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Un po’ Alaphilippe un po’ Quintana, ecco Umba

08.03.2021
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Santiago Umba è davvero un bimbo. Lo vedi nel fisico ma soprattutto nel volto: quell’apparecchio nei denti lo rende davvero un adolescente. Parliamo di un corridore di 18 anni. Timidissimo, ma anche educato, al meccanico chiede quasi sottovoce di sistemargli la ruota posteriore: il freno sfiora leggerissimamente il disco.

Il colombiano è l’ennesima scoperta e scommessa di Gianni Savio. E’ arrivato all’Androni Giocattoli Sidermec questo autunno ed è in Italia da poche settimane. Nei suoi occhi tutta la speranza di diventare un grande corridore e la meraviglia di ritrovarsi in mezzo a tantissimi campioni nel vero senso della parola.

Al via del Trofeo Laigueglia, quando passa Bernal al suo fianco, Egan sembra quasi un veterano. Savio li ferma e fa una foto con loro due.

Gianni Savio tra Bernal e Umba
Gianni Savio tra Bernal e Umba

Colombiano non-scalatore

Cerchiamo di conoscerlo meglio e partiamo dalle sue caratteristiche tecniche. E’ colombiano ma non è uno scalatore. Tutti stupiti! «E’ come se in squadra hai un brasiliano e lo metti in porta», diceva Abatantuono. Eppure Umba non sarebbe proprio il primo, c’è un certo Fernando Gaviria che qualche volata l’ha fatta… e anche bene!

«E’ vero – dice Umba – sono un corridore molto esplosivo. Però mi difendo bene su tutti i terreni. Non sono uno scalatore puro, però in salita non vado piano (sembra quasi giustificarsi, ndr). Ho una eccellente velocità di punta, nonostante pesi 57 chili e sia alto un metro e settanta. Ho caratteristiche da scalatore, ma velocità da sprinter ed è una grande cosa per il ciclismo attuale».

Certo però che così piccolo, sarà dura per lui infilarsi negli sprint: spallate ed entrate “cattive” richiedono non solo abilità, ma anche una certa stazza.

«Però non ho paura, quando sono lì penso a vincere».

All’ultima Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani
All’ultima Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani

Preciso e lavoratore

In passato Umba era un calciatore, un po’ come Remco Evenepoel. Giocava in attacco, sfruttava la sua rapidità e la sua resistenza. Magari è lì che ha acquisito quelle doti che lo rendono così esplosivo.

Michele Bartoli ci dice che è molto serio negli allenamenti. Ha capito subito come lavorare con il potenziometro ed in pochi mesi è già migliorato tantissimo. 

«Mi piace e cerco di essere preciso – dice Umba – Non so quanti chilometri abbia fatto da inizio anno, ma ne faccio almeno 700 a settimana». Ama scalare le montagne, in qualche modo il Dna da “Escarabajos” ce lo ha dentro.

Quando ci parliamo è al via del Trofeo Laigueglia, Santiago non sa dove girarsi. Okay, ha corso la Vuelta al Tachira a dicembre, ma qui il livello è ben altro. C’erano tantissimi campioni e per la prima volta saggiava il grande ciclismo. E anche ieri al Gp Industria & Commercio di Larciano non si è tirato indietro. Ha lottato con i più grandi e ha finito una corsa (velocissima) sulla ruota di Ciccone e Rosa.

Giovanni Ellena, ha preso Umba sotto la sua ala
Giovanni Ellena, ha preso Umba sotto la sua ala

Ellena e il suo Alaphilippe

«In effetti – dice il suo diesse Giovanni Ellena – quel giorno era un po’ emozionato prima del via. Era la prima corsa importante che faceva. Questo ragazzino ha un potenziale non indifferente. Quando abbiamo visto i primi test, al di là che è uno scalatore valido, abbiamo notato che ha uno spunto veloce molto importante… un Alaphilippe direi. 

«Ma vi dico un’altra cosa. Umba, insieme agli altri ragazzi stranieri, è di stanza a cinque chilometri da me e quindi li seguo spesso negli allenamenti. Qualche giorno fa gli ho fatto fare dietro motore e ho visto delle facce molto più sofferenti della sua alle stesse velocità, agli stessi wattaggi. E quindi pur essendo un diciottenne mi sono permesso di fargli fare un circuito leggermente diverso, con delle collinette, e vi assicuro che o i valori sono eccezionali… o recita bene! E’ inespressivo… Come Quintana dite? Ma di più perché Nairo qualche caratteristica tipica dell’indio la lascia trasparire, invece Santiago se lo guardi bene sembra quasi europeo, anche nei modi di porsi, nell’atteggiamento…. E’ da studiare. Sono poche settimane che siamo assieme, ma mi sembra maturo.

«Abbiamo scelto di non fargli fare la Tirreno-Adriatico per una questione di età. Il livello lì è molto importante. Adesso staccherà un po’. Lo porteremo alla Coppi e Bartali e vediamo se ci sarà il Giro di Sicilia. Ma alla Coppi e Bartali potrebbe sfruttare la sua velocità in qualche arrivo ristretto. Magari in pochi se lo aspettano e se dovesse ottenere un buon piazzamento per lui sarebbe importante a livello morale».

Sopresa a Boyacà, arriva Umba e non è uno scalatore

05.02.2021
4 min
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Vivere a Boyacà è sinonimo di montagne, altura, aria densa, campagna, vegetazione, agricoltura e, se ti piace, ciclismo epico. Non c’è boyacense al mondo che non abbia utilizzato una bicicletta nella sua vita quotidiana. La campagna si incontra con le città. La vita rurale si mescola alla modernità. Il verde delle valli salta fuori ancora tra i palazzi e le montagne conservano ancora il profumo dei grandi campioni che hanno osato per secoli sfidare l’aspra geografia scavata a più di 2.000 metri sul livello del mare.

Non solo scalatori

Il ciclismo colombiano porta l’impronta inconfondibile di Boyacà, un dipartimento prolifico e talentuoso che ormai non produce solo grandi scalatori, ma ha anche iniziato a sperimentare e scoprire altre specialità non proprio legate alla leggenda degli “escarabajos” e alle loro molteplici storie di conquista delle grandi salite. I fratelli Julián e Sebastián Molano hanno imposto la cultura dello sprint e ora Abner Santiago Umba, il giovane che si è distinto tra i professionisti della Vuelta al Táchira, traccerà il percorso di un ciclismo a 360 gradi.

Nel 2018 vince il titolo juniores Interclubes a Cali (foto Fedeciclismo)
Nel 2018 vince il titolo juniores Interclubes a Cali (foto Fedeciclismo)

Arriva Umba

Umba ha il fisico di uno scalatore, ma è veloce come un velocista ed esplosivo come il migliore dei “clasicomani”. A 18 anni ha le qualità di un ciclista moderno adatto a tutti i tipi di scenari. Lo ha mostrato in Venezuela, ma il suo percorso non può essere limitato solo alla gara che ora lo ha messo sulla bocca di tutti. Le sue esibizioni sono state varie e di qualità già nelle categorie giovanili.

Subito vincente

Nel 2018 ha vinto il titolo nazionale junior Interclubes, battendo i velocisti su un circuito completamente pianeggiante disegnato a Palmira, nel dipartimento del Valle. Poi ha brillato alla Vuelta del Futuro, vincendo sul muro di Ansermanuevo. E l’anno successivo, alla Vuelta del Porvenir, è arrivato quarto assoluto, vincendo un’impegnativa tappa di media montagna a Monterrey e il circuito finale a Yopal, propiziando la fuga e vincendo la tappa con una punta di velocità insuperabile per i compagni d’avventura. Vittorie di ogni genere. Varietà e qualità al servizio del vivaio di Arcabuco Ingeniería de Vías.

Nel 2019 vince la volata a Yopal, Tour del Porvenir, dopo una lunga fuga (foto Fedeciclismo)
Nel 2019 vince a Yopal, Tour del Porvenir (foto Fedeciclismo)

Anche veloce

«Insieme a mio fratello, abbiamo iniziato come scalatori, il che è normale a Boyacà, ma nelle gare ci siamo resi conto che avevamo la struttura per vincere anche allo sprint e abbiamo iniziato a lavorare di più su quell’aspetto», dice Santiago, ricordando i tempi della maturazione con Juan Alejandro, due anni più grande e specialista negli arrivi di gruppo. Velocista puro e di grande esplosività, che ora fa parte della squadra U23 Talentos Colombia.

Calcio e bici

«Abbiamo avuto un’infanzia molto incentrata sullo sport grazie al pieno sostegno dei nostri genitori. Abbiamo iniziato alla scuola calcio della città, abbinandola al ciclismo perché nostro padre era stato un ciclista e voleva che anche noi lo fossimo. Quando abbiamo iniziato ad andare alle gare e a vedere i primi risultati, abbiamo deciso di dedicarci completamente al ciclismo», ricorda il giovane che ha sempre avuto l’incoraggiamento di suo padre Libardo, un ciclista di vecchia scuola che, dopo aver terminato la sua carriera, si è dedicato completamente alla guida del camion per sostenere la famiglia che ha creato con sua moglie Susana López. Ora entrambi si godono il premio per lo sforzo con due figli esemplari e talentuosi, che diversificano la cultura ciclistica di Boyacà e dei suoi dintorni.

Alla Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani
Alla Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani

Gracias a Nairo

Santiago è cresciuto nel centro di Arcabuco, a 11 chilometri da La Cumbre, una delle salite più rappresentative di Boyacà e che nei primi anni è stata la culla di Nairo Quintana, l’idolo che è appena diventato il suo passaporto per il ciclismo d’élite.

«Mi ha aiutato con il suo procuratore Giuseppe Acquadro. Mi ha detto di non preoccuparmi per la squadra, di stare calmo. Grazie a lui siamo arrivati all’Androni Giocattoli-Sidermec», ringrazia Santiago, con un diploma all’Istituto Educativo Alejandro de Humboldt, dove Nairo iniziò a scrivere il suo romanzo in bicicletta, tra dure giornate avanti e indietro da casa per rispettare i propri impegni accademici.

Il futuro

Nel 2013, quando Nairo fece il salto di qualità nell’elite del ciclismo come secondo classificato al Tour de France, Santiago era un ragazzo di 11 anni che calciava la palla e non aveva ancora un orizzonte definito nel ciclismo. Sette anni dopo, è emerso come una delle promesse più importanti nel ciclismo colombiano, con talenti diversi dal solito per un corridore nato a Boyacà. E’ il corridore che applica alla lettera la versatilità su ogni terreno.