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Ritorno alla Sanremo: Modolo e la malinconia

19.03.2023
5 min
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Una stretta di mano e un abbraccio e ci accorgiamo subito che Modolo ha l’occhio lucido. Manca mezz’ora alla partenza della Sanremo e fra l’andirivieni attorno ai pullman, salta fuori questo profilo inatteso. Sacha è vestito come uno di noi, con i jeans e il piumino. La barbetta incolta e un’impellente voglia di scappare.

«Mi fa male stare qui in mezzo – dice – non credevo, ma è così. Devo andarmene. E’ passato troppo poco tempo…».

Poi si avvia verso altri pullman e altri incontri. Qualcuno lo riconosce, qualcuno ha occhi solo per i corridori, ma l’incontro ci rimane nella testa. E così ieri sera, dopo aver pubblicato l’ultimo pezzo, gli mandiamo un messaggio e lo chiamiamo.

Sacha Modolo è stato professionista dal 2010 al 2022 e ha smesso di correre dopo lo scorso Giro del Veneto, quando era ormai chiaro che l’allora Bardiani-CSF non gli avrebbe rinnovato il contratto.

Dopo la partenza, Modolo è rimasto ad Abbiategrasso per un caffè, poi è tornato a casa
Dopo la partenza, Modolo è rimasto ad Abbiategrasso per un caffè, poi è tornato a casa
Quanto ti è venuta l’idea di andare al via della Sanremo?

In realtà l’idea c’era già da un po’, perché adesso sto collaborando con Massimiliano Mori e Fabio Piccioli, anche se non ero ad Abbiategrasso proprio per lavoro. Ero là intanto per farmi rivedere un po’. E poi anche per vedere com’è l’ambiente da fuori. L’ho sempre vissuto da dentro, ero curioso…

Da quanto collabori con Massimiliano Mori?

Me lo hanno chiesto a fine dicembre, inizio gennaio, perché secondo loro sono adatto al ruolo. Io più che il procuratore vorrei aiutare i ragazzi della mia zona, non solo limitarmi a trovargli un contratto. Ecco, la mia idea sarebbe questa.

Stai cercando qualcosa da fare da grande?

Sì, perché è bello staccare per un mese, però poi ti ricordi che hai fatto una vita tra bici e valigie. E io dopo un po’ mi sono stufato e vorrei fare qualcosa. A casa non sto con le mani in mano, però sarei contento se riuscissi anche a rimanere nell’ambiente lavorando con i giovani. 

Modolo Lussemburgo 2021
L’ultima vittoria di Modolo risale al Giro del Lussemburgo del 2021, dopo tre anni di digiuno
Modolo Lussemburgo 2021
L’ultima vittoria di Modolo risale al Giro del Lussemburgo del 2021, dopo tre anni di digiuno
Che effetto ti ha fatto stamattina il raduno di partenza della Sanremo?

Brutto, onestamente. L’ho vissuta male, con un po’ di invidia, sono sincero, perché mi sarebbe piaciuto essere dall’altra parte. E’ bello quando la gente ti chiama e tu passi e ti fermi per la foto. Qualcuno mi ha riconosciuto ugualmente mentre passavo anche a piedi, però non è più la stessa cosa.

Anche perché la Sanremo è stata la corsa che ti ha fatto scoprire dal grande pubblico, no?

Eh sì, la corsa che ho amato e odiato. Quel quarto posto al primo anno da professionista, nel 2010, è stato un’arma a doppio taglio. Quando uno fa quarto così giovane, dicono: «Questo qua, la Sanremo la vince. Se non è il prossimo anno, sarà quello dopo». Invece il ciclismo per fortuna non è proprio matematica.

Ti è dispiaciuto che la Alpecin non ti abbia tenuto?

Abbastanza. A parte aver vinto anche io alla fine, mi ero ritagliato un posto come ultimo uomo e alla Vuelta l’avevo fatto anche bene. Non ho capito la loro scelta, ma sono rimasto in buoni rapporti. Li sento ancora, di recente ho parlato con Roodhooft. In effetti ci sono rimasto un po’ male, anche perché mi piaceva come squadra. Però non entro nel merito delle scelte, perché sono ponderate e i risultati gli danno ragione.

Sanremo 2010, primo anno da pro’ per Modolo, che si piazza quarto (a destra). Vince Freire
Sanremo 2010, primo anno da pro’ per Modolo, che si piazza quarto (a destra). Vince Freire
Quando la Sanremo è partita cosa hai fatto?

Sono rimasto ancora un po’ ad Abbiategrasso. Abbiamo bevuto un caffè insieme, poi si sono tornato a casa. Non so quando tornerò alla prossima corsa, anche perché è strano e la botta è ancora fresca. Soprattutto perché tanti colleghi che correvano con me sono ancora lì. Magari tra qualche anno, quando qualcuno di loro smetterà e arriveranno altri giovani, la vedrò in modo migliore.

La tua carriera sembra essere finita in Alpecin, cosa è successo lo scorso anno alla Bardiani?

Pensavo di andare di più, sono onesto. Probabilmente mi ero già ritagliato mentalmente e fisicamente quel ruolo da ultimo uomo, per cui tornare a fare il capitano non mi è riuscito bene. Forse non avevo neanche più la testa per esserlo. Allora da metà stagione ho provato a fare nuovamente l’ultimo uomo, ma era difficile.

Come mai?

In Alpecin, quando ero io l’ultimo uomo, davanti ne avevo minimo altri due che mi davano una mano, non ero da solo. Portare avanti Fiorelli non era semplice. Lo guidavo fino all’ultimo chilometro, ma non riuscivo a lanciargli anche la volata. Un po’ mi sono perso, ma alla fine ci sta. Mi è dispiaciuto. Avrei voluto fare anche un po’ di più per Reverberi. Tornare con una vittoria sarebbe stato bello. 

Lo scorso anno, Modolo è tornato con Reverberi che lo aveva fatto passare pro’
Lo scorso anno, Modolo è tornato con Reverberi che lo aveva fatto passare pro’
A casa come hanno commentato questa tua giornata in visita?

Il periodo è stato duro anche per mia moglie. Si è andata a mettere sulla Cipressa e mi ha detto che quando li ha visti passare, sapere che io non fossi lì in mezzo è stato brutto. Anche perché non l’abbiamo deciso noi di smettere. Onestamente avrei continuato un anno, anche due. E se anche lo avessi deciso io, comunque non sarebbe stato facile dopo una vita.  

Ti trovi bene in questo nuovo ruolo?

Mi piacerebbe soprattutto aiutare i giovani. Purtroppo in Italia, non avendo grandi squadre, il riferimento è la Bardiani. Ma Reverberi non può prendere 20 corridori all’anno, quindi secondo me stiamo perdendo tanti atleti. Ne ho visti tanti che da dilettante non erano chissà cosa e poi hanno fatto la loro carriera di 10-15 anni tra i pro’. Stiamo perdendo atleti che potrebbero trovare posto in gruppo.

Le squadre e il Castello. Sanremo 2023, primo atto

17.03.2023
6 min
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Scherzando ma neanche tanto, Daniele Bennati dice che il suo favorito per domani alla Sanremo è Laporte. Immagina botte da orbi fra i soliti noti tra Cipressa e Poggio e alla fine la volata del francese, che nessuno immagina, sul gruppetto rimasto.

Abbiategrasso accoglie la Sanremo con un pubblico interessato e moderatamente chiassoso. Lo spostamento della partenza ha portato con sé anche quello di tutte le operazioni preliminari, cui si è aggiunta la presentazione delle squadre nella piazza del Castello Visconteo. Il paese è ormai una città, ma nel cuore ha un gioiello che per molti rappresenta una novità.

Pogacar è visto come il nemico pubblico numero uno; la UAE ha quasi solo scalatori, più Trentin
Pogacar è visto come il nemico pubblico numero uno; la UAE ha quasi solo scalatori, più Trentin

La presentazione

I corridori sfilano sul palco e alcuni, i più richiesti, passano poi nella mix zone per le interviste. E mentre Tratnik e Van Aert stazionano davanti ai microfoni, Edoardo Affini riprende la via del pullman, fermato di tanto in tanto per autografi e foto. Che sia per Laporte oppure Van Aert, sulle spalle del mantovano poggia già la consapevolezza del lavoro da fare.

«Se tutto va come da programma – dice – dovrei entrare in azione fra tra i Capi e la Cipressa. Vediamo un po’ come si mette la corsa, se c’è da qualche imprevisto o altro. E’ una vigilia tranquilla, il percorso è quello. Le condizioni meteo sembrano buone, quindi siamo abbastanza rilassati. Faremo la riunione prima di cena, vedremo che cosa vuole fare la squadra. Guarderemo gli avversari, ma non più di tanto. Servirà per capire come potrebbero correre le loro squadre. Non sarebbe male condividere il peso della corsa, già l’anno scorso il mio compagno Van der Sande ha tirato da solo per 240 chilometri, sarebbe bello che domani anche gli altri facessero qualcosa. Anche solo per condividere la fatica…».

Ganna se la ride. Pippo è il leader della Ineos Grenadiers dopo l’uscita di scena di Pidcock
Ganna se la ride. Pippo è il leader della Ineos Grenadiers dopo l’uscita di scena di Pidcock

Sagan, quasi un addio

Sul palco si fanno onori per tutti i campioni. Onori per Alaphilippe e Pogacar, ma un abbraccio particolarmente affettuoso, il pubblico italiano lo riserva a Peter Sagan, che ringrazia dopo la proiezione di un video, in quello che a tutti gli effetti sembra un addio. Peter potrebbe anche tornare per qualche gara di gravel, ma la Sanremo potrebbe essere la sua ultima corsa vera in Italia. E poi viene a salutare, appare rilassato. Scherza sull’essersi commosso e poi passa, accompagnato da Daniel Oss, che per seguirlo in quest’ultima avventura avrebbe rinunciato a tre anni di contratto in una grande squadra.

Il peso della corsa

Affini prosegue. E’ innegabile che dopo una partenza di stagione così prepotente, la Jumbo Visma rischi di ritrovarsi con la corsa tutta sulle spalle. Loro lo sanno e sono abbastanza solidi da non farsene un problema.

«Penso che abbiamo dimostrato – dice il mantovano – che non ci tiriamo mai indietro quando c’è da prendersi la piena responsabilità della corsa. Non abbiamo paura. Abbiamo lavorato con l’idea di partire bene, poi ovvio che tra il dire e il fare c’è differenza. L’Opening Weekend in Belgio è stato trionfale. Siamo andati molto bene alla Tirreno, dove Primoz (Roglic, ndr) ha fatto un ottimo rientro. Bene alla Parigi-Nizza, anche se abbiamo trovato un Pogacar in forma stellare. Bene anche alla Strade Bianche. Siamo sempre nel vivo della corsa e cerchiamo di portare a casa il massimo risultato».

Nuovo taglio di capelli e monocorona: la Sanremo di Van Aert è piena di novità
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Van Aert col monocorona

Arriva Van Aert, che domani correrà con il suo nuovo casco Red Bull e dice di esserne molto orgoglioso. Poco fa ha raccontato la sua vigilia., dicendo di essere andato anche dal parrucchiere per rifarsi un po’ il look. E poi ha aggiunto che domani correrà con una sola corona anteriore (dettaglio che verificheremo alla partenza).

«Non ho bisogno della seconda corona – dice – è una scelta di aerodinamica e leggerezza. E’ un piccolo guadagno che cerchiamo di ottenere. La Milano-Sanremo spesso si decide negli ultimi due o tre chilometri e Pogacar è il favorito in assoluto. E’ venuto qui solo con scalatori e questo significa che vuole fare la corsa dura. L’anno scorso ho sbagliato a seguire tutti i suoi attacchi, ma non avevo scelta, altrimenti sarebbe andato via. Quest’anno ho chiesto di avere aiuto sul Poggio, per cui con Tratnik, Van Hooydock e Laporte saremo un quartetto pronti a ogni evenienza. Anche perché oltre a Pogacar, mi aspetto Alaphilippe. Lui la Sanremo l’ha già vinta e sa benissimo come… maneggiare il Poggio».

Van Aert mette Alaphilippe tra i più pericolosi: sa come si vince la Sanremo
Van Aert mette Alaphilippe tra i più pericolosi: sa come si vince la Sanremo

La parte di Affini

Affini lo sentirà parlare più tardi in albergo, quando si riuniranno per guardarsi negli occhi. Il capitano sembra in forma, anche se non è parso straripante come quando la vinse nel 2020, ma la squadra è tutta attorno a lui. Il tempo di salutarsi e vediamo arrivare Ganna. Senza Pidcock, ma con l’aiuto di Kwiatkowski appena diventato padre, anche Pippo domani sarà uno di quelli da osservare con attenzione.

«Domani mi toccherà fare la mia parte – saluta Affini – sono abituato a questi incarichi. Però è ovvio che quando inizierà la lotta per la posizioni, la corsa diventerà più stressante. Man mano che ti avvicini, cominci a entrare nelle fasi veramente calde della corsa. Quindi c’è più adrenalina, c’è più voglia di fare, c’è un po’ più guerra. Quando il gruppo è aperto eppure tutti stanno spingendo, capisci che è il momento di cominciare. E allora si comincerà davvero».