Domani Alpe d’Huez e Festa Nazionale: Guerini, cosa ti ricorda?

13.07.2022
6 min
Salva

Giuseppe Guerini è nato e cresciuto a Vertova, in Val Seriana, ed è legato in maniera indissolubile al suo territorio. Lo è così tanto che i suoi tifosi lo hanno soprannominato “Beppe Turbo” vista la vicinanza alla centrale idroelettrica di Vertova. Professionista dal 1993 al 2007, la bici è sempre stata al centro del suo mondo e lo è ancora. Difficile disamorarsi del mezzo che ti ha conquistato fin dalla più tenera età.

«A parte una piccola parentesi dal 2008 al 2010 – racconta Giuseppe dalla Sicilia, dove si trova in vacanza – dove con degli amici ho aperto un negozio di arredi, sono sempre restato nel mondo del ciclismo. Proprio nel 2010 sono entrato in Bianchi e sono diventato il responsabile marketing della Lombardia, ruolo che ricopro tuttora».

Giuseppe Guerini, qui con Colbrelli, dal 2010 lavora come funzionario di vendita per Bianchi
Giuseppe Guerini, qui con Colbrelli, dal 2010 lavora come funzionario di vendita per Bianchi
Com’è stato questo cambio di ruolo?

Mentre sei corridore non ti accorgi di tutto quel che ti circonda, pensi solamente ad andare forte. Non ti rendi conto dell’importanza del feedback dei professionisti per sviluppare un telaio o una bici, come non realizzi quanto sia profonda l’industria della bicicletta. Non mi accorgevo che dietro di me ci fosse un mondo che si muoveva e che cresceva giorno dopo giorno.

Qual è stata la più grande difficoltà che hai incontrato?

Mi sentivo preparato, o per lo meno, pensavo di esserlo ma non era così. Da corridore conoscevo davvero pochi dettagli tecnici o prodotti, quando mi sono lanciato in questa nuova avventura in Bianchi ho dovuto studiare tutto da zero. I primi mesi sono stati complicati, anche alcuni negozianti mi hanno confessato che inizialmente facevo qualche gaffe, ma me la perdonavano visto il mio passato (dice ridendo, ndr).

Ecco il cartello celebrativo dell’impresa di Giuseppe avvenuta nel Tour de 1999, un ricordo indelebile (foto Facebook)
Ecco il cartello celebrativo dell’impresa di Giuseppe avvenuta nel Tour de 1999, un ricordo indelebile (foto Facebook)

Un uomo da Giri

Giuseppe da corridore si è distinto per aver conquistato due terzi posti nella classifica finale del Giro d’Italia, nel 1997 e nel 1998, il secondo alle spalle di Pantani che in quell’anno conquistò anche il Tour. Dopo la parentesi in Polti, dal ‘96 al ‘98 è passato alla Telekom di Ullrich diventando uno dei suoi uomini di fiducia per il Tour de France. E parlando proprio di Grande Boucle, quest’anno ricorre un anniversario particolare. Sono passati 23 anni dalla sua prima vittoria di tappa in terra francese: il 14 luglio 1999 sull’Alpe D’Huez (foto Cor Vos di apertura). E quest’anno, come allora, l’Alpe d’Huez verrà scalata il giorno della Festa Nazionale francese.

Che emozioni provi se ripensi a quel giorno?

Tante, tantissime. Quel periodo storico per il ciclismo italiano era davvero speciale, eravamo davvero forti. L’Alpe d’Huez è una salita magica, se poi l’affronti il giorno della Festa Nazionale lo diventa ancor di più. I colori, le bandiere, la gente, tutto ti travolge su quei tornanti. “Travolge” è proprio la parola giusta, visto che all’ultimo chilometro un tifoso mi voleva scattare una foto e mi ha fatto cadere, fortunatamente sono ripartito subito e sono riuscito a vincere.

A Selva di Val Gardena, nel Giro del 1998 Guerini vince davanti a Pantani
A Selva di Val Gardena, nel Giro del 1998 Guerini vince davanti a Pantani
Cosa ricordi di quel giorno?

Oltre alla caduta, sono successe tante cose. Sulla macchina del giudice di corsa c’era l’amministratore delegato della Telekom, sponsor della squadra. Lui era un grande appassionato di ciclismo ed amava venire con noi alle corse e la sera prima della gara faceva una specie di riunione tecnica (racconta con una risata, ndr). Quel giorno io non dovevo neanche attaccare, ma la sua presenza mi diede una spinta in più. Della salita ricordo la fatica e l’adrenalina dei primi chilometri, non vedevo nulla di ciò che avevo intorno ma sentivo il frastuono, ad ogni tornante c’era un colore ed una lingua diversa. L’Alpe d’Huez negli ultimi 3-4 chilometri si apre e lì sembrava di essere dentro ad uno stadio, se ci penso ho ancora la pelle d’oca. Quando pedali in mezzo a milioni di persone non senti neanche più la fatica.

Quando hai realizzato ciò che avevi compiuto?

Pochi secondi dopo l’arrivo ero frastornato, la caduta e le emozioni mi hanno travolto, poi pian piano mi sono accorto di aver fatto qualcosa di davvero eccezionale. Quando da bambino sognavo di diventare un corridore immaginavo le salite del Giro, mai avrei immaginato di dominare l’Alpe d’Huez.

Ugualmente al Giro del 1998, Guerini terminò terzo in classifica generale, alle spalle di Pantani e Tonkov
Ugualmente al Giro del 1998, Guerini terminò terzo in classifica generale, alle spalle di Pantani e Tonkov

Fra Ullrich e Pantani

Un corridore come Giuseppe Guerini ha visto da vicino, combattendoci sulle strade di Giro e Tour, due mostri sacri di questo sport: Pantani e Ullrich. Giuseppe è nato un mese dopo Marco ed essere venuti al mondo così vicini ha fatto, per forza di cose, incrociare i due più volte nelle varie categorie, ma non così tante di come ci si aspetterebbe. Questo anche a causa delle scelte professionali di Guerini.

Cosa ti ricordi del Pirata?

Io e Pantani abbiamo corso contro molte volte da dilettanti, meno da professionisti. Il primo ricordo che ho di lui è una tappa del Giro d’Italia dilettanti. Vinsi e dietro di me arrivarono Marco e Casagrande. Nel 1998, da professionisti, affrontammo una tappa molto simile, sempre con arrivo a Selva di Val Gardena. Pantani arrivò ancora secondo dietro di me, ma quel giorno conquistò la sua prima maglia rosa.

L’anno dopo sei passato alla Telekom di Ullrich.

Nel 1999 presi la decisione di “sposare” il progetto della Telekom, mi ero reso conto che contro Pantani si correva per arrivare secondi. Quindi andai da Ullrich per aiutarlo a vincere il Tour. Con lui sono stato per 8 anni, l’ho visto da vicino e ho imparato a conoscerlo, il mio arrivo alla Telekom fu particolare.

Nel 1999 Guerini passò alla Telekom di Ullrich, con la quale corse per 9 stagioni, fino al suo ritiro nel 2007
Nel 1999 Guerini passò alla Telekom di Ullrich, con la quale corse per 9 stagioni, fino al suo ritiro nel 2007
Perché?

La Telekom, squadra tedesca, aveva tutti corridori tedeschi, non fu facile entrare in sintonia con la squadra. Io sono stato uno dei primi atleti “oltre confine” ma degli anni con Jan ho un ricordo bellissimo. 

Raccontaci…

Lui era un uomo estremamente gentile, dal punto di vista umano era impeccabile, non si arrabbiava mai con i compagni, era sempre pronto a spendere una buona parola per tutti. Dal punto di vista atletico, invece, un po’ meno. Non aveva molta passione per la bici, si è ritrovato catapultato in questo mondo da giovanissimo grazie al suo immenso talento. A 22 anni ha vinto un Tour de France dal nulla, aveva davvero doti atletiche straordinarie, diciamo che aveva poca voglia di allenarsi ma tanta voglia di fare festa.

Forse questa sua poca passione era quel che gli ha permesso di vivere tutto in maniera più distaccata…

Potrebbe essere, in fondo a lui del ciclismo fregava il giusto. Negli anni in cui ero con lui in squadra avrà fatto 4 o 5 volte secondo al Tour senza mai lottare con Armstrong. Bisogna anche ammettere che Jan arrivava alla Boucle all’80 per cento, se si fosse allenato di più avrebbe potuto vincere qualsiasi gara. Non aveva limiti.