Quando ti chiama Adriano Amici, spesso è per un confronto o semplicemente chiederti come stai. Se però la telefonata arriva di notte, allora forse c’è dell’altro. In questo caso, l’organizzatore emiliano non ha gradito un passaggio dell’ultima intervista a Marco Selleri che lo ha indicato come esempio di scarsa collaborazione, per non avergli segnalato che non avrebbe più organizzato il Beghelli nella cui data lui avrebbe potuto mettere il Giro di Romagna (in cui invece è stata collocata la Coppa Agostoni).
«Parole che hanno toccato la mia sensibilità – dice di getto Amici – perché non è andata così. Il Beghelli si faceva il giorno dopo il Giro dell’Emilia, che per noi è il fiore all’occhiello. Ma non lo facciamo più dall’anno dopo il Covid, dal 2021: la gara degli uomini e quella delle donne (l’ultima edizione nel 2019 la vinse Colbrelli su Valverde, foto di apertura, ndr). Nella stagione precedente, quando l’Emilia si corse in agosto, non fu possibile. Poi vedendo che Beghelli aveva tutti gli operai in cassa integrazione, non fu possibile neppure pensarci. Perciò dispiace sentire certe parole da un collega, con cui peraltro abbiamo anche collaborato. Quando smise di organizzare il Giro delle Pesche Nettarine, Selleri ci portò un marchio come Sixs che mettemmo sulle nostre auto tecniche, e organizzò anche il buffet di frutta al Giro dell’Emilia».
Il Beghelli e la Lombardia
Ogni organizzatore ha le sue sensibilità, spiega Amici, ma sulla data del Beghelli e il fatto che sia stata assegnata alla corsa lombarda ci sono a suo dire pochi misteri se non il solito iter di quando un organizzatore è impossibilitato a fare la gara in strada e “consegna” la data alla Lega Ciclismo.
«Il primo anno che è saltato il Beghelli – dice ancora Amici – abbiamo segnalato alla Lega che non la avremmo fatta ed è subentrata la Coppa Bernocchi di Taverna. Era il 2021. L’anno dopo è stato il Trittico Lombardo a gestire la data, che noi avevamo nuovamente affidato alla Lega. Si accordarono fra loro, per cui si corse prima l’Agostoni, poi l’Emilia, quindi la Bernocchi che altrimenti avrebbe avuto una brutta data. Per ottimizzare le risorse, portammo loro le nostre auto tecniche, quelle marcate Sidi. Comunque il Giro di Romagna si è corso nuovamente quest’anno, non nel 2022».
Una storia di 40 anni
Quello che sostiene Amici è che tutti gli associati alla Lega sono consapevoli dello stato di salute delle singole organizzazioni e sanno con largo anticipo se una corsa, messa in calendario per non perdere la data, si svolgerà oppure no.
«Faccio un altro esempio – dice – legato alla Settimana Coppi e Bartali. Il prossimo anno non riusciremo a fare il Memorial Martini. Lo avevamo messo alla fine della Settimana come Coppa Emilia, perché avremmo avuto tutte le squadre più o meno in zona. Purtroppo si sapeva da un po’ che non ce l’avremmo fatta e per questo la data è stata segnalata in Lega. Cosa ci voleva a chiedere di prenderla, anziché mettere il Giro di Romagna a settembre? E così alla fine quella data dovrebbe rientrare nel Tour della Magna Grecia, che la Lega organizzerà al Sud. Sono rimasto male, in vita mia ho collaborato con tanti, anche se è chiaro che ognuno di noi ha le proprie dinamiche e anche i suoi interessi. Faccio questo mestiere dal 1983, dal Circuito degli Assi, e nel 2025 torneremo a fare il Trofeo Laigueglia. Altri hanno organizzato mondiali e belle corse e sono stati bravi, non vedo perché debbano entrare così nelle scelte degli altri».
Per ExtraGiro il 2023 sarà un anno di nuovi progetti. Due novità sono: la collaborazione con il portale Italia.it e il Museo Digitale Diffuso del Ciclismo 2.0
Cinque tappe che animeranno questo marzo fino alla vigilia della campagna del Nord. Stiamo parlando della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, la storica corsa organizzata dal GS Emilia. In programma dal 19 al 23 marzo, la prova dedicata ai due campionissimi italiani partirà domani da Pesaro per concludersi sabato a Forlì. Una partenza da Grande Giro e un arrivo di altrettanta bellezza con quel sapore di ciclismo d’altri tempi che solo un teatro come il Velodromo Glauco Servadei è in grado di regalare. Scopriamo il percorso e le insidie di questa Coppi e Bartali 2024 insieme all’organizzatore Adriano Amici(in apertura il podio dell’edizione 2023, vinta da Mauro Schmid su Shaw ed Healy).
Da Pesaro a Pesaro
La partenza come detto avverrà in terra marchigiana, per la prima volta nella storia della corsa. La Coppi e Bartali sarà infatti ospitata da Pesaro, Capitale della Cultura italiana 2024. La tappa si snoderà dopo aver varcato il confine regionale, tra le città romagnole. Un percorso nervoso che sale su e giù incontrando nel finale il Mar Adriatico: 109 chilometri, con 1.450 metri di dislivello.
«E’ una tappa un po’ strana – spiega Adriano Amici, organizzatore storico – perché è abbastanza difficile. Pochi chilometri, 109, pertanto sembra facile invece non è così, perché lungo il percorsoci sono dei dislivellinotevoli. Quella che potrebbe fare la differenza, dal mio punto di vista, è la parte finale quando si farà la Panoramica da Gabicce Monte a Pesaro, quindi già una prima tappa movimentata».
Jonas Vingegaard vince la Coppi e Bartali 2021Seconda tappa, iconica della Coppi e Bartali
Da Riccione a Sogliano
Nella seconda tappa si riparte dalla Romagna, con una tappa iconica della Coppi e Bartali. Da Riccione a Sogliano al Rubicone sono in programma 140 chilometri con 2.900 metri di dislivello che si sviluppano su e giù per le colline ripide e per nulla banali dell’Appennino riminese. Una frazione che tre anni fa consacrò un giovane Jonas Vingegaard al successo.
«E’ una tappa – afferma Amici – che stiamo verificando perché è franata una strada e forse saremo costretti a cambiare leggermente il percorso, se non riescono a ripristinarla in tempo. Questa però rispecchia quella che vinse Vingegaard nel 2021, pertanto con la salita che porta a Sogliano sul Rubicone, diventa una giornata secondo me abbastanza severa. Anzi, sono sicuro che lo sarà».
Riccione il teatro della terza tappaRiccione il teatro della terza tappa
Da Riccione a Riccione
Da Riccione a Riccione, si rimane nei dintorni della tappa precedente, ma con un copione diverso e un finale tutto da scrivere. Una partenza e un arrivo di rito per questa frazione: non a caso la città marittima ospita la Settimana Internazionale Coppi e Bartali per il quinto anno consecutivo. 134 chilometri con 2.630 metri di dislivello vedono nel Passo San Marco e nella salita di San Marino le due insidie regine dalla terza frazione.
«Riccione-Riccione – dice Amici – con il Passo San Marco esattamente come l’anno scorso, forse è la più difficile per il chilometraggio e anche per le salite che ci sono, come quella fino a San Leo e lo sconfinamento a San Marino. Sarà il giorno per chi vuole farsi valere quando la strada sale e una bella scossa per la classifica».
Cinque volte il Monticino su e giù da BrisighellaCinque volte il Monticino su e giù da Brisighella
Da Brisighella a Brisighella
Il giorno degli attaccanti. Non che gli altri non lo siano, ma la tappa Brisighella-Brisighella vede un vortice di giri (cinque complessivi) con un passaggio costante sul GPM del Monticino. Una salita che sarà protagonista anche del passaggio del Tour de France a luglio. 150 chilometri con 2.350 metri di dislivello che vedono partenza e arrivo in uno dei borghi storici più belli d’Italia e legati da sempre al ciclismo.
«Una tappa molto bella con la partenza dal fantastico borgo di Brisighella – spiega Amici – che con la sua Rocca ha un fascino davvero importante. E’ una frazione adatta forse ai colpi di mano quindi ad attacchi. Chi vuole giocare il jolly ha il terreno giusto. Non è che sia durissima però è comunque insidiosa. La tappa è stata fatta in collaborazione con Davide Cassani. Abbiamo ragionato di non renderla così severa in funzione del giorno dopo».
L’anno scorso a spuntarla a Forlì fu Healy su PozzovivoUltima tappa con arrivo al velodromo di ForlìL’anno scorso a spuntarla a Forlì fu Healy su PozzovivoUltima tappa con arrivo al velodromo di Forlì
Da Forlì a Forlì
L’epilogo della Settimana Internazionale Coppi e Bartali avrà, come detto, nel teatro del velodromo Glauco Servadei di Forlì. Un arrivo d’altri tempi, con i corridori che, dopo aver scalato la Rocca delle Caminate e fatto cinque volte i “muri” di Polenta e Bertinoro, arriveranno nelle curve ripidissime della pista in cemento per consacrare il vincitore di tappa e quello della classifica generale. Da Forlì a Forlì in 157 chilometri con 2.750 metri di dislivello.
«La corsa arriva a Forlì – conclude Amici – si farà cinque volte la salita di Bertinoro e Polenta. A differenza dell’anno scorso che terminammo la corsa con la cronometro vinta da Cavagna, che fu molto bella, quest’anno niente corsa contro il tempo. Sarà una frazione che non lascia respiro e si concluderà nel bellissimo velodromo Glauco Servadei che l’anno scorso ha ospitato l’arrivo della terza tappa. Abbiamo sei squadre WorldTour con corridori importanti, speriamo che si diano battaglia. Avremo sicuramente un nuovo vincitore che si aggiungerà all’albo d’oro di prestigio che la Coppi e Bartali vanta».
La frattura del bacino non è così rara ed è sempre abbinata a grosse cadute. Il caso Evenepoel. La rieducazione. Le accortezze prima di tornare in sella
La sicurezza prima di tutto. Una frase che riecheggia spesso quando ci sono situazioni di difficile interpretazione. Momenti in cui l’esperienza che sia di un direttore di corsa, di un organizzatore o della figura insignita può segnare le sorti degli atleti pronti a fare ciò per cui si sono allenati. Questo capita in tutti gli sport e la lista di sventure e di eventi che si sarebbero potuti evitare è purtroppo lunga. Al Memorial Pantani che si sarebbe dovuto correre il 17 settembre, la macchina organizzativa coordinata da Adriano Amici ha funzionato perfettamente.
Proprio così, perché seppur sia stata annullata una corsa così cara agli appassionati, l’organizzazione ha saputo dire no e lo ha fatto creando un precedente di collaborazione collettiva. Si sarebbe dovuto partire da Forlìe arrivare sul tradizionale lungomare di Cesenatico in memoria del Pirata. Ciò non è avvenuto e squadre, diesse, autorità, giornalisti e addetti ai lavori anziché alzare polemiche, hanno fatto trasparire messaggi di stima e di condivisione riguardo alla decisione. Il GS Emilia, ha dimostrato di sapere come gestire e soprattutto come comunicare in momenti così delicati. Adriano Amici ci aiuta a ricostruire quelle ore tra bollettini, decisioni e cinquant’anni d’esperienza.
Qui Adriano Amici con Tonina nell’edizione 2021 del Memorial PantaniQui Adriano Amici con Tonina nell’edizione 2021 del Memorial Pantani
Cosa vuol dire organizzare una corsa come il Memorial Pantani?
Una corsa come il Pantani, che sfortunatamente si fa perché non c’è più Marco, non si organizza in una settimana. Si comincia a preparare con le squadre gettando le basi per un programma annuale, edizione dopo edizione. Si comincia già da dicembre a stilare il calendario delle manifestazioni del GS Emilia, poi si comincia a diramare l’invito a tutte le squadre. Il Memorial Pantani quest’anno aveva dieci WorldTour presenti, vien da sé che la preparazione parte da lontano. Quando invece si avvicinano aprile e maggio si tirano le file per sponsor, percorsi e per le autorizzazioni.
Era in programma un’altra bella edizione…
L’albo d’oro è la dimostrazione di come sia sempre stato prestigioso da quando è nato. All’inizio il nome di Marco è stato sicuramente trainante, dopo via via la qualità si è sempre mantenuta alta. Colbrelli con la maglia di campione europeo ne è l’esempio più recente. Il Memorial ha un albo d’oro prestigioso considerata l’età della manifestazione.
Sonny Colbrelli ha vinto l’edizione 2021 con indosso la maglia di campione europeoSonny Colbrelli ha vinto l’edizione 2021 con indosso la maglia di campione europeo
Veniamo alla mattina della corsa, cosa è successo?
C’era grande entusiasmo ed euforia nel vedere il foglio dei partenti. Una soddisfazione immensa alla verifica licenze vedendo i nomi e la risposta positiva degli atleti e dei team. Il tutto coadiuvato dal meteo che sembrava essere favorevole. Nonostante quello che era appena successo nelle Marche poche ore prima. Tant’è vero che abbiamo fatto anche un punto di riflessione su quello che è successo, decidendo comunque di proseguire.
Dalle previsioni meteo avevate previsto qualcosa?
Le previsioni dicevano che non era bellissimo però nulla a che vedere con quello che sarebbe arrivato. Alla riunione con la Prefettura, c’è stata la segnalazione per un’allerta gialla in un orario totalmente differente, che non ci toccava. La mattina sono partito da Bologna con un cielo sereno splendido, che nel corso dei 60 chilometri fino ad arrivare alla partenza di Forlì si è poi incupito. Da lì in poi, la nostra attenzione si è rivolta a guardare il cielo e cosa sarebbe avvenuto di lì a poco.
Una bomba d’acqua?
Non è stata una bomba d’acqua, bensì un temporale molto intenso con venti a 130 km/h. Tant’è che il mare si è preso metri su tutto il litorale.
Qui la piazza di Forlì investita dal violento temporale Qui la piazza di Forlì investita dal violento temporale
Da Forlì come si è evoluta la situazione?
Alla partenza erano tutti presenti e le ammiraglie stavano iniziando ad arrivare, in quel momento abbiamo iniziato a prendere le prime decisioni. A differenza di altri momenti che quando arrivavano due gocce d’acqua iniziava il valzer delle richieste da parte di tutti: “Cosa facciamo?”, “Si parte oggi, oppure no?”, “Io aspetterei”. In questo caso invece abbiamo trovato subito un’unione di intenti e una collaborazione esemplare da parte di tuttigli addetti ai lavori, dai diesse alle autorità, giuria e organizzatori. Questo mi ha fatto molto piacere. Nessuno ha azzardato di dire: «No oggi non si può correre» prima del dovuto. Si è iniziato a verificare cosa si poteva fare, remando tutti nella stessa direzione.
La prima decisione è stata quella di spostare la partenza…
Abbiamo cercato una zona distante dalla perturbazione, più vicina all’arrivo dove ci potesse essere un parcheggio in grado di ospitare tutte le squadre e quindi partire. E io ringrazio veramente tutti i componenti dei gruppi sportivi che hanno appoggiato la soluzione. Il nostro coordinatore ha individuato il posto a 52 chilometri dalla partenza, a Borello, con i presupposti che per l’una e mezza il tempo avrebbe dovuto calmarsi. La Polizia è stata esemplare, ci ha accompagnato e scortato fino a lì e qui devo ringraziare il Vice Questore che è stato encomiabile.
La decisione è arrivata con un lavoro corale tra tutti gli addetti ai lavoriLa decisione è arrivata con un lavoro corale tra tutti gli addetti ai lavori
E poi?
A un certo punto ci è arrivata la fotografia della salita di Montevecchio con gli alberi caduti sulla strada, tra salita e discesa la strada era diventata inagibile. Dopo poco sono arrivati video e foto del lungomare di Cesenatico con il mare Adriatico che aveva inondato tutta la zona d’arrivo con trenta centimetri d’acqua.
Da lì la decisione di annullare la corsa?
E’ stata una cosa che mi ha colpito molto. Nella mia vita ciclistica, da quando ho 15 anni ho incominciato a correre, passando per tutta una vita da organizzatore di corse e non ho mai sofferto come quel giorno lì e mai ho avuto un’esperienza di questo genere. Pioggia sì, freddo sì perché alla Coppi e Bartali ci è capitato spesso, ma questa è stata una cosa incredibile.
La decisione è stata condivisa da tutti, Roberto Damiani lo ha sottolineato con un post su Facebook..
E’ stata una soddisfazione leggere commenti di questo tipo. Dagli appassionati, agli addetti ai lavori, ai giornalisti abbiamo ricevuto i complimenti per come è stata gestita la situazione. Mi ha inorgoglito e fatto molto piacere.
Uno scatto di quel sabato pomeriggio con i viali di Cesenatico inondati e inagibili (foto di Matteo Gozzoli)Oltre alla pioggia e al mare il vento ha abbattuto molti alberi su tutto il percorsoUno scatto di quel sabato pomeriggio con i viali di Cesenatico inondati e inagibili (foto di Matteo Gozzoli)Oltre alla pioggia e al mare il vento ha abbattuto molti alberi su tutto il percorso
Capita spesso che arrivino queste “richieste”?
Sì, un esempio è stata un’edizione recente con un corridore, di cui non voglio fare il nome, che ha fatto da portavoce per alcuni dirigenti che non volevano che si partisse. Invece si partì regolarmente e dopo dieci chilometri c’era il sole e la corsa si è svolta in sicurezza senza problemi. Per me i corridori sono come figlioli,c’è una confidenza che si porta avanti da tanto tempo, mai li metterei in rischio, se c’è da mettere le cose in chiaro lo faccio direttamente e loro capiscono.
Si è parlato di “protocollo meteo UCI”, in cosa consiste?
Ci sono i responsabili dell’UCI che unitamente a quelli italiani valutano se la decisione del direttore di organizzazione, in questo caso io, decide correttamente e nel caso ci si confronta. Qui non ce n’è stato bisogno perché la situazione era chiara e delineata.
Come mai non è stata rimandata?
Una corsa di quel genere richiede uno sforzo economico intorno ai 150 mila euro, senza dare gratificazione al personale di lavoro cioè noi. Se si rimanda gli alberghi sono nuovamente da pagare… La tassa tecnica chi la paga? E poi c’è l’aspetto logistico, gli alberghi sarebbero tutti da riprenotare, così come le autorizzazioni per la viabilità da richiedere nuovamente ai Comuni. In più le squadre hanno calendari internazionali decisi da mesi che non possono modificare. Sarebbe totalmente una corsa ex novo.
Manuel Belletti non correrà la Sanremo, ma ha ancora addosso i segni di quella ghiacciata del 2013. In testa ha il Giro e qualche sassolino da togliersi
Tornano i nazionali e alcuni campioni spariscono. Non Nibali, che ci tiene. Ma gli uomini del Tour, Van Aert in testa, sì. Polemiche in Francia e Belgio
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La spallata di Lefevere è arrivata puntuale. Al grande belga non va giù e l’ha scritto nel suo editoriale su Het Nieuwsblad, bibbia belga del ciclismo. Se la Jumbo-Visma non vuole mandare i suoi corridori al campionato nazionale per averli freschi al Tour, questo il succo dell’intervento, lo dica chiaramente. Il fatto che Van Aert, campione belga in carica, abbia battuto il ginocchio sul manubrio durante il ritiro di Tignes verrebbe insomma messo garbatamente in dubbio.
Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorataVan Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata
In Belgio il campionato nazionale viene preso molto sul serio. Nessun corridore si sognerebbe di eluderlo, al punto che non sono previste sanzioni, ma viene richiesto un certificato medico per giustificare l’eventuale assenza. Van Aert ha dovuto produrne uno che attesta la sua impossibilità di partecipare alla gara di Middlekerke.
Fra soldi e bandiera
Il problema tuttavia è diffuso e mette a confronto da un lato le esigenze di marketing dei grandi team e dall’altro valori che dovrebbero essere più profondi. Se ne ebbe la riprova la scorsa estate, quando Alaphilippe scelse di disertare le Olimpiadi per correre il Tour in maglia iridata e Lefevere, sempre lui, ne sottoscrisse ovviamente la scelta.
Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correràValverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà
Allo stesso modo, basti pensare al poco spazio riservato d’abitudine ai campioni nazionali sulla maglia della Movistar. Ne sa qualcosa Visconti, ma lo sanno anche i campioni spagnoli della squadra di Unzue. Così lo stesso Alejandro Valverde, bandiera del ciclismo iberico all’ultimo anno della carriera, ha annunciato il forfait.
La regola di Cassani
Qui da noi nessun team manager ha editoriali da scrivere sul quotidiano nazionale e la sensazione è che si vada molto sulla sensibilità personale e che agli assenti nessuno chiederà conto. Sta di fatto, guardando l’elenco dei partenti, che per un Nibali che ci tiene (in apertura con la maglia tricolore nel 2014) e rientra in gruppo proprio per il tricolore pugliese di oggi, ci sono corridori come Ganna, Vendrame, Pozzovivo, Guarnieri, Moscon Caruso e Oldani che non ci saranno.
Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera
Nibali ha anche ricordato giustamente che a un certo punto Cassani, vista la pessima abitudine di tanti di non partecipare alla gara nazionale, aveva subordinato ad essa la convocazione in nazionale. Per un po’ la cosa ha funzionato, circa sette anni, ma non si è mai capito se si trattasse di regola scritta o patto fra uomini.
La regola francese
Chi invece la regola l’ha scritta sono i francesi, ma fanno fatica a farla rispettare. La bomba scoppiò nel giugno 2019, alla vigilia dei nazionali. Pochi mesi prima, in accordo con la Lega, la Federazione aveva messo su carta un punto di regolamento per cui i professionisti fossero obbligati a partecipare al campionato nazionale.
Invece lo stesso Alaphilippe e Bardet non si presentarono, non avendo peraltro da addurre motivi più convincenti di un ginocchio battuto sul manubrio. La Federazione non la prese bene e venne proposto che gli assenti ingiustificati dall’anno successivo venissero sanzionati. Poi venne il Covid e il tema si è riproposto nei giorni scorsi.
Arnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al pokerArnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al poker
Parla la Lega
Infatti nella prova di oggi Bardet, Pinot e Laporte hanno fatto sapere che non saranno della partita. E questa volta la posizione l’ha presa la Lega.
«La partecipazione ai Campionati di Francia – ha detto a Xavier Jan, presidente della Lega Nazionale, a L’Equipe – dovrebbe essere sempre obbligatoria per i professionisti. Ma non essendo prevista alcuna sanzione, la regola non ha l’effetto desiderato. Questo è un argomento che dovrebbe essere rimesso sul tavolo del Consiglio Direttivo della Lega e della Federazione. Se la corsa regina, locomotiva dei campionati, non fosse più in grado di offrire un manifesto degno di questo nome, potrebbe diventare molto complicato impostare progetti e richiedere investimenti finanziari pubblici, se i più grandi campioni del ciclismo francese non sono alla partenza».
Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiutoGanna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto
Viviani e Ganna
E forse il punto è proprio questo, volendo tornare sulle nostre strade. Quanto è difficile proporre questa corsa per ottenere finanziamenti pubblici, se nel cartello non puoi schierare gli atleti più forti? Probabilmente si tratta di una delle conseguenze del non avere squadre WorldTour di casa in cui corrano i più forti corridori italiani. A ben vedere, gli uomini delle nostre professional ci sono tutti. Quelli che mancano corrono all’estero e probabilmente nessun team manager gli imporrà nulla, dovendo magari scegliere tra il Tour e un viaggio impegnativo come può essere quello in Puglia.
A Viviani avrebbe sicuramente fatto piacere poter contare su un compagno come Ganna, che avrebbe potuto fargli addirittura da ultimo uomo. Il pubblico pugliese sarebbe andato in visibilio per la coppia di campioni olimpici vestiti degli stessi colori. Ma se pensi ai rischi di una volata, al fatto che difficilmente la Ineos metterebbe il Tour in secondo piano e che Ganna, vinto il tricolore della crono abbia in mente la prima maglia gialla, a cosa ti attacchi (se non alla sua volontà) per chiedergli di partecipare ai campionati italiani?
Altro spunto offerto da Malori: ecco perché Van der Poel e Van Aert nelle classiche sono imbattibili. Lo devono al cross, alla crono e al confronto fra loro
Con Nibali, Van der Poel, Froome e Thomas parte domani la Settimana Coppi e Bartali: corsa di cinque tappe che dalla Romagna porterà il gruppo nuovamente in Toscana, dopo la Per Sempre Alfredo di ieri, organizzata dallo stesso GS Emilia di Adriano Amici.
Lo scorso anno la vinse lo sconosciutissimo Vingegaard (foto di apertura), che poi per necessità della Jumbo Visma fu portato al Tour e arrivò secondo: quale vetrina migliore?
Amici organizza anche il Memorial Pantani: qui con Tonina nell’edizione 2021Amici organizza anche il Memorial Pantani: qui con Tonina nell’edizione 2021
«Non mi aspettavo una partecipazione così importante – conferma Adriano Amici, 79 anni – però diciamo che negli ultimi cinque anni c’è stato un parterre di tutto rispetto, per essere una corsa che non è storica, ma ha solo 22 anni. Però l’albo d’oro rispecchia i migliori di ogni periodo. Quest’anno ci sono 11 squadre WorldTour e una che non è potuta venire per motivi di salute. Quando sono arrivate le iscrizioni, fra le riserve della Alpecin-Fenix c’era anche Van der Poel. Speravo che sarebbe venuto, ma non ho chiesto nulla. Mi dispiace un pochino (dice ridendo, ndr) che sia partito anche alla Milano-Sanremo, perché avrei voluto che il boom ci fosse da noi. Però va bene, perché in qualche modo il suo podio ci farà da lancio. Abbiamo tanta attenzione di stampa e televisioni, richieste dal Belgio, dall’Olanda e dalla Francia».
Van der Poel correrà alla Coppi e Bartali dopo essere rientrato sabato alla SanremoVan der Poel correrà alla Coppi e Bartali dopo essere rientrato sabato alla Sanremo
Come mai la conclusione in Toscana?
E’ successo che la corsa di Larciano è stata compressa dalla Tirreno-Adriatico e non può non partire di domenica, perché il traffico industriale altrimenti la renderebbe impossibile. Allora ho anticipato di un giorno la Coppi e Bartali e sacrificato un weekend, dato che arriveremo di sabato. Così facendo, ho messo Larciano a chiudere. La cosa migliore per non fare un trasferimento era trovare due tappe in Toscana. Ho avuto assistenza di Baronti della Larcianese e alla fine si è creato un bel pacchetto. La corsa juniores per Ballerini e la nostra per Martini, per ricordare due grandi campioni della stessa zona. Due uomini inimitabili per la loro classe umana e anche molto competenti per il lavoro che hanno sempre fatto. Poi la Coppi e Bartali e domenica Larciano.
Con 11 WorldTour, che spazio resta alla professional?
C’è stato un po’ questo cambiamento. Effettivamente le WorldTour stanno crescendo, ma per noi è un privilegio, non certo un problema. Allo stesso modo vogliamo dare dignità e spazio anche alle squadre più modeste, anche le continental. Non possono lamentarsi. E se vogliono imparare a stare in gruppo, avere la possibilità di confrontarsi con i grandi fa crescere. La Coppi e Bartali si è elevata da sé, vincono spesso corridori importanti. Anche Vingegaard, che l’ha conquistata l’anno scorso, poi l’abbiamo ritrovato sul podio del Tour.
Da domani in gara anche Nibali, che rientra alle gare dopo la Milano-TorinoDa domani in gara anche Nibali, che rientra alle gare dopo la Milano-Torino
Servono accorgimenti particolari quando tutto cresce a questo modo?
Rispetto ad altri, noi siamo poveri, ma lo standard tecnico è quello che abbiamo sempre dato. Credo che nessuno possa dire che abbiamo trascurato il livello della sicurezza. Anzi, ne abbiamo fatto il nostro biglietto da visita. Poi diciamo che il pericolo è sempre dietro l’angolo e abbiamo visto che non ci sono differenze fra corse piccole e grandi. Bisogna seguire tutti i dettagli perché altrimenti per una sciocchezza vai a sciupare quello che hai fatto durante tutta la stagione.
Buona la prima. Sono molti i campioni che hanno messo a segno la loro prima vittoria tra i pro’ alla Settimana Internazionale Coppi e Bartalio che pur non avendo vinto si sono “presentati” al grande pubblico con delle ottime performance. E Adriano Amici, l’organizzatore di questa (e altre gare) lo sa bene… tutto ciò non è affatto un caso.
Al momento di quelle gesta non erano ancora campioni, ma giovani in erba con tanta voglia di emergere e un grande talento pronto a deflagrare.
Coppi e Bartali 2021: a Forlì festeggia Honorè, per il danese è la prima vittoria
Per Adriano Malori il battesimo con la vittoria avvenne nella crono Crevalcore-Crevalcore del 2011
Coppi e Bartali 2021: a Forlì festeggia Honorè, per il danese è la prima vittoria
Per Adriano Malori il battesimo con la vittoria avvenne nella crono Crevalcore-Crevalcore del 2011
Un “gioco da ragazzi”
La storia della Coppi e Bartali inizia lo scorso millennio.
«Molti giovani hanno aperto le ali alla Coppi e Bartali – spiega Amici – e il perché è presto detto. Io, anzi noi del Gs Emilia, siamo stati i primi ad aderire al progetto giovani e delle professional e così abbiamo sempre accolto le squadre che puntano sui ragazzi. E oggi anche tante WorldTour si affacciano alle nostre gare e ne approfittano per buttare nella mischia i loro atleti meno esperti».
Ed è una gara ideale per muovere quindi i primi passi. Percorsi duri, ma non durissimi. Parterre importanti, ma non impossibili. E lo abbiamo visto anche quest’anno. Con la mossa della Jumbo-Visma. La squadra olandese ha schierato Jonas Vingegaard, ai più sconosciuto, dandogli i gradi di capitano. I corridori imparano così a prendersi le responsabilità. Non è solo questione di “fare gamba”, come magari poteva essere per Ayuso.
Ma facciamo un passo indietro e “spulciamo” qualche nome. La Settimana Internazionale Coppi e Bartali nasce nel 1984. Prima di “trasferirsi” in Emilia Romagna, si disputò per alcune edizioni in Sicilia e poi in Sardegna. Ma è sul finire degli anno ’90 che la prende in mano Il Gs Emilia. «Il trasferimento nelle zone attuali – riprende Amici – avvenne nel 1999 e si chiamava ancora Trofeo Cecchi Gori. Ne ho visti tanti di nomi nuovi, non solo italiani. Ricordo Vainsteins, Ivanov…».
Nibali a braccia alzate nella pioggia di Faenza. E’ qui che nasce la sua leggendaNibali a braccia alzate nella pioggia di Faenza. E’ qui che nasce la sua leggenda
La prima di Nibali
Dalla Sicilia a un siciliano. Un bel salto di 13 anni e da Bartoli eccoci a Vincenzo Nibali. Nel 2004 questo ragazzino di cui si diceva un gran bene sin dalle categorie giovanili e grande speranza azzurra apre di fatto la sua bacheca e ci pone la prima perla.
E’ il 22 marzo 2006 e in Romagna piove. «Ricordo – racconta Amici – che si andava da Cervia a Faenza sotto una pioggia torrenziale e un bel freddo. Dopo una lunga fuga vince questo ragazzo della Liquigas. In tanti rimasero colpiti. Poi fece bene anche nelle tappe successive.
«Allora non potevamo immaginare che sarebbe diventato il corridore, e l’uomo vorrei sottolineare, che poi appunto è diventato. Davvero un grande atleta con un grande fisico e una grande testa. Un ragazzo modesto. Mi sono sempre trovato bene con Vincenzo. Mi dispiace solo che delle nostre corse non sia riuscito a vincere il Giro dell’Emilia. Perché okay che si arriva in salita, ma il muro di San Luca è più per scattisti che per scalatori».
Andrea Bagioli come il primo Bartoli: a Sogliano al Rubicone l’anno scorso battè un drappello in volataAndrea Bagioli come il primo Bartoli: a Sogliano al Rubicone l’anno scorso battè un drappello in volata
Ultime edizioni “verdi”
Da Nibali in poi tanti giovani si sono fatti vedere. Pensiamo ad Ulissi, che è tra coloro che hanno vinto più frazioni in questa gara. A Malori a Viviani. Ma anche stranieri a partire dal sudafricano Louis Meintjes, per non parlare delle ultimissime edizioni.
In questi ultimi anni, con l’evoluzione del ciclismo attuale alla quale stiamo assistendo, si dà sempre più spazio agli atleti più giovani, pertanto questo discorso è ancora più valido, almeno dal punto di vista delle prestazioni. Eh sì, perché in quanto a vittorie correndo di più questi ragazzi ci arrivano anche più “rodati”.
Un esempio? Ethan Hayter. Lo scorso aprile l’inglese, 22 anni, ha vinto la terza frazione, questa però ero la sua seconda vittoria da pro’. La prima era stata il Giro dell’Appennino nel 2020. E lo stesso identico discorso vale per Andrea Bagioli, che aveva messo in bacheca il successo pochi giorni prima al Tour de l’Ain.
«Tra questi atleti di oggi – dice Amici – mi ha colpito molto Joao Almeida, anche se non ha vinto. Bravissimo. Che carattere. Ma devo dire che i ragazzi di questa ultima generazione sono davvero bravi. Sono formati, completi in tutto. Quando prendono un microfono in mano sanno parlare».
Vingegaard in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo: per il danese due tappe e la classifica generale nell’ultima edizione Vingegaard in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo: per il danese due tappe e la classifica generale nell’ultima edizione
Jumbo-Visma docet
Infine chiudiamo con una curiosità. La Jumbo-Visma è la squadra che più giovani ha lanciato in questa corsa. I suoi migliori atleti della continental per l’occasione vengono “promossi” in prima squadra. Non solo Vingegaard, che l’anno scorso si è portato a casa l’intera corsa, è qui che anche Pascal Eenkhoorn ed Olav Kooij hanno vinto la loro prima gara da pro’. La squadra olandese ha interpretato al meglio lo spirito di Amici, quando sposò il progetto giovani.
Kooij addirittura è ad oggi il vincitore più giovane in assoluto nella Coppi e Bartali. L’anno scorso quando ha vinto aveva appena 18 anni e 320 giorni.
Prende il via il 14 luglio (oggi), da Alghero, la prima Settimana Ciclistica Italiana, che si concluderà domenica 18 luglio a Cagliari. Cinque tappe, tutte in Sardegna, un percorso impegnativo, con tanto dislivello. I corridori dovranno affrontare 840,60 chilometri in totale, e ci saranno ben 10.409 metri da scalare. La frazione più lunga sarà la seconda, con 185.5 chilometri, da Sassari ad Oristano, mentre quella con maggiore dislivello è la quarta, ben 2.503 metri.
Genesi complicata
Si parlava di questa corsa già da due anni. Il primo contatto degli organizzatori sull’isola avvenne con gli uomini già al lavoro per il Giro d’Italia U23. Marco Selleri si recò in Sardegna per i sopralluoghi, ma poi il Covid e una serie di indecisioni fecero arenare il progetto. Si arenò, ma non colò a picco. Infatti lo ha ripreso in mano Adriano Amici e la corsa avrà finalmente luogo.
Dietro la Settimana Italiana di Ciclismo c’è il GS Emilia di Adriano AmiciDietro la Settimana Italiana di Ciclismo c’è il GS Emilia di Adriano Amici
Paesaggi e campioni
Lo scenario è mozzafiato: la Sardegna a luglio è strapiena di turisti. E anche se la corsa non toccherà le spiagge più battute, è facile immaginare che lungo le strade e agli arrivi non mancheranno i tifosi. E non mancherà neppure il vento, che grazie alla vicinanza del mare non ha mai fatto difetto su quelle strade.
Si corre in sette per squadra, con un campo partenti di tutto rispetto e la curiosità di vedere al via una nazionale che comprenderà alcuni pistard in partenza per Tokyo e anche qualche stradista. L’Italia di Cassani e Villa schiererà infatti Viviani, Ganna e Scartezzini, Bettiol, Moscon, Ciccone e Masnada. Manca Nibali, reduce da due settimane di Tour e manca Caruso, che correrà tuttavia con la sua squadra, il Team Bahrain Victorious.
E se per motivi di bandiera e cuore l’Italia in partenza per le Olimpiadi sarà una sorvegliata speciale, l’elenco dei partenti vede anche un bel numero di squadre WorldTour. Oltre alla squadra del Bahrain di cui abbiamo già detto, vedremo al via la Istrael Start-Up Nation, il Team Uae Emirates con Ulissi, la Movistar con Cataldo e Villella, la Bora con Aleotti in gran forma e il Team Bike Exchange.
Oltre a loro, fra i motivi di interesse e suggestione, il rientro alle gare di un motivatissimo Visconti, la coppia Mareczko-Stacchiotti che proverà a insidiare la supremazia di Viviani in volata.
Scopriamo nel dettaglio tutte le tappe, che è anche possibile scaricare qui.
La 1ª tappa si corre da Alghero a Sassari, sulla distanza di 155,8 chilometri
Sono solo tre i Gpm della 1ª tappa, ma c’è davvero poca pianura
La 1ª tappa si corre da Alghero a Sassari, sulla distanza di 155,8 chilometri
Sono solo tre i Gpm della 1ª tappa, ma c’è davvero poca pianura
1ª tappa
Alghero – Sassari: 155.8 chilometri
La più corta, ma non per questo facile, sono previsti 3 gran premi della montagna (due di terza categoria e uno di seconda). Si scollinerà dall’ultimo Gpm a 4 chilometri dall’arrivo, può essere un buon trampolino di lancio per qualche finisseur con la gamba buona.
La 2ª tappa va da Alghero a Oristano, per un totale di 184,3 chilometri
Sono tre i gran premi della montagna: l’ultimo a 60 chilometri dall’arrivo
Sono tre i gran premi della montagna: l’ultimo a 60 chilometir dall’arrivo
La 2ª tappa va da Alghero a Oristano, per un totale di 184,3 chilometri
2ª tappa
Sassari – Oristano: 185.5 chilometri
Frazione dalle due facce, nella prima parte tanta salita, 3 asperità, divise una per categoria. Si tocca il punto più alto della corsa, il Valico della Madonnina, 875 metri. Un’ascesa di 11 chilometri al 5.1 per cento di pendenza media, una volta scollinati i corridori si troveranno a 60 chilometri dal traguardo.
Nel finale i velocisti che saranno riusciti a resistere alle fatiche iniziali potranno giocarsi la volata, dall’esito non scontato visto il percorso.
Terza tappa da Oristano a Cagliari: distanza di 180,9 chilometri
Occasione per velocisti? Le salite non mancano, ma si può recuperare
Terza tappa da Oristano a Cagliari: distanza di 180,9 chilometri
Occasione per velocisti? Le salite non mancano, ma si può recuperare
3ª tappa
Oristano – Cagliari: 180,9 chilometri
Arrivo nel capoluogo di regione della Sardegna, ci si arriva da ovest, dal passo Genna e Bogai, una salita pedalabile di 8.5 chilometri al 4.7 per cento.
Probabile un arrivo in volata, dalla flamme rouge alla linea del traguardo la strada scende leggermente, questo alzerà la velocità e la tensione in gruppo.
Ecco la quarta tappa, da Cagliari a Cagliari, sulla distanza di 168 chilometri
Guardando il profilo, non si direbbe che i Gpm siano soltanto tre: tappa durissima
Ecco la quarta tappa, da Cagliari a Cagliari, sulla distanza di 168 chilometri
Guardando il profilo, non si direbbe che i Gpm siano soltanto tre: tappa durissima
4ª tappa
Cagliari – Cagliari: 168 chilometri
Si abbandona la provincia di Cagliari per quella della Sud Sardegna, in una zona famosa per gli scavi nuragici, con castelli e molti siti archeologici.
Potrebbe essere una tappa adatta a qualche fuga coraggiosa, i Gpm sono tre. Una tappa parecchio movimentata, questo potrebbe favorire gli attacchi da lontano, anche se il finale in leggera discesa sorride al gruppo.
Quinta e ultima tappa, da Cagliari a Cagliari, di 170,2 chilometri
Se il vento non combina brutti scherzi, gran finale in volata
Quinta e ultima tappa, da Cagliari a Cagliari, di 170,2 chilometri
Se il vento non combina brutti scherzi, gran finale in volata
5ª tappa
Cagliari – Cagliari: 170,2 chilometri
Ultima frazione, si passa nella zona di Carbonia, famosa per le sue miniere, paesaggi suggestivi e ricchi di colori. Si affronta per due volte il Valico di Punta Coremò, i primi chilometri e gli ultimi coincidono, da Cagliari al Castello di Acquafredda e viceversa. Ennesimo arrivo pianeggiante, con volata annessa, difficile possa uscire una fuga visto il percorso sì mosso, ma che non permette colpi di mano. A meno che il vento…
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«Ma quale salvatore del ciclismo italiano! Io organizzo solo le corse e cerco di farlo al meglio. In Italia ci sono tanti altri organizzatori bravi, penso ai toscani, ai ragazzi della Tre Valli Varesine, ad Argentin con la Ionica…». Adriano Amici non abbandona la sua proverbiale umiltà e la sua simpatia.
Il presidente del Gs Emilia è tra i più vicini, volente o nolente, al ciclismo nazionale, quello che strizza l’occhio alle Professional e ancora di più alle Continental. Anche quest’anno, nonostante tutto, Amici è riuscito a portare a casa il suo programma quasi per intero.
Impegno e passione
Ma quali sono le difficoltà nel continuare ad allestire gare nazionali quando ci sono sempre meno sponsor, quando la burocrazia ti schiaccia e il WolrdTour divora tutto?
«Non voglio dire che non ci siano difficoltà – spiega Amici – ma con impegno, serenità e una buona collaborazione da parte di tutti, del territorio in primis, si riesce ad andare avanti. Quest’anno tutti i componenti della mia squadra hanno dato il massimo.
Giro dell’Emilia 2020: tra i tanti big anche Fuglsang, Nibali, Almeida, UlissiGiro dell’Emilia: tra i big anche Fuglsang, Nibali, Almeida
«I protocolli imposti sono sempre più complessi. Oggi sono i Comuni a decidere, ad avere l’ultima parola, e non più la Prefettura. Quindi è facile che se uno dica no si rischi lo stop, come è successo con la Sanremo che ha dovuto cambiare percorso. Anche io quest’anno ho avuto due corse che fino al mattino non sapevo se partissero oppure no, il Giro dell’Emilia e la terza tappa della Coppi e Bartali».
Sponsor e visibilità
«Anche sotto questo punto di vista non è facile, ma per fortuna abbiamo degli sponsor consolidati. Non ne arrivano di nuovi, che farebbero comodo anche se piccoli, ma la base c’è: Smp, Sidi, Beghelli, Granarolo…I costi fissi ci sono sempre e la richiesta di partecipazione è ampia e noi vogliamo mantenere lo standard di qualità elevato di ospitalità che da sempre contraddistingue il Gs Emilia. Pertanto ogni volta facciamo una stima di quanti partecipanti possiamo avere. Devo dire che la collaborazione con la Regione Emilia Romagna è stata molto buona. Questa Regione, come quegli sponsor che vi dicevo, credono in quel che facciamo».
Insomma non ci sono solo il Giro e il Tour. La storia, il tessuto sociale del ciclismo passa anche attraverso queste corse. Che sono oro per le Continental e forse lo sono ancora di più per le Professional, che hanno sempre più difficoltà a trovare gli inviti all’estero.
«Il regolamento che ho scelto, di fare squadre da 6 anziché da 7 corridori, mi consente di invitarne quattro in più e questo aiuta quei team che corrono di meno e necessitano di visibilità, tanto più se mi arriva la WorldTour. La loro presenza cambia le cose se queste squadre portano il campione e non lo stagista. Sul piano economico avere una WorldTour incide poco o nulla. Però vorrei il campione. Sono stato contento che la Deceuninck-Quick Step sia venuta con Almeida e l’Astana con Fuglsang.
«Comunque la richiesta c’è», riprende Amici. «Pensate che per la Coppi e Bartali ho 47 richieste, ma il regolamento mi impone di far partire solo 175 corridori. Forse il Cpa vuole così. A me dispiace perché si darebbe qualche possibilità in più a dei ragazzi che hanno bisogno di correre, soprattutto oggi che passano anche a 18-19 anni. E poi, pensiero mio, sarà che io correvo in fondo al gruppo e ho fatto fatica, qui ti puoi far vedere».
Coppi e Bartali, ultima tappa a Pascal Eenkhoorn davanti a Diego UlissiCoppi e Bartali, ultima tappa a Eenkhoorn su Ulissi
2021 con novità?
Intanto il calendario 2021 è già bello folto. Il Gs Emilia inizierà il 7 marzo con Larciano, prova alla quale presterà assistenza ma che di fatto è organizzata dalla Larcianese.Dal 23 al 27 marzo ci sarà la Coppi e Bartali. Il 18 settembre il Memorial Pantani, il giorno dopo il Matteotti (in collaborazione con l’UC Fernando Perna). Il 2 ottobre è la volta del mitico Giro dell’Emilia, sia uomini che donne, e il giorno successivo ecco il Beghelli.
«In più siamo in attesa che il Comune di Laigueglia, il 3 marzo, ci faccia sapere come andrà il bando per l’assegnazione di questa gara, alla quale tra l’altro sono affezionato, in quanto fu la mia prima corsa da professionista. Anche se dovessimo perdere alle buste, sarò sempre amico di questa manifestazione.
«E poi c’è una novità importante – conclude Amici – Abbiamo fatto richiesta all’Uci di una data per una nuova corsa, la Settimana Internazionale Italiana, la location è da definire. Questa gara ricadrebbe in concomitanza con l’ultima settimana del Tour de France.Sarebbe perfetta come rifinitura in vista delle Olimpiadi per chi non vuole, o non è potuto andare in Francia. La volontà di fare cose nuove è importante anche per gli stimoli e questa potrebbe essere una cosa eccezionale. Posso solo dire che alcune squadre WorldTour già ci hanno fatto richiesta».
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