è rialzato e dopo quattro giorni al Romandia è caduto un’altra volta, rompendosi la spalla. Tra l’altro quella che si era già fratturato in passato: ecco questa è stata la foto della nostra primavera».

Rigoberto Uran ha avuto un inizio di stagione tribolato, lo vedremo molto meglio alla Vuelta
Rigoberto Uran ha avuto un inizio di stagione tribolato, lo vedremo molto meglio alla Vuelta

EF da fine anno

Poi però le cose piano piano hanno iniziato a girare per il verso giusto. Un discreto Delfinato, uno Svizzera in crescendo…

«E direi un ottimo Tour – commenta Wegelius – abbiamo dato spettacolo, abbiamo vinto una tappa e credo che abbiamo creato i presupposti per disputare un ottimo finale di stagione. Che poi è un po’ una caratteristica della nostra squadra».

E qui scatta la curiosità. Perché una squadra ha “caratteristiche ideali” per il finale di stagione? Le corse più o meno sono quelle: dure, facili, un grande Giro (la Vuelta), brevi corse a tappe…

«E’ una conseguenza del fatto che abbiamo possibilità di fare mercato solitamente più tardi rispetto ad altri team. Cerchiamo i corridori relativamente tardi nel corso della stagione. Abbiamo meno budget e prendiamo quelli rimasti disponibili. E di solito a questo punto dell’anno, sono quelli che appunto vanno forte con il caldo e nella seconda metà della stagione».

La speranza per la EF Education-Easy Post è che la teoria di Wegelius sia corretta. La classifica UCI, come dicevamo, è certamente meglio che ad inizio stagione, ma non è del tutto rosea. Ci sono molte squadre in pochi punti. E la zona retrocessione non è lontana.

«Vero – dice Wegelius – va meglio che ad aprile-maggio ma non si può mollare. Ci sono 8-9 squadre raccolte in pochissimi punti. Basta avere un momento no, qualche ritiro che la situazione può diventare impossibile. Il gap tra i team che abbiamo sopra e quelli che abbiamo sotto è davvero ridotto. La Cofidis mi sembra abbia pochissimi punti più di noi».

Bettiol si affaccia dal suo bus. Wegelius ripone grandi speranze su di lui (foto Instagram)
Bettiol si affaccia dal suo bus. Wegelius ripone grandi speranze su di lui (foto Instagram)

Su Bettiol…

E chi può portare tanti punti è uno dei suoi corridori simbolo, Alberto Bettiol. Il toscano, al Tour si è fatto le ossa. Non sarà alla Vuelta e potrà andare a caccia di traguardi importanti nelle corse di un giorno, che sono il suo pane.

«Anche Alberto è un esempio perfetto della nostra situazione e della nostra stagione – spiega Wegelius – ha reso meno di quel che ci si poteva aspettare da un corridore come lui. Ma sono un paio di anni che lottava con i guai. Ora pare finalmente essersi stabilizzato. Sappiamo come gestire il suo problema (la colite, ndr).

«Ad inizio anno ha fatto meno gare. Quando prima dicevo che il Covid con noi si è fatto sentire di più mi riferivo anche a lui. Alberto anche in virtù del suo problema, ha pagato di più il Covid. E poi al rientro è stato sfortunatissimo con il suo “timing”, i suoi programmi.

«Era partito bene a Besseges, senza aver fatto nessun lavoro specifico. Avevamo programmato un grande blocco di lavoro proprio nel periodo in cui si è ammalato. E’ stato il peggior momento e devo dire che lui mentalmente è stato bravo a gestire la situazione. Tanto più che da lui i tifosi si aspettano tanto. Non a caso come ha fatto un po’ di base tra altura e Svizzera, al Tour ha lottato. Io ho tanta fiducia in lui».

Andrea Piccolo ha disputato solo 5 corse con la Drone Hopper-Androni, da oggi vestirà la maglia in gara della EF Education Easy Post
Andrea Piccolo ha disputato solo 5 corse con la Drone Hopper-Androni, da oggi vestirà la maglia in gara della EF Education Easy Post

Talento Piccolo

Un altro ragazzo che può fare bene e desta curiosità è Andrea Piccolo, acquistato in fretta e furia nel corso dell’estate dalla Drone Hopper-Androni. Andrea esordirà con la maglia della EF Education-EasyPost proprio a partire da oggi al Tour de l’Ain.

«Piccolo lavora con Acquadro. Il suo procuratore ce lo ha proposto durante il Tour o pochissimo prima. E la nostra squadra è specializzata nel reclutare questo genere di corridori. Atleti di grande potenziale che magari hanno avuto problemi, corridori che in quel momento gli altri non vogliono. Abbiamo la possibilità di prendere un top rider ad un prezzo più basso. Vaughters è attento a queste dinamiche.

«Piccolo non lo conosco di persona, ma di nome. So che ha un grande talento e da quel che ho visto è un ragazzo con la testa sulle spalle. Ci sorprenderà».

Mark Padun è pronto a disputare una grande Vuelta
Mark Padun è pronto a disputare una grande Vuelta

Equilibro Padun 

E uno dei corridori fedeli al “metodo Vaughters” è Mark Padun. Anche lui è arrivato in un momento in cui la Bahrain-Victorious lo aveva messo un po’ da parte. 

Il team americano lo ha messo a proprio agio, ha avuto pazienza e infatti al Polonia si è visto un Padun in buone condizioni e alquanto magro. L’ucraino sarà alla Vuelta.

«Padun sarà in Spagna – conclude Wegelius – non credo con velleità di classifica, ma per fare delle belle prestazioni nelle tappe. Con la potenza che ha, se Mark controlla il suo peso è fortissimo.

«Anche per lui non è stato un anno facile. Mark magari parla poco, ma il discorso della guerra ha inciso. E’ sensibile. Soffriva più di noi per il fatto che non riusciva a fare ciò che voleva».