Maximilian Sciandri è giusto di ritorno da un sopralluogo sul Monte Carpegna, che si scalerà due volte nel corso della sesta tappa della Tirreno-Adriatico. Il direttore sportivo ci parla della sua squadra, la Movistar Team. L’ha già guidata in gara in questa stagione, a partire dalla Valenciana.
Lo storico gruppo di Eusebio Unzue sta vivendo un momento di transizione. In autunno parlammo dell’addio di uno dei suoi direttori sportivi storici, Arrieta, e degli altri cambi nella dirigenza tecnica. Senza contare il viavai di campioni nel corso di questi ultimi anni. Sono andati via Nairo Quintana, Miguel Angel Lopez e Mikel Landa ed arrivato Enric Mas. Mentre il punto fermo resta Alejandro Valverde.
La schiera di giovani però non manca. Su 29 atleti, 16 hanno meno di 27 anni e in cinque potrebbero ancora correre con gli under 23.
Max, che ci facevi sul Carpegna?
Alla Tirreno ci sarà Mas e vuole fare bene. Io il Carpegna non lo ricordavo bene. Lo avevo fatto ad un GiroBio e ad una Coppi e Bartali e così sono partito da casa per andarlo a ripassare.
Che era sta vivendo la Movistar?
É un momento di cambiamento. Noi crediamo molto in Enric Mas e quest’anno stiamo pensando ad un approccio diverso ai grandi Giri. Un modo di correre meno attendista e più d’attacco, cosa che non ha mai fatto. Cercherà di proporsi un po’ di più, ma dirlo è una cosa, farlo è un’altra. E poi c’è il mitico Valverde, che tra l’altro ha già vinto, che smetterà a fine stagione.
Eterno Alejandro…
Oltre a Mas e Valverde, c’è poi una lunga schiera di giovani, guidati da Ivan Cortina, Alex Aranburu e Ivan Ramiro Sosa: tutti loro hanno potenzialità che per un motivo o per un altro non sono riusciti ad esprimere. Ma il nostro periodo di passaggio passa anche per l’arrivo di Patxi Vila e per la sua figura di performance manager. Lui ha portato tre preparatori e un nutrizionista con la sua “etichetta” e questo per noi è un qualcosa di nuovo.
Un qualcosa ormai d’imprescindibile nel ciclismo moderno…
Sì, e poi abbiamo anche la squadra femminile. Una squadra molto importante e che ha già vinto. Una squadra in cui milita la Van Vleuten e questo la dice lunga sul fatto di voler investire da parte del team.
Squadra rimaneggiata, per certi aspetti nuova, ma come si trovano gli stimoli quando in gruppo non ci sono Mas o Valverde?
Ogni diesse ha la sua storia, il suo modo di fare e a me piace essere realista. Se al via di una Sanremo ci sono Alaphilippe, un Sagan in forma e un Van der Poel, non vi dico che siamo limitati, ma è molto probabile che lotteremo per un piazzamento… e neanche troppo alto. E allora si cerca qualcosa di diverso. Si cerca una fuga. So che è poco e questo non vuol dire che ci accontentiamo, però senza il leader di punta ti devi arrangiare e trovare stimoli in altri modi.
Domanda che abbiamo fatto più volte anche ad altri tuoi colleghi con corridori simili: ma un Mas, che tra l’altro è spagnolo, perché non punta forte sul Giro che può vincere e poi alla Vuelta? Tolti i tre tenori, che poi dopo l’incidente di Bernal quest’anno sono due, ci sono lui e Carapaz appena dietro…
Vero, Mas tiene molto bene alla distanza e con la defaillance di un corridore potrebbe cogliere un podio importante e andare un po’ oltre le aspettative. Però il Tour è il primo obiettivo. In passato, con altri sponsor, la Movistar lo ha anche vinto e resta centrale. La Vuelta invece è il secondo essendo un team spagnolo. Al Giro ci verremo con Valverde. Lui si divertirà…
Valverde che si diverte ci crediamo poco!
Nel senso che vedremo come andrà, come cercherà di dare caccia alle tappe o a quel che vorrà. Correrà in modo spensierato. No, no… so bene che Alejandro va alle corse per vincere. “Killer” come lui ce ne sono pochi. Ho lavorato con Gilbert che è simile e averli in squadra è una lezione di vita.
Avete preso il tedesco Max Kanter per le volate, bravo ma non uno sprinter di primissimo ordine… Non c’è proprio l’idea del velocista in questo gruppo?
No! Non appartiene a questo gruppo. Non c’è nella testa, nelle radici. Io credo che Eusebio (Unzue, ndr) non sacrificherebbe mai una classifica a squadre per un velocista. Poi magari mi sbaglio…
Intendi proprio la classifica a squadre nei grandi Giri, quella per tempi?
Sì quella. Ci tiene particolarmente.
Eppure con le nuove regole del WorldTour quest’anno quasi tutti i team si sono rinforzati col velocista…
In tanti lo hanno preso. Sono bricioline, ma alla fine anche quelle vanno bene per fare punti. Ma Eusebio ci tiene troppo a fare classifica nei grandi Giri.
Max, prima hai citato Sosa: che programmi avete per lui?
Nel dettaglio non ricordo, ma i suoi appuntamenti più importanti sono la Tirreno-Adriatico e il Giro d’Italia. E più in là, la Vuelta. Sosa è un ragazzo davvero interessante. Lui magari alla Ineos-Grenadiers aveva le ali un po’ tarpate, aveva voglia di cambiare.
E poi ci sono Gorka Izaguirre e Alex Aranburu: con loro si può pensare anche alle classiche del Nord?
Izaguirre è già stato in questo team. E’ un uomo di esperienza, di fondo. Puoi farlo tirare in salita e poi ritrovartelo nel fondovalle successivo. E’ scaltro. Insomma lo puoi utilizzare in un sacco di modi. E Aranburu è un buon corridore. E’ veloce negli arrivi ristretti. Per crescere dovrebbe approfittare della vicinanza con Valverde, magari è uno stimolo in più per lui. E lo stesso discorso vale per Ivan Cortina.
Perché?
Perché anche Ivan doveva fare di più, ha un buon potenziale e ancora non si espresso al massimo. Insieme ad Aranburu potrebbe avere degli stimoli in più. Per quel che riguarda le classiche del Nord che dire: io manco da lassù dai tempi della Bmc e in 3-4 anni non ho la progressione del gruppo sottomano per valutare davvero le possibilità di questi nostri corridori. Insomma avere il polso della situazione, perché abbiamo visto che progressioni ci sono ogni anno, che incrementi di prestazioni. Si è visto come affrontano i grandi Giri, ma anche le piccole corse a tappe ormai. Per ora, quel che posso dire è che spero che Aranburu possa fare bene.