Il Covid di Ayuso e quell’analisi velocissima prima del via

07.09.2022
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Prima Majka al Tour, ora Ayuso alla Vuelta. Due casi di positività al Covid per le quali l’atleta è rimasto in corsa, grazie alla bassa carica virale. Sicuramente un passo avanti rispetto all’intransigenza dei primi tempi, quando per il virus di uno si mandava a casa la squadra. La conseguenza, probabilmente, di una migliore conoscenza del problema e di strumenti che hanno permesso di arrivarci. Del resto i medici, i manager e tutti quelli che a vario titolo hanno voce in capitolo nel grande circo del ciclismo hanno iniziato da tempo a dire che con il Covid bisogna rapportarsi come con l’influenza.

Bennett e Majka: il primo ha dovuto ritrarsi dal Tour per Covid, il secondo ha corso ugualmente: differenze di carica virale
Bennett e Majka: il primo ha lasciato il Tour per Covid, il secondo ha corso ugualmente: differenze di carica virale

Il quinto tampone

Ayuso ha iniziato ad avere qualche avvisaglia dopo la cronometro di Alicante, affermando di aver avuto sintomi compatibili con il Covid la notte prima. I tamponi sono scattati in automatico: ne ha fatti tre e tutti negativi. Il mattino successivo altro controllo prima del via da ElPozo Alimentación: ancora negativo. Il giorno dopo è arrivato infine il test positivo: al quinto tampone, come raccontato allo spagnolo AS da Adriano Rotunno, medico del UAE Team Emirates, che avevamo contattato ai tempi della Parigi-Nizza per la commozione cerebrale di Trentin.

«Secondo i nostri protocolli interni – ha spiegato – Juan Ayuso si è sottoposto di mattina al test del coronavirus ed è risultato positivo. E’ asintomatico e dopo aver analizzato il suo test PCR abbiamo scoperto che ha un basso rischio di infezione, simile ai casi che abbiamo visto quest’anno al Tour. Abbiamo deciso di continuare la gara dopo aver consultato i rappresentanti medici della Vuelta e dell’UCI. Continueremo a monitorare il quadro clinico di Juan e seguire da vicino la sua situazione».

Ayuso ha raccontato di aver avuto i primi segni di malessere alla vigilia della crono di Alicante
Ayuso ha avuto i primi segni di malessere alla vigilia della crono di Alicante

La macchina PCR

Il dettaglio non è sfuggito. In passato, sottoposto a un tampone molecolare, il corridore sarebbe stato comunque fermato, in attesa che di conoscere la carica virale del suo campione. Sarebbe servito del tempo e difficilmente Ayuso, testato di mattina, sarebbe partito per la tappa di lì a un paio d’ore. L’accelerazione, esemplare per quanto riguarda la gestione delle risorse, è dipesa dalla scelta della squadra di Gianetti di dotarsi di uno strumento preposto all’uso.

«La situazione è complicata – ha confermato il team manager Matxin, riferimento per Ayuso – per cui testiamo tutti ogni due giorni, in aggiunta ai test effettuati dall’organizzazione. Abbiamo una macchina PCR dove possiamo controllare tutto, per avere sotto occhi prima di tutto la salute del corridore, quella del gruppo e poi il rispetto del regolamento di corsa. Nel caso di Ayuso, la luce era verde. Significava bassa carica virale».

Le prove successive di Ayuso hanno dimostrato che le sue capacità atletiche sono rimaste invariate
Le prove successive di Ayuso hanno dimostrato che le sue capacità atletiche sono rimaste invariate

Doppio verde

Assodato questo, il medico del team ha parlato con Xavier Vidart dell’UCI, gli ha spiegato i numeri e gli ha inviato tutti i dati. Una volta ottenuto il via libera, lo stesso Matxin si è messo in contatto con Javier Guillen, organizzatore della Vuelta, che ha dato a sua volta il benestare.

«Quando abbiamo avuto numeri rossi come nei casi di Laengen, Bennett, Trentin o Almeida al Giro – ha spiegato ancora Matxin – che mostravano rischio di contagio, non c’è stato da discutere. Avevamo già predisposto che Juan tornasse a casa, ma una volta scoperto che non sarebbe stato contagioso, abbiamo deciso di farlo continuare».

Ayuso ripartirà stamattina per una delle tappe più importanti della Vuelta al quarto posto della classifica generale, a 4’49” da Evenepoel. Le sue prestazioni in apparenza non hanno risentito del virus: per essere alla prima partecipazione in un grande Giro, il giovane spagnolo se la sta cavando davvero bene.

Trentin a casa: la commozione cerebrale è una cosa seria

15.03.2022
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Dopo l’ottimo inizio di stagione, fra gli iscritti provvisori della Sanremo risulta ancora Matteo Trentin, anche se il corridore del UAE Team Emirates è ancora a casa sua a Monaco, senza allenarsi, cercando di riprendersi dal brutto colpo alla testa subìto alla Parigi-Nizza (in apertura la crono durante la quale ha avuto i primi sintomi), in seguito al quale non ha preso il via nella quinta tappa. 

Il ciclismo si è dato una regola per i casi di commozione cerebrale, per cui Trentin è stato ritirato dalla corsa. Non immediatamente. Ha difatti finito la seconda tappa. Ha corso il giorno dopo. Mentre in quello dopo ancora, nella crono del quarto giorno, ha iniziato ad avvertire dei fastidi per i quali è stato fermato e non è partito nella quinta tappa.

La commozione cerebrale sottopone il cervello a un urto violento (foto Wikipedia)
La commozione cerebrale sottopone il cervello a un urto violento (foto Wikipedia)

Ne abbiamo parlato con Adriano Rotunno, medico della squadra, classe 1968, nato in provincia di Latina e cresciuto in Sudafrica.

«Qualsiasi trauma alla testa – dice – può avere conseguenze, lievi o gravi. Naturalmente, se c’è un danno al casco, c’è un rischio maggiore di commozione cerebrale, quindi è fondamentale che esaminiamo immediatamente a fondo il corridore (e il casco) per prendere una decisione rapida su una possibile diagnosi di commozione cerebrale. In altri sport è differente».

Come mai?

Il calcio o il rugby sono diversi. Il gioco può essere interrotto e i giocatori mandati a fare un esame neurologico approfondito in caso di trauma cranico. Giocheranno semmai la partita successiva. Il ciclismo è uno sport in continuo movimento e ad alta velocità. Quindi un esame neurologico “approfondito” dopo un trauma cranico è molto difficile da eseguire e le decisioni devono essere prese rapidamente, soprattutto in caso di corsa a tappe. Altrimenti la gara va avanti e il corridore resta fuori. E qui sta il problema…

Adriano Rotunno è un medico nato in Italia e cresciuto in Sudafrica (foto UAE Team Emirates)
Adriano Rotunno è un medico nato in Italia e cresciuto in Sudafrica (foto UAE Team Emirates)
Ci spieghi meglio, per favore…

C’è la pressione per tornare in bici e riprendere la gara. Viene da parte del corridore stesso, del team, degli sponsor. Come abbiamo visto in passato, l’esame neurologico rapido fatto a bordo strada, anche se eseguito bene, è spesso inadeguato visti i vincoli di tempo. Mette tutte le parti in una posizione difficile. Così con Trentin, il medico di gara ha eseguito un rapido esame neurologico, che Matteo ha oggettivamente superato, ed è stato ritenuto idoneo a continuare la gara.

Non avrebbe dovuto?

E’ stato bravo a finire la tappa, ma come sappiamo, i sintomi della commozione cerebrale possono essere ritardati e svilupparsi ore o giorni dopo l’incidente. Questo è quello che è successo nel suo caso e quindi, per evitare ulteriori colpi al cervello, è stato immediatamente ritirato dalla gara per consentirgli di guarire. Il nostro protocollo in caso di qualsiasi trauma cranico prevede che se c’è un sospetto clinico di commozione cerebrale, questo viene riconosciuto e il corridore viene ritirato immediatamente. E nei giorni successivi si svolgeranno ulteriori osservazioni ed esami neurologici.

Il colpo subito da Matteo è stato particolarmente violento rispetto alle cadute più frequenti?

Con il danno al casco, la possibilità che non fosse commozione cerebrale era davvero bassa, per questo il corridore è rigorosamente monitorato.

Cosa fa la squadra in un caso del genere?

Una volta fatta la diagnosi di commozione cerebrale, il corridore viene ritirato e lo teniamo con il medico di squadra per un periodo di visita e osservazione neurologica. Una volta ritenuto idoneo a viaggiare, lo rimandiamo a casa per il recupero e ripetiamo gli esami/osservazioni per la commozione cerebrale, seguiti da un rigoroso ritorno all’allenamento graduale, se i sintomi lo consentono. Questa fase può richiedere giorni o mesi, in alcuni casi.

Prima di ripartire l’atleta deve sottoporsi ad altri esami clinici?

Assolutamente. Vengono effettuati esami medici e neurologici completi. Teniamo presente che dopo una caduta ci sono altre complicazioni al cervello e al corpo, quindi dobbiamo esaminare e gestire l’atleta in modo completo prima che riprenda ad allenarsi.