Spezialetti, Tesfatsion e gli obiettivi raggiungibili

09.06.2022
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Tesfatsion sul Monte Grappa sarà per un po’ il miglior biglietto da visita della Drone Hopper-Androni. Dopo un Giro d’Italia di tanti chilometri in fuga, ma senza l’effettiva possibilità di giocarsi una tappa, la vittoria del corridore eritreo sulla montagna regina della Adriatica Ionica Race ha parzialmente riequilibrato la bilancia. Non sarà come aver vinto una tappa al Giro, ma parlando con Alessandro Spezialetti, diesse del team di Gianni Savio, si capisce che esistono vari livelli di ambizione. E pur volendo sempre puntare al massimo, guai disdegnare conquiste di minor prestigio. Vincere non è mai facile.

«Quella vittoria rappresenta tanto – dice l’abruzzese – perché ci noi teniamo. Sono gare in cui possiamo vincere, abbiamo i corridori per farlo e sono una bella vetrina anche per i nostri sponsor. E poi, come ha detto Gianni, quella vittoria è servita per riscattarci da un Giro d’Italia in cui abbiamo ottenuto meno di quanto sperassimo».

Perché?

Siamo stati un po’ sfortunati, soprattutto in partenza. Sono mancati due corridori importanti come Restrepo e Grosu, quindi siamo partiti un po’ ridimensionati per quello che si poteva fare. Avevamo una bella squadra, anche se Cepeda non ha reso come ci si aspettava. Tesfatsion ha fatto il suo, ma partire senza quei due per noi è stato una grossa perdita.

Cosa pensi di Tesfatsion?

Natalino è fortissimo, vi dico la verità. E’ un bel corridore, che dall’anno scorso a oggi è cambiato tantissimo. Andate a rivedere il Giro d’Italia del 2021. Nella tappa di Sestola non riusciva a coordinarsi per infilarsi i guanti e non sapeva di dover mettere la mantellina prima che iniziasse la discesa. Quest’anno è cambiato totalmente. Mi piace tantissimo, soprattutto perché è veloce e va forte in salita. Se arriva in un gruppettino, al 90 per cento rischi che vinca la gara. E’ un bel corridore soprattutto per il futuro, beato chi lo prende

Pensi che andrà via?

L’anno prossimo credo di sì.

Spezialetti ha 47 anni ed è stato pro’ fino al 1997. E’ con Savio dal 2017
Spezialetti ha 47 anni ed è stato pro’ fino al 1997. E’ con Savio dal 2017
Poteva vincere prima?

Probabilmente sì, però i suoi progressi sono iniziati dall’inizio dell’anno. Ha vinto il Tour du Rwanda, che sicuramente non è una gara europea ed è una gara minore, però ha iniziato subito col piede giusto. Poi è arrivato in Europa, ha iniziato a capire come funziona ed è stato molto abile ad arrivare al livello attuale.

Quando torneranno Grosu e Restrepo?

Se tutto va bene, dovrebbero rientrare al Sibiu Tour, ma forse Grosu dovrebbe fare lo Slovenia la settimana prossima, si decide in questi giorni.

Benedetti, Grosu e Marengo nel ritiro spagnolo di inizio stagione. I primi due hanno ancora problemi
Benedetti, Grosu e Marengo nel ritiro di inizio stagione. I primi due hanno ancora problemi
Un corridore che ha corso pochissimo è Gabriele Benedetti, tricolore U23 in carica, dove è finito?

Benedetti purtroppo ha un problema al ginocchio, un ematoma che non riesce a guarire per il quale non farà nemmeno il campionato italiano. Ha corso il Sicilia, poi si è fermato ancora. Speriamo che torni dopo luglio. Fra noi cinque direttori sportivi, ci siamo divisi i corridori. Lui è con Daniele Righi, sono entrambi toscani, che lo segue passo dopo passo. E poi tra di noi ci si riporta le varie situazioni. Benedetti sa che è molto coccolato, perché è un corridore a cui teniamo molto. Lui e Marchiori, un altro che sta passando un brutto momento, ma speriamo che riesca a recuperare.

Cos’ha Marchiori?

Ha avuto un virus all’inizio dell’anno e non riesce più a trovare la condizione. E’ nel classico momento in cui deve sempre inseguire. Non gliene va bene una, ma anche lui tornerà.

Tornando al Giro, è vero che per le professional è difficile ottenere risultati perché i corridori WorldTour pretendono per sé la testa del gruppo?

La differenza c’è ed è tanta. Però se prendi i corridori giusti, non avrei dubbi che anche correndo in una professional potrebbero stare davanti a… rompere le scatole alle squadre WorldTour. Quando Spezialetti correva ancora, era lì davanti a limare anche se alla fine non era più in uno squadrone. Se i corridori sono validi, secondo me non devono avere timore reverenziale. C’è solo differenza economica, quella sì, però per il resto si deve e si può andare a testa alta. Lasciate stare la maglia rosa e i primi della classifica, poi se meni, là davanti c’è posto per tutti.

Doppietta Scaroni, qualcuno adesso farà qualcosa?

08.06.2022
4 min
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Questa volta non l’ha fatto con la rabbia, ma col cuore. Cristian Scaroni ha vinto la prima e poi anche l’ultima tappa della Adriatica Ionica Race, in una sorta di lungo e accorato appello per i destini dei corridori Gazprom. E vi possiamo giurare che in certi momenti ci sentiamo persino fastidiosi a ricordarlo, ma niente si muove e bisogna fare in modo che accada. Alla partenza i ragazzi della nazionale avevano detto che se si fosse arrivati in volata, avrebbero lavorato tutti per Malucelli. Per questo Scaroni è entrato nella fuga senza collaborare, mentre dietro il romagnolo pedalava sperando che li sarebbero andati a prendere.

«Non sapevo come stessi – dice con la fronte che gronda di sudore e aloni su tutto il corpo – perché dopo il Grappa ho avuto un affaticamento muscolare conseguente al crampo, per cui nei due giorni successivi, in cui avrei potuto combinare qualcosa, ho fatto peggio. Oggi sono entrato nella fuga, ma non per vincere. Volevo proteggere Malucelli, il velocista più forte di questa corsa…».

Corsa conclusa, foto ricordo di Argentin, con l’assessore regionale Castelli
Corsa conclusa, foto ricordo di Argentin, con l’assessore regionale Castelli
Negli ultimi 25 chilometri si è capito che non vi avrebbero preso…

E infatti sono stati tremendi. Ho dovuto chiudere tanti buchi e lo stesso hanno fatto Boaro e Zardini. Ci siamo parlati per impedire che se ne andassero quelli della Kern e della Eolo, che erano in due.

Dopo l’arrivo Stoinic ti ha urlato dietro qualcosa…

Quando sono partito ai 150 metri ero a metà carreggiata e mi sono spostato leggermente sulla destra, ma non mi sembra di aver fatto nulla di male. Mi dispiace che abbia avuto da dire, ma la volata di testa l’ho fatta io…

Per l’Italia tre vittorie di tappa e la certezza di aver aiutato tre ragazzi che lo meritano
Per l’Italia tre vittorie di tappa e la certezza di aver aiutato tre ragazzi che lo meritano
La prima vittoria è venuta di rabbia, questa?

Questa col cuore. Ieri ero sofferente alla coscia, non credevo di avere più gambe per mettere insieme qualcosa. Proprio col cuore.

Ci voleva?

Ci voleva. Diciamo che adesso mi sono sbloccato definitivamente. Speriamo di trovare una soluzione per tutto il resto e magari anche una squadra per quest’anno.

L’abbraccio di Bertazzo a Scaroni ha molti significati
L’abbraccio di Bertazzo a Scaroni ha molti significati

Situazione assurda

Se le WorldTour non possono ritoccare i loro organici, sembra francamente incredibile che a fronte delle vittorie di questi ragazzi, non ci siano professional disposte a ingaggiarli sino al termine della stagione.

«Correrei anche gratis – diceva ieri mattina Malucelli – l’importante è correre per arrivare al prossimo anno senza essere rimasti fermi per otto mesi».

Sul traguardo di Ascoli, fra i primi ad abbracciare Scaroni è arrivato Liam Bertazzo, uomo d’oro della pista, che ha lavorato in vista della Nations Cup di Cali e ha aiutato i compagni. Come i ragazzi della Gazprom, anche lui alla fine del 2021 si è trovato a lungo senza squadra.

«Posso capirli bene anche io – dice – perché mi sono ritrovato a lungo senza niente. Allenarsi è dura, perdere completamente il ritmo gara rende difficile anche allenarsi. Da questi particolari si distingue che hanno testa, grinta e cuore».

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Zana, è fatta: «Adriatica Ionica, quarta settimana del Giro»

08.06.2022
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Seduto sotto i portici del Palazzo dell’Arengo ad Ascoli Piceno, Filippo Zana si gode la vittoria della Adriatica Ionica Race. Non l’ha mai data per scontata, anche se si era ormai capito che le strade per metterlo in difficoltà fossero finite. E così la stagione, che doveva essere quella del passo avanti dopo l’eccellente Tour de l’Avenir, si è rimessa in carreggiata.

La primavera e le corse fino al Giro, legate forse a un cambiamento di preparazione dell’ultima ora, non sono state formidabili. Avendo la corsa rosa nel mirino, la squadra aveva concordato che Zana andasse sull’Etna per fare l’altura e poi il Giro di Sicilia. Invece il suo preparatore Paolo Artuso, lo ha dirottato sul Teide con i corridori del Team Bahrain Victorious ed ha poi suggerito che andasse al Tour of the Alps, dove forse il livello era troppo alto e gli ha impedito di arrivare al Giro come avrebbe sperato. In quelle tre settimane s’è invece compiuto il miracolo della condizione. E sulle strade dal Friuli alle Marche, il corridore della Bardiani-CSF-Faizanè è riuscito a rialzare la testa.

Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo
Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo

«Adesso tutto è basato sui numeri – dice e un po’ sorride – e quando si vede che ci sono i numeri, si capisce che siamo in forma. Però diciamo che ho capito di stare veramente bene nella prima tappa, quando ho fatto l’attacco in salita e ho tirato sempre io. Ho scremato bene il gruppo e poi dopo la discesa ne avevo ancora per chiudere su tutti gli scatti. Quel giorno mi sono detto che la gamba stava tornando…».

E poi c’è stato il Grappa, no?

Sul Grappa mi sono sentito veramente forte. Ho ritrovato la gamba che avevo l’anno scorso quando stavo bene, per esempio al Tour de l’Avenir. Sono veramente contento, tutti i giorni è stata dura però le gambe c’erano, quindi è andata bene.

Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Si va in paranoia se la condizione non arriva?

Diciamo che ci sono stati momenti non facilissimi, però sono riuscito a rimanere concentrato e diciamo che questa vittoria ripaga un po’ di tutti i sacrifici e le difficoltà che ci sono state fino ad ora. Speriamo di continuare al meglio e che la ruota sia girata. Adesso si arriva fino ai campionati italiani e poi ci sarà bisogno di recuperare per fare una bella seconda parte di stagione.

Possiamo dire che il Giro sia stato per certi versi deludente, ma di certo allenante? 

Questa condizione viene da lì. Dal Giro si può uscire morti o con la gamba. Io per fortuna sono andato in crescendo, si è visto che per me questa è come fosse la quarta settimana del Giro. Avevo buone gambe e sono riuscito a giocarmi la gara.

Come è stato portare la maglia tutti i giorni?

Ho avuto una squadra super, quindi non è stato così stressante. Sicuramente bisognava sempre stare attenti agli attacchi degli avversari, anche perché la classifica era corta, quindi ho dovuto muovermi io in prima persona quando attaccavano i primi di classifica. Però la squadra ha lavorato veramente in maniera strepitosa per giorni e quindi è grazie a loro se sono riuscito a portare a casa questa corsa.

La vittoria cambia faccia alla tua stagione?

Diciamo che ripaga un po’ di sacrifici e di sofferenze avute quest’anno. Quindi adesso abbiamo un’altra metà di stagione bella tosta e sicuramente cercheremo di prepararla nel migliore dei modi, per riuscire a toglierci ancora qualche soddisfazione.

Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy
Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy

Ha lo sguardo sereno e le gambe che pulsano ancora di caldo e fatica. Adesso vengono a chiamarlo per la premiazione. Ora finalmente potrà salire sul podio e sentire che il discorso è chiuso. Piano con i voli pindarici. La sua carriera è appena agli inizi, ma la continuità nei risultati è di solito sinonimo di qualità. La Adriatica Ionica Race per il vicentino è la terza corsa a tappe vinta in due anni (prima il Sazka Tour e la Course de la Paix del 2021, oltre al terzo posto al Tour de l’Avenir). E questo, lasciandolo crescere come si deve, potrebbe essere un ottimo punto di partenza.

L’Astana, Manzoni e un’utile lezione di vita

08.06.2022
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«Essere l’unica squadra WorldTour in corsa – ammette Boaro in maglia Astana – è un vantaggio e uno svantaggio. Tutti aspettano noi o vogliono farci lavorare. A me sta bene. In queste gare trovi un ritmo differente. E dato che sto riprendendo in vista del Giro di Svizzera, va più che bene. Se ci fossero altre WorldTour sarebbe diverso e magari non ci sarebbe spazio per queste continental».

Boaro in corsa dopo classiche e ritiro di preparazione, in vista di Svizzera e Tour (è riserva)
Boaro in corsa dopo classiche e ritiro di preparazione, in vista di Svizzera e Tour (è riserva)

L’unica WorldTour

La Adriatica Ionica Race volge al termine e nella tappa di ieri l’Astana ha lanciato Antonio Nibali all’attacco e ha tentato con Pronskiy di infilarsi nella lotta per la classifica tra Zana e Tesfatsion.

Essere l’unica WorldTour in gara non è semplice. Anche se la squadra kazaka è venuta al via con un gruppo di giovani in cerca d’autore, è chiaro che abbia avuto più da perdere che da guadagnare nel confronto con tante squadre più piccole. Eppure la sua presenza parla di rispetto per l’organizzatore e testimonia la voglia di far correre i giovani a un livello che più gli si addice.

Nella tappa di ieri, Antonio Nibali in fuga e Pronskiy a provare nella generale
Nella tappa di ieri, Antonio Nibali in fuga e Pronskiy a provare nella generale

Obiettivo vittoria

Sull’ammiraglia celeste viaggiano Manzoni e Maini e proprio qualche giorno fa, parlando col primo, era saltato fuori il discorso del rispetto delle corse, qualunque sia il loro livello.

«Penso sia un atteggiamento – ripete – che tutte le squadre dovrebbero avere. Magari i corridori non vivono tutte le corse con la stessa grinta, però il messaggio deve venire sempre dall’alto e quindi il direttore sportivo o comunque la squadra deve spingerli a onorare ogni corsa. Non è sempre facile, perché la stagione è intrisa di appuntamenti, però la gara dovrebbe essere sempre un punto di arrivo e un obiettivo da portare a casa».

Manzoni, diesse bergamasco classe 1969, è stato pro’ dal 1991 al 2004 (foto Astana Qazaqstan Team)
Manzoni, diesse bergamasco classe 1969, è stato pro’ dal 1991 al 2004 (foto Astana Qazaqstan Team)

Tutto da perdere

Corse, ritiri e un’agenda che ormai non concede più tregua. L’attività di un team è strutturata in modo così maniacale, che anche l’ipotesi di aggiungere un corridore in corso di stagione, come era stato ventilato parlando degli atleti Gazprom, costringerebbe la squadra ad aggiungere gare nel calendario per aver modo di far correre tutti i propri atleti. Garantendo a ciascuno un calendario decoroso e vedendo però aumentare i costi di gestione.

«Potevamo rimanere a casa da questa corsa – prosegue Manzoni – però se abbiamo accettato l’invito è stato perché pensavamo di portare a casa il risultato. Poi è chiaro che servano corridori e fortuna. Alla fine dipende da come la guardi. Hai più da perdere, perché se non vinci, non hai vinto. E se hai vinto, ti dicono che però eri l’unica squadra WorldTour. In ogni caso dobbiamo avere sempre un atteggiamento e un pensiero positivo, guardare il nostro e cercare di migliorare la performance, concentrandoci sui singoli. Uno come Gazzoli è un ragazzo che ha prospettive, ma deve maturare, deve migliorare e deve dimagrire. Però potrà darci soddisfazioni».

Per l’Astana, unica squadra WorldTour alla Adriatica Ionica Race, tanti occhi puntati
Per l’Astana, unica squadra WorldTour alla Adriatica Ionica Race, tanti occhi puntati

Senza rimpianti

Spesso si diceva nei giorni scorsi la differenza la fanno le motivazioni. E se alcuni corridori vivono la partecipazione a certe corse come una sfortuna, come quando il giornalista riceve un servizio minore e va a farlo con sufficienza, allora qualcosa si inceppa nel loro processo di crescita.

«Vieni qua e fai fatica perché quelli usciti dal Giro d’Italia hanno un’altra marcia», dice Manzoni, che di colpo lo scorso anno si ritrovò senza squadra e fu costretto a rimboccarsi le maniche. «Poi però – prosegue – vedi che i ragazzi della Gazprom riescono a vincere e bisogna fare un plauso a tutti loro. Perché si sono ritrovati senza squadra dall’oggi al domani e magari non prendono lo stipendio, però dall’altro punto di vista hanno trovato delle motivazioni super per dimostrare che meritano il loro posto in gruppo. Quando ti trovi in questa situazione, magari hai un atteggiamento mentale che non avresti in una situazione più tranquilla. Riesci a tirare fuori il meglio di te.

«Io non credo che un ragazzo che corre in bici possa essere svogliato, però è bene che i ragazzi sappiano che siamo dei privilegiati. Abbiamo la possibilità di dimostrare il nostro valore e questo nel mondo e nel lavoro è una cosa importante, da non sottovalutare. Glielo dico sempre che un giorno dovranno smettere e sarà bene che non abbiano rimpianti».

Strepitoso Lucca: davvero troppo vecchio per passare?

07.06.2022
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Taglia il traguardo in lacrime e non sa che nell’ammiraglia alle sue spalle, il diesse Contessa ha iniziato a farlo ben prima. Riccardo Lucca ha vinto di prepotenza in una corsa di professionisti e anche per lui si tratta della prima volta. Alle sue spalle un gruppo da corsa elite, perché per vincere si deve andare in fuga e non è detto che vengano sempre a prenderti. Probabilmente la caduta di Carboni nella penultima discesa l’ha avvantaggiato, ma quella curva l’avevano vista tutti e la scivolata del marchigiano parla forse di troppa foga.

Corsa al riscatto

E’ la corsa di chi vuole far sentire la propria voce e Lucca è uno di quelli che s’è abituato a camminare con i sassi nelle scarpe. L’anno scorso ha vinto sei corse con la maglia della General Store, ma ha pagato caro il fatto di avere già 24 anni. Come Alfio Locatelli si sentì dire da un procuratore che alla stessa età era già vecchio, il trentino di Rovereto ha semplicemente trovato le porte chiuse.

«Ieri è stata una brutta giornata – dice – ho pagato caro il Grappa. Ho perso più di 7 minuti e in classifica stamattina ne avevo quasi 10. Per questo sono entrato in quella fuga così numerosa. Ero convinto che ci avrebbero preso, invece si sono fermati. Prima di me ha provato Carboni, ma è caduto. E io arrivando, piangevo…».

Gregario da WorldTour

Il suo nome salta fuori dalle cronache delle ultime tappe e dai successi degli anni passati e di colpo la vittoria mette in fila i vari tratti e compone l’identikit di un corridore forte che magari si è fatto scivolare sopra il tempo nei primi anni di carriera.

«Sapevamo tutti delle grandi qualità di Riccardo – dice Davide Rebellin sfinito sul traguardo – ha un grande motore e merita di proseguire a un livello superiore, perché è un ragazzo vincente che sa anche fare lavoro di squadra. Merita una chance».

Sulla stessa lunghezza d’onda è Ilario Contessa, che con Lucca aveva già lavorato nella sua prima parentesi nella marchigiana Work Service.

«Il primo giorno – racconta al settimo cielo – era il più forte di tutti, ma ha pagato l’inesperienza di essere l’unico atleta continental e non è riuscito a gestire il finale. Va bene che ha vinto l’amico Scaroni, ma quel giorno non è andata bene. Alla luce di oggi però, ce la facciamo bastare ugualmente. Riccardo potrebbe essere un buonissimo gregario per una WorldTour, speriamo che almeno possa provarci in una professional».

Le porte chiuse

Lucca adesso non piange più e quando dice che nessuno l’ha ancora cercato per passare professionista, lo fa allargando le braccia.

«Forse ho perso del tempo – dice – ma certo i miei anni da junior sono stati gli ultimi in cui non facevano passare ragazzi così giovani. Adesso quei miei errori li uso per farli vedere ai nostri under 23, per correggerli quando è necessario. La squadra sta andando nella giusta direzione, abbiamo vinto quattro corse con quattro diversi corridori e adesso gli U23 andranno al Giro, mentre io avrò il Giro del Veneto e poi i campionati italiani su una distanza che non ho mai fatto. Ci saranno i corridori più forti, sarà comunque un’esperienza. Nessuno mi ha cercato, mentre tanti continuano a passare. Poi però vedo che tanti passano presto, non trovano il giusto colpo di pedale e sono in difficoltà».

Attacco frontale

Sirolo si specchia nell’Adriatico in un primo accenno di vacanze e spiagge. Antonio Nibali, sfinito dopo il traguardo, ha raccontato di averci provato e che la sua idea fosse più o meno la stessa messa in atto da Lucca. Scollinare con 5-6 secondi al penultimo passaggi sul Gpm e poi tirare dritto. Perché la discesa, diceva, si faceva meglio da soli che in gruppo.

Il finale ha proposto l’attacco frontale di Tesfatsion a Zana, che però ha risposto senza particolare affanno. E mentre il vicentino pedala verso l’attesa vittoria, il corridore eritreo cresce ogni giorno sul piano della fiducia. Chissà se anche su di lui ha già messo gli occhi qualche squadrone.

La testa va, la gamba non spinge: Monaco spiega…

07.06.2022
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In fuga nella tappa di ieri alla Adriatica Ionica Race (in apertura, al via da Ferrara con Scaroni), Alessandro Monaco sta faticosamente cercando di mettere insieme una stagione che gli permetta di rilanciarsi. Corridore di talento, il pugliese è uno di quei ragazzi sacrificati dalla Bardiani-CSF-Faizanè sull’altare della fretta. Passato professionista nell’anno del Covid con un ottimo curriculum, si è ritrovato a piedi a fine 2021 senza essersela potuta giocare. Ha lasciato posto ad altri che magari sfonderanno o magari faranno la sua stessa fine e si è accasato alla Giotti Victoria di Stefano Giuliani.

Ieri dopo la tappa ha chiacchierato a lungo con Giovanni Carboni, con cui ha trascorso i due anni alla corte di Reverberi e prima di parlare di sé ha dedicato un pensiero ai ragazzi della Gazprom.

«So purtroppo cosa significa essere a piedi – ha detto – oppure meglio… Non tanto essere a piedi quanto piuttosto lottare nelle difficoltà. Apprezzo questi ragazzi e posso veramente dire che li capisco. Alcuni come Scaroni e Carboni sono dei fratelli, degli amici. Cerco anch’io di essergli vicino, ma purtroppo questo non è un mondo facile. Però noi siamo veramente duri e, vada come vada, di sicuro un domani saremo degli uomini veri».

Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Parliamo di te, la fuga è stata un bel segnale di vita…

Spero di farne ancora per dimostrare che ci sono e dove potrei essere. Purtroppo nei finali manca sempre qualcosa. Ieri ho anticipato di sicuro per fare la tappa, ma anche perché il passo per tenere i primi non ce l’ho. Allora mi sono detto che magari anticipando sarei riuscito a rimanere agganciato. Purtroppo mi hanno preso ai piedi dell’ultima salita e ho patito a tenere il ritmo. Se mi avessero preso un paio di chilometri dopo, magari ci sarei riuscito, però le corse sono così. Io ci sono e cerco di dimostrare che ho voglia di fare, anche se mettersi in luce con gente che esce dal Giro è difficile.

Doveva essere la stagione del rilancio, come sta andando?

Ho alti e bassi e soffro purtroppo di un piccolo problema di salute che ho scoperto da poco e che devo risolvere, perché altrimenti è difficile andare avanti.

Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Di cosa si tratta?

E’ un problema che mi limita tantissimo, un fastidio e a volte un dolore a una gamba. Cerco sempre di trovare la grinta e di andare avanti, ma non è facile. Dopo un inizio di stagione buono, ho cominciato a sentire che qualcosa non andava e infatti era come pensavo e come pensavamo. E’ un problema di cui purtroppo soffre più di qualche ciclista e se non ti operi, limita tantissimo la prestazione.

Ne risenti in corsa?

Finché non mi prende, cerco di fare del mio massimo. Ci sono giorni che va bene e altri che ne soffro. Di base, non riesco a fare dei gran fuorigiri. Però se sono in fuga al mio passo, sembra tutto normale. Quando mi prendono i primi, non riesco ad aumentare il ritmo e lotto per restare agganciato. Purtroppo non decido io.

La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
Come prosegue la stagione dopo la Adriatica Ionica?

Adesso c’è il campionato italiano in casa, in Puglia. Di sicuro non è un percorso che mi si addice tanto, però voglio esserci per la mia terra. E poi sicuramente ci sarà il Sibiu Tour. La squadra è rumena, quindi ci teniamo tanto. Poi penso che farò un periodo di distacco, anche per approfondire questo problema.

Carboni, a tutta rabbia: «Adesso una squadra per la Vuelta!»

06.06.2022
6 min
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Mentre Giovanni Carboni sul podio riceve fiori e applausi, il padre Ivan e la mamma Lucia ai piedi del palco trattengono a stento l’emozione. Brisighella è riarsa da un sole duro il cui riverbero sulle pietre rende il centro una fornace. La mamma è commossa. Dice Giovanni che negli ultimi tempi hanno anche litigato, perché lei chiedeva ogni giorno se ci fossero novità e la situazione dei corridori Gazprom sembra congelata nel nulla. Stesse domande, stesse risposte: zero. In certi frangenti si vive con i nervi a fior di pelle.

«E’ stata un’emozione grande – dice il padre – lo seguo da quando era esordiente e ci credevamo che oggi potesse fare qualcosa di buono. Anche se con la testa era difficile restare concentrati, si è sempre allenato e ha sempre dato il massimo».

La vittoria di Carboni a Brisighella è stata il modo per sfogare la grande rabbia
La vittoria di Carboni a Brisighella è stata il modo per sfogare la grande rabbia

Strade amiche

La corsa, in breve. La terza tappa della Adriatica Ionica Race è partita da Ferrara ed è arrivata in questo paesone medievale sulle colline romagnole. Su strade simili e in un caldo altrettanto torrido, Giovanni aveva preso il sesto posto ai tricolori vinti da Colbrelli a Imola. Buono a sapersi.

Racconta Gabriele Bonetti, che è di qui e ha scritto il pezzo di lancio della tappa di domani parlando con Carboni, che in realtà Giovanni gli fosse parso molto interessato alle salite di oggi. Ora si capisce il perché. Ripresa la fuga di Monaco e Fancellu, infatti, Carboni si è messo a fare il diavolo a quattro. Ha attaccato e lo hanno ripreso. Ha attaccato e attaccato ancora e alla fine ha vinto.

«Il Monte Grappa di ieri – dice – era troppo lungo per uno che non ha corso il Giro d’Italia. Sarebbe stato irrealistico pensare di arrivare davanti. E poi a un certo punto si è pure rotto il cambio e ho pensato che la sfortuna non volesse abbandonarmi. Per questo oggi ho deciso di anticipare l’ultima salita, perché non avrei potuto reggere i migliori. Ho una bici da 8 chili. Dovevano arrivare le ruote leggere, ma dal primo marzo non è arrivato più niente. Anzi, è già buono che non si siano ripresi tutto».

Arrabbiato e deluso

Carboni è il terzo corridore della ex Gazprom a vincere in questa fase di purgatorio che minaccia di piegare verso l’inferno. Malucelli in Sicilia e Scaroni l’altro giorno a Monfalcone (in apertura i tre sono insieme dopo il traguardo di oggi a Brisighella). Prima di loro, Fedeli era andato fortissimo in Sicilia e come lui Conci e Canola. Questa situazione balorda, per la quale bisogna ringraziare il presidente dell’UCI Lappartient, li ha dotati di una cattiveria senza precedenti. Carboni, che è un mite, ha lo sguardo indurito, parla a fatica e solo perché deve farlo, ma si vede che dentro ha il terremoto.

«Questa situazione – conferma – mi sta tirando fuori la cattiveria. Prima ero più calmo e meno istintivo. Ora sono un fascio di nervi e non è per niente facile. Dovrei essere felice, invece sono arrabbiato e deluso».

Alla partenza da Ferrara, Scaroni, Monaco e Zana: Monaco sarà presto in fuga
Alla partenza da Ferrara, Scaroni, Monaco e Zana: Monaco sarà presto in fuga

Una squadra per la Vuelta

La ragazza mora con la macchina fotografica alla transenna era sulle spine. Non conoscendola e avendo riconosciuto dall’altro lato i genitori di Carboni, abbiamo pensato che fosse la sua ragazza. Poi la maglia azzurra del vincitore è piombata nella scena e il padre è corso in mezzo alla strada per abbracciarlo. Sono stati attimi lunghi come la lunga attesa. Quindi Giovanni è andato dalla mamma e solo alla fine si è diretto verso la moretta, che gli ha detto qualcosa sul fatto che abbia voluto farla morire di crepacuore.

«E’ la mia prima vittoria – dice Carboni (anche Scaroni due giorni fa ha centrato in azzurro il primo successo) – ed è venuta con la maglia azzurra. E’ tutto così strano… Questa maglia è la cosa più bella che ci sia. Quella ragazza? E’ la compagna di Malucelli. Io e “Malu” abbiamo vissuto gli ultimi tre mesi praticamente insieme come dei fratelli. Non ho dubbi che anche lei sia stata contenta. Ma adesso datemi una squadra per correre la Vuelta. Ne ho bisogno. Ho 27 anni, sono maturo per farlo…».

Brindisi con la birra, per Zana il primo giorno da leader è passato senza grossi scossoni
Brindisi con la birra, per Zana il primo giorno da leader è passato senza grossi scossoni

Protesta sbagliata

Sono le stesse parole che ha detto dopo l’arrivo, appena tagliato il traguardo. Solo che quelle le ha ruggite, mentre ora, seduto davanti all’antidoping, ha trovato il tempo per prendere fiato e mandare giù qualche sorsata d’acqua.

«In gruppo di queste cose se ne parla – dice – ma lo sapete com’è, il minimo necessario e non con tutti. Anche quel braccialetto… A me non l’hanno neanche dato».

Bisognava prendere in mano la situazione senza aspettare. A Laigueglia, nel primo giorno di questo colossale casino, bisognava andare alla partenza vestiti di bianco e fare in modo che la protesta fosse subito vibrante. Invece il silenzio ha lasciato credere di aver colpito persone inermi e incapaci di reagire, alle quali non è neppure necessario dare spiegazioni. Probabilmente è vero che Lappartient non dirà nulla sul tema, essendo ancora in piedi il ricorso di Renat Khamidulin al Tas, ma i corridori ne sono esenti.

Ai corridori andava offerta una via d’uscita. Il fatto che si sia pensato di poterne fare a meno basta per chiedere le dimissioni di una dirigenza impegnata a far girare manifestazioni e milioni di euro, ma incapace di prendersi cura dei suoi figli. Ma chi le chiederà?

La vicenda Gazprom ha tirato fuori in Carboni e nei suoi compagni una cattiveria inedita
La vicenda Gazprom ha tirato fuori in Carboni e nei suoi compagni una cattiveria inedita

Tutti grandi

Domani si parte da Fano, la sua città, e la ricorrenza avrà un sapore particolare. Chissà se nel frattempo la grande stampa deciderà finalmente di sporcarsi le mani con questa vicenda o continuerà ad ignorarla.

«Sono stati giorni duri – chiude suo padre – bisognava tenerlo tranquillo e gestire la situazione. Speriamo di venirne fuori presto. Questa vittoria è un premio inaspettato per tutti i ragazzi del gruppo Gazprom. Sono tutti dei grandi».

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EDITORIALE / La lezione di Rosola su corridori, rabbia e diesse

06.06.2022
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Dopo aver seguito il Giro d’Italia sulle moto di RCS Sport, Paolo Rosola, direttore sportivo disoccupato della Gazprom, ha trovato un posticino anche nella carovana della Adriatica Ionica Race. All’indomani della vittoria di Scaroni nella prima tappa, avendolo incontrato nella piazza di Castelfranco Veneto mentre confabulava con Malucelli (foto di apertura: Malucelli è un altro corridore della squadra inopinatamente chiusa dall’Uci, come pure Scaroni e Carboni), Rosola raccontava un interessante episodio.

«Il direttore sportivo di una squadra WorldTour di cui non faccio il nome  – raccontava – ieri mi ha guardato e mi ha detto che fra i suoi corridori ce ne sono alcuni che guadagnano 300.000 euro all’anno e sono svogliati, mentre questi qua non prendono lo stipendio da tre mesi e hanno addosso la rabbia che serve per fare i corridori».

La volontà e la rabbia spesso non bastano. Ieri sul Grappa Carboni ha dovuto stringere i denti e poi mollare
La volontà e la rabbia spesso non bastano. Ieri sul Grappa Carboni ha dovuto stringere i denti e poi mollare

Un fatto di grinta

Sicuramente la motivazione di questi ragazzi è qualcosa fuori dal comune. Però è altrettanto vero che osservando alcuni dei corridori che fanno parte del gruppo, la sensazione che alcuni si accontentino di vivacchiare sui contratti firmati in certi momenti ti assale.

A conferma di ciò valgano le parole di un massaggiatore, ugualmente incontrato in corsa. Parlando di un corridore giovane della sua squadra, annunciato come molto forte e di cui non ha fatto il nome, ci ha chiesto informazioni sulle sue qualità di quando era un under 23.

Quando gli abbiamo chiesto il perché di quella domanda, ci ha raccontato che questa corsa è la prima volta in cui lo abbia massaggiato e che glielo abbiano presentato come un ragazzo di sicuro talento. Ma quando durante il massaggio gli ha chiesto quanto pesasse, il ragazzo gli ha risposto di essere un chilo sopra al suo miglior peso da dilettante. Considerando che di solito il miglior peso da dilettante è soggetto a… dimagrimento, è stato immediato dedurre che probabilmente qualcosa non andasse. Tanto più che nella prima tappa, piena di strappi, la squadra puntava su di lui e lui si è staccato.

La Colpack è una continental: il confronto con i pro’ e un’attività ragionata dovrebbero far crescere
La Colpack è una continental: il confronto con i pro’ e un’attività ragionata dovrebbero far crescere

Chi comanda davvero?

E’ sicuramente sbagliato pretendere che tutti abbiano la fame e la rabbia dei corridori della Gazprom: anche fra loro ce ne sono alcuni che non hanno reagito esattamente in questo modo. E’ sbagliato anche pretendere che un neoprofessionista possa avere capito tutto, ma il livello della Adriatica Ionica Race è tale che un neopro’ uscito da una buona continental possa essere qui a giocarsi le tappe. Altrimenti a cosa servono le continental? Sarebbe bello vederli con il sangue agli occhi e la voglia di recuperare l’indomani qualora la tappa di oggi fosse andata male.

Perché il tempo passa e non c’è niente di peggio di lasciarselo scorrere addosso. Ma lo spunto conclusivo in questo cammino di ragionamento lo ha offerto ancora una volta Rosola nella risposta data a quel direttore sportivo.

«Questi qui avranno sicuramente una fame fuori dal comune – gli ha detto – ma se da voi ce ne sono alcuni che guadagnano così tanto e sono svogliati è perché come direttori sportivi non comandate più nulla. E i loro manager decidono al posto vostro. Si sveglieranno semmai quando sarà il momento di rinnovare il contratto».

Oliver Stockwell: un britannico in terra friulana

06.06.2022
4 min
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Nel corso del nostro viaggio alla scoperta delle tante realtà giovanili del nostro Paese siamo spesso entrati in contatto con il Cycling Team Friuli. La squadra, guidata caparbiamente da Roberto Bressan e Renzo Boscolo, ci ha mostrato di saper pescare tra i giovani e di avere il merito di guidarli passo passo nella loro crescita personale e sportiva. Così, quando alla corte friulana, accompagnato da Maurizio Fondriest si è presentato un giovane inglese, Oliver Stockwell, la spia della curiosità si è accesa.

Oli” in questi giorni sta correndo l’Adriatica Ionica Race, ha chiuso la prima tappa al 19° posto e la seconda sul Grappa al 14°. Un bel risultato, se si pensa che domani (7 giugno, ndr) compirà 20 anni.

Oliver Stockwell è arrivato al CTF nello scorso mese di novembre
Oliver Stockwell è arrivato al CTF nello scorso mese di novembre
Ciao Oliver, innanzitutto da che parte dell’Inghilterra arrivi?

Da un paese poco fuori Londra. 

Quando sei arrivato per la prima volta in Italia?

La prima volta che sono venuto qui in Italia è stato lo scorso autunno, all’inizio di novembre, per conoscere il team ed i miei compagni. Poi ho fatto un po’ di volte avanti e indietro dall’Inghilterra per allenarmi con i ragazzi.

E quando ti sei stabilito definitivamente?

Mi sono trasferito in pianta stabile da febbraio.

Ecco la sua Merida con nome e cognome e la bandiera del Regno Unito
Ecco la sua Merida con nome e cognome e la bandiera del Regno Unito
Vivi da solo?

No, vivo insieme ad un mio compagno di squadra che viene da Taiwan, Sergio Tu. Mi ha aiutato molto ad ambientarmi, passiamo tanto tempo insieme. Nei giorni di riposo andiamo in città a fare un giro o prendiamo un caffè al bar.

Com’è vivere da solo, lontano da casa, ti manca?

Mi trovo bene, ovviamente a volte mi manca casa, ma tutto sommato sto bene. Mi piace molto l’Italia, specialmente il Friuli, è un bel posto, soprattutto per allenarsi in bici. C’è sempre un bel clima, caldo, a volte troppo – ride – ora che arriva l’estate le temperature si alzano tantissimo, a Londra è difficile che si superino i 30 gradi, anche in estate. La gente è fantastica, tutti sono gentili, è una cultura differente rispetto a quella inglese.

Come ti trovi con la nostra cultura?

Sono molto a mio agio, mi piacciono le persone, sono divertenti, a volte anche molto rilassate. Ci sono delle differenze, ma non saprei bene come definirle. Con il cibo, invece, mi trovo benissimo, è davvero molto buono. Anche quando vivevo in Inghilterra mangiavo spesso italiano, non ho un piatto preferito, mi piacciono tutti.

Oliver vive nella casa dedicata agli atleti del CTF alle porte di Udine, convive con l’altro corridore Sergio Tu
Oliver vive nella casa dedicata agli atleti del CTF alle porte di Udine, convive con l’altro corridore Sergio Tu
Qual è stata la cosa più difficile alla quale ti sei adattato?

Quando in questi mesi ha iniziato a fare davvero caldo, per me è stato uno shock. Anche le prime gare con certe temperature sono state complicate, poi dopo pochi giorni, direi una settimana, mi sono adattato.

E per quanto riguarda la squadra, i compagni, le gare, quali sono le tue sensazioni dopo un po’ di mesi qui?

La squadra è davvero buona, lavoriamo tanto insieme, le corse italiane sono difficili ed il livello di competizione è sempre molto alto. Però devo dire che mi sto adattando bene e questo sarà utile per il resto della stagione. Il livello dei miei compagni è alto, sono davvero molto forti, ma questo serve per crescere di condizione giorno dopo giorno. Per quanto riguarda le corse sono molto tattiche rispetto a quelle inglesi, è un modo differente di correre.

Qui dopo l’arrivo della seconda tappa dell’Adriatica Ionica Race conclusa al 14° posto a Cima Grappa
Qui dopo l’arrivo della 2ª tappa dell’Adriatica Ionica Race conclusa al 14° posto sul Grappa
Con l’italiano come te la cavi?

Sto imparando, ad ascoltare sono più facilitato, ma parlarlo è davvero difficile. Per fortuna i miei compagni sono davvero bravi a parlare inglese. 

Il tuo procuratore è Maurizio Fondriest, come lo hai conosciuto?

L’ho conosciuto la scorsa estate in Belgio, ai mondiali. Ho un amico che mi ha detto che è importante, quando vai in un team italiano, avere un procuratore che conosce la lingua e che ti possa aiutare a capire ed ambientarti. Poi Maurizio non ha bisogno di presentazioni, lui è bravissimo e mi fido pienamente di quel che mi dice.

Tu hai praticato sia ciclocross che strada quando eri in Inghilterra.

In Inghilterra praticamente tutti da piccoli facciamo più discipline: pista e strada, oppure strada e ciclocross, o anche ciclocross e Mtb. Per me era anche un qualcosa di divertente da fare durante l’inverno, per tenersi allenati ed attivi. Aiuta molto anche per quanto riguarda la guida della bici.